Ormai da tempo il loro rapporto
stava venendo meno. Kain si interrogava sul destino della loro
relazione, di come le cose si fossero evolute in negativo, di come
fossero mutati i propositi iniziali di una lunga e felice vita spesa
assieme. Guardò di sfuggita il tempo fuori dalla finestra dai vetri non
troppo lindi per poi fissare con ostinazione e una sorta di rimprovero
la propria immagine nello specchio. Con la coda dell'occhio vedeva
indistintamente Alex fissarlo con insistenza, come faceva quasi sempre
quando si trovavano da soli. Ripensando ai pensieri formulati un istante
prima, quasi senza volerlo, rabbrividì a come avesse constatato che
nulla di ciò che aveva fantasticato si poteva definire probabile ora.
Forse era solo un periodo negativo... ma quante volte lo aveva detto a
se stesso nelle lunghe notti di pioggia? Adesso doveva solo concentrarsi
sul lavoro e sui nuovi amici che aveva finalmente trovato e nulla più.
Tutto il resto, la situazione familiare, quella economica e persino la
relazione con Alex, si sarebbe aggiustato da solo. Del resto bastava
seguire il corso naturale delle cose, giusto? Rispose alla domanda non
formulata con una smorfia scettica. Non ci credeva ma avrebbe fatto in
modo che tutto procedesse secondo i piani. Dopo tutto un anno di semi
convivenza non poteva svanire così nel nulla.
Guardò ancora una volta la pioggia sottile bagnare
timidamente il vetro della sua camera da letto poi si rimirò ancora una
volta allo specchio, decise che quei vestiti gli stavano decisamente
bene e si concesse un'ultima spruzzata del suo profumo preferito prima
di immergersi nel traffico per recarsi alla Laurea della sua nuova
amica. Una laurea.. che meta ambiziosa per lui che non teneva
praticamente nulla di così importante fra le mani. Un moto di invidia lo
seguì passo passo per poi abbandonarlo. Non aveva senso... non aveva
alcun senso invidiare chi aveva deciso di dedicare anima e corpo allo
studio invece di prendersi un periodo di riflessione come aveva fatto
Kain.
Salirono in macchina e si diressero verso il
centro senza quasi scambiarsi una parola, come sempre. Un rito che ormai
si ripeteva tutte le volte che si ritrovavano da soli. Insopportabile
silenzio e il dover dire qualcosa per forza contemporaneamente. Decise
di non spezzare quella poca serenità appariscente per non cadere
nell'errore passato, di qualche giorno prima. Ancora quelle frasi
violente gli percorrevano la mente senza lasciarsi tregua.
Erano appena tornati dall'ennesima festa di
Laurea della migliore amica di Alex. Kain sapeva quanto il suo compagno
teneva a quell'evento e ricordava di essersi anche compiaciuto dello
sforzo immane che aveva compiuto per presentarsi nel miglior modo
possibile, nonostante la sua tendenza a vestirsi in maniera molto
lasciva. Tuttavia in macchina non riusciva a non rimanere da una parte
arrabbiato con Alex per il suo comportamento da snob e da indifferente e
dall'altra si chiedeva per quale motivo il suo amante sembrasse
arrabbiato proprio con lui. Scese nel patetico sconfinando in un pianto
inarrestabile per poi pronunciare quelle fatidiche parole.
"mi ami come prima?" chiese tremante Kain.
"no". Una semplice parole simile a un tuono che
non smetteva di propagarsi dentro l'anima di Kain. In un solo istante
Alex era riuscito a distruggere tutto il sentimento che provava per
lui...
Non smise nemmeno allora di piangere, voleva
andarsene via, scendere dalla macchian e rifugiarsi nel proprio
appartamento ma venne bloccato da Alex con quel suo sorriso sarcastico
tipico di chi si compiace di aver fatto del male al prossimo.
"Perchè vai via? Non rimani ancora un po'?"
chiese Alex guardandolo fisso negli occhi blu oltremare.
Kain lo guardò a sua volta prima di abbassare
gli occhi, scosso da brividi di freddo e riaccucciarsi timidamente sul
sedile anteriore della volvo.
Parlarono a lungo quella notte. Kain chiese
continuamente il perchè di quelle parole ma non ottenne altro da Alex
che un "non lo so" e poco di più.
Quando finalmente il sonno lo colse erano
passate ore e ore dal litigio e niente sembrava più avere senso fra loro
due. Un forte senso di abbandono lo agguantò e lo costrinse a cedere al
sonno prima di impazzire.
Era quella l'immagine che gli percorreva la
mente in quell'istante, dieci giorni dopo. Ancora non aveva perdonato
Alex di aver proferito appositamente per dargli una lezione quelle
parole dolorose. Sentiva che avrebbe potuto pensare a qualcun altro. E
poi del resto i loro rapporti da tranquilli erano passati da tempo ormai
a insopportabili. Nemmeno il sesso li teneva più legati, una parte della
loro relazione che era venuta meno tacitamente per l'incapacità di Kain
di cedere alle lusinghe del compagno e di Alex di accettare la volontà
dominante di Kain. Erano troppo uguali in questo. Ognuno di loro voleva
essere il dominatore e nessuno dei due voleva che l'altro primeggiasse,
nemmeno a letto.
Questa sorta di rivalità li aveva portati avanti
nei mesi fra sorrisi e litigi senza senso ma adesso non bastavano più.
Non bastava più nemmeno un semplice "ti amo" a cui Kain sembrava non
credere.
Arrivarono alla proclamazione in tempo,
assistettero orgogliosi alla discussione della comune amica e dopo si
concessero di stare un po' in compagnia di tutta la combriccola di
amici, persi in discorsi inutili ma divertenti, annaffiando le parole
con qualcosa di estremamente alcolico.
Teena, la loro amica, era brillante come al
solito e dispensava sorrisi un po' provati a tutti i presenti, offrendo
questa o quell'altra portata per mantenere gli stomaci sazi e pronti
alle continue ondate di alcool.
Kain la guardava muoversi sorridendo a sua volta
e pensava a quanta fortuna aveva potuto avere a incontrare teena, a
stringere amicizia. Finalmente anche lui aveva degli amici e avrebbe
detto sicuramente addio alle serate passate in solitudine a guardare
tristemente la televisione, in attesa che Alex tornasse da chissà quale
uscita con i SUOI amici.
Suoi già. Perchè di Kain non lo erano mai stati,
non già per sua volontà ma per volere altrui. Non si erano mai
sbilanciati più di tanto con lui anche se Kain credeva di aver fatto
tutto il possibile per metterli a loro agio. Scacciò questo pensiero
fastidioso dalla mente e si concentrò sullo spirito festivo che andava
scemando sempre di più.
"Qualcuno ha ancora fame?" chiese il fratello di
Teena, Jes.
Kain scosse la testa vigorosamente e per la
prima volta si accorse che gli occhi di Jes avevano una strana luce, uno
scintillio in quel nocciola intenso. Arrossì vistosamente e cercò di
nascondere la propria duplice vergogna attribuendo il fattore al vino.
Jes gli sorrise e Kain sembrò morire e rinascere.
Accortosi delle emozioni provate si alzò dalla
sedia e si dirisse verso Alex, facendogli una carezza.
Il compagno tuttavia sembrò non accorgersi del
suo strano moto di affetto e continuò a parlare con gli astanti. Kain,
deluso e allo stesso tempo non sorpreso, decise che il divano poteva
essere una buona via di fuga per una situazione pressocchè
insopportabile. Sentiva la rabbia salirgli nelle vene assieme al sangue
imbevuto di vino sia per l'indifferenza del compagno sia per la propria
arrendevolezza. Era la prima volta, infatti, che gli capitava di pensare
anche solo lontanamente a come poteva essere baciare qualcun altro che
non fosse Alex, suo compagno di vita, per quanto breve fosse stata
finora.
Ascoltò per alcuni istanti i discorsi dei
presenti per poi cadere in una sorta di trance, circondato dal buio e
con lo sguardo fisso su Jes. Che cosa gli stava accadendo?
Tentò di carpire questo segreto al suo inconscio ma con scarsi risultati
e prima che si potesse rendere conto dell'orrore che provava man mano
che analizzava il proprio comportamento, la festa si era già volta al
termine ed era giunta l'ora di avvicinarsi a casa.