Calore

 

parte VIII - Sensazioni sconvolgenti

 

di Vikysweetgirl

 


 

Come se lui non gli avesse fatto niente, Mark vide Junta anche il giorno dopo. Lui l’aveva aspettato sotto casa quella mattina e lui, a disagio nel vederlo, tutto sommato era contento che fosse lì..

_Ciao!_ lo salutò l’altro.

_Ciao…

_Guarda cos’ho?_ Junta teneva in mano la giacca rossa di Mark.

_Ah! La mia giacca.

_Quel…giorno l’hai lasciata sul prato.

_Ah…_ al ricordo di quel giorno si sentì meno radioso.

Ma Junta riuscì a farlo sorridere con i suoi interessanti discorsi e il brunetto non si rabbuiò più.

L’aveva accompagnato a scuola come fosse la sua ragazza o il suo migliore amico e all’uscita il moro era andato a riprenderlo e Mark non aveva detto niente, in un certo senso gli faceva piacere. Prima che potessero incamminarsi incontrarono il padre di Mark che si dirigeva al lavoro con la sua valigetta e il suo portatile di corsa e gli era passato davanti.

_Ciao papà…

Ma le parole gli erano morte sul nascere, l’uomo non l’aveva nemmeno guardato sebbene era sicuro che l’avesse sentito. Non voleva farlo vedere, ma Junta capì che l’altro c’era rimasto male.

_Fra qualche giorno andrò a scattare delle foto al mare. Ti va di venire con me?
Cosa?! Perché l’aveva invitato ad andare con lui?! Era forse impazzito?! A che pro poi?!

Junta gli aveva risposto con un sorriso raggiante.

_Certo che mi va! Dì un po’, mi vuoi come soggetto?
_ma che dici, devo fotografare il mare.

_Sono meno bello del mare?
_Stupido, che c’entra…

Non era brutto per niente, anzi, anche Mark riusciva a vedere che l’altro era davvero un bel ragazzo. Ma questo non glielo disse.

_tuo padre…

_Lo so, sai è molto  impegnato.

_L’ho visto solo un paio di volte ma mi sembra davvero freddo. Quando gli ho chiesto di te lui ha…

_Continua. Ha sbuffato e non ha fatto nemmeno un sorriso vero? Lo so…

_Non dovrei essere io a dirlo…

_no, è vero. _ guardò per terra davanti a sé con un sorriso triste, che però non poteva nascondere il suo sguardo_ è davvero…distaccato, ma è molto impegnato, possiede una catena di aziende che vende software.

_Deve guadagnare molto. O sentito che si può arrivare a prendere diversi milioni al mese facendo quel mestiere.

_è così, ma veramente io non vedo un centesimo di quei soldi. Spende tutto in lussi per se. Mi mantiene a scuola e mi da il minimo necessario per sopravvivere visto che io sto tutto il giorno in casa da solo. È davvero umiliante sai? si, intendo vivere dipendendo da qualcun altro. Specie per uno che ha gia raggiunto i 18 anni. Non vedo l’ora di trovare un lavoro tutto per me. Terminata la scuola lo cercherò. Studio per l’esame sai?

_Fammi indovinare, voi diventare un fotografo?
_Si_ sposta lo sguardo vergognandosi_ è una stupidaggine, ma io adoro scattare foto. è…la mia passione. Divento un’altra persona quando lo faccio. Mentre scatti è come se vedessi il mondo a dettagli. Ti si presenta sotto un’altra ottica, è…davvero stupendo.

_Ti brillano gli occhi.

_Come?

_Quando parli di queste cose…i tuoi occhi brillano.

Mark arrossisce visibilmente e Junta sorride.

_quando arrossisci sei così adorabile!

_E dai…

_Sembri un cucciolo indifeso.

_Per favore…_ lo supplica Mark imbarazzato.

_Ok, la smetto. Ma solo…_ si era fermato e Mark aveva fatto lo stesso_ se chiudi gli occhi.

_Cosa?!
_Avanti.

Mark aveva esitato e abbassando la testa aveva chiuso gli occhi. Junta tutto sorridente, gli era andato silenziosamente dietro e gli aveva passato le braccia intorno al corpo, in un particolare abbraccio.

_Oh!

_Non avere paura.

Junta lo abbracciava da dietro e intanto gli respirava sul collo, facendolo inaspettatamente fremere. Iniziò  sentire un piacere enorme dentro si sé. Mark era teso e agitato, il cuore gli batteva all’impazzata e il suo rossore sconfinava con il surreale. Era felice di non vederlo guardare negli occhi però. Per un po’ si agitò teneramente indifeso.

_J-Junta…_ esalò mark.

_stai tremando…è per paura…o per piacere…?

Parlavano a bassa voce, come se temessero di rompere l’incanto di quel momento.

_smettila…ci possono vedere…

_Qui non verrà nessuno. Lo sai meglio di me che a quest’ora questa strada è isolata.

Pian piano Mark si rilassò tra le sue braccia e chiuse gli occhi assaporando quel dolce calore, quella sensazione di protezione che quell’abbraccio gli trasmetteva. La vicinanza dell’altro che lo rassicurava e gli faceva battere forte il cuore senza un perché, o forse c’era un perché ma Mark non lo aveva ancora trovato.

Rimasero così per un tempo che a Mark sembrò interminabile, anche se forse non erano passati più di 5 minuti. I due rimasero in silenzio per tutto il tempo.

Mentre erano così vicini, Mark potè sentire un sottile legame che incondizionatamente li univa, come una voce lontana che si può udire ma di cui non si comprende appieno il messaggio.

Ma indubbiamente c’era e credeva o sperava che anche l’altro lo sentisse proprio come lui ora sentiva il suo fiato caldo sul collo e lo faceva sospirare involontariamente. Fu Junta ad interrompere quel caldo contatto e Mark, tornato rigido o meglio confuso, si senti quasi cadere quando le braccia dell’altro non gli dettero più il calore a cui si era piacevolmente abituato e il sostenimento che da tanto non provava…chissà da quanto…

Aprì gli occhi, addolcitisi e l’altro gli andò davanti guardandovi dolcemente dentro.

E sorrideva.

Con quel sorriso che vedeva solo in lui.

Il moro lo accarezzò sulla guancia.

_Ci vediamo.

E se n’era andato lasciando Mark nel vuoto ma contemporaneamente nel caos.

Gli era grato di non aver detto nulla a riferimento di quello che era successo.

Non aveva mai provato questa sensazione di mancanza…ma mancanza di che?

Non era triste o arrabbiato però.

Solo confuso.