Brividi

parte I

di Emki-Bi


 

Ormai da tempo il loro rapporto stava venendo meno. Kain si interrogava sul destino della loro relazione, di come le cose si fossero evolute in negativo, di come fossero mutati i propositi iniziali di una lunga e felice vita spesa assieme. Guardò di sfuggita il tempo fuori dalla finestra dai vetri non troppo lindi per poi fissare con ostinazione e una sorta di rimprovero la propria immagine nello specchio. Con la coda dell'occhio vedeva indistintamente Alex fissarlo con insistenza, come faceva quasi sempre quando si trovavano da soli. Ripensando ai pensieri formulati un istante prima, quasi senza volerlo, rabbrividì a come avesse constatato che nulla di ciò che aveva fantasticato si poteva definire probabile ora. Forse era solo un periodo negativo... ma quante volte lo aveva detto a se stesso nelle lunghe notti di pioggia? Adesso doveva solo concentrarsi sul lavoro e sui nuovi amici che aveva finalmente trovato e nulla più. Tutto il resto, la situazione familiare, quella economica e persino la relazione con Alex, si sarebbe aggiustato da solo. Del resto bastava seguire il corso naturale delle cose, giusto? Rispose alla domanda non formulata con una smorfia scettica. Non ci credeva ma avrebbe fatto in modo che tutto procedesse secondo i piani. Dopo tutto un anno di semi convivenza non poteva svanire così nel nulla.

Guardò ancora una volta la pioggia sottile bagnare timidamente il vetro della sua camera da letto poi si rimirò ancora una volta allo specchio, decise che quei vestiti gli stavano decisamente bene e si concesse un'ultima spruzzata del suo profumo preferito prima di immergersi nel traffico per recarsi alla Laurea della sua nuova amica. Una laurea.. che meta ambiziosa per lui che non teneva praticamente nulla di così importante fra le mani. Un moto di invidia lo seguì passo passo per poi abbandonarlo. Non aveva senso... non aveva alcun senso invidiare chi aveva deciso di dedicare anima e corpo allo studio invece di prendersi un periodo di riflessione come aveva fatto Kain.

Salirono in macchina e si diressero verso il centro senza quasi scambiarsi una parola, come sempre. Un rito che ormai si ripeteva tutte le volte che si ritrovavano da soli. Insopportabile silenzio e il dover dire qualcosa per forza contemporaneamente. Decise di non spezzare quella poca serenità appariscente per non cadere nell'errore passato, di qualche giorno prima. Ancora quelle frasi violente gli percorrevano la mente senza lasciarsi tregua.

Erano appena tornati dall'ennesima festa di Laurea della migliore amica di Alex. Kain sapeva quanto il suo compagno teneva a quell'evento e ricordava di essersi anche compiaciuto dello sforzo immane che aveva compiuto per presentarsi nel miglior modo possibile, nonostante la sua tendenza a vestirsi in maniera molto lasciva. Tuttavia in macchina non riusciva a non rimanere da una parte arrabbiato con Alex per il suo comportamento da snob e da indifferente e dall'altra si chiedeva per quale motivo il suo amante sembrasse arrabbiato proprio con lui. Scese nel patetico sconfinando in un pianto inarrestabile per poi pronunciare quelle fatidiche parole.

"mi ami come prima?" chiese tremante Kain.

"no". Una semplice parole simile a un tuono che non smetteva di propagarsi dentro l'anima di Kain. In un solo istante Alex era riuscito a distruggere tutto il sentimento che provava per lui...

Non smise nemmeno allora di piangere, voleva andarsene via, scendere dalla macchian e rifugiarsi nel proprio appartamento ma venne bloccato da Alex con quel suo sorriso sarcastico tipico di chi si compiace di aver fatto del male al prossimo.

"Perchè vai via? Non rimani ancora un po'?" chiese Alex guardandolo fisso negli occhi blu oltremare.

Kain lo guardò a sua volta prima di abbassare gli occhi, scosso da brividi di freddo e riaccucciarsi timidamente sul sedile anteriore della volvo.

Parlarono a lungo quella notte. Kain chiese continuamente il perchè di quelle parole ma non ottenne altro da Alex che un "non lo so" e poco di più.

Quando finalmente il sonno lo colse erano passate ore e ore dal litigio e niente sembrava più avere senso fra loro due. Un forte senso di abbandono lo agguantò e lo costrinse a cedere al sonno prima di impazzire.

Era quella l'immagine che gli percorreva la mente in quell'istante, dieci giorni dopo. Ancora non aveva perdonato Alex di aver proferito appositamente per dargli una lezione quelle parole dolorose. Sentiva che avrebbe potuto pensare a qualcun altro. E poi del resto i loro rapporti da tranquilli erano passati da tempo ormai a insopportabili. Nemmeno il sesso li teneva più legati, una parte della loro relazione che era venuta meno tacitamente per l'incapacità di Kain di cedere alle lusinghe del compagno e di Alex di accettare la volontà dominante di Kain. Erano troppo uguali in questo. Ognuno di loro voleva essere il dominatore e nessuno dei due voleva che l'altro primeggiasse, nemmeno a letto.

Questa sorta di rivalità li aveva portati avanti nei mesi fra sorrisi e litigi senza senso ma adesso non bastavano più. Non bastava più nemmeno un semplice "ti amo" a cui Kain sembrava non credere.

Arrivarono alla proclamazione in tempo, assistettero orgogliosi alla discussione della comune amica e dopo si concessero di stare un po' in compagnia di tutta la combriccola di amici, persi in discorsi inutili ma divertenti, annaffiando le parole con qualcosa di estremamente alcolico.

Teena, la loro amica, era brillante come al solito e dispensava sorrisi un po' provati a tutti i presenti, offrendo questa o quell'altra portata per mantenere gli stomaci sazi e pronti alle continue ondate di alcool.

Kain la guardava muoversi sorridendo a sua volta e pensava a quanta fortuna aveva potuto avere a incontrare teena, a stringere amicizia. Finalmente anche lui aveva degli amici e avrebbe detto sicuramente addio alle serate passate in solitudine a guardare tristemente la televisione, in attesa che Alex tornasse da chissà quale uscita con i SUOI amici.

Suoi già. Perchè di Kain non lo erano mai stati, non già per sua volontà ma per volere altrui. Non si erano mai sbilanciati più di tanto con lui anche se Kain credeva di aver fatto tutto il possibile per metterli a loro agio. Scacciò questo pensiero fastidioso dalla mente e si concentrò sullo spirito festivo che andava scemando sempre di più.

"Qualcuno ha ancora fame?" chiese il fratello di Teena, Jes.

Kain scosse la testa vigorosamente e per la prima volta si accorse che gli occhi di Jes avevano una strana luce, uno scintillio in quel nocciola intenso. Arrossì vistosamente e cercò di nascondere la propria duplice vergogna attribuendo il fattore al vino. Jes gli sorrise e Kain sembrò morire e rinascere.

Accortosi delle emozioni provate si alzò dalla sedia e si dirisse verso Alex, facendogli una carezza.

Il compagno tuttavia sembrò non accorgersi del suo strano moto di affetto e continuò a parlare con gli astanti. Kain, deluso e allo stesso tempo non sorpreso, decise che il divano poteva essere una buona via di fuga per una situazione pressocchè insopportabile. Sentiva la rabbia salirgli nelle vene assieme al sangue imbevuto di vino sia per l'indifferenza del compagno sia per la propria arrendevolezza. Era la prima volta, infatti, che gli capitava di pensare anche solo lontanamente a come poteva essere baciare qualcun altro che non fosse Alex, suo compagno di vita, per quanto breve fosse stata finora.

Ascoltò per alcuni istanti i discorsi dei presenti per poi cadere in una sorta di trance, circondato dal buio e con lo sguardo fisso su Jes. Che cosa gli stava accadendo?
Tentò di carpire questo segreto al suo inconscio ma con scarsi risultati e prima che si potesse rendere conto dell'orrore che provava man mano che analizzava il proprio comportamento, la festa si era già volta al termine ed era giunta l'ora di avvicinarsi a casa.

 




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