Brividi
parte III
di
Emki-Bi
Nuovo giorno, nuova
luce. Il sole ancora pallido stentava a riscaldare quelle strade. Il
freddo penetrava ancora dentro ai vestiti facendo stringere i passanti nei
loro cappotti.
Il periodo avrebbe dovuto
suggerire molto più caldo di quanto facesse e qualcuno, azzardando, di tanto
in tanto poteva anche arrivare a indossare solo una maglietta nelle ore più
calde…
Kain no. Kain non avrebbe
scorso il dito sull’esiguo guardaroba estivo ancora per molto tempo. Il
freddo che gli accarezzava e gelava la pelle sarebbe durato ancora a lungo
poiché prima che esterno, il freddo proveniva dal suo interno.
Era cosciente del fatto
che stesse ancora cercando di capire i propri sentimenti, rammaricandosi di
come, tempo prima, avrebbe urlato il suo semi-eterno motto “ogni lasciata è
persa” lanciandosi in qualsiasi relazione momentanea che gli fornisse il
giusto dolore per sentirsi vivo.
Ed era questo di cui aveva
bisogno. Respirare non bastava.. camminare nemmeno. Aveva bisogno di dolore,
di lesioni, ferite, autocompatimento. Il sale della vita. L’essenza senza
cui ogni vita assomiglierebbe a quella della famigliola felice stile Mulino
Bianco.
Scosse la testa a questi
pensieri scabrosamente gioiosi, fissandosi sul suo futuro o su ciò che gli
sembrava dovesse avverarsi.
Nonostante tutto vedeva
ancora se stesso, anni dopo, vivere felicemente con Alex. Eppure.. eppure
sentire Jes contro di lui, le sue mani sfiorargli il petto glabro, le
proprie mani percorrere il suo viso, prima lungo una guancia, il mento, il
collo, tutto…
No, stava impazzendo. Non
poteva continuare così.. doveva affrontare la situazione e porre fine in un
modo o nell’altro a quel grandioso periodo nero che sembrava avvolgerlo
quanto il freddo non troppo primaverile.
Decise quindi di andare
direttamente a casa di Teena, sicuro di trovarla già sveglia.
Ciò che si palesò ai suoi
occhi non appena mise piede dentro la casa buia gli fece fare mille capriole
al cuore.
Jes stava ancora dormendo,
arrotolato dalla trapunta non molto colorata, immerso in un lenzuolo rosso
che ben si associava al desiderio di Kain.
Kain vide se stesso
avvicinarsi a quel letto troppo grande che sembrava inghiottire Jes. Si
sedette lentamente sul bordo sinistro osservando l’altro dormire
placidamente. Non gli importava più nulla di tutta la sua vita, dei suoi
progetti, dei suoi sogni.
Solo quell’istante aveva
importanza, solo per quello valeva la pena di vivere in quel momento.
Avvicinò le proprie labbra
a quelle di Jes sfiorandole, cercandole mentre scostava il lenzuolo. Le
sfiorò più e più volte fino a quando non sentì l’altro ricambiare quel bacio
semi rubato, prima di concedersi ad approfondirlo, facendolo diventare più
intimo.
Fu sconvolgente sentire la
sua lingua venire incontro alla propria.. le mani che iniziavano lentamente
a muoversi sul suo corpo e le proprie che restavano immobili come
paralizzate da chissà quale mostruoso veleno.
In un attimo fu sopra Jes.
Quale occasione migliore? Non fece nemmeno troppa fatica a togliergli i
vestiti di dosso cedendo a quell’attimo di passione che gli bruciava nel
profondo del petto e dell’anima. Prima la maglietta del pigiama, poi i
pantaloni. Voleva sentire il suo sesso contro la propria mano, sentirlo
inturgidirsi, chiamarlo, volerlo. Sfiorò l’inguine dalla pelle candida,
bianca provocando un sussulto in Jes. Poteva chiaramente vedere i suoi occhi
fissarlo ma non era quello il momento. Voleva vedere quello che le sue mani
avrebbero toccato ben presto.
Sentì la saliva diventare
piombo nella propria bocca mentre si chinava, pregustando la prelibata
preda, su quell’inguine scosso da tremori di eccitazione. Percorse con molti
baci la pelle indurita del sesso fino ad accoglierla all’interno della
propria bocca, avvolgendola con la lingua imitando i movimenti del
precedente bacio. Quando i tremori di Jes gli furono bastati continuò con
una mano semplicemente sfiorando, seguendo il ritmo, una strana musica che
gli rimbombava nella testa, dondolando.
Entrò in lui in un eccesso
di passione, togliendo qualsiasi freno, qualsiasi inibizione. Desiderava
solo fare l’amore con lui in quel momento, in quell’istante.
Inspirò lentamente l’aria
riempiendosi i polmoni ad ogni spinta del proprio corpo sopra e dentro Jes…
culminando in una nube di piacere che gli tolse la vista quanto il respiro.
Quando potè riaprire gli
occhi si stupì di ritrovarsi nel proprio letto, madido di sudore, il cuore
lacerato dai troppi battiti.
Non era successo niente di
niente, era solo un sogno.. ma doveva divenire realtà.
Schizzando via
dall’appartamento e dalle scale salì sullo scooter verso casa di teena.
Tutto sembrava svolgersi in un reply mai successo. Quando teena gli aprì la
porta, Kain, ansimante ebbe lo stesso medesimo sussulto al cuore vedendo il
letto dalla trapunta spenta.
Jes non c’era più. Era
partito. E non sarebbe mai più ritornato.
"C-come hai detto scusa?"
disse Kain ancora in preda al panico. Non poteva credere che tutto fosse
finito così, era sicuro che qualcos'altro sarebbe successo fra lui e Jes,
che il destino avrebbe riservato loro ancora troppe cose.
"E' partito. Era così
strano.... non so dire per quale motivo abbia deciso di partire, lo sai
com'è fatto.. te ne ho parlato sempre..." rispose Teena stanca dei continui
sbalzi di umore del fratello.
"già..." riuscì a
rispondere Kain a fatica. Troppi pensieri gli stavano percorrendo la mente a
una velocità troppo alta perchè potesse bloccarne uno e capire. "vorrà dire
che magari lo chiamerò più avanti...".
"Io.. sono molto
preoccupata" proseguì Teena con evidente imbarazzo " vorrei che tu mi
aiutassi a capire che cosa sta succedendo a mio fratello, che cosa lo ha
fatto cambiare così tanto e perchè soprattutto non si lascia aiutare da
nessuno"
Kain ormai era in preda
dei suoi pensieri e di una depressione culminante. Dopo tutti quegli anni e
milioni di storie andate a male non poteva ancora dire di essersi abituato
al rifiuto di qualsiasi persona potesse attirarlo. Lasciò che le parole di
Teena gli scorressero addosso come la sabbia calda e sottile fra le mani, si
adagiò sul divano e, socchiudendo gli occhi, cercò di tirare brevemente le
somme della sua vita.
Ripensò ad Alex.. agli
ultimi giorni infernali passati con lui, a Jes che avrebbe voluto stringere
e che era capace di farlo finire in un purgatorio senza tempo solo
guardandolo, a Teena che stava riponendo talmente tanta fiducia in lui.
Ripensò alla famiglia, alle delusioni ricevute, ai molti pianti, gli
sconvolgimenti della sua vita... Bloccò tutto sbattendo l'una contro l'altra
le mani e decise di non porsi più problemi. Se Jes lo aveva allontanato
allora anche lui avrebbe fatto lo stesso. Guardò brevemente Teena rimasta a
bocca aperta per il gesto che aveva appena compiuto, si dileguò senza tanti
complimenti e si rinchiuse nella propria casa, a dormire dormire e dormire.
Alex in quei giorni
credeva che Kain fosse cambiato. Cercò di fargli capire più di una volta che
aveva bisogno del suo affetto e del contatto fisico ma nonostante tutti gli
sforzi non riuscì a far tornare le cose come pochi mesi prima. Imputò ogni
colpa al compagno e ai cambiamenti che temeva avrebbe avuto nel corso della
loro relazione e si lavò la coscienza decidendo di arrivare a trattarlo
parimenti.
Quando lo vide, poco dopo
aver preso quella decisione, si ritrovò di fronte un Kain troppo stanco e
troppo depresso per riuscire ad essere riconoscibile. Alex attuò
immediatamente il proprio piano: se la colpa non era sua perchè doveva
sopportare oltre quell'infelicità costante?
"Cosa facciamo questa
sera?" riuscì a dire Alex ingoiando chili di bile.
"Uh?" fu l'unica risposta
di Kain
"Questa sera..." riniziò
Alex.
"Eh." sospirò Kain.
"No, niente. Lasciamo
stare."
"Non capisco perchè fai
così!"
"Così come?"
"Così!"
"Bah!"
Alex guardò per qualche
attimo Kain poi arrivò alla conclusione che se voleva evitare di farsi
ricoverare d'urgenza per un eccesso di aggressività avrebbe dovuto togliere
da davanti i propri occhi quella faccia ingrugnita di Kain. Sbattè la porta
violentemente dietro di sè e si diresse verso casa, lasciando che Kain
rimanesse di stucco e che si sentisse magari anche un po' in colpa.
Tuttavia, quando si
ritrovò nella propria camera, rilassato di fronte al computer pensò a quanto
avesse sbagliato a comportarsi in quel modo assurdo, a quanto avesse bisogno
di Kain sia fisicamente che mentalmente, a quanto sarebbe potuto essere
bello trascorrere il loro tempo insieme.
'Beh, dopo tutto è stato
lui ad allontanarsi per primo. Non vuole mai uscire con me, è sempre via a
casa di qualcuno. Stavamo meglio quando l'unico ad avere amici ero io!!!'
Posò pesantemente un pugno
sulla scrivania e lasciò che fosse Kain a chiamarlo. Sempre che si fosse
ripreso dalla probabilissima arrabbiatura per quello che era successo pochi
minuti prima.
Aspettò e aspettò così a
lungo che finì per addormentarsi sul proprio letto dopo aver dedicato un
paio di minuti alla lettura del suo fumetto preferito. Si svegliò ore dopo
così stanco che passavano trascorsi anni dall'ultima volta che i suoi occhi
avevano visto la luce.
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