Calore

 

parte VII - Avvicinamento

 

di Vikysweetgirl

 


 

Tornato nel suo appartamento Junta si fece immediatamente una doccia fredda, sperando di placare la sua imbarazzante eccitazione fra le gambe.

Con solo l’accappatoio uscì dal bagno e si gettò sul letto. avrebbe avuto voglia di toccarsi, ma per orgoglio non volle cedere alla tentazione della masturbazione e non volle nemmeno andare con qualche sconosciuto del Blue Heart.

Perché?

Perché si era fermato?

Forse perché lui non era uno squallido stupratore e poi non aveva mai avuto bisogno di pregare nessuno per scopare.

Perché ora si sentiva uno schifo?
Non riusciva a non darsi mentalmente del deficiente e a non pensare a  come doveva sentirsi Mark in quel momento.

Lui non era gay e perciò completamente innocente con gli uomini.

L’aveva terrorizzato, era stato un folle! Non voleva fargli questo. Non a lui.

Si era accorto di rispettarlo.

 

Quella notte passò lenta. I ricordi della violenza di Junta, della sua incontrollabile forza, della sua eccitazione che gli premeva contro, non accennavano a diminuire e lo spaventavano.

Lo spaventava anche sé stesso.

Lui aveva avuto una paura terribile e un disagio, un fastidio allucinante, un imbarazzo unici. Ma non aveva provato schifo. Nel senso, come dovrebbe provarlo dato che un uomo, un maschio, l’aveva toccato a quel modo.

Forse il ricordo di quell’avvenimento ancora lo turbava e lo impauriva, ricordava ancora le sensazioni e l’impotenza.

Tremò solo al ricordo.

In quel momento voleva solo non incontrarlo più e non dover vivere mai più quell’esperienza.

Solo a tarda notte riuscì a prendere sonno.

 

Due giorni erano trascorsi.

Mark a scuola sorrideva e parlava, scherzava con tutti. ma quando si muoveva sentiva ancora le ossa indolenzite per via dello scontro con Junta e si rabbuiava.

All’uscita, con un misto di stupore, fastidio e paura, trovò parcheggiata lì davanti la macchina blu del moro e lui ne ebbe paura. Tutti gli sforzi che aveva fatto per dimenticare quella orribile serata erano andati a farsi benedire tutti.

Cercò di allontanarsi, ma l’altro gli andò incontro. Mark affrettò il passo ma Junta lo bloccò e il brunetto iniziò ad agitarsi.

_Lasciami subito o mi metto a gridare!

_Ti prego, ascoltami. Devo parlarti. Ti prego, Sali in macchina!

_No! Stiamo dando spettacolo, lasciami!

_Sali in macchina! Non farò niente, te lo prometto. Lo sai che se lo prometto non ti toccherò.

Mark, un po’ per paura lo assecondò e titubante salì nell’auto dell’altro.

Guardava fisso davanti a sé e stringeva le mani a pugno. Junta lo guardò con uno sguardo sinceramente dispiaciuto.
_Perdonami. Non so cosa mi sia preso. Davvero, non ti avrei fatto nulla, io non sono così!

_Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto?!
_Si. Per questo mi scuso. Vorrei che tu riuscissi a perdonarmi.
_...

_ti prego, tu non…non sei come quegli altri del Blue Heart per me. Sei diverso. non ti avrei di certo violentato, è che mi hai fatto perdere il controllo, ti desideravo da matti, perdonami Mark.

Mark non sapeva cosa rispondere. Aveva guardato Junta e l’aveva visto sinceramente pentito, quasi intimidito dal suo sguardo accusatore. Il suo animo debole portò a fargli dire le parole che seguirono.

_...non farlo mai più. o sarà la volta che ti denuncio!
Junta sorrise.

_Mi perdoni sul serio?! Io...

_non ho detto che ti perdono. Visto che a quanto pare non posso fare a meno d’incontrarti, voglio che non provi mai più a toccarmi  a quel modo e a fare altre cose del genere.

_Non dovrai ripeterlo ancora. Io non sono così violento con i miei amanti sai?

_Ricominci?!_ era arrossito.

_Scusami, scusami. Allora, per scusarmi ulteriormente ti pago il pranzo. Andiamo in qualche rosticceria._ Mark non rispose_ senti…_Il brunetto si voltò a guardarlo _...ti ho davvero spaventato così tanto?
_...

_Mi farò perdonare un giorno.

L’automobile partì.

Mark sapeva bene che stava commettendo un errore. È sciocco e insensato correre simili rischi solo per dar retta ad uno stupido presentimento. Però ora in Junta non avvertiva alcun pericolo. Sorrideva anzi. Forse aveva solo ceduto ad un impulso, ma questo non significava che fosse capace di violentare qualcuno.

Alla rosticceria, come se tra loro non fosse successo nulla, si misero a parlare, come due amici che non si vedono da tanto.

_Mia madre è religiosissima! Per questo quando ha saputo delle mie tendenze sessuali le è quasi preso un infarto, non lo condivide, ma credo abbia accettato la cosa. Papà fa il brusco quando mi vede. È una testa dura, ma mi vuole bene. Pensa che ogni tanto prova a presentarmi qualche ragazza formosa e bella. Chissà dove le trova!...si vergogna a parlare di questo argomento. Ma non è molto diverso da me all’inizio. Era tutto così strano! Perché a me dovevano piacere i maschi e a tutti gli altri le ragazze? Poi ho incontrato un ragazzo a cui piacevo. È lui che mi ha fatto conoscere il Blue Heart. Lì sono tutti omosessuali e bhe…non ci si sente soli o diversi…ma sto parlando solo io, scusami. Dimmi, la tua famiglia com’è?

_Niente di speciale…mio padre non lo vedo quasi mai e quando lo vedo è alla tastiera del computer a lavorare. Mia madre è morta quando avevo 11 anni. Era una creatura dolce e comprensiva. Buona e piena di valori. Quand’era piccolo mi faceva poggiare la testa sulle sue ginocchia e mi faceva addormentare mentre mi accarezzava i capelli con dolcezza. Quello è il ricordo più bello che ho di lei._ lo sguardo di Mark ora sembra perso in un’altra dimensione_ quante volte, nel letto, mi sono accarezzato i capelli, immaginando che fosse lei a farlo. È stupido, lo so, ma è solo che mi è mancata molto. Dicono tutti che gli ero sempre appiccicato. Un mocciosetto sempre attaccato alla gonna della mamma._ ridacchiò di sé stesso_ sono un idiota.

_No.

La voce di Junta si levò bassa e comprensiva, esattamente come il suo sguardo. Guardava Mark negli occhi, con un’espressione che non aveva mai visto prima in lui, come se avesse scoperto un lato inaspettatamente sensibile profondo.

_non vi è alcuna idiozia nel voler bene alla propria madre. È la cosa più naturale e bella che ci sia al mondo…volere bene a qualcuno solo perché esiste. Anche i genitori fanno così con i figli no?

_Dovresti dirlo a mio padre. E poi non approva la mia passione per la fotografia. Ci siamo scontrati un sacco di volte per questo motivo…Non mi tratta esattamente…come un figlio. Direi più come un estraneo.

Perchè si stava aprendo tanto con lui?
_Allora non merita le tue pene._ Diretto, forse freddo. Ma quelle parole colsero Mark dentro e gli fecero apparire Junta sotto una luce diversa. Infatti lo fissava con gli occhi incantati, persi…_Io adoro viaggiare sai? mi piace visitare posti che non ho mai visto e immischiarmi nelle altre culture. Credo sia fantastico. i miei non approvavano questo, ma poi si sono abituati alle mie continue assenze. La mia prossima meta sarà una città d’oriente.

_wow…davvero bellissimo.

_Chi io?_ chiese con aria innocente.

_NO!! L’oriente!
_Ah…bhe, si anche lui.

_Che scemo…
Come parlava bene con lui…c’era una persona dietro quel suo aspetto da figo e il suo carattere esasperante.

Non aveva mai parlato con nessuno della sua famiglia, delle sue passioni, delle cose che voleva…ma con lui gli era venuto così…naturale che non ci aveva pensato.

_D-devo andare. La-la scuola guida…

_Ok.

Si erano alzati ma a Mark caddero le chiavi di casa. Si abbassò per raccogliere ma si abbassò anche Junta che gli sfiorò la mano con la sua e con l’altra gli accarezzò leggero il viso sussurrandogli delicatamente all’orecchio.

_Ci vediamo.

Lui non era riuscito a dire nulla neanche quando vide che Junta se ne stava andando.

Quel calore, quella delicatezza lo invasero dentro come un’improvvisa ondata di caldo. Lo riempiva e a dire il vero a lui non dispiaceva di sentirsi così. Di non sentirsi più solo un corpo vuoto, ma qualcosa di vivo.