Tornati a casa ancora una volta Kain non aveva voglia di parlare. Aveva
uno strascico tenue dell'imbarazzo provato pochi minuti prima a casa
dell'amica e ora temeva che Alex se ne potesse rendere conto, che da chissà
quale piega del proprio volto potesse intuire cosa fosse successo.
"Sei strano" disse Alex guardando il compagno più serio che mai. Ogni
volta che lo vedeva in quello stato si chiedeva, per via del suo continuo
senso di colpa nei confronti di tutto il mondo, se fosse lui la causa del
suo malessere. Temeva quello sguardo. Osservò ancora per qualche istante la
fronte corrugata di Kain, lo sguardo immobile, fisso in chissà quale punto
della camera da letto, le mani ferme sui primi bottoni della camicia
azzurra.
Si rassegnò a non ottenere risposta a quella domanda e sbuffò, d'istinto.
"Cosa?" disse Kain. Non aveva nemmeno alzato gli occhi per guardarlo. Non
era necessario per intuire ciò che stava passando per la testa di Alex in
quel momento. Lui lo conosceva, sapeva così perfettamente anche che cosa
pensasse che non aveva proprio bisogno di guardarlo, mai, per scoprire
tutto. E per se stesso invece? Poteva dire la stessa cosa? Spesso si era
stupito di come Alex aveva percepito il proprio pensiero e persino
condiviso. Ma si trattava solo di casi, si sa.
"Niente". Secco, deciso, Alex non era più disposto a indagare. La
curiosità e la frustrazione avevano lasciato il posto alla scocciatura.
"Non mi dire niente. Ogni volta mi dici che io non ti devo rispondere
così e invece tu lo fai? Non ha proprio senso!" sbottò Kain tutto d'un
fiato. Non sopportava che Alex predicasse bene e razzolasse male, che le
principali liti fra di loro dipendevano proprio da quel "niente" come
risposta e che lui lo usasse quasi per ripicca.
"Hai ragione" rispose Alex pacato. La sfuriata non lo toccava, era stufo
marcio di subire le angherie degli altri e di arrivare anche a chiedere
scusa per qualcosa che non aveva fatto. Era palese che Kain ce l'avesse col
mondo intero in quel momento e non aveva di certo intenzione di fare lui da
capro espiatorio per le sue ire. Si svestì completamente e si infilò a letto
aspettando che Kain si accucciasse al suo fianco, come al solito.
Kain rimase fisso a guardare Alex fino a quando non si distese sul letto.
Sospirando, a sua volta terminò di svestirsi e si coricò, dando le spalle ad
Alex.
La notte passò lentamente e fra tormenti, come succedeva già da qualche
tempo. Il ricordo di Jes ossessionava Kain tanto da non fargli prendere
sonno, tanto da non permettergli nemmeno di smettere di pensare, analizzare,
sviscerare ogni secondo. Quando il sole era ormai già alto e inondava
completamente la stanza, si alzò e si accese una sigaretta in cucina.
<Come può essere possibile? Certo, è normale che a un certo punto, dopo
un anno quasi, si conoscano altre persone, si provino altre emozioni. Dopo
un po' di tempo qualsiasi relazione perde la sua magia iniziale ma...
Possibile che mi sia sbagliato quando credevo ( anzi... sapevo!!! ) che la
mia vita sarebbe stata sempre con Alex?>
Un tormento dietro l'altro, al passo con ogni nuova sigaretta accesa. Non
riusciva a capacitarsi, non credeva, non capiva. Allo stesso tempo sentiva
il bisogno di vedere Jes, quasi lo avesse stregato. Valutò anche quest'ultima
ipotesi prima di dedicarsi al bucato che lo attendeva da qualche giorno.
Doveva vederlo e così sarebbe stato. A quel paese Alex e tutte le sue
paranoie, la sua debolezza e la sua incapacità di andare avanti. Al diavolo
tutti. Lui voleva vivere. Doveva e ora poteva.
Passò qualche giorno prima che Kain potè rivedere Jes. Durante la sua
assenza dalla città ancora fredda non aveva fatto altro che pensare a cosa
gli era capitato, a come risolvere la questione, che cosa avrebbe dovuto
fare. In certi momenti fantasticava pensando a come sarebbe potuto essere
baciare Jes, stargli vicino, sentire il calore del suo corpo. In altri
momenti pensava ad Alex e il tutto si formava in un turbinio di emozioni,
dovere e piacere, confusione, depressione, euforia.
Solo la presenza di Jes riuscì a calmarlo del tutto. Vicino a lui Kain
non poteva che sentirsi felice e sembrava quasi volasse letteralmente a
mezzo metro di terra. Vicino a lui Alex non esisteva più, non aveva legami,
obblighi, nulla di nulla. E questo era soprattutto il brutto della
situazione.. perchè immancabilmente Kain finiva con l'accorgersi di questo
suo comportamento, ma solo dopo che la sfera cristallina che lo imprigionava
con Jes svaniva.
Arrivò presto il giorno del compleanno di Alex. Erano tutti riuniti a
casa di un'amica che gentilmente aveva offerto lo spazio del suo monolocale
quasi fosse un ostello o una comune. Non passava giorno che non si
incontrassero lì o a casa di Teena. Kain si sentiva stranamente a terra e
l'umore decisamente triste poteva essere visibile a tutti sul suo volto
tanto che non mancò molto prima che Teena, espansiva e premurosa come
sempre, pronunciò delle parole imbarazzanti.
"Andiamo tutti ad abbracciare Kain che è triste!"
E così fu, fra il rossore di Kain e la solidarietà di tutti i suoi amici.
I suoi occhi non facevano che guardare Jes mentre la sua mente non smetteva
di ricordargli che era il compleanno di Alex e che non poteva permettersi di
"oltraggiare" quel giorno.
Sentì le parole di Teena sussurrate all'orecchio. Sapeva che l'amica
capiva benissimo la sua situazione nonostante non avessero ancora avuto modo
di parlarne e si sentiva un verme a non aver detto a nessuno fino ad ora
quello che lo lacerava giorno dopo giorno.
"Che cosa ti succede?"
"Sono un po' triste" disse Kain vago. Non poteva di certo dire ciò che lo
angustiava in quel momento e forse non avrebbe mai avuto il coraggio di
dirlo nemmeno in futuro.
"E' successo qualcosa?". Teena e la sua preoccupazione per gli altri.
Amabile, adorabile. Kain le voleva una valanga di bene e avrebbe tanto
voluto risponderle con la verità.
"No, niente di che... è un periodo un po' così". Che frase banale! Sono
tutti dei periodi un po' così. A volte un po' felici a volte un po' tristi e
lui conosceva bene quanto potesse essere altalenante la vita.
Gettò un occhio di sfuggita ad Alex.. non gli andava che sentisse anche
una sola parola che lo facesse insospettire. Fortunatamente era distratto e
preso dal suo mondo per poter anche solo immaginare ciò che stava accadendo
in Kain.
Poi improvvisamente sentì uno strano calore addosso, mentre la mano di
Teena lasciava la sua spalla e si allontanava verso Rain, il suo ragazzo.
Si voltò quasi di scatto e fissò i suoi occhi in quelli di Jes, senza
accorgersene. Sentiva ogni volta che lo fissava e di recente succedeva così
tanto spesso che aveva smesso di contare le volte in cui sentiva quel calore
e il cuore battergli all'impazzata nel petto.
Sospirò faticosamente. Era proprio innamorato? Non avrebbe potuto o
saputo rispondere a quella domanda che lo terrorizzava.
Scacciò il pensiero ancora una volta rimandando a chissà quando il
momento dei conti... e tornò a concentrarsi sulla serata che sembrava non
andare chissà quanto bene forse per la stanchezza generale.
Quando tutto si concluse, ore dopo, Kain a malincuore prese lo scooter,
rattristendosi di come avrebbe voluto avere una macchina, per lo meno per
avere il piacere di accompagnare Jes a casa di Teena... e per non rimanere
solo durante la strada.
Alex come al solito lo riportò al presente.
"Allora ci incontriamo a casa sua" indicando Teena "ti aspettiamo lì."
"D'accordo" rispose flebilmente. Non ci voleva... non voleva che Jes
restasse con Alex. Voleva averlo per sè e magari sentire le sue mani
stringergli i fianchi mentre percorrevano in scooter la strada verso "casa".
"Non hai un altro casco?" sentì chiedere da una voce squillante.
Era Jes. Kain scosse la testa quasi automaticamente senza rendersi conto
che avrebbe potuto rientrare nella casa dell'amica e scipparle uno dei due
caschi presenti.
"Peccato" furono le ultime parole di Jes prima che salisse nella macchina
di Alex.
Kain si mise a posto il giubotto azzurro, il casco e sfrecciò verso casa
di Teena con la speranza di non arrivare troppo tardi rispetto agli altri.
Durante il percorso la sua mente era invasa da così tanti pensieri,
tuttavia, che non si accorse di aver sbagliato strada già tre volte. Chissà
quanto aveva di ritardo rispetto al gruppo? Lo avrebbero aspettato?
Sarebbero entrati in casa e magari andati a letto?
La sola idea lo rendeva triste... avrebbe passato ore e ore con Jes prima di
riuscire a dire basta.
Fortunatamente quando arrivò a casa dell'amica, gli altri erano fuori ad
aspettarlo... gli proposero di mangiare qualcosa e così fecero, optando più
per rimanere in casa con grande dispiacere di Jes e ovviamente Kain che
avrebbero preferito andare a prendere qualcosa fuori.
Mangiarono crepes in quantità. All'opera Teena e Kain mentre gli altri
rimasero stesi sul letto a guardare la televisione. Teena preparava e Kain
portava al fortunato di turno. Quando si furono saziati a sufficienza Alex e
Kain lasciarono la casa permettendo agli autoctoni di andare finalmente a
letto.
Nessuna parola fu scambiata fra Jes e Kain.. ma il suo modo di dirgli
grazie ogni volta che gli porgeva il piatto... il suo sorriso limpido e
sincero...
Fu con questi ricordi che Kain si addormentò a casa propria, sfinito dal
tour de force delle ultime ore.