Titolo:
Blue pirates
Autrice:
Aimi_fantasy
Genere:
yaoi AU piratesco
Pairing:
Mitsen Ruhana e poi… si vedrà^_-
Disclaimer:
tutti i pers…blablablabla… penso che sappiate che non ci guadagno
niente
e robe varie…
Note:
questa fic mi è venuta in mente mentre leggevo “you are my blood2”
della
unica
Naika, mentre descriveva il costume di halloween di Hana… grazie
Najka^_____^
spero che se ti dedico questa ficcina non ti spiaccia, lo stesso vale per
la miglior vampira che conosca, a te va bene, Tes?
dedica
speciale: QUESTO CAPITOLO è PER LA UNICA, MITICA, DOLCISSIMA TENSHI…
AUGURISSIMI ANCHE SE IN STRA-RITARDO!!!!!!!!!!!!!!!!
Inoltre
ho il dovere di ringraziare quei tesori della mailing che hanno commentato
incoraggiandomi e facendomi commuovere, se i ¾ demoni come me avessero le
lacrime probabilmente avrei pianto…grazie a Ise (troppo belle le tue
fic! La mia non è di certo all’altezza^^) a Soffio…(grazie per tutti
i commenti^^) ad Arslan ed a Eliana, grazie perché ho trovato tante
ragazze che come me amano le senmit/mitsen, ma anche chi non le apprezza,
ma legge i miei lavori cmq… GRAZIE!!!!!!!!!
Buona Lettura! per ogni commento shadow_ladi@yahoo.it
Blue pirates
di Aimi_fantasy
parte II
Un
gabbiano lanciò il suo acuto richiamo nell’aria tersa di quel
pomeriggio,
fondandosi
sulla superficie marina per afferrare un pesce e ripartire verso il cielo
azzurro;
un uomo era sporto dalla poppa di un veliero, una gamba piegata, con il
piede
appoggiato su una cassa, in una posa statuaria, mentre il vento giocava
con i
capelli
del ragazzo, imprigionati da una bandana nera, dall’orecchio destro
pendevano
due orecchini dorati, che tintinnavano leggeri, il petto era fasciato da
un’ampia
camicia, con diversi bottoni slacciati che lasciavano libera la pelle
abbronzata,
la maglia, ormai consunta e di color panna, strappata in più punti
dava
segno d’esser stata un capo di pregiato valore e i piccoli bottoni in
madreperla
ne recavano testimonianza; la vita stretta del ragazzo era avvolta da
una
fascia bordeaux, che pendeva con leggere onde sul fianco sinistro degli
attillati
pantaloni blu scuro, dai riflessi neri, che sottolineavano le gambe
tornite
del
pirata, essi si chiudevano poi, all’altezza del polpaccio, in degli
stivali di pelle
nera,
anche se piuttosto rovinati.
-capitano!
La vedetta ha avvistato terra a prua!- una voce richiamò lo sguardo del
ragazzo,
perso fra i flutti marini e il monotono rincorrersi delle onde azzurre,
osservò
svogliato ed evidentemente scocciato la ragazza che lo aveva chiamato
-non
sono il vostro capitano...- scandì lentamente, ricominciando a guardare
l'orizzonte che lentamente iniziava a prendere
le tinte rosate che annunciavano il rosso del tramonto
-ma...ma...
avevate detto che una volta arrivati a terra mi avreste detto se potevo
far parte della ciurma...- balbettò quella gesticolando convulsamente
-difatti!
E la mia risposta è no... gli uomini non desiderano donne umane a
bordo... sono portatrici di sventura...- e fece un gesto vago con la mano
-ma...
ve ne prego!- la ragazza mora, dai capelli che arrivavano fino alle spalle
gli si gettò ai piedi -avete pochi marinai, vi serve una ciurma! inoltre,
da quando, due giorni fa, sono salita su questa nave, non siete stati
attaccati né rintracciati dalla marina militare! non è vero che porto
sfortuna...- si lamentò con una smorfia, gli occhi blu del capitano
divennero due onici nere e impenetrabili
-ma
non abbiamo nemmeno avvistato vascelli da assaltare… Mozzo!- chiamò
poi, distogliendo lo sguardo da quella creatura
-sì,
capitano?- domandò il nuovo venuto scattando sull’attenti
-avete
solo due uomini… dovete assumere altri pirati…- gridò la ragazza per
richiamare l’attenzione
-difatti
approdiamo proprio per questo, ma nessun pirata di buon senso
s’imbarcherebbe su un vascello con una donna a bordo…- e
s’interruppe guardandola con aria sibillina –specialmente se questa è
la sorella di Akagi, l’ammiraglio della più temibile nave della marina
governativa; questa…- e indicò una cicatrice pallida che risaltava
sulla pelle abbronzata –me l’ha inferta uno dei suoi alti ufficiali,
quando ha distrutto la nave in cui ero impiegato prima… sono l’unico
superstite… di a tuo fratello di mandare spie migliori sulle navi
pirata!- e le rivolse un ghigno, mentre lei impallidiva pensando a cosa le
sarebbe successo ora che la sua copertura era saltata
–mozzo,
dalle una scialuppa e gettala in mare… non voglio più vederla…-
sussurrò con aria stanca
-ma
capitano! È una spia! Non possiamo lasciarla andare!- esclamò il ragazzo
sbigottito, mentre gli occhi blu della ragazza si riempirono di terrore
-non
mi pare proprio il caso di attirare le vendette di Akagi…- affermò con
voce fredda il moretto
-bè…
ma…-
-discuti
i miei ordini? Vai a metterla su una scialuppa!- ordinò perentorio
dopo
che la giovane fu lasciata andare il mozzo tornò con aria mesta
-io
non avrei mai capito che Haruko fosse una spia…- borbottò pensoso
-per
questo io sono capitano e tu mozzo… fra quanto attracchiamo?- e gli
occhi del ragazzo di ripersero fra i lutti marini, mentre si accarezzava
la cicatrice diafana
-secondo
i calcoli della vedetta/scimmia fra meno di venti minuti-
-o
bene! Avevo proprio voglia di stare sulla terra ferma, vai a preparare
l’ancora!- il ragazzo corse velocemente sul bel veliero… Hisashi
Mitsui, capitano della nave “Tuono Blu” sorrise fra sé, Haruko Akagi,
nonostante fosse una spia, aveva detto una cosa giusta: non aveva uomini,
avrebbe dovuto creare un equipaggio il più presto possibile, difatti i
suoi due mozzi non bastavano nemmeno per manovrare quella grande nave; gli
venne quasi da ridere quando pensò a come li aveva arruolati o più che
arruolati doveva dire come se li era ritrovati fra capo e collo
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Hanamichi
Sakuragi e Nobunaga Kiyota erano cugini di secondo grado, nonostante le
loro continue liti erano anche migliori amici e insieme combinavano molte,
troppe, marachelle o per meglio dire: veri e propri disastri… quel
giorno però avevano decisamente esagerato… nel tentar di rubare dei
dolci furono scoperti e nella baruffa abbatterono la bancarella di
dolciumi, la polizia, che ormai li conosceva bene, cominciò a inseguire i
due ragazzi, che una volta giunti al porto si nascosero in una bella nave,
in modo da non essere acciuffati, aspettarono che le acque si fossero
calmate per poter uscire in tutta tranquillità, ma i loro piani presero
una diversa piega, difatti quando decisero di uscire dal loro nascondiglio
notarono con orrore che il porto e con esso la terra ferma, si stava
sempre più allontanando… fu così che conobbero il capitano Mitsui che
voleva partire per chissà quali avventure… i due si guardarono
indietro… che aveva da offrire loro la cittadella da cui provenivano?
Non avevano famiglia, né amici, né un futuro in quel buco di campagna
con un minuscolo porto e i due intrepidi cugini decisero che, forse, la
vita da pirati era adatta a loro…
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Hanamichi
era di razza umana, metà della sua famiglia veniva dalle terre
dell’ovest, terre sconosciute e misteriose, dove si diceva che tutti gli
uomini avessero la pelle dorata come il sole; Nobunaga, invece, era un
mezz’elfo, senza particolare propensione verso la magia, me con sensi e
agilità molto sviluppati.
Come
si usava nella loro città natia Nobu teneva i capelli lunghi, di solito
raccolti in una coda, alla cui però sfuggivano molte ciocche che gli
cadevano sul volto, tanto che spesso e volentieri il moretto ci rinunciava
e li lasciava liberi di cadere sulle spalle solide; il rossino, invece
aveva i capelli piuttosto corti, anche se non troppo, così riusciva a
malapena a chiuderli in un piccolissimo codino alla basa della nuca
-mmm…
odore di terraferma!- Esclamò Sakuragi stiracchiandosi pigramente, non
appena mise piede a terra
-non
è odore di terra ferma, ma di pioggia!- lo rimbeccò il cugino
guardandosi meravigliato attorno, attirato dai colori cangianti delle
vesti dei mercanti e dai loro prodotti esposti in quel trafficato e vivo
porto, enorme se paragonato a quello della sua città natale
-già,
è odore di burrasca… siamo stati fortunati a non averla incrociata, da
soli non saremmo mai riusciti a passarla indenni…- Hisashi parlottò
soprapensiero guardandosi attorno, afferrò per il bavero della maglia un
uomo di passaggio
-sai
chi sono?- gli ringhiò a pochi centimetri dal volto emaciato che fece
segno di diniego
-il
mio nome è Hisashi Mitsui, ora sai chi sono?- l’uomo impallidì e
scosse il capo in su e in giù –bene… allora, vedi quella nave? Io ti
do due monete d’oro e tu fai in modo che nessuno osi avvicinarsi, ok?-
-ma….ma
certo! Sarà un onore- balbettò quello
-ottimo…
le monete te le darò al mio ritorno e se non ti trovo…- lasciò la
frase in sospeso con aria cupa, dopodiché richiamò i sue ragazzi e
attraversò il porto a passo sicuro
-ma
siamo certi che quel poveraccio non ci rubi la nave per comprarsi un
pane?- chiese sospettoso Nobunaga guardandosi indietro corrucciato
-diciamo
che qui sono famoso per la mia fama di pirata tutt’altro che generoso,
le dicerie più ingigantite affermano che io adori infilzare i bambini
piccoli dopo aver seviziato e torturato le madri…- il ragazzo si
concesse un ghigno –e anche se il mio viso è pressoché sconosciuto, la
cicatrice che ho sul volto e la mia spada sono i miei
“simboli”…nessuno di buon senso, e nemmeno i pazzi, si metterebbe
contro di me…- borbottò guardandosi attorno –qui siamo ad Hakkal, una
città del regno del Nord, uno dei più grandi porti esistenti nel nostro
mondo… state però attenti e cercate di togliervi quell’espressione da
ingenuotti… qui quelli come voi se li mangiano a colazione!-
-a
chi avresti dato degli ingenuotti? Guarda che io non un tesai!-
-e
io il miglior mezz’elfo di tutto l’universo!- aggiunse Kiyota
-inoltre,
caro Mitchi, non sono affatto uno stolto, sono fortissimo e posso
sconfiggere chi voglio!!!!-Hanamichi non sembrava voler demordere
-ma
davvero?- sibilò Hisashi seccato da quelle continue rimostranze
–sapresti battere chi vuoi? E dimmi, Hanamichi Sakuragi, sapresti anche
uccidere? Perché spero tu non abbia quell’idea assurda e romantica data
dagli scrittori dei pirati buoni che vogliono solo realizzare un loro
sogno! Se è così, mozzi, imparate da subito una cosa: vi siete imbarcati
su una nave di PIRATI, non di mammolette, i pirati non sono buoni, né
tantomeno aiutano la gente… al massimo quello lo fanno i marines più
allocchi, ma noi siamo filibustieri e impara da subito che siamo dei
criminali e l’omicidio non è una remota possibilità, ma una realtà
giornaliera… davanti a un marine devi estrarre la spada e affondare,
avete chiaro il concetto?- i due annuirono, incapaci di ribattere niente
se non dei “lo sappiamo” poco convinti
-e
già che ci siamo, perdete il vizio di voler l’ultima parola a tutti i
costi… gli ordini di un capitano non si discutono, anche se vi sembrano
sbagliati…- sbraitò guidandoli sicuro tra le viottole vicino al porto,
nella periferia della città dove, in ogni angolo, c’erano ceffi
dall’aria barbarica che tenevano in bella mostra pugnali, sciabole e
pistole, mentre osservavano con aria malvagia il terzetto….
Ad
un tratto Mitsui si fermò di fronte a una porta malandata sopra la quale
pendeva un’insegna scrostata con sopra dipinto un animale non più
definibile e il nome della locanda “drago blu”.
Hanamichi
cercò di guardare attraverso l’oblò lurido che dava dall’uscio
sull’interno del locale, ma la polvere offuscava qualunque immagine;
Hisashi spinse la porta che obbedì con un sommesso cigolio, mentre una
zaffata d’aria calda, mista a fumo e odore di tabacco investì i nostri
tre eroi, rivelando una rampa di scale che conduceva dolcemente a un
locale che da quel punto si poteva soltanto intravedere
-conosco
questo posto… mi raccomando, non fate domande a nessuno…- e il moretto
cominciò a scendere seguito a ruota dai due mozzi.
La
stanza in cui entrarono aveva un acre odore di tabacco e alcool, i tre
lunghi tavoli che l’arredavano erano disposti orizzontalmente e
paralleli, sovrastati da una cappa di fumo caliginoso, mentre diverse
cameriere lavoravano alacremente; la scala da cui i tre scendevano era in
una posizione tale che tutti vedessero
chi entrava e chi usciva dal locale, gli occhi dei clienti si
catalizzarono sui capelli rossi di Hanamichi, il portamento elegante e
fiero di Hisashi e sulle orecchie a punta di Kiyota, ma presto ognuno tornò
alle precedenti occupazioni chi a parlare, chi a fare a botte, chi a bere,
chi a giocare a carte…
La
comitiva di sedette al tavolo con meno occupanti nella parte centrale
-tre
tal di sitrozel!- gridò Hanamichi in direzione di una cameriera che annuì
andando a preparare le ordinazioni.
Il
“tal” era un metodo di misura che equivaleva circa a mezzo litro
odierno, di solito un tal era sinonimo di un boccale, che aveva una
capienza media di 500 ml, mentre il sitrozel era un alcolico leggero
(gradazione alcolica 4°-5°), distillato principalmente nelle terre del
regno dell’Ovest a confine con il Nord, ma che ormai era diventata una
bevanda internazionale
-chi
ti ha chiesto di ordinare per me?- sbottò Nobu guardando truce il cugino
-oh!
Scimmia, tu bevi sempre il sitrozel, ho evitato di chiederti una cosa
inutile e scontata….- rispose seccato Hana
-e
se questa volta non ne avessi avuta voglia, se per esempio volevo bere del
Migan (alcolico a gradazione piuttosto alta e di difficile produzione)?- e
i due rincominciarono a battibeccare rumorosamente
-oca!-
-pescivendola
-babbuino
-scimmia-rossa
-mezz’elfo
mezza sega!
-cooooooooosa?!
-scusate…-
una voce fredda e piatta bloccò la nascente rissa
-chi
sei?!- proruppe Mitsui squadrando dubbioso il ragazzo che si era
risolutamente imposto: era molto alto, anche più di Hanamichi, forse un
metro e novanta, era vestito con una casacca verde scuro bordata di rosso,
lunga fino alle caviglie che si apria in due spacchi laterali dalla vita
in giù, dove era legata da una fascia dello stesso rosso delle bordature,
infine aveva un colletto alla coreana; sotto di essa indossava un paio di
pantaloni blu, larghi e chiusi alle caviglie da due laccetti bianchi;
indossava un paio di scarpe nere dalla suola bassa e piatta; i capelli
erano pettinati in maniera particolare: come delle punte che salivano
verso l’alto, mentre da dietro la nuca scendeva una sottilissima, lunga
treccia; gli occhi neri erano sottili e l’espressione del viso affilato
fredda
-sono
Kazushi Hasegawa, signor Mitsui, e gradirei poter essere ammesso nella
cerchia dei vostri uomini e di salpare con voi…- parlò senza mai
scostare lo sguardo da quello intenso delle due stille di tenebra di
Hisashi
-e
che garanzie ho sul tuo conto?- domandò stancamente il capitano
rigirandosi un boccale fra le mani
-MA
CHE DOMANDE FAI, MITCHI? UN PIRATA è Ciò CHE CERCAVAMO!- esclamò
Hanamichi euforico, zittito però da un’occhiataccia di Mitsui
-Mitchi?!
Mozzo! Abbi più rispetto per il tuo capitano!- sbottò
-certo
signor baciapiselli, le porterò rispetto…- biascicò il rossino
ghignando
-CCCCCCCOSA?
MA VUOI MORIRE?- scattò allora anche il pirata con i nervi a fior di pele
-scimmia
rossa! Capitano! Stavamo parlando con ‘sto tizio strambo!- richiamò
l’attenzione Nobunaga e Hasegawa non seppe se essere contento o no..
-scusaci…
dicevamo, come posso fidarmi di te?- richiese Mitsui tentando di
riprendere un contegno – e poi come fai a sapere che io sono Hisashi
Mitsui?- sbottò nervoso
-vedi…
noi ci siamo già incontrati, Hisashi Mitsui…- ricordò il moro senza
cambiare espressione
-ah
sì? E quando, di grazia?-
-io
ero il cugino di Misuro Nagano, ti ricordi di lui?-
-sì…-
sospirò Sashi –era la vedetta sulla nave di Maki…- borbottò
-esatto!
E un giorno gli feci visita, in quell’occasione ti sfidai, ma persi…
per questo so chi sei…-
-mmm…
certo, ora ricordo di te “come no!” quindi… sì, puoi unirti alla
nostra ciurma, loro sono gli unici due rappresentanti: Nobunaga Kiyota e
Sakuragi Hanamichi, sono ancora inesperti, ma…-
-EHI!
Perché HAI PRESENTATO PRIMA IL BABBUINO?!- i latrati di Hana interruppero
per l’ennesima volta Mitsui
-perché
vi ho presentato in ordine partendo dalla mia sinistra…- bofonchiò
esasperato il moro, chiedendosi perché non fosse morto sulla nave di Maki
-bè,
dovevi partire da destra, dove ora sta il mitico, unico Tensai Hanamichi!-
ma la discussione fu sedata dall’improvviso silenzio che era calato
sulla sala: dalla scala da cui poco prima erano arrivati i nostri eroi,
stava scendendo un nuovo e
misterioso avventore…
l’uomo
era coperto completamente da una mantella blu-grigia che ondeggiava
leggermente ad ogni scalino, il cappuccio era molto ampio e copriva gli
occhi, lasciando intravedere solamente dei sottili capelli neri che come
ombre scivolavano sinuosi sulla pelle candida; dopo ch’ebbe finito di
scendere le scale ci furono ancora degli istanti di silenzio dopodiché si
scatenò un forte brusio; anche i nostri, ormai quattro, pirati avevano
rincominciato a parlare, informandosi sulle abilità di Hasegawa, un umano
dalle ottime capacità combattive, ma Hanamichi non partecipava alla
conversazione, mentre il nuovo venuto scendeva le scale era certo di aver
visto i suoi occhi: due pozzi blu fra le ciocche corvine e ne era rimasto
folgorato, ora lo stava osservando con la cosa dell’occhio, voltandosi
di tanto in tanto con aria vaga, come se cercasse qualcuno mentre invece
guardava solamente quella creatura, che si era seduta da sola in fondo al
suo stesso tavolo… il rossino lo osservava minuziosamente, stringendo
gli occhi dorati, come per vedere sotto la stoffa del cappuccio e
rincontrare quei due occhi incredibili,di una tonalità di blu che non
aveva mai visto, anche perché nella cittadina del Sud da cui proveniva
non esistevano persone con quel magnetico colore d’occhi, prerogativa
degli abitanti del continente Nord… ora che ci pensava… anche Mitsui
aveva gli occhi blu, ma non sapeva né da dove venisse né di che razza
fosse! Stava per informarsi quando un leggero movimento del ragazzo che
stava osservando lo fece distogliere dai suoi intenti, il moretto non si
era calato il cappuccio, ma aveva chiamato una cameriera dai lunghi ricci
castani, che sembrò riconoscerlo, dato che si mise a parlargli con aria
familiare… il rossino stava guardando i due con crescente gelosia,
quando il brusio che aleggiava nella stanza divenne improvvisamente più
forte, quasi insopportabile; sentì al tavolo di fonte al loro qualcuno
che diceva UN MARINE!- e anche il ragazzo incappucciato e la cameriera si
erano voltati verso la scalinata d’entrata di quella bettola, quasi
timoroso voltò il capo in quella direzione, rimanendo a bocca aperta: in
cima alla scala, in piedi, stava una delle creature più belle che lui
avesse mai visto; sentì che accanto a lui anche gli altri erano rimasti
senza fiato… era chiaramente un marine, la divisa lo confermava: una
giacca blu elettrico con due file di bottoni dorati copriva l’ampio
petto, le maniche terminavano con dei risvolti bianchi, piuttosto larghi
rivolti verso l’esterno, la vita era chiusa da una cintura nera da cui
pendeva un’elegante spada argentea, sotto la cinta la giacca arrivava
ancora fino a metà coscia, ma era sbottonata lasciando intravedere gli
attillati pantaloni bianchi che sotto il ginocchio si chiudevano in un
paio di stivali neri dalla linea semplice; questa divisa copriva il fisico
perfetto del ragazzo, ma ciò chi più aveva colpito Hanamichi, che per la
prima volta in vita sua s’imbatteva in un elfo completo, era il volto di
quell’angelo: la pelle liscia e candida del volto contrastava con i
bellissimi capelli corvini che, sfidando la gravità, svettavano verso
l’alto in una pettinatura simile a quella di Hasegawa, ma molto più
bella, forse solo perché era lui a portarla,qualche dispettosa ciocca
nera cadeva su quel viso glabro e perfetto, fendendo come lame due occhi
azzurri e glaciali, nonostante il ragazzo ostentasse un bellissimo sorriso
pareva difatti che i suoi occhi non gioissero come i dolci lineamenti;
infine, due graziose orecchie a punta completavano la descrizione di
quell'elfo che sembrava risplendere di luce propria, un chiarore diverso
da quello delle tenui fiaccole che qua e là rischiaravano la bettola, una
luce quasi magica... "un angelo triste..." pensò Hana quasi
involontariamente, rivolgendosi a quell'elfo che appena entrato nella sala
era stato raggiunto da due graziose cameriere che gli sorridevano
compiacenti, il rossino registrò distrattamente le parole del cugino che
borbottava qualcosa sul fatto che "certa gente" non
doveva nemmeno farsi vedere, l'elfo aveva difatti spostato lo
sguardo sul loro gruppetto, più precisamente su di lui e Mitsui,
sgranando per un istante gli occhi, per poi ritornare a sorridere alle due
donzelle al suo fianco
solo
in quel momento Hana sembrò fare 2+2 e si voltò sconvolto verso Mitsui,
Nobu e Hasegawa
-è
un marine!- gracchiò -noi siamo pirati! dobbiamo andarcene subito!!!-
continuò allarmato
-guarda
che quello non lo sa mica che siamo pirati, non l'abbiamo scritto in
fronte!- lo rimproverò Kiyota
-e
se non la smetti di agitarti sarà come se alzassi un cartello con scritto
"sono un pirata, per favore arrestami"- rincarò Hisashi
-do'hao-
soggiunse una bella voce profonda, Hana si voltò verso chi l'aveva offeso
per ribattere, ma rimase basito, con la bocca aperta e un dito, che doveva
servire per dar enfasi alle sue parole, ancora bloccato a mezz'aria...
continua....
ancora
auguri Ten!!!!!!!
kiss,
kuss and beso by Aimi_fantasy
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