Calore
parte IX - Domande
di Vikysweetgirl
Il silenzio lo assalì interrompendosi solo al frusciare delle lenzuola del suo rigirarsi nel letto. Il sonno non lo accoglie, i pensieri lo assalgono.
Perché si è sentito così? Perché così…bene? Invece ora l’aveva abbracciato dolcemente e aveva sentito in lui un calore immane, bellissimo, intenso, che lo aveva invaso completamente, fino a fargli perdere la cognizione del tempo, di tutto. Si abbracciò con le proprie braccia. Si rendeva dolorosamente conto di stare cercando di ritrovare il modo di provare ancora una volta quella magnifica sensazione d’amore, che da molto non aveva più; una sensazione che da tanto, troppo tempo non lo avvolgeva più. Desiderava di nuovo quel calore. Lo ricordava in sua madre, lo aveva rivissuto in Junta…ne voleva ancora. Non l’aveva solo toccato, ma abbracciato, avvolto e si era sentito come mai prima. Per questo si era lasciato andare. Desiderava ancora sentirsi amato, essere abbracciato da quelle forti braccia che lo facevano sentire prigioniero ma protetto, voleva di nuovo lasciarsi andare a quel calore così piacevole e riassaporare i brividi di quel suo respiro caldo, piacevole, rilassante, eccitante… NO! Cosa…cosa stava pensando!? Non avrebbe dovuto pensare queste cose di un ragazzo. Abbracci, respiri, gesti dolci…non era affatto normale! Si vergognò immensamente di quello che aveva pensato, ma nel freddo di quella notte si trovò a cercare ancora una volta quel calore e non quello di sua madre. Quello che lo infiammava dentro, che gli aveva fatto provare una sensazione che non aveva mai provato…
La mattina seguente Mark non trovò Junta ad aspettarlo e sorprendendo sé stesso ne fu molto dispiaciuto. Si aspettava di vederlo, di vederlo sorridere e di avere un qualche contatto con lui, anche solo per sentirlo ancora vivo…per sentirsi ancora vivo…
Non lo vide nemmeno all’uscita e si rattristò. Decise di cercarlo. Anche solo per parlargli del più e del meno. In fondo era l’unica persona con cui parlava.
Quello stesso pomeriggio Junta lo trovò al parco e arrivandogli silenziosamente da dietro, scalzo, gli tappò gli occhi con le mani. Mark fremette perché riconobbe subito quelle mani. Non sapeva come ma quelle dita lunghe, quei palmi caldi e posati delicatamente sulle sue palpebre lo fecero arrossire quasi più di un bacio, anche se di baci ne aveva ricevuto soltanto uno e per di più in stato di incoscienza. _Junta! _Ciao! _Mi sembra…da tanto che non ci vediamo. _Ma dai, solo da ieri! _Gia, è vero…
_è tutto ok? Junta lo costrinse a voltare il viso nella sua direzione. _Sei un po’ nervoso oggi? Lo disse con un tono profondo ma leggero e il suo sguardo tra il malizioso e il dolce lo fecero arrossire ancora di più. _N-no, io… Il moro gli si avvicina fino a trovarsi ad un soffio dalle sue labbra e Mark non riusciva a trattenere il respiro come voleva. _...perchè è così difficile avvicinarti…?_ chiese Junta con tono profondo. Mark deglutì e lo guardava a fatica in quegli occhi che non lo facevano scappare. _...dimmi perché… E gli accarezzò le labbra in un gesto tanto semplice quanto sensuale che fece rabbrividire il giovane brunetto. Junta si avvicinò lentamente ma Mark sobbalzò all’indietro. _NO!!_ e portò le braccia piegate in avanti come per proteggersi. Rigido. Junta sospirò profondamente e non insistette. _Scusami. Avevo promesso. _Mi fai paura quando fai così… _Scusa davvero…devo tornare al lavoro. ci si vede. E se ne andò lasciando da solo Mark, con mille domande, mille dubbi e altrettanta confusione in testa. Il giovane si allontanò da lì, chiudendosi in camera, sdraiato sul letto ripensò a quello che aveva provato. Anche se aveva abbastanza paura di Junta, aveva voluto che l’altro lo baciasse. Questo non era normale. Era emozionato d’averlo vicino e l’aveva fatto addolcire completamente. Si rendeva conto di essere troppo arrendevole alle sue avance e non riusciva a trovare una risposta che lo soddisfacesse pienamente. Anche perché pensare ad un leggero invaghimento lo faceva sobbalzare dapprima per poi farlo ridere di sé. Lo escludeva categoricamente. Magari era il semplice attaccamento per l’unica persona che aveva vicino e che lo ascoltava. Con lui poteva parlare e vedere sulle labbra dell’altro quel sorriso che lo rassicurava… Non un’amicizia…ma cosa?
_Signore le porto un caffè? _Va bene, dirò che è impegnato. _Grazie ancora._ E sparì dietro la porta. Junta si gettò sulla grande sedia del suo ufficio e si poggiò sulla mano, coprendosi gli occhi. Non riusciva a capire il maledetto motivo per cui ogni volta che stava per fare qualcosa con Mark si fermava sempre. come oggi, poteva baciarlo senza difficoltà ma non l’aveva fatto. Perché? È vero che con lui era partito in quarta e che aveva sicuramente esagerato. Ma oltre a quell’insoddisfatto desiderio fisico c’era qualcos’altro…un affetto particolare per quel ragazzino così ingenuo. E poi non aveva più avuto rapporti con nessuno da quell’ultima volta con Tiziano, quel ragazzino biondo.
Il fatto è che voleva solo lui.
Lo desiderava fino all’ultima parte di sé. Da notti ormai, non faceva altro che sognare una notte di sesso con lui, i suoi gemiti, il modo in cui l’avrebbe posseduto e le sue suppliche, i suoi occhi liquidi di piacere… E quando nelle realtà ce l’aveva di fronte non sapeva da dove cominciare.
Stava impazzendo.
Davvero Mark era così importante per lui? No, non ce n’era ragione. Eppure era così diverso da qualsiasi altra persona che avesse mai incontrato…
Lo voleva.
Ma allo steso tempo non voleva fargli del male, voleva conquistarlo dolcemente…come non aveva mai fatto con nessuno. Solo per lui. Solo per Mark…
continua....
|