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Calore
parte XI - Sentirsi importante
di Vikysweetgirl
_ECCIù!!!
_Stattene a casa oggi no? Con gli esami avresti
problemi? _Devo andare, non so se stasera torno. E se ne andò senza un saluto, senza un sorriso, freddo come al solito. Gli era sembrato strano che s’interessasse a lui. Da quando era morta sua madre lui aveva sempre badato a sé stesso e anche se ora era maggiorenne, era pur sempre suo figlio. Si infilò il pigiama e si infilò sotto le coperte. Nonostante l’estate fosse entrata, lui sentiva un freddo terribile. Probabilmente aveva l’influenza. Si mise giù e chiuse gli occhi. Si sentiva davvero male.
Junta lo aspettava sotto casa, come ogni mattina. Ma invece di lui vide uscire suo padre. Non capiva perché quel giorno lui non andasse a scuola, visto che non saltava mai dato gli esami e allora decise di avvicinarsi a quella casa. Suonò il campanello ma nessuno andò ad aprire. Allora pensò e guardò in alto. Gli venne l’idea di arrampicarsi dalla finestra.
Sentiva dei rumori ma non aveva la forza di alzarsi per andare a controllare. Sentiva il fruscio dell’edera attaccata al muro e vari rumori. Alla fine sentì battere violentemente alla finestra. Aprì gli occhi di soprassalto e vide attraverso il vetro la sagoma che riconobbe essere di Junta. _Junta!? Si alzò a fatica, barcollava e faceva fatica a tenere gli occhi aperti. Aprì la tenda e la finestra. Junta gli sorrise in segno di saluto. _Allora sei vivo!_ scherzò. _Se così si può dire…_ e barcollò. Ma il moro lo resse per un braccio e saltò coi piedi sul pavimento.
_Sei caldo…stai bene? Junta gli posò pronto una mano sulla fronte rendendo Mark alquanto imbarazzato, ma comunque riusciva a non farlo vedere dato che era gia rosso in viso per il fatto che non stava bene. _Ma hai la febbre! Avanti, mettiti a letto. _Ma non sto poi così male… _Niente storie e obbedisci. Avanti. Lo spinse verso il letto e quando il brunetto ci s’infilò, gli rimboccò le coperte. _Dove posso trovare un termometro?_ chiese allora il moro. _...dentro…il primo cassetto della credenza di sotto…quella grande… Junta annuì e scese per poi ritornare con il termometro. _Tira fuori un braccio. A rallentatore, Mark tirò fuori il braccio destro e lo porse senza forze a Junta, che gli slacciò i primi bottoncini del comodo pigiama e introdusse una mano al suo interno. Mark sussultò e aprì di poco gli occhi. Il contrasto della sua pelle scottante a contatto con la mano fredda di Junta che lo sfiorava per raggiungere la sua ascella, gli provocò un brivido che non sapeva fosse dovuto al suo star male o al contatto dell’altro. Il moro gli mise bene il termometro e lo aiutò a rinfilare il braccio sotto l’antro morbido e caldo del piumone. Guardò Mark. Aveva il viso arrossato, gli occhi lucidi, il respiro affannoso. Quella vista lo inteneriva. Era così inerme, fragile, indifeso… _Vado a prendere dell’acqua. Tu non ti muovere. Scese a prendere una bacinella con dell’acqua e una pezza. Tornato nella camera di Mark si sedette con la sedia della scrivania accanto al suo letto e bagnò la pezza, la strizzò e gliela posizionò sulla fronte. _Che bello…_ sospirò Mark. E Junta rabbrividì al modo in cui lo disse. _Vediamo il termometro. Allora il moro riprese l’attrezzo e lo guardò. _Hai 39 precisi precisi. Non ti era venuto in mente di misurartela anche da solo? _Scusa, non volevo crearti disturbo._ disse Mark con tono basso, sofferente. A Junta si strinse il cuore.
Non voleva mortificarlo. _Non riesco a fare nulla…e papà non vuole seccature. Il moro odiò quel padre in quel momento, quel padre che ogni volta faceva rattristare i begli occhi limpidi di Mark. _Di qualunque cosa tu abbia bisogno chiedi a me, resterò qui. _Eh? Ma non ce n’è bisogno, io…
_Niente ma. Dove sono le medicine?
_Hai delle aspirine? Andò a prenderle e tornò. Mark aveva sentito delle cose cadere. _Hai fatto dei disastri?_ sorrise nel chiederlo. _scusa, metto a posto dopo._ gli porse l’aspirina e un bicchiere d’acqua_ bevi._ obbedì_ adesso fatti una bella dormita. Hai sonno vero?_ Mark annuì_ vado a risistemare il mobiletto del bagno_ disse imbarazzato Junta e fece per scendere le scale. _Junta?!
_Mh? _...grazie. Junta si sentì il petto in fiamme. _Non devi ringraziarmi, lo faccio con piacere._ e sparì dietro la porta. Mark guardò il soffitto davanti a sé e poi, richiamato a gran voce dal sonno, si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo. Venne svegliato da dei rumori che evidentemente provenivano dalla cucina. Ma non ci badò molto e sprofondò nuovamente nel sonno. Sentì la porta aprirsi, come i suoi occhi e vide entrare Junta con un cabaret in mano. Mark si mise a sedere e lo guardò ancora assonnato. Il panno ricadde sul letto.
_Stai meglio? _più di 7 ore.
_Davvero?...hai preparato da mangiare? _Non sto ridendo.
_Ti stai trattenendo ragazzino!
_La prossima volta pane e cipolla!
_Davvero hai fatto questo per me? Però quello sguardo sincero lo aveva colpito al cuore. Mark iniziò a mangiare con gusto.
_Mmmh, che buona! Tu hai fame?
_no…Ti piace davvero? Il cuore del moro si allargò. Che piacere farlo contento, che bellezza vedere quel suo sorriso, con che dolcezza lo guardava, con quanta gratitudine… Venne strappato da questi pensieri da Mark che mise i piedi per terra. _Cosa fai? Stai male, non devi alzarti.
_Ma…devo andare al bagno. _Ti accompagno. _ma…non puoi venire con me anche in bagno! _infatti non vengo con te nel bagno, ma FINO al bagno! Mark arrossì, ma Junta si accorse che non era per la febbre che le sue guance erano così deliziosamente rosse. Quando Mark si alzò, non riuscì a reggere il proprio peso. Junta lo sorresse. _Hai visto? Sei troppo debole. Lo accompagnò in bagno, poi Mark, prima di chiudere la porta, lo guardò con gli occhi socchiusi. _...e non spiare! _Cosa?! Per chi mi hai preso?! La porta si chiuse prima che Junta potesse aggiungere altro. Quel ragazzino riusciva davvero ad intenerirlo quanto a farlo esasperare. Dopo un po’ di tempo sentì tirare la catena e dopo un minuto Mark uscì con aria corrucciata. _Non è carino che qualcuno ti aspetti fuori dal bagno. _Su, non fare storie e vieni qui._ gli disse allargando le braccia per accoglierlo. Mark arrossì ma poi si appoggiò a lui. Il moro lo sorreggeva per la vita e il cuore del brunetto batteva all’impazzata standogli vicino. Orami si lasciava travolgere da quelle emozioni che non capiva. Tornò a letto. Junta lo vide infilarsi goffamente sotto le lenzuola e tirarsi le coperte fino al naso. Sembrava un bambino. Sorrise dolcemente. _Si sta facendo buio. Se vuoi torno domani. Tu riposati e fai il bravo, intesi?_ Junta fece per voltarsi ma Mark lo trattenne per la maglia e il moro lo guardò. _Non andartene…stanotte sono solo, non disturbi nessuno. Junta si sentì quasi mancare a quell’invito, anche se era convinto che non vi fosse implicato un significato diverso da quello della semplice compagnia.
_Vuoi che resti? _va bene. Il moro accetto quello che in fin dei conti era uno dei suoi più nascosti desideri. Passare la notte con Mark. Sembrava un sogno. Spense la luce e fece per infilarsi nel letto con lui. Mark si mise sulla difensiva. _Cosa…cosa fai? _Dormirò accanto a te. Così potrò tenerti d’occhio, nel caso la febbre si dovesse rialzare. Mark arrossì e ringraziò che l’altro nel buio non potesse vederlo. Si sentiva solo il fruscio delle lenzuola e poi Junta gli si stese alle spalle. Mark poteva sentire il suo respiro sui capelli. Il cuore prese a battergli all’impazzata. Dopo pochi istanti Junta gli si avvicinò, fino ad accoccolarglisi accanto e ad allacciargli le braccia intorno alla vita. Sentì Mark fremere e si addolcì ulteriormente. Junta posò la testa sulla sua spalla e gli sussurrò all’orecchio… _Buonanotte. Mark non riusciva quasi a respirare. _...buonanotte. Dopo trepidazioni e batticuori, Mark si addormentò tra le braccia di Junta.
continua...
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