Ciao a tutti!! Solo una cosa, perdonate i vari errori che ci possono essere nella storia CALORE...l'ho scritta quando ero un pò più piccola
 
 


 


 

 

Calore

 

parte X - Turbamento

 

di Vikysweetgirl

 


 

Arrivò il giorno da passare al mare.

Mark non voleva uscire in costume perché sapeva che a Junta sarebbe interessato di più vedere  lui che le ragazze in bikini. E infatti quando l’altro lo trascinò fuori dallo spogliatoio per portarlo davanti a sé, lo ammirò con gli occhi che brillavano, anche se i suoi erano dei semplici boxer.

_Posso dirti che sei veramente stupendo?
Mark arrossì violentemente e si portò istintivamente una mano sul braccio, in segno di imbarazzo.

Il corpo minuto del ragazzo, la sua pelle liscia, quel suo imbarazzo…stavano facendo impazzire Junta.

_Dai, andiamo a fare il bagno!
Certo, ottima mossa! Mark solo legato sarebbe entrato in acqua con Junta. Era un po’ ingenuo, non stupido.

_Più-più tardi, ora resto sulla spiaggia.

_Uffa, che noioso! Va bene io intanto vado, ti aspetto. Ah, dopo facciamo le foto che volevi scattare ok?
_Si._ non se ne era dimenticato allora.

Lo vide mentre andava ad immergersi in acqua.

E rimase senza fiato.

Indossava un costume bianco, stretto, che risaltava sul fisico che sotto al sole sembrava già più abbronzato. I muscoli, gli addominali scolpiti erano non troppo sviluppati ma perfetti. E quella camminata particolare, quel modo di spostarsi i capelli dagli occhi… Quelle braccia sembravano poter fare qualunque cosa. E poi quel corpo che entrava in acqua, si bagnava e poi quello stesso corpo che usciva dal mare. Sembrava un dio bagnato, che rifletteva la luce bianca del sole, quel corpo statuario era così…eccitante…

Mark sbarrò gli occhi spaventato dai suoi stessi pensieri.

Era successo qualcosa.

Si alzò da terra e corse in una cabina chiudendosi dietro la porta e appoggiandovisi contro. Si portò una mano stretta sulla bocca. Aveva gli occhi sbarrati, il viso rosso, il cuore a mille…e un’evidente eccitazione fra le gambe.

Non era possibile.

Si era eccitato a guardare un uomo.

Spaventato, con gocce fredde di sudore sulla fronte, si portò il dorso della mano su di essa. Aveva paura, non era possibile questo.

Non era normale.

Involontariamente lasciò scivolare la mano in basso fino a che incontrò il proprio membro teso.

Sussultò e sentì un brivido di piacere quando si sfiorò.

Allora introdusse la mano nel costume e iniziò a muoversi sul proprio sesso.

Non voleva, ma non riuscì a farne a meno.

_...Junta…Jun…ta…ah…

Ansimava il suo nome e venne con un sospiro di liberazione.

Ripreso dall’orgasmo, si guardò le mani ancora sporche di sperma e si vergognò da morire e assunse un’espressione orribile.

Cosa gli stava succedendo?

Uscì dopo molto dalla cabina per vedersi correre incontro Junta.

Arrossì nel vederlo.

_Ma dov’eri finito? Forza, l’acqua è splendida!

Si lasciò trascinare in acqua e almeno lì sperava che l’altro non si accorgesse dell’effetto che aveva avuto su di lui.

Lo vide nuotare verso gli scogli e poi si sentì chiamarsi. Lo raggiunse e quando gli fu davanti questo gli sorrise e lo guardò intensamente negli occhi. Mark arrossì ancora e guardò dall’altra parte, parecchio innervosito. Junta parve sorpreso.

_Cos’hai mon petit?

_Nulla. Proprio nulla.

_Hai una faccia strana._ va a sentirgli la fronte.

Ma Mark lo scacciò bruscamente.

_Lasciami stare, ho detto che non ho niente!

E si mette a nuotare per poi andarsene via.

Junta rimase sconcertato. Stavolta non aveva fatto niente.

 

Mark entrò in casa e si gettò sul letto tremando di rabbia.

_NON è POSSIBILE, MA perché!?!?!?! IO SONO UN RAGAZZO, SONO UN RAGAZZO!!

E batté i pugni sul muro facendosi anche male.

Non riusciva a capire il perché di una simile reazione da parte sua.

Non poteva eccitarsi a guardare un uomo perché ANCHE LUI ERA UN UOMO!!.

Maledizione, non poteva accettare che il suo corpo reagisse a questo modo!

Era vergognoso, umiliante e anormale.

Si era masturbato pensando a lui…

NO!!
queste finocchiaggini non erano da lui, no davvero!

Era stato solo un caso, solo un maledettissimo caso.

Con questo cercava di convincere sé stesso.

 

Quando il giorno dopo l’altro lo aspettò davanti la scuola, Mark non era più arrabbiato come il giorno prima, in cui aveva detestato l’altro. Ma era solo triste, confuso, turbato.

_Ehi, ieri sei scappato via come una furia! Che è successo?
_Niente, io…avevo…avevo dimenticato che avevo da fare.

Junta non era molto convinto ma lasciò correre. Se guardava quel faccino perdeva tutta la voglia di indagare.

_Ti accompagno a scuola?

_No, vado da solo, non ti disturbare.

E senza lasciargli il tempo di obiettare corse via a cavallo della sua bici.

Junta rimase perplesso e un po’ offeso.

Davvero l’altro non voleva più la sua compagnia?

No, non voleva pensarci, il pensiero lo infastidiva più di qualsiasi altra cosa.

Decise di andare al lavoro, ormai era inutile restare lì. Sarebbe tornato ad aspettarlo per l’ora di pranzo. E poi anche se la pensione era sua ogni tanto doveva pur andarci.

 

_Federica! È lui no? È lui che ti ha detto di no?

_Si. È il mio tipo, avrei tanto voluto uscire con lui!
_Mh…non sarà timido?
_Mh? Può darsi, ma tanto ormai ce l’ho il ragazzo.

_Quel figo della St. Gorge? Mica male!

_Ah! Ah! Ah!

Mark aveva sentito questa conversazione. E pensare che aveva creduto che quella ragazza fosse timida.

Perché dovevano essere tutti così? Perché i ragazzi non pensavano ad altro che alle sconcerie con le ragazze e molto, molto spesso queste ci stavano pure?...e perché maledizione, adesso pensava a Junta?

 

Quando si trovò davanti casa, il bruno vide appoggiato al muro proprio Junta che appena lo vide gli si avvicinò sorridente.

_Ehi, come va?
_B-bene…_ oddio, si stava di nuovo agitando.

_è da ieri che non fai altro che evitarmi. Ho fatto qualcosa che ti ha infastidito?
_N-no, davvero, tu non hai fatto niente.

_E allora? Parlami, hai qualche problema con tuo padre?
_Fatti gli affari tuoi e lasciami in pace!

Mark corse in casa e sbattè dietro di sé la porta.

Junta rimase malissimo.

Cos’era cambiato?

 

Stava iniziando ad odiarlo.

Perché era sempre così schietto nel dire ciò che pensava?

Detestava il modo in cui lo faceva sentire.

Stava dipendendo troppo dalla sua vicinanza.

L’altro lo faceva sentire caldo…in molti sensi.

E poi con lui si sentiva bene nonostante i vari imbarazzi dovuti ai suoi gusti sessuali…i suoi…

Solo suoi?
Questo pensiero lo fece rabbrividire.

Calore, baci, carezze, sguardi  e parole gentili…tutto questo per lui non aveva avuto consistenza fino a qualche tempo prima.

Era stato Junta  a renderli reali.

Pur con la sua insistenza, con la sua sfacciataggine, lui gli era grato di tutto…

Però non fino a questo punto.

Non fino al punto di avere un’erezione a causa sua, non fino al punto di venire gemendo il suo nome, non fino al punto di sembrare una ragazzina che si è presa una cotta…

Una cotta.

No, non voleva crederci e non voleva accettarlo.

Lo escludeva categoricamente.

Lui era un ragazzo no?

Quello che aveva provato e sentito…quello era…

Non sapeva rispondersi…

 

L’indomani lo trovò ancora sotto casa. Ma perché non lo lasciava in pace?!

S’incamminò facendo finta di non vederlo, ma l’altro lo trattenne con forza per un braccio e lo trascinò per un vicolo isolato e poi lo guardò con sguardo truce.

_adesso spiegami perché mi eviti.

_Non ti evito. Devo andare o farò tardi.

_Non me ne frega un cazzo se fai tardi. Voglio che adesso tu mi spieghi perché mi…e guardami quando ti parlo!_ Lo fece voltare di scatto e vide le lacrime negli occhi del brunetto_ Mark…

Il più giovane lo colpì ripetutamente sul petto.

_TI DETESTO, TI DETESTO!! VUOI FARMI IMPAZZIRE, VUOI STRAVOLGERMI! Perché MI FAI SENTIRE COSI’, perché MI PROVOCHI QUESTO?! IO NON SONO COSI’, NON…_ scoppiò in un pianto interrotto solo dai suoi singhiozzi.

Junta era rimasto sconvolto da quell’improvviso sfogo. Abbracciò Mark che intanto gli si era attaccato al petto e continuava a piangere. Gli accarezzò i capelli e addolcì il suo tono di voce.

_Mark, cos’hai? Su, calmati. Mi fai preoccupare, io…allora è davvero colpa mia se stai così? Ti prego, dimmi qualcosa.

Mark cercò di tirarsi su e si voltò, ancora con le lacrime agli occhi e i singhiozzi che lo assalivano. Si coprì la mano con la bocca e iniziò a parlare arrossendo sempre di più.

_Io...tu mi hai…io ho…

_Avanti…

_Io ho avuto…un erezione!!_ scoppiò di nuovo in lacrime.

_Cosa?!_ esclamò l’altro stupito e alleggerito dentro_ e allora? Sei un uomo no?
_NON LO SO PIU’!!!
_Non di nuovo, su calmati.

_Ho avuto un’erezione guardando te…_ piangeva rassegnato, sconfitto.

Junta sembrava essere scomparso nel nulla tanto si era fatto silenzioso.

_Cosa…?!
Mark singhiozzava e piangeva, si stava quasi sentendo male e non aveva il coraggio di guardare in faccia il moro.

Junta andò ad abbracciarlo, avendo capito la paura, l’angoscia e la confusione che dovevano albergare nell’animo del ragazzo. Ma una parte dentro di lui era felice di questa scoperta. Ma ora non poteva goderne, ora doveva far calmare quel povero ragazzo che si stava affacciando ad una verità che non riusciva ad accettare.

_Stai tranquillo Mark, non piangere…

_La fai facile tu…_ disse con tono rotto, abbastanza stridulo.

_Non devi vergognarti, voltati.

Lo aiutò a voltarsi e Mark sprofondò il viso nel suo collo. Piangeva ancora e tremava e Junta lo abbracciò stretto, ricordandosi di quando anche lui vedeva nel suo corpo reazioni che nella vita comune non erano normali. Sapeva cosa si provava a sentirsi diverso. Si beò della fragilità e della vicinanza dell’altro e lo tenne stretto a sé finché non smise di piangere. Allora gli parlò dolcemente accarezzandogli i capelli alla nuca.

_Stai meglio?

Allora Mark si staccò da lui e guardò a terra.

_no…

Gli prese il viso fra mani in modo da portare quegli occhi nei suoi.

_è perché sei giovane che ti senti così. Ora devi solo capire bene te stesso. Non lasciarti abbattere da questo, ma cerca di capire se quello di cui hai così tanta paura è reale o no. E poi comunque sia…un ragazzo, una ragazza, che differenza c’è? Voglio dire, il piacere che si prova è lo stesso e…e poi è l’affetto che conta no?

Stava dicendo cose a cui nemmeno lui aveva mai creduto veramente. Lui aveva sempre fatto sesso con chiunque gli piacesse, senza provare minimamente affetto. Eppure gli era venuto così naturale dirlo a lui. Forse perché un po’ iniziava a crederci.

Continuò a parlare.

_E poi io ti starò vicino.

_Ma se sei proprio tu la causa!_ si pentì di averlo detto, anche se era scontata come cosa.

L’altro sorrise come un fratello sorride al fratellino.

_Bhe, ho sempre saputo di essere il massimo, però…non imbarazzarti così. Non stare così male.

Mark non riusciva più a trattenere le lacrime che a stento era riuscito a tenere nascoste e allora portandosi le mani agli occhi pianse ancora, come un bambino, a testa bassa, colpevole e imbarazzato.

Ma Junta lo abbracciò ancora e lui si sentì bene, quasi fino a dimenticare ogni angoscia.

 

continua...