Buio

capitolo XIII

di ki-chan

( Damiano )

Mi sveglia il suono del campanello della porta verso le dieci di mattina. Mi limito a voltarmi dall'altra parte sprofondando maggiormente nel cuscino e coprendomi anche la testa con la trapunta. Tuttavia il campanello non smette di suonare, chissà perché Michele non va ad aprire?
Decido di alzarmi, tanto ormai sono sveglio.
Quando entro in sala mi rendo conto dal silenzio che la casa è vuota. Trovo sul tavolo un biglietto di Michele che dice che è dovuto uscire per alcune commissioni ma torna presto.
Sono ancora intento a leggere il biglietto quando suona nuovamente il campanello, decido di aprire spinto dalla curiosità di sapere chi è che cerca Michele con tanta insistenza.
Mi si presenta davanti Joël che dà una veloce occhiata al mio abbigliamento, boxer e maglietta. Mi guarda negl'occhi, prima un po' stupito poi deluso e seccato. Lo saluto senza tuttavia ottenere nessuna risposta. Si limita ad entrare. Raggiunge il salotto dove si ferma e si guarda un po' in giro, poi, forse rendendosi conto che non c'è Michele, si volta verso di me senza tuttavia dire nulla.
Capendo la sua domanda inespressa gli dico:

" Michele è uscito, ha detto che torna presto ... ma accomodati, io intanto vado a vestirmi "

Gli dico sorridendo cercando di rompere un po' il ghiaccio, senza molto successo. Rimane immobile qualche istante dubbioso su cosa fare ma alla fine accetta il mio invito e si accomoda sul divano.

( Joël )

Scompare dietro la porta dello studio di Michele, che usa anche come camera degli ospiti poiché c'è un divano letto.
Beh almeno non dormono insieme.
Mi do immediatamente dello stupido però non posso negare d'essere geloso di lui ... assurdo, ma infondo è la verità. Non dovrebbe stupirmi, sono sempre stato molto possessivo, non voglio che qualcuno tocchi ciò che è mio e Michele lo è, anche se è una cosa assurda pensare ad una persona come ad una proprietà e anche se Michele dice il contrario.
Chissà magari anche questa è una stupida scusa ... forse è proprio vero che mi sono affezionato a lui ... contro il mio volere, contro ogni sensatezza.

Non mi accorgo del suo ritorno, perso nei miei pensieri. Mi chiede se voglio un caffè, io accetto ma mentre lo vedo dirigersi in cucina mi viene da pensare che è davvero un bel ragazzo, è dolce, sensibile ed educato ... tutto il contrario di me.
Michele lo ha amato e chissà, forse lo ama ancora. Forse stanotte sono andati a letto insieme ... forse ...
Forse sto impazzendo!
Però se il genere di ragazzi di cui Michele s'innamora sono come Damiano ... io ... non ho la minima speranza.
Vorrei ridere o forse piangere.
Perché m'interessa così tanto quello che Michele prova per me? Che cosa ha quel ragazzo per ridurmi in questo stato? Per portarmi alla pazzia?

Damiano mi porta il caffè, io però non riesco a distogliere lo sguardo da lui mentre non sono in grado di allontanare dalla mia mente l'immagine dei loro corpi uniti. Poso sul tavolino la tazzina che mi trema tra le dita. Mi alzo per andarmene, dovrei andarmene ma alla fine mi trovo su di lui a baciarlo con violenza, spinto dalla gelosia che non mi lascia ragionare.
Lui mi allontana e alzandosi dal divano mi dice di fermarmi con una sicurezza e un'autorità che non credevo possibile da lui.
Mi viene da sorridere, un sorriso malvagio, forse solo una smorfia.
Sto impazzendo.
Mi avvicino a lui, deciso e convinto di volerlo rovinare ... voler far soffrire Michele ... voglio che soffra quanto soffro io ... voglio la sua attenzione, nel bene o nel male ... voglio che mi ami!

Spingo Damiano fino alla camera di Michele. Vedo la sua espressione arrabbiata. Mi nutro della sua rabbia. Ricomincio a baciarlo, lui protesta ma i suoi lamenti si fanno più deboli quando le mie mani si prendono cura del suo corpo.
Si lascia cadere sul letto, ormai senza protestare.
Lo spoglio velocemente. Mentre mi sfilo l'orologio e lo lascio sul comodino, lì dove lui potrà vederlo subito, perché deve sapere cosa gli ho fatto.
Damiano non riesce a guardarmi negli occhi, posso quasi sentirlo il suo senso di colpa mentre sfioro il suo corpo distrattamente. Sono così visibili la sua rabbia e la sua sofferenza, si morde un labbro nel vano tentativo di non gemere troppo forte.
È una creatura così dolce e pura ...
Così diversa da me ...
Come potrebbe Michele non amarlo?
Mi concedo solo un istante per guardarlo prima di penetrarlo.
Ha gli occhi chiusi, il viso arrossato. Mi chiedo a cosa stia pensando ora. A Michele.
A quel pensiero perdo la poca razionalità che mi era rimasta. Affondò in lui con cattiveria mentre lo sento quasi gridare per il dolore.
Anch'io sto pensando a Michele ... così intensamente da non riuscire a respirare e senza nemmeno che me ne renda conto il corpo sotto il mio diventa quello di Michele, i gemiti diventano i suoi ...
Vengo dentro di lui poco dopo. Quando lentamente riapro gli occhi per un istante mi illudo di vedere Michele, che mi sorride e mi stringe tra le braccia ... ma quello che vedo sono solo gli occhi di Damiano pieni di lacrime che forse non piange solo per orgoglio.
Mi rivesto in fretta, le mani mi tremano mentre mi riallaccio i jeans.
Solo quando sono sulla porta della camera mi volto indietro.
Mi sento un verme.
Lui forse si accorge della mia espressione disperata, un attimo, perché presto esco dall'appartamento.
Scappo quasi, chiedendomi cosa ho fatto ... quale follia abbia compiuto.
Solo quando rientro a casa riesco a riconquistare un briciolo di calma a tornare padrone di me stesso, ritrovando tutta la mia sicurezza.

( Damiano)

Mi rivesto in fretta. Esco su balcone alla ricerca di un po' d'aria fresca per ritrovare un po' di lucidità.
Non avrei mai dovuto permettere che succedesse.
Perché sono stato così stupido da cedere alle sue attenzioni.

Rientro in camera dopo molto tempo. Il mio sguardo scorre sul letto disfatto, i miei boxer ancora abbandonati tra le lenzuola sporche di sperma, rabbrividisco mentre il mio sguardo prosegue fino al comodino.
Il mio respiro si bocca non appena lo vedo, immobile accanto al letto mentre mi fissa. Inconsapevolmente faccio un passo all'indietro per la sorpresa, ero troppo preso tra i miei pensieri per accorgermi della sua presenza.
Michele distoglie lo sguardo un istante per posarlo sull'orologio che tiene tra le dita e poi di nuovo su di me.
Mi guarda freddo, severo, forse ... e triste ... non so se nel suo sguardo ci sia anche l'odio e la rabbia che dovrebbe esserci, non lo so perché prima che me ne possa rendere conto i miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime. Abbasso lo sguardo vergognandomi con il terrore di aver perso una delle persone più care che ho.

( Michele )

I suoi singhiozzi riempiono la stanza e io mi sento il mondo crollare addosso quasi fino a quel momento mi fossi illuso di essermi sbagliato. Con voce tremante mi dice:

" Mi dispiace ... mi dispiace ... "

Con qualche passo sono di fronte a lui, lo stringo tra le braccia e gli dico:

" Ora smetti di piangere, per favore "

" Non odiarmi "

" Non sono arrabbiato con te ... davvero! Vi conosco abbastanza bene per immaginare come sono andate le cose! "

Si stacca improvvisamente da me e agitato mi dice:

" No, è stata colpa mia ... lui è venuto per cercare te e io ne ho approfittato e l'ho portato a letto ... lui non c'entra ... "

" Perché l'avresti fatto? "

Esita

" Tu ieri sera mi hai respinto ... "

" Non sei mai stato bravo a dire le bugie! "

" E' la verità! "

" No, non lo è, eppure credo di meritarmela dopo quello che è successo - sono arrabbiato, ma non con lui, forse con me stesso - ... guardami negli occhi e dimmi cosa è accaduto "

" ... "

" Damiano! "

" Ti prego basta ... ti prego! "

Io non ho il coraggio di insistere, ma non ho bisogno che mi dica lui come sono andate le cose e, alla fine, non m'importa nemmeno.
Sono molto arrabbiato con Joël, forse per la prima volta.
Non sono più capace di sopportare oltre i suoi capricci.
Stringo spasmodicamente l'orologio che ho tra le mani, quello che ha lasciato per me, perché lo trovassi, perché sapessi.
È una sfida?! Bene!
Mi dirigo verso la porta con passo spedito ... è giunto il momento di chiarire le cose.

Quando suono al loro appartamento mi apre Maximilian, gli chiedo dove si trova Joël e alla sua risposta mi dirigo in camera sua.
Apro senza nemmeno bussare. Joël è appena uscito dalla doccia. Si volta stupito verso di me ma appena mi vede la sua espressione cambia, diventa più dura.
Non dico nulla, semplicemente lancio l'orologio sul letto. Lui lo fissa un istante poi sorride e dice:

" Sei venuto solo per ridarmelo? "

" No, anche per dirti che non voglio continuare quest'assurda relazione! "

" Mi stai lasciando?? No perché, ti vorrei ricordare che non puoi lasciarmi dato che non c'è nulla fra di noi "

" Ti sto solo dicendo di non venirmi più a cercare per fare sesso con me, sono stufo d'essere la tua puttana ... cercatene un altro! "

" Mhm ... magari il tuo amico ... "

" Lo devi lasciare in pace "

" Perché? "

" Perché? Perché di sì! Tu piuttosto, perché mi odi così tanto? Ti diverti a farmi soffrire? "

" Si ... "

" Beh allora la prossima volta vedi di impegnarti di più ... perché posso sopportare molto peggio ... però non coinvolgere altre persone "

" Non capisco perché ti arrabbi tanto in fondo non l'ho costretto a venire a letto con me "

" Conosco i tuoi modi "

" Non ti sei mai lamentato per i miei modi"

" Sei davvero così stupido da pensare che mi piaccia quando mi sbatti su un letto e mi fai quello che vuoi? Poi te ne vai senza nemmeno voltarti indietro?? "

" Non capisco davvero perché ti lamenti "

" Vediamo se a te piace ... "

Mi avvicino a lui e lo spingo contro il materasso.
La sua espressione cambia velocemente da stupita a preoccupata non appena intuisce le mie intenzioni. Gli blocco i polsi con una mano e gli slaccio l'accappatoio scostando i lembi di spugna fino a scoprirgli completamente il corpo. Spalanca gli occhi spaventato mentre tenta di liberarsi dalla mia presa divincolandosi sempre più energicamente.

" Michele lasciami ... lasciami, non puoi farlo!! "

Lo ignoro. Porto la mano ai jeans per sbottonarli ma non appena ho aperto il bottone e tento di abbassarmi la zip sento il corpo di Joël cominciare a tremare mentre le sue proteste si fanno via via più flebili. Si limita a dirmi:

" Fermati per favore ... "

Sarebbe così semplice ignorarlo ancora eppure non ho la forza per continuare.
Allento la stretta ai polsi lasciandoglieli liberi e portandomi le meni al viso per un istante cercando di riacquistare il controllo.

Lui non si muove.
Fino a che punto siamo arrivati, quanto dolore mi ha fatto provare per arrivare a questo?! Allontano le mani dal viso e con un sussurro gli chiedo di perdonarmi.

" Vattene "

Mi alzo e mentre raggiungo la porta della stanza alle mie spalle lo sento alzarsi e raggiungermi. Mi volto e lo guardo fisso negli occhi ora furenti e allo stesso tempo tristi e disperati. Un istante e il suo pungo mi colpisce in pieno viso, fa un male cane ma ora non m'interessa nulla, l'unica cosa che occupa la mia mente è la domanda di come abbia solo potuto pensare di fargli del male.
È questo che mi fa impazzire, aver davvero pensato di potergli fare del male ... di violentarlo.
È la sua voce a scuotermi, decisa ma ugualmente tremolante:

" Ora vattene "

Io non posso fare altro che andarmene sentendomi morire sempre di più ad ogni passo che mi allontano da lui.



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