Titolo: Buio
Autore: ki_chan
Parte: 20
Pairing: Nessuno
Raiting: nc-17 (per l'argomento trattato)


Buio

Capitolo XX

(Michele)
Quando mi sveglio è ormai mattina inoltrata. Non mi ricordo quand'è stata l'ultima volta che non dormivo tanto e di un sonno riposante e tranquillo come quello di questa notte.
Il letto è vuoto, non c'è traccia di Gabriele, come era prevedibile data l'ora, però mi ero illuso di risvegliarmi accanto a lui.
Mi fa uno strano effetto sentire il suo profumo sul cuscino, pensare al calore del suo abbraccio. Mi sembra di tornare indietro di anni e anche se so che è impossibile vorrei potermi rifugiare in quel porto sicuro, in quell'affetto fraterno e protettivo e potermi crogiolare nel mio amore dolce e intossicante.
Era da tanto tempo che non ci pensavo più. È sempre così con lui, ci sentiamo una volta ogni tanto ma lui sa sempre quando ho bisogno e viene da me. Non aspetta che gli chieda aiuto, viene e mi dona il suo affetto incondizionato, il suo supporto o semplicemente la sua presenza. Io mi sento rinascere e ogni cosa sembra che sai facilmente superabile, ma il prezzo da pagare è che diventa sempre più indispensabile per me.
Gli voglio bene come fratello e gli devo tantissimo, come persona lo rispetto, ma l'ho anche amato come uomo e questo certo non posso cancellarlo ... anche se per lui non era nulla, anche se mi vuole molto bene ma solo come fratello.
Mi alzo controvoglia e vado a cercare Gabriele ma non lo trovo. Rimango deluso. Speravo di poter passare la giornata con lui e sinceramente mi manca la sua presenza.
Mi faccio una doccia veloce e mi preparo la colazione. Mi sono appena messo a mangiare che sento la porta d'entrata aprirsi. Gabriele mi raggiungi in cucina e dice:

" Ciao, ti sei svegliato finalmente ... ma fai colazione a quest'ora? "

Annuisco stupito e felice e, porgendogli un po' di pane e marmellata, dico:

" Vuoi? "

" No grazie, fra poco mangiamo "

" Che fine avevi fatto? Pensavo te ne fossi andato "

" Ti avrei avvisato, non me ne vado senza dirti niente. In ogni caso sono passato a casa a cambiarmi e sono andato a far la spesa ... hai un frigorifero che è drammaticamente vuoto ... mangi ogni tanto? "

" Si, ma ultimamente compro tutte cose già pronte, non ho né tempo né voglia di cucinare "

" Cosa devi fare oggi? "

" Niente d'importante"

" Io devo comprare un po' di regali per Natele. Ti andrebbe di accompagnarmi? "

" Sì, perché no. Infondo ho bisogno d'uscire un po' "

" Perfetto allora prepariamo da mangiare e poi usciamo "

" Ma io ho appena finito di far colazione!! "

" Potevi pensarci prima! Cambiando discorso, quando sono uscito stamattina mi è successa una cosa strana! "

" Cosa è successo? "

" Mentre chiudevo porta un ragazzo stava scendendo le scale. Si è fermato un attimo e mi ha guardato come fossi il suo peggior nemico e poi se né andato "

" Probabilmente era Joël ... "

" Hai buon gusto! "

Mi stupisco per le sue parole e sorrido anche se c'è ben poco per cui sorridere.

Il pomeriggio passa tranquillamente tra un regalo e l'altro e quando la sera facciamo ritorno a casa sono esausto ma stranamente meno avvilito e triste di prima.
Non entra nemmeno in casa, rimane sulla porta e mi dice:

" Beh ... è il caso che io torni a casa "

Non mi aspettavo se ne andasse di già. È strano, non mi era mai successo ma ho paura che se ne vada. Ho l'impressione che se lo lasciassi andare perderei anche quel briciolo di tranquillità che sono riuscito a crearmi e mi troverei di nuovo perso nell'angoscia e nella solitudine mentre giro per casa senza pace.
Senza pensare gli afferro il cappotto, ma me ne pento presto e mi allontano quasi subito. Cosa mi sta succedendo?

" Vuoi che rimanga anche stanotte? "

Annuisco con la testa senza aggiungere altro. Gabriele entra in casa e togliendosi il cappotto mi dice:

" Cosa ti sta succedendo? "

" Non lo so! "

" E' per Joël? "

" Mi sento uno stupido ... ma sto male. Una parte di me se l'aspettava, era preparata ma ... ... ma vedi, anche se continuavo a dirmi che non dovevo farlo mi sono affezionato a lui e ho cominciato a fidarmi di lui, non so perché ... insomma lo sapevo sarebbe finita così, sapevo sarebbe finita. Mi sono illuso che stesse cambiando, che qualcosa tra noi stesse cambiando. E ora mi sento tremendamente solo ... anche se tra noi non c'era nulla.
Quello che non capisco è perché ne soffro tanto, sono abituato ad essere solo "

" Sono convinto che nessuno al mondo sia davvero solo ... solo chi vuole esserlo. Sta attento a non creare tu stesso la solitudine nel cuore perché allora sarai davvero solo! "

"Stai dicendo che mi sto autocompiacendo?! "

" No, solo che ti stai lasciando andare e questo non è certo da te!! "

*** ***

Dopo mangiato vado nel mio studio a lavorare ad un progetto mentre Gabriele rimane in salotto a guardare la televisione. Cerco invano di concentrarmi su quello che sto facendo ma sembra impossibile concentrare l'attenzione su questo programma che sto mettendo a punto. Non mi accorgo nemmeno del tempo che passa e quando verso mezzanotte Gabriele entra nello studio sono ancora fermo alle prime righe di codice.

" Stai ancora lavorando? "

" Sì, ne avrò per molto ancora, è meglio se dormi nel mio letto stanotte così non ti disturbo, io posso dormire qui"

" E' così urgente quello che stai facendo? Non puoi farlo domani? "

" Dovevo già consegnarlo qualche giorno fa ma non sono proprio riuscito a lavorarci seriamente prima. Conto di lavorare anche domani per finirlo. Se voglio chiedere i giorni di ferie devo consegnarlo lunedì "

" Potevi dirmelo che avevi da fare, sarei andato da solo a fare spese! "

" Non preoccuparti, mi ha fatto molto piacere uscire con te, ne avevo bisogno "

" Allora io vado a dormire, buona notte "

E' passato qualche minuto da quando Gabriele è uscito dalla stanza che suona il campanello. Mi domando chi sia e mi alzo per andare ad aprire quando Gabriele mi dice di non preoccuparsi che va lui. Sento una voce ma non riesco a capire chi sia o cosa dica dato che la porta dello studio è chiusa. Lascio passare un po' di tempo ma alla fine mi decido ad andare a vedere chi ha il coraggio di venire a quest'ora.

Quando apro la porta vedo Joël in piedi al centro del salotto con aria molto arrabbiata che dice a mio fratello:

" Cosa vuoi saperne tu, solo perché da qualche giorno passi la notte con lui ... "

Mi avvicino a loro irritato per quell'affermazione e prima che mio fratello possa ribattere, con voce calma ma dura e tagliente dico:

" Mi dispiace contraddirti ma lui mi conosce da molto più tempo di te "

Joël si zittisce immediatamente non appena sente la mia voce. Quasi spaventato, quasi timoroso eppure nei suoi occhi scorgo quel desiderio di sapere e di capire, quel disperato tentativo di ribellarsi al mondo che lo circonda.

" Da quanto lo conosci? "

" E' mio fratello "

Per un istante sembra sollevato poi tutto d'un tratto sembra preso dal panico e dall'incredulità. Tremo mentre continuo a chiedermi perché è venuto, perché deve torturami con la sua presenza. La sua voce è insicura e quasi disperata come non l'avevo mai sentita:

" Voi due ... ... tu e lui ... ? "

Dovrei negare, dovrei rassicuralo. Ma non ci riesco. Con tono freddo e stanco gli dico:

" Non credo siano cose che ti riguardano ... ora è meglio se te ne vai "

Joël mi fissa con gli occhi spalancati e increduli e ... tremendamente belli e tristi. Se ne va quasi di corsa e mentre sta sbattendo la porta alle sue spalle dice:

" Va all'inferno! "

Rimango immobile a fissare la porta da dove è uscito e mi sento davvero uno schifo. È la voce di Gabriele a scuotermi un po' :

" Così crederà che adiamo a letto insieme ... e non solo adesso ma anche quando stavate insieme! "

" Creda pure quello che vuole! "

" Perché? "

" Cosa dovevo fare? Dirgli che sto soffrendo come un cane per quello che è successo? Dirgli che mi manca? "

" Sarebbe un buon inizio ... "

" Sì certo, così almeno sarà ancora più contento ... è per questo che ha fatto tutto, perché ama farmi del male. Mi ha sempre trattato da schifo, mi ha umiliato e fatto soffrire ... "

" E tu gliel'hai lasciato fare ... Non fraintendere le mie parole ... "

Non gli do il tempo di finire la frase che con tono ancor più acido dico:

" L'avevo già fatto una volta tanti anni fa ... pensavo fosse più sopportabile "

Mi fissa stupito e ferito ben sapendo che mi riferisco lui. Sembra riflettere a lungo e mentre aspetto una sua risposta anche la mia rabbia sbollisce e mi pento presto delle mie parole. Alla fine mi dice:

" Non mi ero accorto di averti trattato male e di averti umiliato e ti chiedo perdono se ti ho fatto soffrire mio malgrado ... era l'ultima cosa che volevo. "

" Scusa ... sono stato ingiusto. Le cose tra noi erano molto diverse "

" In ogni caso non credo che avrebbe gioito se gli avessi detto che stai soffrendo anche tu! Hai visto come ti guardava? Sembrava disperato "

" Ti sbagli, lui è geloso ... o meglio possessivo. Non gliene frega niente di me però non ammette che io abbia qualcun altro ... è stato così anche con Damiano "

" Evidentemente ha più paura di te di essere solo. Ha paura di perderti "

Lo guardo stupito, non avevo preso in considerazione nemmeno lontanamente una simile eventualità. Forse non ho mai voluto vederla perché è molto più facile pensare che Joël non provi nulla per me; potrei allontanarmi da lui senza soffrire, ma se solo sapessi che c'è una possibilità ... credo mi attaccherei ad essa fino allo sfinimento ... e se questo succedesse ... soffrirei per sempre.

" Potrebbe dimostrarmi un po' più d'affetto e ... e io non lo lascerei solo "

Lo dico, ma non ne sono convinto, voglio più convincere me stesso dell'assurdità della cosa. Sono irritato ... molto. Perché se da una parte mi do dello stupido per non averlo pensato da solo dall'altra mi ostino a ripetermi che non devo illudermi perché se mi legassi a lui più di quanto non lo sono già impazzirei per il dolore, perché infondo, lo so bene, è l'unica cosa che Joël è in grado di darmi.

" Non tutti sono in grado di amare nel modo più semplice, non tutti sanno fidarsi delle persone, dovresti saper cosa voglio dire. "

Erano forse queste le parole che aspettavo? Era il sentirmi dire che ho sbagliato tutto fin dall'inizio? Non lo so ma in questo momento le sue parole non mi sono mia sembrate così veritiere. In fin dei conti non sono senza colpe come mi sono ostinato a credere fino a poco fa, il mio comportamento che credevo impeccabile a pensarci bene non lo era.

" Non sono molto diverso da lui, vero?! "

" Non lo sto giustificando però sono convinto che dobbiate smetterla di essere così testardi e chiarirvi "

" E se gli dicessi la verità e non l'accettasse? Se lo perdessi? "

" L'hai già perso "

" Non so nemmeno cosa provo per lui ... cosa dovrei dirgli? "

" Comincia con il trattarlo in modo più dolce con il tempo lo accetterà! "

" ... "

*** ***
Lunedì mattina

" Siediti, ti devo parlare "

Mi accomodo sulla grande poltrona davanti alla scrivania dell'ingegner Rossetti. Lui è in piedi accanto alla finestra.

" Ho parlato con Joël per i giorni di ferie, non ci sono problemi. "

Mi viene un po' da ridere, dubito che Joël non abbia protestato. Forse l'ingegnere ha intuito i miei pensieri perché dice:

" All'inizio non era molto d'accordo, ma poi ha accettato. Inoltre ho guardato il programma che mi hai consegnato questa mattina, ci sono alcune cose da risistemare ... devo dire che non è uno dei tuoi lavori migliori. "

" Mi dispiace, ci lavorerò ancora nei prossimi giorni "

" Non dire sciocchezze, da domani sei in vacanza "

" Ma ... "

" Niente ma, domani parti e vedi di rilassarti. Si vede che hai bisogno di un po' di riposo altrimenti non avresti fatto una tale schifezza ... "

Ride appena, sembra divertito, io invece mi sento davvero uno schifo. Non mi ero mai ridotto in questo stato. Sul lavoro sono sempre stato impeccabile, preciso e pignolo come nessuno. Non mi ero mai "guadagnato" un simile rimprovero.
Da quando mio padre mi ha cacciato di casa ho sempre cercato di dare il massimo in tutto ciò che facevo: l'università, il lavoro, tutto. Per far vedere che valevo qualcosa, per non dargli la possibilità di rinfacciarmi che ero un fallito oltre che un figlio degenere. Ma lo faccio anche per me stesso in fondo, per potermi guardare allo specchio e dire che a dispetto di tutto e di tutti in qualcosa valgo. Non mi interessano i soldi, la bella casa o la macchina, mi basta sapere di essere bravo in qualcosa.

" Appena torno ci lavoro ancora sopra ... "

" Quando torni ho un altro incarico per te, abbiamo assunto un programmatore, è giovane e con poca esperienza, ma ha molto talento. Vorrei che ti occupassi di lui, gli insegnassi un po' di cose ... e poi lavorerete insieme a questo programma, tanto non è urgente "

Lo guardo allibito, stupito e profondamente deluso. Si è sempre occupato lui dei nuovi assunti, ha un talento particolare per questo, lo so perché anch'io ho ricevuto i suoi insegnamenti. Probabilmente coglie il mio turbamento perché si appresta a rassicurarmi con tono tranquillo e calmo:

" Non è una punizione "

" E' solo che mi sembra strano come incarico. Si è sempre occupato lei di queste cose ... "

" Non vuol dire che lo debba fare per sempre. Se ti faccio fare una cosa simile è solo perché mi fido di te e sono sicuro delle tue competenze. Io non posso occuparmi di tutto e onestamente non credo che Joël sia ancora pronto per occuparsi totalmente dell'azienda ... a stento riesce ad occuparsi di se stesso. Ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto sia nel lavoro che nella vita ... e quel qualcuno non posso essere io, non per sempre almeno ... "

" Chi dovrebbe essere? "

" Tu ... "

" Non so se sa esattamene come stanno le cose, ma vede, Joël non accetta il mio aiuto per nulla al mondo, a stento sopporta la mia presenza. "

" Deduco dalle tue parole che non ti darebbe fastidio averlo accanto, aiutarlo e sostenerlo "

" Non ha importanza quello che voglio io ... "

" Lo so che non dovrei intromettermi però è giusto che tu lo sappia: Joël ti vuol molto bene anche se probabilmente non lo ammette nemmeno a se stesso "

" Lui sa dove trovarmi se ha bisogno d'aiuto... "

" Non sei meno cocciuto di lui, vedo. "

*** ***

Prima di fare le valigie per domani decido di andare a salutare Maximilian. È ormai da alcuni giorni che non lo vado a trovare, da quando ho litigato con Joël. Non avevo voglia di andare a casa loro con il rischio di incontrare Joël ma ora certo non posso non andare. Sarebbe molto ingiusto nei confronti di Maximilian. Lui non c'entra nulla ed è già abbastanza solo.
Sono circa le dieci di sera quando suono il campanello del loro appartamento sperando in cuor mio che non sia Joël ad aprirmi.
Mentre sento le chiavi girare nella toppa sono molto nervoso, per un istante, mentre la porta si sta aprendo trattengo il respiro. Mentre non riesco proprio a trattenere un sorriso quando vedo l'ingegner Rossetti alla porta. Sembra stupito di vedermi, ma non troppo. Mi fa entrare e mentre chiude la porta mi guardo in giro per vedere se c'è Joël ma senza successo.

" Presumo tu sia venuto qui per Maximilian. Lo trovi nella sua stanza "

" Si, sono venuto per salutarlo prima di partire "

Rimango un attimo immobile, vorrei chiedergli dove si trova Joël ma non mi sembra il caso.

" Ti stai chiedendo perché sono qui o dov'è Joël? "

" Entrambe le cose "

" Sono qui per fare un po' di compagnia a Maximilian mentre Joël non c'è. Esce ogni sera ultimamente, torna tardi così mi occupo di Maximilian e della casa ... puoi fare con calma tanto generalmente non torna prima dell'una. "

" Mi domando come faccia a sapere sempre cosa gli altri vogliono sentirsi dire "

" Spesso si pensa di essere imperscrutabili ma ti assicuro che non è così difficile capire i sentimenti altrui. Semplicemente, quando si è coinvolti in prima persona è più difficile vedere la verità "

Quando busso alla porta di Maximilian non ottengo subito risposta tanto che per un istante penso stia già dormendo. Faccio per andarmene quando si apre la porta. Maximilian fermo sulla porta con il cordless in mano cerca di capire chi abbia bussato. Lo saluto piano e immediatamente mi risponde con un sorriso e mi invita a seguirlo in camera. La stanza è buia e scorgo appena la sagoma di Maximilian camminare sicuro verso il letto. Sembra essersi abituato a muoversi in casa.
Chiudo la porta alle mie spalle eliminando anche quel poco di luce dalla stanza. È così angosciante il buio di questa camera che mi sembra di impazzire, forse perché mi richiama alla mente la stessa oscurità in cui Maximilian deve vivere. Raggiungo non senza difficoltà il letto e mi siedo accanto a Maximilian.
Parliamo a lungo, mi racconta di quanto si stia affezionando a Luca di come Joël non veda di buon occhio la loro amicizia. Mi racconta, un po' imbarazzato, di quanto aspetta la telefonata di Luca che ogni sera puntuale gli telefona. Mi parla di come siano cambiate le cose da quando l’ingegner Rossetti va da loro, di come Joël sembra più tranquillo anche se quando è a casa si rinchiude in camera sua e non esce per molto tempo e passa molto tempo fuori, soprattutto la sera. Con tristezza mi dice che non si parlano più da molti giorni, non perché abbiano litigato, ma Joël sembra fare di tutto per evitarlo. Mi chiede di me, gli racconto di tante cose anche se l'unica cosa di cui vorrei parlargli è di Joël e di quello che è successo, ma non posso. Maximilian non sa di quello che è successo tra me e suo fratello, Joël stesso mi ha chiesto di non farne parola con lui e l'ho fatto fino ad ora anche se non ne capisco il motivo. Ad essere sincero però credo che Maximilian sappia bene, o almeno
intuisce, cosa mi lega a suo fratello.

*** ***

( Joël )

Quando torno a casa è circa mezzanotte. Sono troppo stanco, la notte non dormo e la mia mente, anche più del mio fisico, ne risente. Aggiungiamo poi il fatto che ogni sera al locale bevo alcolici a sufficienza per non rendermi conto dello schifo che sono diventato e per sopportare meglio i callidi incontri che ormai si ripetono ogni sera nel disperato tentativo di dimenticare me stesso in quella mezz'ora di sesso.

Quando sono ormai entrato in casa e mi sto togliendo il cappotto vedo Michele uscire dalla camera di mio fratello. Per un istante non realizzo davvero quello che sta succedendo e lo guardo un po' imbambolato cercando nella mia mente intorpidita dalla stanchezza la spiegazioni per la sua presenza. Mi volto verso Stefano seduto al tavolo del salotto intento a leggere un libro. Lo guardo interrogativo, un po' arrabbiato perché, forse stupidamente, gli do una parte di responsabilità. Sostiene il mio sguardo senza lasciar trasparire emozioni particolari. Lo guardo insistente sperando mi dia una spiegazione o forse solo perché non voglio guardare Michele. Stefano si alza e dice che aspetta in cucina. Vorrei dirgli di non provarci nemmeno ad andarsene ma la voce sembra essermi morta in gola.
Michele è rimasto fermo al centro del salotto. Mi fissa e sembra nervoso.
Lo sono anch'io, troppo forse. Quando parlo la voce mi trema ma il tono è ugualmente duro:

" Cosa sei venuto a fare? "

" Sono passato per salutare Maximilian "

" Ah, giusto ... domani parti con il tuo "fratellone" ... divertiti! "

Michele coglie perfettamente la mia allusione tanto che le sue parole si fanno più dure e taglienti:

" Hai intenzione di portarti a letto anche lui??! Come hai fatto con Damiano ... "

" Non è esattamente il mio tipo ... "

" Certo, perché non è passivo vero?! "

" Non lo eri nemmeno tu ... "

" Infatti è un ruolo che ho sempre odiato, ma non era certo la prima volta ... …vedo che tu invece continui a mietere conquiste - mentre lo dice allunga la mano fino a scostarmi il colletto della camicia per scoprirmi il collo dove spicca un vistoso morso - sei passato al genere violento? "

" ... "

" ... hai ancora il suo odore addosso!! Sempre che fosse uno solo ... "

Non ribatto alle sue provocazioni, anzi decido di cambiare completamente argomento:

" Maximilian deve essere stato molto felice di vederti, lo ricopri sempre di tante gentilezze ... "

" Cosa stai cercando di insinuare? "

" Con gli altri sei sempre così gentile, sempre pronto a una parola gentile a un sorriso, a un gesto d'affetto ... ... tranne che con me!!! "

Cosa mi viene in mente di dirgli certe cose?

" Perché con te è impossibile! Ogni volta che ho tentato di essere dolce con te cosa ho ottenuto? ... solo disprezzo e cattiveria "

" Non si sta parlando di me "

" Hai ragione si sta parlando di noi! "

" Non c'è nessun noi "

" Sai qual è il tuo problema?! Non sei capace di amare e di innamorarti, esisti solamente tu! "

" Per te invece è fin troppo semplice farlo! "

" Hai ragione ... infatti mi sono innamorato perfino di te! Anche se sei solo un egoista!! Sei capace di vedere solo il tuo stupido orgoglio, non vedi quanto fai soffrire colore che ti stanno accanto!! Anche con Maximilian ... "

" Cosa? Cosa volevi dire? "

" Non ti accorgi di quanto soffre?! Di quanto abbia bisogno di te, di una tua parola gentile, del tuo sostegno ... "

" Come ti permetti di dirmi questo? Cosa ne vuoi sapere tu di noi, di quello che vuol dire guardare tuo fratello e ricordarti ogni giorno quello schifo che è la tua vita? Credi di sapere cosa vuol dire guardare tuo fratello e vedere quanto soffre, come si sta lasciando morire, guardarlo e sapere che è l'unica cosa che ti è rimasta e sapere che la stai perdendo ...? Credi di sapere cosa si prova quanto tuo fratello ti dice che è la tua presenza a ridurlo in quel modo? Credi davvero di saperlo??? "

Mi fissa senza dire nulla, sembra addolorato e triste. Non voglio la sua pietà, non voglio che mi guardi più in questo modo.

" Che spettacolo miserabile che sono!! "

Mentre lo dico faccio per andare in camera mia, a nascondermi forse, a celare ancora quella sofferenza che tanto mi lacera ... Nasconderla a lui che non deve vedermi così, non deve sapere quanto sono debole. Faccio solo qualche passo quando Michele mi ferma afferrandomi un polso:

" Aspetta ... perdonami, non avrei mai dovuto parlarti in quel modo "

La sua mano è così calda mentre mi stringe con delicatezza il polso. Da quando un suo tocco mi è così gradito? Da quando desidero solo che le sue braccia mi cingano e mi infondano un po' di tranquillità?
Rimango immobile, quasi soffocato da quel gesto. La rabbia sembra svanire e rimane solo quel desiderio, assurdo e incontrollabile, di lasciarmi andare e cercare il suo affetto, di chiedergli di non andarsene ... di non lasciarmi solo.
Ma ora, che vorrei la sua vicinanza, non ho più alcuna scusa per chiederglielo. Lui non è più mio ... o forse non lo è mai stato ...

" Lasciami! "

Mi sciolgo con rabbia dalla sua stretta e mi chiudo in camera mia. Aspetto, non so nemmeno io cosa, immobile appoggiato con la schiena alla porta. Sento dei passi e infine la porta d'entrata chiudersi.
È così doloroso sentirlo andar via

 


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