Hola a tutti!!! Come va la vita, belli? Spero bene! Comunque sia, eccomi di nuovo qui! Stavolta saranno i pupattoli della bellissima serie animata di Yu-Gi-Oh a pagare le conseguenze del mio abuso indiscriminato di sakè! Eh eh…una nuovissima fic shounen-ai pronta per essere gustata. Ma, se vogliamo essere veramente pignoli, a pagare per la mia pazzia saranno quei due bellissimi tocchi di fighi di Joey Wheeler e Tristan Taylor…uh uh uh!
Tanto per rompervi troppo con i disclaimers, dichiaro che tutti i personaggi della sopra citata serie animata non sono miei, anche perché sennò sarebbero tutti membri onorari del mio personalissimo harem (per quanto riguarda Yugi…beh, se è trasformato va bene, altrimenti…FUORI DAI PIEDI!!!)…ah, basta sclerale! Altrimenti qui va a finire male, il che vuol dire autrice linciata e fic non letta…perciò, non mi resta altro da fare se non augurarvi con tutto il mio cuore una BUONA LETTURA!
Kisses da Selphie!’


Buon Natale Tristan

di Selphie


La sveglia trillò, impietosa come suo solito, e col suo suono monotono e assillante destò il povero Yugi, che era immerso in un bellissimo sogno che vedeva come protagonista la sua dolce Tea. Maledicendo tutto ciò che gli capitò a tiro, il ragazzo si alzò dal letto: ringraziando il cielo era sabato, e per di più era anche l’ultimo giorno di scuola prima delle tanto agognate vacanze natalizie. Ancora in pigiama e calzini si diresse verso lo specchio appeso al muro sopra il cassettone, e per poco non fece un infarto! Il Puzzle del Millennio non era più appeso al suo collo, e lui era trasformato nel suo alter ego più “adulto”. La gola gli si seccò all’istante, e si sentì mancare: cosa diamine era successo??? Non capiva…doveva pur esserci una spiegazione logica! Facendo mente locale, si ricordò di uno strano incubo che aveva fatto quella notte: stava giocando a Dual Monsters contro un misterioso uomo incappucciato, e si era trasformato. Da lì in poi non ricordava più nulla…probabilmente aveva mutato forma non solo nel sogno, ma ciò non spiegava comunque la sparizione del Puzzle. La faccenda era abbastanza grave, perché senza quel prezioso oggetto non sarebbe più riuscito a prendere le sue sembianze abituali, e ciò lo spaventava molto.
Con un sospirone gettò uno sguardo al suo orologio da polso, constatando così che era tardissimo, e stava rischiando di arrivate in ritardo a scuola. Si cambiò di corsa, afferrò la cartella e si precipitò alla porta di casa, ma qualcosa lo inchiodò sulla soglia: lì davanti a lui, sullo zerbino, se ne stavano i frammenti di quello che una volta era stato il Puzzle del Millennio, ora totalmente distrutto. Il povero Yugi fu colto da un improvviso attacco di nausea. E ora come avrebbe potuto fare a riprendere le sue solite sembianze? Per quanto si lambiccasse il cervello, non gli veniva in mente proprio niente di niente, però…però forse grazie a questo suo aspetto più maturo sarebbe riuscito a conquistare Tea, di cui era innamorato…eh eh , in fondo non tutti i mali vengono per nuocere! Improvvisamente sollevato, uscì e corse a scuola, dove come al solito avrebbe trovato Joey e Tristan ad aspettarlo…e a proposito di quei due, Yugi era fermamente convinto che avrebbero finito per mettersi insieme: erano troppo carini quando camminavano uno di fianco all’altro, ridendo e scherzando, oppure quando facevano a pugni con qualcuno, e poi erano talmente legati l’uno all’altro che erano stati soprannominati “Gli Inseparabili”. Pensieri scemi a parte, il ragazzo riuscì ad entrare in aula giusto tre secondi prima del suono della campanella, ed erano tutti talmente presi a tornare ai propri posti prima dell’arrivo del professore che nessuno fece caso al suo aspetto leggermente diverso, almeno finché non arrivò il momento dell’intervallo. Tea fu la prima ad avvicinarsi a Yugi.
-Ciao, come va?- le chiese lui.
-Yu…Yu…YUGI!!! COSA DIAVOLO…- strepitò lei, sconvolta.
-Calma! Deve essere accaduto qualcosa stanotte! Stamattina al mio risveglio mi sono trovato così, e il Puzzle del Millennio…beh, quello l’ho scovato sullo zerbino davanti alla porta d’ingresso di casa mia…completamente distrutto!-
-Ma…ma così non potrai più tornare come prima, vero Yugi?- domandò Tea.
-Pare proprio di no…ma in fondo non mi dispiace: così sono molto più affascinante!!!- rise il giovane, cercando di sdrammatizzare.
-Beh…hai…hai ragione…- balbetto la ragazza castana, arrossendo fin sopra le orecchie.
-Tea, senti…mi chiedevo…ti va di venire assieme a me al bar della scuola?- chiese Yugi.
-Ok…volentieri!-
I due uscirono dall’aula e sparirono nel corridoio. Joey nel frattempo se ne stava in piedi vicino alla finestra, guardando fuori e perdendosi nei suoi pensieri. Come mai Tristan non si era presentato a scuola, quel giorno? Era un avvenimento piuttosto insolito: il ragazzo aveva una salute di ferro, quindi era veramente raro che risultasse assente alle lezioni. Chissà, magari era rimasto coinvolto in qualche rissa…cambiò completamente opinione quando sentì degli scoppi di risa provenire dal corridoio: fra tutte le voci riconobbe immediatamente quella del suo amico. Forse aveva semplicemente bigiato le prime ore…che sollievo!
Joey si diresse così a passo svelto fuori dalla sua classe e assisté ad uno spettacolo che lo lasciò a bocca aperta: il più pericoloso gruppo di teppisti della scuola stava molestando un ragazzino, e a capo di questi c’era Tristan. Ma ciò non bastava, oh no! Abbracciato a lui c’era un giovane, un tipo belloccio, con corti capelli neri a spazzola e occhi verdissimi. Joey si sentì andare su tutte le furie: perché cavolo il suo amico adesso stava facendo il bulletto cretino assieme a quel branco di gorilloni, e soprattutto, come si permetteva quel dannato porcospino (stavolta io però non c’entro niente!!! NdSendoh) di prendersi tutta quella confidenza! Ma stavamo neanche scherzando??? Oddio, ma cosa caspita gli stava succedendo? Era forse geloso? Ma che cavolo, Tristan aveva tutto il diritto di girare con chi gli pareva, mica doveva rendere conto a lui delle sue azioni, no? E allora perché lo stomaco di Joey si stava rivoltando per il nervoso? Domande senza risposta…ma il nostro biondino non poteva restarsene con le mani in mano! Decise così di andare a salutare l’amico, sfidando gli sguardi di sufficienza da parte del gruppo di scimmioni cerebrolesi.
-Yo Tristan! Come butta?-
-Ehi, Joey…senti, fammi una cortesia: levati di mezzo e non mi scocciare!-
-Tristan…stai scherzando, vero?-
-No, che non scherzo! E se non ti levi subito dalle palle un bel calcio in culo non te lo leva nessuno…vero Akito?- disse il ragazzo moro, volgendosi verso il giovane che lo stava ancora tenendo saldamente abbracciato.
Ah, e così quello era Akito, il capo della banda di teppisti numero uno dell’intero istituto. E stando alle apparenze, doveva essere molto in confidenza con Tristan…anche troppo, per i gusti di Joey. Ma chi si credeva? E poi tutto quello che stava accadendo era molto, troppo strano: quella stupida gang di vandali di quinta categoria aveva sempre disprezzato i due “Inseparabili”, ed ora invece…doveva essere accaduto qualcosa di veramente grave! Purtroppo, però, l’insolente campanella non lasciò spazio ad ulteriori ponderazioni: l’intervallo era finito, bisognava tornare in classe, anche perché ora c’era la lezione di educazione fisica. Peccato che Akito non la pensasse allo stesso modo: spinse Tristan contro la parete più vicina e lo baciò appassionatamente sulle labbra, sussurrandogli poi qualcosa di non meglio definito all’orecchio. Il ragazzo arrossì leggermente, poi si voltò ed entrò in aula, subito imitato da Joey.
Il professore era già in classe, e stava raccogliendo il registro dal piano della cattedra, mentre gli studenti, armati di sacche sportive delle più svariate dimensioni e colori erano già in fila pronti per avviarsi verso la palestra.
-Taylor! Wheeler! Siete in ritardo! La campanella è già suonata da dieci minuti! Prendete la vostra roba e mettetevi in fila! E comunque, come punizione, farete otto giri di campo in più rispetto agli altri! E ora muoversi, forza!- sbraitò il docente, visibilmente esasperato.
Entrambi i giovani sbuffarono, ma non poterono far altro che seguire i loro compagni, se non altro per evitare un’ulteriore sanzione disciplinare da parte del loro terribile prof. Così si avviarono assieme agli altri lungo i corridoi ormai deserti. Camminavano in silenzio, senza nemmeno scambiarsi uno sguardo. Joey si sentiva offeso e ferito: il comportamento dell’amico lo aveva lasciato assolutamente esterrefatto, era cambiato dal giorno alla notte. Credeva che fra loro ci fosse un legame molto forte, ma evidentemente si era sbagliato…e ci stava male, soffriva come un cane, non aveva mai “litigato” con Tristan in vita sua (sempre ammesso che di litigio si potesse parlare, in questo caso), e non credeva che potesse essere così doloroso. L’unica soluzione che gli si prospettava era quella di sfogarsi con Yugi, anche se non sarebbe stata la stessa cosa. Tra loro non c’era tutta quella complicità e quell’affiatamento. Insomma, si rese conto che non sarebbe mai riuscito a rimpiazzare l’amico. Sarebbe stato meglio chiarirsi, anche perché il nostro povero biondino non riusciva proprio a capire cosa avesse fatto di male per meritarsi un simile trattamento.
-Tristan…- sussurrò.
-…-
-Tristan…-
-Senti Joey, te l’ho già detto: non mi importunare!-
-Eh no, caro mio! Io voglio sapere cosa ti ho fatto!-
-Cosa mi hai fatto?-
-Sì, voglio capire perché mi stai trattando così…in fondo eravamo amici!-
-Amici! Ma non farmi ridere! Joey, apri gli occhi, cresci: non sei mai stato mio amico! Eri solo un modo come un altro per ammazzare la noia! Devo ammettere che in fondo non eri tanto male come passatempo, ma ora ho trovato di meglio quindi saluti e baci, ed è stato bello finché è durato.-
-Ma…io…-
-Volevi spiegazioni? Eccoti servito! E adesso lasciami in pace!-
-Tu…tu non puoi…Tristan…non puoi piantarmi in asso in questo modo! Io ci tenevo alla nostra amicizia!-
-Ancora? Non era amicizia! Non era niente di niente! Non sei mai stato niente per me, né mai lo sarai in futuro. Fine del discorso, bello!-
Se i fatti avevano fatto male, le parole erano state ancora peggio. Mai, mai in vita sua gli avevano detto tante cattiverie gratuite. Joey sentì le lacrime salirgli agli occhi, e tentò di ricacciarle indietro come meglio poteva, ma ciò che era accaduto negli ultimi minuti lo aveva stressato talmente tanto che nemmeno facendo appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a chiudere i rubinetti. Calde gocce di pianto presero a solcargli le guance, e il suo petto iniziò ad essere squassato da amari singhiozzi. Nel frattempo erano arrivati negli spogliatoi e si erano cambiati. Il biondino si girò un momento in direzione di quello che era stato il suo amico: indossava una canotta bianca e corti calzoncini blu, che mettevano bene in evidenza il fisico slanciato. La visione lo lasciò estasiato: non aveva mai notato quanto Tristan fosse un bel ragazzo. I capelli scuri e gli occhi verdi, lo sguardo seducente eppure un tantino ingenuo, e poi la sua allegria…ma tanto era inutile pensarci: a cosa sarebbe servito? A farsi crescere il magone ancora di più? Ma non poteva assolutamente negare a se stesso che quel ragazzo gli piaceva. Era stupido, ma se ne era accorto soltanto ora che aveva perso la sua amicizia, che forse non era nemmeno mai esistita. Perché tutte le persone a cui teneva lo lasciavano? Prima la sorellina Serenity, e ora anche LUI…
Sempre rimuginando si cambiò e poi entrò assieme agli altri in palestra. Quando il professore ebbe finito di illustrare alla meglio la lezione che avrebbero svolto quel giorno, fece partire il cronometro e tutti si misero a correre attorno alla pista. Purtroppo però, sia Joey che Tristan, oltre ai normali dieci giri, dovettero scontare anche la punizione, mentre il resto della classe eseguiva degli esercizi di riscaldamento.
E fu proprio durante la punizione che Joey lasciò libera la sua mente di vagare. Guardava il suo ex-amico da lontano, non potendo fare a meno di ammirarlo, e si scoprì a pensare che avrebbe dato tutto l’oro del mondo per poter essere una delle minuscole e fortunate goccioline di sudore che bagnavano la pelle del ragazzo, per poter percorrere la linea perfetta della mascella, scendere lungo il collo abbronzato, e infine infiltrarsi tra le pieghe della canottiera e accarezzare languidamente gli addominali scolpiti. Su quest’ultima riflessione, il biondino si sentì avvampare, e ringraziò tutti i santi del paradiso che il suo viso fosse già rosso per lo sforzo della corsa!
Comunque, a parte questa piccola parentesi, il resto della lezione trascorse tranquillo, almeno fino al momento in cui tutta la classe non fu spedita a cambiarsi. Yugi, infatti, si era accorto del turbamento dell’amico, e desiderava parlargli, ma non ne aveva avuto l’occasione, quindi approfittò di quel piccolo momento di relax negli spogliatoi.
-Joey…posso parlarti un momento?- chiese.
-Yugi! Ma certo, che mi vuoi dire?-
-Ecco, vorrei sapere cosa è successo fra te e Tristan…io non capisco. E poi è da quando è arrivato a scuola stamattina che si comporta in modo strano, non trovi?-
-Anche troppo…-
-Spiegati, Joey!-
-Ecco…io e lui abbiamo litigato! O meglio, di punto in bianco mi ha detto che non sono mai stato suo amico, e che gli sono servito solo come giocattolo. Adesso se la fa con quei bulli…hai presente quelli della terza C? Beh, per essere precisi, lui e il loro capo, Akito, sono molto intimi…capisci? Però nemmeno io ho capito il motivo del suo voltafaccia, Yugi!-
-Non so…tu, piuttosto: stai bene?-
-Vuoi l’amara verità o una pietosa balla?-
-La verità, Joey!-
-Sto malissimo, Yugi. Ho il cuore in frantumi, quello che mi ha detto Tristan mi ha fatto troppo male…insomma, lo consideravo come un fratello…-
-Non è vero…-
-Cosa intendi dire?-
-Ne sei innamorato, si vede lontano un miglio! Guarda che mi sono accorto di tutte le occhiatine furtive che gli hai lanciato durante tutta l’ora!-
-Ma non è vero!-
-Dai, non mentirmi!-
-Ma ti sto dicendo la verità…-
-Non ci credo!-
-Sigh…si nota proprio così tanto?-
-Sì…beh, ma è una bella cosa, no?-
-Lo sarebbe se Tristan non mi avesse preso a pesci in faccia…ma il peggio è che se non fossi stato innamorato di lui, le sue parole non mi avrebbero ferito così tanto…anche perché in fondo coltivavo la speranza che potesse esserci un “noi”…sono stato soltanto uno sciocco! Dovrei smetterla di pensare a lui, smetterla di osservarlo di sottecchi, smetterla con tutti questi patemi d’animo…ma non ci riesco…lui era il mio sole, la mia aria, il mio mondo…e io vorrei che fosse ancora così,Yugi…anche se so che è impossibile!-
Joey scoppiò di nuovo a piangere, tra le braccia dell’amico che tentava in tutti i modi possibili di consolarlo, ma nulla pareva sortire il dovuto effetto. Il povero biondino era veramente disperato e depresso. Tuttavia il dovere li chiamava: c’erano ancora altre due ore di lezione da seguire!
-Joey…adesso basta piangere, ok? Dai, andiamo su…poi ti va se andiamo a mangiarci qualcosina insieme?-
-Non so…-
-Dai, non puoi mica stare tutto il giorno a piangerti addosso!-
-Hai ragione! Ci sto!-
Ciò che restava della mattinata trascorse in maniera piuttosto usuale, e al suono dell’ultima campanella, i ragazzi si precipitarono fuori dall’edificio scolastico. Come al solito nel cortile c’era una gran ressa, studenti di ogni classe che facevano ritorno alle proprie case…e nel mezzo di questi, Joey non poté fare a meno di scorgere LUI, che naturalmente girava abbarbicato ad Akito. Questa visione non aiutò certo il nostro biondino a dimenticare i suoi problemi, ma fortunatamente intervenne Tea a raddrizzare almeno in parte la situazione, uscendosene con un’osservazione che diede molto da pensare anche a Yugi.
-Ragazzi, vi siete accorti che Tristan ha qualcosa che non va, vero?- chiese.
-Già….- sospirò il povero Joey, sconsolato.
-Beh, secondo me non è colpa sua!- continuò Tea.
-Cosa intendi con “non è colpa sua”?- si incuriosì Yugi.
La ragazza non rispose. Con tutta quella folla introno non era prudente rivelare agli altri le sue scoperte perché, di questi tempi, anche i muri hanno orecchie. Si limitò semplicemente ad aggiungere che avrebbe spiegato loro tutto quanto più tardi. Infatti, mezz’ora dopo, mentre stavano seduti su una panchina in un parco, con in mano un hot dog ciascuno, la giovane cominciò…
-Non so se ci avete fatto caso, ma questa mattina, a lezione di ginnastica, mi sono accorta che Tristan ha un tatuaggio che prima non gli avevo mai visto. Voi l’avete notato?-
I due ragazzi scuoterono il capo, meravigliati.
-Ma non è tutto…quello strano simbolo nero aveva per me un’aria fin troppo familiare, ero già certa di averlo visto da qualche parte, e poi ho capito: si tratta dell’Occhio del Millennio!- esclamò Tea.
A quella rivelazione, sia a Yugi che a Joey il boccone andò di traverso…l’Occhio del Millennio, oltre ad essere uno dei monili più preziosi e ad essere di proprietà di Maximillion Pegasus, era anche il suo emblema. Ma allora questo cosa stava a significare? Forse che lo strano comportamento del loro amico era dovuto a Pegasus? Probabile! Evidentemente quel bastardo lo stava manipolando per i suoi piani astrusi! Chissà cosa credeva di ottenere? E poi, se le supposizioni di Tea fossero state esatte, anche la distruzione del Puzzle del Millennio di Yugi sarebbe stata più logica!
-Secondo me quell’idiota ha in mente un piano ben preciso: ha deciso di indebolire Yugi psicologicamente, perciò ha manipolato Tristan…Peccato che gli sia andato tutto a rotoli! Del resto non aveva tenuto conto della presenza di Joey…- concluse la giovane.
I due amici la fissarono per qualche istante nel più assoluto silenzio: certo che il ragionamento della ragazza non faceva un piega! Inoltre, considerando che avevano avuto modo di avere a che fare con quel montato di Pegasus, tutto era possibile! Nonostante queste ipotesi molto realistiche, il problema restava: come far ritornare in sé Tristan? Questo era un problema parecchio grosso, urgeva a tutti i costi trovare una maniera per far tornare tutto alla normalità…ma come?
-Ragazzi, scusatemi, devo proprio scappare! Mia madre mi attende a casa: oggi è il compleanno di papà, e andiamo a cena fuori! Comunque vediamoci qui domani mattina alle nove in punto: elaboreremo un piano per trarre in salvo Tristan. Tutto chiaro?- domandò Tea.
Gli altri due annuirono, poi Yugi…
-Senti, Tea-chan…mi chiedevo…ecco…ti va se facciamo un pezzettino di strada assieme?- chiese.
-Per me è ok!- rispose lei.
-Allora ci vediamo domani mattina, raga! Bye bye!- salutò Joey.
Il biondino fu il primo ad uscire dal parco. Ormai erano le tre di pomeriggio, e l’aria stava già cominciando a rinfrescare. Si strinse maggiormente nel giaccone, ma con scarso risultato. La temperatura si stava abbassando di molto, e questo era chiaro sintomo di una nevicata imminente. Era necessario, quindi, riuscire ad arrivare a casa prima che la neve si accumulasse troppo, rendendo difficile il transito.
Stava giusto camminando in direzione della sua abitazione, quando una figura, che marciava nel senso opposto lo urtò, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Joey si preparò alla rissa, mettendosi in posizione di difesa, ma si accorse che davanti a lui c’era niente popò di meno che il suo ex-best friend. Quello, senza scomporsi troppo né chiedere scusa, si limitò a sibilare…
-Joey…ti stavo cercando!-
-Da…davvero?-
-Non illuderti, voglio semplicemente sfidarti a Dual Monsters. Ti attendo domani pomeriggio alle due in punto nel Regno dei Duellanti.- ordinò Tristan, e fece per andarsene.
-Aspetta! Cos’hai da mettere in palio?- lo bloccò Joey.
-Uhm…facciamo così: se perderai mi lascerai definitivamente in pace!-
-Ma se dovessi vincere?-
-Non accadrà, stanne certo!-
-Beh, comunque se dovessi essere io a conquistare la vittoria tu…tu dovrai baciarmi!-
Joey si pentì quasi subito di quelle parole: ma cosa gli era passato per la mente? Si era praticamente scoperto, aveva esternato i suoi sentimenti! Ormai però il danno era fatto, infatti…
-Bene! Considerati già sconfitto. Ah, dimenticavo: devi venire da solo! Né Yugi né Tea a rompere…Solo tu, ci siamo intesi?- stabilì il ragazzo moro.
-Perfetto!- acconsentì l’altro, ma il primo si era già dileguato.
*******
La mattina seguente, alle nove precise, tre adolescenti temerari, incuranti delle intemperie, sfidavano il freddo polare, sedendo su una panchina in un parco pubblico, tutti e tre in religioso silenzio. Ognuno pensava a un metodo intelligente per riavere indietro il vecchio Tristan Taylor, il bonaccione, il teppista, quello dalla risata facile. Ad un tratto fu Joey a rompere il silenzio.
-Ragazzi, ieri l’ho incontrato!- dichiarò.
Sapevano tutti a chi si stava riferendo, perciò lo lasciarono continuare.
-Beh…io…ecco…abbiamo parlato, e questo pomeriggio devo partire con lui. Non posso dirvi di più, cercate di capire…non voglio mettervi in mezzo e poi me lo ha chiesto lui…dovremo esserci soltanto noi due, e nessun altro. Vi prego, non tentate di pedinarmi o altro, poiché forse quella che mi si prospetta davanti è l’unica occasione per farlo tornare come prima…e sapete benissimo che in questo momento è il mio più grande desiderio!-
-Ti capisco, Joey…ma potrebbe essere una trappola!- rifletté Yugi.
-Lo so, ma…io…io lo amo! E non posso perdere un’occasione, solo per codardia! Sarei disposto anche a morire pur di essere certo che è tornato ad essere colui che amo…non ostacolatemi!-
-Non sono d’accordo, ma rispetto la tua decisione.- affermò Tea.
-Anch’io…ti rispetto, non è un rischio che sarebbero disposti a correre tutti. Allora buona fortuna, amico!- gli augurò Yugi, prima di alzarsi e avvolgere l’amico in un caldo abbraccio. E nuovamente Joey si lasciò sopraffare dalle lacrime, lacrime causate dalla tensione, dalla paura, dal dolore…lacrime che non credeva di poter piangere, perché non credeva di tenere così tanto a Tristan, o forse aveva fatto finta di non rendersene conto, perché non voleva ammettere a se stesso di essere stato incantato da quello che aveva sempre considerato un fratello.
-Joey…basta adesso! Vedrai che tutto si sistema…se è veramente come ha detto Tea, non devi preoccuparti.- lo rassicurò Yugi.
-Grazie! Allora io vado a prepararmi. Ci vediamo domani, sperò!- sorrise il biondino, poi si girò e tornò verso casa sua.
Quando ormai si fu dileguato, Tea disse…
-Yugi…non mi fido nemmeno un po’! Non vorrei che poi Pegasus facesse qualcosa di male anche a Joey…non sarebbe più prudente seguirlo?-
-Sai, credo proprio che tu abbia ragione! Potrebbe mettersi nei guai, testardo e impulsivo com’è! Vieni, seguiamolo!-
*******
A mezzogiorno preciso Joey si presentò al porto. Da lì avrebbe poi preso una barca che lo avrebbe condotto nel Regno dei Duellanti. Era fermamente convinto che nessuno lo avesse pedinato, e ignorava completamente la presenza di Yugi e Tea che, appostati dietro un gran mucchio di casse di legno, spiavano ogni sua mossa.
All’improvviso sentì il rombo di un motore: un traghetto era venuto a prelevarlo: salì a bordo, sempre seguito a ruota dai suoi amici, che trovarono un nascondiglio sicuro nella stiva. Mentre la barca procedeva verso la sua meta e Joey stava sul ponte a godersi il dolce tepore del sole, giù in cambusa…
-Tea…-
-Sì?-
-Ehm…volevo dirti una cosa…anche se non so come la prenderai e se ti farà piacere…-
-Dimmi pure…-
-Ecco…è da tanto tempo che l’ho capito…tu mi piaci, Tea! Vuoi essere la mia ragazza?-
-Oh Yugi…e me lo chiedi? Mi domandavo proprio quando ti saresti deciso a farti avanti…cominciavo a perdere le speranze!!! Mi piaci anche tu…e molto! E sarò ben felice di poter essere la tua ragazza!- dichiarò la giovane, prendendo una mano del ragazzo tra le sue.
Intanto, sul ponte, il nostro bel biondino era immerso in una serie di pensieri molto tristi…come avrebbe fatto sei Tristan non fosse più tornato quello di un tempo? Loro che si erano sempre aiutati, che avevano condiviso tutto, che erano sempre stati così vicini, ora erano talmente lontani…gli sembrava di essere lì, a pochi passi da lui, ma che per quanto allungasse la mano per poterlo sfiorare non ci riuscisse mai…era veramente una sensazione terribile…terribile come il suo sentirsi a metà, vuoto, incompleto. Sbuffò, affacciandosi al parapetto dell’imbarcazione, e si sporse quel tanto che bastò a fargli scorgere i profili dell’isola del Regno dei Duellanti. Respirò a fondo, cercando di prepararsi allo scontro che lo attendeva: la tensione era tanta, poiché in gioco c’era un’amicizia importantissima da difendere con le unghie e con i denti…Joey si ripromise che, se davvero le ipotesi di Tea si fossero rivelate esatte, dopo aver disputato l’incontro con Tristan avrebbe fatto una visitina al castello di Pegasus e gli avrebbe fatto una bella plastica facciale. Avrebbe definitivamente cancellato quel ghigno malefico dalla sua faccia da checca, tanto per fargli capire che non doveva permettersi di scherzare con i suoi sentimenti, né tantomeno con quelli di Yugi, che avrebbe dovuto essere la vera vittima di tutta la faccenda. In quell’istante un uomo vestito di nero venne a chiamarlo: avrebbero attraccato di lì a cinque minuti. Tanto per sicurezza, il biondino prese il suo deck e lo controllò per benino: tutte le carte erano al loro posto, non ne aveva dimenticata nemmeno una.
Al porto trovò Tristan ad attenderlo. Aveva un’aria molto battagliera, e stringeva il suo mazzo di carte nella mano sinistra. Senza nemmeno salutarsi si avviarono verso il luogo dello scontro, tallonati da Yugi e Tea. Camminando arrivarono in una radura, dove era stato allestito il campo. I giocatori salirono alle loro postazioni e diedero il via alla battaglia. Joey partì subito in svantaggio, più che altro a causa del bonus ambiente che i mostri di Tristan avevano ottenuto grazie al terreno di gioco. Il primo mostro che sfoderò fu il Guardiano di Lava, che eliminò il Cucciolo di Drago del Biondino. La battaglia continuò così per un bel po’, finché Joey non riuscì a pescare la migliore delle sue carte: il famigerato Drago Nero Occhi Rossi, che in un batter d’occhio spazzò via le creature dell’avversario, portando a zero i suoi Life Points.
Tea e Yugi, nascosti dietro un tronco, esultarono silenziosamente. In fondo, avevano sempre saputo che il loro amico avrebbe potuto farcela, e così era stato. Anche il biondino si mise a saltellare ma si bloccò a mezz’aria quando la voce di Pegasus, proveniente da chissà quale altoparlante, riempì l’aria.
-Tristan! Sei stato una delusione! Non sei stato in grado di vincere contro un pivello come Joey! Ormai non mi servi più a nulla, tanto vale che io ti liberi dal mio controllo. Con uno come te non farei altro che sprecare energie. E ora vattene da quest’isola!- ordinò il proprietario dell’Industrial Illusions.
Non appena Pegasus ebbe finito di parlare, Tristan si sentì mancare, e svenne poco dopo. Quando riaprì gli occhi tutto gli apparve confuso e offuscato, ma appena si fu abituato riconobbe Joey, che se ne stava chino su di lui, con un’espressione che tradiva tutta la sua preoccupazione.
-Tristan…come va? Ti senti meglio?-
-Joey…-
-Ti ricordi quello che è successo?-
-Sì…mi ricordo tutto e…mi dispiace. Mi dispiace tanto per tutto quello che ho fatto! Io non volevo, ma non è stata colpa mia e…-
-Calmati! È tutto finito. Adesso, per piacere, senza agitarti raccontami tutto quello che è successo, per filo e per segno.-
-Allora…è cominciato tutto l’altro ieri. Stavo guardando la tv quando all’improvviso Pegasus si è infiltrato nella trasmissione. Poi, non so come, è riuscito ad ipnotizzarmi, e ho cominciato a comportarmi come un deficiente…e a pagarne le conseguenze siete stati tu e Yugi.-
-Cosa centra Yugi, adesso?-
-Ecco…sono stato io…ho distrutto io il Puzzle del Millennio…ma non volevo!-
-Lo so che non volevi! Nulla di ciò che è accaduto è colpa tua!-
-Ma io…devi scusarmi per ieri…niente di quello che ho detto lo pensavo veramente. Mi dispiace, so che hai sofferto come un cane, a causa mia…ti chiedo di perdonarmi, se puoi, e se non puoi me lo farò andar bene.-
-Tristan…amici?-
-Amici!-
I due si scambiarono un lungo abbraccio, felici che tutto fosse di nuovo tornato alla normalità. Poi però, all’improvviso, Tristan si scostò un po’ e posò le sue labbra su quelle di Joey, che rimase lì senza far nulla, con la testa completamente svuotata e il cuore che batteva talmente forte da farlo quasi star male. Quando il biondino riuscì a trovare il coraggio di separarsi dell’altro, chiese con un’aria smarrita…
-Ma cosa…-
-Hai vinto il duello, no? Questa era la tua ricompensa, anche se io avrei voluto che per te valesse qualcosa di più di un semplice premio. Mi rendo conto di volere l’impossibile, ma dicono che la speranza è sempre l’ultima a morire…Sai, Joey…tu mi piaci. Da molto tempo l’ho capito, ma non ho mai trovato il coraggio per rivelartelo, anche perché se per colpa di una mia dichiarazione inopportuna ti avessi perso non me lo sarei mai perdonato. Perciò ti chiedo: ho qualche possibilità con te?-
-Devo dire che non me lo aspettavo…mi hai letteralmente spiazzato…-
-Ho capito…nulla da fare, eh?-
-Ma cosa ti passa per la mente? Ti avrei mai chiesto un bacio come trofeo, se per me tu fossi stato solo un amico? Ma non te ne sei mai accorto? Non ti sei mai reso conto di come ti guardavo? Per fino Yugi ha capito! Vedi, mi sono innamorato di te…forse da sempre, ma non ho mai voluto ammetterlo…però a questo punto…visto che tu piaci a me e io piaccio a te…che ne dici di fare il bis del bacio di poco fa?-
-Con molto piacere Joey!-
Si avvicinarono. Sempre di più. Erano talmente vicini che ognuno poteva specchiarsi negli occhi dell’altro. Così vicini da poter sentire i loro cuori battere all’unisono nel momento in cui le loro bocche si sfiorarono ancora, per la seconda volta, in un bacio ancora più bello e profondo del primo.
-Tristan…- bisbigliò Joey, separandosi per un momento dall’altro.
-Sì?-
-Sono felice!-
-E perché?-
-Perché questo qui era il mio primo vero bacio, e io l’ho dato a te, la persona più importante del mondo.-
-Smettila coi complimenti, mi metti in imbarazzo.-
Seguì un momento di silenzio, i cui i due giovani non fecero altro che guardarsi negli occhi, leggendovi tutto l’amore che li legava. Poi fu Tristan a squarciare quel velo di tranquillità.
-Joey, qui comincia a far freddo! Andiamo a casa, ok?-
-Va bene! Insieme?-
-Insieme!-
E mentre i due si recavano di nuovo verso il porto, dietro un albero Yugi e Tea, che avevano assistito a tutta la scena, festeggiavano felici il ritorno del loro amico e la formazione di una nuova coppia.
*******
La mattina dopo, mentre il sole filtrava dalle tendine alle finestre, Joey allungò un braccio verso Tristan, quasi a volersi sincerare che tutto ciò che era accaduto quella notte fosse vero. Beh, dopo il loro ritorno a Tokyo si erano recati a casa del ragazzo, e lì…lì avevano consumato la loro prima volta, un’esperienza meravigliosa. Joey non aveva mai sperimentato un tale vortice di emozioni, e si augurava di poter ripetere tutto quell’insieme di sensazioni. Poi avevano dormito tutta la notte abbracciati, e prima di addormentarsi erano rimasti una buona mezz’ora a sussurrarsi all’orecchio un mucchio di parole dolci e a coccolarsi.
Ma ora Tristan non era più a letto…e il nostro biondino cominciò a preoccuparsi: forse avevano sbagliato tutto…forse non avrebbero dovuto andare a letto insieme…e forse il suo compagno lo aveva capito e se n’era andato, lasciandolo lì…in quel momento a Joey non passò nemmeno per l’anticamera del cervello che la sua ipotesi non aveva senso, in quanto si trovavano proprio a casa del ragazzo moro. Stava quasi per lasciarsi sopraffare dal panico quando sentì un rumore di acqua che scorre provenire dal bagno, e allora capì. L’amico era semplicemente andato a farsi una doccia ristoratrice, così gli venne in mente una certa ideuzza…
Senza preoccuparsi di infilarsi i vestiti, il biondino raggiunse il bagno e vi entrò, facendo bene attenzione a non fare casino. E lì lo vide: Tristan se ne stava in piedi nel box doccia, e si stava tranquillamente insaponando. Era divinamente bello, con la pelle abbronzata resa lucida dall’acqua, e Joey non fu in grado di resistere oltre. Lo raggiunse e lo abbracciò stretto, facendogli quasi venire un collasso cardiocircolatorio. E mentre l’acqua scorreva sui loro corpi, si avvicinò al suo orecchio e vi soffiò un…
-Sei bellissimo.-
La schiena di Tristan fu attraversata da mille brividi simili a scosse elettriche. Deglutì rumorosamente, quella situazione lo metteva un pochino a disagio, si sentiva completamente in balia dell’altro. Tuttavia trovò la forza di rispondere a quel complimento.
-Anche tu sei bellissimo.-
-Sai che giorno è oggi, Tris?-
-Domenica?-
-Sì, ma…è anche Natale!-
-Davvero?-
-Oh yes! Beh…Buon Natale, Tristan!-
-Buon Natale anche a te, Joey!-
-Sai, credo proprio che questo Natale sarà il primo di una lunga serie che trascorreremo insieme!-
-Hai ragione. Ah, ora che mi ci fai pensare…ha telefonato Yugi: vuole che andiamo a casa sua, questo pomeriggio! Per te va bene?-
-Sì, se va bene a te! Ma a che ora ha chiamato quello screanzato? Non lo sa che di mattina la gente dorme?-
-Ehm, Joey…non per dire, ma sono le due e mezzo di pomeriggio! E tra mezz’ora esatta dobbiamo essere da lui! È meglio che ci muoviamo!-
-Ok! Però…non riesco ancora a credere di aver dormito così tanto!-
I due ragazzi finirono in fretta di lavarsi e corsero a infilarsi qualcosa di caldo addosso: Tristan in jeans chiari e maglione nero, e Joey con una bella felpa bianca e pantaloni rossi. E mentre il biondino aspettava che l’altro si sistemasse i capelli, lasciò le mente libera di vagare. Si sentiva felice e realizzato, aveva accanto un ragazzo stupendo e degli amici fantastici, cosa poteva desiderare di più nella vita?
Anche il suo compagno pensava: era stato fortunatissimo…aveva rischiato di perdere ciò che di più caro aveva, tutto per colpa di quel cretino di Pegasus. Per fortuna Joey aveva saputo perdonarlo. Con la coda dell’occhio sbirciò il suo riflesso nello specchio: lo stava osservando, pensando di non essere visto, con uno sguardo carico di tenerezza e amore…non seppe resistere alla tentazione, sicché si girò e si avvicinò al biondino, portandosi di fronte a lui, poi si abbassò e lo baciò dolcemente.
-Joey…come farei senza di te?-
-Com’è che sei così affettuoso?-
-Guarda che io sono sempre affettuoso! Si vede che ancora non mi conosci! E poi stavo pensando che ti amo da impazzire!-
-Cos’è? Un attacco romantico-passionale?-
-Uff…va bene! Si vede che non ti vanno le mie attenzioni! Ma non venire ad elemosinare coccole, stasera!-
-Ma dai, che scherzavo! Lo sai che mi piace tanto stare con te!-
-E crederei bene!- esclamò Tristan, mettendo il muso.
-Sai, è in questi momenti che mi rendo conto di quanto ti amo!-
-Oh, ma io ti amo di più!-
-No, di più io!-
Continuarono così ancora per un paio di minuti e poi, stanchi delle parole, passarono ai fatti. Erano giusto nel mezzo di un bacio assatanato, quando Tristan decise di guardare l’orologio. Erano le tre meno cinque: Yugi li aspettava!
-Joey, è tardi…-
-Non ancora…- mugugnò quello, cercando di riappropriarsi della bocca dell’amico.
-Vuoi arrivare in ritardo?-
-Senti…perché non chiamiamo Yugi e gli diciamo che stiamo male?-
-E secondo te ci crederebbe?-
-No ma…chi se ne frega!-
-Dai…alzati che…no, ma che fai! Leva le tua mani da sotto il mio maglione!-
-Mai! E poi dovresti saperlo che è più divertente stare con me!-
-Per stavolta passi…è che mi fai andare fuori di testa! Ti amo troppo!-
-Anch’io!-

OWARI




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