Titolo: Buio
Autore: ki_chan
Parte: 19
Pairing: Nessuno
Raiting: nc-17 (per l'argomento trattato)
Buio
Capitolo XIX
( Michele )
Mentre scendo le scale per uscire dall'ufficio ripenso all'incontro con Joël
di poche ore prima nell'ufficio dell'ingenier Rossetti. Decisamente inaspettato.
Dopo una settimana mi ero illuso di poter non sentire più quella voce,
quel tono duro e arrogante che lascia trasparire un'insicurezza quasi disarmante.
Avevo sperato di non dover più sentire quella morsa dolorosa allo stomaco,
quel senso di tristezza che mi assale ogni volta che gli sono accanto; ma soprattutto
di non dover più essere invaso dal desiderio irrefrenabile di vederlo
sorridere, di un sorriso dolce ... solo per me. Non avrei più voluto
impazzire per lui, sentirmi confuso e disorientato di fronte a una persona che
non riesco a capire tanto sono intense le sue emozioni, tanto violente sono
i suoi sentimenti e le sue azioni e altrettanto prepotente è il suo tentativo
di mascherarle dietro una facciata fatta di freddezza e durezza.
Tanto infantile è stato il mio desiderio di non rivederlo quanto ingenua
la speranza che ciò potesse accadere.
Quando ho sentito la sua voce alle mie spalle ho sentito crollare il mio castello
di carte, sfumare quell'innaturale quanto falsa tranquillità che mi ero
creato.
Una voce, solo quella è bastata per gettarmi di nuovo nell'angoscia.
Quando mi sono voltato mi sono concesso solo un rapido sguardo ... non volevo
sapere se ero davvero in grado di reggere più a lungo il suo sguardo.
Ora mi ritrovo qui
a scendere questi scalini e non sapere cosa fare. Non so cosa è giusto
fare, ma soprattutto non so quello che voglio davvero.
Solo quando ho raggiunto le porte scorrevoli dell'entrata sollevo lo sguardo
dal pavimento e lo vedo. Non so davvero cosa pensare. Mi avvicino titubante,
forse solo per la paura che sia un sogno.
" Ciao "
Mi saluta piano, raggiante, con il sorriso dolce e irresistibile che è solito rivolgermi. Lo abbraccio, semplicemente. Lui ricambia, mi avvolge con le sue braccia robuste e tutto scompare, non vi è altro, solo il suo calore in quella sera fredda. Solo il suo affetto che dolce lenisce le mie ferite.
Sciolgo l'abbraccio controvoglia, anche se vorrei durasse in eterno. Mi allontano e rimango a fissarlo ... quasi ad accarezzare con lo sguardo quei lineamenti a me così familiari. Gli occhi così azzurri da sembrare frammenti di cielo ... di quell'azzurro intenso che tanto contrasta con i suo capelli neri e la barba lasciata sempre appena accennata, si posano sorridenti su di me.
" Andiamo "
Oddio quella voce ... bassa e autoritaria ma che è in grado di essere tanto dolce da far impazzire una persona. Quella voce che tante volte mi ha consolato, mi ha aiutato. È stata la mia salvezza ... lui è stato la mia salvezza ... è stato tutto.
Mi sospinge con un braccio che mi passa dietro la schiena. L'avrei seguito in ogni caso, ovunque, e lui lo sa ... e sa anche quanto mi faccia piacere essere abbracciato da lui, quanto abbia bisogno di sentirlo accanto a me ... e quel gesto è questo ... è farmi sentire la sua presenza.
" Dove mi porti? "
" A mangiare qualcosa. Così possiamo parlare con più calma e al caldo. Ti va una pizza? "
" Mi va benissimo "
Rimango in silenzio qualche istante poi gli chiedo
" Perché sei qui? "
" Dal tuo tono si direbbe che ti dia fastidio ... "
" No, affatto ... però ... "
Si ferma e mi stringe a se, spingendomi contro il suo petto. Prima di parlare mi deposita un bacio sulla fronte, caldo e affettuoso, mentre la barba mi pizzica la pelle. La sua voce si fa più bassa e dolce
" Avevo voglia di vederti, era da tanto che non ti facevi sentire ... ... Comunque non pensavo ci volesse un motivo per andare a trovare il proprio fratellino ... "
Sorride riprendendo a camminare.
*** ***
( Joël )
" Joël, perché non mangi niente?? "
Stefano sembra preoccupato, è da quando abbiamo visto Michele fuori dall'ufficio che mi guarda con quello sguardo preoccupato. Mi può far piacere che si preoccupi per me, era da tanto che nessuno lo faceva, con tanta dolcezza e delicatezza soprattutto, ma cosa crede? Che mi interessi qualcosa di cosa fa Michele. È liberissimo di fare quello che vuole. Se crede che portare la sua nuova conquista davanti a dove lavoro! Sbaciucchiarsela, beh non proprio ma scommetto che appena me ne sono andato l'ha fatto, sia una bella cosa, faccia pure.
" Non ho fame "
Ma chi voglio prendere
in giro!? Mi ha dato fastidio ... tremendamente fastidio. Non me lo sarei mai
aspettato. Non da lui, non così ... e poi ... avevo ancora la speranza
che un po' ci tenesse a me, che non si comportasse come se avesse perso la cosa
più insignificante che aveva! Credevo non si sarebbe buttato subito tra
le braccia di un altro.
Speravo ... speravo tante cose, ma si sono rivelate tutte delle mere illusioni.
Alla fine si è mostrato per quello che è veramente ...
In ogni caso non sono l'unico a non aver molto appetito. Anche Maximilian ha mangiato davvero pochissimo. Lui però è da molto che ha perso l'appetito. Spero che Stefano sappia come fare per farlo stare un po' meglio perché io ci ho provato, ma non sono mai stato bravo con gli altri ... sono troppo egoista ... ... però vorrei tanto rivedere il suo sorriso.
*** ***
( Michele )
Ci sediamo ad un
tavolo e ordiniamo la cena. Mentre aspettiamo che arrivino le pizze, parliamo
del più e del meno. Diciamo che parla soprattutto Gabriele! Mi racconta
di come va la sua famiglia, il lavoro, io rimango in silenzio ascoltandolo,
sperando che non mi chieda nulla, eppure ho l'impressione che la sua visita
non sia stata casuale. È vero che non ci sentiamo da molto tempo, ad
essere sinceri per colpa mia, però generalmente mi avverte prima.
Mi dice che sua moglie e i due figli sono in montagna con i suoceri e che lui
è solo in questi giorni e che li raggiungerà la prossima settimana.
Ogni anno vanno in montagna per le vacanze di Natale. Anch'io ci sono andato
spesso in quegl'anni in cui ho vissuto con loro. I genitori di Margherita, la
moglie di Gabriele, hanno una casa in una piccola località montana. La
casa, molto grande e accogliente è immersa nella natura, circondata da
un bosco di abeti.
" Io li raggiungo metà della prossima settimana, mi hanno dato qualche giorno in più di vacanza. Perché non vieni anche tu? Barbara e Luca saranno molto felici ... ti adorano "
" Devo lavorare e poi ci sono anche i tuoi suoceri, non voglio disturbare "
" Se te lo chiedo è perché non disturbi. Loro non ci sono devono tornare a Milano, rimangono su fin quando non li raggiungo ... per non lasciar sola Margherita. Per il lavoro potresti chiedere qualche giorno di ferie, non credo ti facciano tanti problemi. "
" Posso provare a chiedere ... però non prometto niente "
" Cerca di fare il possibile, mi farebbe molto piacere trascorrere un po' di tempo con te "
" Mhh "
" Cambiando un po' discorso, tu cosa mi racconti? "
" Niente di speciale "
Ora non ho proprio voglia di parlargli di Joël. E poi cosa dovrei dirgli?!
" Damiano mi ha chiamato ... è preoccupato "
" E' per questo allora che sei qui?! Dovevo immaginarlo. Comunque non era necessario "
Sono arrabbiato.
Forse nemmeno con lui. Forse mi da solo molto fastidio la situazione. Forse
perché non voglio la compassione di nessuno, tanto meno la sua.
Non so davvero. Però Gabriele non sembra affatto stupito dalla mia reazione,
anzi sembra quasi se l'aspettasse. Riprende a parlare con calma
" Sono qui perché sono preoccupato anch'io. Perché anche se non mi dici che stai soffrendo lo capisco da solo, mi basta sentire il tono della tua voce o vedere l'espressione dei tuoi occhi per capirlo. "
" Non ho voglia di parlarne. E' tanto chiedere di passare una serata tranquilla col proprio fratello? Cercare di non pensarci per una sera? "
" Non ti costringo a parlarmene, però non essere scorbutico "
" Non sono scorbutico!! "
" L'importante è che ne sei convinto tu ... "
Non riesco a trattenere un sorriso. Lui lo vede e sorride a sua volta mentre piano mi dice
" Finalmente un sorriso su quelle labbra tanto dolci "
" Ti ricordo che sei mio fratello ... certi discorsi mielosi non sono permessi "
" Antipatico! "
*** ***
( Joël )
Appena finito di
mangiare sono uscito e sono andato al locale. Quando arrivo non c'è molta
gente a causa dell'ora. Mi siedo al bancone e parlo un po' con Federico che
non ha molti clienti. Il tempo passa in fretta, grazie anche alle tre birre
che mi sono bevuto. Il piccolo locale comincia ad animarsi e la musica sempre
più alta copre le poche parole che Federico riesce a dirmi tra una consumazione
e l'altra. Mi guardo un po' in giro ma oggettivamente non c'è nulla e
nessuno d'interessante.
Sono ormai a metà della quinta birra quando un ragazzo mi si avvicina
e venendomi un po' troppo vicino, mi dice
" Ciao, sei qui tutto solo? "
" Cosa te lo fa pensare, ragazzino? "
Il mio tono è duro, scocciato. Se è una persona intelligente capisce che non è aria. Ma forse è un po' stupido perché mi dice
" E' da quando sei arrivato che ti guardo e in tutto questo tempo hai parlato solamente con il barista - fa una piccola pausa - Abito qui vicino, potresti venire a casa mia ... "
Forse sono io lo stupido ...
" Non ho voglia di venire a casa tua "
" Allora seguimi "
Si, sono davvero
stupido. Mi alzo dallo sgabello e lo seguo a qualche metro di distanza. Entra
nel bagno e poi in una cabina. Aspetta che entri anch'io e poi chiude la porta
alle spalle.
Forse per l'alcool o forse per la sadica curiosità di vedere cosa ha
in mente quel ragazzino, rimango immobile senza dire o fare niente.
In fin dei conti è solo un ragazzino, anche se è alto più
o meno come me, di poco più robusto, ha i lineamenti di un diciottenne
e l'espressione infantile.
Mi appoggio al muro
quando lo vedo trafficare con la cerniera dei jeans e inginocchiarsi.
Non c'è niente, ne piacere ne fastidio, assolutamente nulla per la mia
mente. È come se fossi uno spettatore annoiato della scena, come se non
lo stesse facendo a me. Anche se il mio corpo reagisce, nella mia mente c'è
solo disinteresse. Il tempo sembra non passare mai. Poi i miei occhi si soffermano
sulle piastrelle piene di scritte della parete di fronte a me. Non so perché
ma solo in quel momento mi rendo conto dello squallore di quel posto e uno strano
fastidio cresce dentro di me nel momento stesso in cui raggiungo l'orgasmo.
È la sua lingua umida e viscida che cerca di entrare nella mia bocca
portando con se il sapore del mio piacere a riportarmi bruscamente alla realtà.
Lo allontano disgustato, mentre conati di vomito scuotono violenti, non so se
per lo schifo o per le troppe birre.
Spaventato mi rimane a distanza mentre cerco di aprire la porta e uscire. Raggiungo
il lavandino e mi sciacquo la faccia. L'acqua fresca mi calma un po' mentre
la testa mi gira vorticosamente. Si avvicina un po' titubante dicendomi:
" Va tutto bene?? "
" Lasciamo stare "
Lo allontano malamente
continuando a sciacquarmi il viso e la bocca sperando così di allontanare
la sensazione di essere stato violato, la sensazione di quella lingua che cerca
di farsi strada nella mia bocca alla ricerca di un bacio sbagliato ... si solo
così posso definirlo. Tutto questo lo posso definire sbagliato, il mio
comportamento, il fatto di essere qui, ora, da solo, per fortuna, e non dove
vorrei essere ... ma soprattutto è la mia vita a essere sbagliata
Quando Federico viene a cercarmi mi trova nel bagno a vomitare.
" Cosa è successo? "
Il suo tono è carico di rimprovero e rassegnazione. Gli rispondo malamente,dicendo
" Sto male. Non lo vedi anche da solo? "
Tace, fa sempre così quando lo tratto male. Rimane in silenzio quasi a sottolineare il fatto che con le mie parole ho esagerato. Il mio tono si addolcisce, facendosi al contempo più triste e stanco.
" Devo aver bevuto troppo "
" Non hai bevuto poi così tanto ... "
" Che fai mi controlli? "
" Si, sempre "
Alzo il viso per guardarlo un po' stupito negli occhi ma prima che possa ribattere, Federico mi prende il mento tra le dita e mi dice:
" Cosa sono questi occhini lucidi? "
" Piantala "
" Forza, vieni a sciacquarti un po' la faccia "
Mi sospinge fino ai lavandini dove mi bagno con l'acqua fresca. Poi mi volto verso di lui e dico
" Guarda come mi sono ridotto ... portare un ragazzino in un bagno squallidissimo ... "
" Prima non era molto diverso. Non ti sei mai fatto problemi ad avere rapporti con sconosciuti "
Lo guardo un po' stupito, lo so che ha ragione ma non mi aspettavo me lo dicesse così chiaramente. Gli rispondo senza nemmeno pensarci
" Lo so, ma prima era diverso il modo in cui mi ponevo. Anche se non me ne rendevo conto, sapere che c'era Michele ... ... - non so nemmeno cosa voglio dire - ... non lo so .... Mi faceva sembrare tutto meno squallido, non so perché ma è così ... "
" E ora? "
" Ora ... mi sembra che questo squallore sia l'unica cosa che mi merito "
" Non è così! "
*** ***
Non è molto
tardi quando esco dal locale. Le birre che ho bevuto si fanno sentire ancor
di più mentre ritorno a casa a piedi e la testa mi gira vorticosamente
tanto che un paio di volte mi devo appoggiare al muro per non cadere. Era da
molto tempo che non mi sentivo così. Non ho mai amato molto bere, qualche
birra la sera, ma nulla di più. Forse perché essere ubriaco mi
fa sempre pensare a mio padre quando tornava a casa in condizioni pessime e
diventava intrattabile. Riuscire ad aprire il portone diventa un'impresa disperata,
ma alla fine, non so come riesco ad entrare. Prendo le scale, forse per masochismo,
per infierire ancor di più mi fermo davanti alla porta di Michele. Per
sentire se è in casa o se è ancora con quel tipo o peggio se è
in casa con quel tipo o peggio ancora se è in casa a far certe cose con
quel tipo. Con il cuore che batte troppo velocemente tanto da sentire il suo
rimbombo fin nelle orecchie mi avvicino alla porta. Non respiro più nemmeno
mentre cerco di sentire qualcosa e spero di non sentire nulla e al contempo
di sentire qualcosa che mi faccia capire che è da solo. Mi illudo per
un istante che non provengano rumori da quella porta, ma poi sento le loro voci
ed è come se mi si conficcassero delle spade in tutto il corpo. Riconosco
chiaramente la voce di Michele e di un altro uomo e ... e stanno ridendo, scherzando
e chissà che altro. Gli occhi mi si offuscano per le lacrime. Vorrei
lasciarmi cadere per terra, qui, e piangere,piangere finché ne ho la
forza, finché ho ancora lacrime. Piangere come non faccio da anni perché
mi rendo conto di quanto sia grande il vuoto che Michele mi ha lasciato. Vorrei
piangere perché non ho più la forza per ridere di me stesso, piangere
perché la mia vita ormai non è più nulla.
Vorrei ... ma ricomincio a camminare. Percorro quella rampa di scale che sembra
non finire mai. Entro in casa e trovo Stefano ad aspettarmi in salotto un po'
assonnato. Non vorrei, ma appena lo vedo comincio a piangere e a singhiozzare
senza freno ... come un bambino.
Non mi chiede nulla e semplicemente mi abbraccia.
( Michele )
Era da molto che
non ridevo tanto. È una sensazione stranissima, si immagina che chi ride
sia felice eppure mi sento malissimo. Rido e non ci penso ma appena smetto i
brutti pensieri e la tristezza ritornano ancora più volenti. Rido mentre
mio fratello mi ricorda le cose più assurde che abbiamo fatto insieme
eppure vorrei piangere.
La serata passa leggera, forse troppo velocemente. Tanto che quando Gabriele
guarda l'orologio e mi dice che è meglio se torna a casa che si è
fatto tardi, vengo preso dal panico. Non voglio che se ne vada, non così
in fretta e soprattutto non voglio rimanere solo, perché tutto sarebbe
più difficile.
Si è ormai alzato dal divano e sta indossando il cappotto quando un po'
titubante dico:
" Perché non rimani qui stanotte? Ho un letto nello studio ... e poi se tua moglie non c'è saresti anche solo "
" Per me è indifferente, non mi pesa tornare a casa ma se vuoi che rimanga ... "
" Non ho voglia di rimanere solo ... "
" Allora rimango volentieri "
*** ***
Entrambi andiamo
a dormire ma non riesco proprio a chiudere occhio. Sembra impossibile dato che
sono davvero molto stanco. Continuo a girarmi e rigirarmi nel letto. Fisso quasi
ipnotizzato i giochi di luce che fanno i fari delle macchine, che passano sotto
casa mia, filtrare dalle tapparelle appena sgrigliate. Guardo continuamente
l'orologio che sembra fermo tanto lentamente scorre il tempo. Mi sembra di impazzire.
Vorrei solo chiudere gli occhi e smetterla di soffrire in questo modo, solo
per una notte. Vorrei poter non pensare a lui.
È ormai molto tempo che le notti le passo insonni con un unico pensiero
fisso nella mente. Da quanto tempo vado vanti così? Ora soffro perché
è finito tutto ma prima soffrivo allo stesso modo, se non peggio. Mi
viene da ridere a ripensare a quando ero nel letto, proprio come ora, e sentivo
il portone chiudersi e stavo attento a sentire se sentivo dei passi e dove si
dirigevano, sperando che fosse Joël o forse speravo non fosse lui ... non
lo so. Sinceramente non riesco a capre molte cose che ho fatto in questi due
anni. Mi sembra di essermi improvvisamente svegliato da un lungo periodo in
cui non ero io a decidere delle mie azioni. Ripensandoci ora, molte cose davvero
non le capisco eppure sono sicuro che se ne avessi l'occasione rifarei esattamente
tutto come prima, e forse è questa la cosa più preoccupante. Vorrei
stargli accanto, a costo di tutto, anche se soffro, anche se lui vuole farmi
soffrire.
È un desiderio assurdo il mio ma l'unica spiegazione cui sono arrivato
è che sia amore. Eppure le cose tra noi non potevano continuare oltre.
Mi alzo dal letto
e faccio un giro per la casa, almeno per passare un po' il tempo.
La porta dello studio deve dorme Gabriele è socchiusa. Sospingo appena
la porta facendo in modo di non far rumore. Vederlo mi calma un pochino. Mi
ha sempre dato un senso di sicurezza. Quando avevo bisogno lui c'era sempre
... e anche quando non ne avevo bisogno. Mi fido ciecamente di lui, è
sempre stato così.
Mi avvicino al letto e lo guardo, sembra che dorma, ma appena sono vicino al
letto apre gli occhi e cerca di mettere a fuoco la mia figura. Si strofina gli
occhi assonnati e con voce un po' impastata mi dice:
" Cosa è successo?? "
" Nulla. Solo non riuscivo a dormire. "
" Capisco. Vieni a sederti qui "
e spostandosi un
po' da un lato mi fa segno con la mano, che a dir la verità vedo appena
nell'oscurità, di sedermi su bordo del letto.
Mi siedo e dopo qualche secondo di silenzio dico
" Mi sento dannatamente solo "
Mi accarezza delicatamente una guancia e dolce mi chiede cosa sia successo. Io gli rispondo, anche se non vorrei
" Un po' di giorni fa ho lasciato Joël ... si è portato a letto Damiano. Non c'ho visto più. Sono andato da lui, abbiamo litigato e gli ho detto di non venire più a cercarmi "
Mi interrompo qualche istante poi dico
" Forse per
orgoglio o ... non o so... per tutto il tempo ho cercato di convincermi che
il modo in cui mi trattava non mi faceva soffrire. Mi ripetevo che il suo comportamento
non mi interessava ... ma ... ma solo ora mi sono davvero reso conto di quanto
in realtà mi facesse soffrire ...
...
Sono stufo di dover convivere con la sofferenza, prima nostro padre ... adesso
lui ... "
" Perché non mi hai detto nulla? ... ... una volta mi raccontavi tutto ... "
" Perché non c'è nulla da dire ... c'è solo il vuoto e quello non i può raccontare. Ci sono già passato, basta aspettare e fra un po' sarà meno insopportabile ... "
" Sono convinto che riuscirete a risolvere ogni cosa, forse avete bisogno
solo un po' di tempo ... "
" Non credo di volerlo ... "
" Cerca di non pensarci troppo! Hai sempre preso tutto troppo seriamente. Fin da piccolo hai sempre riflettuto troppo sulle cose ... a volte non fa bene ... anche perché per certe cose la ragione non ha valore ... ... Ma stai tremando ... "
" Non preoccuparti, ho solo un po' freddo "
Scuote la testa un po' rassegnato e alzando un po' le coperte dice
" Vieni sotto prima di morire congelato "
Mi stendo accanto
a lui un po' titubante, non sono abituato a una simile situazione. Dobbiamo
stringerci dato che il letto è a una sola piazza e posso sentire chiaramente
il calore del suo corpo contro la mia pelle.
È strano, forse perché è mio fratello, ma ho bisogno di
qualche minuto per essere meno imbarazzato da quel contatto e soprattutto sentirmi
meno fuori posto ... anche dopo tutto quello che è successo tra noi,
dopo tutto il tempo che è passato da allora, le mie reazioni non sono
molto cambiate.
Mi avvolge la vita con un braccio tirandomi a se e dice
" Rilassati non voglio mica mangiarti. Cerca di dormire, ne hai bisogno "
Dopo i primi momenti di imbarazzo mi rilasso e mi abbandono completamente al suo abbraccio che si fa ancor più protettivo e il calore del suo corpo mi invade lentamente facendomi smettere di tremare. Chiudo gli occhi appoggiando la testa sulla sua spalla e, come non mi succedeva da molto tempo, mi addormento quasi subito.
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