scusate tantissimo per il ritardo ma ormai avrete
capito che sono una lumaca a scrivere^^' spero vi piaccia, ditemi che ne pensate
e magari il prossimo lo posto un pochettino prima^^
... che ricatto subdolo vero??!! a parte gli scherzi mi fa sempre piacere ricevere commenti.
un bacione
ki
Buio
di
Ki-chan
Capitolo VIII
Domenica pomeriggio - Milano
( Joël )
Non so nemmeno io quanto tempo ho passato nel bagno rimanendo semplicemente a fissare sconvolto la mia
immagine riflessa sullo specchio mentre ripenso quando l’ho baciato per la prima volta.
Come sempre stavamo litigando, non ricordo più nemmeno il perché, non mi ricordo in che modo abbiamo
cominciato a parlare di Maximilian. Però le sue parole me le ricordo chiaramente.
‘Amo tuo fratello ’.
L’ha detto con un tono così calmo e tranquillo che mi sono sentito perso. Solo un istante in cui il mio
cervello sembrava voler rifiutare quelle parole.
Tuttora non ne capisco il motivo, forse la sua sicurezza mi ha colpito, o forse è stato il suo
sguardo sereno a rendermi terribilmente invidioso. Si, credo sia per quello e per il medesimo motivo smisi di
fissarlo e mossi qualche passo verso il divano dove era seduto.
Volevo rovinare Michele, sporcarlo da un rapporto senza amore … volevo vedere nei suoi occhi la
disperazione che c’era e c’è tuttora nei miei … volevo umiliarlo e renderlo debole.
Così camminai fino a lui fino ad afferrargli la nuca con la mano e baciarlo con impeto, costringendolo
quasi con la forza ad aprire la bocca. Quando mi staccai da lui vidi i suoi occhi, velati dallo stupore
ma tranquilli. Rabbrividii al suo sguardo che mi sembrò lanciare una sfida, la accettai ma ora mi
chiedo cosa ci fosse davvero dietro quegli occhi color nocciola.
Mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe e ricominciai a baciarlo con forza arrivando a mordergli un labbro
che cominciò a sanguinare. Lui aspettò che avessi finito, come si fa con un bambino che fa i capricci,
poi si alzò dal divano costringendomi ad alzarmi a mia volta e fece per andarsene. Ma io lo fermai e lo
spinsi nuovamente sul divano e fui presto su di lui.
In poco tempo le mie mani fameliche cominciarono a vagare sul suo corpo immobile, abbandonato sul divano
ormai completamente nudo.
Quando entrai in lui sentii il suo corpo contrarsi e vidi le sue labbra dischiudersi in un urlo muto eppure
i suoi occhi non cessarono un istante di fissarmi, non so dire se vuoti o talmente espressivi da essere
incomprensibili. Quando venni, un grido più di frustrazione che di reale piacere invase violento la
stanza. Mi rialzai subito dopo e mi risistemai i pantaloni. Non mi ero nemmeno spogliato per farlo. Lui
non disse nulla nemmeno quando, abbandonandolo dolorante sul divano, me n’andai chiudendomi alle
spalle la sua porta. In quel momento mi sentii forte e soddisfatto, e ora? Ora come mi sento? Perso,
sconvolto da un gesto così naturale tra amanti la cui dolcezza però mi disorienta a tal punto da non saper
se essere felice o arrabbiato.
Alla fine esco anch’io dal bagno e raggiungo il tavolo e mi siedo. Luca e Maximilian stanno parlando di
qualcosa di molto divertente a giudicare dalle loro risate ma non riesco tuttavia a cogliere il senso del
loro discorso perché non sto ascoltando. Fisso il piatto ormai vuoto e l’unico pensiero chiaro nella mia
è lui.
Da quando gli ho permesso di ridurmi così? Non faccio in tempo a darmi una risposta, sempre che
ce ne sia davvero una, che Michele mi si avvicina e mi
sussurra:
« Che cosa ti prende? Sei rimasto nel bagno un’eternità e ora non dici nemmeno una parola? Non è
da te! »
Io mi limito ad alzare il viso e guardarlo negli occhi e rispondergli seccato:
« Nulla »
Mi si fa ancora più vicino tanto che posso sentire il suo fiato caldo accarezzarmi l’orecchio mentre,
neutro, mi dice:
« Spero tu non te la sia presa per il mio bacio … »
Io m’irrigidisco sulla sedia, forse lui se n’accorge perché sorride, ma ben presto ritrovo l’arroganza di
sempre e senza nemmeno pensare gli rispondo:
« Non credere di essere così importante per me da sconvolgermi con un semplice bacetto! »
« Peccato, lo speravo … »
A quelle parole mi sento perso. Non aggiungo altro, infondo ho già detto anche troppo.
Lui si limita a sorridere, un sorriso che non riesco a decifrare, sereno, dolce e … bellissimo!
Tremo nel vedere in Michele uno sconosciuto, uno sconosciuto con cui vado a letto più di un anno e il
cui sorriso non mi ero mai accorto fosse così bello.
Scuoto il capo rassegnato, oggi sono successe già troppe cose e se solo penso che siamo solo a metà
giornata mi viene voglia di scappare.
°°° °°°
( Michele )
Siamo seduti tutti e quattro su una panchina nei giardini di Porta Venezia a goderci il sole caldo del
pomeriggio. M’incanto ad osservare due piccioni che litigano per un pezzettino di pane, mentre Luca ride e
scherza con una vitalità contagiosa ricevendo in cambio da Joël solo sguardi torvi. Mi alzo
stiracchiandomi leggermente poi chiedo a Joël di accompagnarmi al piccolo carretto poco distante da
dove proviene un invitante profumo di caldarroste.
Il suo rifiuto me lo aspettavo, secco, senza spiegazioni come sempre ma ormai ho imparato ad
individuare tutto ciò che cela quel semplice no, anche perché credo sia la parola che pronuncia più spesso.
Io, con fare scherzoso, ma nemmeno troppo, gli dico di non far storie e seguirmi. Arriccia il naso
contrariato ma alla fine si alza e mi segue. Mi appoggio alla balaustra vicino al piccolo laghetto
accanto al chiosco.
« Datti una mossa a prendere quelle cose marroni … non voglio lasciarlo solo con quel tipo! »
Sorrido divertito mentre gli rispondo:
« Prima di tutto sono caldarroste e non cose marroni; secondo, il mio intento era proprio quello di
lasciarli un po’ in pace da soli! »
« Sei scemo! »
A volte la sua gentilezza nei miei confronti mi commuove! Tuttavia capisco perfettamente i timori di
Joël ma mi basta vedere Maximilian sorridere di nuovo per capire che quel ragazzo potrebbe fare molto per
lui. Provo a spiegarlo a Joël ma dubito che accetterà facilmente le mi ragioni.
« Guardalo! Guarda Maximilian! È bastata una sua parola per farlo sorridere, noi due insieme non siamo
riusciti! Mi basta vedere il suo sorriso per capire che è la cosa migliore da fare! »
« Perché ti fidi di lui? Non lo conosci nemmeno! »
« Hai ragione non lo conosco però quella sera quando sono andato a cercare Maximilian, mi ha colpito molto.
Era seduto sullo scalino di quel negozio tenendo Maximilian stretto tra le braccia per scaldarlo e
consolarlo. Il suo sguardo dolce mi ha davvero colpito. Non so quanta gente sarebbe disposta a
passare una notte in strada con questo freddo per un ragazzo che non conosce nemmeno! »
« Maximilian ora è così fragile, non oso pensare come potrebbe reagire se qualcuno lo facesse soffrire
ancora … »
S’interrompe qualche istante mentre con lo sguardo cerca la figura del fratello. A volte mi chiedo se è
davvero Maximilian quello ad aver bisogno del fratello e non viceversa.
Rimane in silenzio qualche istante, rivolge lo sguardo nuovamente verso di me un istante, prima di volgerlo
altrove e ricominciare a parlare:
« Qualche sera fa quando sono tornato a casa l’ho trovato rannicchiato contro la parete con gli occhi
gonfi di pianto … c’erano impronte di sangue su tutto il pavimento. Si è ferito con dei frammenti di
specchio nello studio di mio padre. Non so cosa sia successo, ho trovato lo
specchio rotto e il pugnale di mio padre abbandonato sul pavimento … non so cosa
stesse facendo o cosa avesse intenzione di fare però sono preoccupato … »
S’interrompe nuovamente quasi quelle parole gli facessero male. È nervoso, lo vedo perché continua a
stropicciarsi le mani e perché non mi guarda nemmeno in faccia fissando qualunque cosa che non sia io. Poi
improvvisamente dopo qualche istante riprende a
parlare, ora anche la sua voce è insicura.
« Ho paura che possa … possa … … Parla spesso della morte con tanta leggerezza e rassegnazione che a volte
penso che la desideri davvero! Non posso permettere che accada! Se prendessi la decisione sbagliata?
Sinceramente lasciare che qual tipo invada la sua vita
non mi sembra la cosa migliore! »
Quello che mi ha appena detto Joël mi stupisce moltissimo. Però sono convinto che bisogna trovare una
soluzione e Luca è l’unica che vedo in questo momento.
Gli cingo le spalle con un braccio cercando con quel gesto di rassicurarlo ma so che misera consolazione
può essere.
Mi concedo solo un istante per osservare ogni parte del suo profilo persa nella
contemplazione fittizia dei piccoli sassolini bianchi che compongono i sentieri che percorrono tutto il parco. Alla fine gli
dico:
« Non possiamo permetterci che le cose rimangano così! Sono convinto che la solitudine in cui si sta
rinchiudendo sia più pericolosa di un’amicizia che potrebbe farlo soffrire! »
« Mhm! »
Non aggiunge altro si limita a voltarsi di nuovo verso di me e fissarmi ora apparentemente tranquillo, come
se per un istante mi avesse permesso di scorgere i suoi pensieri più nascosti, le sue paure e angosce,
solo un istante prima di tornare quello di sempre. So
che non sono svanite, ora sono solo più difficili da vedere.
A volte penso che questo ragazzo sia troppo complicato per me, eppure mi affascina, sebbene mi scotti ogni
volta che mi avvicino di più a lui.
Mi fissa con aria annoiata e io non posso evitare di sorridere divertito.
Alla fine mi dice :
« Quanto ci metti a prendere le caldarroste? »
Scuotendo sconsolato la testa compro le caldarroste, hanno un profumo buonissimo. Mi tolgo i guanti e ne
prendo una. Poi porgo il sacchettino di carta a Joël che mi risponde con aria disgustata che lui non ne
vuole, allora gli dico:
« Non ti piacciono le caldarroste? Tu che mangi praticamente di tutto, anche i sassi. Guarda che sono
buonissime! »
« Solo mi da fastidio perdere tempo a pulirle! »
Io sorrido divertito e quando ho finito di togliere la buccia alla castagna che avevo preso dal sacchetto
gliela porgo tenendola con due dita:
« Assaggia »
Mi guarda un po’ stupito per un istante poi avvicina la bocca alla mia mano e con le labbra avvolge appena
la castagna mentre la afferra con i denti.
Preso alla sprovvista dal suo gesto rimango immobile ad osservare con gli occhi leggermente spalancati i
suoi movimenti. Un brivido mi corre lungo la schiena quando le sue labbra sfiorano involontariamente le mie
dita infreddolite. Mi sembrano bollenti e morbidissime.
Si allontana e comincia a mangiare la caldarrosta, lamentandosi perché bollente.
Alla fine mi guarda e sorridendo appena mi dice:
« Me ne pulisci un’altra?! »
Io rido mentre, dirigendoci verso Maximilian, comincio a sbucciargliene un’altra.
°°° °°°
( Joël )
Michele ha insistito per fare un lungo giro prima di tornare da Maximilian.
Stiamo camminando quando una ragazza che passeggia assorta nei suoi pensieri inciampa proprio di fronte a
noi cadendo addosso a Michele che sorridendo gli chiede con tono molto gentile … troppo, se si sia
fatta male. Io sbuffo appena irritato da quella strana ragazza che non si è ancora decisa a togliere la mano
dal petto di Michele dove l’aveva appoggiata nel
cadere.
Spero solo che Michele si decida a mollarla lì e andarsene.
Non lo fa, anzi!! Si china per raccoglierle i libri che gli sono caduti. Sono libri dell’università.
Cominciano a discorrere piacevolmente mentre io fremo e trattengo a stento la voglia di andarmene.
Non so nemmeno per quanto vanno avanti a parlare, forse solo cinque minuti ma a me sembrano un’eternità,
ed ogni istante che passa divento sempre più nervoso,
perché poi non lo so nemmeno io.
Alla fine però la ragazza dice di dover assolutamente tornare a casa e gli chiede se si possono incontrare
ancora.
Lui forse perché non si aspettava una simile proposta non risponde, la ragazza allora arrossendo si scusa
chiedendogli se per caso fosse già impegnato.
Lui sembra pensarci un istante.
Fisso la sua bocca dimenticandomi perfino di respirare.
Lentamente dischiude le labbra, rese chiarissime dal freddo, e gli risponde un semplice ‘No’. Io sbatto le
palpebre un istante, deluso e stupidamente arrabbiato per la sua risposta che tuttavia era prevedibile
perché è la verità. Eppure quando vedo il sorriso dolce e felice di quella ragazza mi cresce in petto
una rabbia che a stento trattengo.
Dovrei andarmene, lasciarli soli, sì, sarebbe la cosa migliore perché la gelosia che provo mi sconvolge.
Geloso … mi stupisco di questo mio sentimento che tuttavia non posso negare perché è qui, dentro il mio
petto.
Gelosia, un sentimento che non voglio, per una persona
che non ho mai voluto … eppure.
Si dovrei andarmene, ogni persona intelligente lo farebbe, ciononostante non lo faccio.
Afferro la mano di Michele in modo che lei lo possa vedere, vedo la tristezza e lo stupore infrangere il
suo bel sorriso.
Rido. Forse del mio comportamento o forse della situazione.
Il sorriso scompare definitivamente dal suo viso, infondo così dolce.
Michele si volta verso di me fissandomi. Sento il suoi occhi puntati su di me e rabbrividisco perché so cosa
sta pensando.
Una risata leggera, che dura solo qualche istante, seguita subito dalle mie parole a cui do un
inflessione neutra e distaccata:
« Spiacente, ma dubito tu possa avere qualche
possibilità con lui! Quindi vattene! »
Lei mi fissa qualche istante poi si scusa un po’ scossa e si allontana con passo impacciato.
Mi pentirò del mio comportamento, mi dispiacerà per quella ragazza dolce e gentile che non si meritava un
simile trattamento.
Certo, appena mi fermerò a pensare me ne pentirò, ma non ora!
Michele si scioglie con forza dalla mia stretta e mi guarda.
È arrabbiato.
« Che cosa ti prende? »
È molto arrabbiato, quasi quanto lo sono io.
Rispondo cercando di reprimere la rabbia, ma non ho molto successo.
« Potevi evitare di fare tutte quelle scene con quella ragazza! »
« Volevo sono essere gentile con lei! »
« Gentile?? Non prendermi in giro, ci mancava poco che ti mettessi a fare l’amore con lei in mezzo alla
strada! »
« Ma piantala, se tu non conosci le buone maniere, non mi interessa, ma non è mia abitudine trattare male le
persone! »
« Certo, quello lo fai solo con me! »
Spalanca gli occhi un istante, poi li socchiude appena e con aria stanca mi dice :
« Sei l’ultima persona che può rimproverare il mio comportamento! »
Lo fisso in silenzio qualche istante, infondo so che ha ragione.
Comincia a camminare lasciandomi lì solo. Seguo la sua figura allontanarsi lenta. Mi muovo anch’io, cammino
veloce fino a raggiungerlo, qualche passo e sono di fronte a lui.
Lui si ferma e mi fissa, sembra quasi percepire la rabbia che ho dentro di me. Non ho intenzione di
chiudere la faccenda così velocemente e lui sembra capirlo.
Stringo nella mano la stoffa del suo cappotto giusto all’altezza del cuore e lo tiro appena verso di me.
Lui non oppone resistenza sembra rassegnato ed è forse questo a farmi perdere il controllo.
Le mie parole escono in un sussurro, ma il tono è ugualmente deciso:
« Ricordati sempre che tu sei mio! Non di Maximilian, non di quella o di chiunque altro … solo mio! »
La sua espressione non cambia, solo un lampo di stupore nei suoi occhi, nulla di più. La sua mano
raggiunge la mia, stretta attorno alla stoffa del suo cappotto, e dolce e allo stesso tempo decisa mi
costringe ad allentare la presa. Alla fine dice :
« Sono solamente della persona a cui io voglio appartenere »
« Non mi interessa cosa vuoi tu! Tu mi appartieni, che ti piaccia oppure no! »
Ho alzato la voce.
Mi rendo conto di dire delle assurdità però non posso farne a meno.
La verità è che sono più arrabbiato con me stesso per il dolore che provo nel vederlo essere gentile con
qualcuno o forse è realmente paura di poterlo perdere. Sta per andarsene quando lo fermo un’altra volta con
le mie parole che vorrebbero essere acide ma che in realtà rispecchiano solamente disperazione per
l’essermi reso conto che le mie sono solo illusioni :
« Vorresti appartenere a Maximilian?! »
« Ti sbagli … voglio essere di una persona che mi rispetti, che mi voglia bene, che mi ami! Non di chi
mi considera un semplice divertimento nelle notti in cui non ha nessun’altro con cui passare la notte! »
Mi fissa un istante. Il suo sguardo è deciso, sicuro, determinato. Il mio è perso, vuoto.
Non riesco nemmeno a guardarlo.
Ricomincia a camminare, questa volta non ho la forza di fermarlo un’altra volta. Sento il rumore dei suoi
passi alle mie spalle allontanarsi e io rimango immobile.
Porto la mano alla bocca mentre gli occhi diventano lucidi per le lacrime che vorrebbero uscire.
No! Non devo, non per lui!
Continua...
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