Dediche: alle care Peruggine che dopo aver letto “Love is never easy” mi hanno chiesto di scrivere una fic sui serpenteschi Syria…spero vi piaccia^^ Note: Seconda fic ambientata nel mondo di Lilieth. I personaggi sono una mia creazione quindi posso vantare ogni diritto su di loro ^o^ Il mondo di Lilieth invece è nato dalle menti contorte mie e di Dragoneyes.
Alakon = dio del
fuoco, venerato in particolar modo dai Syria
Bronzo e argento di Miyuki
La Festa della Vita era una delle più importanti ricorrenze di tutto Lilieth e per questo veniva festeggiata in tutte le isole senza alcuna distinzione. Ogni città tirava fuori gli addobbi più sfarzosi che aveva per decorare le strade e le piazze che presto si sarebbero riempite di gente allegra ed esuberante che non vedeva l’ora di assistere alla sacra Danza delle Vergini, nella quale i giovani puri di corpo e di spirito avrebbero reso grazia agli Dei per la loro benevolenza passata e futura. I negozi erano in maggior parte chiusi per permettere agli abitanti di godersi una giornata di riposo, al loro posto erano stati allestiti per le vie banchi di ogni tipo, da quelli di cibi e dolciumi a quelli di svago ed intrattenimento. La Festa della Vita veniva anche comunemente usata dai giovani innamorati per far sapere le proprie intenzioni a coloro che amavano, invitando quest’ultimi a trascorrere la giornata in loro compagnia, questo perché la Festa rappresentava l’inizio di un nuovo ciclo vitale e la gente sperava portasse fortuna all’unione della coppia, rendendola salda ed inviolabile.Quindi ovunque si potevano incontrare coppiette spensierate girare per le città con aria sognante. E la città di Yuska, nel cuore dell’isola di Enash, non faceva eccezione. Yuska era un centro abitato costruito su un piccolo promontorio roccioso, come maggior parte delle città dei Syria. Il tempio locale sorgeva sulla vetta e da esso si diradavano verso il basso stradine accostate da terrazzamenti di abitazioni in pietra. Drappi dai colori caldi e brillanti erano avvolti attorno alle colonne e sui banchi che costeggiavano le vie, lampade e bracieri in pietra fornivano la giusta illuminazione in quella notte di festa. In mezzo a tutta quella allegra folla, però, si intravedeva un ragazzo che non sembrava affatto contagiato dalla loro allegria. Aveva invece una faccia scura ed abbattuta e si aggirava a testa bassa tra i banchetti. Il giovane syria aveva la carnagione simile alle scaglie dei serpenti da cui derivava la sua intera razza ma morbida e liscia come comune pelle, era di un pallore dai riflessi argentei come i capelli, che in ciocche lisce gli incorniciavano il volto perfetto fin sotto il mento. Non era alto ed aveva all’incirca quindici anni. I suoi abiti erano costosi seppur non appariscenti, segno che apparteneva comunque ad una buona famiglia. Indossava dei calzoncini corti, verdi, che gli arrivavano appena sopra le ginocchia, stivaletti in cuoio ed una svolazzante camicetta bianca. Ogni tanto il ragazzino si fermava in mezzo alla strada, rischiando di venir trascinato via dalla corrente di persone, per stringere qualcosa che teneva nascosto sotto la camicia prima di riprendere a camminare. Arrivato ad un bivio sollevò lo sguardo mostrando due occhi azzurri come il cristallo dalle pupille verticali. Erano lucidi, come se stesse trattenendo a stento le lacrime. Vagliò le due possibilità ed alla fine decise di dirigersi verso una delle piazze più piccole per cercare di allontanarsi dalla confusione ed avere un po’ di pace per riflettere sulla sua decisione. Era disperato e terrorizzato allo stesso tempo. Il suo ninjete pochi giorni prima gli aveva riferito una notizia sconvolgente quanto inaspettata, notizia che avrebbe deciso delle sorti della sua vita senza che lui avesse avuto modo di esprimere la propria opinione a riguardo. Non gli era stata data scelta se non accettare e subire il destino scelto dai propri genitori.
“Tra due settimane, il giorno del tuo sedicesimo compleanno annunceremo le tue nozze con il figlio maggiore di Serik Kar’han della città di Jasa.” Tural fissò il suo ninjete con enorme sorpresa, non sicuro di aver capito correttamente ciò che gli era stato appena detto. “C-Come prego?” “Mi hai sentito benissimo Tural, non farmelo ripetere.” Il giovane syria si alzò di scatto dalla poltrona su cui era seduto, fissando indignato il suo ninjete; il suo linje se ne stava seduto composto accanto a lui, con sguardo basso e quasi dispiaciuto. “Ma non potete farlo! Perché!? Io questo ragazzo non l’ho mai incontrato, non so neppure chi sia! A mala pena conosco mastro Serik dalle rare visite che vi ha fatto per lavoro!” “Questi sono dettagli irrilevanti.” disse Gona, un uomo severo dalla carnagione identica a quella del figlio, stesso pallore argenteo e stesso colore dei capelli che però portava corti sul capo. Gli occhi avevano una tonalità più profonda di azzurro rispetto a quelli di Tural ma le somiglianze tra loro terminavano all’aspetto fisico poiché caratterialmente erano completamente differenti e si scontravano fin troppo spesso nonostante la indole tendenzialmente pacifica del giovane.“Conosco Serik da anni ormai, siamo amici e soci in affari da tempo. La sua è una famiglia rispettabile e dal lavoro prosperoso e la nostra non è da meno, per entrambi sarebbe un vero piacere ed una sicurezza sapervi uniti con delle persone valide e degne del vostro nome. Per questo qualche mese fa abbiano deciso di prendere questa decisione e visto che hai finalmente raggiunto l’età da matrimonio nel mio ultimo viaggio a Jasa abbiamo deciso di annunciare le vostre nozze il giorno del tuo prossimo compleanno. Questo matrimonio ti assicurerà un futuro splendido, figliolo, devi esserne felice.” “Menzogne! Non sono altro che menzogne le vostre!” urlò adirato Tural con le lacrime che cominciavano ad annebbiargli la vista, fremeva di rabbia ed indignazione “L’unica cosa a cui tenete sono i vostri affari e questo matrimonio sono sicuro che gioverà più a voi ed a mastro Serik che a me! Io non ho alcuna intenzione di sposarmi con un perfetto sconosciuto!” Il suo ninjete indurì lo sguardo e si alzò a sua volta per affrontare la vena ribelle del figlio. La sua altezza gli permise di troneggiare su Tural, facendo pesare su di lui tutto il suo potere e la sua forza. Il ragazzo dai capelli argentei sapeva che stava oltrepassando il limite e che non mancava molto affinché il ninjete perdesse la pazienza con lui ma in quel momento non gli interessava. Poteva anche ricorrere alle mani ma lui non avrebbe taciuto la sua avversione ad una simile decisione fatta alle sue spalle. “Tu farai esattamente quello che ti è stato detto. Ti sposerai con quel ragazzo senza discutere. Molti farebbero carte false per essere al posto tuo e potersi appropriare di un simile partito.” “Se è così che se lo prenda qualcun altro, io non lo desidero!” “Tural…” lo ammonì Gona. “No! Voi sapevate tutto questo da mesi ed avete deciso di parlarmene solo ora, a cose fatte, non avete neppure chiesto la mia opinione!” “Non è qualcosa che sta a te decidere, stiamo facendo tutto questo per il tuo bene e per il tuo futuro.” Tural rise amaramente. “Certo, come dite voi. Scommetto che se anche il mio interesse fosse stato catturato da qualcun altro voi mi avreste comunque dato in sposo al figlio di mastro Serik senza pensare ai miei sentimenti.” “Se il tuo innamorato si fosse rivelato un compagno indegno, certo…ma non tirare fuori argomenti inutili. Sappiamo bene entrambi che non c’è nessuno nel tuo cuore ed il giovane Kar’han è un ragazzo serio e rispettabile, saprà renderti felice.” “…non mi sembra di avere molta scelta…” mormorò abbassando lo sguardo per nascondere dietro alle ciocche di capelli le lacrime che erano sul punto di cadere. “Vedo che ci siamo capiti. La famiglia Kar’han verrà il giorno del tuo compleanno per i festeggiamenti ed allora faremo l’annuncio, cerca di non deludermi Tural” con questo l’uomo si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando soli Tural ed il suo linje. Lanei sospirò e si alzò dal divano per avvicinarsi al figlio e racchiuderlo in un forte abbraccio per cercare di calmarlo. “Non fare così piccolo, non è una cosa così terribile. Vedrai che andrà tutto bene.” “Come potete dire una cosa simile” singhiozzò il ragazzo affondando il viso contro il petto del linje “Mi è stata tolta qualsiasi possibilità di innamorarmi e sposare chi desidero, come può andare tutto bene!” Lanei sorrise e cullò il figlio. “Sai bene che anche il matrimonio tra me e Gona è stato organizzato dai nostri genitori, eppure lo amo e non vorrei nessun altro…sarà così anche per te.” “No, non è vero, sarà un inferno! Ancora non posso credere che voi amiate davvero quel…quel uomo!” “Tural…non parlare così del tuo ninjete…” lo ammonì dolcemente ma con fermezza. Il ragazzo non aggiunse altro, rimase a sfogarsi tra le braccia di Lanei fino a quando non si sentì esausto, sia fisicamente che mentalmente, e decise di andarsi a chiudere nella sua stanza. Non c’era nulla che potesse fare, pure il suo linje era d’accordo con quell’assurda idea.
Ed ora eccolo lì a girare in una città a festa quando lui non era assolutamente dell’umore di festeggiare. La sua mente era piena di mille pensieri e preoccupazioni. Aveva sempre saputo che la sua vita non sarebbe stata facile e che avrebbe dovuto subire molte cose nel nome della sua famiglia ma ad essere sinceri era così per tutti i membri della sua razza. I Syria erano tra le quattro grandi razze quella più rigida e conservatrice. Odiavano gli estranei nelle loro terre, soprattutto gli Alijin per i quali nutrivano un profondo disprezzo, ma si mantenevano aperti ai commerci in quanto non potevano vivere reclusi e sopravvivere con le loro sole risorse, avevano bisogno dei materiali ed alimenti che le altre isole e razze potevano offrire. E da questo punto di vista si erano un po’ ammorbiditi. Ma restavano comunque una società molto chiusa che amava mantenere puro il loro liniaggio. Infatti nel caso un syria si innamorasse di un membro di una delle altre razze e decidesse di prenderlo come proprio compagno, sarebbe stato subito allontanato dalla propria famiglia se non addirittura cacciato dalla città e dall’isola. Ciò non faceva parte di una legge scritta di Enash ma era più qualcosa di radicato nelle usanze della gente. Questi esiliati solitamente si trasferivano sull’isola del consorte, più ben disposte verso simili circostanze, oppure su Elenium, dove tutte le razze erano ben accolte. A Tural non aveva mai sfiorato l’idea che i genitori potessero privarlo della possibilità di scegliere colui con il quale avrebbe condiviso il resto della propria vita, fin quanto quella persona era un syria. Invece si era sbagliato completamente. Aveva trascorso quei pochi giorni dopo il terribile annuncio a riflettere su come avrebbe potuto evitare di sposarsi con un completo sconosciuto e miracolosamente aveva trovato un modo per farlo anche se non era convinto di essere in grado di portare a termine il proprio piano. Il tutto era nato dal suo bisogno estremo di fare qualcosa perché la desiderava e non perché vi era costretto. Suo padre sapeva che la sua virtù era stata conservata, tutti lo sapevano, in quanto i sacerdoti di Enash lo avevano preso in considerazione più volte per partecipare alla Danza delle Vergini…ed i sacerdoti erano una garanzia su certe cose…ma il pensiero di donare la propria verginità ad una persona che non aveva mai visto solo perché questa sarebbe diventata il suo consorte lo deprimeva, se non addirittura nauseava. Non voleva che accadesse in quel modo. Aveva sempre immaginato che si sarebbe donato alla persona che amava, una persona scelta da lui…quindi decise che nel lasso di tempo che gli rimaneva avrebbe trovato qualcuno di suo gradimento con cui consumare la sua prima volta. Era una magra consolazione ma almeno sarebbe stato lui a scegliere il proprio compagno…e fu così che giunse la soluzione ad ogni suo problema. Se avesse giaciuto con qualcun altro prima del matrimonio ed avesse perso la sua purezza mastro Serik avrebbe potuto considerarlo inadatto a suo figlio o addirittura il suo ninjete avrebbe potuto ritirare l’offerta per la vergogna che gli aveva arrecato. Poi, però, pensò che un simile gesto avrebbe potuto non suscitare tutto lo scalpore che desiderava. Fare l’amore con qualcuno senza prima essere sposati non era visto di buon occhio dalla gente e veniva considerato immorale se questa persona aveva più di un amante, soprattutto dai i Syria ed in particolar modo dalla sua famiglia, ma non era proibito…quindi il suo ninjete avrebbe potuto considerarlo un affronto ed un disonore ma visto che era qualcosa di comune avrebbe potuto chiudere un occhio e fare finta di nulla. Non poteva correre un simile rischio. Doveva inventarsi qualcosa di più efficace e messo com’era sulla giusta via non gli ci volle molto per arrivare all’ovvia conclusione. Un problema di fondo, però, restava. Era titubante a metterlo in atto. Un conto era donare la propria verginità a chi desiderava per capriccio e sfruttare la cosa a proprio vantaggio…un conto era spingersi così in là da fare quello. L’esilio non da parte della sua famiglia non glielo avrebbe tolto nessuno. Era davvero disposto a rinunciare a tutto? Alla sua casa, al suo linje, a sua sorella Rea…per sfuggire ad un matrimonio? Sospirò angosciato portando nuovamente la mano a stringere l’oggetto che teneva celato sotto le vesti. Continuò a camminare a testa bassa giungendo così nella piccola piazzetta che aveva scelto per riflettere ma nel notare che quel luogo era stato scelto da coppiette felici per amoreggiare, si depresse maggiormente nonché imbarazzò. Si voltò per tornare sui propri passi e cambiare destinazione quando un ninak, un rettile da monta, non lo quasi travolse nella sua corsa. Tural riuscì a scostarsi in tempo dall’essere calpestato dagli artigli affilati della bestia ma non dall’essere urtato e sbattuto in malo modo a terra. Gemette di dolore per l’impatto con la dura roccia. Il ninak si fermò di colpo agli ordini impartitigli dal suo cavaliere, sibilando alquanto indispettito dal brusco trattamento, e subito dopo lo sconosciuto saltò giù di sella ed accorse in suo soccorso. “Per Alakon, ti sei fatto male!?” chiese con preoccupazione. Tural era ancora un po’ stordito per il colpo ma non sembrava aver subito gravi danni oltre a qualche livido. “No…sto bene…” mormorò con voce flebile e tremante, aveva preso un bello spavento. “Perdonami, non ti ho proprio visto e non sono riuscito a fermarmi in tempo…permettimi di aiutarti ad alzarti.” Così lo sconosciuto allungò una mano verso di lui, una mano dalla carnagione scura, di un colorito nero dai riflessi bronzei, così bello e puro da suscitare quasi invidia. Senza esitazione il ragazzo dai capelli argentei accettò il suo aiuto ma nell’alzarsi sentì una fitta di dolore alla caviglia destra e non poté fare a meno di cercare sostegno nell’altro. “Ma allora sei ferito!” “Non è nulla…devo aver preso una storta cadendo…non è grave” cercò di tranquillizzarlo Tural, che alzò finalmente lo sguardo per fissare il suo soccorritore. Gli morì il fiato in gola a quella visione ed i suoi occhi si dilatarono impercettibilmente. Era come trovarsi davanti ad una delle statue delle loro divinità. Era quasi convinto di aver sbattuto la testa nella caduta e di essere soggetto ad una visione. Di certo non poteva esistere un ragazzo così…splendido. Avrà avuto poco più di vent’anni. I suoi capelli erano lunghi e neri come la sua pelle, mossi come le onde del mare e legati in una pratica coda ad eccezione di alcune ciocche ribelli che gli cadevano sul volto. Gli occhi erano dorati e lucenti, anch’essi dalla pupilla verticale. Indossava pantaloni in cuoio marrone ed una lunga casacca abbinata, rossa, dall’allacciatura frontale, senza maniche. Era alto e dal fisico robusto, virile…con gli occhi arrivava a fissargli a mala pena il centro del petto. “Questo lascia che lo appuri io” e lo sollevò da terra prendendolo tra le braccia come se fosse senza peso, per andarlo poi a deporre gentilmente su una panchina. Tural arrossì a quel trattamento. “Sto bene, davvero…” “Fammi controllare la caviglia, solo per essere sicuro che sia davvero una cosa da nulla.” rispose il moro irremovibile inginocchiandosi di nuovo davanti a lui. Così Tural si lasciò sfilare lo stivale e tastare la caviglia lesa. Il tocco gli strappò un leggero sussulto. Il syria dalla pelle scura lo fissò con espressione corruciata ma alla fine sospirò sollevato. “Si, è solo una storta. Entro domani dovresti sentirti meglio ma devi cercare di sforzarla il meno possibile questa sera.” “Lo farò, vi ringrazio.” Il ragazzino si accorse con un certo imbarazzo che l’altro lo stava fissando con una strana intensità. Si sentì a disagio e consapevole del proprio aspetto. Chissà come doveva apparire ai suoi occhi, aveva un aspetto banale e per nulla avvicinabile alla sua bellezza, adesso era addirittura tutto impolverato. Abbassò lo sguardo arrossendo e di colpo il moro sembrò riscuotersi e ritenne necessario rincarare la sua dose di scuse. “Perdonami…per colpa della mia distrazione e di quell’indisciplinato del mio ninak temo di averti rovinato questa serata di festa, magari avevi già fatto dei programmi…” azzardò. “Non temete…non ero comunque dell’umore di festeggiare…” sorrise. “Come mai, se posso chiederlo?” Tural esitò un istante a rispondere. “Problemi di famiglia…” Lo sconosciuto sorrise comprensivo con una punta di tristezza. “Posso capirti, i parenti sono sempre fonte di problemi e preoccupazioni ma sono pur sempre persone che amiamo e ci amano, vedrai che si risolverà tutto.” Tural lo fissò con gratitudine per il suo tentativo di risollevargli il morale ma non sapeva che la sua era una situazione disperata. “Vi ringrazio per il vostro aiuto ma a questo punto credo che sia meglio che mi diriga verso casa.” disse alzandosi dalla panchina storcendo le labbra in una leggera smorfia di dolore per via della caviglia, cercando di spostare la maggior parte del suo peso sul piede sano “Vi auguro buona serata” e con un leggero inchino del capo stava per voltarsi ed andarsene zoppicando quando una mano afferrò il suo polso e lo bloccò. “Aspetta!” Tural si voltò verso l’altro ragazzo sorpreso. Quest’ultimo gli sorrise e poi notando la sua sfacciataggine nell’averlo afferrato a quel modo senza consenso lo lasciò andare. “Se me lo permetti vorrei farmi perdonare offrendoti il mio braccio per tutta la serata o quanto vorrai. Mi sembra un vero peccato rinunciare ai festeggiamenti solo perché non si è dell’umore adatto, se l’allegria non torna divertendosi non tornerà mai…e visto che la colpa è mia se ti sei fatto male ritengo doveroso scortarti ed esaudire ogni tua richiesta.” Tural lo fissò stupefatto, con un notevole rossore che gli colorava le gote. “Non è necessario…di sicuro avrete cose più importanti da fare che trascorrere la serata con un ragazzo come me…” “In verità sono libero e per me sarebbe un piacere trascorrere la serata con te o non lo avrei proposto” sorrise. “Se proprio insistete…” mormorò timidamente dopo aver riflettuto alcuni istanti mentre il suo cuore prendeva a battergli freneticamente nel petto. Stentava a credere che quel ragazzo avesse preso interesse per lui, doveva di sicuro sbagliarsi, la sua era solo semplice cortesia. Quello ad essere rimasto attratto dal suo fascino e dai suoi modi garbati era lui. Sarebbe stato splendido se al moro gli fosse interessato come qualcosa di più di un semplice ragazzo con il quale doveva sdebitarsi. Magari avrebbe potuto donarsi a lui… Arrossì maggiormente a quel pensiero ed accantonò subito l’idea. Era un pensiero assurdo e sfacciato. “Magnifico! Ma per favore, smettila di darmi del voi, mi fai sentire più vecchio di quello che sono – sorrise inchinandosi a baciargli la mano – Il mio nome è Ilkin.” “Tural…” “E’ un vero piacere fare la tua conoscenza.” e tenendo la sua mano nella propria lo aiutò a camminare fino al suo ninak “Vieni, raggiungiamo la via dei banchi in sella al mio scalpitante destriero, in questo modo farai riposare la caviglia.” “Davvero posso salire?” chiese stupito fissando il grosso ed agile rettile a quattro zampe. “Certo” fissandolo poi dolcemente “E dalla tua espressione posso dedurre che questa sia la tua prima volta a contatto con un ninak.” “Diciamo di si.” ammise imbarazzato “Mio padre non mi ha mai permesso di montarne uno, ha detto che sono ancora troppo giovane e che i ninak sono delle creature imprevedibili.” “Ha ragione ed infatti hai potuto sperimentare la loro impetuosità sulla tua pelle” disse Ilkin rammaricato “Ma non perdiamo tempo, la festa ci attende.” Con questo il syria dalla pelle scura sollevò di pesò Tural da terra e lo posizionò sulla sella per poi salirvi dietro e prendere le redini dell’animale. Gli passò un braccio attorno alla vita e lo fece adagiare contro il suo petto così da evitargli di cadere durante la cavalcata e con uno schiocco di lingua comandò al ninak di partire. Tural si rilassò nel suo abbraccio, godendosi la vicinanza di Ilkin più di quel che avrebbe dovuto visto quanto poco si conoscevano. Trovò divertente l’andatura ondeggiante del rettile. Si diceva che potesse trasportare il doppio del suo peso e non avesse problemi ad arrampicarsi su pendii ripidi grazie ai suoi artigli ed alle sue dita robuste. Per lui quel viaggio terminò fin troppo in fretta e gli dispiacque un sacco dover scendere e separarsi dall’altro ragazzo. Ilkin lo aiutò a scendere e legò il ninak ad una staccionata. “Spero ti sia piaciuta la cavalcata.” “Oh si, moltissimo” sorrise il giovane dai capelli argentati di un umore un po’ più spensierato rispetto a prima. Il moro sembrò notarlo e sorrise soddisfatto, offrendogli poi il proprio braccio come aveva promesso. Tural lo prese un pò imbarazzato ma con il suo sostegno riuscì a camminare ad un’andatura sopportabile senza provare troppo fastidio al piede. “Che cosa vuoi fare adesso?” chiese Ilkin conducendolo tra la folla impressionante di persone che riempivano la via principale. “Non saprei, lascio a te la scelta.” “Ti rammento che non sono io quello che deve essere tirato su di morale” disse con una nota di divertimento “Ma direi che possiamo cominciare col prenderci da bere…vuoi anche qualcosa da mangiare?” “No, ti ringrazio.” “Allora aspettami qui, torno subito con le nostre ordinazioni.” Tural fece un cenno col capo e si appoggiò con la schiena alla parete di un edificio. Fissò Ilkin allontanarsi e notò come la sua figura alta ed elegante spiccasse tra la folla. In molti si voltavano ammirati al suo passaggio e come biasimarli, era davvero affascinante. Sospirò e si portò una mano al petto a controllare come al solito che l’oggetto misterioso fosse al proprio posto, anche se poteva chiaramente sentirlo a contatto con la propria pelle. Il suo era più un riflesso dettato dal nervosismo che altro. Ancora una volta pensò che per una persona come Ilkin avrebbe corso volentieri il rischio di essere cacciato dalla propria famiglia ma l’idea gli sembrò nuovamente assurda. Un ragazzo come lui che poteva avere chiunque volesse non avrebbe mai dimostrato quel genere di interesse per lui. A dimostrazione delle sue parole potè chiaramente intravedere dalla sua postazione un giovane syria, di qualche anno più grande di lui, farsi avanti ed approcciare Ilkin con l’ovvia intenzione di invitarlo a passeggiare con lui. Non avrebbe biasimato il moro se fosse tornato da lui dicendogli di avere un improvviso contrattempo e si fosse allontanato con quel ragazzo…era davvero molto carino, con i lunghi capelli ramati ed un corpo snello e sinuoso, totalmente diverso dal suo aspetto delicato ed infantile. Osservò i due parlare e sorridersi e ad un certo punto Ilkin indicò nella sua direzione e Tural abbassò lo sguardo, per non fargli notare che lo stava fissando. Così si perse il resto della conversazione ma pochi minuti dopo il suo improvvisato accompagnatore ricomparve al suo fianco con in mano un succo di mela e dei bastoncini di frutta candita. Sorrise offrendoglieli. “Eccoti servito. Spero vadano bene.” “Ti ringrazio ma non dovevi disturbarti a prendere tutta questa roba.” “Nessun disturbo, ho solo pensato che ti sarebbero piaciuti, ho forse supposto male?” “No, mi piacciono…” “Allora non protestare e serviti pure” porgendogli il vassoietto così da poter prendere uno dei bastoncini. “…grazie…” Tural ne prese uno ed iniziò a mordere la frutta caramellata sorseggiando ogni tanto il suo succo. Fissò Ilkin da sotto le ciocche dei suoi capelli argentati per tutto il tempo, domandandosi che fine avesse fatto il ragazzo dai capelli rossi con il quale aveva parlato poco prima. Ilkin sembrò notarlo e lo fissò con aria interrogativa con in mano il suo boccale di estratto d’uva. “Qualcosa non va?” “N-No…niente…” mormorò imbarazzato per essere stato scoperto. “Nessuno te lo ha mai detto che non sai mentire?” sorrise divertito “Avanti, sputa il rospo.” Tural pensò ad una risposta soddisfacente da dargli senza lasciare trapelare troppo di ciò che pensava ed aveva visto. “Ma non è niente, davvero…solo, volevo rammentarti che non sei obbligato a stare con me se desideri fare…altro…puoi andartene quando vuoi.” Il moro lo fissò perplesso. “E perché mai dovrei? Siamo appena arrivati.” “Lo so però…- abbassò lo sguardo imbarazzato – Ti ho visto poco fa con quel ragazzo…stava flirtando con te ed era carino…quindi ho pensato che magari…si insomma…volessi andare con lui.” Ilkin si lasciò sfuggire una lieve risata e poi lo fissò con sguardo intenerito. Allungò una mano ad accarezzargli una guancia, scostandogli alcune ciocche dal viso, così che si potessero fissare negli occhi. Il cuore del giovane prese a battere velocemente. “Sciocco, perché dovrei desiderare la sua compagnia quando ho già la tua?” “Beh, non lo so, magari perché era davvero molto carino?” “E tu credi di non esserlo?” Per un momento Tural credette di percepire qualcosa in quelle parole, uno strano sentimento, un’intensità che lo lasciò senza fiato…o forse era solo l’effetto di quegli splendidi occhi dorati che sembravano essere in grado di leggergli l’anima. “Non particolarmente…” Ilkin sorrise con calore. “Anche questo lascia che sia io a giudicarlo.” Tural non seppe cosa rispondere ma vedendo che il moro aveva distolto lo sguardo dal suo ed aveva ricominciato ad osservare la folla mentre finiva il suo sidro, decise di riprendere anche lui a sorseggiare il proprio bicchiere ed a ripulire il bastoncino dalla frutta candita. Quando entrambi furono sazi e soddisfatti ripresero la loro passeggiata tra i banchi. Conversarono amabilmente di piccole cose, niente di eccessivamente personale, come era consono a persone che si erano appena conosciute. Il giovane syria scoprì che Ilkin era solo di passaggio a Yuska e che si stava dirigendo per lavoro in una delle città del nord in vece del ninjete che era indisposto. Questo lo rattristò più del necessario perché segretamente desiderava incontrarlo ancora nonostante sapesse che la cosa era impossibile. Era come se grazie a quel ragazzo la sua vita fosse diventata improvvisamente più solare e meno opprimente, i doveri e gli obblighi che la sua famiglia gli imponeva erano sempre presenti nella sua mente ma in quel momento non avevano importanza perché era felice. La sua innocenza non gli permise di capire il sentiero pericoloso sul quale si stava inoltrando e che ad ogni minuto che passava il suo cuore veniva stregato sempre di più dal fascino dell’altro syria. Ilkin vinse per lui un cofanetto in legno finemente lavorato ad una delle prove di tiro con l’arco organizzate presso un banco e Tural si sentì invadere da uno strano calore a quel semplicissimo dono. Nonostante continuasse a dirgli che non era necessario che facesse tutto quello per lui, il moro sorrideva e lo viziava di attenzioni. Riusciva a leggere i suoi pensieri con estrema facilità e capiva subito quando qualcosa lo interessava o quando aveva bisogno di riposarsi ancora prima che lo dicesse. Era una sensazione nuova per lui quella di essere trattato come qualcosa di prezioso del quale bisognava prendersi cura, anche se la sua famiglia, principalmente il suo linje e sua sorella, lo avevano sempre riempito d’affetto. Era così preso da Ilkin e dal suo stato di euforia che quasi non si accorse della presenza dei suoi genitori tra la folla. Tural scorse la figura del suo ninjete qualche banco più avanti del loro e subito si fece prendere dal panico. Se il suo ninjete lo avesse visto in simili atteggiamenti con uno sconosciuto sarebbe stata la fine…di tutto. Così afferrò Ilkin ed iniziò a strattonarlo verso un vicolo. “Tural, che succede?” chiese il ragazzo perplesso. “I miei genitori! Se ci vedono sono morto!” mormorò disperato fissandolo con i suoi limpidi occhi azzurri. Il moro si fece improvvisamente serio e lanciò un’occhiata ai passanti prima di trascinare il ragazzino in una piccola stradina senza uscita nascosta tra due case. Ilkin fece scudo a Tural con il proprio corpo così che non fosse visto dalla via principale, nel caso lo sguardo dei due syria cadesse nella loro direzione. Tural si rannicchiò contro di lui tremante ed Ilkin lo strinse a sé. “Ti sto mettendo nei guai, perdonami…immagino sarebbe inopportuno se ti vedessero in mia compagnia” mormorò cupo “E pensandoci bene non dovrei neppure essere qui…” Tural sollevò i suoi occhi azzurri e lì puntò sul volto dell’altro ragazzo, le sue dita strinsero inconsciamente il tessuto della sua casacca temendo che se ne andasse lasciandolo solo. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, che non gli interessava di finire nei guai per lui, che non voleva che se ne andasse, ma dalle sue labbra non uscì nulla. Ilkin, però, sembrò leggere tutto ciò nei suoi occhi e sorrise con un misto di dolcezza e tristezza prendendogli una mano e portandosela alle labbra per baciarla con eccessivo trasporto. “Ah ma come faccio…sei così bello…non posso resisterti…” mormorò il syria dalla pelle scura come se fosse dilaniato da un conflitto interiore. Tural arrossì con espressione sorpresa. Non riusciva a credere a ciò che stava sentendo. “N-Non adularmi…” “Dico solo il vero. – puntando i suoi occhi dorati in quelli del giovane – Perfino la luna impallidirebbe al tuo confronto. Quando ho posato lo sguardo su di te la prima volta ho creduto di aver investito un figlio di Feles” sfiorandogli una guancia con le dita. La sua pelle scottava, formicolava, dove Ilkin la sfiorava nella sua esplorazione. Quando i suoi polpastrelli delinearono i contorni delle sue labbra Tural credette di svenire. Le gambe avevano cominciato a farsi instabili e solo premendosi contro il corpo dell’altro riuscì a mantenere un certo equilibrio. L’unica cosa che riusciva a fare era fissare Ilkin con sguardo intenso ed adorante. Era convinto che il cuore gli sarebbe balzato fuori dal petto da un momento all’altro da quanto batteva veloce. Vide il viso del moro farsi più vicino al proprio e le sue pupille si dilatarono. “Tural…quanti anni hai?” Il ragazzo dai capelli argentati non capì il senso di quella domanda in un momento simile ma rispose automaticamente, arrotondando in eccesso per qualche settimana. “Sedici.” Ilkin sospirò ed abbozzò un sorriso. “Almeno non verrò giudicato un criminale per ciò che sto per fare…” sussurrò prima di chinarsi del tutto e baciare dolcemente Tural. Quest’ultimo non era più certo di trovarsi nel mondo reale. In quale realtà un ragazzo affascinante come Ilkin avrebbe potuto pronunciare simili parole appassionate verso di lui, dopo poche ore dal loro primo incontro, quasi il suo fosse stato amore a prima vista. Nessuna, si rispose. Eppure quel bacio smentiva ogni cosa. Non era un sogno. Ilkin nutriva un sincero interesse per lui! Sentì una gioia indescrivibile invadergli il corpo e gli occhi farsi lucidi di lacrime. Li chiuse per non permettere ad esse di sfuggire al suo controllo e rovinare quel momento perfetto. Con movimenti esitanti allungò le braccia e circondò il collo del moro così da stringersi a lui e rispondere al bacio. Ora che ci pensava non era mai stato baciato da nessuno. Forse Ilkin lo aveva intuito o forse no, in ogni caso non si mostrò impaziente ma attese che Tural prendesse sicurezza e si rilassasse. Si limitò a sedurre le sue labbra con piccoli baci e carezze da parte della sua lingua biforcuta…e dai lievi versi che il ragazzino emetteva non sembrava contrario a quell’inaspettata svolta della serata. Quando si separarono per riprendere fiato si scambiarono un’occhiata intensa e carica di una passione mal celata. “Non avrei dovuto farlo, perdonami…” sussurrò, perché era vero, per quanto lo desiderasse non avrebbe dovuto farlo. Non poteva macchiare di un simile disonore un giovane così innocente. “Invece sono felice che tu lo abbia fatto” fu la risposta di Tural, che si accorse in quel momento di aver commesso l’errore più stupido che avrebbe potuto commettere. Si era innamorato di Ilkin pur sapendo che la cosa non gli avrebbe arrecato altro che dolore visto che non ci sarebbe stato alcun futuro per loro. Il moro lo strinse a sé affondando il viso tra i suoi capelli. “Ti giuro che non sono solito sedurre così gli sconosciuti anche se ammetto di aver avuto la mia dose di avventure in passato…” “Lo so” ed era vero. A Tural non gli aveva mai sfiorato l’idea che Ilkin stesse cercando di sedurlo per il solo scopo di poter aggiungere l’ennesima conquista alla sua lunga lista. Aveva compreso la sua indole e sapeva che era una persona corretta ed onorevole. Il suo desiderio per lui crebbe con il trascorrere dei minuti e a discapito di tutte le conseguenze che fino a qualche ora prima lo avevano trattenuto dall’intraprendere la sua folle impresa, ora aveva preso la sua decisione. “Resta con me questa notte…” sussurrò dopo aver raccolto tutto il proprio coraggio. Il suo volto era in fiamme per l’imbarazzo. Mai in vita sua era stato così sfacciato. Ilkin si irrigidì a quelle parole e lo scostò da sé per poterlo fissare dritto negli occhi. Era sorpreso. “Non sai quello che stai chiedendo…” Tural cercò di mantenere la voce salda nonostante il proprio nervosismo. “Sbagli. Lo so e lo desidero……ti desidero…” pronunciando quelle ultime parole in un sussurro quasi impercettibile. “Sciocco ragazzino. – prendendogli il viso tra le mani e posando la fronte contro la sua – Non chiedermelo perché temo di non poterti offrire più di questa notte e non sarebbe giusto nei tuoi confronti…” Il giovane syria sorrise dolcemente e gli accarezzò le braccia. “A me va bene, non oso chiedere di più...” e non poteva farlo, perché dopo quella notte restava comunque la possibilità che si dovesse sposare. Ciò significava che non avrebbe potuto rivederlo in ogni caso anche se nel suo cuore avrebbe continuato ad amarlo segretamente, ne era convinto. Ilkin chiuse gli occhi, combattendo con sé stesso nella propria mente in cerca di una decisione. “Ne sei davvero sicuro?” chiese infine. “Si.” Sospirò rassegnato prima di sorridere con enorme dolcezza. “Allora andiamo…mostrami dove possiamo nasconderci per evitare sguardi indiscreti…” Tural ricambiò il sorriso, con le iridi azzurre particolarmente brillanti. Prese per mano il moro e raccolse da terra la busta con il premio vinto da Ilkin al tiro con l’arco, busta che gli era scivolata di mano in un momento imprecisato del loro sfogo appassionato. Poi tornò nella via principale e con lui si diresse verso il luogo dal quale erano partiti. Lì Tural confidò ad Ilkin che aveva pensato di recarsi alle grotte che si trovavano poco fuori città, lì avrebbero avuto tutta la discrezione che desideravano. In oltre sfruttando il ninak avrebbero impiegato ancora meno tempo ad andare e tornare quindi il moro fece salire di nuovo il ragazzino in sella e con lui seduto alle sue spalle si diresse nel luogo indicatogli. Tural questa volta non dovette trattenersi e si rannicchiò felice contro il petto di Ilkin, inebriandosi del suo profumo e godendosi il suo calore in quell’abbraccio decisamente più possessivo di quello che gli aveva riservato nella precedente cavalcata. Contro la sua pelle poteva sentire il peso dell’oggetto che presto avrebbe trovato il suo utilizzo. Per giungere alle grotte dovettero scendere fino ai piedi del promontorio su cui sorgeva la città ed intraprendere un diverso sentiero che li avrebbe condotti qualche chilometro ad ovest di Yuska. Volendo le si poteva raggiungere direttamente dal centro abitato, ma erano sentieri troppo piccoli per essere attraversati da un ninak e di notte erano pericolosi da percorrere. Impiegarono poco ad arrivare a destinazione ed una volta a terra il syria dalla pelle candida si addentrò in una delle caverne per esplorarla mentre Ilkin trovava un appiglio adatto per legare la propria cavalcatura. In verità l’esplorazione era solo una scusa perché Tural conosceva piuttosto bene quelle grotte, in quanto erano il luogo di giochi preferito di quando era piccolo. Aveva bisogno di alcuni minuti da solo per fare ciò che doveva fare. Con Ilkin ancora all’esterno e stando ben allerta per percepire il suo eventuale ritorno, estrasse da sotto la camicia una piccola ampolla appesa ad una catenina. Dentro ondeggiava un liquido perlaceo. La stappò con dita tremanti e dopo aver preso un lungo respiro se la portò alle labbra ingerendo un paio di sorsi del suo contenuto. Poi la richiuse ed invece di riappenderla al collo la nascose nelle tasche dei pantaloncini, sperando che il moro non la notasse. Non era certo che la pozione avesse fatto effetto perché, in verità, non si sentiva affatto diverso e non aveva avuto modo di ottenere informazioni più dettagliate dall’amico che gliel’aveva procurata con non pochi problemi, visto che quella pozione veniva fornita solo dai sacerdoti. Verso di lui aveva un grosso debito. Eppure ne conosceva nei dettagli la dinamica ed i risultati. Sapeva anche che il siero della fertilità non falliva mai e che un paio di sorsi avrebbero assicurato la sua efficacia per alcune ore, quindi non c’era bisogno di affrettarsi. Poco dopo sentì dei passi avvicinarsi e due braccia muscolose abbracciarlo da dietro. Tural si rilassò contro di lui. “Sei davvero sicuro che è questo quello che vuoi?” sussurrò Ilkin sfiorandogli la tempia con le labbra. “Si…ma se sei tu a non desiderarlo posso capirlo…” mormorò il giovane in risposta, voltando il capo per fissarlo. Nonostante l’oscurità del luogo nei lineamenti del suo volto riusciva a leggere solo dolcezza e passione. Ilkin sorrise ed i suoi occhi dorati luccicarono alimentati dal fuoco ardente delle sue emozioni. “Come potrei non desiderarti…non credo di aver mai desiderato qualcosa in vita mia con un tale intensità…” Tural, allora, si voltò nel suo abbraccio e si aggrappò al suo collo con disperazione, per farlo così abbassare del tutto ed unire le loro labbra in un bacio casto quasi quanto il primo. Questa volta Ilkin approfondì maggiormente il contatto rendendo insistenti le carezze della sua lingua fino a quando il giovane syria non schiuse le labbra e gli consentì l’accesso a quell’antro caldo. Lo strinse a sé e senza più alcuna esitazione lo sollevò da terra senza interrompere il bacio e si addentrò ancora di qualche passo nella grotta, poi lo stese dolcemente a terra ricoprendolo con il proprio corpo. Tural era così piccolo in confronto al fisico dell’altro ragazzo ma la cosa, invece di intimorirlo e metterlo in soggezione, lo faceva sentire sicuro e protetto. Sapeva che fin quando sarebbe rimasto tra le sue braccia nulla avrebbe potuto toccarlo. Si lasciò trasportare dall’intensità del bacio, attorcigliando la sua linguetta attorno a quella del moro, gemendo leggermente alle carezze che questo gli stava riservando. Ad un certo punto dovettero separarsi per riprendere fiato e Tural socchiuse appena gli occhi per poter fissare il compagno. Ilkin lo stava osservando con una tale intensità che lo fece avampare. Poi il moro si scostò da lui quel tanto che bastava per slacciarsi la lunga casacca rossa e sfilarsela dalle spalle restando solo in camicia. Con un braccio sollevò Tural dal suolo e depose l’indumento sotto di lui, così che la sua schiena giacesse su qualcosa di morbido e non si ferisse con la dura roccia. Il giovane sorrise. “Grazie” Ilkin non disse nulla ma tornò a baciarlo con passione. Le sue mani ripresero a vagare sul suo petto, sfiorando i capezzoli attraverso la stoffa degli abiti. Tural si inarcò sotto si lui ad ogni tocco, più sensibile di quello che si sarebbe aspettato a quelle stimolazioni ed il moro sembrò provare un enorme piacere nel vederlo così recettivo. Lentamente sbottonò la sua camicetta e scoprì la sua pelle candida e dai brillanti riflessi. Posò la sua mano al centro del petto e poté percepire il battito frenetico del cuore del ragazzo, rimase affascinato dal contrasto delle loro carnagioni: erano come l’argento ed il bronzo. Tural fremette in un misto di eccitazione ed aspettativa ed iniziò a sua volta a svestire il compagno con dita tremanti. Ilkin lo lasciò fare mentre si intratteneva cospargendogli il collo ed il torace di baci. I lunghi capelli del moro ricadevano su di loro come un sottile e morbido tendaggio che Tural non riuscì a trattenersi dal toccarlo. Affondò le dita tra quelle ciocche scure ed accarezzò la pelle della schiena che aveva appena scoperto. Distratto com’era da tutte quelle sensazioni nuove ed inebrianti non si era accorto della rapida discesa delle labbra di Ilkin, che erano giunte a lambire la pelle del suo basso ventre. Il respiro gli si fece più accelerato e si inarcò contro di lui quando una mano si posò sul leggero rigonfiamento dei suoi pantaloncini. “Il..ahh…kin…” gemette spaesato, nessuno lo aveva mai toccato così intimamente prima d’ora e neppure aveva indugiato in atti di auto-appagamento. Non sapeva come comportarsi e cosa aspettarsi. Nel sentire pronunciare il suo nome, Ilkin si scostò da lui per permettere ai loro sguardi di incontrarsi. “Vuoi che smetta?” chiese dolcemente. Tural scosse il capo imbarazzato e si mordicchiò un labbro. Il moro sorrise. “Non ti preoccupare, non farò nulla che tu non voglia…puoi fermarmi in qualsiasi momento…” risalendo verso il suo viso per catturargli le labbra in un tenero bacio. Il ragazzino si strinse a lui con entrambe le braccia attorno al collo e cercò di rilassarsi. Non voleva fermarsi, voleva andare fino in fondo…voleva che Ilkin facesse l’amore con lui. Quest’ultimo dopo averlo tranquillizzato, riprese ad accarezzare la sua eccitazione attraverso la stoffa dei pantaloncini mentre l’altra mano risaliva lungo la coscia scoperta. Poi iniziò a slacciare il fastidioso indumento e con cautela intrufolò una mano al suo interno afferrando il suo membro per stimolarlo. Tural sgranò gli occhi per la sorpresa e l’improvvisa ondata di piacere che lo travolse. Il suo gemito si perse nella bocca dell’altro syria. Inconsciamente prese ad ondeggiare il bacino per assecondare i tocchi sempre più audaci. Ilkin sorrise e fissò affascinato il giovane steso sotto di lui, così innocente nelle sue reazioni e splendido. Impresse nella sua mente quell’immagine così da non dimenticarla mai. I suoi pantaloni come gli stivali finirono abbandonati da qualche parte nella grotta ed ormai nudo Tural poté ricevere a pieno le attenzioni del moro. Nello stato di eccitazione in cui si trovava non gli ci volle molto per raggiungere il culmine del proprio piacere e si svuotò con un urlo roco nella mano del compagno, poi crollò al suolo privo di forze, ansimante. Ilkin lo cullò dolcemente contro di sé cospargendogli il viso di piccoli baci, aspettando che si calmasse prima di continuare. Tural socchiuse gli occhi, il cui colore azzurro si era fatto liquido ed intenso per la miriade di sensazioni che aveva provato. Si sentiva sereno e soddisfatto ma non poteva evitare di provare anche una punta di tristezza. Sapeva che non lo avrebbe più rivisto e non voleva che quel momento finisse ma se le cose fossero andate come aveva previsto, avrebbe portato in grembo suo figlio, una parte di lui, e quello gli sarebbe bastato. In oltre se i suoi genitori lo avessero cacciato di casa ed il matrimonio fosse saltato, forse avrebbe potuto andarlo a cercare e forse Ilkin lo avrebbe preso con sé. Non era però il caso di innalzare false speranze, si sarebbe goduto questo attimo di felicità e poi avrebbe atteso l’evolversi degli avvenimenti. Il syria dai capelli argentati si irrigidì di colpo nel sentire un dito sfiorare la sua apertura, come a voler chiedergli il consenso per continuare. Si tormentò nervosamente un labbro prima di nascondere il viso contro il collo del compagno. “Mi devo fermare?” chiese nuovamente Ilkin con enorme pazienza. Tural scosse il capo. “Sono solo…nervoso…tutto qui…” “Questa è la tua prima volta, vero?” domandò anche se sapeva già la risposta. “Si…” “Allora è normale esserlo…lasciati andare e non pensare a nulla, è compito mio prendermi cura di te.” Il moro gli baciò la fronte e sorrise incoraggiante. Tural lo fissò con imbarazzo ma con una luce di determinazione nello sguardo. “Mi fido di te.” Ilkin sorrise maggiormente e ricominciò a stimolare la sua apertura con le dita. Alla prima penetrazione il giovane si tese ma Ilkin tornò a massaggiare la sua virilità e lo distrasse a sufficienza da non pensare al disagio o all’eventuale dolore che quell’azione comportava. Il moro fu molto dolce e si prese il suo tempo per preparare Tural a dovere, facendolo quasi impazzire di desiderio. Dopo interminabili minuti lo ritenne pronto e si scostò da lui per togliersi i pantaloni. Una volta nudo si stese di nuovo sul suo giovane amante e lo strinse a sé baciandolo e sollevandogli le gambe in modo da farsi spazio. La resistenza di Ilkin era al limite ormai, si era trattenuto a lungo e la sua eccitazione chiedeva il suo appagamento. Premette la punta del suo membro contro l’apertura vergine di Tural e lo fissò intensamente. Il ragazzino sorrise e si strinse a lui, inarcandosi contro il suo corpo per incoraggiarlo a continuare. Ilkin allora spinse, violando l’anello muscolare e scivolando lentamente in quel corpo caldo ed accogliente. Dovette dar fondo agli ultimi brandelli di forza di volontà per non lasciarsi andare e possederlo con forza…Tural era squisitamente stretto. Quest’ultimo emise un gemito di dolore e si aggrappò alle sue spalle, artigliandole e ferendo lievemente la pelle. Non era intenzionale ma doveva trovare un modo per scaricare l’eccesso di sensazioni. Fu comunque un dolore lieve grazie all’accurata preparazione e ben presto fu sostituito da una nuova e più intensa ondata di piacere. Avere qualcun altro nel proprio corpo era una sensazione strana ma ti faceva sentire completo, soprattutto quando amavi la persona con la quale condividevi quel preziosissimo atto. Gli salirono quasi le lacrime agli occhi. Oh se solo avesse incontrato prima Ilkin…tutto quello non sarebbe mai successo, avrebbe evitato un sacco di problemi e sarebbe stato felice. Non avrebbe dovuto angosciarsi al pensiero che quella sarebbe stata la loro prima ed ultima volta assieme. In ogni caso il compagno si impegnò a fondo per fargli dimenticare ogni tristezza. Quando iniziò a muoversi dentro di lui tutto il resto perse di significato, esistevano solo loro ed il loro piacere. All’inizio i suoi movimenti erano lenti, per dar modo a Tural di abituarsi, ma con il passare dei minuti il ritmo divenne sempre più incalzante. Tural ansimava di piacere, inarcandosi e contorcendosi contro l’altro, assecondando le sue spinte con oscillazioni del bacino. Avvolse le gambe attorno alla sua vita così da aumentare il contatto tra loro ed Ilkin gli afferrò i fianchi, sollevandolo leggermente da terra per trovare la giusta angolatura. Il ragazzo dalla pelle candida si tese quando Ilkin andò a colpire il suo centro di piacere e da quel momento in poi perse ogni contatto con la realtà. Si limitava a sentire e subire tutte quelle attenzioni. Il primo a raggiungere l’orgasmo fu il moro, che a lungo si era già trattenuto, imitato poco dopo da Tural che si svuotò tra i loro ventri. I due si accasciarono su quel giaciglio improvvisato stremati ma soddisfatti. Tural sentiva un dolce calore dentro di sé, per la prima volta in vita sua stava davvero bene ed in pace con sé stesso. Accarezzo i capelli corvini del compagno con gesti lenti e pigri e questo sorrise contro il suo collo. Rimasero in quella posizione il più possibile ma alla fine Ilkin dovette scostarsi da lui ed uscire dal suo corpo. Poi si stese accanto a lui e lo strinse a sé. Tural si beò di quei momenti sapendo fin troppo bene che presto sarebbe finito tutto. “Grazie…” mormorò Ilkin affondando il viso tra le ciocche chiare e morbide del ragazzino. “Di cosa?” “Di avermi concesso un dono così prezioso…non sono certo di meritarlo…” Tural comprese ciò a cui si stava riferendo ed arrossì, strusciando il visetto contro il suo petto. “Non devi…dal primo momento che ti ho visto ho capito che eri tu la persona speciale che aspettavo…sono felice che sia stato tu.” mormorò con voce leggera. Ilkin lo abbracciò con forza, quasi disperazione. “Questo renderà difficile dirci addio…” Il giovane syria si morse un labbro con i canini appuntiti. “Lo so…ma non rimpiango nulla…” “Non posso prometterlo perché certe cose non dipendono solo da me ma…se mi sarà possibile tornerò da te…” disse fissandolo con ardenti occhi dorati. Entrambi covavano dentro di sé emozioni alle quali non potevano e non volevano dar voce, per non peggiorare la situazione e rendere ancora più dolorosa la loro separazione eppure sembrava che i sentimenti fossero reciproci. Tural aveva un destino incerto che gravava su di lui ed anche per Ilkin non era comunque una situazione facile. In fondo erano due sconosciuti che si erano appena conosciuti, per di più appartenenti a città differenti, e per quanto i loro sentimenti parlassero per loro era improponibile che le cose si evolvessero troppo in fretta. Ah, ma stava sognando ad occhi aperti. Era meglio per Tural non aggrapparsi a simili speranze, ne avrebbe sofferto solamente. Era anche possibile che dopo qualche tempo di lontananza Ilkin si dimenticasse di lui e continuasse con la propria vita. “In quel caso saprai dove trovarmi.” fu la sua sola risposta. Quando la campana della città suonò la mezzanotte i due decisero che si era fatto abbastanza tardi e sciolsero il loro abbraccio per rivestirsi. Tural non poté evitare di sentirsi in imbarazzo perché ogni volta che si muoveva il suo corpo gli rammentava ciò che avevano appena fatto. Finito di prepararsi uscirono dalla grotta e recuperarono il ninak con il quale tornarono in città. Le strade erano meno affollate di prima ma molta gente era ancora fuori a divertirsi e festeggiare. I due ragazzi però avevano perso tutta la loro allegria e cavalcavano in silenzio. Ad un certo punto Tural fece fermare ad Ilkin il ninak. Non era il caso che lo accompagnasse fino a casa, rischiava di essere visto dai suoi genitori. Smontò dall’animale e fissò il moro con occhi lucidi. Questo lo raggiunse e lo strinse tra le braccia, baciandolo un’ultima volta con passione. Non si dissero nulla perché le parole ormai non erano necessarie, si erano già detti tutto quello che era necessario alla grotta. Si salutarono con quel bacio, allontanandosi l’uno dall’altro con estrema riluttanza. Tural si voltò e si incamminò verso casa, facendosi forza ed obbligandosi a non guardare in dietro ma non poté evitare di piangere lungo tutto il tragitto.
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Il giorno del suo sedicesimo compleanno arrivò inesorabile. Fino ad allora non aveva avuto alcuna prova che il siero della fertilità avesse fatto effetto e ciò lo depresse enormemente perché in quel modo non gli era rimasto nulla di Ilkin da custodire. Poi, proprio quella mattina, aveva cominciato a covare i sintomi che caratterizzavano la riuscita della gravidanza. Non ci fu giorno più felice di quello per il giovane syria. Ora restava solamente il problema di comunicare quella notizia ai genitori e fare in modo di annullare il matrimonio, anche se ormai il suo promesso doveva essere quasi arrivato visto che i festeggiamenti del suo compleanno erano stati organizzati per la sera. Il suo ninjete alla notizia che aspettava il figlio di uno sconosciuto reagì proprio come si aspettava. Lo schiaffeggiò con tale forza da farlo cadere a terra mentre il suo linje si era dovuto sedere su un divano per lo shock che rischiava di farlo svenire da un momento all’altro. Gona lo fissò livido di rabbia ed indignazione. Gli tremavano le mani dalla voglia di colpire di nuovo quello sciocco di un ragazzo che aveva osato portare un simile disonore nella loro famiglia. “Ti rendi conto di quello che hai fatto!?” sibilò con voce tagliente. Tural si portò una mano alla guancia offesa. “Più di quello che credete.” “La gravidanza una volta iniziata non si può interrompere senza arrecare la morte del genitore!” “Lo so…infatti non ho intenzione di interromperla, io desidero questo bambino e lo avrò.” disse Tural sostenendo con coraggio lo sguardo adirato del genitore. “Tu…non posso credere che abbia fatto davvero una cosa del genere. E’ inconcepibile il solo pensiero che tu sia riuscito a reperire quella pozione…ma non ti avrei creduto capace di un’azione così stupida!” disse il ninjete passandosi una mano sul volto “Uno sconosciuto…hai giaciuto con uno sconosciuto! Fosse stato solo quello avrei anche potuto perdonartelo ma farsi mettere incinto…come posso giustificarmi con la famiglia Kar’han? Come posso dire loro che figlio ingrato e privo di morale mi ritrovo…mi riempi di vergogna…” concluse con voce addolorata. Fu il turno di Tural di adirarsi. “Non avrei mai fatto una cosa simile se voi non mi aveste costretto a sposare qualcuno che non desideravo!! Dove la vedete la differenza tra giacere con uno sconosciuto di mio gradimento e sposare uno sconosciuto scelto da voi!?” “La differenza era che la famiglia di Serik era tra le più rispettabili che potessi sognare di trovare ed avevo la certezza di affidarti in ottime mani…saresti stato felice con quel giovane!” “Questo lo dite voi! Un nome rispettabile, il denaro, una buona reputazione…queste cose non fanno la felicità!” urlò mentre calde lacrime gli solcavano le guance. In quel momento qualcuno bussò alla porta del soggiorno. Un servo era venuto ad annunciare l’arrivo della famiglia Kar’han. Gona sospirò rassegnato dando ordine di farli accomodare e pochi attimi dopo due uomini fecero la loro comparsa nella stanza. “Gona, amico mio, che è successo? Hai un’espressione terribile…” chiese uno dei due ospiti, Serik Kar’han, con espressione preoccupata. L’uomo era di costituzione robusta ed aveva la carnagione nocciola e corti capelli castano-ramato. Ma non fu lui ad attirare l’attenzione di Tural, bensì il ragazzo affascinante e dalla pelle scura che gli stava alle spalle. Questo aveva il viso racchiuso in una maschera di serietà ed indifferenza ma quando il suo sguardo si posò sul ragazzo dai capelli argentati il tutto lasciò posto ad un enorme stupore. I loro genitori si erano scambiati poche parole quando i due ragazzi esclamarono increduli i loro nomi. “Ilkin…” “Tural…ma cosa…” I due ninjete si voltarono verso di loro e li fissarono perplessi e sorpresi. “Vi conoscete?” chiese Serik al figlio. Questo farfugliò delle frasi sconnesse non riuscendo ancora a credere ai propri occhi. “Non importa come si conoscano…” si intromise Gona “Purtroppo devo darti un dispiacere Serik, questo matrimonio non potrà realizzarsi come speravamo.” “Cosa!? E perché mai?” chiese l’altro syria. Gona sospirò ed abbassò lo sguardo, provando un’estrema vergogna per quello che stava per ammettere. “Pare che mio figlio abbia giaciuto con qualcun alto ed aspetti un figlio da lui…” Queste parole bastarono a far uscire Ilkin dal proprio stupore. “COSA!?” fissando prima il ninjete e poi Tural con espressione sconvolta e ferita. “Perdonami ragazzo se mio figlio ti ha arrecato questo grave torto…” iniziò a scusarsi Gona ma Ilkin non gli prestò attenzione, continuando a fissare il giovane syria, ancora inginocchiato a terra sconvolto. “Quando è successo…?” chiese il moro serrando i pugni in preda alla rabbia e gelosia, non poteva credere che Tural lo avesse preso in giro…lui che aveva passato quelle settimane a pensarlo incessantemente mentre cercava di persuadere il ninjete a non farlo sposare, contrariamente al suo precedente e riluttante consenso. Era un pensiero troppo doloroso da sopportare. Tural credeva ancora di essere soggetto ad una visione ma a quella domanda si riscosse e rispose con voce tremante. “La notte della Festa della Vita.” sussurrò fissandolo dritto negli occhi con nuove lacrime che rischiavano cadergli libere sul volto “Un giovane in sella ad un ninak mi ha quasi investito e mi ha offerto poi il suo aiuto per farsi perdonare l’incidente. Ho fatto l’amore con lui in una delle grotte quella stessa sera dopo aver preso la pozione della fertilità…l’ho amato dal primo momento che i nostri sguardi si sono incrociati e visto che mi era stato annunciato un matrimonio che non desideravo e che non avevo garanzia di poterlo rivedere ancora, ho fatto in modo di avere dentro di me una parte di lui così da non poterlo mai dimenticare.” Ilkin non sapeva cosa dire. Il pensiero che il bambino che stava aspettando Tural fosse suo era quasi più sconvolgente del pensiero che lo avesse tradito. Lentamente si avvicinò al ragazzo e gli si inginocchiò di fronte, prendendogli il viso tra le mani. “E’ la verità?” “Si, lo giuro…lo giuro su tutto ciò che ho di più caro al mondo. Non sto mentendo, credimi…non ti ho tradito.” mormorò con labbra tremanti mentre le sue lacrime bagnavano le mani dell’altro syria “Tu sei stato il primo…l’unico…credimi…” allungando le mani per stringere il tessuto della sua camicia tra le dita. “Lo so, piccolo, lo so…” sussurrò prima di stringersi il ragazzino al petto e cullarlo, cercando di placare i suoi singhiozzi ed il suo pianto. I loro genitori avevano assistito a tutta quella scena a bocca aperto, confusi da quello che era appena accaduto. “Qualcuno ci vuole spiegare cosa sta succedendo qui?” chiese alla fine Gona. Ilkin sollevò lo sguardo verso di loro e sorrise. “Il figlio che Tural sta aspettando è mio…io sono il ragazzo che ha incontrato la notte della festa. Ero solo di passaggio qui in città, non avevo intenzione di fermarmi…ma ho incontrato lui sul mio cammino e non sono più riuscito ad andarmene per continuare il mio viaggio. Non sapevo chi fosse altrimenti non mi sarei dato tanta pena per nulla.” spiegò al ninjete del suo futuro sposo prima di voltarsi verso il proprio “E’ per lui che ho ritrattato la mia parola ed ho cercato di far annullare il matrimonio. Questa dolce creatura mi ha rubato il cuore e non desideravo avere nessun altro che non fosse lui.” I tre presenti erano senza parole e non seppero che cosa dire. Fu Lanei ad interrompere quel teso silenzio. “Beh…se non è destino questo…” sorrise il linje sollevato “A quanto sembra gli dei vi amano…e non credo ci sia più bisogno di annullare il matrimonio tesoro.” fissando il consorte. Gona sospirò massaggiandosi gli occhi con le dita. “Sembra di no ma vi prego, basta con queste azioni folli e sconsiderate…non credo di poter reggere altri colpi per almeno qualche anno…” Serik si limitò a sorridere. Intanto Ilkin aveva ripreso ad ignorare i genitori per dedicarsi completamente al compagno. Lo strinse a sé affondando il viso tra i suoi soffici e brillanti capelli. “Da adesso in avanti sarai mio, mi prenderò cura io di te e non ti dovrai preoccupare di nulla…mi vuoi sposare?” chiese anche se la decisione era stata già presa, voleva chiederglielo in ogni caso perché lo desiderava e voleva creare un momento tutto per loro da ricordare in futuro. “Oh si…non desidero altro!” fu l’entusiasta risposta di Tural, che si rannicchiò contro il suo petto con il cuore colmo di gioia. I tre genitori abbandonarono la stanza per lasciare soli i loro figli. Le spiegazioni avrebbero atteso, loro avevano un matrimonio da organizzare.
*Fine*
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