Titolo: Buio
Autore: ki_chan
Parte: 17
Pairing: nessuno
Raiting: nc17 ( il solito. per l'argomento trattato )


Buio

- l’oscurita' d’animi erranti -

Capitolo XVII

( Stefano )

Quando ritorno in salotto, dopo aver vegliato su Maximilian fino a che non si è addormentato, trovo Joel coricato sul grande divano, rannicchiato in posizione fetale con gli occhi socchiusi. Mi avvicino cercando di capire se è sveglio. Non sembra accorgersi di me eppure mi rendo conto che da sotto le palpebre socchiuse fissa un punto indefinito sul pavimento, segno che è ancora sveglio nonostante l'ora molto tarda. Mi fermo di fronte a lui e chinandomi gli accarezzo appena il viso scostando le ciocche che gli ricadono disordinate sul viso. Sussulta forse spaventato non essendosi accorto del mio arrivo. Apre gli occhi, che non mi sono mai sembrati così grandi e spauriti, lucidi; forse per la stanchezza o forse per lacrime trattenute.
" Mi spiace di avervi lasciati soli per così tanto tempo, spero mi perdonerete, ma non mi ero reso conto di quanto aveste bisogno di qualcuno accanto ... "

Scuote la testa stanco, di una stanchezza annidata nel profondo del suo animo, una spossatezza lacerante che è possibile scorgere nel fondo più profondo dei suoi occhi. Mi fa male vederlo così, sentire la sua voce triste mentre mi dice:

" Non te ne faccio una colpa. Sono io ad averti allontanato anni fa ... volevo allontanarmi da lui e ho perso anche te. Mi dispiace. "

Mi limito a sorridergli non ho parole da dire che lui non conosce già, non ho consolazioni, non ho nulla se non un sorriso a testimonianza che anche se ho sbagliato per molto tempo, ora sono qui, accanto a lui e a Maximilian. Allunga la mano e cattura in una presa titubante e insicura la mia, mi guarda dritto negl'occhi mentre mi dice:

" Stanotte non te ne andare, resta qui con noi ... per favore "

" Come vuoi "

Lo copro con una coperta e mi siedo sulla poltrona poco distante mentre Joël si addormenta lentamente. Spero che il suo sonno sia sereno.
Sebbene sia spossato dalla lunga giornata non riesco a prendere sonno; forse ancora scosso dalle troppe cose che sono successe questa sera, forse da un passato che così bruscamente ho dovuto riportare alla memoria.
Sono circa le tre del mattino quando mi alzo dalla poltrona senza un vero motivo. Forse solo per muovermi un po', sta di fatto che vagando nella semioscurità dell'appartamento mi trovo di fronte alla porta chiusa della stanza di Pietro. Non vorrei entrarvi ma la nostalgia ha il sopravvento. Entro e mi richiudo la porta alle spalle. Non accendo nemmeno la luce. Grazie alla poca luce del lampione sulla strada che filtra dalla tapparella appena strigliata posso intravedere le sagome del grande armadio alla parete, i comodini che amava tanto Cristina e ... e il letto. L'ampio letto matrimoniale che Pietro ha diviso con Margherita e che ci ha accolti così tante volte. È rimasto tutto come allora. Sfioro con le dita il ferro battuto della testiera e poi sfioro il morbido copriletto. Mi sembra che mi manchi il fiato in un groviglio troppo denso d'emozioni. Mi allontano quasi scottato. Sensi di colpa e paura di soffrire ancor più mi spingono ad allontanarmi fino ad appoggiare la schiena fino alla parete. Mi sembra quasi di vederlo, coricato sul letto avvolto solo da un lenzuolo leggero che mi sorride dolce, come solo molti anni fa era in grado di fare.
Gli occhi mi pizzicano, ma non tento nemmeno di trattenere le lacrime mentre scivolo sul pavimento. Singhiozzo quasi come un bambino mentre ripenso alla sua morte, ai momenti felici che abbiamo passato, pochi forse; e quelli brutti, ben più numerosi. Eppure la sua mancanza mi fa ancora svegliare nel cuore della notte con il cuore che batte veloce e un dolore sordo al petto quando per un istante mi illudo che sia ancora al mio fianco e voltandomi verso di lui trovo solo un cuscino vuoto. È difficile dopo quasi trent'anni passati insieme dimenticarsi della persona con cui hai diviso tutto, è difficile non pensare sempre a lei. E anche se mi ripeto di aver superato la sua perdita c'è una parte di me che continua a cercarlo al mio fianco sebbene non abbia mai potuto averlo completamente al mio fianco, prima per Cristina, poi per la sua follia...

( Michele )

Osservo la strada deserta, in piedi davanti alla finestre. Il freddo che lentamente lambisce il mio corpo coperto solamente dal una maglietta e dai boxer. Lo sguardo scivola dalla strada illuminata dalla luce gialla dei lampioni alla superficie del vetro dove vi è il riflesso sbiadito della mia figura. Sento dei passi alle mie spalle. Damiano entra un po' titubante nella mia stanza fino a fermarsi accanto a me.
Preoccupato con voce impastata dal sonno mi dice:

" Cosa fai qui in piedi? Prenderai freddo "

Mi viene quasi da sorridere a vederlo stropicciarsi un occhio e tentare di dare una forma ai capelli tutti arruffati.

" Non riuscivo a dormire "

" Dovresti farlo, sono giorni che non dormi ... Hai certe occhiaie, sembrano quelle di quando preparavi gli esami all'università! "

Sorride divertito forse ricordando le notti che passavo a studiare perché durante il giorno dovevo anche lavorare. Sorrido a mia volta prima di rispondere:

" Allora era diverso ... "

" Si, eri molto più giovane e il tuo corpo reggeva meglio ... "

" Se dici così sembra che io sia vecchio! "

" Beh ... in effetti, non sei più giovanissimo "

Dice ridendo appena, una risata dolce che mi contagia.

" Ho solo trent'anni! E tu non sei molti più giovane di me! "

" Sono giovane nello spirito, io! "

Rido scuotendo la testa, ma presto ritorna a farsi sentire la tristezza ed è con voce bassa e stanca che parlo:

" Allora non avevo così tante preoccupazioni. Mi bastava studiare il più possibile e dormire abbastanza per avere ancora energie per lavorare e per te "

" In quei momenti mi trascuravi parecchio ... ma poi sapevi come farti perdonare ... "

" Eravamo perfetti insieme, come è potuto finire tutto? "

" Si fanno molte scelte nella vita e non sempre sono le migliori ... però bisogna accettarle "

Rimaniamo in silenzio qualche istante. Damiano sembra pensieroso. Quando all'improvviso ricomincia a parlare la sua voce è più bassa e cupa:

" Sono venuto qui a Milano per poter chiudere con il passato. Anni fa ci siamo lasciati in modo strano anche se ti amavo con tutto me stesso e sapevo che per te era lo stesso ho preferito andarmene, però non ho mai smesso di amarti e venendo da te volevo capire se valeva lo stesso per te, ma soprattutto volevo sapere se ero davvero in grado di archiviarti come la cosa più bella che mi sia mai capitata ma che apparteneva ormai al passato. Forse non smetterò mai di amarti anche se tu non provi più nulla per me però almeno so come stanno le cose. Ma soprattutto sono venuto qui per chiederti scusa per allora, per essermene andato in quel modo, però non ce la facevo più, sono stato un egoista ma io ... "

Lo zittisco appoggiando appena l'indice sulle labbra.
Gli accarezzo la guancia e dico:

" E' colpa mia ... ero diventato intrattabile e sopratutto non ho fatto nulla per fermarti, avresti dovuto odiarmi in quel momento.
...
Vorrei poterti amare ancora come una volta - Mi avvicino e lo abbraccio piano sprofondando il viso nei sui capelli, morbidi come seta - non hai nemmeno idea di quanto lo vorrei "

Lo stringo a me a lungo, quasi cercassi in lui la forza per far cessare questo dolore sordo che mi avviluppa il cuore da quando ho litigato con Joel. Quando ci allontaniamo l'uno dall'altro Damiano ha gli occhi lucidi ma sembra sereno. Guardandomi con fare scherzosamente arrabbiato mi dice:

" Ora vai a dormire!! "

E mentre lo dice mi spinge fino al letto. Mi siedo sul bordo e catturando le sue mani nelle mie gli dico:

" Dormi qui con me stanotte ... "

Lui sembra spaventato o forse solo stupito dalla mia richiesta. Rimane in silenzio a lungo ma non si muove nemmeno per andarsene. Solo quando comincio a depositargli piccoli baci sul dorso di una mano e sulle dita così sottili, come facevo sempre quando volevo che facesse qualcosa, allontana la mano bruscamente e un po' arrabbiato mi dice:

" Va bene, va bene "

Quando si stende nell'altra metà del letto sembra teso. Mi avvicino fino ad abbracciarlo, sentendo il suo corpo irrigidirsi e vedendo il suo viso diventare paonazzo. Lo costringo ad appoggiare la testa sulla mia spalle e gli dico:

" Una volta non eri così timido "

Ottengo come risposta solamente un pizzicotto sul braccio, però lo sento rilassarsi accanto a me e appoggiarmi un braccio attorno alla vita. Sorrido e depositandogli un bacio sulla fronte dico:

" Buona notte "

( Stefano )

Rimango seduto contro il muro a lungo fino a che la stanchezza non mi coglie prepotente e mi fa scivolare in un sonno agitato e leggero. È in quello stato che rammento vicende segregate a lungo nel mio cuore.

**
Era domenica, si, credo, perché eravamo a casa dal lavoro. Era pomeriggio tardi. Joel e Maximillian non sarebbero tornati se non la sera molto tardi e io ero solo in questa casa ad aspettare che tornasse Pietro. Era uscito la mattina presto senza dire nulla e io sapevo benissimo in che condizioni sarebbe tornato, solo non sapevo quando l'avrebbe fatto. Ero seduto in salotto a guardare la televisione sempre più arrabbiato e inquieto quando verso sera è rincasato. Puzzava già di alcool e a stento riusciva a rimanere in equilibrio. Si coricò sul divano accanto a me, non ci salutammo nemmeno. Rimanemmo in silenzio a lungo, immobili: io facendo finta di guardare la televisione mentre la mia attenzione era tutta rivolta a lui, lui ubriaco fradicio sul divano. A un certo punto si mosse quel tanto da arrivare al mio collo e cominciare a mordere con forza.

" Smettila "

Mi alzai di scatto, arrabbiato e disgustato dall'odore di alcool che violento e insopportabile mi invase le narici non appena si fu avvicinato.
Mi fissò a lungo con occhi velati dall'alcool, ma cattivi. Un sorriso malvagio gli incurvò le labbra mentre mi diceva:

" Sai, assomigli sempre più a una moglie rompiscatole. Mi controlli, aspetti il mio ritorno buono buono a casa ma soprattutto sei tanto stupido da voler da me la castità!
...
Da quando fai tanto il prezioso?! "

" Da quando sei diventato un alcolizzato! "

Lui si mise a ridere alzandosi e venendo verso di me disse:

" Magari un po' di alcool farebbe bene anche a te così la pianteresti di essere così frigido! "

" Sei vergognoso! "

I suoi occhi si accesero di una luce diversa, rabbia e cattiveria insieme

" Non meno di te! O sbaglio, forse? Parli tu che non sei stato in grado di fare nulla senza di me e vivi con una famiglia che non è la tua, ami come figli il frutto del mio tradimento con una donna, perché non sei riuscito nemmeno a fare dei figli tuoi, e mi stai accanto quando l'unica cosa che mi interessa da te è portarti a letto! "

A quelle parole mi sembrò di soffocare! La rabbia ma soprattutto la consapevolezza che le sue parole erano veritiere mi fa male al cuore.

" Almeno io sono ancora in grado di amare ... e soprattutto non ti ho usato per puro opportunismo! "

Un pugno mi colpì in pieno viso facendomi cadere per terra. Non me l'aspettavo, ma quello che meno di tutto mi aspettavo erano i suoi occhi lucidi e disperati. Solo un istante, un solo brevissimo istante prima di ritornare quelli di sempre. Forse solo un miraggio, ma sufficiente per far scemare tutta la rabbia e lasciare il posto solo alla tristezza e alla rassegnazione.

Rimasi a terra e con il dorso della mano mi tolsi il sangue che usciva copioso dal piccolo taglio che mi aveva procurato sul labbro. Pietro si mise sopra di me in ginocchio e cominciò a leccarmi il labbro con forza e con altrettanta veemenza prese a torturami le labbra con piccoli morsi che via via si facevano più dolorosi. Allontanai il viso sperando che la smettesse. Al contrario mi afferrò la nuca con forza e mi costrinse a un lungo bacio, mentre con le mani mi slacciava la camicia scoprendomi il petto. Il dolore del labbro era sempre più forte e il sapore del mio sangue insieme alla sua lingua sempre più invadente mi rese ben presto insopportabile resistere. Lo allontanai con forza, per me non era poi così difficile tenergli testa essendo molto più forte di lui. Lui rimase stupito e mi guardò qualche istante e poi disse:

" Vedi di non farti pregare ... sai quanti ragazzi molto più belli e gentili di te potrei trovare? "

" Perché non lo fai allora? E la smetti di torturarmi!?"

La sua risposta fu uno schiaffo in pieno viso che mi fece dolere tutta la guancia. Si avvicinò al mio viso e con fare cattivo mi disse :

" Hai la lingua troppo lunga! Dovresti usarla per fare altro ... qualcosa di molto più piacevole, soprattutto per me! "

Mentre stava ancora parlando sentii la serratura della porta d'ingresso aprirsi. Mi irrigidii senza nemmeno volerlo quando vidi Maximilian entrare in salotto. Lui si bloccò sulla porta vedendoci distesi sul pavimento ma suo padre alzandomi gli disse di entrare. Maximilian fece qualche passo titubante dentro la stanza mentre Pietro gli si avvicinava e gli accarezzava la guancia dicendo:

" Forse ho trovato il tuo sostituto "

Lo raggiunsi in fretta e allontanandolo da Maximilian mi misi in mezzo.

" Lascialo stare! Gli hai già fatto abbastanza male! "

Lui rise.

" Sei forse geloso? "

Lo ingorai voltandomi poi verso Maximilian e dicendo:

" Vattene! Vai da qualche parte ma non star qui! "

" No! Guarda come ti ha ridotto ... "

" Vattene e non discutere!! "

Alzai la voce tanto da farlo tremare per lo spavento, meglio così. Non ribatté ulteriormente ma prima di andarsene mi ringrazio.

Quando la porta fu nuovamente chiusa alle sue spalle, Pietro mi costrinse ad andare in camera da letto e spingendomi sul materasso mi disse:

" Ti senti un eroe ora? "

" Devi lasciare stare Maximilian! "

Non mi ascoltò nemmeno mentre gli parlavo troppo concentrato a baciarmi il collo e ad accarezzarmi il sesso.

" Smettila, mi fa schifo quando mi tocchi così! "

La sua mano strinse dolorosamente la sua presa rubandomi una smorfia di dolore.

" Non vali molto nemmeno come puttana!! ... Fammi vedere quanto sei bravo con quella lingua biforcuta che ti ritrovi! "
**

Mi sveglio di soprassalto con le mani tremanti ancora troppo scosso per quei ricordi e per quelli che veloci si susseguono rammentandomi quello che accadde quella notte.
E la mattina successiva quando sobrio si rese conto di quello che mi aveva fatto, scoppiò in lacrime tra le mie braccia. Non avevo visto spesso le sue lacrime. Eppure quella mattina mi sembrò un bambino, così diverso dalla notte passata, così dolce mentre mi medicava i tagli e mentre mi coccolava con tanto affetto.
Negli ultimi anni era così facile vedere in lui questi bruschi cambiamenti d'umore e più era cattivo e spietato prima più era indifeso poi.

È il suono del pianoforte a scuotermi dai miei pensieri. Incuriosito mi dirigo in salotto dove un lungo pianoforte a coda è posto vicino alla finestra. A suonarlo vi è Joël. Così preso dalla musica che non si accorge nemmeno dell'arrivo mio e di Maximilian.
È una melodia triste quella che suona ma è ugualmente bellissimo sentirlo. La dolcezza e la grazia che è in grado di infondere al suono mentre muove veloci le mani sui tasti è in grado di far dimenticare per qualche minuto a chi lo ascolta il mondo che lo circonda.

(Joël)

Socchiudo gli occhi mentre lascio che le dita si muovano senza un apparente controllo sui tasti. L'unica guida è la musica che triste e lenta penetra nel mio cuore e di esso è la rappresentazione. Per qualche minuto non c'è null'altro che la musica, l'intensità e la potenza di una melodia che mi fa tremare in uno spasimo di sofferenza.
C'è solamente la musica e il mio cuore, ed è così che deve essere come sempre quando suono il pianoforte.
Il susseguirsi delle note si fa più lento, simile a un lungo lamento, lo strazio di un cuore ferito. Le note più basse e cupe fino a che le mie dita non suonano un'ultima nota, che sembra non terminare mai... che forse non finisse mai, preferendo uno straziante lamento al silenzio.
Quando le mie dita si sollevano dalla tastiera vi è solo il silenzio, ma un silenzio ancora pregno di quelle note e di quei sentimenti che con esse sono fluite dal mio cuore.
Riapro lentamente gli occhi velati ora di lacrime, faccio un profondo respiro e sorrido. Stupendo anche me stesso sorrido tranquillo. Era dalla morte di mio padre che non ero più riuscito a suonare il pianoforte e solo ora mi rendo conto quanto tutto questo mi mancasse. Sfioro con le dita tutta la superficie dei tasti d'avorio.
È una bella sensazione. Sembra che la musica abbia portato con se il troppo dolore e la sofferenza che troppo a lungo ho tentato di nascondere.

(Michele)

Quando suona la sveglia vorrei tanto ignorarla. Mi sveglio controvoglia. Mi volto verso Damiano che è ancora addormentato sulla mia spalla. Mi viene da sorridere vedendolo dormire profondamente ignorando completamente la sveglia. Lo scuoto appena cercando di farlo svegliare. Continuando a dormire si aggrappa ulteriormente a me e mugugna in segno di protesta.
Per un istante sono tentato di lasciarlo dormire ma poi so che non me lo perdonerebbe. Lo chiamo ancora fino a che non apre gli occhi. Mi fissa pieno di sonno con fare interrogativo.

" Sono le sette, dobbiamo alzarci. Altrimenti perdi il treno! "

Lui si stropiccia gli occhi poi, controvoglia, si alza.

" Sei sicuro di voler partire? Potresti rimanere qui ancora qualche giorno ... "

" Ho già rimandato troppo a lungo la partenza. Devo tornare! "

Lo accompagno in macchina alla stazione e aspetto con lui l'arrivo del treno. Arrivati al binario nessuno dei due sembra aver voglia di parlare. Mi sembra di rimanere su quel binario un tempo infinito eppure quando arriva il treno mi sembra di non aver avuto abbastanza tempo. Damiano si volta verso di me e sorridendo mi dice un semplice;

" Ciao "

Mi abbraccia forte. Lo stringo tra le braccia senza essere in grado poi di allentare la stretta, stupidamente vorrei non se ne andasse, la sua presenza mi è diventata tanto piacevole e dolce da aver quasi paura di doverne sopportare la mancanza. Alla fine tuttavia devo lasciarlo andare. Dolce mi dice :

" Non è un addio! Solo un arrivederci! "

Gli do un bacio sulla fronte e gli auguro buon viaggio. In risposta lui mi dice :

" Se hai bisogno sai che ci sarò sempre! "

" Lo stesso vale per te "

Sorride prima di prendere la valigia e salire in fretta sul treno che sta per partire.
Vedo il treno allontanarsi fino a sparire dalla mia
vista.
Sono nuovamente solo ... ma la cosa più dolorosa è che ormai vi sono abituato.


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions