Titolo: Buio
Autore: ki_chan
Parte: 21
Pairing: MichelexJoel
Raiting: nc-17 (per l'argomento trattato)
Buio
Capitolo XXI
( Michele )
Quando suonano alla porta è ormai mattina.
Io sono steso sul letto con ancora vestiti della sera prima. Tornato a casa
mi sono lasciato cadere sul letto così com’ero sperando di trovare
pace in un sonno profondo. Ma gli occhi disperati e tristi di Joël non
hanno fatto che tormentarmi per l’intera notte. Come ho potuto essere
così insensibile e cieco. Per tutto questo tempo non ho capito davvero
quanto Joël soffrisse.
Dirgli certe cose è stato molto crudele … con Joël è
sempre così, finisco per dire cose che non vorrei dire.
Il campanello suona ancora. Questa volta mi alzo e vado ad aprire. Mio fratello
quando mi vede sembra preoccupato, forse per le occhiaie scandalose che mi decorano
il viso o forse per la mia espressione.
« Va tutto bene? »
« Si, non preoccuparti ho solo dormito poco. »
« Allora, andiamo?! »
« Io … »
« Hai cambiato idea? Non vuoi venire? »
« No, non è questo, solo che non sono molto dell’umore, non voglio rovinare anche a voi la vacanza »
« Hai bisogno di un po’ di tranquillità … vedrai che ti farà bene andartene per qualche giorno. Poi non sarei tranquillo a lasciarti qui da solo in queste condizioni »
« Sei sempre il solito esagerato!! Io sto bene! »
« Sono preoccupato, anche se dici il contrario! »
« Forse hai ragione tu, mi farà bene … »
( Joël )
Quando suonano alla porta vado ad aprire convinto di trovare davanti alla porta Francesco poiché gli ho promesso che lo accompagnavo a comprare un libro. Ma quando apro la porta trovo davanti a me Michele. Mi sorride appena facendo risaltare ancor di più i lineamenti del viso appesantiti dalla stanchezza. È lui il primo a parlare:
« Ciao »
« Ciao … Maximilian sta ancora dormendo se vuoi parlargli … »
« Sono qui per parlare con te. »
« Allora, dimmi pure. »
« Volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri e dei giorni scorsi. Non avevo il diritto di dirti quelle cose. Il fatto è che non so mai come comportarmi con te. Sembra che tutto ciò che ti dico passi inosservato, che ti scivoli addosso senza nemmeno sfiorarti, così finisco per dire cose che non vorrei dire solo per provocarti. Ma non sopporto di vederti soffrire per colpa mia. Se puoi dimentica quello che ti ho detto ieri sera. »
« … »
Sinceramente non so definire la sensazione sgradevole che provo a quelle parole. L’unica cosa che riesco a pensare sono le sue parole quando mi ha detto che si era innamorato di me. Pensare che anche quelle parole potrebbero essere solo una provocazione mi rattrista come mai avrei creduto. Ho pensato alle sue parole per quasi tutta a notte. E’ così dolce e piacevole l’idea di essere amato da Michele che ci avevo davvero creduto. Vorrei chiedergli se devo dimenticarmi anche quelle parole, vorrei e probabilmente se non si trattasse di Michele lo farei.
« Inoltre, volevo chiarire che tra me e mio fratello non c’è nulla. Lui è sposato e ha due splendidi figli. Mi spiace d’averti fatto credere il contrario … in questi due anni non sono mai stato con nessun altro oltre a te. »
« Perché me lo dici? »
« Volevo fosse chiaro »
« Spero tu non sia venuto solo per dirmi questo … »
Mi pento appena finisco la frase. Sono tremendamente a disagio e questo m’innervosisce. Michele non sembra particolarmente irritato dalle mie parole, sembra quasi che si aspettasse un simile comportamento.
« Volevo salutarti prima di partire … »
Il suo tono è tremendamente dolce, sembra una carezza. La mia voce è quasi un sussurro incerto.
« Divertiti »
Mi guarda stupito. Mi affretto a chiarire le mie parole, non voglio che fraintenda.
« Non volevo sottointendere nulla … »
« Lo so, solo non me l’aspettavo. … grazie! »
Abbasso la testa guardando il pavimento un po’
a disagio per il suo sorriso. Rimaniamo in silenzio qualche istante, io non
ho il coraggio d’alzare lo sguardo.
Sento improvvisamente la sua mano sulla mia guancia, un tocco leggero, caldo
e vellutato. Mi fa alzare il viso e mi guarda con dolcezza. Non riesco a sottrarmi
a quel contatto. Rimango immobile.
« Non hai idea di cosa darei pur di vedere un sorriso su queste labbra! »
La sua voce è ancora più dolce
e mentre lo dice mi sfiora le labbra con il pollice. Vorrei poter dire qualcosa,
ma la mia mente sembra vuota. L’unica cosa che sono in grado di fare è
arrossire vistosamente.
Siamo ancora immobili sul pianerottolo quando sentiamo dei passi sulle scale.
Ci voltiamo entrambi giusto per vedere Francesco guardarci con due occhioni
luccicanti e un po’ colpevoli. Michele allontana immediatamente la mano.
Francesco non sa cosa fare. Fa per andarsene ma Michele lo precede dicendo
« E’ meglio che vada ora! »
Il suo tono è freddo e duro, così
diverso da quello di poco prima. Vorrei dirgli di non andarsene ma sono solo
in grado di guardare la sua schiena mentre percorre il piccolo pianerottolo
fino alle scale. Ignora totalmente Francesco che sono sicuro vorrebbe sprofondare.
Infatti, appena Michele se n’è andato mi si avvicina e preoccupato
mi dice:
« Mi dispiace davvero, io non volevo interrompervi però non ho fatto in tempo a svignarmela … perdonami!! »
« Non preoccuparti, non hai interrotto proprio nulla! »
« Cooosa!!?? E tu quello lo chiami nulla!! Ma se sembravate Lilli e il Vagabondo!! »
« Cos’è che sembravamo??! »
Mi strappa un sorriso. Ho sempre invidiato il suo carattere aperto e solare, è capace di strappare un sorriso a chiunque.
« Devi assolutamente raccontarmi nei minimi particolari le vicende che hanno portato a quella bellissima, dolcissima e romanticissima scena »
« Io non ci conterei se fossi in te … »
Mi piace tenerlo un po’ sulle spine e giocare sulla sua curiosità, tanto sappiamo entrambi che gli racconterò tutto molto presto.
« E dai sei cattivo!! Lo sai quanto sono tremendamente curioso! »
« Ma sì, mentre siamo fuori ti racconto tutto »
« Allora andiamo, forza. Mi farò perdonare … vedrai, poi ti sentirai benissimo!! »
Mentre lo dice mi trascina per una mano. Io comincio davvero a preoccuparmi, conoscendolo
« Che cosa hai in mente?? »
« Che cosa vuoi che abbia in mente … la cosa migliore per chi è depresso è andare a fare shopping!! »
« Ma a me non piace fare shopping!! … è a te che piace!! »
« Questa è solo una sottigliezza!! Forza andiamo!! »
*** ***
Francesco mi ha letteralmente trascinato in
giro per negozi per l’intera mattinata. Alla fine, mi trascina in un negozio
dove, dice lui, c’è un paio di pantaloni fatti apposta per me.
Io lo seguo più per disperazione che per reale convinzione. So bene che
è tanto cocciuto che non riuscirei mai ad oppormi.
Mi strappa un sorriso mentre tutto esaltato spulcia tra la pigna di jeans alla
ricerca della mia taglia. Quando si gira verso di me con un paio in mano ogni
mia speranza svanisce e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo in un camerino
con i jeans in mano. Guardo ancora un po’ stupito la porta che Francesco
a chiuso dopo avermi detto che andava a vedere se trovava qualcosa da metterci
sopra … e so benissimo che lo troverà.
Mi siedo sul piccolo sgabello e mi spoglio con calma. Sono ancora in mutande
quando Francesco, spalancando la porta, con orgoglio mi mostra una camicia.
« Ma perché non li prendi per te? »
« Perché io non ho nessuno per cui farmi bello!! »
« Nemmeno io! »
« Ma come?! Devi farti bello per Michele!! »
« Non dire stupidaggini. Ti ho detto come stanno le cose! »
« Mi hai detto che ti ha confessato i suoi sentimenti … »
« No, ti ho detto che mi ha detto che si era innamorato perfino di me e ti ho anche detto che se tutto va bene era solo una provocazione! »
« E io cosa ti ho detto? »
« Che sono uno stupido … »
« E te lo ripeto. Credi davvero che avrebbe potuto scherzare su una cosa simile?? E poi verrebbe da te dicendoti cose dolci e guardandoti in quel modo? Senza contare il suo comportamento fino ad ora? »
« Secondo me vedi cose che non esistono … »
« Pensala pure come vuoi, io sono più che convinto di quello che dico. E comunque se avessi ragione tu, a maggior ragione devi farti bello per conquistarlo! E se anche questo non ti convince, farsi belli fa bene allo spirito … e tu ne hai un gran bisogno!! »
« Tanto oggi è partito »
« Quando torna? »
« Non lo so »
« Potresti chiamarlo e invitarlo al pranzo di Natale »
« Lo passa col fratello »
« Quel fratello? »
« Sì, quello! »
« Potreste fare qualcosa a capo d’anno. Anzi potremmo fare qualcosa tutti insieme »
« Sì … forse. »
« Dai su provali, cosa fai ancora in mutande!! Ti aspetto fuori! »
Indosso i vestiti che Francesco ha scelto per
me. Ha sempre avuto un occhi particolare per queste cose e anche questa volta
sono perfetti, forse solo un po’ audaci.
I jeans neri sono stinti sulle cosce e sul sedere. Mi fasciano perfettamente
la vita e le cosce per poi allargarsi. La vita bassa lascia in vista buona parte
del ventre. La camicia bianca è morbidissima e mi fascia il torace fin
troppo, non lasciando molto all’immaginazione. Esco dal camerino dove
Francesco mi sta aspettando. Mi guarda con due occhioni stupefatti per poi avvicinarsi
e slacciarmi un po’ di bottoni della camicia. Dopo mi dice:
« Così sei davvero bellissimo! »
Mi volto verso lo specchio del camerino. Devo ammettere che sono molto indecente ma Francesco ha ragione … non sono affatto da buttar via.
*** ***
Prima di riuscire a trascinarlo a casa è
riuscito a convincermi a prendere un maglione e un paio di boxer.
Mi piace passare il tempo con lui, ora più che mai. È l’unico
a ricordarmi che esiste una vita fatta di risate e sorrisi, una vita in cui
le persone non sono sempre felici ma ogni tanto lo possono essere. Lui è
l’unico a sorridere ancora e io non posso che nutrirmi del suo sorriso.
Il tempo con lui sembra volare via tranquillo e il mio cuore per qualche ora
è meno pesante.
L’ho convinto a venire a casa mia per vedere un film. Mi sforzo ad avere
una vita normale, fatta di piccole cose. Mi sforzo d’avere divertimenti
tipici di un ragazzo della mia età. Mi sforzo di sorridere. Ma quando
sono da solo con me stesso non posso fingere ancora, nascondere una vita fatta
di dolore e solitudine, fatta di … … nulla. Perché infondo
è solo questo. Oltre il dolore, oltre la lancinante sofferenza dell’anima
c’è solo il nulla … ed è meglio soffrire fino a consumarsi
il cuore e gli occhi per le troppe lacrime versate, piuttosto che non provare
più nulla e non avere più nulla per cui soffrire.
Siamo seduti uno accanto all’altro sul
divano a guardare il film quando mi corico appoggiando la testa sulle sue gambe.
Con una mano comincia ad accarezzarmi tra i capelli, giocando ogni tanto con
essi. Un movimento dolce, quasi ipnotico. Per un istante mi sembra sia Michele.
Chiudo gli occhi e spero di riuscire a catturare quella sensazione tanto violenta
quanto fugace, dolce e dolorosa allo stesso tempo, malinconica quasi, come un
ricordo passato. Una sensazione che non ha nulla a che vedere con la mia mente,
sembra quasi il mio corpo a crearsi quest’illusione. E quando anche quest’illusione
svanisce non può che lasciare solo la tristezza, quella sensazione amara
di chi sa che anche quella è perduta.
Riapro piano gli occhi per scoprire che sono annebbiati dalle lacrime, vorrei
non essere così debole.
Francesco non si accorge di nulla o forse fa finta di niente, è indifferente
per me. Lui sa tutto di me e per questo si preoccupa ancor di più.
Ora della fine del film sono riuscito a trovare un certo contegno anche se devo
avere ancora gli occhi rossi.
« Perché non rimani qui a mangiare? »
« Non vorrei disturbare »
« Ma no, figurati, è da tanto che non rimani a cena, vengo sempre io da te »
« Ma mia madre è contenta quando può cucinare per te »
« Anche noi siamo felici se rimani qui, fra poco dovrebbero tornare anche Stefano e Maximilian »
« D’accordo … anzi cosa ne dici di cucinare noi? Sarà divertente! »
« Sai che sono una vera frana in cucina!! Non mi piace mettermi ai fornelli! »
« Ti farà bene fare qualcosa di diverso ogni tanto! »
« Ti preoccupi sempre troppo per me, mi dispiace darti tanti pensieri! »
« Non dire sciocchezze, io mi preoccupo il giusto!! Non esagero mai in nulla io! »
Alle sue parole segue una bella linguaccia, sa anche lui che esagera sempre in tutto. Anche la vita sembra non bastargli mai, sembra voler divorare ogni giorno, vivere ogni minuto al massimo.
Sono ridicolo con il grembiule e un mestolo di legno in mano mentre mescolo il sugo. Francesco è indaffarato a buttare la pasta.
« Sei sporco di sugo sulla guancia! »
Gli dico indicando con un dito. Lui mi risponde allegro:
« Dove? Sono tanto sporco? »
« No, solo una goccia »
« Lecca »
Io scoppio a ridere. È strano e questo lo sapevo da tempo, ma non mi ero reso conto così tanto.
« Che c’è? Non dirmi che ti fa schifo! Mi hai leccato ben altri posti! »
Arrossisco involontariamente. È il campanello a salvarmi da quella situazione. Vado ad aprire così come sono suscitando stupore e un pizzico d’ilarità in Stefano che si affretta a fare una descrizione minuziosa del mio abbigliamento a Maximilian che sembra altrettanto divertito dalla cosa.
Almeno ho fatto sorridere un po’ Maximilian.
Almeno questo. Durante tutta la cena l’unico a parlare sembra Francesco.
Era da tanto che in questa casa non passavamo un cena tanto allegra. Maximilian
ormai sembra rifiutarsi di parlare e quando lo fa sono solo pochi sussurri.
La pasta era davvero buona e per buona parte della cena non faccio che fissare
la goccia di sugo sulla guancia di Francesco che evidentemente se n’è
dimenticato. Ripenso alle sue parole e mi sento un po’ uno stupido. Ha
ragione, siamo andati a letto insieme innumerevoli volte però provo ancora
vergogna e disagio per gesti affettuosi. È un mio limite quello di non
essere in grado di accettare un’ intimità particolare che esuli
l’atto sessuale. È così anche con Michele.
Non riesco proprio a non pensare ogni istante a lui.
Chissà cosa avrà pensato quando ha visto Francesco. Probabilmente
pensa che non ho mai smesso di divertirmi con lui e che lo faccio tuttora. Sarebbe
corretto chiarire l’equivoco ed essere corretto come lo è stato
lui con me. Non posso negare di aver gioito quando mi ha detto di non aver avuto
nessun altro. È pur vero che non avrei mai il coraggio di dirgli chiaramente
come stanno le cose. Anche se è vero che io e Federico non andiamo più
a letto insieme da molto tempo. Esattamente da quando Michele mi chiese di smettere
di vedere altri uomini. Certo non potrei negare che da quando ci siamo lasciati
passo le sere con uomini sempre diversi.
Dopo cena Francesco acconsente di rimanere da noi ancora qualche ora. Andiamo in camera mia a vedere la televisione. Siamo entrambi stesi sul mio letto quando Francesco dopo essere rimasto a lungo in silenzio mi dice:
« Perché non … non smetti
di andare con tutti quegli uomini? »
« Ancora con questo discorso? »
Ormai è una settimana che non fa altro che parlare del mio comportamento notturno. So bene che si procura, lo vedo dietro al bancone del locale che non mi toglie gli occhi di dosso. Mi segue con quello sguardo da chioccia preoccupata. Le altre volte ho interrotto la discussione sul nascere ma non posso certo evitarla in eterno.
« Si! E continuerò a farlo finché non la smetterai di darti via in quel modo! »
« A me va bene così! E non mi sembra ci sia nulla di così scandaloso a fare sesso con uno sconosciuto! »
Gli rispondo scocciato. Non vado certo fiero di quello che faccio ma non voglio che mi venga a dire cosa devo fare. È la mia vita e dovrei avere il diritto di rovinarmela senza che nessuno mi rimproveri per questo. Forse un ragionamento assurdo ma ho già abbastanza problemi senza i sensi di colpa e i moralismi.
« Però è orribile andare con tanti uomini, senza conoscerne nemmeno uno! »
« Mi stai dando della persona orribile, a quanto vedo … è questo quello che pensi di me? »
Il mio tono non è arrabbiato. Forse solo molto triste perché so bene che ha ragione, a ritenere ignobile non solo il mio comportamento ma anche la mia persona. In me non c’è più nulla di bello, solo dolore e disperazione.
« No, certo! È solo che … io proprio non capisco come tu possa farlo, ogni settimana vai con uno diverso! »
« Mi controlli? »
Chiedo sarcastico, ben sapendo che non tutte le volte che vado al locale ho un angelo custode che veglia su di me … non a caso vado solo quando so essere di turno Francesco. Stranamente la sua presenza mi tranquillizza, mi fa sembrare quel posto meno deplorevole.
« Si! Sono preoccupato! »
« Di cosa? È solo un po’ di sesso! »
« Sono preoccupato di come ti stai riducendo … se ammettessi almeno di soffrire … »
« Piantala! Quando stavo con Michele non era molto diverso! »
Lo interrompo bruscamente. So cosa voleva dire. Vorrebbe che ammettessi quanto sto soffrendo per Michele. Passo ogni istante a convincermi che non soffro, a cercare di non farlo vedere a nessun altro. Vorrei poter ammettere il mio dolore … quello che mi stringe il cuore ogni volta che penso a lui, quello che mi fa mancare il respiro ogni volta che lo vedo. Ma ho la sensazione che se solo lo dicessi ad alta voce la mia sofferenza sarebbe ancor ancora più reale. Non potrei più illudermi …
« Era molto diverso! Prima almeno te li sceglievi con un minimo di criterio, adesso sembra non t’importi nemmeno chi sia, basta che si lascia fare quello che vuoi tu »
E’ inutile mentire, continuare questa farsa assurda, almeno non con Francesco.
« Non so nemmeno che faccia abbiano quelli che mi sono portato a letto »
« Perché lo fai? Io proprio non lo capisco! … lo trovi più eccitante o cos’altro? »
« … Non provo nulla di particolare quando sono con loro … anzi non provo proprio niente! Però almeno riesco a non pensare … »
Quando vado con loro mi sembra di vivere la scena quasi fossi un semplice spettatore. A malapena sento il corpo sotto il mio. Non ci sono carezze, non ci sono baci. Solo due corpi sudati uniti in un amplesso quasi animalesco. In quei momenti non c’è nulla nella mia mente, non c’è nulla nel mio cuore. Solo un mero piacere sessuale.
« Non ti fa schifo, dopo? »
« Sì … … »
Quella sensazione di vertigine e di nausea quando ormai tutto è finito. Sembra acido sulla pelle mentre mi sento sporco. Disgusto mentre sento i gemiti strozzati del corpo sotto di me.
« Perché ti punisci in questo modo? »
Lo guardo stupito. Punizione? … non ho mai pensato a quest’interpretazione. Probabilmente la più probabile.
« E’ colpa mia … se l’unico calore umano che posso avere è quello di uno sconosciuto in cerca di un’ avventura di una notte »
« Ma tu puoi avere molto di più! Potresti avere una persona accanto che ti ama. »
« E chi sarebbe? »
« Michele … »
Sempre lui … sembra un’ossessione.
« Noi due non potremmo mai aver nulla di simile. Mi sono illuso che potesse esserci ma non è così … lui è irraggiungibile per me … »
« Che cosa stai dicendo? »
« La verità! »
… dolorosa, insopportabile ma è la verità. Mio padre aveva ragione, lui è migliore di me. Io lo farei solo soffrire con la mia imperfezione.
« Allora, se non vuoi lui cerca qualcun altro … hai bisogno di una relazione duratura non d’avventure! »
« Non posso … »
« Perché? »
« Perché lo amo e non riesco a pensare a nessun altro che non sia lui … »
Gliel’ho detto tutto d’un fiato,
quasi urlando. Ho parlato d’impulso, altrimenti non avrei mai detto una
cosa simile. Probabilmente è proprio quello che voleva Francesco ben
sapendo che non avrei mai detto una cosa del genere in modo consapevole.
Francesco sorride. È la prima volta che ammetto i miei sentimenti …
è così strano.
« Se vi amate perché non vi chiarite »
« E’ inutile! Non sarei in grado di farlo felice! Per dare amore ad un’altra persona bisogna essere sereni ed essere disposti a giocarsi tutto. Io non ne sono capace, finirei per riversare su di lui tutte le mie preoccupazioni. Passeremmo tutto il tempo a litigare e non voglio! Preferisco che le cose rimangano così! Non sono in grado di amare un’altra persona »
« Si può imparare ad amare »
« Per imparare bisogna anche sbagliare e io non posso permettermelo, ho sbagliato troppe volte con lui! »
Con le mie parole, la discussione è chiusa anche se molto è cambiato. Dopo tanto tempo sono riuscito a fare chiarezza e se possibile mi sento più sereno ora … dopo tanto tempo ho capito cosa voglio, anche se non credo di desiderare che avvenga.
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