Brividi

parte II

di Emki-Bi


 

Tornati a casa ancora una volta Kain non aveva voglia di parlare. Aveva uno strascico tenue dell'imbarazzo provato pochi minuti prima a casa dell'amica e ora temeva che Alex se ne potesse rendere conto, che da chissà quale piega del proprio volto potesse intuire cosa fosse successo.

"Sei strano" disse Alex guardando il compagno più serio che mai. Ogni volta che lo vedeva in quello stato si chiedeva, per via del suo continuo senso di colpa nei confronti di tutto il mondo, se fosse lui la causa del suo malessere. Temeva quello sguardo. Osservò ancora per qualche istante la fronte corrugata di Kain, lo sguardo immobile, fisso in chissà quale punto della camera da letto, le mani ferme sui primi bottoni della camicia azzurra.

Si rassegnò a non ottenere risposta a quella domanda e sbuffò, d'istinto.
"Cosa?" disse Kain. Non aveva nemmeno alzato gli occhi per guardarlo. Non era necessario per intuire ciò che stava passando per la testa di Alex in quel momento. Lui lo conosceva, sapeva così perfettamente anche che cosa pensasse che non aveva proprio bisogno di guardarlo, mai, per scoprire tutto. E per se stesso invece? Poteva dire la stessa cosa? Spesso si era stupito di come Alex aveva percepito il proprio pensiero e persino condiviso. Ma si trattava solo di casi, si sa.

"Niente". Secco, deciso, Alex non era più disposto a indagare. La curiosità e la frustrazione avevano lasciato il posto alla scocciatura.

"Non mi dire niente. Ogni volta mi dici che io non ti devo rispondere così e invece tu lo fai? Non ha proprio senso!" sbottò Kain tutto d'un fiato. Non sopportava che Alex predicasse bene e razzolasse male, che le principali liti fra di loro dipendevano proprio da quel "niente" come risposta e che lui lo usasse quasi per ripicca.

"Hai ragione" rispose Alex pacato. La sfuriata non lo toccava, era stufo marcio di subire le angherie degli altri e di arrivare anche a chiedere scusa per qualcosa che non aveva fatto. Era palese che Kain ce l'avesse col mondo intero in quel momento e non aveva di certo intenzione di fare lui da capro espiatorio per le sue ire. Si svestì completamente e si infilò a letto aspettando che Kain si accucciasse al suo fianco, come al solito.

Kain rimase fisso a guardare Alex fino a quando non si distese sul letto. Sospirando, a sua volta terminò di svestirsi e si coricò, dando le spalle ad Alex.

La notte passò lentamente e fra tormenti, come succedeva già da qualche tempo. Il ricordo di Jes ossessionava Kain tanto da non fargli prendere sonno, tanto da non permettergli nemmeno di smettere di pensare, analizzare, sviscerare ogni secondo. Quando il sole era ormai già alto e inondava completamente la stanza, si alzò e si accese una sigaretta in cucina.

<Come può essere possibile? Certo, è normale che a un certo punto, dopo un anno quasi, si conoscano altre persone, si provino altre emozioni. Dopo un po' di tempo qualsiasi relazione perde la sua magia iniziale ma... Possibile che mi sia sbagliato quando credevo ( anzi... sapevo!!! ) che la mia vita sarebbe stata sempre con Alex?>

Un tormento dietro l'altro, al passo con ogni nuova sigaretta accesa. Non riusciva a capacitarsi, non credeva, non capiva. Allo stesso tempo sentiva il bisogno di vedere Jes, quasi lo avesse stregato. Valutò anche quest'ultima ipotesi prima di dedicarsi al bucato che lo attendeva da qualche giorno. Doveva vederlo e così sarebbe stato. A quel paese Alex e tutte le sue paranoie, la sua debolezza e la sua incapacità di andare avanti. Al diavolo tutti. Lui voleva vivere. Doveva e ora poteva.

Passò qualche giorno prima che Kain potè rivedere Jes. Durante la sua assenza dalla città ancora fredda non aveva fatto altro che pensare a cosa gli era capitato, a come risolvere la questione, che cosa avrebbe dovuto fare. In certi momenti fantasticava pensando a come sarebbe potuto essere baciare Jes, stargli vicino, sentire il calore del suo corpo. In altri momenti pensava ad Alex e il tutto si formava in un turbinio di emozioni, dovere e piacere, confusione, depressione, euforia.

Solo la presenza di Jes riuscì a calmarlo del tutto. Vicino a lui Kain non poteva che sentirsi felice e sembrava quasi volasse letteralmente a mezzo metro di terra. Vicino a lui Alex non esisteva più, non aveva legami, obblighi, nulla di nulla. E questo era soprattutto il brutto della situazione.. perchè immancabilmente Kain finiva con l'accorgersi di questo suo comportamento, ma solo dopo che la sfera cristallina che lo imprigionava con Jes svaniva.

Arrivò presto il giorno del compleanno di Alex. Erano tutti riuniti a casa di un'amica che gentilmente aveva offerto lo spazio del suo monolocale quasi fosse un ostello o una comune. Non passava giorno che non si incontrassero lì o a casa di Teena. Kain si sentiva stranamente a terra e l'umore decisamente triste poteva essere visibile a tutti sul suo volto tanto che non mancò molto prima che Teena, espansiva e premurosa come sempre, pronunciò delle parole imbarazzanti.

"Andiamo tutti ad abbracciare Kain che è triste!"

E così fu, fra il rossore di Kain e la solidarietà di tutti i suoi amici. I suoi occhi non facevano che guardare Jes mentre la sua mente non smetteva di ricordargli che era il compleanno di Alex e che non poteva permettersi di "oltraggiare" quel giorno.

Sentì le parole di Teena sussurrate all'orecchio. Sapeva che l'amica capiva benissimo la sua situazione nonostante non avessero ancora avuto modo di parlarne e si sentiva un verme a non aver detto a nessuno fino ad ora quello che lo lacerava giorno dopo giorno.

"Che cosa ti succede?"

"Sono un po' triste" disse Kain vago. Non poteva di certo dire ciò che lo angustiava in quel momento e forse non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo nemmeno in futuro.

"E' successo qualcosa?". Teena e la sua preoccupazione per gli altri. Amabile, adorabile. Kain le voleva una valanga di bene e avrebbe tanto voluto risponderle con la verità.

"No, niente di che... è un periodo un po' così". Che frase banale! Sono tutti dei periodi un po' così. A volte un po' felici a volte un po' tristi e lui conosceva bene quanto potesse essere altalenante la vita.

Gettò un occhio di sfuggita ad Alex.. non gli andava che sentisse anche una sola parola che lo facesse insospettire. Fortunatamente era distratto e preso dal suo mondo per poter anche solo immaginare ciò che stava accadendo in Kain.

Poi improvvisamente sentì uno strano calore addosso, mentre la mano di Teena lasciava la sua spalla e si allontanava verso Rain, il suo ragazzo.

Si voltò quasi di scatto e fissò i suoi occhi in quelli di Jes, senza accorgersene. Sentiva ogni volta che lo fissava e di recente succedeva così tanto spesso che aveva smesso di contare le volte in cui sentiva quel calore e il cuore battergli all'impazzata nel petto.

Sospirò faticosamente. Era proprio innamorato? Non avrebbe potuto o saputo rispondere a quella domanda che lo terrorizzava.

Scacciò il pensiero ancora una volta rimandando a chissà quando il momento dei conti... e tornò a concentrarsi sulla serata che sembrava non andare chissà quanto bene forse per la stanchezza generale.

Quando tutto si concluse, ore dopo, Kain a malincuore prese lo scooter, rattristendosi di come avrebbe voluto avere una macchina, per lo meno per avere il piacere di accompagnare Jes a casa di Teena... e per non rimanere solo durante la strada.

Alex come al solito lo riportò al presente.

"Allora ci incontriamo a casa sua" indicando Teena "ti aspettiamo lì."

"D'accordo" rispose flebilmente. Non ci voleva... non voleva che Jes restasse con Alex. Voleva averlo per sè e magari sentire le sue mani stringergli i fianchi mentre percorrevano in scooter la strada verso "casa".

"Non hai un altro casco?" sentì chiedere da una voce squillante.

Era Jes. Kain scosse la testa quasi automaticamente senza rendersi conto che avrebbe potuto rientrare nella casa dell'amica e scipparle uno dei due caschi presenti.

"Peccato" furono le ultime parole di Jes prima che salisse nella macchina di Alex.

Kain si mise a posto il giubotto azzurro, il casco e sfrecciò verso casa di Teena con la speranza di non arrivare troppo tardi rispetto agli altri.

Durante il percorso la sua mente era invasa da così tanti pensieri, tuttavia, che non si accorse di aver sbagliato strada già tre volte. Chissà quanto aveva di ritardo rispetto al gruppo? Lo avrebbero aspettato? Sarebbero entrati in casa e magari andati a letto?
La sola idea lo rendeva triste... avrebbe passato ore e ore con Jes prima di riuscire a dire basta.

Fortunatamente quando arrivò a casa dell'amica, gli altri erano fuori ad aspettarlo... gli proposero di mangiare qualcosa e così fecero, optando più per rimanere in casa con grande dispiacere di Jes e ovviamente Kain che avrebbero preferito andare a prendere qualcosa fuori.

Mangiarono crepes in quantità. All'opera Teena e Kain mentre gli altri rimasero stesi sul letto a guardare la televisione. Teena preparava e Kain portava al fortunato di turno. Quando si furono saziati a sufficienza Alex e Kain lasciarono la casa permettendo agli autoctoni di andare finalmente a letto.

Nessuna parola fu scambiata fra Jes e Kain.. ma il suo modo di dirgli grazie ogni volta che gli porgeva il piatto... il suo sorriso limpido e sincero...

Fu con questi ricordi che Kain si addormentò a casa propria, sfinito dal tour de force delle ultime ore.



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