Buio

parte XI

di Ki-chan



 ( Joël )

" Ti aspetto alzato, allora! "

Annuisco appena con il capo, non dico altro, ma mentre percorro la rampa di scale che divide il nostro appartamento da quello di Michele non riesco a trattenere un sorriso, forse di gioia o forse solo un sorriso come tanti altri. Certamente non posso negare che le sue parole, addolcite da un sorriso accennato, dolce, avvolgente, mi abbiano turbato.
Non mi ha mai detto una cosa simile ... anzi, generalmente non mi dice mai nulla e anche quando mi presento da lui nel cuore della notte non dice niente, si limita a guardarmi con sguardo severo, ma non dice nulla ... semplicemente mi lascia fare ... non mi tocca nemmeno ... e io mi sento morire mentre mi chiedo il perché.
Ma ora i suoi occhi sono diversi ... ciò mi rende felice.
...
A volte ho paura di quello che provo.
Se mi affezionassi a lui, perderei tutto ... anche me stesso.

Eppure, con questa consapevolezza gridata a gran voce dal mio cervello, mi ritrovo all'una di notte di fronte alla sua porta che lentamente si apre davanti a me sospinta dalla mia mano.
Non l'ha chiusa a chiave nell'attesa del mio arrivo, che ammetto si è fatto attendere.
La luce del grande salone ancora accesa invade l'anticamera in cui mi trovo.
Mi rallegro nel vedere quella luce, avendo temuto per un istante che non mi avesse aspettato.
Non appena varco la soglia del salone tutte le mie preoccupazioni svaniscono e il mio cuore si addolcisce quasi avesse trovato la sua dimora naturale.
Faccio qualche passo incerto all'interno del salone non vedendo Michele venirmi incontro.
La televisione è accesa, una tazza di caffè appoggiata sul tavolino accanto al divano dove sono ammucchiate riviste e libri, uno dei quali giace sul pavimento lasciato aperto oppure caduto.
Mi avvicino per raccoglierlo spinto dalla curiosità di sapere che tipo di libri legge il padrone di casa che sembra essere sparito. Ma non appena mi accosto al divano, lo vedo addormentato su quest'ultimo e mi dimentico del libro.
Si deve essere assopito mentre mi aspettava guardando la televisione a giudicare dalla sua posizione, a metà tra seduto e coricato. Appoggiato appena ai cuscini, con ancora gli occhiali sul viso, una mano appoggiata sul ventre e l'altra delicatamente abbandonata lungo un fianco che stringe ancora il telecomando.
Mi avvicino, gli accarezzo delicatamente la guancia mentre con il pollice gli sfioro le labbra appena dischiuse.
Ben presto le mie labbra sono sulle sue, una carezza leggera, cercando di non svegliarlo ma allo stesso tempo desiderando che apra gli occhi e mi stringa a sé.
Con la lingua comincio a sfiorare le sue labbra fresche che lentamente si dischiudono insieme ai suo occhi.
Mi allontano per perdermi in essi, di un marrone intenso, ancora velati dal sonno. Dolci mi fissano prima di seguire i mie lineamenti fino alle labbra.
Appoggiandosi su un gomito avvicina nuovamente il suo viso al mio mentre l'altra mano è salita fino alla mia nuca.
In quest'istante, inebriato dal suo profumo e dal suo calore ... o più semplicemente ebbro di lui, mi sento felice, libero da me stesso ... dal mio passato, dal mio presente e dal mio futuro ... tutti ugualmente dolorosi.

Ma purtroppo non può durare in eterno, appena il suo viso si allontana dal mio mi sento perso.
Un istante in cui rimango immobile sperando che lui ricominci a torturarmi con i suoi baci.
Ma così non è ... avrei dovuto aspettarmelo, lui non mi tocca mai, quasi avesse paura di me ... o ancor peggio gli faccia schifo farlo.
A volte mi chiedo se è consapevole del male che mi fa quando si comporta così o quando semplicemente mi sta vicino ... mi chiedo se lo sa ... ma forse è normale che io soffra essendo io stesso causa del suo dolore ... vedo la sua sofferenza e per molto tempo l'ho desiderata, ma ora?? Forse non voglio più veder i suoi occhi afflitti, ma sono troppo egoista per allontanarmi da lui e troppo orgoglioso per accettare che lo faccia lui.

* Forse ho bisogno di lui *

Gli bacio il collo, glielo mordo.

* Prima volevo il suo amore per poterlo disprezzare *

Salgo sul divano intrappolando il suo corpo sotto il mio.

* Per poterlo avere in mio potere *

Mi nutro del suo profumo, dei suo respiri che si fanno tanto più pesanti quanto più faccio aderire il mio corpo al suo.

* Per sentirmi migliore di lui *

Gli sfilo la camicia dai pantaloni e velocemente slaccio i bottoni scoprendogli così il torace. Lentamente gli sfioro la pelle nuda con le mani, una carezza che percorre il suo corpo. Sostituisco poi alle mani le labbra che baciano avidamente la sua clavicola per poi scendere lentamente mentre spingo la mia erezione verso il suo bacino.

* Per sentirmi vivo *

Strofino lento il mio corpo contro il suo.
Un gemito strozzato gli sfugge dalle labbra quando lo accarezzo tra le gambe attraverso la stoffa dei jeans.
Si inarca verso di me.

* E ora? *

Poi mi ferma, con una mano afferra la mia che sta cercando di slacciargli i pantaloni e mi dice:

" Aspetta ... andiamo in camera "

* Forse voglio il suo amore ... *

Per un istante il mio cuore si ferma, poi ricomincia a battere doloroso. Mi alzo dal divano mentre lo osservo fare lo stesso. Fa qualche passo verso la camera prima di voltarsi e vedere che sono rimasto immobile.

* ... Solo quello ... solo per me*

Si volta, mi sorride, torna verso di me fino a incontrare il mio corpo con il suo e mi da un bacio.
Un bacio leggero ... sulla fronte ... una carezza rilassante, dolce che tuttavia mi fa morire.

* ... Ne ho bisogno? *

Esito.

* Sì ... un bisogno fisico ...*

Lo guardo, mi sorride.
È tranquillo.

* ... Tanto che mi fa impazzire *

Tremo.
Un istante prima di cacciare lontano ogni esitazione ... prima di ritornare me stesso ... sempre che ce ne sia ancora uno.

Muovo qualche passo.
Raggiunta la camera mi volto verso di lui ... è bellissimo con in dosso solo i jeans, il bottone slacciato lascia intravedere il bordo dei boxer neri. La testa appena inclinata. Alcune ciocche di capelli nerissimi gli ricadono scomposte e arruffate sulla fronte. Il viso leggermente arrossato e lo sguardo dolce dietro le lenti sottili degli occhiali che lentamente si toglie e posa sul comodino accanto a lui, appoggiandosi poi la mano sul ventre scolpito in un gesto involontariamente sensuale che mi fa mancare il fiato.

Forse sono i suoi occhi fissi su di me, sicuri e tranquilli, a farmi tremare le gambe tanto che ho paura che non mi reggeranno a lungo.
Non mi è sembrato mai così bello. Mi viene il dubbio che fino ad ora io mi sia rifiutato di guardarlo realmente.
Mi avvicino a lui titubante quasi fosse un dio, così bello e irraggiungibile. Allungo la mano fino a posarla sul suo torace come avessi paura che non fosse reale. Eppure lo è e non so se esserne felice oppure no.

Credo sia il suo comportamento a disorientarmi ... non il suo consueto freddo distaccato, non il rifugiarsi in un mondo in cui non sono in grado di raggiungerlo ogni volta che le mie carezze si fanno più intime ... eppure solo ora mi rendo conto di quanto il suo comportamento mi facesse male, quanta paura avessi che con il pensiero si rifugiasse nelle braccia di mio fratello.
Eppure non riesco a gioire di questi istanti in cui sembriamo innamorati più che semplici amanti ... perché io non voglio amarlo e forse non posso nemmeno.
Ma non appena le sue labbra si posano sulla mia spalla e la sua mano avvolge la mia ancora posata sul suo petto, il flusso dei pensieri si interrompe bruscamente lasciando spazio solamente al suo corpo accanto al mio, così vicino che quasi mi sfiora, tanto da poter sentire il calore della sua pelle.
Istintivamente reclino il capo da un lato offrendogli il mio collo.

Lo spingo sul letto che sobbalza appena sotto il suo peso. Si sostiene sui gomiti mentre ricomincio a baciarlo, quasi divorandolo mentre lascio scivolare la mano tra le sue gambe in una carezza lenta che termina sulla cerniera dei pantaloni che mi affretto ad aprire permettendomi così di scorrere sotto la stoffa sottile dei boxer. Soffoco il suo gemito con le labbra e sento che sto per impazzire.

Mi sembra di andare a fuoco quando il suo respiro si trasforma in gemiti che inutilmente tenta di trattenere non appena la mia mano lo avvolge e comincia a muoversi lentamente.

Mi guarda stupito e forse anche un po' contrariato quando smetto, ma non voglio che venga ... voglio farlo impazzire come lui sta facendo con me ... ma la cosa buffa è che probabilmente non si rende nemmeno conto di quanto è riuscito a penetrare nella mia anima e nemmeno io me ne ero accorto fino ad ora.

Finisco di spogliarlo lasciando scivolare i pantaloni sul parquet e poco lontano finiscono anche i miei vestiti.
Lascio che i nostri corpi si accarezzino, le parti più intime del nostro corpo si tocchino in un gioco logorante.
Faccio scorrere una gamba tra le sue che si divaricano docili alla mia intrusione.
Con la coscia gli sfioro l'inguine prima di inginocchiarmi tra le sue gambe e penetrarlo lentamente.
Si inarca verso di me in un misto tra piacere e dolore privandomi così dei suoi occhi che si sono fatti più languidi.
Mi stendo su di lui raggiungendo le sue labbra e cominciando a muovermi piano mentre sento le sue mani accarezzarmi bollenti come lava la schiena fino a fermarsi sui fianchi.

Vengo in un gemito strozzato e ricado senza forze su di lui che mi accoglie in un abbraccio rassicurante mentre il mio respiro affannato si infrange sulla sua spalla.
Mi abbandono a lui, non mi muovo, stretto nel suo abbraccio e consolato dal suo calore, mentre la stanchezza si impossessa di me e lentamente chiudo gli occhi non più capace di tenerli aperti.
Prima di abbandonarmi completamente al sonno mi sposto appena da lui in modo da non pesargli troppo ma senza rompere il nostro abbraccio.
Vorrei che il tempo si fermasse ora, al limite tra sonno e veglia, mentre stanco mi crogiolo nelle sue braccia, mentre lentamente mi accarezza la schiena con movimenti tranquilli che mi rilassano e tranquillizzano allontanando, anche se per poco, l'angoscia di un qualcosa a me ignoto.

( Michele )

Mi sveglio qualche ora dopo senza un apparente motivo. Sento il suo respiro regolare accarezzarmi la pelle del torace. Il suo corpo è stretto al mio con una presa tanto salda che sembra che abbia paura che io possa scappare.
Vorrei farlo, devo essere sincero, ma so di non esserne capace. Mi sono sempre imposto di non farlo.

Non so nemmeno io per quanto tempo rimango immobile nel letto fissando il soffitto buio, lasciando che i pensieri si affollino nella mia mente e poi scorrano veloci senza riuscire a farli cessare. Percepisco solo una strana ansia crescere inesorabile dentro di me senza essere in grado di comprenderne la ragione, o forse so fin troppo bene chi sia la causa di tutto ciò.
Incapace di riaddormentarmi nonostante la stanchezza, mi alzo dal letto cercando di non svegliarlo, mi vesto in fretta ed esco sul piccolo terrazzo.
L'accendino mi trema nelle mani a causa del troppo freddo mentre tento di accendermi una sigaretta.
Mi siedo sulla sdraio, abbandonandomi su di essa e offrendomi alla carezza del freddo pungente mentre osservo quasi incantato le forme sinuose del fumo della sigaretta.
Lentamente il mio animo si cheta cullato dal silenzio e intorpidito dal freddo.
Ora sono più tranquillo, triste, rassegnato ma stranamente tranquillo come colui che si è reso conto delle sue illusioni e non si affanna più a lottare per qualcosa d'impossibile.
Ritrovo il sonno, che lento si insinua dentro di me costringendomi a chiudere gli occhi senza nemmeno la forza di rimanere sveglio, ma in fondo non voglio nemmeno destarmi, voglio solo crogiolarmi nel torpore del sonno imminente.

Tuttavia dei passi leggeri e la sua voce, quasi un sussurro, mi riportano alla realtà. Non so nemmeno da quanto sono qui fuori.

" Che fai qui fuori? "

Le sue parole mi scivolano addosso stranamente calde. Mi stropiccio gli occhi annebbiati dal sonno per mettere a fuoco la sua figura. Avvolto nel lenzuolo, i capelli arruffati, gli occhi assonnati, il corpo tremante e le braccia che stringono spasmodiche il lenzuolo cercando un po' di calore.
Non ha mai sopportato molto il freddo.
Mi viene da sorridere nel vederlo così, con in faccia ben stampato il suo disappunto misto ad un'espressione vagamente dolce e preoccupata.
Volto nuovamente il viso di fronte a me a guardare i bagliori della città mentre respiro profondamente cercando in quel gesto di ritrovare un po' di lucidità.
Lo sento fare qualche passo al mio fianco e dire:

" Vieni dentro! "

Un ordine, se non fosse stato per il tono usato, un sussurro che al mio cuore smarrito lo fa sembrare una preghiera.
Gli sorrido alzandomi e lo seguo fino in camera.
Lui tace e io non ho voglia di dire nulla.

Si siede stancamente sulla sponda del letto fissandomi dritto negli occhi.
È tutto così diverso questa notte tra noi ... forse noi siamo diversi.
Mi rendo conto quanto sia pericoloso tutto ciò ... perché so che domani tornerà tutto come prima, i consueti litigi, le parole dette con rabbia per ferire e i soliti silenzi ed incomprensioni.

Lo fisso a mia volta con sguardo sicuro, poi la mia attenzione è attirata dal lenzuolo che gli scivola dalle spalle, arruffandosi sul letto. Lui non fa nulla per fermarlo anzi tranquillo si mostra al mio sguardo che non può impedirsi di seguire i contorni del lenzuolo che morbido gli fascia le gambe e gli copre appena il basso ventre lasciando, invece, scoperti i fianchi e il torace.
Mi siedo accanto a lui un istante, poi appoggio la schiena sul materasso. Lo stesso fa lui. E io non resisto mi metto sul fianco appoggiandomi sul gomito in modo da poterlo guardare.
Sinceramente non so cosa mi passi per la testa ma senza nemmeno accorgermene appoggio la mano sul suo ventre. Stupito si irrigidisce voltandosi per guardarmi e incrociando il mio sguardo.
Lascio che la pelle fresca scivoli come velluto sotto la mia mano fino a raggiungere il suo fianco. Continuerei volentieri. Ma la consapevolezza di non essere in grado di proseguire senza lasciarmi travolgere da 'stupidi' sentimenti, mi blocca.
Se continuassi, lui diventerebbe troppo importante per me e le discussioni e i litigi diventerebbero insopportabili.

Allontano la mano e mi alzo. Dico la prima stupidaggine che mi viene in mente ma che mi permette di allontanarmi.

" Vado a farmi una tisana calda "

Ho fatto solo qualche passo quando Joël mi afferra il braccio costringendomi a voltarmi. La sua presa è insicura, quasi titubante. Io mi stupisco del suo gesto non capendone la ragione, ma presto le sue labbra sono sulle mie in un bacio, prima violento poi dolce. Le mie braccia si serrano sicure attorno alla sua vita anche quando si scosta dalle mie labbra e sprofonda il viso nell'incavo del mio collo mordicchiandomi la clavicola.

Poi si allontana e comincia a vestirsi dicendomi:

" E' meglio che vada, ho lasciato Maximilian da solo fin troppo! "

Mi limito ad osservarlo mentre si riveste accarezzando la sua figura con lo sguardo.
Ci salutiamo con un sorriso. Raro che succeda tra di noi, ma ne sono felice.
Quando la porta si chiude alle sue spalle, mi lascio cadere stanco sul materasso addormentandomi immediatamente, coccolato dal suo profumo di cui sono impregnate le lenzuola in cui sono avvolto.

È tarda mattina quando sono svegliato dal suono insistente del campanello.
Scocciato mi alzo e vado ad aprire la porta senza nemmeno curarmi del come mi potrei presentare agli occhi della persona alla porta. Se fossi meno stanco mi renderei conto di indossare solo i boxer, di avere il viso ancora segnato dal sonno e soprattutto di avere un'espressione molto contrariata.
Apro la porta pronto ad aggredire l'incosciente che continua a suonare quel coso infernale.
Ma non appena apro la porta rimango immobile di fronte al ragazzo davanti a me.
Lo guardo senza dire o fare nulla.
Ha i capelli castani raccolti in una lunga treccia, la pelle abbronzata. Non è molto alto, esile, i lineamenti dolci e delicati.

È bello come me lo ricordavo.

Mi sorride e vedendo che non accenno a dire nulla mi si rivolge:

" Non mi fai nemmeno entrare? "

Io accenno un pallido sorriso e mi sposto per farlo entrare. Prende la valigia ed entra. Fatto qualche passo si volta verso di me e, accennando un timido sorriso, mi dice:

" Non sembri molto felice di vedermi ... "

Gli sorrido per rassicurarlo, dispiaciuto che abbia frainteso il mio atteggiamento.
Poi mi avvicino e l'abbraccio. Sono felice di stringere nuovamente tra le braccia il suo corpo che mi sembra più esile di quanto lo ricordassi.
Lo stringo forte quasi abbia paura che possa essere solo un'illusione, mentre gli sussurro poco distante dall'orecchio:

" Mi sembra un sogno che tu sia qui "




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