C
Calore
parte XIV - La prima volta in assoluto
di Vikysweetgirl
Si svegliarono che erano ancora abbracciati. Mark sentiva quel calore come una benedizione. Voleva restare così per sempre… Gay e felice… Non riusciva ancora ad accettarlo serenamente, ma adorava quel corpo accanto al suo, adorava lui… Rimasero per un po’ ad accarezzarsi e poi si alzarono.
_Vuoi fare colazione?
_Si. Vado a prepararlo. Mark arrossì e gli sorrise. Poi scese. Junta sospirò, combattuto tra la felicità e la frustrazione. La sera prima c’era mancato davvero poco…
Di sotto Mark preparava la colazione e quando Junta scendette le scale lui non se ne accorse visto che l’altro aveva ai piedi le pantofole che lui gli aveva prestato. Si sentiva diverso. Non sapeva dire se meglio o peggio. Aveva dormito di nuovo con Junta e stavolta di propria volontà. Quindi l’altro aveva capito che gli piaceva? Dannazione, che vergogna! Ci pensava solo ora. Il portarlo a casa sua, di notte, da solo…equivaleva ad una specie di “mi attrai molto, vorrei fare l’amore con te”? Si stava dando mentalmente dell’imbecille quando la mano sulla sua spalla lo fece sobbalzare e versare un po’ del latte sulla sua maglia. _Scusami, non volevo metterti paura. _Non…non è niente… _Ti sei sporcato la maglia… _Ti ho detto che non fa niente, davvero! Piuttosto. Va a mangiare, è tutto sul tavolo. _Grazie. _Vado…a cambiarmi ora._ e salì le scale di corsa. Stargli così vicino lo agitava da morire. Intanto Junta pensava soltanto a come sarebbe stato bello vederlo mentre si toglieva la maglia e magari aiutarlo, baciarlo su quel petto… Scosse forte la testa. Era davvero così represso? In fondo da quella volta col biondino non era stato più con nessuno… E tutto per Mark. Si. Per Mark. Quel dannato ragazzino che non gli concedeva nemmeno di toccarlo. Una volta l’aveva fatto ma lo aveva costretto. Si pentiva ancora tanto di come si era posto all’inizio con lui. E forse questo contribuiva alle sue paure. Se pensava che era in parte responsabile della sua ritrosia avrebbe sbattuto la testa al muro fino a rompersela. Meglio che si fosse messo a mangiare…
_Papà torna fra poco, è meglio che non ti fai trovare qui. Se sapesse che noi… _Che noi cosa? Non abbiamo fatto niente… _Non prendermi in giro, lo sai benissimo…abbiamo dormito insieme e poi…io… Entrambi avevano capito che si riferiva a quando Mark si era eccitato a guardarlo in costume da bagno. _Vado. Ma ci vediamo dopo, puoi?
_Si posso. Dopo la scuola guida va bene?
_Davvero? Bene, ti aspetto all’uscita
dell’autoscuola ok? _Allora ciao. _Ciao…Junta? L’altro si voltò. _...niente…
Nella sala buia, Mark guardava il film. Qui giapponesi sapevano il fatto loro in fatto di impressionare la gente. Junta aveva scelto un bel film…a pensarci bene era in un cinema, da solo con Junta…poteva essere fraintesa la situazione? Fraintesa… Junta non guardava il film. Guardava Mark. Lo adorava e si accorgeva di amarlo sempre di più, ogni volta che vedeva un nuovo aspetto di lui, ogni volta che lo vedeva sorridere, anche ora che era illuminato solo dal grande schermo e che gli era a fianco e si accorgeva di non volere nient’altro dalla vita. Gli sfiorò la mano e l’altro la ritrasse impacciato e imbarazzato. Ma Junta non era tipo da mollare tanto facilmente. Gliela riprese con decisione e stringendogliela piano la portò sul bracciolo della poltrona rossa. Mark non tentò più di allontanarlo. Non poteva. E non voleva. Stava bene anche se era imbarazzato dalla situazione. Quando tornarono davanti la casa di Mark, rimasero un po’ imbarazzati.
_Ti…ti va di entrare a prendere qualcosa da
bere? Voleva che entrasse e basta o voleva qualcosa di più? Non riusciva a capirlo, però accettò comunque l’invito.
Sorseggiavano tè freddo.
_Non vedi mai i tuoi? _Anche a me, ma non sono ancora autonomo. Devo trovare lavoro e poi pensare ad una casa tutta mia.
_Se vuoi ti accompagno. Dovrai far vedere le tue
foto e il diploma o qualcosa del genere no? _Ti do una mano io. _La accetto volentieri, sono un po’ imbranato… _...mi piacerebbe tanto che tu venissi a vivere con me… Quelle parole arrivarono alle orecchie di Mark attutite dall’incredulità.
Aveva davvero detto di voler vivere con lui? Mark non resse la situazione e si alzò andando al lavabo. Junta lo raggiunse e gli mise le mani sulla vita… _Non devi avere paura di me…io…credo di essere la persona che tiene di più a te in questo momento. _Cosa vuoi saperne. _Ti conosco più di quanto pensi. Lo so che ti senti solo e la notte pensi e pensi e ti senti morire. E che vorresti tanto parlare con qualcuno dei tuoi problemi, dei tuoi pensieri…con me ti lasci andare abbastanza, ma ci può essere di più Mark…condividere tutto con una persona. Io non ho di certo grandi segreti. Sono sempre stato molto schietto nell’esprimere i miei desideri e lo sai. Ma anch’io ho avuto i miei…dilemmi esistenziali, chiamiamoli così. E nessuno sembrava capirli. Allora mi sono sentito anch’io come te. _Sto male Junta, per tutto. Io subisco questi…cambiamenti assurdi e mio padre! Lui non si è mai curato di me, non ha mai mostrato un gesto o una parola gentile nei miei confronti! Non mi ha mai amato o incoraggiato come un figlio e anche ora che mi sento così strano, che non so più quello che voglio, quello che provo, io…sono stanco di essere solo…_ la sua voce esprimeva questi pensieri con un lamento commovente.
Junta lo fece voltare verso di sé e gli prese
una mano nella sua, portandosela al petto, sotto la camicia. _Junta…_ e lo abbracciò con impeto, lasciandosi a propria volta abbracciare.
Senza sapere come si ritrovarono sul letto di Mark.
Junta lo portò sotto si sé e lo bacio sulla bocca, sulla gola, alla base del collo…e si sentì afferrare i capelli dolcemente. Guardò Mark negli occhi e mentre lo faceva gli fece aprire le gambe ma il ragazzo s’irrigidì. _Junta…_ lo chiamò in un sussurro. L’altro lo guardò. _...io non…non l’ho mai fatto e… _Shhh…lo so. _No, io…non l’ho mai fatto…nemmeno con…con una ragazza.
_Cosa?_ Junta era esterrefatto. Sapeva che era
innocente con gli uomini, ma anche con le donne…_ davvero? Junta lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. Poi gli sorrise dolcemente e gli accarezzò i capelli. _Stai tranquillo e rilassati. Mark lo guardò con un’espressione disperata e chiuse gli occhi quando l’altro gli passò la lingua sul petto che aveva liberato della maglietta, soffermandosi sui capezzoli turgidi, facendolo rabbrividire e gemere. Si portò il dorso della mano alla bocca e completamente rosso in viso non osava nemmeno guardarlo. Junta allora lo guardò con gli occhi che brillavano e gliela spostò dal viso. Solo allora Mark aprì gli occhi e riuscì a guardarlo seppur imbarazzato. Senza sorridere Junta avvicinò il viso al suo e il brunetto potè sentire il suo respiro caldo sulla guancia. Poi il moro scese fino a raggiungere il collo e glielo morse per finta, senza fargli male. Ma Mark trattenne comunque il respiro. Junta scese e poggiò la testa sul petto dell’altro e chiuse gli occhi. Sorrise. _Il tuo cuore sta battendo fortissimo. Mark non rispose, era sopraffatto dall’emozione. Junta gli si posizionò fra le gambe, continuando a baciarlo sul viso, sulla bocca...poi gli slacciò i pantaloni e prese a masturbarlo con decisione e lentezza estenuante. _Ah…Junta non… Mark si aggrappò alle sue braccia e strinse le palpebre.
L’altro continuò e si godeva i gemiti, i sospiri spezzati dell’altro, il suo volto sopraffatto dall’imbarazzo misto al piacere. Mark stava impazzendo. Ma il moro non gli permise di raggiungere l’orgasmo. Si fermò prima e poi si ritrovò gli occhi sconcertati e lussuriosi del ragazzino su di lui. Quegli occhi chiedevano il perché si era fermato. Junta si slacciò i pantaloni e Mark ebbe paura e si ritrasse. Ma il moro lo riavvicinò e lo guardò negli occhi impauriti.
_Non avere paura. Ti fidi di me? _Allora sdraiati._ disse spingendolo giù piano, facendolo stendere sul letto. _Junta…_ lo chiamò con la voce ridotta a un pigolio. L’altro si accorse che tremava. Gli alzò le gambe, in modo da far stare entrambi più comodi e tornò a guardarlo negli occhi. Quelli dell’altro erano disperati. Il moro si abbassò e prese dalla tasca che aveva gettato a terra un vasetto. Ne prese il contenuto con due dita e lo penetrò con un dito, sentendo subito quanto l’altro fosse stretto e lo respingeva istintivamente. Poi entrò con due dita e si mosse dentro di lui che, divenuto rigido, si contorceva sotto di lui.
_Ah!...cosa…!?!!?!?! è freddo…è…è…mh! _Ma…ti porti dietro certe co-se?_ la voce rotta. Junta sorrise. _Per sicurezza. _Ma…AH!...è…strano…le tue dita… Dopo quell’interminabile movimento dentro il corpo dell’altro, Junta gli accarezzò una guancia e gli sorrise. Poi portando a contatto i loro petti e tenendogli le gambe, lo penetrò con qualcosa di molto diverso da due dita… Mark s’irrigidì e fremette e gli strinse forte la schiena. _AAAAH!!! JUNTA!!! Il moro affondò in lui ancora un po’. _AAAAAH!!! Fa…male!!! _Lo so. Rilassati…_ la voce bassa, resa roca e sexy dal piacere. Poco alla volta affondava in lui e sentiva l’altro emettere un grido e gli stringeva spasmodicamente le spalle. _...ecco…è dentro… Fermi. Junta aspettava che l’altro si abituasse un po’ alla sua presenza all’interno del suo corpo e Mark, ancora con gli occhi stretti e le lacrime che scorrevano lungo le guance, lo stringeva tremante come un bambino. _Rilassati Mark… _Non…non ce la faccio! _Respira profondamente…bravo, così… E si mosse col bacino. _AH!!
Stretto a lui.
_MH! Ah…
Il dolore era accecante…
_...Mark…
…e il piacere che iniziava a farsi sentire inebriante.
_Più…piano…
Il sudore sui corpi stretti in uno… I respiri affannosi… I gemiti, le lacrime… Il dolore, il piacere…
_Junta…ah…
Si muoveva e il suo respiro andava al ritmo delle sue spinte…
_Ti…ti amo Mark…AAAAH!! _AAAAhhh!!!!!!! Vennero quasi nello stesso momento. Mark si sentì invadere dentro e la sensazione era stranissima… Junta si fermò a riprendere fiato poggiato sulle braccia, con sotto Mark che faceva lo stesso, ad occhi chiusi e tremava leggermente. Junta si abbassò su di lui a guardarlo da vicino e a baciarlo sulle labbra. Poi lo abbraccio e si sentì stringere a sua volta.
Sotto le coperte, Junta ancora sopra Mark abbracciandolo, il brunetto a pancia in giù che riposava sul morbido cuscino, stretto fra il letto e il corpo dell’altro, caldo e forte, protettivo. Non era riuscito a dormire. Era passato poco tempo ma ripensava ad ogni fotogramma di quella notte, ogni ansito, ogni sensazione, ogni espressione…e le parole. Si sentì baciare più volte la spalla. _Mark…stai bene? _...si._ parlavano a bassa voce. Il moro sorrise. _Junta? _Si?
_Era vero quello che mi hai detto prima? Dentro Mark si sentì rinascere, era un’altra persona. In quella notte era cambiato in tutto. _Dimmelo ancora… Il moro sorrise ancora. _Ti amo. Il brunetto sorrise raggiante. Poi tornò serio. _Sei arrabbiato con me? _No, è solo che…
_Ti ho fatto tanto male vero? Non ti è piaciuto? Junta sorrise tenero e gli posò un altro bacio sulla spalla. _E’ normale, non preoccuparti._ stava per spostarsi ma Mark lo fermò per un braccio. _Ti prego non alzarti. _...va bene. Rimasero così per un altro po’ e si goderono la vicinanza l’uno dell’altro, avvolti in un tepore che non ricordavano potesse esistere.
Continua...
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