Buio parte
I
di Ki-chan
( Maximilian )
Ho paura ad aprire gli occhi, come ogni mattina.
Rimango immobile sperando di vivere ancora uno di quei sogni che costellano le mie buie notti;
spero di non essermi mai svegliato.
Ho paura di dischiudere le palpebre e vedere che nulla è cambiato.
Ogni sera mi addormento sperando che qualcosa muti al mio risveglio.
Che stupido che sono.
Cosa potrebbe cambiare?
Che mia madre non sia morta quando avevo tredici anni?
O forse che mio fratello non mi ricordi ogni istante di quanto sono inutile?
O forse che i miei occhi posano tornare a vedere quello che mi circonda o semplicemente le mie mani?
Impossibile.
Apro gli occhi e non vedo nulla. Solo la luce che filtra dalla vetrata arriva ai miei occhi che la percepiscono con difficoltà, quasi impercettibile.
Come ogni mattina la disperazione mi assale e mi schiaccia come un macigno sul petto e cresce lenta e inesorabile dentro di me fino a farmi quasi desiderare di piangere.
Ma sarebbero solo lacrime amare quelle che mi solcherebbero il viso bruciando come lava.
Cosa cambierebbe se piangessi?
Nulla, mi ritroverei ogni mattina in questo letto enorme stanco di me stesso.
Scaccio le lacrime che già mi bagnano gli occhi e mi dirigo a tentoni verso il bagno dove riempio la grande vasca posta al centro con acqua bollente e profumata dai sali da bagno e mi immergo lasciando che le carezze lente e delicate dell'acqua mossa appena dall'idromassaggio allevino la tensione che serpeggia dolorosa nei muscoli.
Lentamente mi abbandono, concentrandomi esclusivamente sul delicato piacere dell'acqua calda a contatto con la pelle.
Con la mente vuota mi addormento. Uno strano sonno mi abbraccia protettivo ... un sonno calmo, immobile quasi impercettibile nella sua completa oscurità e assenza di sogni.
Credo almeno di essermi addormentato perché quando mi riprendo l'acqua è fredda. Tremo leggermente per il freddo, ugualmente non ho voglia di lavarmi, ma anche solo di muovere un muscolo. È strano dico al corpo di farlo ma lui non si muove forse ancora annebbiato dal sonno. Alla fine mi decido. Prendo la spugna e quasi annoiato comincio a passarla sulla pelle. Quasi potrei sentirla fremere la contatto con la spugna ruvida.
Annoiato
Annoiato da ogni cosa perché è come se il mondo non esistesse.
Come posso interessarmi ad un mondo che non vedo?
Eppure mi fa paura. So che c'è un mondo attorno a me ... lo percepisco con ogni cellula del mio corpo eppure per me è solo una lieve ombra offuscata.
Passo la spugna su ogni parte del corpo e l'odore pungente del muschio e dei pini invade la sala da bagno. Assaporo quel profumo dalla schiuma soffice che mi circonda mentre massaggio lentamente la pelle arrossata sostituendo alla spugna le mani.
Mi passo lo shampoo tra i capelli corti ... chissà come sto? Coi capelli corti intendo.
Mi sono sempre visto con i capelli lunghi oltre le spalle, ma da quando ho perso la vista ho deciso di tagliarli, o meglio a deciso Joel, così sono più facili da tenere. Sinceramente mi manca il pettinarli con cura ogni sera, mi rilassava. Non è che sono cortissimi, sento ogni tanto le ciocche ribelli cadermi sulla fronte di tanto in tanto.
Mi sto risciacquando quando sento una voce alle mie spalle. Sussulto perché non avevo sentito il suo arrivo e per il tono acido con cui mi si rivolge.
" datti una mossa che dobbiamo mangiare! "
è già ora di pranzo?!
Mio fratello ritorna in cucina e io esco dalla vasca.
La sua voce è come se mi corrodesse l'anima. La rabbia e l'odio che prova mi avvolgono ogni volta in una stretta quasi soffocante. Prima dell'incidente non mi trattava in questo modo.
L'incidente ... se io non avessi insistito tanto non avremmo mai preso la macchina, mio padre non sarebbe morto e io non sarei cieco ... se fossi stato più accorto le cose sarebbero andate diversamente ... invece non ci vedo e io e mio fratello siamo soli al mondo, ma non mi pento di quello che ho fatto però capisco il suo odio e non sa nemmeno quanto me lo meriti.
Distratto da quei pensieri scivolo mentre sto uscendo dalla vasca. Non so nemmeno io come ho fatto. Certo avrei dovuto fare più attenzione, nelle mie condizioni non dovrei muovermi senza pensare.
Sono stanco!
Sento il pavimento gelato a contatto con il corpo nudo.
Tremo mentre cerco di mettermi seduto e non solo per il freddo. Mi fa una mele terribile la testa che devo aver sbattuto contro il pavimento.
Sento gli occhi pizzicarmi. Questa volta non trattengo le lacrime. Le lascio scivolare veloci sul viso.
Non ce la faccio. Sono stufo ... stufo di tutto, di me, di Joel, di mio padre.
Mi sento talmente inutile.
Non sono più in grado di fare nulla.
Mamma perché non sei qui con me?? Ho bisogno di te!
" che cavolo hai combinato questa volta? "
vattene!
Non ho certo bisogno dei suoi rimproveri in questo momento.
Non mi muovo mentre lui mi si avvicina e mi prende per le spalle facendomi alzare.
" sei caduto? Hai battuto la fronte? È tutta rossa! Ma si può sapere dove hai la testa? Fai sempre casino ... poi quello che deve venire ad aiutarti sono io! Mi crei solo problemi! E adesso perché cavolo piangi? Ti fa così male la fronte? Si può sapere perché non mi rispondi? "
" non ti preoccupare! Sto bene! "
" e allora piantala di piangere come un bambino! "
perché non riesce a capire quanto sto soffrendo?
Cerco un asciugamano per potermi coprire dato che sono ancora nudo.
Mi porge quello che avevo preparato e se ne va senza aggiungere altro. Io melo avvolgo attorno alla vita e quando sento i suoi passi allontanarsi mi lascio scivolare di nuovo per terra e con la testa tra le mani ricomincio a piangere senza freni mentre la stanza si riempie dei miei singhiozzi sconnessi.
Non so per quanto tempo rimango così ma alla fine trovo la forza per alzarmi e vestirmi.
Lo raggiungo e gli dico che non ho fame e che preferisco stare in camera mia.
Ha ragione ad odiarmi, lo so, ma ugualmente non posso che soffrirne ... non doveva andare così, io non avrei dovuto essere qui! Mi avvicino allo stereo e prendo il primo cd che mi capita sotto mano e lo metto nello stereo.
La musica comincia e riconosco immediatamente la canzone 'let your body decide'.
Alzo il volume, tanto che la musica diviene quasi assordante ... non mi interessa! Mi stendo sul tappeto e lascio che la musica mi scuota violenta penetrandomi nella mente. Esistono solo note e parole che si susseguono veloci e che portano via con loro ogni pensiero.
Divento tutt'uno con la musica che fa quasi tremare i vetri perché troppo alta.
Non sento nemmeno la porta spalancarsi, ne tanto meno Joël avvicinarsi a me.
Mi accorgo della sua presenza solo quando, a pochi passi dal mio corpo abbandonato sul pavimento mi grida
" spegni lo stereo e vieni di là che c'è Michele "
quando poi è sulla porta aggiunge
" quando vuoi sentire la musica cerca di non assordare tutto il palazzo che poi vengono a lamentarsi da me! "
mi alzo seppur controvoglia e raggiungo il salotto. Sono contento che Michele sia venuto a trovarci ... oddio abita due piani più in basso ma è sempre via per lavoro e non riesco a vederlo molto.
Ha solo trentadue anni ma è un ingegnere molto rinomato e uomo indispensabile per l'azienda di mio padre, così è sempre in viaggio. Ma soprattutto è un grande amico, ci è sempre stato vicino e ora più che mai.
La prima cosa che faccio è di abbracciarlo, ora più che mai ho bisogno della serenità che solo il suo abbraccio saldo può darmi.
Quando ci separiamo mi accarezza la fronte dove quasi sicuramente c'è un grosso livido e mi dice
" cosa ti sei fatto? "
prima che io possa rispondere sento la voce di mio fratello alle mie spalle seduto sul divano
" da stupido stamattina è caduto! "
" non vedo perché tu debba dire che è un stupido, dopotutto è solo caduto! "
non sono mai andati molto d'accordo ma negli ultimi mesi la cosa è peggiorata, credo che sia per il modo in cui mi tratta Joël.
In ogni caso cerco di rassicurarlo dicendogli che non mi sono fatto nulla e ne approfitto per cambiare argomento.
Passiamo la serata a parlare del più e del meno, ma soprattutto dell'ultimo viaggio di Michele in Giappone, da cui è tornato ieri.
Poi cominciano a parlare del futuro della ditta. Con la morte di mio padre Joël è diventato il nuovo direttore suo malgrado. Non è un compito semplice dato che l'azienda è molto grande, solo grazie ai suoi proventi possiamo permetterci un simile tenore di vita.
Io non posso sopportare quei discorsi, che spesso si trasformano in discussioni, perché mi ricordano nostro padre ... non voglio sentir parlare di lui, di quanto fosse abile con gli affari e di quanto fosse una persona speciale ... speciale ... certo quello che faceva non lo fanno tutti, per fortuna!
Mi alzo dicendo che vado a prepararmi un the sperando che al mio ritorno abbiano cambiato discorso.
Entro in cucina e chiudo la porta per evitare di sentire anche solo qualche parola.
Tuttavia sento abbastanza chiaramente il loro discorso che ora, in mia assenza, ha cambiato soggetto. Il primo a cominciare, dopo una pausa di silenzio in seguito alla mia uscita, è Michele
" si può sapere perché lo tratti così? "
" come lo tratterei scusa? "
" piantala! Lo sai bene cosa intendo! Credi sia facile per lui? "
" sentiamo credi sia facile per me? Cristo, combina solo casini! "
" credi lo faccia apposta? Credi che gli piaccia dipendere da un'altra persona? Da te poi "
" no, non credo, ma non cambia di molto la mia situazione ... è facile per te venire a farmi la predica ma tu cosa ne sai? Sei sempre via per i tuoi viaggi ... torni un paio di giorni e lui ti fa le feste come un cagnolino al suo padrone ... per me è così difficile stargli vicino! "
" la verità che non provi nemmeno a stargli vicino! "
" cosa ne sai? "
" vedo come ti comporti con lui! "
" cosa dovrei fare scusa? Sorridergli e far finta che non sia successo nulla? "
" no! Ma non puoi continuare così ... ne per te ne per lui! Soffrite entrambi! "
" piantala! Sai ce l'ho io una bella soluzione ... perché non te lo pigli tu! "
" lo sai che se non fosse per il lavoro che mi costringe a viaggiare lo fare! "
il bollitore che tenevo stretto tra le mani mi scivola dalle mani per lo stupore, che Joël non mi volesse lo sapevo ma non pensavo certo che a Michele gli interessasse così tanto di me.
Il rumore del pentolino interrompe la discussione.
Entrano in cucina per vedere cosa è successo.
Mi inginocchio per cercare con le mani il bollitore e soprattutto per nascondere il mio viso sconvolto.
Sento Michele venire verso di me, inginocchiarsi accanto a me, cingermi le spalle con un braccio e con l'altro prendere il bollitore. Ci alziamo senza che allenti la sua stretta rassicurante, poi si allontana e mi dice
" siediti sullo sgabello, al the ci penso io "
mi siedo sullo sgabello vicino al grande tavolo al centro della cucina.
Dopo poco mi porge una tazza bollente.
Siamo rimasti soli in cucina.
Io comincio a bere con piccoli sorsi. Il liquido caldo mi tranquillizza lentamente.
Sto stringendo forte tra le mani la tazza per rubargli più calore possibile quando mi accarezza lentamente i capelli e chiedendomi con voce dolce e preoccupata
" hai una faccia così triste ... cosa è successo? "
mi limito a posare la tazza sul tavolo e cercare il suo petto dove sprofondarmi accolto dalle sue braccia robuste. Non dico nulla, lo stringo forte illudendomi di poter rimanere così per sempre.
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