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Calore
parte XIII - Non in questo letto
di Vikysweetgirl
La mattina successiva... La notte precedente Mark non ricordava di aver fatto alcun sogno. Ma si era risvegliato sereno, dolce, vivace e sicuramente il sogno che non ricordava era stato magnifico. Ricordò subito il sapore delle labbra dell’altro e la loro morbidezza, quel tocco dolce… Si sentì arrossire. Ma poi il senso di colpa lo assalì come la notte prima. Era diventato gay?
Tutto sembrava confermare quest’ipotesi: arrossiva in continuazione quando c’era lui, il suo abbraccio lo aveva reso felice, aveva avuto un orgasmo pensando a lui, e il suo bacio lo aveva sconvolto e gli era piaciuto. Tutto con lui gli piaceva. Con Junta si sentiva vivo, importante, necessario. Avrebbe voluto sentirsi sempre così, ma aveva paura di essere diventato omosessuale. Gli piacevano gli uomini? No…gli piaceva lui. E basta. Impazziva se solo sentiva pronunciare il suo nome dalle sue labbra, rabbrividiva se lo sfiorava ed era arrivato al punto di desiderare quelle labbra su di sé.
_Mi raccomando, bello eh?
Il campanello suonò. Mark, in pantofole andò ad aprire. Era un uomo con un grande mazzo di fiori in mano.
_Sei tu Mark? _Per lei.
_Per me?! Ma…da parte di chi? Chiusa la porta il ragazzo si dedicò a quel bellissimo mazzo di fiori. Erano belli, non c’era di che dire. Se lo rigirò un po’ fra le mani quando cadde per terra una busta. La raccolse e la aprì. Conteneva un bigliettino ed una foto. Lo lesse curioso. “ Per te, spero ti piacciano. Se noti il colore è lo stesso dei tuoi occhi… Nella foto sei particolarmente carino. Spero di vederti presto, Junta” Poi guardò la fotografia. Era quella che l’altro gli aveva scattato di profilo quella volta che gli aveva permesso di toccare la sua preziosa macchina fotografica. Mark arrossì e sorrise dolcemente. Sembrava un uomo che manda i fiori alla sua innamorata… Annusò i fiori, inebriandosi di quel profumo che aspirò fino in fondo all’anima. Quel semplice pensiero, che per lui non era così semplice, bastarono a fargli sparire il malumore, riserbandolo per un’altra volta. Quel momento voleva viverlo bene. Era solo suo.
Si vide con Junta quello stesso pomeriggio. Lo incontrò ad un bar. Quando lo vide non poté fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo da lui. Ma rimase immobile. L’altro lo raggiunse sorridente e lo salutò allegro. _Ciao! _Ciao.
_Va tutto bene? Camminarono per strada in un imbarazzante silenzio per Mark che stava bevendo una bibita dalla cannuccia. Ma poi Junta parlò. _E se ora ti baciassi? A Mark andò la bevanda di traverso e scattò guardandolo in viso.
_Non provarci nemmeno! _ah…io…_ l’aveva beccato su un tasto dolente, un tasto che conteneva tutti i suoi dubbi e la sua confusione. _Bhe, è perché qui siamo in mezzo alla gente vero? Mark non rispose, non sapeva cosa rispondere. Quella situazione lo innervosiva e lo imbarazzava all’inverosimile. _scusa, perdonami._ gli si avvicinò_ è che non riesco a resistere quando sono vicino a te. Mi viene sempre voglia di metterti in imbarazzo.
_stavi-stavi scherzando allora?! _Si…Ah! Ah! Ah! Come sei buffo!
_Scemo, non è divertente! E Mark si sentì mancare il respiro. Ormai era chiaro che gli piaceva. E provò paura nel pensare questo. Si fermo e vedendolo anche Junta fece lo stesso.
_Mh? Che hai? La voce che uscì dalla sua gola sembrava un pigolio. _Non ci sto capendo più niente… _Oh, Mark. Junta gli si avvicino e gli mise un braccio sopra, circondandogli le spalle. _Ti prego, dimmi solo che va tutto bene. Una richiesta infantile, sciocca, ma voleva sentirselo dire più di ogni altra cosa al mondo. Il moro gli sorrise. _Va tutto bene Mark. _...senti…grazie per…i fiori…
_ti sono piaciuti? _Che sciocchezze! I fiori sono fiori! Un omaggio per qualcuno di speciale. Il bruno gli sorrise. È in quel momento che Junta capì di amare Mark. Dai quei suoi occhi un po’ tristi, lui riuscì a capire tutto di lui. Lo conosceva più di chiunque altro al mondo.
_Junta? Stai bene? _Ti eri imbambolato.
_ah, scusa…senti, stasera ti va di
venire a cena a casa mia? _Dai, una cena a casa mia. cucini tu se non ti fidi. _Ma-ma-ma…io non so se è il caso di…di… _Tutte queste storie per una cena? E dai, non essere così difficile! Mark era stato preso alla sprovvista. Nella casa dell’altro, soli… Non sapeva come si sarebbero potute evolvere le cose. _Allora?_ chiese di nuovo il moro. _...va…va bene…alle 8? Junta allargò il suo bel sorriso. _alle 8.
Una maglietta o una canottiera? Jeans, bermuda… UFF!
Cosa doveva indossare?! Sorrise di sé. Si stava comportando come una ragazzina al primo appuntamento. Bha, alla fine scelse un paio di jeans ed una maglietta semplice e la sua inseparabile giacca rossa. Ricordava dov’era la casa di Junta e quando bussò alla porta era nervoso e il cuore gli batteva forte. Il moro andò ad aprirgli e lo accolse con un enorme sorriso. _Ciao. Vieni, entra. Entrò e si tolse la giacca che prontamente venne presa da Junta e messa su un appendiabiti. _Accomodati, fa come se fossi a casa tua. _Grazie…stai cucinando? _Si. Da quella volta a casa tua, mi è venuta voglia di provare. Non me la cavo poi tanto male. Mark sorrise, si sentiva meno nervoso. Quando fu tutto pronto si misero a tavola a mangiare. Si scambiavano occhiate fugaci e prontamente Mark abbassava lo sguardo imbarazzato nell’incontrare gli occhi dell’altro su di sé.
_Tuo padre?_ iniziò Junta per rompere il
ghiaccio creatosi tra loro.
_Rimani sempre da solo a casa, vero? _Ti tratta davvero male! Come puoi vivere sotto lo stesso tetto con lui? Io lo avrei gia ammazzato… _Ma Junta, dove dovrei andare? Chi vuoi che mi ospiti? Con voce profonda. _Io lo farei.
A Mark per poco non andò di traverso la
carne. Arrossì e guardò sul suo piatto. Allora Junta lo strinse a sé e lo baciò con passione. Mark rimase un attimo ad occhi spalancati, poi lo abbracciò a sua volta e ricambiò il bacio. All’inizio goffamente, poi con più scioltezza. Si stava abituando a baciare. Con Junta era così naturale… Il moro lo fece alzare e lo prese in braccio come un vero cavaliere. Mark si stacco leggermente e sorpreso di stare tra le braccia dell’altro in quel modo, si divincolò un po’ goffamente, per poi aggrapparglisi contro e ritrovarsi di nuovo rapito da quelle labbra. Junta lo fece stendere sul suo letto e gli si fece sopra ,bloccando ogni possibile via di fuga e continuando a baciarlo senza sosta. Sulla faccia, sul collo, saggiandolo bene con la lingua, assaporando ogni suo sospiro. Poi andò ad alzargli la maglietta e a toccare, solleticare, accarezzare i suoi capezzoli che man mano si facevano turgidi. Mark, imbarazzato al massimo, gemette e strinse gli occhi. L’altro si abbasso pericolosamente, fino a slacciargli i pantaloni, accarezzargli l’ombelico, il ventre e iniziare a insinuare la mano più in basso, a sistemarsi tra quelle sue gambe… Ma d’un tratto Mark si irrigidì e alzandosi a sedere lo fermò da quel suo frugare. Junta alzò gli occhi lucidi di desiderio per guardarlo. La voce roca di piacere. _Cosa c’è? _No, non voglio!_ si affrettò a dire Mark tutto rosso in viso.
_Perchè? _Non qui? Che significa? Mark ti prego… _No, non qui! Qui, dove hai fatto sesso con chissà quanti altri ragazzi…no. Junta capiva ciò che l’altro intendeva e gli costò molta fatica staccarsi da quel corpo fantastico. Ma alla fine si alzò da lui e lo vide sospirare di sollievo e stringersi. Probabilmente credeva che non si sarebbe fermato. Dovettero passare un paio di minuti prima che Junta si fosse raffreddato almeno un po’ . _Dormi con me stanotte. _Ma se ti ho appena detto che... _Non qui. A casa tua. Mark non rispose. Lo guardò soltanto sperduto. L’altro, senza aspettare una risposta, lo precedette nell’andare fuori casa e poi nel salire in macchina. Sempre senza dirsi una parole. Arrivati a casa di Mark, questo lo fece entrare e poi chiuse tutto a chiave, come se fosse ora di andare a dormire…con Junta in casa. Il moro si voltò a guardarlo e poi andò a baciarlo, ad abbracciarlo. Ma vide che l’altro era teso e imbarazzato. Allora si stacco da lui e lo guardò. _Avevo detto solo dormire, non preoccuparti.
_D-davvero? Junta si stese sul letto e aspettò che anche l’altro lo facesse. Allora lo attirò con la testa sulla sua spalla e rimasero così, abbracciati e in silenzio per un bel po’.
_Scusami…_ disse flebilmente Mark. _Di…di averti respinto… _Non importa…stammi vicino così e va bene. Dormi, io starò con te, ti proteggerò da tutto. Mark sorrise. _Gazie. Lo ringraziava sempre e si scusava sempre…che ragazzino!
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