I personaggi non sono miei, si rende merito per la loro “nascita” al grande Inoue.
Note:anche se in ritardo la posto ugualmente. Una fic natalizia non era prevista perché quando scrivo lo faccio indipendentemente dal periodo, quando arriva l’ispirazione mi metto all’opera. Ad ogni modo mi è stato chiesto di pensarci su e scrivere qualcosa “a tema” ed ecco qua, anche senza essere premeditata l’ispirazione è arrivata e ne sono soddisfattissima..
Dediche: a Miko-chan, cosa faresti senza la tua adepta ed Alessandra, la parola d’ordine sai qual è ^^ per augurarvi un buon Natale ed un meraviglioso nuovo anno.
Un piccolo augurio anche a Witch, nonostante mi abbia messo il pallino per una fic di Natale, le piacerà solo in parte
Un ringraziamento speciale a mia mamma per la consulenza cromatica sul colore degli yukata specie quello di Hana per il quale io non riuscivo a decidermi ^^
Infine un augurio speciale di buon inizio d’anno a Ria ^^
Ovviamente grazie a tutti coloro che leggeranno…buon anno a tutti! Ichigo^^
Buon Natale
di Ichigo
14.55…14.57…14.59…
Hanamichi continuava a guardare impaziente l’orologio, aspettando con fremente attesa il trascorrere dei minuti ed il lento avanzare della lancetta dei secondi. Tra meno di dieci secondi infatti sarebbe scoccata l’ora x e finalmente le tanto attese vacanze di Natale sarebbero cominciate. TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC TIC-TAC
15.00
“Yatta!!” Non era riuscito a trattenersi, si era alzato dalla sedia di scatto, facendola cadere all’indietro catalizzando su di sé l’attenzione di tutti i presenti. “Sakuragi, ma…?!” il professore non poté però terminare la sua domanda che il ragazzo con uno scatto fulmineo era schizzato fuori dall’aula lasciando solo una scia rossa dietro di sé. Yohei intanto aveva sorriso ripensando al perché del comportamento del suo migliore amico. Ma il rosso, poco si curava dei pensieri dei suoi perplessi compagni di classe che per l’ennesima volta, si convinsero che fosse solo un emerito idiota, né tantomeno del prof. che si accingeva a mettere un appunto di demerito nella cartella del suo alunno più turbolento. In quel momento voleva solo arrivare il prima possibile a casa: aveva delle valigie da preparare. “Mamma sono a casa?” aveva gridato lanciando le scarpe in modo disordinato all’ingresso e salendo veloce le scale per raggiungere la camera dei genitori dalla quale aveva sentito giungere la voce della madre rispondere al suo saluto. “Ciao mamma!” salutò di nuovo sorridendole dolce, mentre faceva capolino nella camera. La signora Sakuragi era una bella donna sulla quarantina, lunghi capelli ramati e grandi occhi scuri, piccola e di esile corporatura se paragonata al “gigante” di 1,80 che le si era fatto accanto aiutandola a sistemare le ultime cose in valigia. Si volse verso di lui e con sguardo ridente ed un meraviglioso sorriso lo salutò: “Hana tesoro, bentornato, come mai già a casa? E gli allenamenti?” “Da oggi fino al periodo dopo Natale sono stati sospesi per permettere a tutti di partire per eventuali vacanze con la famiglia ed il Tensai non poteva non essere tra questi no?” proclamò sedendosi sul letto osservando la madre che preparava il suo beauty con i saponi ed i cosmetici. Però il ragazzo si accorse subito che c’era qualcosa che non andava nello sguardo della donna. Era come il suo, la sua mamma così come lui non poteva mentire o nascondere i propri sentimenti, specie quelli tristi e chiese: “qualcosa non va?” La donna si era voltata ed avvicinata al figlio si era seduta accanto a lui: “nulla di preoccupante, solo pensavo..” un sorriso triste si dipinse sul suo viso ed Hanamichi comprese anche senza che le continuasse. Le prese una mano tra le sue e la rassicurò con tono dolce: “ce la meritiamo mamma! E sono sicuro che anche papà vorrebbe che ci prendessimo un po’ di tempo per noi”. Erano infatti trascorsi due anni dalla morte del signor Sakuragi, in seguito a quel bruttissimo incidente. Non potendo più permettersi una casa nel quartiere residenziale avevano dovuto traslocare in una zona più modesta, lei si era cercata un doppio lavoro, fino a che non aveva trovato un posto fisso come infermiera che le permettesse di avere con i turni, orari di lavoro più agevoli e dopo pochi mesi, grazie alla sua innata capacità, era passata ad un livello più alto con una paga abbastanza buona da permettersi di mettere da parte qualche soldo per una vacanza degna di questo nome, per lei ed il figlio che, non si era lasciato abbattere dalle male lingue ed era stato con la sua allegria e semplicità un grande punto di riferimento. Per lui aveva lottato e per lui aveva ricominciato a vivere. Il suo bambino. Anche se si rendeva perfettamente conto di avere ormai un uomo davanti a sé, per lei sarebbe stato per sempre il suo bambino. Una lacrima birichina le era scivolata sul bel viso, ma dal sorriso che le si era dipinto sul volto, Hanamichi capì che non era triste ed abbracciandola le disse: “ti voglio bene mamma”. Lei si crogiolò ancora qualche istante in quella stretta e poi tornando allegra come sempre scompigliandogli i capelli come quando era piccolo, lo spedì nella sua camera a fare i bagagli.
Alle sette il duo Sakuragi era finalmente giunto a destinazione. Dopo due ore di viaggio in treno Hanamichi era tutto indolenzito: era stato fermo per un tempo lungo un’eternità per i suoi standard e le gambe gli facevano un po’ male, a causa dello stretto spazio in cui era stato costretto a stare immobile e composto. Ma tutto quello era valso la pena, perché, una volta trovatosi di fronte al posto dove avrebbero dovuto alloggiare, si lasciò scappare un fischio di ammirazione. “Però mamma, questo posto è veramente bello” Si trattava infatti di una deliziosa locanda di legno, stile antico dall’aspetto accogliente e familiare, trasmetteva una sensazione di pace e relax. “Sarà sicuramente una splendida vacanza” si ritrovò a pensare il rossino. Tenendo anche la borsa della madre la seguì alla reception per confermare i loro nominativi, e qui si ritrovò davanti un’altra coppia formata da madre e figlio e quando gli occhi dei due ragazzi si incontrarono, Hanamichi lasciò andare a terra la valigia e in contemporanea con l’altro esclamarono: “Kitsune!” “Do’hao!” Le due donne si voltarono verso i rispettivi figli e poi voltandosi l’una verso l’altra, spalancarono gli occhi osservandosi per poi emettere una gridolino isterico: “whaaaahahahahahaaaaaa!” seguito da uno slancio in avanti. Si abbracciarono con le lacrime agli occhi lasciandosi cadere a terra, tra le risa. Hanamichi e Kaede si guardarono interrogativi, per lo meno, sul volto di Hanamichi si poteva leggere chiaramente perplessità mentre il moretto si era limitato a guardare lui poi le due donne e con un’alzata di spalle aveva liquidato il tutto con un “nh!” Hanamichi azzardò a posare la mano sulla spalla della donna dai capelli rossi chiamandola: “ma..mamma?” La donna si riscosse e con ancora gli occhi lucidi ed un sorriso smagliante si rivolse al figlio: “Hana tesoro, scusa, ecco..ah aha..sono così felice. Lei è la mia migliore amica dei tempi del liceo, Mimi” disse presentando la donna al rossino che le strinse la mano, onorato. “P..Piacere” mormorò lui ricevendo in risposta un bel sorriso. “Molto lieta. Ah..” si interruppe ricordandosi proprio in quel momento di una cosa importante: “lui è mio figlio Kaede” lo presentò, e questi fece un impercettibile inchino rivolto alla madre del rosso che gli sorrise e imprevedibilmente gli si gettò tra le braccia stringendolo in un abbraccio forte: “oh ma che bel ragazzo” apprezzò. Hanamichi si accorse dello sguardo allucinato della kitsune e molto divertito commento: “degna mamma del Tensai!” “Do’hao” replicò come suo solito il moretto dopo che riuscì a liberarsi dalle “grinfie della donna”. “Baka kitsune” saltò su Hanamichi pronto alla rissa, sventolando un pugno davanti al viso dell’altro. “Ma voi..?” domandò la signora Rukawa vedendo come quel ragazzo dai capelli rossi riuscisse ad interagire con il figlio, visto che quest’ultimo di solito era insofferente a tutto e tutti. “Siamo compagni di squadra allo Shohoku” spiegò Hanamichi per entrambi. Il quartetto poi si separò per dirigersi ognuno nella propria camera e mentre salivano le scale del secondo piano, la signora Sakuragi con nonchalance domandò al figlio: “così è lui?” Hanamichi la guardò rosso in viso: “m..ma..mamma!!” “Oh su Hana, non fai altro che nominare la volpe spelacchiata di qua, la volpe artica di là ora finalmente ho avuto l’onore” disse strizzandogli l’occhio mentre apriva la porta della loro stanza. Hanamichi capitolò e concesse con il suo sorriso solare: “è lui! Bello vero? Ah, ma..” si corresse subito dopo “non mi piace solo per quello eh, cioè..io..” la donna scoppiò a ridere di fronte all’enorme imbarazzo del figlio, era ancora un bambino per certe cose. “Ho capito tesoro, stai tranquillo” Hanamichi si distese sul letto nascondendo la testa sotto il cuscino, prese a balbettare in modo sconnesso contro le madri dispettose e complici delle volpacce artiche. Quando dopo una doccia rilassante si furono ripresi un po’ dal lungo viaggio scesero nella piccola sala da pranzo e qui incontrarono “casualmente” i due Rukawa. Hanamichi mentre raggiungevano il loro tavolo si rivolse con un sussurro alla madre: “scommetto è stata una tua idea!” lei si limitò a sorridere con aria innocente. I due vennero accolti da un sorriso gentile da parte della signora Rukawa e da un cenno del capo appena percettibile di un alquanto assonnato volpino. Per lo più la serata trascorse tra i ricordi d’infanzia delle due e diversi aneddoti che entrambe si scambiavano sui loro pargoli, tra l’imbarazzo sempre crescente di Hanamichi e gli sbuffi di Kaede. Così durante la cena Hanamichi venne a conoscenza del perchè della presenza della volpe in quella località. Il padre era dovuto andare a New York per affari e non avrebbe potuto dedicare molto tempo ai suoi familiari anche volendo e la signora aveva deciso di trascorrere quei giorni di vacanza con il figlio, in un posto più tranquillo e familiare. In effetti il rosso aveva sempre pensato che Rukawa non fosse tipo da vacanza, o al massimo se proprio avesse dovuto se lo sarebbe immaginato in qualche grande città. Alla fine della cena decisero di riposare dandosi così appuntamento per il giorno successivo. Le due amiche, ora che si erano ritrovate volevano passare del tempo insieme, avevano così tante cose da dirsi…
12/24
Il giorno della vigilia, Hanamichi si alzò con tranquillità molto tardi, e il letto accanto al suo lo trovò vuoto. Sul comodino un biglietto: <<Hana amore, sono uscita con Mimi-chan, mi raccomando fai il bravo e se incontri quel bel giovanotto, fagli vedere chi sei. Mamma.>> Hanamichi sorrise, la sua mamma era veramente unica! Decise di prepararsi ed indossata la tuta si diresse a fare un po’ di esercizio in quel campetto che aveva scorto il giorno precedente mentre raggiungevano la locanda, non era molto distante da essa. Il caso volle che comunque questo fosse già occupato da qualcuno, qualcuno che lui conosceva bene. Convinto di non essere visto, in fondo non aveva fatto rumore al suo arrivo, si fermò accanto alla recinzione ad osservare il gioco del moretto. Era totalmente preso dalla partita che stava simulando, evitando avversari immaginari, provava finte, con veloci movimenti di gambe e faceva passare la palla tra le mani, in modo elegante e preciso come stesse maneggiando un delicato oggetto di cristallo. Fino a che dopo l’ennesima finta corse verso il canestro e con un salto perfetto insaccò un canestro, ad arte, degno dei migliori giocatori professionisti. Rimase tre secondi sospeso al cerchio, per poi lasciarsi andare a terra senza emettere suono, o era solo la sua immaginazione a farglielo vedere sempre così splendido qualunque cosa facesse. Venne distolto dai suoi pensieri dalla sua bellissima voce, un sussurro che avrebbe sentito anche in mezzo al caos più intenso. La voce di colui che aveva imparato ad amare: “hai intenzione di rimanere lì ancora per molto do’hao?” Hanamichi sussultò uscendo allo scoperto, assumendo la sua solita aria baldanzosa: “whawhawha!! Mi hai scoperto ma il Tensai non voleva disturbare, come vedi so essere molto discreto” terminò assumendo la solita posa con le mani sui fianchi e gambe larghe. “Umpf” si limitò a dire il volpino prima di proporre: “one on one do’hao?” cominciando a palleggiare. Hanamichi sorrise, non una smorfia come suo solito, ma un sorriso con il quale voleva esprimere quanto fosse felice di quella proposta che per una volta la sfida fosse voluta dal moretto. E così i due compagni di squadra presero a giocare, divertendosi ed impegnandosi entrambi. Rukawa era felice dei progressi fatti dal rosso e di tanto in tanto gli dava anche dei consigli su come posizionare mani e gambe per tirare. Ovviamente non ci fu partita, e la vittoria fu prevedibilmente del volpino. Hanamichi non si smentì e durante tutto il tragitto di ritorno all’albergo non era stato un attimo zitto inveendogli contro, arrivano addirittura ad accusarlo di avergli dato di proposito dei consigli sbagliati per farlo perdere. Rukawa aveva condito il tutto con qualche “do’hao” ogni tanto, venendo puntualmente ripreso dai suoi “baka kitsune”.
Tornato in camera il rosso, stranamente non vi trovò nessuno, solo un altro biglietto, la cosa era alquanto divertente, si vedevano più a casa nonostante i turni di lei e gli impegni tra scuola e basket di lui, che durante la loro vacanza. Prese in mano anche quel foglio e lesse: “siamo alle terme, raggiungimi per cena alle nove, sii puntuale tesoro. Dopo cena andremo in città ci sono un sacco di bancarelle. Mamma” Sorrise dolce pensando a quanto la madre si stesse divertendo, era stata una fortuna per lei, anzi per entrambi ad essere onesti, incontrare i Rukawa, la mamma poteva ricordare i vecchi tempi con l’amica, e lui poteva passare del tempo extra con il suo volpacchiotto preferito. Decise che l’idea di un bagno rilassante dopo quel faticoso esercizio fisico, l’avrebbe rimesso in forze e preso l’occorrente si diresse al reparto uomini. Depose tutto nello spogliatoio ed entrò. Fu accolto da un dolce tepore caldo ed una nebbiolina che lasciava però intravedere la grande stanza, dove vi era una grande vasca con un’invitante acqua calda. “Che fortuna, non c’è nessuno!” si guardò intorno, a destra, e a sinistra con circospezione, poi con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, fece un passo indietro e prendendo la rincorsa, si gettò “a bomba” nell’acqua bollente, riemergendo subito dopo scuotendo la testa per togliere l’acqua in eccesso. “DO’HAO!!!” un “urlo” lo fece voltare di scatto, ma la risposta che di riflesso gli era salita alle labbra, gli morì in gola, perché si ritrovò l’immagine magnifica ed eterea di Rukawa in tutta la sua bellezza. Kaede stava in piedi vicino alle rocce che delimitavano il perimetro della vasca, con un mini asciugamano intorno ai fianchi, anzi a dire il vero era legato a vita moooolto bassa, vi poteva scorgere la linea delle anche e l’addome piatto. Deglutì un paio di volte poi risalì l’esplorazione di quel corpo meraviglioso, la pelle bianca, porcellana perfetta imperlata da gocce d’acqua, dovute sicuramente al suo precedente tuffo, scivolavano impertinenti sul suo petto e lungo i muscoli delle braccia che teneva morbide lungo i fianchi. Il viso angelico ora non più maschera di indifferenza, ma leggermente imbronciato. Adorabile. A condire il tutto, i capelli che a causa del calore e del vapore acqueo della stanza e dell’onda anomala provocata dal rosso che l’aveva investito, gli si erano abbassati sulla testa e la frangia scomposta in disordinate ciocche non velavano più quei bellissimi zaffiri di ghiaccio. Perso nel suo mondo, Sakuragi non si era accorto che nel frattempo il volpino era entrato in acqua anche lui e gli si era fatto vicino. Uno schizzo sul viso lo fece voltare nella sua direzione. “Ti sei incantato?” chiese con voce maledettamente bassa. “Co..cosa?” balbetto l’altro assumendo un delizioso colorito rosso sulle guance che aumentava di gradazione man mano che riprendeva contatto con la realtà e si rendeva conto che se anche il suo cervello era andato momentaneamente in stand by altro organi del suo corpo avevano preso vita!! “Stai bene?” chiese ancora il moretto facendoglisi vicino scrutandolo. Hanamichi divenne completamente rosso, sentiva le guance in fiamme e si allontanò da lui andando verso la sponda opposta aggrappandosi alle rocce vicine: “s..sì certo!” aveva risposto con voce un po’ troppo alta. “Nh!” Kaede aveva alzato le spalle e si era accomodato sul suo lato della vasca godendo del calore del luogo e di quel silenzio inaspettato che il rosso aveva deciso di rispettare. Hanamichi non poté però rilassarsi come avrebbe voluto. Aveva il suo sogno proibito a pochi passi da lui, nudo e abbandonato in un riposo rilassante. Come spesso gli accadeva quando era così vicino a lui, si perse nuovamente in contemplazione del suo viso. Amava guardare il viso di Rukawa, i tratti delicati, la bocca piccola dalla linea sottile, il naso perfetto, il taglio degli occhi deciso e delicato al contempo. Amava ogni più piccola parte di lui. “Maledizione” imprecò sprofondando sotto l’acqua. Lo stava facendo di nuovo, doveva andare via da lì e perché in effetti il suo corpo reagiva alla vicinanza e alla vista di quello del compagno e perché ogni volta che pensava a lui si rendeva conto che era un amore impossibile, il cuore gli faceva male e le lacrime pericolosamente minacciavano di venir fuori. Si alzò di scatto riemergendo e fece per andarsene, prima però diede un occhiata al moretto e vedendo che si era appisolato, decise che non poteva lasciarlo così, era pericoloso, faceva molto caldo là dentro. Gli mise una mano sulla spalla chiamandolo: “ehi! Avanti volpino, o ti lascio qui e se mi svieni in acqua a me non intere..” si bloccò perché Rukawa ancora con gli occhi chiusi gli aveva circondato il collo con le braccia attirandolo ad un soffio dal suo viso. Poi aprì gli occhi ed Hanamichi si perse un momento in quelle iridi profonde prima di trovarsi nuovamente con la testa sotto l’acqua. Come ne uscì, vide Rukawa uscire e guardandolo ancora assonnato in risposta al suo sguardo sconvolto ed interrogativo disse molto semplicemente: “io non perdono chi disturba il mio sonno” dirigendosi negli spogliatoi.
Troppi erano i pensieri che affollavano la mente del rossino mentre si accingeva a raggiungere la madre a cena, troppe emozioni quel giorno, si sentiva anche vagamente triste, quella sera per l’ennesima volta si era reso conto che il volpino gli era entrato fin nell’anima e non poteva fare nulla per cambiare le cose, trattarlo male ed odiarlo, diventava ogni giorno più difficile. Sperava che la madre non avesse deciso di cenare con loro anche quella sera e poi.. “Hana tesoro sei bellissimo!” lo elogiò lei vedendogli fare il suo ingresso nella sala, con indosso lo yukata che gli aveva preparato sul letto. ..si vergognava da morire a farsi vedere vestito così da lui. Indossava uno yukata color arancio che metteva in risalto i suoi capelli rosso fuoco e l’abbronzatura naturale della pelle. L’abito poi aveva una fantasia di fiori di ciliegio elegantemente ricamati. Sembrava tagliato apposta su misura e lo scollo ad incrocio, nonostante non fosse molto ampio lasciava intravedere la pelle dorata di quel petto perfetto. Gli stava benissimo, sembrava un modello. Tutti nella sala si erano voltati a guardarlo. E l’esclamazione della donna non aveva aiutato a farlo passare inosservato. “Grazie..mamma!” disse arrossendo e affrettandosi a prendere posto al tavolo. Fortuna era da due, almeno non doveva preoccuparsi della volpe. Mangiarono tranquillamente, Hanamichi tentava in tutti i modi di essere lo stesso e questo non sfuggì alla donna che, facilmente comprese lo stato d’animo del suo terremoto personale e sorrise. “Hana, qualcosa non va? Pensavo di andare alla festa che tengono in paese, con i Rukawa ma, se tu..” ma venne interrotta dal figlio: “no mamma, tutto bene, andiamo alla festa, ho sentito che ci saranno anche i fuochi artificiali” commentò regalandole un sorriso sincero. Non voleva rovinare quella serata, doveva riprendersi in fretta e tornare ad essere sé stesso, alla volpaccia avrebbe pensato in un altro momento. Terminarono la cena che il rossino aveva ritrovato la sua parlantina, le aveva anche raccontato l’episodio delle terme quando Rukawa l’aveva gettato in acqua “senza alcun riguardo per la vita dell’immenso Tensai che poteva affogare” suscitando l’ilarità della madre.
Come d’accordo, si ritrovarono con gli altri due all’ingresso e per la seconda volta Hanamichi ebbe un tuffo al cuore, che gli mancò anche il respiro. Rukawa..Rukawa era semplicemente bellissimo, stupendo, una visione che non si sarebbe mai aspettato di avere l’onore di ammirare. Anche lui aveva indossato uno yukata, era blu notte, la cui fantasia rappresentava tanti piccoli fiocchi di neve bianchi stilizzati. Il tutto si sposava perfettamente con i suoi capelli scuri, gli occhi dello stesso colore della stoffa e la pelle bianca spiccava ancora di più su quel contrasto. Se non fosse stato per la mamma che gli aveva dato una leggera pacca sul sedere, sarebbe rimasto imbambolato per molto ancora. Non gli erano sfuggiti i capelli umidi che gli davano un’aria sensuale e..sexy. Per non parlare delle lunghe gambe slanciate che facevano gioco di vedo non vedo con il tessuto dello yukata che si apriva appena ad ogni suo passo. Rukawa comunque, non era rimasto neanche lui indifferente al fascino del rosso con l’abito tipico, ma grazie al suo indiscusso autocontrollo aveva mascherato facilmente la sua attenta analisi. Le due donne precedevano i giovani lungo il tragitto che entrambi fecero in assoluto silenzio fino a che, giunti al luogo della festa, si separarono. “Sicuramente voi ragazzi vorrete vedere bancarelle diverse dalle nostre, ci vediamo direttamente alla locanda ok?” e dopo una strizzata d’occhio ai due, le signore sparirono ad una velocità impressionante tra la folla. Impalati nello stesso posto per cinque minuti buoni, Kaede ed Hanamichi continuavano ad osservare i passanti evitando di guardarsi. Per lo meno, Hanamichi tentava di non incontrare gli occhi dell’altro. Fino a che il moretto esausto del silenzio forzato dell’altro, lo spezzò: “do’hao? Vogliamo stare qui ancora per molto?” Hanamichi così fu costretto a volgersi verso di lui, non era da Rukawa cominciare un discorso per primo e decise di tentare almeno di rendere l’atmosfera meno tesa: “non chiamarmi do’hao stupidissima volpe, avanti andiamo a vedere se c’è qualche gioco degno del genio”. Così i due cominciarono a girovagare tra le varie attrazioni e ogni tanto se qualche bancarella attirava la loro attenzione si sfidavano a chi vinceva più premi, il tutto ovviamente partiva sempre dal rosso. Era quasi mezzanotte che cominciarono ad udire i primi spari, allora con grande sorpresa di Sakuragi, fu Rukawa a proporre: “andiamo?” facendogli cenno con il capo verso il luogo dal quale proveniva lo spettacolo pirotecnico. Hanamichi annuì incantato per un secondo dall’immagine di Kaede su uno sfondo di mille raggi argentati che esplodevano nel cielo. Quello che Hanamichi non aveva calcolato era la ressa!! Ad ogni passo sempre più gente li urtava e loro camminando spalla-spalla, potevano sentire il calore del corpo dell’altro. Inoltre le loro mani si sfioravano ad ogni passo. Hanamichi avrebbe dato qualsiasi cosa per poter prendere quella mano tra le sue ed intrecciare le loro dita. Aveva sempre pensato che prendersi per mano fosse un gesto che più di ogni altro riuscisse ad esprimere i sentimenti più profondi di una persona. Un gesto così semplice ed innocente..in fondo, lo facevano anche i bambini, ed a loro veniva così naturale, bastava un semplice intrecciarsi delle mani per trasmettere tutto l’affetto nei confronti di chi ti sta accanto.
Essendo più alti della media, trovarono uno spazio tutto per loro dietro tutti, così da stare un po’ appartati ad ammirare i fuochi in tutta tranquillità. Più si avvicinava la mezzanotte, più questi rappresentavano disegni spettacolari ed Hanamichi con il naso all’insù osservava quelle figure astratte e colorare con un espressione felice e rilassata, come quella di un bimbo. La prima vera espressione che Rukawa vi aveva scorto, da quando si erano incontrati. E mentre la folla commentava la bellezza di tale spettacolo, Rukawa prese la mano di Hanamichi intrecciando due dita con le sue, attirandolo a sé. Lo fece voltare e delicatamente con gli occhi chiusi posò le labbra su quelle calde del rosso, che troppo sconvolto, sorpreso, confuso..felice, non ebbe neanche il tempo di chiudere gli occhi, che il volpino già si era spostato e fissandolo negli occhi nocciola spalancati, gli sussurrò: “buon Natale do’hao!” prima di tornare ad alzare il viso ed ammirare gli ultimi fuochi senza però, lasciare la mano del rosso. Hanamichi non se ne capacitava, non ne capiva il motivo, era sempre più confuso, non riusciva a staccare gli occhi dal suo profilo perfetto fino a che per l’ennesima volta in quella sera fu Rukawa a spezzare il silenzio: “smettila di fissarmi do’hao!” disse mentre le guance si coloravano leggermente di un delizioso rossore che Hanamichi non gli aveva mai visto. Sakuragi sorrise ed abbassò il capo stringendo leggermente le dita volpine. Poi Rukawa si mosse dirigendosi nuovamente alla locanda con un: “rientriamo”. Camminarono vicini sempre tenendosi per mano in quel loro modo tutto particolare. Quando però furono nelle vicinanze della locanda e videro le loro mamme attenderli come di comune accordo, sciolsero piano la presa, volevano tenere solo per loro quel momento, un dolce segreto da condividere insieme, almeno per quella notte. Dopo una buonanotte collettiva le due coppie si ritirarono nelle rispettive camere. Notata l’espressione felice e serena del figlio la signora Sakuragi decise di non chiedere nulla, tanto, conoscendo il suo ragazzo, le avrebbe parlato di sua spontanea volontà quando fosse stato pronto.
Il mattino seguente Hanamichi fu svegliato da una dolce carezza nei capelli e sospirando beatamente aprì piano gli occhi dorati abbandonando le dolci maglie del sonno. “..mamma..” “Ben svegliato tesoro..” gli sorrise lei amorevole. Hanamichi si mise a sedere sul letto con lei che si accomodava al suo fianco. “Dormito bene? Chissà che bei sogni stavi facendo se è quasi l’una e ancora ronfavi” Hanamichi arrossì, in effetti stava facendo un meraviglioso sogno che aveva come protagonista una dolce volpetta dai bellissimi occhi blu. Le sorrise e stava per chiedere qualcosa quando lei gli mise una mano sulla sua e gli disse: “Hana-chan, Mimi e Kaede sono dovuti partire presto questa mattina perché l’hanno chiamata in azienda urgentemente..” La donna vide il volto del rossino deluso e gli occhi tristi. Come era possibile, quel giorno avrebbe voluto vederlo e parlargli, voleva sapere se..se anche lui provava i suoi stessi sentimenti, altrimenti quel bacio, perché? Solo per augurargli buon Natale? Poteva anche essere così, magari era lui a volerci vedere chissà che, però..insomma non baci il tuo nemico numero uno solo per fargli gli auguri no? E non era soltanto quello, era.. anche, anche..gli aveva preso la mano. Certo Rukawa non poteva sapere cosa quel gesto “banale” significasse per lui, quanto fosse stato importante e..il corso di tutti quei pensieri fu interrotto dalla voce dolce e rassicurante della mamma che lo informò tutta contenta: “..comunque la mia amica, ci ha invitato a passare da lei il Capodanno, il signor Rukawa starà via anche quel giorno e il primo è anche il compleanno di Kaede..e dato che sono libera pensavamo di passarlo insieme..che dici?” Lui sorrise e la donna si entusiasmò: “allora dobbiamo andare a comprargli un bel regalo!” Hanamichi annuì convintissimo, sapeva già cosa sarebbe potuto piacere alla volpe, aveva avuto modo di osservarlo mentre girovagavano per le bancarelle la sera precedente. I due Sakuragi passarono l’intero pomeriggio fuori tra le numerose bancarelle che ancora lavoravano il giorno di Natale alla ricerca di souvenir per gli amici più cari, e la sera rinfrancati e soddisfatti da quella proficua giornata di spese (che fanno sempre tornare il buon umore) rincasarono anche loro.
Alcuni giorni dopo le feste più importanti, prima del cenone di Capodanno, il capitano aveva stabilito alcune sessioni di allenamento giusto per non far perdere la lena a quelle teste calde che erano i suoi giocatori. In quei pomeriggi Hanamichi aveva rivisto per la prima volta il volpino, dopo quella sera dei fuochi d’artificio, e non sapeva come affrontare la cosa. Avrebbe voluto parlargli ma non era quello né il luogo, né il momento. Per non insospettire i compagni con un comportamento anomalo, ogni tanto ci scappava qualche baka kitsune all’indirizzo del moro o qualche spacconata alla Genio, ma non erano mia venuti alle mani. Con somma gioia del capitano oltretutto. Ma ad entrambi stava bene così, il loro momento stava pian piano avvicinandosi.
12/31 h.22.45 “Hanaaaaaa! Guarda che me ne vado” la voce celestiale della Signora Sakuragi riecheggiò per l’intera abitazione. Come al solito, il rossino era in super ritardo, sarebbero dovuti essere dai loro ospiti già da un pezzo, ma il ragazzo aveva tardato con il ritirare il regalo per il suo compagno di squadra ed ora stava terminando di prepararsi, cercando di non rompersi l’osso del collo nell’essere il più celere possibile. “Uffa! Arrivo..aspettamii...” ma a nulla servì, scendere le scale a due a due per non rimanere indietro, perché quando arrivò all’ingresso si rese conto, notando che vi erano solo le sue scarpe che la mamma l’aveva preceduto. Si sedette per terra per infilarsi, con tutta calma le sue, tanto ormai sarebbe comunque arrivato per ultimo. Quella doveva essere la sua serata speciale, ed invece era cominciata nel modo peggiore. Raccolse da terra la scatola traforata, dove stava il regalo per Rukawa e scoraggiato ed anche piuttosto alterato, perché gli dei ce l’avevano così tanto con lui??- spalancò la porta senza troppi complimenti. Un ringhio seguito da una colorita imprecazione lo distolse dalle sue elucubrazioni. Poi, mentre usciva per accertarsi di cosa fosse successo, una voce che conosceva bene si fece riconoscere: “sempre il solito do’hao?” Rukawa era seduto per terra, le gambe piegate leggermente aperte, e si teneva una mano sulla faccia premuta sul naso. “Kitsune!” saltò su Hanamichi precipitandosi al suo fianco. Cosa diavolo ci faceva lì la volpe. Lo aiutò ad alzarsi facendolo entrare in casa e dopo averlo fatto accomodare sul divano andò a recuperare la borsa del ghiaccio. Ne aveva sempre pronta una d’emergenza, anche se non era più il teppista di un tempo, se ogni tanto ci scappava una “sana” scazzottata lui certamente non si tirava indietro. Tornò nel salotto e vide che il moretto era semi-disteso e teneva la testa sul bracciolo. Indossava una camicia azzurra, di cui aveva lasciato aperti i primi tre bottoni..deliziosa tentazione..su pantaloni blu notte. I capelli gli parevano ancora più lucidi e morbidi del solito. Un braccio mollemente adagiato sulla pancia. L’aveva fatto di nuovo, si era perso nei meandri dei suoi pensieri. Si riscosse avvicinandosi a lui e gli si sedette accanto: “ehi kitsune, il ghiaccio…andrà meglio poi” disse gentilmente sorridendogli. Rukawa si rimise dritto prendendo la borsa che Hanamichi gli porgeva e nel farlo sfiorò la pelle calda del dorso della mano dell’altro. Hanamichi arrossì leggermente e prima che il silenzio calasse tra di loro chiese: “cosa ci facevi lì fuori?” “Dato che non arrivavate mia madre mi ha mandato a prendervi, ho incrociato la tua poco fa” “Ah..sì, ecco…è colpa mia..ho..ho fatto tardi perché stavo prendendo il tuo regalo e..ah!” si interruppe di colpo. Rukawa lo scrutava da dietro la borsa che aveva premuta sul naso e alzò un sopracciglio. “Uffa, doveva essere una sorpresa” si alzò e andò a recuperare la scatola con tanto di enorme fiocco rosso ad ornare il tutto. E gli e la mise sulle ginocchia. Poi tornò a guardarlo sorridendogli felice. Allungò una mano e gli tolse la borsa dal viso: “fai vedere?” in effetti era un po’ arrossato. “Male?” “Non più tanto” Il viso del rosso si incupì un po’, poi con voce bassa disse: “scusa” prima era troppo preoccupato per pensare ad altro. Rukawa lo tolse d’impiccio con il solito: “do’hao” ma c’era dolcezza nel tono di voce usato. “Posso?” domandò accennando al pacco. Hanamichi guardò l’orologio, erano le undici e mezzo, ma..fece un timido cenno della testa affermativo. Rukawa sciolse il fiocco e tolse il coperchio. Quello che vide lo lasciò senza parole. Acciambellato su sé stesso sul fondo della scatola c’era una piccola palla di pelo nera che dormiva tranquilla. Allungò una mano lentamente e con l’indice gli accarezzò piano la testolina tra le orecchie. Era morbido e caldo. Sorrise. Hanamichi allora chiese: “ti piace? Mia mamma è allergica al pelo del gatto e ho chiesto al venditore se poteva tenermelo fino ad oggi”. Rukawa lo osservò di sottecchi mentre si torturava l’orlo del maglioncino bianco a collo alto che portava. Era se possibile ancora più luminoso quella sera. Tutto vestito di bianco, anche i pantaloni dritti dal taglio elegante erano di quel colore. Aveva anche tirato su i capelli un po’ corti, come adesso li portava, per dargli un aria più sbarazzina, sistemando i ciuffi ribelli. “Come hai fatto?” lo tolse nuovamente dall’imbarazzo un loquace volpino. “Cosa?” “Il gatto! Come sai che mi piacciono?” Ora aveva alzato lo sguardo su di lui. “Bè ecco..sai, la notte della v..vigilia nelle bancarelle ti fermavi a guardare i pupazzi a forma di gatto e..” Venne interrotto da un inaspettato “grazie” del ragazzo seduto accanto a lui. Hanamichi in risposta gli sorrise incapace di dire altro. Poi affacciandosi nella scatola anche lui allungò una mano per carezzare la testolina nera: “carino vero?” Il moro rimise la mano nella scatola e mentre accarezzava anche lui la testolina del micio, andò a toccare le dita del rosso che volse il viso confuso verso Rukawa e si ritrovò a tre centimetri dal viso del moro. “A..” ma non riuscì a pensare più a nulla, si era perso ormai in quel mare che erano i suoi occhi profondi. Il volpino gli prese la mano proprio come aveva fatto quella sera, posando la scatola sul tavolino basso di fronte a lui, attirando a sé il corpo di Hanamichi e cingendogli la vita con l’altro braccio. Hanamichi si lasciò cullare in quell’abbraccio mentre stringeva le dita con quelle del volpino. Poi fu tutto un attimo, non seppero dire chi dei due cominciò a muoversi per primo verso l’altro o lo fecero insieme, ma le loro labbra si incontrarono in un bacio dolce. Ma stavolta Rukawa non si fermò, osò chiedere di più posando una leggera pioggia di piccoli veloci baci sulle sue dolci labbra di pesca per corteggiarle e poi passare lentamente la lingua su di esse che magicamente si schiusero per lui dandogli il consenso per un’esplorazione più intima. Hanamichi ricambiò il bacio dapprima timidamente andandogli incontro, poi si fece più passionale -come era nel suo carattere- e cominciarono una lotta sensuale delle loro lingue che si cercavano e i loro gemiti che si espandevano per tutta la stanza erano la più bella colonna sonora che potessero desiderare. Quando dovettero separarsi in cerca d’aria si allontanarono solo di poco, tenendo le loro fronti unite, le labbra ad un soffio. Si guardarono negli occhi come a cercare nello sguardo l’uno dell’altro una conferma dei reciproci sentimenti. Gli spari provenienti dalla strada ed il risuonare dei fuochi che si sentivano in lontananza annunciavano che il nuovo anno era appena cominciato: “buon compleanno Kaede e felice nuovo anno” disse Hanamichi prima di tornare a baciare il suo volpino. Lo fece stendere sul divano per poi unire il proprio corpo al suo. Dapprima i loro erano solo baci e coccole, come se si stessero conoscendo meglio. Mani delicate nei capelli, morbide carezze sul viso fino a che le mani volpine non si posarono sulla pelle calda dell’addome del rosso e sui suoi fianchi intrufolandosi furbe sotto la stoffa morbida del maglione, cominciando una lenta esplorazione, toccando ogni centimetro di pelle che incontrava man mano che gli sfilava con accurata lentezza l’indumento. Hanamichi si inarcò quando le dita volpine presero a giocare con i suoi capezzoli che non ci misero molto ad ergersi per lui. Con un veloce movimento, riuscì a portare il rossino sotto di sé ed aiutato dallo stesso, gli sfilò il maglione fiondandosi ad assaporare con le labbra il petto scolpito. Cominciò una lenta e sensuale discesa dal collo, baciò lieve le spalle scendendo sensuale con la lingua a lambire i capezzoli che prima aveva torturato lasciando una scia umida fino al suo ombelico, al quale diede le dovute attenzioni riempiendo di baci e piccoli morsi la pelle sensibile della pancia, mentre le dita giocherellavano con il bottone dei pantaloni. Hanamichi dal canto suo nonostante fosse impegnato a gemere e godere della carezze del compagno con occhi socchiusi velati di passione, osservava il volpino muoversi e le sue mani dapprima sui suoi capelli si erano mosse e cominciavano a sbottonare la camicia di Rukawa. Impaziente di sentire la pelle liscia del suo petto contro il suo, lasciò scivolare la camicia sulle sue spalle e Rukawa con un movimento ondulatorio di esse se la sfilò. Hanamichi arrossì leggermente e gli sorrise dolce, era semplicemente bellissimo, quell’angelo che abitava i suoi sogni ora era lì tra le sue braccia. Kaede si abbassò nuovamente per baciare quelle labbra piene e socchiuse per lui, tornando ad occuparsi della parte bassa degli indumenti del rosso che alzando automaticamente il bacino gli facilitò l’operazione, permettendogli di levargli pantaloni e boxer insieme. Non si aspettava quella mossa ed ora il ritrovarsi nudo sotto un Rukawa quasi completamente vestito lo imbarazzava oltre ogni dire. Attirò a sé il corpo diafano, nascondendosi contro il suo collo. Non gli piaceva essere osservato così profondamente dalla volpe, lo imbarazzava da morire. Con quel gesto rapido portò a contatto le loro erezioni. La sua nuda contro quella di Kaede ancora imprigionata nella stoffa che ormai cominciava dolorosamente a tirare. Entrambi gemettero. Il moretto si slacciò lento dalla stretta del ragazzo sotto di lui e rimanendo cavalcioni sulle sue ginocchia, dopo aver incatenato i suoi occhi ai propri movimenti, quando fu certo di avere la sua totale attenzione, gli posò l’indice sulle sue labbra scendendo lungo il mento, il petto ambrato, seguì la sua erezione per tutta la lunghezza, per poi proseguire sul suo corpo, sfiorare il proprio membro da sopra la stoffa e risalire fino alla zip che fece scendere con un movimento sempre più lento ed estenuante. Si mise entrambe le mani sui fianchi ed afferrando il bordo dei pantaloni, cominciò ad abbassarli. Hanamichi tratteneva il fiato tenendo la bocca leggermente socchiusa e gli occhi fissi sui movimenti dell’altro come da quei gesti dipendesse la sua stessa vita. Rukawa aveva perso la sua maschera di freddezza ed un sorriso maliziosissimo e divertito si dipinse sul suo volto. Hanamichi accorgendosi del comportamento dell’altro alzò il bacino muovendo le gambe facendo sbilanciare il volpino che ricadde su di lui a pochi centimetri dal suo volto. Hanamichi sorrise e con voce roca: “ti diverte farmi impazzire?” Kaede per tutta risposta unì le loro bocche in un bacio mozzafiato mentre con un unico deciso movimento si tolse pantaloni e biancheria stendendosi subito sopra di lui, facendosi spazio tra le gambe del rosso che le aveva aperte per lui. Appena i loro corpi bollenti vennero a contatto, entrambi ansimarono pesantemente guardandosi negli occhi. Sakuragi prese a muovere i fianchi sfregando le loro intimità in un movimento sempre più veloce e stimolante. Kaede, tenendo sempre incollato a sé lo sguardo del rosso si portò le dita alle labbra e cominciò ad inumidirle tirando fuori la lingua e passandola tra di esse facendo in modo che il rosso seguisse ogni suo movimento, poi con sguardo lascivo le sfilò per portarle tra le natiche di Hanamichi e dopo aver stuzzicato la sua apertura vi infilò un primo dito facendo sì che il rosso gemesse a quella intrusione tirando un sospiro quasi di sollievo. Era fin troppo eccitato dai preliminari per provare dolore. Solo quando il moro lo penetrò anche con un terzo dito per allargarlo ulteriormente sentì un leggero fastidio che subito passò sotto le abili mani del suo amante. Quando Hanamichi cominciò a spingere verso quelle dita lunghe ed affusolate per avere di più Kaede le tolse da quel corpo caldo ed Hanamichi lo osservò con sguardo supplice. E Rukawa sorridendogli stavolta dolcemente si posizionò meglio tra le sue gambe avvolgendosele attorno ai fianchi. Portò la punta della sua erezione contro quella deliziosa fonte di calore e piano spinse. Hanamichi però non era dello stesso avviso e se anche fosse felice di quelle attenzioni e premure si spinse a sua volta verso di lui accogliendolo quasi completamente in sé e Kaede non lo fece attendere oltre con una spinta decisa lo penetrò. Solo due lacrime bagnarono le guance del rosso, più che altro perché finalmente era stato accontentato, dopo tanto aspettare, e Rukawa si chinò su di lui per raccogliere quelle stille salate unite al sapore della sua pelle d’ambra. E quando Hanamichi cominciò a muoversi contro di lui dandogli il suo assenso per cominciare ad amarlo completamente, prese il sesso duro del compagno cominciando a massaggiarlo per dare anche a lui piacere affinché godessero insieme. Si muovevano seguendo una musica immaginaria tutta loro ed Hanamichi allungò le braccia aggrappandosi al collo di Kaede per poi far forza su di esse e tirarsi su unendo le sue labbra a quelle del suo silenzioso ragazzo. Fu un bacio umido e passionale, poi Hanamichi spostandosi di poco dal suo viso fissò i caldi occhi color del miele negli oceani blu dell’altro e dopo essersi portato l’indice alle labbra proprio come aveva fatto prima il suo amante, giocherellò con la lingua e le labbra facendo sparire il proprio dito dentro la bocca lo muoveva seguendolo stesso ritmo dei loro corpi. Poi quello stesso dito lo sfilò portandolo a segnare le fini labbra volpine che automaticamente si aprirono per lui riprendendo da dove Hanamichi aveva interrotto. Dispettoso il rosso lo privò subito di quel “dolcetto” quando si accorse che stavano per raggiungere il limite massimo del piacere, portando una mano sulla schiena bianca della volpe, lo fece scendere sempre più segnando la spina dorsale fino a giungere al suo sedere e senza dare a Rukawa il tempo di comprendere lo violò inserendo in fondo l’indice facendo inarcare il corpo dell’altro contro il suo e che per la sorpresa e per il leggero dolore che sentì per quella poco delicata intrusione, strinse forte il sesso del rosso che teneva in mano ed Hanamichi liberò tutto il suo piacere sui loro ventri e nella mano di Kaede. Sentirlo dentro di sé era fantastico, avere le sue dolci e sensuali carezze e soprattutto sentire quanto fosse caldo, l’aveva fatto sentire come fosse in paradiso e tutte quelle magnifiche sensazioni l’avevano eccitato all’inverosimile diventando una miscela esplosiva di sensi. Subito dopo di lui Rukawa spingeva sempre più a fondo nel suo corpo ed Hanamichi nonostante fosse quasi stremato continuava a far entrare ed uscire quell’unico dito in lui, una stimolazione erotica assoluta per il moretto, stava prendendo e..in un certo senso veniva preso. Si svuotò con un grido roco di appagamento nel corpo caldo del rossino che ancora lo stringeva a sé, poi entrambi si lasciarono andare sul divano mentre i loro respiri tornavano pian piano regolari, insieme al battito furioso dei loro cuori. Pur non volendo, Kaede appena ebbe recuperato un po’ di forze, piano uscì dal corpo di Hanamichi per poi tornare a circondargli la vita in un abbraccio protettivo. Sakuragi allungò un braccio e preso il plaid dalla spalliera del divano coprì entrambi. Ma, mentre Rukawa si era già lasciato ammaliare dal mondo di Morfeo abbandonandosi al dolce sonno, il rossino non riusciva a chiudere gli occhi. Non voleva dormire, aveva tra le braccia il suo angelo, il suo sogno di sempre e non poteva smettere di guardarlo. Gli piaceva troppo l’espressione che il volpino assumeva mentre abbandonava quella solita espressione leggermente imbronciata, lo aveva scorto parecchie volte sul terrazzo e lui neanche se n’era accorto. In quel momento abbandonato tra le sue braccia era così dolce, inconsciamente lo stringeva e strusciava la guancia calda sul suo petto. Le labbra socchiuse il cui respiro gli solleticava il collo. Avrebbe tanto voluto baciarlo di nuovo, sentire il suo sapore, ma non voleva svegliarlo. Tolse dolcemente il braccio da sotto la sua testa e vi pose un vero cuscino. Si scostò piano da lui e dopo una veloce carezza su quei serici capelli si defilò nel bagno, una doccia calda ci voleva propria. Si immerse sotto il getto caldo dell’acqua che pioveva su di lui ripensando ai momenti appena trascorsi. Le sensazioni intense mai provate in tutta la sua vita. Non sapeva se trovasse tutto così meraviglioso perché era stata la sua prima volta o perché fosse innamorato, lui amava quella volpe silenziosa, bellissima. Immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che qualcuno era entrato con passo felpato nel bagno e si era avvicinato a lui. Solo quando due braccia gli si strinsero leggere intorno alla vita posandovi le mani ed intrecciandole sul suo ventre. Hanamichi sussultò per la sorpresa sentendo il corpo dell’altro ancora nudo, premere contro il suo. Quello esile di Rukawa aderiva in modo perfetto al suo. Subito però si rilassò, il moretto aveva mosso le mani ad accarezzare senza pretese il suo membro a riposo attardandosi a giocherellare con i peli pubici solleticandolo. E a quel gesto così intimo, sensuale e audace contrapponeva dei piccoli baci che dal collo si spostavano sulla spalla per poi fare marcia indietro e giungere fino all’orecchio, dove dolcemente prese a mordicchiare il lobo e a succhiarlo, tirandolo un poco, per fargli un simpatico dispetto e sentirlo sospirare. “Mmh, Kae..de..” Hanamichi non aveva resistito e dopo aver aperto la bocca per respirare aveva dato voce alle sue sensazioni. Allungò una mano per attirare la testa mora di più a sé e voltandosi in quell’abbraccio aveva catturato le sue labbra in un bacio profondo. Ora anche Rukawa era completamente sotto l’acqua dopo aver spinto Hanamichi verso il muro della doccia, le mani di quest’ultimo, vagavano sulla nuca e la schiena volpina per tenerlo legato a sé. Rukawa guardandolo nuovamente con lo sguardo annebbiato dal desiderio con un colpo secco chiuse l’acqua e parlò con la sua voce morbida e bassa resa sensuale e roca dal piacere: “Hana, andiamo in camera tua” ed Hanamichi prendendolo tra le braccia mentre la volpe gli avvolgeva le gambe intorno alla vita e le braccia al collo, aggrappandosi a lui stile koala, continuava a baciarlo su tutto il viso con foga. Ed Hanamichi lo portò nella sua camera raggiungendo il letto e adagiandolo tra le coperte. Come fece per alzarsi però Rukawa lo tirò nuovamente giù leggendo sorpresa e confusione in quelle meravigliose iridi dorate. “Prendimi!” disse solo e aveva tutta l’aria di essere un ordine. “Ma..Ru..i..io..” il moretto gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere facendo risuonare ancora la sua voce: “io..prima, quando stavamo facendo l’amore e t..tu, io..insomma, do’hao, mi è piaciuto!” Kaede Rukawa non solo balbettava e s’imbarazzava incespicando con le parole, ma meraviglia delle meraviglie, era anche arrossito. Le sue gote avevano assunto un colorito rosato che fece battere ancora più forte il cuore di Hanamichi che continuava a guardarlo adorante e con tutto l’amore che provava per lui. “Fai l’amore con me ancora Hanamichi, voglio sentirti dentro di me. Ti amo!” e l’aveva detto senza esitazioni, l’imbarazzo completamente dimenticato, mentre lo guardava dritto negli occhi ed Hanamichi non poté far altro che stringerlo a sé, e baciarlo con trasporto. Kaede aprì le gambe per lui che vi si posizionò meglio. Riempì il suo corpo di baci e leccò via qualche goccia d’acqua impertinente che osava posarsi sul meraviglioso corpo del suo ragazzo. Poi quando si trovò vicinissimo alla sua erezione lo guardò negli occhi vedendo che lo osservava mentre si trovava adagiato sul cuscino e gli mise un dito tra le labbra di modo che lo inumidisse e lui a sua volta chiuse la bocca sul membro del moretto e cominciò a succhiare e pompare massaggiandolo anche con le mani, giocando con le sue sacche piene. E Rukawa a quello stesso ritmo simulava la stessa operazione con la bocca e le dita del rosso. Quando sentì che stava per venire aprì la bocca ed Hanamichi tolse la mano per portarla sotto di lui, tra le sue natiche ed infilò il primo dito, cominciando a muoverlo in lui. Era stretto più di quanto ricordasse e man mano che Hanamichi aumentava il numero delle dita in lui, aumentava la suzione del suo membro, aiutato da Rukawa che gli aveva messo le mani tra i morbidi capelli, e lo incitava a dargli di più, fino a che ormai al limite si liberò nella sua bocca. Il rosso prese tutto per sé quel prezioso dono e risalì sul suo corpo a baciargli il viso e gli occhi chiusi, mentre riprendeva fiato. “Stai bene?” chiese premuroso quando vide che aveva riaperto gli occhi scostandogli la frangia per potersi specchiare in quel mare profondo. “Nh” rispose solo sporgendosi per baciargli le labbra. Hanamichi gli regalò un sorriso dolcissimo e tolte le dita, entrò piano dentro di lui un po’ per volta, per non arrecargli troppo dolore. Kaede si morse le labbra per impedirsi di urlare ed artigliò le lenzuola. Ma Hanamichi se ne accorse e risalì piano baciandolo, prendendogli la mano ed intrecciando le dita con le sue stringendole e venendo ricambiato con un’altrettanta forte stretta. L’altra mano Sakuragi la portò tra i loro corpi massaggiando il suo sesso nuovamente sveglio cercando di non fargli provare molto dolore distraendolo. Quando fu completamente in lui lo chiamò attirando la sua attenzione e parlando nel suo orecchio con voce roca e dolcissima: “sei bellissimo Kaede..” e assestò la prima spinta, “aahn, meraviglioso..” e spinse di nuovo più in profondità, “e sei..caldo..” spinse ancora sentendo che Kaede stringeva le gambe attorno al suo bacino attirandolo a sé “..e ti amo” gli soffiò sulle labbra prendendo a muoversi più veloce in lui, con lui. Raggiunsero insieme un potente orgasmo che li lasciò senza forze. Ci misero un po’ perché i loro respiri tornassero normali ed Hanamichi uscì dal corpo del volpino lentamente, provocando in lui un gemito basso, più una protesta per la sua assenza che per il dolore. Hanamichi si sistemò al suo fianco abbracciandolo e tirandoselo contro, e coprì entrambi con la pesante coperta ai piedi del letto.
Hanamichi si destò per primo parecchie ore dopo, sentendo un buon profumo di caffè, si infilò i boxer e una felpa da casa larga e smessa e scese in cucina. Qui trovò la madre con tanto di mascherina che copriva bocca e naso, intenta a preparare la colazione, in compagnia della signora Rukawa seduta al tavolo con in braccio il micio che aveva regalato alla kitsune solo qualche ora prima. “Bu..buongiorno!” salutò e si sedette anche lui a tavola. A dire il vero si trovava un po’ in imbarazzo, avevano bruciato la loro serata e non si erano fatti sentire, ora , cosa avrebbero detto? Ma tutti i suoi dubbi e le sue paure furono cancellate dal sorriso che le due donne rivolsero ad un Kaede appena sveglio ancora semi addormentato che aveva fatto il suo ingresso comparendo poco dopo di lui con indosso solo un accappatoio di spugna morbido. “Ben svegliato tesoro!” lo salutò la madre “Buongiorno Kaede e..buon compleanno” fece eco la signora Sakuragi posando in tavola quattro tazze fumanti unendosi agli altri due. “Nh..’azie!” rispose solo il moretto, andando a sedersi tranquillamente sulle ginocchia del rossino, per poi posare la testa sulla sua spalla e dopo avergli dato un bacio sul collo, chiudendo gli occhi mormorò “buongiorno do’hao!”, tornando poi molto probabilmente nel mondo dei sogni incurante di un imbarazzatissimo Hanamichi e delle risate delle due donne di fronte a quella deliziosa scenetta.
Owari ^^
* noticina finale: mi è stato fatto notare che effettivamente il Natale in Giappone non è una ricorrenza importante come da noi, però trattandosi di una fan fiction questo non dovrebbe avere molto importanza no? Pertanto consideratela una licenza poetica in fondo non credo che Hana e Ru ci abbiano fatto tanto caso e non gli sia dispiaciuto per niente >.<
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