[ Varie ed eventuali: non ci sono disclaimer, essendo i protagonisti proprietà esclusiva delle nostre teste, comunque noi non ci si guadagna niente, è tutto inventato, nomi e/o riferimenti casuali, bla bla bla. Il rating varia da capitolo a capitolo, ma è quasi sempre un NC-17. Per chiunque voglia fare i suoi commenti, positivi o negativi che siano, accettiamo volentieri tutto alla mail my_black_angel@libero.it. Saluti e buona lettura ;) ]
.Black
Angel.
.Prologo.
Avevano dato un colpo secco e
le manette si erano chiuse lacerandogli la sottile pelle dei polsi.
Sanguinava.
"Perché lo state portando via? Perché?" Mi sveglio madido di sudore,
respirando forte. Sei ancora qui accanto a me? Ti tocco... eccoti.
Che paura. Questo pomeriggio mi hanno portato un ragazzo in casa. Non è una
delle mie solite storie di una notte questa, so che sembra strano ma non lo è.
Queste persone dicevano che non faceva altro che chiedere di me. E la cosa mi è
sembrata molto strana. Anche perché sono sicurissimo di non averlo mai visto.
Mi ricordo solo un frammento del sogno che stavo facendo. Sono sicuro che fosse
lui però il ragazzo del sogno. C'era lui, appunto, in un tramonto dai colori
forti ma nello stesso momento così... etereo.
Era circondato da un vortice di piume nere, macchiate di sangue. Il suo. Quello
che gli colava dai polsi e dalle altre ferite. Due uomini. Non ricordo il volto.
Però c'erano due uomini che continuavano a percuoterlo. Lo stavano portando
via, trascinandolo per le manette. Il metallo che entrava nella carne.
Sembravano piume d'angelo quelle. A parte il colore forse. Lui è molto bello,
proprio come un angelo.
E' anche per questo che ho deciso di tenerlo con me. Pur non sapendone nulla a
riguardo. E' stupendo e poi ha quell'ala di mistero che lo avvolge. Fra i tanti,
non ne ho mai avuto uno così bello. Sì, lo so che sono motivi superficiali
questi. Però che ci posso fare. Sono fatto così. Solamente che, nello stato in
cui è ora, invoglia a tutto fuorché a divertirsi come di solito faccio con le
mie compagnie. Sta sempre zitto e seduto con lo sguardo fisso. Mi rimetto a
dormire accostandomi un poco a lui, è gelato. Domani vedrò di capirne qualcosa
di più.
.01.
E' mattina. Un raggio di luce
mi sveglia. Guardo l'ora, sono solo le nove, era da tanto che non mi svegliavo
così presto.
Di solito ero troppo svuotato dalle notti passate a convincermi che a me non
serve innamorarmi.
Mi basta il sesso. Mi basta solo consumare un rapporto che si brucia come la
sigaretta del partner occasionale.
Mi stropiccio gli occhi... guardo fuori dalla finestra. Da quant'è che non mi
fermavo ad ammirare il panorama offerto dalle colline toscane?
Tanto. Ultimamente nella mia vita non c'è più poesia. E anche uno spettacolo
del genere non mi stimola per niente. Però stamattina c'è qualcosa di diverso.
Lui? Guardo accanto a me. Dov'è andato?
"Ah, è sveglio. Mi sono permesso di aprire le persiane. Spero non le
dispiaccia."
La tua voce delicata mi giunge dall'uscio. Mi dai del lei. "E' molto bella
questa zona della Toscana. Siamo al confine fra Firenze e Siena, vero?"
"Sì..." "Mi ricorda molto l'ultima regione in cui sono stato
portato, l'Umbria..." Gli sorrido. Vedo che s'inginocchia e mi prende la
mano baciandomela. "Scusi, forse ho parlato troppo." "Ma, ma...
no, stai tranquillo, dammi pure del tu..." Fa una faccia un po'
sorpresa.
"Ma perché fai così?" "Così come, se posso?" "Dai
del lei, sei così formale!" "Mi hanno insegnato così." "E
chi? I tuoi genitori?" "No, i miei vecchi padroni."
"Padroni?" "Sì... però lei, tu..." "Dammi del tu,
avanti!" "Dicevo... Tu sei così... buono nei miei confronti... sei un
padrone dolce." "Dolce io? Si vede che mi conosci da poco... Però una
cosa te la posso dare per certa: non voglio che mi consideri un padrone. Voglio
che tu sia libero." "Libero?" Sillabi la parola pesando ogni
lettera. "Sì, libero. Sei bello come un angelo, e gli angeli devono essere
liberi..."
Sembri intimorito. Ti carezzo una guancia. Da quant'è che non rivolgo a
qualcuno questi gesti di tenerezza. Un sussurro. "Che c'è?" Ti si
annebbia lo sguardo. "E' che i miei vecchi padroni... ogni volta che mi
dicevano che sono bello... loro mi..." "Ho capito, stai tranquillo
cucciolo..." Ti faccio posto nel letto, battendo una mano sullo spazio
lasciato vuoto. Ti sdrai accanto a me. Non posso dire di avere una villa, ma di
certo il letto è molto confortevole. Con la vita che svolgo, faccio abbastanza
caso ad aree della casa come la camera da letto.
Arredata il giusto e con un letto matrimoniale a due piazze. Il gusto estetico
proprio non mi manca. Neanche per te. Hai una testa piena di riccioli
sofficissimi. Ne prendo uno e ci gioco. Sorridi. "Mi piace..."
"Anche a me." "Mi piace anche il tuo sguardo."
"Grazie..." Ti sorrido. Prendo un altro ricciolo e lo stiro. Faccio
scivolare il dito dalla tua fronte fino alle labbra. Lo accogli nella bocca
calda.
"Perché sei voluto venire qui?" Smetti di giocare.
"Sensazioni..." "In che senso scusa?" Ti passo un dito sul
labbro inferiore, quello più carnoso. "Sentivo che era il posto
giusto." "Posso sapere almeno come ti chiami?"
"Davide." "Io Daniele invece... Piacere." "Dan... bel
nome." "Grazie ancora, sei molto gentile... Sai che hai delle labbra
stupende? Posso baciarle?" Ti avvicini. Le nostre lingue s'intrecciano. Sei
esperto.
E dalle tue parole con angoscia immagino anche perché. Irrompo nel bacio con
forza. Le mie mani sono un vortice. Mi sento uno schifo, è scontato che ci
starai, anche se non lo vuoi. Sei subito nudo sotto le mie mani. Alzi le anche
per farti accarezzare. Sembra piacerti. Sei così eccitante. "Posso?"
Ti chiedo il permesso prima di lacerare la tua intimità. E così siamo qua.
Posso prendere quello che voglio vero?
So che ti farò male, ti chiedo scusa. Ma non sono famoso per andarci piano in
queste cose. Anzi. Scivoliamo a fondo. Il ricordo del nostro primo contatto sarò
sporco di sesso. In profondo. In profondo. In profondo. Quando riapro gli occhi
sono appoggiato sul tuo corpo che ancora sussulta. Non ricordo quasi niente.
Solo che sono appagato in maniera impressionante. Ti bacio, contraccambi.
"Allora?" ti chiedo con un sorrisetto di perfetta malizia dipinto in
volto. "Mhh... grazie." Mi baci ancora. Il mio modo di rompere il
ghiaccio funziona sempre.
Poco ortodosso lo ammetto, ma funziona. Scorgo una piuma nera sul cuscino, ma
non ho ne' il tempo ne' la voglia di farci caso. Anche perché sembra che il mio
piccolo angelo qui accanto voglia ancora un po' di coccole.
.02.
"Dan vuoi un po' di pasta? Come la preferisci?" "Davvero posso
guardare la tivù? Era da tempo che non la vedevo!" "Posso farmi la
doccia? Sono tutto sudato!" "Insieme? Massì, perché no?"
"Preparo anche la cena, ok?"...Madonna quanto è bello.
E' tutto il giorno che me lo guardo sorridendo inebetito. E' semplicemente
stupendo. Ma non mi starò affezionando troppo? Nooo Daniele, cretino! Ma che
dici. Ti piace solo fare sesso con lui come con tutti gli altri, ovvio.
Cos'altro chiederesti mai da uno così?
Ormai è sera, mi squilla il
cellulare. Andrea. Mhh... Si prospetta una bella serata. "Andrea?"
"Sì Daniele, sono io... Volevo chiederti se per stasera sei libero... Ho
voglia di divertirmi, sai..." "Ma certo, non vedo l'ora. Ti aspetto
allora, il letto è qui pronto per te."
Riattacco con un ghignetto sulle labbra, prospettandomi già il divertimento.
Davide fa una faccia un po' strana. Ciccino, che credevi di avere l'esclusiva
solo per il tuo volto da angelo? Devo anche cambiare lo coperte. Le tracce di
stamattina sono ancora lì in bella vista.
La tua voce mi raggiunge in camera. "Dan è pronta la cena!"
"Arrivo bello!" Mi siedo a tavola e gusto la carne che mi hai
preparato coprendola di peperoncino. Davanti al tuo faccino un po' contrariato.
Non volevo rovinare quello che hai fatto. Ma mi servirà per stasera. Devo
essere in piena forma per Andrea. E' un tipo molto esigente, decisamente il mio
preferito. Non per nulla è l'unico a cui lascio l'intera notte. Guadagno o no
che sia. Intanto che aspetto Andrea metto su un po' di musica. Invito Davide a
ballare e comincio a fare lo scemo con lui.
Avance dopo avance lo metto con le spalle al muro. Uno scherzo che non gli fa
comprendere subito quello che ho intenzione di fare con lui. Ma lo capirà
presto. Se vuole stare con me è bene che si abitui. Per certe cose mi si
potrebbe ben definire un ragazzo alla leggera. Gli sfilo veloce i pantaloni.
"Un po' di riscaldamento." gli sussurro all'orecchio. Sì, un po' di
riscaldamento... Prendo le sue gambe e le porto intorno alle mie anche. E si
ricomincia a ballare. Fino a che l'ultima traccia del cd - hit discotecarie in
mezzo alle quali sono cresciuto, pompate nei night club nei quali ho iniziato a
vendere il mio corpo - non ci ritrova avvinghiati sul tappeto messo da me
strategicamente davanti al caminetto. Io che osservo gli strani segni che hai
sulla schiena mentre ti sento trattenere le urla. Ma che ci posso fare.
D'Agostino mi fa sempre quest'effetto.
Quando Andrea arriva Davide è
steso sul divano che si tocca il ventre ancora un po' scosso. Bhè, mi si
potrebbe considerare un dio del sesso, che dite? Esisteva nella antica Grecia?
Non so, non mi sono mai interessato di queste cose. So solo che esiste ai giorni
nostri, e modestamente, si chiama Daniele. Saluto Andrea con un bacio. Lui si
accorge subito di Davide. "Uhnn... Non farci caso." Lo spingo in
camera.
Vedrò di spiegargli meglio nel nostro ambiente naturale. "Chi è quel
ragazzo?" chiedi mentre le tue mani accarezzano il rigonfiamento trattenuto
dai miei pantaloni. "Mhhh, e se ti dicessi che non lo so? So solo che scopa
da dio... Mi ci sono divertito fino a un minuto fa mentre ti aspettavo."
"Vorresti dire che scopa meglio di me?" "Forse... Ma ora pensiamo
a noi. Ti sorprenderò stasera..." "Ehy Dan... E' grazie al tuo
angioletto che sei tanto ispirato stasera?" "Come scusa?" Hai
detto al tuo angioletto, ho sentito bene. Sono sempre sicuro di quello che
sento, e anche di quello che dico. E non ho detto la parola angelo da quando sei
arrivato in casa, neanche di sfuggita. Rimango interdetto.
Tu mi spingi sul letto finendomi sopra. "Allora, cosa c'è? Hai perso la
voglia? Il tuo bel ragazzino ha esaurito tutte le tue forze? Non me lo dire,
dai..." Mi riprendo velocemente rispondendoti con un ghigno. "Vediamo
un po' come te la cavi te..." Quasi mi pento di averlo detto. Devi essere
davvero in forma come mi dicevi prima. Tant'è che inizio a gemere ancor prima
di rendermi conto di cosa succeda. Ma nella mente ho sempre fissa quella parola.
Angioletto. Angelo.
.03.
Saranno le quattro quando
Andrea si riveste e se ne va, lasciandomi con il suo solito sorriso appagato
sulle labbra. Il dio del sesso ha colpito ancora. "La prossima volta voglio
assaggiare anche te." lo sento dire in sala. Probabilmente ce l'ha con
Davide. Dev'essere ancora sveglio. Ragazzi, non credevo di averlo conciato fino
a questo punto. Qualche attimo di silenzio e sento la porta della camera che si
apre.
"Davide?" "Sì... posso?" "Ma certo, vieni." Si
siede sul letto. "Dai cosa fai lì, vieni sotto le coperte..." Sembri
triste. "Mi devo spogliare?" "Preferibilmente sì..." Quanto
sei eccitante mentre fai scivolare la camicia lungo le spalle, ti salterei
addosso. Sbrigati dai. Appena scivoli sotto le lenzuola ti prendo e ti stringo
fra le gambe. Vedo che cerchi le mie labbra. Ben felice ti accontento e mi
stringo ancora di più a te facendo scivolare le mani per tutto il tuo corpo.
Che pelle morbida che hai. A parte quei due segni trasversali sulla schiena.
Sembrano quasi cicatrici.
Ti nascondi fra le mie braccia cercando ancora carezze. Ma se avevo appena
iniziato a prenderci gusto! "Voglio le coccole..." mugugni come un
bimbetto. Coccole? Vuole proprio le coccole? Quelle che si danno fra fidanzatini
inesperti? Mi sa che deve ancora capire con chi ha a che fare. Ricordati che ti
ho tenuto soltanto perché hai un corpo che fa sesso, niente di più. Non mi
paghi neanche, almeno fammi divertire un po' come mi pare! Ti allontano
prendendoti per i polsi. "Ehy, se vuoi stare qua, vedi di non fare troppo
lo scemo!" Sembri non capire.
"Non siamo mica all'asilo nido, cosa ti credi?" Per rendere più
comprensibili le mie parole ti butto sotto di me. Inutile che chiami il mio
nome. Hai detto che ti piace il nome Daniele? Ora è tempo che ti faccia piacere
anche la persona. A me non basta di sicuro vederti dormire. Se non in un caso:
quando sarai troppo stanco per continuare. E spero che questo succeda fra un bel
po'. Bagno le tue labbra con la mia saliva e mi faccio sentire per davvero.
Questa volta non riesci a trattenere le urla.
E' già un ora che andiamo
avanti. Hai il respiro affannato, di urla ne hai tirate parecchie. Non so
nemmeno se di dolore o di piacere. Ora ti limiti a gemiti che quando mi arrivano
all'orecchio mi invogliano ancora di più a continuare. Sembra piacerti
molto.
Ma come al solito non mi basta la mia opinione. Normalmente sono sommerso di
commenti sulle mie capacità. Voglio sentirmelo dire da te. "Ehy
bello." "Cosa...?" "Dimmelo." "Che cosa?"
"Che ti sto facendo godere come mai in vita tua, avanti." Tu abbassi
lo sguardo. "Cosa c'è, vorresti dirmi che non è vero?" "Daniele..."
Hai una voce strana, ma forse sei solo stravolto. "Perché mi fai
questo?" "Come perché... Tu sei il mio giocattolino preferito... Non
lo vuoi?" "No, è che... tutto ciò non ha senso." "Ma
cosa...?? Stai farneticando! Devo aver esagerato con te, novellino..." Mi
obbligo a lasciarti stare, anche se avrei voluto continuare. Non ho certo
intenzione di stare ad ascoltare i tuoi discorsi senza senso. Anzi lasciarti
dormire a questi punti. Scivoli piano via da me, e ti abbandoni sui cuscini,
quei pochi che sono rimasti sul letto.
Ti lancio un'ultima occhiata. Nonostante tutto mi ispiri ancora sesso, e tanto.
Anche se guardandoti meglio sembri aver perso un po' di quella tua aurea
misteriosa. Alle brutte mi andrò a consolare in bagno. Ti copro ancora col mio
corpo. Un bacio della buonanotte come si deve non me lo puoi negare. Dopo tutto
quello che faccio per te. Gratis per di più.
Ti lasci setacciare, accogli la mia lingua nella tua bocca persino con un po' di
partecipazione. Poi borbotti un qualcosa che non capisco, e cadi addormentato.
Peccato, avrei continuato ancora per un po'. Ma pazienza. Tanto ci rivediamo
domani mattina, tesoro.
E' di nuovo giorno. Cos'è
questo calore che sento? Davide... ti sei avvinghiato a me alla fine. Mhh
stupido, non sai quanto mi hai fatto incazzare stanotte. Ma col corpo che ti
ritrovi ti si può perdonare tutto. Anche tu ti stai svegliando. Apri un occhio
e poi l'altro.
Sbatti le palpebre e poi ti stropicci il viso. "Buongiorno..." ti
sussurro. "Uhn... Dan..." Ti butti di nuovo fra le mie braccia
"... buongiorno." "Come siamo teneroni... Ma lo sai che io sono
abituato a dare il buongiorno in un'altra maniera a chi passa la notte con
me?"
Ti mordo il labbro inferiore ancora rosso dai morsi che gli ho dato ieri notte.
Hai le labbra segnate, ti ho fatto sanguinare. Sono un tipo carnale, mi spiace.
Scendo lungo il tuo torace con le labbra. Ti bacio la bocca dello stomaco ed
arrivo fino all'ombelico. Tu allarghi delicato le gambe e accetti il mio saluto
ben volentieri. Ci avrei scommesso. Bel modo di iniziare la giornata, non è
vero?
.04.
"Davide...?" "Che c'è?" "Caffè o tè verde?" "Tè..." "Ok... Senti, cambiati un po', chissà da quanto hai addosso quella roba. Prendi qualcosa dal mio armadio, ok?" "Ok..." "E se ti vuoi fare la barba usa uno dei miei rasoi... Tanto dopo scendiamo a Firenze e andiamo ai Gigli, lì c'è tutto quello che ci serve. Almeno ti compro un po' di cose, che ho da fare rifornimento anch'io." "D'accordo..."
In macchina sfrecciamo fra le
colline toscane con la musica a palla. Adoro la mia decappottabile. Rossa. Con i
sedili in pelle nera. Pronti per ogni occasione. Un'auto di gran classe. Ho
veramente da vantarmene. Adoro vedere la gente che posa il suo sguardo su di
lei.
Amo la bellezza. Si sarà capito ormai. Durante il viaggio mi chiedi di cambiare
musica. Borbotti qualcosa riguardo a dei certi Sugar Ros. E cosa sono, una nuova
marca di zucchero inglese? Lasciamo perdere, a me va benissimo questa
roba.
Anche se forse arrivo a capire come mai non riesci ad apprezzare poi tanto Gigi
D'Agostino...
Arrivati al supermercato metto
la macchina nel parcheggio privato. Costa molto, ma voglio che lei sia al
sicuro. E' l'unica 'lei' per cui provo attrazione, le donne mi fanno schifo. Non
che sia maschilista. Semplicemente mi disgustano sul piano sessuale. E di
conseguenza in tutto.
Non ho mai avuto rapporti che non si basassero sul lato sessuale di una persona.
Per questo non ho mai voluto né cercato una donna. Cosa me ne farei? Ho tutti
gli uomini che voglio stesi ai miei piedi. O meglio, succubi di ciò che Madre
Natura mi ha donato. Un corpo da sogno ed un carisma da star hollywoodiana. Essì,
me lo dico da solo. Daniele, se fossi in qualcun altro ti farei. Il bello è che
me lo dicono già tutti gli altri, e non si limitano solo a dirlo. Vanno anche
ai fatti, e che fatti. Sono proprio un uomo fortunato. Torni indietro dall'aver
preso il carrello.
E già. Davide. Ora che mi è piombato in casa pure lui, potrei dire di essere
il più fortunato uomo di questo pianeta. Ti avvicini, sento che potrei
esplodere a guardarti ancora per un po'. E' davvero una fatica per me non
buttarti contro la prima macchina e slacciarti i pantaloni, lì. Sei veramente
fantastico bimbo, lo sai? Sì, lo sai. Lo capisco da come mi guardi. Sai cosa mi
passa per il cervello. E scommetto che non sono la prima persona che rimane
abbagliata dalla tua bellezza. Sei così perfetto che mi viene il dubbio che tu
non sia neanche terreno.
Come... angelico. No. Scaccio quella parola dalla mia mente. Vediamo di
trovare qualcosa di decente da metterti addosso. Ti voglio perfetto stasera.
Appena dentro mi dirigo in
farmacia, per i preservativi. Me ne servono parecchi, ovvio. Ne scelgo vari
normali e alcuni particolari.
All'aroma di fragola, ritardante per lui e stimolante per 'lei', fatti a forma
di pupazzetto... Simone, un altro dei miei preferiti, è sempre molto
particolare nei gusti. Tu mi guardi a metà fra l'incuriosito e quello che di
queste cose ne sa già abbastanza. "Per te ne prendo un pacco normale, non
t'interessa vero?" "No di certo, tesoro. L'importante è la
sostanza" mi dici con un tono da sottintesi.
Quando la smetterai di stupirmi, credo nevicherà.
Entriamo da Calvin Klein.
"Ehilà Daniele, come va? Venuto di nuovo a svaligiare il negozio?"
Chi parla è Luca. Etero.
Lo dico per certo, altrimenti come farebbe a resistere al mio fascino? Non mi ha
mai fatto un'avance. E' sicuramente etero. "Sì, sono venuto a comprare
qualcosa di nuovo per lui." "Lui chi?" "Il mio nuovo
giocattolo... Davide." "Non sapevo ti piacesse anche
scherzare..." "Infatti non sto affatto scherzando."
"Eh?" "Niente... Cosa c'è di bello?" Consigliato da Luca
scelgo qualche vestito per te, pantaloni a vita bassa, una camicia stropicciata
come va di moda adesso, magliette aderenti. Entro nel camerino mentre ti stai
provando la camicia.
"Sei stupendo..." "Grazie... grazie di tutto Daniele."
"Non devi ringraziarmi... anche perché ho idea che non la terrai su ancora
per molto quella camicetta... Il tempo di arrivare a casa, mon cherì."
"Lo so, non ti preoccupare..." Mi indirizzi un sorrisetto che non
riesco a decifrare alla prima, poi butti l'appendiabiti per terra e infili
entrambe le mani dentro i miei pantaloni. Da mozzare il fiato.
Non me lo sarei mai aspettato da te. "Due giorni di gavetta ti sono
bastati, eh? Però ora calmati, c'è chi potrebbe scandalizzarsi..." Ti
sfilo le mani da sotto i miei calzoni. Il tempo di un bacio e sei già fuori. Te
la ridi, mentre chiedi al ragazzo quanto viene tutto assieme. Non ti preoccupare
per i soldi splendore, certo non mi mancano. E poi, per te, questo ed altro.
.05.
E' proprio Simone che mi chiama
stasera. "Allora, dici che ce la fai a staccarti per un attimo da quel bel
bimbettino che ti sei trovato ultimamente per venire a trovarmi, oppure devo
rassegnarmi a languire da solo davanti a Playgirl?" Il bel
bimbettino...
In effetti Davide è molto giovane, nonostante la sua esperienza. Non gli ho
chiesto neanche quanti anni abbia. Ventritre, ad occhio e croce. L'età
perfetta. Non per nulla se ne sono accorti anche in paese. Le voci girano
veloci. Poi quando ci sono di mezzo io sembrano volare.
"Ma certo che posso, mica sono la sua babysitter! Ci vediamo a casa
tua?" "Certo." Hai già attaccato quando sto per dire ciao. Tipo
particolare questo Simone. Non per niente, i pupazzetti sono tutti per lui.
Ceniamo insieme io e Davide. Già che ci sono flirto anche un po' con il
ragazzetto delle pizze. Quanti take-away gratis mi sono guadagnato con lui. Il
vero senso della frase 'pagare in natura'.
Simone non è proprio ad un passo da qui, quindi scartabello fra i cd per
scegliere qualcosa di buono con cui allietare il viaggetto in autostrada. E già,
una fama che va oltre i confini. "Daniele, dove vai?" Non mi ero
accorto che Davide fosse dietro di me, preso dalle mie selezioni musicali.
"Da un amico." "Quando torni?" "Che te frega? Comunque
sul tardi..." Faccio un sorrisetto ripensando all'ultima volta.
Ero tornato indietro dopo due giorni. "Molto sul tardi" aggiungo.
"Ti conviene dormire. Ce la fai da solo, vero?" Agguanto i cd e ti
bacio. "E non sentire troppo la mia mancanza, mi raccomando..." Mi
saluti senza dire niente. Stasera c'è da divertirsi, Daniele.
Torno indietro che sono quasi
le otto. Non ho dormito un attimo, neanche a dirlo. Apro la porta con l'unica
chiara intenzione di buttarmi nel letto. Per una volta ho bisogno di riposo.
Invece trovo Davide alla finestra della camera. Ma che cazzo ci fa
sveglio?
Non mi pareva uno molto mattiniero. "Ehy..." E' a torso nudo, mi da le
spalle. Faccio ancora caso a quegli strani segni. Chissà come glieli avranno
fatti. "Ehy bambolo..." Non mi senti. Guardo meglio. Sembri parlare
con qualcuno. E con chi? Uno scoiattolo forse? Casa mia è sperduta in mezzo ai
campi! "Davide!" "Oh, ciao Dan. Sei tornato." "Sì...
ma con chi eri a parlare?" "Nessuno..." "Mah, devo aver
visto male... Sai, non ho dormito molto." "Sì, lo so..." Mi
tolgo i vestiti e vengo a tirarti via dalla finestra. Fra poco sarà mattina. Ed
io voglio dormire.
Ma tu non ne vuoi sapere di toglierti di lì. Chissà che cazzo stai guardando.
Io so solo che voglio tirare le tende e portarti a letto con me. Ti prendo per
la vita. "Dai, vieni a letto... Guarda che un po' di energie per te le
posso ancora trovare, se è quello il problema." "No..." "E
allora cosa c'è? Andiamo a letto, su..." Sembri non ascoltarmi. Tanto vale
ammorbidirti quel poco. "Avanti..." Ti bacio per tutto il collo
infilando le mani nei tuoi boxer. "Non fare il difficile..." Non pari
neanche farci caso. Ma sei impossibile! "Daniele..." Eh?"
"Ti sei mai accorto del paesaggio che si vede da qui? E' stupendo."
"Sì, ma ho altro di stupendo a cui pensare ora..." "Dico sul
serio, guarda lì." Lascio perdere le mie perquisizioni.
Tanto ormai ho capito che non è mattinata per te. "Fa vedere, avanti...
Dove sarebbe tutto questo splendore?" Ti porto le mie dita alle labbra. Tu
le scansi, infastidito. Non c'è proprio verso. "Là, guarda... Dove fra
poco spunterà il sole." Seguo il segno della tua mano. Persino il sole. Io
che volevo dormire. Ma tanto vale accontentarti. Basta che dopo non mi rompi più
i coglioni. In effetti la visuale che dici non è poi così male. Le collinette
rotonde, gli ulivi sparsi qua e là, qualche uccellino che cinguetta aspettando
l'alba. Il cielo che inizia a schiarirsi.
Ma come ho già detto, ormai non mi tocca più niente. Tranne te forse. Mi hai
preso tra le braccia e mi carezzi come un gattino. Ecco, lo sapevo. Chissà che
si è messo in testa, vuole farmi addormentare qua?! Mio malgrado mi ritrovo
abbracciato a te, ad arricciarti i capelli inebetito dal sonno. E forse
qualcos'altro. Un po' sei te: sprigioni una calma mista a pacatezza incredibili
che mi contagiano. Un po' sono le ore ininterrotte di veglia. Un po' sono
ricordi. Vecchi ricordi. Mi riaffiorano in testa prendendo spazio fra i miei
pensieri.
E' strano, non sono un tipo malinconico io. Eppure mi trovo a pensare a l'ultima
volta in cui qualcuno mi aveva abbracciato così come stai facendo tu ora.
Troppo tempo. Dev'esser stato un ragazzo che ho incontrato un sacco di anni fa,
in qualche night. Ma sono troppo stanco per ricordarmi altro. Mi stacco da te.
Sento che mi sussurri qualcosa all'orecchio. "Guarda che è ancora
possibile..." Possibile che?? Mi accompagni nel letto, raggomitolandoti
contro di me. Stavolta non ho neanche la forza di dirti niente. Anche perché un
po' mi piacciono tutte queste tue attenzioni. Mi baci in fronte. L'ultima cosa
che sento prima di addormentarmi sono i tuoi riccioli che mi solleticano il
viso.
Non te ne andare, piccolo angelo...
.06.
E' primo pomeriggio. Ti svegli
prima di me e fai per alzarti. "Vado al bagno..." "No, tu non vai
da nessuna parte!"
Ti acciuffo per la vita prima che tu possa appoggiare i piedi a terra e ti
riporto accanto a me. "Dan! Ma devo fare pipì!" "La fai dopo...
ora rimani ancora un po' qui con me..." Faccio scivolare le mani nei tuoi
boxer e comincio a carezzarti le natiche stuzzicandoti un po'. Ma poi, non so
perché, mi spingo fra le tue braccia stringendoti forte. E le mani rimangono
ferme. Respiro l'odore delle tua pelle purissima.
Una novità che ti aggrada. "Lo vedi che era vero... E' ancora
possibile." "Di nuovo con questa storia... ma che vuoi dire?"
"Capiscilo da solo..." Mi baci per tutto il torace, stuzzicando la
peluria del mio ventre. "Non è necessario arrivare sempre ad urlare"
dici, lasciando la frase sospesa tra le mie labbra. Prendo parte al tuo bacio e
ti stringo ancora di più.
Le coccole non sono state poi
così male... No, che cazzo stai dicendo Daniele! Pensa piuttosto a preparare la
colazione per te ed il ragazzino. A dopo le constatazioni filosofiche. Mangiamo
tranquilli uno di fronte all'altro. Sei tremendo quando ti pulisci gli sbaffi di
latte da intorno le labbra. Sapessi a cosa sto pensando! Ma probabilmente lo
sai, e forse lo fai apposta per provocarmi.
E pensavo di essere io, il solo pervertito qua dentro! Devo essermi sbagliato.
Più ti conosco più mi sorprendi. In positivo. Qualche minuto fa sei persino
riuscito a farmi restare in un letto senza concludere niente. La prima volta in
vita mia. O perlomeno la prima volta da quanto ho iniziato a farmi i ragazzi per
lavoro. E cioè da mooolto tempo. Ma dimmi te! Mi abbandono sullo schienale
della sedia.
"Allora splendore... Io vado a farmi un bagno. Che dici, mi
accompagni?" Sorridi. "Ma com'è che non mi hai solo preso e buttato
nella vasca? A cosa devo tutti questi riguardi?" "A quella fetta di
pane imburrato che stai ancora mangiando... Non vorrei farti venire una
congestione, sai. E ti potresti anche strozzare, se non sto abbastanza
attento." "Ah sì? Bhè, in fondo hai ragione. E comunque
volentieri" Lasci lì pane e coltello e mi precedi nel bagno. Certo che sei
strano. Ma a me questi tuoi sbalzi d'umore fanno solo che piacere. Non mi senti
arrivare.
Ti blocco le braccia da dietro le spalle mordendoti un orecchio. Poi ti lascio
andare. Non voglio farti sprecare energie per niente. I tuoi vestiti prendono il
volo prima che tu possa anche solo dire ma. "Ti voglio Daniele..."
"Zitto bello, risparmia il fiato. Ti conviene."
E non te lo dico tanto per fare scena, vedrai. In fondo l'hai voluto tu.
Anche se quando l'acqua prende il colore del tuo sangue mi viene da chiedermi se
possa essertene pentito. Io no. Ma tu? Non lo so.
Esco dal bagno mentre
finisci di asciugarti i capelli. Forse è meglio che ti lasci un attimo da solo.
Perché ho idea di esserci andato giù un po' più pesantemente del solito a
'sto viaggio. Sono ad imboccare Louis con un biscotto quando ti affacci in
sala.
"E' un Uccello del Paradiso, vero?" "Sì..." "Quando
l'hai preso?" "A dir la verità non l'ho comprato. L'ho trovato una
mattina sulla testata del letto. Sarà entrato dalla finestra. Pensa che sotto
di lui c'era ancora il mio ultimo ragazzo che dormiva." "Dev'essere
stato un bel contrasto immagino." "Perché mai, scusa? Erano
bellissimi tutti e due." "Peccato però che il ragazzo se ne sia
andato." "E tu come fai a saperlo??" "Hai detto erano, Dan."
"Sì, hai ragione... era solo uno stronzo... Come tanti altri."
"E' per questo che hai deciso di rimanere da solo poi?" "Ma
cosa...?!? Certo che sei un tipo pazzesco.
Ma dove ti ho trovato?" Ti vedo spuntare un sorrisetto sulle labbra.
In effetti sarebbe più logico dire dove mi hai trovato tu. Di certo non
sull'elenco telefonico. "...Lasciamo perdere. Tanto non me lo dirai. E poi
cosa m'interessa? L'importante è che tu sia qui per me..." Davvero. Non mi
sono mai divertito così tanto in tutte le mie nottate di avventure. Mi sei in
casa, non devo neanche aspettare per fare ciò che mi pare. Sempre al mio
servizio. Cosa potrei volere di più?
Per assicurarmene ti
tiro verso di me per la cintura dei pantaloni. Ti lasci ghermire come una facile
preda, offrendomi il tuo corpo nella sua interezza. Potresti avere scritto 'Fai
di me quello che vuoi' in fronte quando fai così che il messaggio sarebbe lo
stesso. Persino i tuoi occhi me lo dicono. I tuoi splendidi occhi marroni. Da
quant'è che non facevo caso al colore degli occhi dei miei amanti? Comunque i
tuoi sono bellissimi. Mi dispiace quasi di vederteli chiudere, quando scendo con
le labbra giù per il tuo collo, fino al petto scoperto dalla camicia
semi-abbottonata.
La tua pelle sa ancora del bagnoschiuma di poco fa. Mi perdo ad assaporarla. E
qualcosa mi dice che anche tu ci abbia preso gusto. Ma questa volta ti lascio
languire. Cerchi invano i miei baci. Ah sì, eh? "Risparmia le energie per
stasera... Ora bisogna andare a comprare da mangiare all'uccello qua accanto,
Louis. Non me ne ero accorto, ma ha già finito tutto il mangime." "E
per il mio di Louis che si fa?" Te la ridi gioioso per la mia espressione
sorpresa. Certo che impari presto! "Non ti preoccupare, per quello c'è
sempre tempo..." Ti carezzo l'interno coscia per farti capire meglio
l'idea. Tu mi sfiori le labbra con un bacio ancora una volta, poi ti sfili dal
mio abbraccio.
Ormai hai la camicia completamente slacciata. E quei pantaloni bassi che ti ho
regalato ti stanno da dio. Forse sei un dio. Resta il fatto che stasera ti farò
divertire anche se sono solo un povero essere umano. Te lo posso assicurare,
angioletto.
Non facciamo neanche in tempo a
finire di cenare che devo rimandare i miei programmi con te. Andrea si è fatto
risentire. Gli manco, dice.
O meglio: gli manca una parte di me. Povero. Fatto sta che non posso dirgli di
no. Come habitué ha i suoi privilegi. E uno di questi è di non essere
rimandato per chicchessia. Neanche per te. Vado a preparare il letto. Tu mi
accompagni aiutandomi a cambiare le coperte.
Sei di nuovo silenzioso, quasi triste. Mi chiedo se sia perché stasera ti devo
far aspettare. Forse ti eri già pregustato tutta la scena. Ma non credo. Non mi
pari tanto il tipo. "Cos'hai da essere così sbattuto? Ti ho persino
risparmiato la musica!" Mi lanci un'occhiataccia. Mi dai l'idea che potessi
risparmiarmi la battuta. Dio come sei noioso... Spero per te che questo tuo
diventare laconico ogni volta non venga da una sorta di gelosia. Altrimenti
saresti messo male, sai? Non sei finito in casa del ragazzo più fedele di
questo mondo, tesoro.
Con Andrea scorre tutto liscio, anche se devo ammettere che ne esco sempre un
po' alterato. E' l'unico di tutti i miei clienti che non si fa dominare. E
questo vuole dire che in quel novanta per cento dei casi il passivo sono io.
Sempre un po' spiazzante come cosa. Ma ogni lavoro ha i suoi compromessi. Poi
lui scopa come un cavallo e paga bene, quindi cosa ho da lamentarmi? La
lamentela mi viene sì, ma quando abbiamo finito. Si alza e sparisce in sala.
Capisco sia andato lì perché sento che apostrofa Davide. E no eh. Mi ero
dimenticato che lui è anche uno da storie a tre. E mi torna pure in mente
quello che aveva detto al ragazzino l'ultima volta che era venuto qua.
Faccio per alzarmi e fermarlo ma lui mi precede tornando in camera. Con dietro
Davide visibilmente scazzato. Di sicuro stava dormendo, glielo vedo scritto
negli occhi. "Ehy Dan, dimmi che questo qui è qua per noi!" "No
Andrea, lascialo stare... Lui non c'entra." "E allora cosa ci sta a
fare qui? Non avrà mica scritto sopra 'proprietà privata'?" Ti stringe il
braccio per il quale ti tiene fermo. "Ehy bel bambino, vieni un po' a
giocare con noi, ti va?" "Andrea... Ti ho detto di lasciarlo stare. E
non sto scherzando." Mi rivolge uno sguardo scocciato e fa una smorfia, poi
ti prende il viso con la mano libera obbligandoti a baciarlo. O almeno questo è
quello che tenta di fare.
Non riesce a finire l'azione perché un mio pugno lo ha rispedito sul letto.
Davide mi guarda esterefatto. E si pulisce istintivamente la bocca. Guarda sto'
stronzo cosa ti ha fatto. "Torna di là Davide." ti dico. Che ora io
me la devo vedere con Andrea.
Ma faccio presto anche con lui.
Praticamente è uscito di casa in calzini. Privilegi o non privilegi. Perché
anche tu ne hai acquisiti alcuni, vivendo sotto il mio tetto. E uno di questi è
di non essere disturbato o invischiato in giochi a tre da chicchessia.
Neanche da quello che fino a pochi giorni fa era il primo ragazzo di casa. E mi
pare di averglielo fatto capire. Mi chiudo le porte alle spalle e do un'occhiata
attorno. Dove sei finito? Gironzolando un po' per casa ti ritrovo in cucina. Ti
sei persino messo a lavare i piatti della nostra cena. Dopo tutto quello che ti
sei dovuto sorbire. Sei davvero un angelo, non ho più dubbi.
"Davi..." Ti giri e sorridi.
"Scusa per Andrea... Non credevo dicesse sul serio quando parlava di
te." "Non ti preoccupare Dan. In fin dei conti mi ha fatto
piacere." "Cosa?" "Che tu l'abbia mandato via. Scommetterei
che qualche giorno fa l'avresti definito un semplice 'imprevisto di percorso',
non è vero?" Hai ragione. Non mi piace ammetterlo, ma hai appena detto una
sacrosanta verità. Devo essere apparso un po' rincoglionito, perché sorridi e
mi carezzi una guancia. "Grazie..." "Ma che grazie dai... Io ero
solo... Cioè, quello stronzo non può mica fare tutto quello che gli pare con i
miei ospiti, solo perché gli do il culo quel paio di volte alla
settimana!" Tu ridi e appoggi lo straccio sul lavandino, poi mi tappi la
bocca con una mano e mi riporti in camera. Dove mi offri tutto il tuo corpo. Ma
stasera ti lascio in pace. Mi pare più corretto così.
L'ho capito che lo fai per farmi contento. Quando capisci che non ti devi
sentire obbligato a niente ti butti al mio collo. Sì, è decisamente più
corretto così. Ci addormentiamo abbracciati. Tu sei leggerissimo sopra di me e
riposi beato come un bambino sul mio petto. Ma non sei un bambino, anche se lo
potresti sembrare. Sei un angelo. Il mio Angelo.
.07.
Un'altra mattina ed un altro
risveglio assieme a te. Ormai ho preso l'abitudine di sentire il tuo corpo caldo
accanto. Ti bacio sulle labbra svegliandoti. "Buongiorno angelo."
"Mh... Dan... buongiorno." Mi avvicino al tuo orecchio e sussurro:
"Non pensare di scampartela così bello..." "Mh... lo so..."
Sfili i boxer e allarghi le gambe per accogliermi. Hai già capito tutto.
"Fatti avanti Daniele." La tua frase sembra un gemito.
Nel giro di pochi attimi sono subito pronto ad accontentarti. Quelle tre parole
mi hanno fatto andare di getto tutto il sangue in mezzo alle gambe. Ti stringo
le mani e ti prendo piano. "Ti faccio male?" "Come mai non lo fai
e basta?" "Stai zitto... stupido." Ti sigillo la bocca con un
bacio e comincio a muovermi a ritmo col tuo corpo. Non è necessario arrivare
sempre ad urlare. Me lo hai insegnato tu. Le sole urla che sento in questa prima
volta con te sono urla di piacere. Il tuo. Il nostro. Non contenti perdiamo il
resto della mattina in questo letto.
Nei nostri corpi. Anche nel mio. Come se non ci fossimo mai incontrati prima. Ci
eravamo scontrati quello è vero. Io ti avevo ferito. Ma non ci eravamo mai
scoperti. Tu sembri non averne mai abbastanza. Sai come fare, basta non forzati.
Ed io ti lascio libero il più possibile. Ci ritroviamo svuotati, sdraiati uno
accanto all'altro. Tu sorridi. Sto diventando dipendente dal tuo sorriso, me ne
accorgo solo ora. "Davide..." "Uhm?" Ti bacio.
"Niente." "Non mi chiedi com'è stato?"
"Stupido..." "Proprio come te." Non ribatto. Ti salgo a
cavalcioni e riprendo il mio bacio. Sei magro. Riesco a contarti le costole
mentre scivolo sopra di te. "Comunque per me è stato stupendo..."
"Anche per me amore." Amore? Mi ha proprio chiamato amore? Sono
confuso. Tu per niente. Tanto che ti giri e mi inviti di nuovo a te. Da non
credere! "Ma Davide... sono esausto!"
Ridi felice. "Ti amo Daniele..." Di nuovo quella parola. E va bene,
divertiamoci ancora un po'. Lo sguardo mi cade sulla tua schiena segnata. Mi
chino su di te. Percorro le cicatrici con le labbra. "Uhmm..." Sembra
piacerti. "Davide?" "Cosa?" "Me lo vuoi dire cosa sono
questi segni che hai sulla schiena?" "Il motivo per il quale sono
qui..." "E quale sarebbe questo motivo?" "Non posso ancora
dirtelo... Prima devo essere sicuro che sia giunto a buon fine." "Ma
che stai dicendo?" Fai uno sguardo un po' sorpreso e ti ravvedi
subito.
"Niente, stavo solo scherzando, non farci caso..." Carezzo la dolce
pelle delle tue natiche e continuo a guardare quei tagli. Non so perché, ma non
me la racconti giusta. L'unica cosa giusta e sicura qua, è la voglia che ho
ancora di te. Vederti così disposto mi fa tornare tutte le energie. Ti prendo
saldamente per la vita senza preavviso. Tu non te l'aspetti. Come non ti aspetti
di sicuro quello che credo sarà un forte dolore. Torni ad urlare. La poesia non
fa per me.
Questo pomeriggio lo passiamo
spalmati sul divano. Sono stato sommerso di messaggi sul cellulare. Stasera ci
sarà da lavorare nel vero senso della parola, è meglio non esagerare. Già che
negli ultimi tempi anche quelle poche ore che dedicavo al sonno vanno a farsi
benedire con te. Oggi basta. Mi addormento addosso alla tua spalla mentre fai
zapping. Quando mi risveglio è già ora di mettersi in moto.
Non posso mica presentarmi ai clienti con ancora addosso i nostri segni. Per cui
una bella doccia e l'ennesimo cambio di lenzuola. Certo che andiamo a dei ritmi
pazzeschi. Ma nonostante questo tu rimani sempre fresco come un bocciolo di
rosa. Davvero mi stupisci. Persino i più resistenti fra i miei clienti non ce
la fanno più dopo due dei miei round 'ispirati'. Bhè, meglio così. Almeno non
rischio di arrivare fuori forma a serate come questa. Meglio che un personal
trainer. E in più ci godo. Nonostante il mio proposito di relax completo, però,
non resisto ad un saluto veloce. Per favorire la digestione, su. Fai una faccia
un po' contrariata quando torno alle tue labbra.
Cosa c'è, ora la mia bocca hanno un sapore diverso? Credevo te lo aspettassi,
cosa ti meravigli bimbo? Ti lascio mentre borbotti incazzato riguardo ad un
qualcosa che stava per ricrescere. Ma non ho tempo per stare ad ascoltarti. La
prima macchina è già arrivata ed io devo iniziare la serata. Ma tanto tu sei
già sparito da qualche parte per la casa.
Anche se noto che la tua incredibile pazienza stasera deve aver avuto un rapido
e alquanto violento crash. I resti del bicchiere per terra certo non li ho fatti
io. E neanche questo bel damerino appena arrivato che richiede le mie attenzioni
distraendomi da tutti i miei pensieri verso di te. "Sì, arrivo
subito." Non ti preoccupare, numero uno. Il tempo di spegnere la luce in
corridoio e sono da te.
Spero che tu non stessi
dormendo in sala. Perché di accendi-spegni ce ne sono stati davvero tantissimi
stasera. L'ultimo ragazzo esce dalla porta della camera lanciandomi un bacio che
è mattina inoltrata. Tu arrivi in camera che sto dormendo. Era da un po' che
non passavo una nottata così. Più o meno cinque giorni, poco prima che
arrivassi te. Un'infinità di tempo per i miei standard.
Ma il sorrisetto che ho sulle labbra al risveglio simboleggia come mi sia
divertito più di mille parole. Essì, me la sono proprio goduta. E tu Davide?
Dormi raggomitolato su un fianco, cosa c'è? Perché non mi dai il buongiorno?
Dai che ho lavorato anche per te. Ti vedo dormire e quasi ti vorrei avere sotto
di me un'altra volta. Ma aspetto anzi che ti riprenda dal sonno autonomamente.
Essere svegliati dalla lingua di qualcun altro che si fa spazio nella propria
bocca non è una bella sensazione. Di cose in questi anni ne ho imparate, e
passate.
E non mi permetterei mai di farti vivere un'esperienza del genere. Perché prima
di tutto non è piaciuta a me. Poi, che da sveglio ti tratti come un peluche, bhè
quello è un altro discorso. E poi non si può interrompere il sonno di un
angelo, non è vero tesoro? In poche parole per stamattina te la scampi. Quando
ti svegli io ho già fatto colazione e raccolto i cocci di ieri sera. Mi
raggiungi in cucina ancora insonnolito. Hai i capelli tutti arruffati e gli
occhi stanchi. Mi sa che non devi aver dormito poi molto. E non mi meraviglio.
Se fino alle otto ero all'opera io!
"Buongiorno... vuoi una tazza di caffè?" "Uhh... no,
grazie." "Per me ti farebbe bene. Hai una cera, angioletto..."
"Non ti preoccupare, sono solo un po' stanco... Allora come è
andata?" "Mah, niente di che... perché?" "Così... sai,
devo ancora capacitarmi del fatto che tu dica che ti piace veramente quello che
fai..." "Ehhh? Ma dico, mi vedi? Sono un maschio nel momento migliore
della sua vita, a cui piace il buon sesso, ho scelto io questa vita! Perché
credi che non mi dovrebbe piacere?" "Lo sento..." "Tu senti
troppe cose bello... Per me faresti bene a prenderla, una tazza di caffè."
"Va bene, se lo dici te..." "Certo che lo dico io! Non ti basta
come motivo?" Cincischi qualcosa e ti fai avanti.
Mi sei subito addosso. La tua pelle delicata contro la mia più ruvida. Allora
è vero che eri solo stanco, sei sempre lo stesso. Ti bacio rassicurandoti
all'orecchio. "Non ti preoccupare, di tempo per te oggi ne ho quanto ti
pare." "Come vuoi..." Ti stacchi da me facendomi la linguaccia.
Come sei scemo. Quasi ti ributterei a letto solo per quel tuo sciocco gesto.
Infatti il tempo di farti finire il caffè che ti butto sul divano sotto di me.
Che ti vada o no questa volta c'è l'ultimo di Shakira nel lettore. E anche lei
mi fa degli strani effetti, te ne sei accorto?
Ho idea di sì. Mi sei mancato. Come corpo beninteso. Mordi la mia carne per
resistere ai colpi sempre più violenti. Avanti, fatti sentire. Non sai quanto
mi faccia impazzire quando gridi il mio nome.
Andrea si è fatto risentire.
Strano, pensavo che dopo l'altra sera se la fosse presa. E' un tipo molto
orgoglioso lui. Invece mi invita a casa sua. Per stare più comodi, dice. In
effetti non è male come idea. Ha una villa su per un viottolo che conduce nei
vigneti del Chianti.
E' molto ricco. Anche perché ha grossi possedimenti su quel terreno. E' anche
per questo che paga molto bene. Prendo la macchina e mi dirigo da lui dopo
averti salutato con un bacio. Torno presto. Molto presto. Mi butto sul letto
spossato. Tu sei già lì che dormi.
Non mi hai aspettato sveglio, proprio come ti avevo detto. Almeno tu mi stai ad
ascoltare. Appena mi butto sul materasso ti svegli. Ti avvicini pieno di
premure. Mi accoccolo contro il tuo corpo. "Che c'è?"
"Niente..." "Su, dimmi che c'è... non me lo puoi
nascondere." "Niente ho detto..." Ma il tono della voce mi
tradisce. Devo essere stravolto. "Dan... hai addosso l'odore della
tristezza... Perché lo fai? E' solitudine quella che sento..." Non ce la
faccio più e crollo. Comincio a piangere contro di te. Ti racconto tutto.
Delle oscenità che mi ha fatto Andrea per vendetta. Ti faccio vedere i segni
che mi ha lasciato. Tu li baci, mi fai tranquillizzare. Ne ho proprio bisogno.
Per una volta mister 'Me li faccio tutti io' ha preso una bella batosta. E non
solo fisica. Mi sono anche spaventato una cifra. Quella paura che ti fa tornare
a casa con le gambe che tremano e tu non puoi farci niente. E poi con Andrea non
c'è da scherzare. Farò tanto il ganzo io, ma in definitiva oltre le capacità
amatorie, sono un metro e sessantacinque centimetri di ragazzo. Uno scricciolo
in confronto a lui.
Che ha un fisico da maciste e se mena mena. E sono cazzi. Miei in questo caso.
Detesto la violenza. Nel sesso tutto è lecito, ma la violenza vera e propria mi
dà ribrezzo. Mi spaventa. Sembri capire tutti questi miei pensieri e mi stringi
tra le braccia, dove mi nascondo senza tante fisime di finto orgoglio di sorta.
Non ce la faccio più. Sfiori i miei lividi, quei segni maledetti che so non se
ne andranno per molto tempo.
E di sicuro stagneranno nella mia memoria per molto più che non sul mio corpo.
Mi carezzi i capelli. Poi mi dai il secondo spavento della serata. "Sono
gli stessi segni che mi fai tu quando ti prende voglia, lo sai?"
"Davide..." Mi viene da piangere di nuovo. Non ho difese per nessuno
in queste condizioni. "Questo vuol dire che stasera non mi fai
niente?" "Non posso... mi spaventi. Tu... non vuoi il mio amore. Ma
perché?" "Io voglio il tuo amore Daniele, ma amore nel senso vero.
Non voglio vederti triste..." Non riesco a fare né dire niente.
Mi rimane giusto un senso di amaro in bocca mentre mi addormento fra le tue
braccia, quando percepisco un'ultima frase. Ma forse sto già sognando. Perché
è un discorso assurdo che non riesco a capire. "Quando saranno ricresciute
sarai veramente un uomo felice."
.08.
Una carezza sul volto...
Davide. Sei davanti a me con la colazione su un piatto. Ma dove cazzo hai preso
tutta quella roba?
"Sono sceso in paese alla pasticceria, fanno delle paste buonissime. Mentre
tornavo ne ho assaggiata una." Lo so bene. Ho già l'acquolina in bocca.
Per le paste ed anche per chi me le ha portate. Faccio per alzarmi. "Stai
giù, sei tutto un livido..." E' vero. Quel bastardo di Andrea. Non ci
ripensavo più. Sentirti stanotte contro di me mi aveva già riportato a tutti i
miei soliti sogni su cosa ti avrei fatto una volta sveglio. Ma mi sa che dovrò
accontentarmi davvero di una tua carezza. "Quando hai finito ti darò un
po' di Lasonil... Ho preso anche quello in farmacia." "Davide
grazie... Ma dove hai preso i soldi?" "Dalle tue tasche. Non sono
proprio nato ieri, sai." Ti chini e mi abbracci fino a quasi a
stritolarmi.
"Ehy ehy, stai buono... non sono mica morto..." Ti alzo il viso e ti
bacio. "Ho ancora abbastanza forze per..." "Per fare che,
grande?" Mi tocchi un livido e per poco non tiro un urlo. Forse hai
ragione. Certo però che è un supplizio averti davanti senza poterti quasi
neanche toccare! Quando ribecco Andrea... "E riguardo a quell'altro
ragazzo, ti conviene lasciarlo stare. Solo un consiglio, poi fai come vuoi.
Tanto hai una testa dura..." "Ma mi leggi nel pensiero??"
"Io? Nooo!" Fai un sorrisetto in perfetto contrasto con quello che
dici.
Avevo detto che non avevo mai trovato un ragazzo con un corpo come il tuo? Mi
devo correggere: non avevo mai trovato un ragazzo come te punto e basta! Mi
passi una mano sulla bocca ripulendomi dai resti di zucchero a velo.
"Guardati eroe, ti manca solo la pastina in brodo!" Ti mordo le dita
leccandone lo zucchero che mi hai appena rubato. "Cos'è, sfotti?"
"Come potrei..." Lascio perdere la pasta che ho ancora in mano per
attirarti a me. "Tu non me la racconti giusta, per niente..."
"Lascia stare, ti potrebbe andare il cervello in ebollizione."
"Ehy!" Mi lasci andare e ti allunghi sul comodino per prendere la
scatola del Lasonil. "Dai, togliti quei boxer." "Ma..."
"Vorresti dirmi che ti vergogni?" Certo che no. Solo che... "Tu
sai ancora troppe poche cose di me..." Un sorriso furbo che non mi tiene
fermo un altro attimo.
Mi tolgo i boxer mentre hai già iniziato a darmi la pomata sul petto. Certo che
ci sai fare. Ti adoro letteralmente quando scivoli oltre il mio ventre
lasciandomi in ricordo un bacio birichino. Se non la smetti presto non so cosa
potrò farti, lividi o non lividi. Ma tu prendi il massaggio con calma, molta
calma. Sei esasperante. Partono baci e carezze, mani che si perdono. Lingue che
vagano.
Alla fine siamo impiastricciati tutti e due della stessa pomata. E mi viene il
dubbio non solo di quella. Ti lecchi le labbra scendendo giù dal letto.
"Sarà meglio che mi vada a dare una sciacquata, tu che ne dici?"
"Forse." Sorridiamo complici. Tu sparisci nel bagno. Io mi assopisco,
pensando che non è niente male averti tutto per me. Per niente.
Ho scoperto che un letto non è
solo il luogo ideale per incontri sessuali di vario genere. E' anche una
postazione gradevole in ogni occasione. Se accompagnata dalla giusta persona.
Come te. Visto che mi obblighi a passarci tutto il pomeriggio, non posso non
richiedere la tua compagnia. Non ho mai voluto mettere una televisione in
camera, nonostante le richieste di tanti clienti. Detesto sentire uno speaker
che ti ronza nell'orecchio, quando l'unica cosa che voglio udire chiaramente
sono le grida di chi ho sotto.
Così mi metto l'anima in pace e ti osservo vagare per la casa. Metti un po' in
ordine, dici. In effetti se non fosse per te questo posto sembrerebbe più una
discarica, che non un luogo di piacere. Io non ho voglia di fare pulizie a cose
normali, figurarsi con te in casa! Ti affacci anche per vedere se ho bisogno di
qualcosa. "Ma guarda che mi posso benissimo alzare!" "No, rimani
lì dove sei. Non ti farà male..." Mah. So solo che arrivi giusto in
tempo. Mi stavo iniziando ad annoiare di brutto. Ma raffreddi tutti i miei
bollori.
Hai trovato un vecchio libro e ti sdrai accanto a me dando l'idea di volerlo
leggere. Eccheppalle! "E quello scusa, cosa sarebbe?" "Il Signore
Delle Mosche." "Ah, certo... e che cosa racconta di bello?"
"Di un..." "No, ti sbagli... Non mi interessa un fico secco della
trama, voglio dire: hai davvero intenzione di metterti qui, a leggere?"
"Volevo farti compagnia..." "Infatti hai avuto una buonissima
idea, basta che lasci stare quell'affare!" "Dan... Ti ricordo che oggi
sei sotto osservazione, non sperare di fregarmi." Mi dai un bacio e ti
appoggi contro la testata del letto iniziando la tua lettura. Non ci credo! Ti
tolgo il libro dalle mani. Tu lo riprendi. Ed io lo butto lontano. Ti alzi e lo
recuperi.
Credo di aver passato un'ora facendo così. E alla fine hai vinto tu.
Sì ma ora basta! La mia
sopportazione ha un limite. Non m'interessa se disponi di una calma degna di un
monaco Zen. Io no. Sono ore che ti ho nudo davanti senza poter fare niente.
Perché alla fine ti sei spogliato, dopo tutto le mie lamentele. Ma anche così
solo qualche vaga effusione. Che a me non basta. E così sono qui piegato su un
fianco che tento di darmi sollievo da solo.
Sento il tuo sguardo su di me. Mi fai girare verso di te, tenendo la mano che
contiene a stento il mio pasticcio. Mi dai la schiena ed accompagni la mano alla
fessura fra le tue natiche. Forse non mi vuoi poi così male allora. O forse non
sei tutto quello stinco di santo che vuoi dare l'idea di essere. Mi lasci via
libera ed io non mi faccio pregare. Ti comincio a baciare sulla schiena e sul
collo. Appoggi la testa all'indietro sulla mia spalla, chiudi gli occhi. Ti
piace, vero? "Sì..." Dì la verità, è stato un supplizio anche per
te. Volevi farmi riposare ma non hai resistito. Dev'essere così. Non saresti
qua a mugolare altrimenti. Avresti potuto trovare un altro libro. I libri. Puà.
Esiste di meglio nella vita. Me lo hai ricordato tutto d'un botto. Ed ora voglio
recuperare. Sfilo le dita e ti prendo per i fianchi. "Che vuoi fare?"
"Indovina..." Accavallo una gamba sulle tue ed entro piano. Non vorrei
farmi male con questi lividi maledetti. Ti stringo fra le braccia affondando
nella tua carne immacolata. Già. I lividi. Andrea. Sento i tuoi primi gemiti. E
rivedo una scena dell'altra sera.
Sangue. Io che urlavo. Lui che mi prendeva come sto facendo io con te in questo
momento. Solo che non c'era piacere, c'era rabbia. Ed un dolore immenso. Non
riesco a pensare di star facendo la stessa cosa con te. Per la prima volta in
mia vita l'atto della penetrazione mi disgusta. Anche se sono io a farlo. Mi
ritrovo privo di forze. Non è dolore il tuo, lo so. Ma è la stessa rabbia che
ci governa.
Quando ti lascio andare mi guardi meravigliato. "Daniele... Non è da te.
Cosa succede, ti sei fatto male?" Io scoppio in singhiozzi. Sì, mi sono
fatto male, ma nel cuore. Mi aggrappo a te cercando di annullare tutti questi
ricordi. "Daniele..." Sono fantasmi. Vecchie paure rimaste sepolte
dentro di me. Sto quasi tremando. Mi abbracci delicato. Stringimi Davide. Ne ho
bisogno.
.09.
L'acqua calda che scivola sulla
pelle mi piace. Ogni volta mi sembra riesca a togliere le impronte dei ragazzi
con i quali passo la notte. Le impronte fisiche, quelle sì. Per le restanti non
posso che sperare. Apro ancora di più il rubinetto dell'acqua calda. Sta
iniziando a scottare ma non importa. Voglio disinfettarmi da tutti i suoi segni.
Anche se i graffi che porto sulle spalle urlano a questo trattamento.
"Non è certo il modo migliore per guarire quello di ustionarsi..."
Davide. Hai scostato la tenda chiudendo il getto. Io continuo a darti le spalle.
"Posso venire?" "Certo." Richiudi la tenda dietro di noi
regolando l'acqua, mentre con un braccio mi avvolgi la vita. "Ti faccio
male?" "No..." Un attimo di silenzio. Solo lo sciabordio
dell'acqua addosso a noi. "Comunque grazie." "Di niente..."
L'acqua ti scorre sul viso e per tutto il corpo. Quelle gocce sul tuo volto mi
ricordano molte cose. E sottolineano i tuoi lineamenti perfetti. "Cosa c'è?"
"Niente... Guardavo che sei bellissimo." "Anche te." Abbasso
lo sguardo. Sì certo. Lo so che sono bello. E per questo dannato. Fregato dalla
mia stessa bellezza.
Tu mi abbracci poggiando la testa sulla mia spalla. Mi fa piacere sentirti
contro di me. L'acqua che scorre poi mi aiuta a dimenticare. E' come se i miei
pensieri scivolassero via assieme a queste gocce. "Ehy..."
"Cosa?" "Guarda che se vuoi sono qui..." Mi sembra di
sentire una goccia più morbida delle altre sul viso. Sorrido e mi volto verso
di te. "Cos'hai?" mi chiedi. "Niente... E' solo l'acqua." Tu
mi passi un dito sotto l'occhio. Inutile starti a mentire. Ti prendo il mento e
ti bacio. Un bacio lungo, morbido. La saliva che si mescola con l'acqua.
Lo sporco che viene pulito. Il male che viene riscattato. Mi lasci andare
carezzandomi i capelli. Sei buffo, sai? Ti si sono schiacciati tutti i tuoi
bellissimi riccioli sotto il getto della doccia. "Che dici, ci laviamo
prima di esaurire le intere risorse idriche del pianeta?" dici. Mi fai
sorridere. A me cosa interessa del pianeta intero? Il mio mondo in questo
momento è riassunto nella scena che sto vivendo. Io, te. L'acqua che ci scorre
addosso a rivoli. Il pavimento sotto i nostri piedi. La tua mano dietro la mia
nuca e la mia sulle tue labbra. "Va bene..." Ti offri di insaponarmi
la testa. Ed io mi diverto con la tua. Hai i riccioli pieni di schiuma. Sembri
troppo uno di quegli angioletti del Michelangelo che ho visto agli Uffizi.
Non sei proprio paffuto come loro, ma meglio così. A me serve un amante, non un
bambino. Anche se alla fine ci ritroviamo a giocare con il bagnoschiuma come due
mocciosetti. Ed è inutile dire che nella confusione non si gioca solo a
gettarci addosso lo shampoo. Tu sei disposto ad accettarmi di nuovo. Ed io violo
i tuoi confini delicatamente, senza fretta. Seguo i movimenti del tuo corpo, le
parole sussurrate.
E l'acqua rimane limpida.
Mentre sei a riordinare in
camera mando un unico messaggio a tutta la rubrica. Non ho voglia di stare a
sentire una quindicina di voci diverse lamentarsi e chiedere spiegazioni sul
perché stasera dia buca. Semplicemente non ne ho voglia.
Mi avrete domani, mica scappo. Sono sempre qui. Sempre.
Ai fornelli ti riveli un
piccolo mago. Anche stasera spazzolo tutto quello che c'è nel piatto.
"Allora, come ti è sembrata la carne?" "Tu che ne dici?"
"Mi pare sia stata di tuo gradimento..." "Sì, così come lo
chef... Complimenti stella." "Grazie..." Mentre sparecchi noto
che sei mancino. Non me n'ero accorto fino ad ora. Uhmm... Ecco forse perché
sei così particolare.
Ho letto da qualche parte che le persone mancine, specialmente i maschi, sono
dotati di capacità amatorie fuori dal comune. Ma che bel caso! Ma ti hanno
mandato da me apposta, per caso?
Siamo di nuovo nel letto.
Abbiamo bisogno uno dell'altro. Non sono più soltanto io quello che spinge
entrambi sotto le lenzuola. Ti sdrai su un fianco dandomi la schiena. Sembra che
ti piaccia in questa posizione. Anche a me. Mi aiuto con le dita per non farti
male, ma tu sei già pronto. Allunghi le braccia per attirarmi a te. Molto
lentamente comincio a muovere il bacino a ritmo. I tuoi primi gemiti mi fanno
impazzire.
"Va bene così?" "Mhh..." "Non ti faccio male..."
"No, stai tranquillo... Ora posso dirlo, che mi stai facendo godere come
mai in vita mia." "Non serve piccolo..." "Vedi? Non è
necessario usare sempre la forza... basta saperci fare." "...è che io
ho imparato ad amare solo in questo modo." Un'altra spinta dentro al tuo
corpo. Inarchi la schiena all'indietro, verso di me. "Come mai?"
"Per mio padre e le sue cinture penso... Mia madre lo sapeva ma faceva
finta di niente... rischiava di prenderle pure lei." "E poi?"
"Poi? Non ho retto più... sono scappato di casa. Lo facevo per vivere. E
ben pochi mi hanno riservato tenerezza, anche se ero solo un bambino...
Sedic'anni, capirai. Ma avevo un corpo da adulto, quello gli bastava..."
"Ti posso capire. In fondo abbiamo visto le stesse cose..." "Solo
che tu non mi faresti mai del male, come ti ho fatto io..."
Ti prendo per la vita, con una mano ti carezzo fra le gambe, con l'altra ti
avvicino a me. "C'è un rimedio per ogni errore..." Mi appoggio alla
tua schiena mentre affondo in te. "Hai la schiena bollente..."
"E' un buon segno..." "Sei sicuro? posso...?" "Mh... sì."
Aumento il ritmo. Sento le tua grida smorzate. Ma mi basta uno sguardo per
capire che non ho da preoccuparmi. Quando ti prendo ancora credo di morire. Tu
al pari mio.
Ti vedo stringere le coperte. Forse è meglio non esagerare. Ma tu prendi le mie
mani e le guidi sul tuo corpo, non vuoi fermarti. Basta saperlo. Ti stringo
forte. Il nostro Paradiso.
"Daniele..."
"Eh?" "Sai che mi prude la schiena?" "E allora? Vuoi
che te la gratti?" "Ma no, scemo! Prova ad immaginare..."
"Mah, io non ci capisco niente... Vieni qua, su." Ti abbraccio ed in
un attimo sto già dormendo. Tu mi sussurri una frase all'orecchio.
Brutto vizio il tuo, mi dici le cose più importanti sempre quando mi sto per
addormentare. Ed anche questa volta non ci capisco niente. "E' ancora
possibile... Grazie a te è ancora possibile."
.10.
E' una bellissima giornata
fuori. C'è un sole bollente che illumina ogni cosa. E' talmente forte che si
rimanere abbagliati.
"Ehy Davide!" "Cosa?" "Che ne dici se mettiamo due
panini nello zaino e si va a fare un bel giro... tipo dalle parti di
Siena?" "Perché no! Ma cos'è tutta questa voglia improvvisa di
uscire? Credevo che le giornate così non ti toccassero." "Sì, ma
sai... A volte sento queste stanze diventarmi strette addosso..." "Non
ci credo!" "E invece credici, perché ora si parte, che ti vada o
no!" "Preparo i panini?" "Ma che sei scemo?! Ora mangeremo
davvero i panini! Stavo scherzando! C'è uno Spizzico proprio in Piazza del
Campo, si prende un trancio di pizza lì, dai." "Va bene... Si va
allora?" "Certo, prendo il telefono e partiamo." Sullo schermo
però le chiamate non risposte mi fanno cambiare idea.
Soprattutto considerando chi le ha fatte. Sono quasi tutte di Andrea. Butto il
cellulare sul letto e ti raggiungo.
Oggi è giornata libera. Mi voglio distrarre, al diavolo il lavoro.
Nei dintorni della città mi
rimani estasiato dal paesaggio. Osservi scorrere le colline senesi a bocca
aperta. Chissà da dove ti viene tutta la meraviglia che ti vedo stampata negli
occhi. Neanche mi senti da quanto sei eclissato. Sembri un bambino che vede il
mondo per la prima volta.
Mi fai sorridere. "Ehy, bellezza..." Ti infilo una mano fra i
riccioli. Ti volti verso di me apprezzando l'intrusione. "Cosa?"
"Ti stai divertendo, eh?" "Sì, tantissimo..." Ti gratto un
po' alla base del collo. Hai i riccioli dorati dalla luce che viaggiano liberi
al vento e l'espressione beata di un bimbo. Ora sì che mi ricordi perfettamente
gli angioletti dei dipinti.
Approfitto di un semaforo rosso per prendere un bacio dalle tue labbra, e tu
partecipi contento. Ho idea che sarà una bella giornata oggi. Nonostante si
debba aspettare stasera per altro.
Per le stradine di Siena ci
ritroviamo a petto nudo dal caldo. Non siamo gli unici. E non sono pochi quelli
che ci provano infatti. Ragazze. Ragazzi. Persino i bambini ci provano con te.
Siete come il miele con le api. Chissà cosa fai loro.
Non c'è lattante che frigna o bambino annoiato che non si calmi con te. Ti
perdi a discutere con la popolazione mondiale under 5 per la prima ora che
passiamo in piazza. E' più forte di te. Vedi un moccioso con un faccino un po'
scazzato e vai a chiacchierarci. Ma certo che sei noioso!
Ad un certo punto ti stacco a forza dall'ennesimo. Non ti ho portato a Siena
perché ti improvvisassi baby-sitter! Infilo una mano nella tasca posteriore dei
tuoi jeans dirigendoti dall'altro lato della piazza. "Ma che ti è preso?
Hai riscoperto il lato materno che è in te?" "No... è solo che come
fai a non innamorarti dei bambini? Sono così belli, così... innocenti."
"Non me ne innamoro perché potrebbero mettermi dentro per questo, lo
sai?" "Ma tu pensi solo all'amore come ad un letto, Daniele! Vedila in
un'altra ottica per una volta." "'Sì hai ragione, hai ragione... Ma
ora smettila!" Il tuo discorso mi ha innervosito. Non nego sia vero. Adoro
il sesso e basta, va bene.
Ma una cosa è pensarlo per gli affari propri, un'altra sentirselo sbattere nel
muso. Da te poi. "Avanti, andiamo a prenderci una pizza, inizio ad avere
fame." "Ok... Da Spizzico, immagino." "Scontato. Così ti
faccio conoscere Gianni, no?"
Prima di andare a casa mi cade
un occhio su un negozio. Ti porto dentro, è una gioielleria. Potrei dire di
conoscerla bene. So che un sacco di gente che si è invaghita di me tempo
addietro è venuta qui per farmi dei regali. Cose costose quanto inutili.
Nessuno ha mai capito i miei gusti. Forse perché non li lascio trasparire con
nessuno. Cosa mi interessa. Perderei parte di me per gente che non arriverà mai
a sapere il mio cognome. Alla maggior parte di loro rimarrà forse un numero in
rubrica ed il ricordo di una nottata divertente. Questo mi basta. Chiedo al
commesso al banco la catenina che mi ha fatto fermare davanti alla vetrina. E'
molto bella, d'oro.
Pago in contanti e ti riporto fuori che neanche hai realizzato il cambio
d'ambiente. "Mettila, voglio vedere come ti sta." Ovviamente ti sta
benissimo. E' quasi invisibile tanto è fine. Risalta splendidamente sulla tua
pelle chiara. Dovrò starci attento, visto che ti scende quasi fino al petto.
"Allora?" "Tienila, è tua." "Ma, Dan..."
"Sai, io non posso metterne, così mi volevo togliere lo sfizio..."
"Perché non puoi, sei allergico?" "No, solo che possono
diventare molto pericolose... E ho perso il conto di quante me ne hanno rotte!
Alla fine ho deciso di non portarne più, tutto qui." "Peccato, ti
starebbero bene..." "Non importa. E poi quella sta bene a te, mica a
me."
Il bagno è una vera goduria.
In tutti i sensi. Nonostante si sia entrambi stanchi dalla giornata le energie
tornano come per magia. Sarà l'acqua fredda. E' stato troppo ridicolo buttarti
nella vasca e vedere la tua faccia sorpresa!
Ma non ti preoccupare per il freddo, te lo faccio passare io. Un'intera giornata
passata a fare le brave personcine mi ha annoiato. Non ti lascio neanche
prendere l'iniziativa come negli ultimi tempi. Ti butto sott'acqua approfittando
di una distrazione. Sei tutto bagnato quando torni su, ti batte forte il cuore
per lo spavento. "Ma che cosa...??" Ti blocco le proteste sul nascere,
non voglio aspettare. Anche il tempo di un bacio è sprecato. La tua lingua che
mi stuzzica non è niente, ho bisogno di sentire la tua pelle sfregare contro la
mia, dappertutto.
E raggiungo il mio scopo. Il calore che nasce tra noi sminuisce la temperatura
dell'acqua. Te l'avevo detto io. Dei piccoli graffi risaltano sulle tue spalle,
ma nient'altro. Un angelo non può essere macchiato di sangue, non più.
La collanina trattiene qualche
goccia d'acqua. Anche se io stesso ho provveduto ad asciugarti, avvolto
nell'accappatoio, perché nonostante tutto avevi la pelle d'oca. Sei delicato
bimbo... Sono ad osservare questo mentre ti ho davanti a cena.
Alzi lo sguardo dal piatto e mi chiedi cosa stia guardando. Non vorrò mica
ricominciare subito, dici. Almeno il tempo di digerire. Ridi. "No... Anche
perché mi spiace, ma stasera c'è il campionato in tivù. Torino-Juventus, non
posso proprio mancare." "E per chi tifi?" "Juve,
logico." "Mica tanto! Non dovresti tifare cosa ne so, la
Fiorentina?" "Ma mica sono nato qui..." "Ah no?"
"No... vengo da Torino." "Non me lo avevi mai detto."
"E come mai avrei dovuto dirtelo? Se me ne sono andato, un motivo ci sarà."
"E cioè?" "Cioè... Non mi ci trovavo. Sarà perché ci sono
cresciuto, ed i miei ricordi d'infanzia non si possono definire idilliaci. Poi
la città. Palazzi e palazzi e ancora palazzi... Sai a me che me ne frega se c'è
la Mole Antonelliana. Mi ritrovavo soffocato, fra tutte quelle mura..."
Gioco soprappensiero con la forchetta rigando la tovaglia.
Come ti ho appena detto non sono bei ricordi quelli legati a Torino. "Non
mi avevi mai parlato così tanto 'more..." "Ah sì?" "Sì.
Di te, intendo. Di quello che ti è successo prima." "Perché non è
che mi vada." "Ma non risolvi i problemi facendo finta di
niente." "Sei esagerato... come al solito. Ora, dici che mi farai
vedere la partita in pace, oppure devi scoprire nei recessi della mia mente come
mai mi piace vedere il calcio in tivù?" "No... ma giusto perché sei
te." "Stupido... Dai, alziamoci di qua. Non voglio perdermi il fischio
d'inizio." Lungo la strada mi abbracci mordendomi delicato il collo. Come
sei scemo! Sto un po' al tuo gioco poi ti butto sul divano con una spinta. C'è
ancora tempo prima dell'inizio della partita.
E non credere che lo passerò a guardarti negli occhi. "Ma non mi avevi
appena detto che..." "Non credere mai a quello che dico,
tesoro..." Alla fine perdo di brutto i primi quindici minuti. Ma non posso
ridire su quello che ci ho guadagnato.
Mi deve anche essere sfuggita anche qualche frasetta sdolcinata a questo
viaggio. Perché ti appoggi alla mia spalla passandomi un braccio intorno al
collo con il sorrisetto di chi la sa lunga. Ma ormai. Poi a te fa piacere,
quindi perché non approfittarne?
Mi sto gustando una birra
fredda, il tuo corpo sdraiato contro il mio ed il 3 a 0 della Juventus tutto in
un colpo solo. Mi faccio schifo da solo.
Durante la pausa mi distrai, pari annoiato. "Tesoro, il tempo di vedere il
Toro che si prende un'altra papera e sono subito da te." Ma tu non demordi.
Mi frughi per tutta la maglietta allontanando il telecomando dalle mie mani.
Come vuoi. Ma poi non ti lamentare.
Siamo un bel pezzo avanti sulla scaletta del divertimento quando suonano alla
porta. Con te si fa sempre molto presto ad eccitarsi. Lasci andare i miei
fianchi per squadrarmi interrogativo. "Non mi guardare così... ne so
quanto te." Sbuffi e ti rinfili la camicia. Pure con quell'espressione mi
rendo conto di quanto il tuo volto sia incantevole. "Aspettavi
qualcuno?" "No, davvero..." Ma il timore che sia qualcuno di
preciso l'ho in realtà. E la mia voce rivela più di quanto non che vorrei.
Suonano ancora. Faccio per scendere ma mi precedi. "Vado io."
Non riesco a fermarti che sei già alla porta. E ti ritrovi davanti una bella
sorpresa. Andrea. "Ciao bimbetto..." "Che vuoi?" "Tante
cose, ma soprattutto parlare con quello che fino a pochi giorni fa era il mio
ragazzo... Quello che ti stai scopando da giorni, per intenderci. Daniele,
sai?" "Io non sono mai stato il ragazzo di nessuno intanto, lo sai
bene, quindi lascialo stare." "Toh' chi si rivede! Ma allora non sei
morto!"
Vi ho raggiunto sulla porta. In fondo me lo dovevo aspettare. "Si può
sapere cose te ne fai di un cellulare? E' tutto il giorno che provo a chiamarti!
Se non era per la partita col cazzo che riuscivo a rintracciarti!" "Il
telefono è rimasto a casa... Perché, problemi?" "Sì, e tanti. Non
ho intenzione di fare la caccia all'uomo se voglio vederti, solo perché hai un
nuovo rottinculo tutto per te!" "Intanto abbassa i toni, Andrè..."
"Abbasso i toni un cazzo bello!" Come al solito non ti serve niente
per dare in escandescenza. Con una spinta mi butti indietro entrando in casa.
Davide non deve apprezzare la tua reazione, tanto che sbotta anche lui.
"Hai persino la faccia tosta di venire qui dopo tutto quello che gli hai
fatto... Mi fai davvero schifo." "Cosa intendi dire? Non ti avrò mica
fatto paura Dan?" Ti avvicini cingendomi per le spalle. "Mannò che ti
sei divertito... Non è vero?" Il tuo contatto viscido mi riporta su quel
letto. E' come una sensazione fisica. Non so se allontanarti come vorrei o darti
corda. Davide risolve il problema per me frapponendosi fra noi due. Ma ottiene
l'unico risultato di diventare oggetto delle sue attenzioni.
"Guarda che ce n'è anche per te bimbo..." Io mi ritrovo per terra, tu
fra le sue braccia. Non è molto divertente, per niente. E la situazione sta
degenerando ancora di più. Perché non riesco più a vedere le sue mani.
"Sei caldo ricciolino... Cos'è, vi stavate divertendo prima? Ma allora vi
ho interrotto. Che ne dici di continuare tutti insieme?" E' un
incubo.
Ma la cosa peggiore di cui mi rendo presto conto è che l'unico modo per
liberarci di lui è dargli ciò che vuole.
Così ci ritroviamo su questo
letto sporchi e senza più parole. Andrea se n'è andato ma ha lasciato il suo
segno. E non è solo un segno interiore.
Amore, sei distrutto... Nonostante ti sia vicino ti nascondi sotto le
lenzuola ancora scosso. Per te dev'essere stata davvero dura. Io in fondo ci
sono abituato, è il mio mestiere. Ma te... Ti vedo impresse negli occhi le
violenze che hai subito nella tua vita assieme a quelle di poco fa.
Non volevo tesoro, poteva succedere di peggio. Se ti dicessi a cosa mi ha
abituato... "Davide..." Alzi lo sguardo e ti vedo gli occhi
lucidi.
Non ho il coraggio di scoprire gli altri segni di quello che è appena successo.
Mi avvicino abbracciandoti. Scoppi in lacrime. Io vorrei ma non ci riesco più.
.11.
Stamattina è dura. Molto dura.
C'è una cortina di silenzio fra di noi incredibile. Non ci vorrei credere. Ma
vederti accanto a me mi mette l'evidenza davanti agli occhi. Non so che dirti.
Tu anche non parli. Non so se per la mia stessa ragione o se per scelta.
Rientro in te quasi d'obbligo, per esorcizzare la paura. Tu pure mi cerchi
disperato. Ma non serve a niente e ci troviamo come prima. L'alba si trascina
nonostante fuori sia un'altra bella giornata. Fino a che non ci infiliamo nella
vasca. Una mia idea, oltre che una mera necessità. Questa volta l'acqua è
calda, quasi bollente. Vediamo se lo stesso metodo che funziona con me vale
anche per la tua pelle delicata.
Pare di sì. Ne sono contento. Questa volta sei tu a parlarmi della tua vita. Ti
chiedo piccole cose. E tu inizi a raccontare. E' bello, mi tranquillizza. E poi
avevi ragione. Abbiamo vissuto le stesse cose. Anche se da punti di vista
differenti.
Perché tu vieni dal cielo, io da una città che non mi ha accettato. O che
forse io non ho accettato. Comunque sia. Ci ritroviamo sdraiati uno sopra
l'altro sul tappeto del soggiorno ancora avvolti negli accappatoi. Il sole che
arriva dalle finestre asciuga le nostre pelli, la tua chiara sopra la mia più
abbronzata. E va bene così.
Sei ancora sdraiato davanti al
caminetto. Hai deciso che è la mattina giusta per finire quel libro, offrendomi
così la visuale della tua figura stesa lungo il pavimento. Intento a leggere
non ti accorgi nemmeno che ti osservo dalla cucina. Reggi la testa con una mano,
mentre con l'altra sfogli le pagine. Mi perdo un attimo dietro alla tua
espressione concentrata, poi seguo la linea perfettamente disegnata della tua
schiena sorvolando i tuoi strani segni. Indossi solo un paio di pantaloni
sformati che ti arrivano oltre il fondo schiena. Ti stanno talmente enormi che
persino una cintura farebbe poco. Devi averli recuperati da qualche parte in
fondo al mio armadio. Non ricordavo neanche di averli.
Ed io di sicuro non ti avrei mai comprato qualcosa del genere. Sprecare un corpo
come il tuo in un tale capo di vestiario equivarrebbe ad un omicidio. Devono
venire dal mio passato 'alternativo'. Mi siedo accanto a te distogliendo la tua
attenzione. "Cosa c'è?" Ti passo un dito bagnato lungo la schiena.
Rabbrividisci leggermente. "Ti ricordi di quando ti avevo parlato di
Torino?" "Certo." "Quei pantaloni vengono da lì, sai?"
"Davvero?" "Sì... A Torino c'era un posto lungo Po, chiamato
'Murazzi'. Era un insieme di locali che si estendevano per... per molto. Lungo
tutto il fiume. E c'erano un sacco di discoteche diverse, club... Ci si stava
bene. Ho incontrato un sacco di gente là. Forse è dove ho trovato persino i
miei primi clienti, questo però non me lo ricordo bene..." "Perché
me lo stai raccontando? Non avevi detto che non ti piaceva parlare di quella
città?" "Sì, è vero... Ma il periodo che ho passato con quella
gente è stato bello. Sì, insomma... Erano tutti alternativi, gente strana come
dire... Però non erano degli stronzi. Mi hanno insegnato un sacco di cose. A
cavarmela, diciamo. E vestivamo tutti così, in questo modo. Vederti addosso
quei pantaloni me lo ha ricordato, ecco." Tu mi ascolti attento e metti da
parte il libro.
"E ora non ti vesti più così?" "No... Non so, erano simpatici,
ma per me si facevano troppi problemi. E poi sai, la merce va venduta... Non
credo sarei arrivato dove sono ora con addosso dei pantaloni così
larghi..." Sorridi e ti inginocchi davanti a me, poi prendi le mie mani e
mi baci. Non so neanche perché ti ho detto tutte queste cose. Certo che se ti
fanno quest'effetto vedrò di parlartene più spesso. Mi stai accarezzando i
capelli con gli occhi da innamorato che non vorrei vederti quando il mio
cellulare attacca a suonare. L'infarto è contemporaneo. Evidentemente la
tensione che avevamo dentro non si era ancora sciolta del tutto. Vado a
recuperare quel maledetto pezzo di plastica tra le lenzuola sparse per tutta
camera. E ancora sento un nodo allo stomaco rivedendo quel macello. Ma è
soltanto Simone.
Ci invita a fare un giretto dalle parti di casa sua oggi, 'visto che è tanto
una bella giornata'. Ammonendomi anche di non portare soldi perché offre lui. A
tutti e due. Essì. Simone è l'unico ragazzo a cui non prema unicamente di
mettermelo nel culo. Ed ha anche un buon senso dell'ironia. Dei tanti, l'unico
che forse avrebbe potuto prendere il posto di Davide, se questi non fosse
piombato in casa mia così all'improvviso. A parte quella storia un po' stramba
dei pupazzetti, si potrebbe dire un ragazzo perfetto. Anche se è bisex. Una
piccola pecca che non gli ho mai perdonato del tutto. Perché per quella strana
teoria ben radicata nella mia testa che se A va con B e con C anche C
indirettamente va con B, ogni volta che sono a letto con lui mi viene in mente
che è come se me la stessi facendo con una qualche ragazza, e la cosa non mi fa
impazzire dalla gioia. Ma pazienza. Torno indietro e ti do la bella notizia. O
almeno per me è bella, mi pare un buon modo per distrarci 'fra amici'.
Pero se a te non andasse... vedremo di fare dell'altro. Invece la prendi
benissimo. Ringrazi la geniale invenzione che sono gli SMS e scappi a metterti
addosso 'qualcosa di più consono', come mi dici scherzando. Dovrò ricordarmi
di ringraziare Simone. E' riuscito a farti tornare la voglia di ridere.
.12.
La casa di Simone è molto
bella, decisamente più grande della mia. E' in città, nel centro di Arezzo.
Nonostante questo ha uno stile tutto suo che mi piace ogni volta che ci entro.
Così come il padrone. Simone è proprio un bel ragazzo, come tutti i miei
uomini. Con la fama che mi ritrovo posso permettermi di sceglierli. E lui si
trova fra la rosa dei miei preferiti. Sia per presenza fisica che per carattere,
stranamente.
Ha un fisico asciutto, molto sportivo. E' anche molto giovane, ventun'anni
quando ci siamo conosciuti, ventidue adesso. Mi sento quasi 'passato', in mezzo
a questi due fiorellini di campo. Ma come mi sono sempre sentito dire, è la
capacità che conta. Persino in quello Simone è particolare. Dipende tutto dal
momento. Può farlo per dei giorni interi o solo mettersi a chiacchierare con me
come se fossimo vecchi amici universitari. Che non siamo. Lui lavoricchia qua e
la in discoteche e piano bar come intrattenitore. Altrimenti una casa così come
se la sarebbe potuta permettere? Siamo entrambi votati ad una vita di piacere.
Forse è per questo che ci troviamo bene assieme.
Una cosa poi che mi è sempre piaciuta di lui sono i capelli. Lisci, lunghi e
sempre puliti, tenuti indietro da una coda. Ed è pure simpatico. Preso bene in
poche parole. Gli presento Davide una volta arrivati. "Ah, allora saresti
tu il famoso 'amichetto fisso' di questi ultimi tempi? Piacere, io sono
Simone." "Piacere mio, Davide. Ma scusa, perché famoso?"
"Mah sai, voci di cortile... E' difficile sentire di uno come lui assieme
per tanto tempo con la stessa persona." "Davvero?" "E che ti
credevi Davide? Non sono certo il tipico maschio single in cerca di
compagnia!" "E già! Bisogna fare la fila comprensiva di biglietto per
lui, non è vero tesoro?" "Certo, e attento a non farti fregare il
posto, bello..."
Sorridiamo e chi accomodiamo nel salotto. Una festa di cuscini colorati. Si
scherza un po' davanti a qualche drink. Roba forte, tanto per cambiare. Mi
chiedo sempre come faccia il tuo fegato a smaltire tutto l'alcool che butti giù.
Ed il bello è che lo reggi da fare schifo. Così quando noi ci ritroviamo con
la sbronza ben avviata sono sicuro che te la stai ridendo alle nostre spalle.
Perché ti avrò pure dipinto come un mezzo santo, ma non lo sei per niente.
Finiamo nudi sotto le coperte in tre. Pure Davide si è aggregato a noi
nonostante nessuno l'avesse obbligato. Hai capito il bambino!
Mentre sgranocchio una focaccia
mi diverto ad osservarvi. Non sono un guardone, beninteso. Fino a quei punti
ancora non ci sono arrivato. Abbiamo tutti finito da un pezzo, e voi siete
ancora a chiacchierare nel letto. Lui ti fa un sacco di complimenti sui tuoi
capelli, e tu gli porgi tante domande curiose. Il tipo deve aver attirato la tua
curiosità. Formate proprio una bella coppia, anche solo da vedere. Bellissimi
ed ancora ragazzetti. Due adoni praticamente. Alla fine mi viene da pensare che
siate voi, qui, quelli ad essersi trovati. E la cosa non mi sfavilla
molto.
Mi infilo fra voi due interrompendo i discorsi da comari. "Guardate che mi
fate sentire inutile..." "Maddai!" Davide. Mi salti al collo
togliendomi i dubbi di poco prima. Hai sempre bisogno di me in fondo. Ti
stuzzico lungo tutto il petto ed anche un po' più in giù. Vorrei poterti avere
in esclusiva. Ma anche Simone richiede il suo spazio. Mi stacca da te con un
sorrisetto. "Cos'è Dan, fai l'offeso? Mì che non mi sono mica dimenticato
di te, come potrei..." Mi stendi sotto di te iniziando a torturarmi. E la
cosa non mi dispiace per niente. Ora è tempo che ci si diverta un po' fra di
noi. Davide scoppia a ridere, poi sparisce in cucina lasciandoci soli. Molto
meglio. Perché le cose con te iniziano a farsi serie.
Un conto è scherzare in tre. Un altro lasciarti divertire per davvero. Ché hai
una bella fantasia e scegli sempre me come cavia. Mi prendi per i fianchi senza
tanti preamboli. Mi vuoi subito, non avresti potuto essere più esplicito.
"Per educazione... non vorremo mica far aspettare troppo il
piccolino." "Il piccolino dev'essere più grande di te!"
"Non importa... Ha tanto quell'aria da bambino." "Perché, tu
no?" "Quando mai! Ti do l'idea di un bambino?" Non mi fai neanche
rispondere, tu che eri tanto educato. Ma quando ne hai voglia ne hai voglia,
niente ti ferma.
Ovviamente io sono pronto. Come copione scivolo in te senza pensare più ad
altro. Ora è tempo di lavorare come si deve.
Il pomeriggio passa
cazzeggiando. E' abbastanza divertente girare per la città facendo finta di
fischiare alle ragazze. Ancora meglio scandalizzare la gente 'bene' che ci vede
baciare. In pieno centro. Simone a volte ha di quelle idee. Il tempo vola fra un
trancio di pizza e l'altro. E stasera si fa una capatina dove lavora il rossino.
Essì, mi sono dimenticato di dirlo. Il giovincello ha pure gli occhi
chiari.
"E' il mio giorno libero, almeno mi posso dedicare a voi." dice
accompagnandoci. Difatti. Il locale è una discoteca con musica a palla e gente
in viaggio per lidi migliori già alle undici di sera. Pasticche, neanche a
dirlo. In mezzo alla pista ci strusciamo fino all'indecenza. Aiutati dai drink
della casa. Ad un certo punto mi viene persino da prendere Davide e portarlo in
bagno. Dove me lo faccio senza tanti problemi.
Ormai il grado d'intesa è quello, no? Torniamo indietro che Simone ha già
trovato più di una compagnia, ovvio. Si sarà annoiato ad aspettare. E si sta
già dando da fare con un ragazzetto arrivato da poco, un fighetto di poco
conto. Così si continua a fare gli scemi ballando a coppie. Il che non è male,
visto che mi sei toccato te. Me ne accorgo delle occhiate che partono. Tanti ti
vorrebbero qua dentro. Ma tu sei solo mio. Dopo un ennesimo giro di danze siamo
talmente sfatti che ci buttiamo tutti e tre su un divanetto. Ad ordinare
qualcos'altro di fresco.
Sì, ghiacciato possibilmente. Perché la temperatura non fa che salire. Io mi
prendo un time out. Ti carezzo i riccioli mentre chiacchieri amabile con Simone.
Bacio le tue labbra bagnate dal bicchiere di Coca e Rum. Partecipi intrecciando
le dita con le mie e continui come se non ne avessi abbastanza. Fino a che
Simone, che se n'era stato zitto e paziente in disparte lasciandoci fare, non ti
prende per mano portandoti via. "Te lo rubo un attimo, permetti? Vorrei
scambiarci due paroline." Al momento non afferro e lascio fare. Tu mi
saluti con un baciamano scherzoso e sparisci insieme a lui. Ma la curiosità ha
la meglio su di me. In fondo ho il diritto di sapere quello che ti dicono gli
altri. O fanno.
Perché voglio davvero vedere se Simone ti voleva solo parlare. Ma è così.
Credevo di assistere alle più intricate posizioni del suo Kamasutra, invece vi
ritrovo seduti al banco del bar nell'ala più tranquilla del locale. State
davvero parlando. Tu rispondi a quelle che mi paiono sue domande, sembri avere
la testa per aria. Lui ti guarda, annuisce e sorride. "...Ma allora tu gli
vuoi bene." "Diciamo che vorrei fosse lui per primo a volermene. Sai,
io sono qui per amare... E' lui quello che deve imparare." "Già...
Non ti credere però. Daniele è un bravo ragazzo. Farà un po' lo stronzetto a
volte, perché figo com'è può permettersi di tirarsela, ma in fondo alla gente
ci tiene. Come a te." "Dici?" "Sì. Vi ho visto assieme
oggi... Le voci mi avevano detto tanto, ora poi ne sono sicuro. Siete una bella
coppia voi due. E lui tiene a te, te lo posso assicurare. Non posso dirti sia
amore, però... Per la sua scala di valori posso assicurarti che siete già un
buon pezzo avanti." Tu sorridi e guardi distratto il tuo cocktail. Mi viene
da chiedermi se tu sia ancora lucido o no. Perché mi piacerebbe sapere quello
che pensi per davvero, senza le nebbie dell'alcool ad ostacolo. "Mi fa
piacere..." "Anche a me. Sei un ragazzo che meriti. Sai, se non mi
avesse battuto sul tempo come al solito, credo avrei potuto innamorarmi di te.
Sei... speciale. Te lo lascio volentieri. Ci tengo che rimanga assieme a te. E
non lo dico per niente. Sei riuscito a fargli quasi mettere la testa a posto, il
che non è affare da poco. Persino con me non era durato mai più che qualche
giorno." "Bhè, allora grazie." "Di niente... Ti spiacerebbe
però se te lo fregassi un'ultima volta stasera?" "Ma no di certo, fa
pure. Se me lo chiedi persino..."
Mi faccio avanti come se nulla fosse. Appoggio la mano sulla tua spalla con fare
vago. "Allora splendori, avete intenzione di farmi languire ancora per
molto?" "Ma no, non ti preoccupare. Stavamo giusto arrivando..."
Simone. Fai l'occhiolino a Davide e mi passi le braccia intorno al collo,
sfregandoti contro di me. "Che ne dici, mi lasci questo ultimo ballo? Come
saluto d'addio diciamo..." Io ti accontento ben volentieri. Ti prendo per
la vita portandoti verso la pista a tempo di musica. Davide però fa un ultimo
gesto. Prende le chiavi della macchina dalla mia tasca dandomi un bacio leggero.
Divertiti mi dice. E sparisce. Simone attende paziente che io abbia smesso di
seguirlo con lo sguardo fino all'uscita. Poi mi fa voltare socchiudendomi le
labbra con una carezza delicata e pretenziosa allo stesso tempo. E' vero, scusa.
Hai ragione. Ora sono qui.
Mi godo questi attimi con te fino in fondo. E devo dire che li godo nel vero
senso della parola. Fino a che non mi riporti in macchina. Ma niente scherzi
dici, c'è il bimbo che dorme. Io cerco di ribattere. "Ma cosa ce ne frega
del bimbo, si sveglia anche lui e ci si diverte tutti e tre insieme ancora una
volta!" "No... Curati di lui piuttosto. Non lo troverai più uno così."
"Ma..." Mi blocchi le parole con un bacio. "Io ho già le mie
compagnie, sarebbe ora che tu trovassi la tua." Contraccambio, poi ti
saluto. "Vado diretto a casa, forse è meglio. Tanto è poco, lo sai."
"Non hai bevuto, vero?" "No... Qua quelli ubriachi fradici siete
voi due! Tutto quel vostro discorso... Poi un giorno me lo rispiegherai,
eh." "Fattelo raccontare da lui..." Mi obblighi a lasciarti
andare. "Semmai ci risentiamo. Ora vai, non vorrei vedervi nelle cronache
del sabato sera, con tutti quei pazzi che ci sono in giro." "Ma se è
martedì!" "Non importa, zitto e vai." Mi lasci con un sorriso
premuroso e lanci un bacio a Davide che sonnecchia ancora. "Quando è
sveglio salutamelo. Sembra un angioletto mentre dorme." "Oh, ma ti
sbagli. Lui è un angioletto."
Non mi capisci. Parto in quarta salutandoti dal finestrino. Ho abbastanza cose a
cui pensare, e la strada non è molto lunga. Per primo ho da preoccuparmi di
questo angelo che riposa dietro di me. Perché ho l'impressione di essermici
cominciato ad affezionare veramente troppo, e non ho idea di come dover prendere
la cosa.
.13.
Mi riprendo dal sonno che è
mattina inoltrata. Sei abbarbicato a me, fra le gambe ancora il segno della mia
'buonanotte' un po' particolare. Già. Un bacio che si è spinto quell'attimino
più in là... E pensare che ti eri giusto svegliato dal viaggetto in macchina.
Mi lasci proprio fare di tutto. Mi vengono in mente le parole di Simone. E tutti
quei miei pensieri. Avete parlato di amore. Parlavate di me e dell'amore. Che
paragone.
Un'eresia, piuttosto. Amore... La sola parola mi spaventa. Non so che cosa sia e
come governarlo, per questo mi spaventa. Così per tranquillizzarmi posso fare
la cosa che mi riesce meglio. Ovvero scoparti. Cosa altrimenti? Il sesso. Quella
sì che è una cosa che capisco proprio bene. Vederti ancora segnato dal mio
saluto di poche ora fa mi fa diventare subito turgido l'amichetto lì. Mi sdraio
sopra al tuo corpo fresco.
Al diavolo il buongiorno. Te lo faccio sentire lungo tutto lo stomaco fino
all'interno coscia. Intanto ti sei svegliato. Mi guardi con aria stupita ed
ancora un po' sognante, ma prendi subito parte al gioco. Credi forse voglia solo
scherzare come l'altra sera. Ma no. Devo ritrovare me stesso. Devo ritrovare il
vero dio del sesso, il dio che se ne sbatte di tutti, e se li sbatte tutti. Il
dio che non si fa tanti problemi e non si sente scoppiare la testa di pensieri
già di primi mattina. E posso riuscirci benissimo grazie al tuo magnifico
essere. Non è vero tesoro? Carico le tue gambe sulle mie spalle. Entro in te
senza incertezze, senza preliminari. Hai come un sussulto. Inarchi la schiena
all'indietro. Ora ti sei svegliato davvero. Gridi il mio nome. Un sorriso. E poi
stringi i denti. Ci sto godendo come un animale. Come sempre d'altronde. E tu?
Sembra proprio di sì.
"Sto godendo da schifo Davide." "Mhh..." "E
rispondimi." Spinte ripetute nel tuo corpo. Sempre più violente. Risento
urlare il mio nome. Questa volta è una supplica. Uno sprizzo di sangue che si
mescola al mio seme. Il sangue che avevo promesso non ti avrei mai più fatto
versare. Ma che cazzo sto facendo. Esco da te facendoti emettere un ultimo
gemito soffocato e scappo in sala. La parete contro cui sbatto i miei pugni
chiusi e per poco anche la testa fa male. Molto male. Ma almeno non ne faccio più
a te. Sono ancora più disorientato di prima. Io che ho sempre tutti sotto il
mio controllo non riesco neanche a calmare me stesso. Tiro un altro pugno al
camino. Mi faccio schifo.
Vorrei non averti mai incontrato. Volevo rimanere nel mio limbo di beata
incoscienza, non ritrovarmi con tutti questi problemi! Non volevo rivedere quei
pantaloni. Non volevo e basta! Tu mi raggiungi in sala. Sei avvolto nel lenzuolo
rimasto incredibilmente immacolato. Mi dai ancora di più l'idea di essere un
angelo. E la cosa mi fa sentire ancor più uno schifo. Guardi le mie mani
segnate. Ora sto sanguinando anche io. Devo aver fatto volare qualcosa giù
dalla mensola tagliandomi. Mi sta bene. Ora siamo pari. Peccato solo che la tua
ferita non sia 'volontaria'.
Mi volto, non voglio vederti. Voglio unicamente annientarmi da solo. Non riesco
a sopportare quando mi avvicini. Vattene, non voglio toccarti Davide. Potrei
solo provocarti dell'altro dolore. Sembri capirlo. Ti fermi a qualche passo da
me. Forse mi hai letto nel pensiero. Magari potessi. Almeno sapresti che non
volevo farti, di nuovo. E' che non capisco niente, non capisco cosa provo. E so
cosa mi succede in questi casi.
Divento come una bestia, seguo l'istinto. Una bestia che soggioga un angelo. Che
merda. La stanza rimane in silenzio. Racchiuso nei miei pensieri non ti sento
neanche arrivare. E' la tua mano che mi sfiora il braccio a farmelo capire. Il
brivido che ne segue. "Daniele... non mi hai fatto male, stai
tranquillo..." Incrocio il tuo sguardo e mi scanso. Ho visto più cose di
quelle che non avrei voluto vedere. Tutto quello che hai dovuto imparare stando
con me. Imparare a sopravvivermi, a negare il tuo dolore. Il dolore che io ti
procuravo. Bella roba Daniele. Complimentoni. A rompere il silenzio ora sono le
mie bestemmie sempre più furiose. "Non ti rodere Daniele." Tu mi sei
accanto, parli piano.
Mi passi una mano fra i capelli accoccolandoti contro di me. Hai il petto
graffiato. Sporco. "Mi dispiace, scusami." Bisbigli qualcosa e mi
prendi sotto la tua ala. Il lenzuolo sottile ci avvolge. Ma cosa ho fatto per
meritarmi le tue attenzioni? Ti ho appena violentato, non te ne rendi conto?!
Sei uno stupido... Le mie imprecazioni si sciolgono in singhiozzi amari. Non sei
uno stupido. Solo sai cosa voglia dire amare. Io non l'ho mai capito.
Questa sera ricevo il mio
solito numero di ragazzi. Una mezza dozzina almeno. Sveltine per la maggior
parte, ma non solo. Certi non sono proprio lavoretti semplici semplici. Forse è
proprio per questo che li accetto volentieri. Almeno scarico un po' su di loro.
Non aspettano altro che di morire sotto le mie mani esperte. Ci ritrovo anche
quel poco di gusto, oltre ad essere un'ottima valvola di sfogo.
Dopo il terzo 'servizio completo' inizio già a calmarmi. Alcuni poi si
presentano persino senza avviso. Suonano alla porta di sorpresa. Escono giusto
giusto dai locali dicono, e perché non finire la serata in bellezza dallo
scopatore folle della collina? Tanto io non chiedo altro, giusto? Tsk... Non so
neanche dove sei. Non ti ho toccato in tutto il giorno. Ne avessi avuti, oggi
avrei fatto più volentieri dei puzzle. Ma non c'erano, e così abbiamo passato
il tempo a mettere a posto la casa. Ci è voluto tutto il pomeriggio.
Soprattutto tirando per le lunghe e spolverando anche dove non ce n'è bisogno.
E non mangio neppure stasera. Perché ho sempre lo stomaco in una morsa. Ma a te
dico che non ho fame.
Finisci pure la mia parte se ti va. E mi sento vagamente un cretino. Una doccia
veloce a cui non partecipi e via a ricevere gli ospiti. Fortuna che i vari
StefanoLuigiMarioeFilippo che passano stasera mi tengono troppo impegnato per
pensare ad altro. Mi butto sul letto finalmente vuoto più o meno verso le
cinque. Ci voleva proprio. Ora sto meglio. Mi stiracchio un po', poi ti vedo
arrivare. Non ho ancora capito come, ma arrivi preciso ogni volta che finisco.
Come dal nulla. Sono molto rilassato in confronto ad oggi pomeriggio. Ho
sfondato così tanta gente che so di poter stare tranquillo con te. E scusate i
termini ma è proprio così. Anche volendo non sarei potuto rimanere calmissimo
con quei tizi.
Troppe tensioni da sfogare. Troppi pensieri che facevo finta non esistessero. Ti
sdrai accanto a me. Sento ancora quella patina di eccitazione addosso tipica di
ogni fine serata. Ma non ho intenzione di approfittarne. Almeno non credo. Poi
si sa, all'uccel non si comanda. Come siamo sboccati noi toscani. Lassù a
Torino non ne sentivo così tante. Mah... E tu da dove verrai? Non c'è nessuna
inflessione nella tua voce... Bhè, in cielo saranno tutti poliglotti.
Altrimenti come farebbero a capirsi? Realizzo questo pensiero e mi do del
deficiente nello stesso momento. Vado persino a pensare di angeli e Paradisi.
Devo essere più stanco di quello che pensavo. Mi sdraio sopra di te e ti bacio.
Anche una mano un poco forse mi sfugge, ma poi mi ritiro. Il solo pensiero di
quel rosso mi sta ossessionando. Da quand'è che mi faccio pensieri per un po'
di mia partecipazione? In fondo sono sempre io quello che comanda qui. O no? No.
Cazzo. Me ne rendo conto quando ti allontani da me.
Riaffondo subito nelle tue labbra. Sei tu che comandi ultimamente. Non lo sai
forse ma è così. Mi lascio baciare per tutto il volto, poi mi stringo a te. E'
veramente tardi, ci sono gli uccellini che iniziano già a farsi sentire da
fuori. Tiro un sospiro senza volerlo. "Ti senti meglio ora?"
"Devo dire di sì..." "Bene... ma non ti servo anch'io?"
"Davide..." Mi sfilo leggermente dal tuo abbraccio. "Io non
voglio, tu... non devi sentirti obbligato se non vuoi, insomma... dimmelo,
lascia stare." Non so da dove mi sono venute fuori queste sillabe. Non
sapevo neanche di pensarle prima di sentirmele uscire dalle labbra. "Mhh..."
Mi baci e mi stringi sopra di te. I graffi che hai sul petto stanno guarendo,
per fortuna. "Ti amo Dan..." "Eh?" "Ti amo, scemo. Sai
cosa vuol dire, non fare il finto tonto." "Non credo invece..."
"Sì che lo sai. Il tuo è amore, adesso." "Ah sì? E tu come fai
a saperlo?" "Lo sento." Ancora con questa tua storia del sentire.
Ti passo un dito sulle labbra. Hai degli occhi davvero stupendi. Da innamorato
magari? "Forse ti amo anch'io... Ma non ne sono sicuro." "Non ti
preoccupare, lo capirai." "Dici? Ma guarda che..." "Non
credere di fare il furbo con me, Daniele. Io ti amo, a te decidere cosa pensarne
a riguardo." "Uhm..." Mi cade l'occhio su un'ombra all'altezza
della tua anca. Ma non è una vera ombra purtroppo. E' un brutto livido. Mio di
sicuro. Proprio un bel contrasto con quello che mi hai appena detto.
"Ti fa tanto male?" "Cosa? Ah, quello... No, non è niente... non
ti preoccupare." "Mah..." Ti bacio ancora, stando un po' più
attento a dove metto le mani. Ma mi ritrovo a sbadigliare. Mi corico al tuo
fianco lasciandomi prendere per la vita. Anche tu non scherzi a volte. Qualche
carezza da quella posizione ti sfugge. Mi sto quasi eccitando quando mi baci sul
collo sussurrandomi all'orecchio di dormire. E va bene...
"A domani mattina angelo." "Perché mi chiami sempre
angelo?" "Vuoi dirmi che non lo sei?" "Dan... Capire cosa
manca ora non può essere poi così difficile." Come al solito ho capito
giusto metà della tua frase. Ti prendo le mani. Hai delle bellissime dita da
pianista, fresche. Ma scommetto che la tua schiena è di nuovo bollente. Non so
come mai, ma in questi giorni ti capita molto più spesso con me.
Dormo abbandonato contro di te.
Devo essere davvero stanco. Praticamente ti ho ributtato nel letto mentre ti
stavi alzando... per farmi da cuscino. Non so, non avevo voglia di dormire da
solo. Tanto anche tu cosa avresti da fare? Così ronfo buttato sopra le lenzuola
e contro il tuo corpo per almeno due ore. Tu non mi svegli. Quando mi riprendo
dal sonno ho sempre il braccio poggiato al tuo petto e la testa alla tua spalla.
Mi hai coperto con il lenzuolo. Ma che pensiero carino... Ti scanso qualche
ricciolo dal volto. Ho fatto dei sogni assurdi sai? Fortuna che sei qua con me.
Ho sognato che prendevi e te ne andavi. Non so perché. So solo che ti
spuntavano due ali da dietro la schiena e te ne 'tornavi in cielo.' Ho idea che
tu non debba farmi discorsi troppi strani prima di dormire, ho un'immaginazione
molto fervida a quanto pare.
Ti rigiri nel letto ancora addormentato, raggomitolandoti su un fianco. Eccoli lì,
i segni famosi. Disegno la loro linea con la punta delle dita. Sono profondi,
questa mattina risaltano ancora di più del solito poi. Chissà cosa ti avranno
mai combinato. In che razza di mani di aguzzini eri finito? Anche se mi avevi
parlato di un motivo legato a quei segni... Mi viene quasi un brivido. Nooo,
sono ancora soggetto di quei sogni pazzeschi.
Come minimo la tua missione era stata di scappare dai tuoi ultimi 'padroni' e
finire qui in qualche modo. Che mi viene da chiedermi se non fossero stati
meglio quegli stronzi dei piani alti che me agli inizi. Solo una cosa ho capito:
non mi va più di trattarti così, non te lo meriti. Anche lo sbaglio di ieri va
rimediato. Ti passo le braccia lungo il collo, ti svegli. "Ciao
bellissimo..." "Uh... ciao Daniele... dormito bene?"
"Certo..." "Bene, sono contento per te..." "E tu? Te la
sei dormita pure tu, eh?" "Ero stanco..." "Hai fatto
bene." Ti stendo sotto di me succhiandoti le labbra. Sai di dolce. Io
invece mi sento ancora il segno di tanti ragazzi addosso. E di quello che ti ho
fatto. "Mi perdoni...?" "Di cosa?" "Di tante cose...
che non volevo ma che ho fatto." "E perché le hai fatte?"
"Non farmi tante domande, dai... Dimmi solo un sì o un no." "Ma
certo..."
Bacio ancora le tue labbra morbide. "Grazie Davi..." "Per
cosa?" "Per tante cose." "Scemo..." Mi cingi le spalle
raggomitolandoti contro di me. "Ti voglio bene Daniele."
"Davide..." Riesco solo a stringerti un attimo di più. Non credevo me
lo potessi ripetere sul serio. "Io non... non ho idea di quello che mi
succede... dentro io... non..." Mi sussurri le parole alla base del collo.
"Lascia stare, non importa ora." "Sei sicuro?" "Sì..."
"Ma cos'eri a dire ieri... riguardo sempre alle cose da capire?"
"Più o meno quello che ti sto dicendo adesso, ma lascia perdere. Ora
ricordati solo che ti voglio bene, ok? L'importante è questo." Passo una
mano sotto la tua collanina. Tu mi baci di nuovo e mi meravigli per la seconda
volta da quando ci siamo svegliati. Nascondi entrambi sotto le lenzuola,
spingendomi sotto di te con delicatezza. "Cosa c'è?" "Ti voglio
far vedere cosa intendo io per voler bene... almeno non avremo più rischi di
incomprensioni varie." Mi annienti un un bacio pazzesco.
Le tue mani mi bloccano contro il materasso ma senza stringermi per davvero. Mi
basterebbe smuovermi per farti lasciare la presa. Ma non ne ho intenzione, le
tue labbra mi imprigionano più che delle catene. Ed ho avuto a che fare anche
con delle catene nella mia vita. Mi lasci andare carezzandomi il volto. Ho il
fiato corto da un bacio per la prima volta dopo tantissimo tempo. Ma non per
niente sei tu, sei il mio angioletto unico. Distendi l'eccitazione che mi avevi
provocato con piccoli gesti. Sei delicato, non trovo una sola punta di malizia
in ciò che fai. Solo la voglia di stare bene. E ci sto davvero da dio infatti.
Esplodiamo protetti dalle coperte sopra di noi, raggiungendo il culmine del
piacere nello stesso momento, dopo un sacco di coccole e carezze. Tutte
attenzioni che non mi ero mai accorto dessero così tanto.
Ti accasci sorridente sul mio petto, ancora bagnato ma beato come mai. Non hai
sentito dolore, neanche io. Ma sono sicuro che è stato solo grazie a te. Bacio
ancora il tuo corpo, incapace di concentrarmi su altro. Tu mi carezzi la testa.
"Come ti è sembrato allora? Un po' meglio di come credevi, questa idea così
stramba del volersi bene?" "Sì, molto meglio..." "Hai
visto, fidati a volte..." Ti sto mangiando con lo sguardo lo so, non sono
ancora sazio di te. Ti attiro di nuovo, un leggero morso alle tue labbra dolci.
Me lo permetti questo, vero? "Ma certo amore..." "Cosa hai
detto?" "Io? Niente..."
.14.
Ti stai dando del Lasonil sul
livido che avevo notato l'altra mattina. Ci credo. Le sfumature viola non sono
proprio quello che si direbbe un'ematoma in via di guarigione. Mi fa male
vederti. Quel segno te l'ho fatto io. Come moltissimi altri che avevo intravisto
già precedenti volte e non avevo voluto considerare. E nonostante questo hai
anche ripetuto di volermi bene. I casi sono due. Ho tu hai un'idea alquanto
particolare di affetto fra persone - necessariamente correlato di lividi e/o
graffi per reputarsi tale - o sono io quello qui che fa un po' troppa
confusione.
La risposta giusta è la numero due, l'ho capito. Dipende tutto da me ora, non
è vero? Ti lascio riporre la confezione al suo posto e mi avvicino un po'
incerto. Non so bene come comportarmi. Certo che è strano per me. Tu mi togli
ogni dubbio sul cosa fare. Mi prendi il volto fra le mani e mi baci. "Ehy,
cos'hai? Non è da te essere di così poche parole... e fatti." "Ma
no, mi ero solo fermato a guardarti... Sai che mi fai rimanere sempre senza
fiato." "Mi lusinghi..." "E' la verità..." La mia
neonata discussione viene subito abortita.
Non riesco a parlarne, meglio cambiare discorso. "Ma dimmi un po'... quali
sono i tuoi programmi della giornata?" "Mah, non lo so... Guidare fino
alla costa mediterranea per andare a sciogliersi sotto il sole di una spiaggia
nudista?" "Eh?!?" "Scherzavo... Non so, tu cosa vorresti
fare?" "Sai, fosse per me... Non dispongo di troppa fantasia
purtroppo." "Uhm... non credere che mi dispiaccia." "Ah
no?" "No... e poi come rifiutarsi con te?" "Infatti non
puoi...." "Ma fammi il piacere." Mi allontani scherzoso, ti
riprendo e ridi. "Allora, cosa aspetti? Hai bisogno del verbale completo di
ordine del giorno per deciderti a portarmi in quel letto?" "Ma sarai
scemo... Cosa dovrei fare, buttarti sulle coperte e spogliarti senza neanche
un..." Mi accorgo in un attimo dell'enorme boiata che sto per sparare.
Volevo scherzare, ma ho fatto così con te fino a neanche due giorni fa. E non
era uno scherzo allora. Non so cosa dirti. Rimango con la frase sospesa per aria
come un deficiente. E tanto lo sono.
"Lascia perdere, non ha più importanza." "...scusa Davide,
non..." "Ti ho detto che non è niente." "Ok..."
"E poi, se proprio proprio, puoi sempre rimediare... Basta poco
sai..." Mi baci ancora. Ci sai fare. Con le parole come con tutto il resto.
"Allora cercherò di aggiustare le cose come meglio posso..." Ti
prendo per la vita, mi segui in camera. Il tuo corpo sopra il mio è
leggerissimo. Fai per toglierti i vestiti ma ti fermo. "Che fretta c'è..."
Mi impadronisco delle tue labbra. Le tue braccia mi circondano il collo, le mie
ti afferrano per la cintura. Ci strusciamo a sufficienza da sentire i pantaloni
stretti. Ma non voglio rovinare tutto troppo presto. Ti lascio andare
carezzandoti il viso. E la mia mano scorre anche un po' più in giù, a sedare
gli effetti del bacio. Ti sfilo i pantaloni, tu prendi l'iniziativa con i miei.
Non è una passeggiata trattenersi con un corpo come il tuo a completa
disposizione. Ma le tue mani abili mi danno un notevole aiuto. Mi approprio
nuovamente della tua bocca per soffocare i gemiti che mi stai procurando. Ma non
sei ancora contento. Le tue dita bagnate prendono spazio fra le mie labbra. Sei
indecente!
Ridi come se mi avessi letto nel pensiero. "Uno come te che si scandalizza
per così poco? Cosa credevi, di aver preso in casa un santo per caso?"
"Un angelo magari..." "Considerami l'eccezione alla regola
allora." Ti faccio scivolare sotto di me. "D'accordo, 'eccezione', però
lasciami lavorare..." "Perché lo chiami lavoro?" "Mhh,
abitudine penso... ma ora zitto su..." Fai una faccia strana. Con tutte le
volte che ti ho zittito a forza non me ne meraviglio. Ti accarezzo il volto.
"No, non ti preoccupare angelo... non ti voglio più vedere lividi,
davvero. Per star zitto intendevo... vabbè, fa finta di niente." Mi passi
le gambe attorno alla vita e sorridi tranquillo. Mi hai capito comunque. Ti
prendo le mani sudate.
Ancora qualche piccola attenzione, il tempo di sentire il ritmo calmo del tuo
respiro aumentare. Non ce la fai più. Io neanche. "Hai bisogno di qualcosa
ancora, piccolo?" "Solo di te Daniele..." Ti sfioro le labbra.
"Sono qui." Mi lasci spazio, entro senza sforzi. Hai intrecciato le
dita con le mie, sembri aggrapparti ad uno scoglio. Non te ne rendi conto, ma mi
stai lasciando i segni delle unghie sul dorso della mano. Ma ti facevo così
male ogni volta? Anche oggi, nonostante sia così attento. Rabbrividisco solo a
pensare a tutte le volte che ti ho preso senza che neanche te lo aspettassi. Non
posso credere a quanto hai sofferto. Ed io che non ti ascoltavo.
Vengo insieme a te. La goccia che pulisci dalla mia guancia però non è un tuo
frutto.
Mi stai cullando come un
bambino. Come se fossi stato io quello che ha sentito dolore. Quella storia non
mi è proprio andata giù. Ti sei accorto di qualcosa, perché mi hai
abbracciato premuroso senza chiedermi niente. Mi sono un chiuso un po' in me.
Sei paziente, mi lisci i capelli mentre sono accoccolato al tuo fianco. Ti sei
persino preso la briga di sciacquarmi. L'acqua mi ha fatto stare un po' meglio
in effetti.
Mi sfiori la curva del naso facendomi alzare lo sguardo. "Sei
preoccupato?" "Eh? ...Forse." "Di cosa?"
"Niente... Tu stai bene?" "Ma certo, perché non dovrei? Sei
stato così dolce..." "Ah sì?" "Sì... Ma ho una curiosità.
Non mi avevi detto che avevi imparato ad amare solo con la violenza? Com'è che
sai anche essere delicato quando vuoi...?" "Non è completamente
vero..." "Che cosa?" "L'avere imparato come ti avevo
detto." "E cioè?" "Cioè... credo che sia perché una volta
mi è capitato un ragazzo diverso, quando ero ancora su a Torino... sarà stato
per lui che non mi sono proprio rovinato." Erano anni che non ripensavo a
quel ragazzino. E tutto d'un tratto me lo hai fatto tornare in mente. E' come se
lo avessi di nuovo davanti. "Ah sì? Ti va di parlarmene?" "Si
chiamava Alessandro. Era un ragazzino, ma proprio giovane... Aveva sedici anni
compiuti da poco. Era finito da noi perché stava scappando da casa..."
"Noi?" "Sì... in quel periodo io abitavo con Stella."
"Chi era, la tua ragazza?" "Ma cosa ragazza, mi vuoi offendere?!
Stella era un travestito... Mi aveva preso in simpatia diciamo. O forse si era
accorta che gli conveniva ospitarmi, chissà. Sai, ci chiamavano 'I culi d'oro
del lungo Po'... simpatico eh? In effetti eravamo i più richiesti... Lei era
nel giro da prima che io prendessi il diploma di media inferiore, tanto per
darti un'idea, io mi ero fatto valere... Così dividevamo un'appartamentino,
spese in comune... anche clienti. Quella sera era arrivato questo ragazzetto, e
credo anche fosse fatto perché era agitato da morire... non riusciva a stare
fermo. Stella se l'era preso per sé. Solo che mi aveva fatto... pena. Cioè era
un bambino, e Stella era più famosa di me per non avere riguardi con chi le
capitava fra le mani. Così gliel'ho preso io, ma proprio preso... mi ci sono
giocato tre dei miei clienti migliori." "E lui cosa voleva?"
"Cosa avrà voluto secondo te, un mazzolino di fiori?? Quello per cui era
venuto... sarà stato un po' in acido, ma sapeva bene dov'era e non mancava di
contanti. Solo che..." "Cosa?" Mi hai abbracciato alle spalle, mi
fai stendere contro di te. La tua pelle morbida sa di buono come sempre.
"Aveva... era strano. Ma di persone strane sai quante ce ne capitavano...
Lui sembrava aver paura, eppure strepitava che voleva farsi qualcuno... non
aveva proprio senso. Se davvero avesse voluto quello che continuava ad urlare
non si sarebbe spaventato... Invece quando mi sono avvicinato per portarlo sul
letto si è messo ad urlare e piangere contemporaneamente. Non ti dico la paura
che mi sono preso... era assurdo. Io sono andato lì per farlo un po' calmare,
anche perché Stella non era molto paziente e mi stava già sbraitando di
buttarlo fuori di casa... Poi piano piano si è calmato, si è fatto prendere...
Ti ho detto, mi ci stavo giocando tre dei miei migliori clienti, però non l'ho
potuto mollare lì come se niente fosse. Gli ci sono voluti dieci minuti buoni
per dirmi cos'aveva. Aveva litigato con suo padre riguardo a non so che cosa, ed
era venuto per pura ripicca. 'Se dici così, allora io mi faccio davvero
qualcuno, hai capito qualcuno, un uomo, un uomo, hai un figlio che se
lo fa mettere in culo da un uomo!' Praticamente questo è quello che aveva
raccontato a me e gli aveva detto. Ma era proprio assurdo..." Mi sembra di
rivivere quei momenti, di tranquillizzare quel ragazzino con le mie stesse
mani.
"Carezze... era l'unico modo per farlo stare calmo, per farlo smettere di
piangere. A cose normali uno così l'avrei buttato fuori subito, ma era così
piccolo... Forse mi ci rivedevo come situazione, come età... Non potevo
lasciarlo con Stella, l'avrebbe distrutto. Non volevo perché... perché mi
rivedevo agli inizi come lui. Ero un bambino anch'io..." Mi stringi piano,
sento il tuo respiro sfiorarmi il collo. "Continua..." "...così
gli ho chiesto se era sicuro di quello che voleva. 'Sei vergine?' gli ho
chiesto. E lui lo era... Non solo voleva venire con me, non era neanche mai
stato con nessuno, non so... Non era proprio un bel posto dove cercare una prima
volta quello, cosa importa se aveva il portafoglio pieno di pezzi da cento...
Insomma alla fine ho fatto come chiedeva... spiegandogli tutto e
ripetendoglielo, se era sicuro, se sapeva cosa voleva dire... Ma in fondo non
ero mica un assistente sociale, lui aveva i soldi e mi chiedeva."
"Certo..." "La cosa che non aveva calcolato era la sua paura. Non
so perché avesse deciso di farsi un uomo per ripicca al padre, però non era
pronto di sicuro... stava forzando i suoi tempi. Su quel letto è stato più il
tempo a cercare di calmarlo che altro... Anzi, alla fine credo di aver avuto
giusto una 'toccata e fuga' con lui. Però ho visto come tranquillizzarlo, non
fare come con tutti gli altri... buttarlo sotto di me a forza per una volta non
mi pareva la soluzione migliore. Se ne è andato senza aver capito bene cosa gli
fosse successo davvero, secondo me. Però, con lui... forse perché era
piccolo... cioè ho sentito una specie di 'attaccamento', forse affetto... Lui
neanche sapeva come mi chiamavo. Però mi aveva detto il suo, di nome. E mi
aveva detto tanto cose di lui, mentre lo calmavo..." "Amore... Ma
quante ne hai viste? Perché non me lo hai mai detto?" "E cosa ti
dovevo dire? 'Sai che ho scoperto cos'era una carezza grazie ad un sedicenne
squinternato che aveva scazzato col padre e per questo mi ha impedito di fare le
cose come mio solito?' ...Niente, lascia stare Davide." Mi stringi a te.
Chiudo gli occhi al tuo tocco delicato. Intorno a noi è pieno giorno, ma mi
sento ributtato in quella stanzetta lurida. "Dan... l'importante è quello
che tu sei adesso. Dicono che ogni esperienza ci viene data per maturare ed
apprendere qualcosa. Non vuol dire niente se hai imparato il significato di una
carezza in quel modo, l'importante ora è che tu le sappia usare. E ti posso
assicurare che ne sei perfettamente in grado..." Riapro gli occhi, sei ad
un palmo di naso da me. "Grazie Davide." "E di cosa? Grazie a te.
Non sai quanto ho imparato con questa tua chiacchierata." "See...
piuttosto, fammi sentire la tua schiena." "Perché?" "E'
bollente, vero?" "Bhè, in effetti..." "E perché mai, me lo
vuoi dire?" "No." "Ma non è valido... Io ti ho parlato un
sacco dei miei affari, potresti dirmelo..."
Giochi con il mio lobo fra le labbra. "Lascia perdere... Lo saprai più
tardi." "Più tardi quando?" "Dipende da te..."
"Ma..." "Shh..." Mi blocchi le parole sulla punta della
lingua. E' difficile parlare e stare dietro ad un tuo bacio. Decido per il
bacio. Con te appoggiato sopra il mio petto ritrovo le mie piccole certezze. Se
mi permettono di starti vicino, non devo essere stato poi così cattivo.
.15.
Stamattina chiama uno. Almeno,
uno lo è di sicuro. Il giorno che chiamerà una ragazza al mio cellulare
passeranno la notizia al telegiornale delle venti e trenta. Solo che non conosco
il numero. Rispondo a mala voglia. "Sì?" "Sei tu Daniele?"
"Sì certo, chi doveva essere..." "Ah, non lo so! Senti mi hanno
detto di te, sei libero stasera?" Mi guardo attorno con un sospiro. La casa
è un porcile, andrebbe risistemata da capo a piedi. E poi ci sei tu di là.
"Ma perché ti viene in mente proprio ora?" "Come? Mi avevano
detto che sei sempre libero!" "Ma quante cose che ti hanno
detto..." Fra un po' frigna al telefono. Già mi sta antipatico il
bimbetto. Babbo di minchia salariato sicuro.
Ti vedo spuntare sulla soglia della porta. 'Tutto bene' chiedi. Ti faccio segno
di sì con la mano. "Senti... Sì, vieni. Per le dieci."
"Ma..." "Ma niente." Finisco la chiamata. Sei ancora lì che
mi guardi. "Davide..." "Sì?" "Dammi un po' una
mano." "A far cosa?" "A mettere in ordine qui."
"Era un tuo amico?" "No, non lo conosco." "Ma sei
sicuro..." "Sì sì, è tutto a posto, lasciami in pace ora..."
Ti passo accanto, ho abbastanza da fare per prepararmi. Anche il ventenne da
passaparola mi doveva capitare oggi. "Figli di papà del cazzo..."
borbotto infastidito.
Ma mi spunta un sorriso macchiavellico sulle labbra. So come sistemare quel
rompiscatole. Quanto è vero che sono il dio del sesso, stasera avrà una
perfetta dimostrazione della mia fama, il ragazzetto. "Dai amore, dammi una
mano qua." ti chiedo sorridendo rivolto alla nostra camera. Devi capire
tutto, mi sorridi a tua volta. E' solo per stasera, te lo prometto angelo.
Il tizio arriva tutto in tira
alle dieci spaccate. Pacco in bella vista strizzato nei pantaloni, capelli
tirati all'indietro e sorriso di chi vuol farti credere di essere figo. Anche io
faccio la mia figura con la camicetta rossa che mi hai consigliato. "Non
sai quanto mi faccia sesso questa roba" mi hai detto mettendomela fra le
mani mentre mi cambiavo. Deve fare effetto anche su quest'ultimo ospite. Pare
soddisfatto al vedermi in cima alla porta. "Cavoli, se bello proprio come
mi avevano detto." "Ah, ma davvero? Avanti, vieni
dentro..."
Varchi la soglia, vorresti dare uno sguardo intorno immagino. Ma purtroppo ti
ritrovi contro la parete in un attimo. Inspiro forte l'aroma del profumo che
emani. Christian Dior, eh? "Siamo persone fini a quanto pare..."
Slaccio veloce la cintura di D&G che devi aver scelto con tanta cura. Ma
come mi diverto. Le tue mani sono fermate dalla mia rimasta libera. Voglio
sfidarti a fare qualche movimento poi. La materia prima però devo ammettere che
non manchi. E va bene dunque. Lo lascio andare, non prima di averlo mandato in
debito d'ossigeno.
Sembra sorpreso ma reagisce bene. Eppure è alle prime armi, glielo vedo scritto
in faccia. Non è il posto ideale per fare gavetta questo, l'avresti dovuto
capire prima di venire. Ora mi spiace ma sei qui, e mi farai divertire come
voglio. "Non vuoi sapere come mi chiamo?" "E cosa me ne
frega..." Ti porto in camera. Hai già parlato troppo per me. Ti prendo per
la testa e ti faccio girare contro al muro. "Ehy, ma vai di fretta
tesoro?" "Ma la sai una cosa?" "Che cosa?" Ti spingo la
faccia contro il muro senza troppa violenza, solo per spaventarti un po'. Non
vorrei farti già scappare. Ci sarebbe il rischio che tornassi indietro a
chiedere ciò che non hai avuto. Ed io non ho intenzione di rivedere la tua
faccia di merda dalle mie parti. Vorrei possibilmente che persino scappassi al
solo vedermi per la strada. Un po' di passaparola ed il gioco è fatto.
Non avrei più nessuno che viene a rompermi pretendendo, pretendendo,
pretendendo. Ti faccio sentire per bene l'odore della parete. Sei sfortunato
tesoro. Ti sei trovato rappresentante in un colpo solo di tutta la gente che mi
è sempre stata sul cazzo. Mi fai venire in mente i ragazzi delle discoteche di
quando ero a Torino, quando ero troppo inesperto per decidere da chi era meglio
allontanarsi. Da quelli come voi. Quelli stronzi che mi hanno insegnato la
violenza con chiunque. Anche con Davide. "Odio quelli come te..." Come
un assassino che minaccia con la pistola la propria vittima io faccio lo stesso
sfilando la mia 'arma' dagli slip. Non mi tolgo nemmeno i pantaloni. Sarebbe uno
spreco di tempo.
Un lasso di tempo in cui dovrei sentire ancora il tuo profumo nausearmi. Sempre
tenendoti fermo sparo il primo colpo. Un sussulto. Avrai capito quello che
succede? Avrai capito che era meglio che girassi la tua bella Jaguar in cima al
vialetto d'ingresso e che non mettessi piede qua dentro con quel sorriso da
macho? Oppure credi ancora che sia soltanto un trattamento come tutti gli altri?
Te l'hanno detto questo?
Altrimenti te lo faccio capire io. Il secondo colpo. Un urlo. Il terzo. Ancora
un altro. Il quarto. Un altro sempre più forte. Il quinto. Urli ancora. Rischia
di far insospettire qualcuno il tizio. Il sesto, l'ultimo, quello micidiale. La
mia pistola non ha più colpi in canna. Gli ha riversati tutti nel corpo della
vittima e giace fumante. Ma non è l'unica a giacere sfinita. Anche il corpo
della vittima è accasciato contro il letto.
Ma non siamo in un poliziesco. Qui non ci sono morti. Solo uno stupido ragazzino
figlio di papà che ha avuto quello che si meritava fino in fondo. Come sono
soddisfatto.
Torni in camera mentre mi sto
infilando un paio di slip puliti. Forse non ti aspettavi tutte quelle urla, hai
un'espressione un po' dubbiosa dipinta sul volto. Bhè, qualcosa avevi già
capito, e purtroppo quando mi metto in testa di fare una cosa la faccio come si
deve. Ti infili sotto le coperte e mi aspetti arrivare. Sono un po'
stropicciate, ma non c'è altro segno di quello che è successo. Ci credo.
Ha fatto ben presto ad uscire di casa, il signorino. Fra le cose che gli avevano
dovuto dire di me, si erano dimenticati la parte più importante. Che non
sopporto quelli come lui, che se la tirano. O meglio, tirarsela va anche bene.
Ma chi si crede di essere superiore... Ecco, quei personaggi mi fanno andare
davvero in bestia. Mi innervosiscono. Ed io stesso non consiglierei la mia
vicinanza in una situazione simile. Avermi in un letto poi. "Non è vero
tesoro?" ti chiedo mentre mi sdraio sopra di te. "Cosa?"
"Che ha scelto la serata sbagliata il signorino?" "Ho idea."
Mi sorridi e ti bacio. Un vero piacere una volta ogni tanto. "Stasera non
ce la faccio anche con te, ti spiace?" "Ma figurati..." "Mi
avevi fatto perdere l'abitudine." "Che peccato, vero?" "Uhh...
non è detto." Anche con te mi diverto. Pur essendo un divertimento
diverso.
I tuoi boxer si sfilano facilmente sotto le mie mani. Ho scoperto che ti piace
essere stuzzicato lungo i fianchi. Ognuno ha i suoi punti sensibili in fondo, me
lo fai capire ancora gemendo alle mie carezze. Non ho neppure sfiorato una delle
cosiddette 'zone calde', ti basta davvero poco. Mi attiri a te sussurrandomi
qualcosa fra le labbra. Allarghi le gambe e mi fai stendere lungo il tuo torace.
Come non volessi farmi andar via.
"Cosa c'è, bello...?" "Niente. Volevo solo farti sentire che
sono qua... ricordarti che ti voglio bene." "Non mi dici niente di
quel ragazzo?" "Non m'importa di lui... Io so come sei fatto per
davvero." "Come siamo sconci stasera..." "Ma no scemo...
Quello che conta in te non è là in basso... è qua." Mi passi una mano
sul petto. Sei così dolce da far venire la carie. "Ehy, basta ora..."
Riaccolgo le tue labbra ed il loro bacio. Aderisci al mio corpo sudato.
"Gli hai fatto molto male?" "Davide..." Cosa ti dovrei
rispondere? Rimani in silenzio. Ti abbraccio. Sento che rabbrividisci.
No piccolo. Non sono tornato quello di prima, non ti preoccupare. "Lascia
stare, era un cretino. Lo sai che con te è diverso." Stai sorridendo. La
mia ombra ti copre il viso, ma so che stai sorridendo.
Mi sveglio con le tue gambe
poste fra le mie. Fortuna che sei tu. Mi pareva già di essermi dimenticato
qualche conquista da night club nel letto. Non mi fosse successo, volte che ero
troppo sbronzo per ricordarmi di buttare fuori la gente. A cose normali non mi
piace svegliarmi con qualcuno accanto o peggio ancora addosso. Per questo
buttavo tutti fuori prima che ciò succedesse. La notte e le sue vicissitudini
erano un qualcosa che a mattina non mi toccavano più. Con te invece è diverso,
come ti ho detto ieri. Ormai è una settimana che mi sveglio trovandoti contro
di me. Vuol dire che deve andarmi bene lo stesso. Altrimenti non ti lascerei
dormire per molto.
Mi volto osservando fuori dalla finestra. Il sole è già alto come al solito.
E' una giornata caldissima anche oggi. Mi fa tornare in mente quando siamo
andati a fare quella gita a Siena. Ma anche quando siamo stati da Simone. E già,
Simone non si è più fatto sentire. Ha il cellulare staccato. Probabilmente sarà
occupato con una delle sue compagnie altalenanti. Se avrà bisogno si farà
sentire.
Mi passi un braccio intorno al petto, ti sei svegliato. Preso dalle mie
reminiscenze non me n'ero neanche accorto. "Buongiorno..."
"Ciao." Hai i riccioli completamente scompigliati, sei uno spettacolo.
Mi baci ridendo. E' bello iniziare la giornata con te.
.16.
Il primo pomeriggio oggi passa
all'insegna della sperimentazione. Ovvero a capitoli di Kamasutra. E non tanto
per dire! Con un tipo come te posso anche permettermi di giocare un po'. Poi sei
stato tu a mettermi in mano il volumetto sghignazzando. Che me l'ha regalato
Simone in verità. Mi sfidi chiamandomi 'latin lover' e sfottendo parecchio.
Quando mai qualcuno ha dubitato delle mie portentose capacità?!
Non mi ci vuole niente a portarti in camera e dimostrartelo. Non hai già più
quella sorta di timidezza mista a (falsa?) innocenza che ti avevano
caratterizzato quando eri arrivato qui. E' bastato poco per scioglierti con me,
eh? Ma quello che mi fa davvero piacere è che sembri non avere neanche più
timore. Eppure ci stanchiamo velocemente, dopo solo due posizioni 'strane'. A me
poi non era mai piaciuto esagerare... con il Kamasutra ben inteso. A letto non
si esagera mai troppo. Ti porto a fare un bel bagno per sciogliere le
contorsioni rimaste, e mentre stai regolando l'acqua butto via il libro. Tanto
non mi era mai servito molto. Simone si arrangerà, se proprio vuole farlo così.
Visto che principalmente era lui l'ideatore del tutto. Io non ci trovo questo
particolare divertimento. Tu mi aspetti per un massaggio. Un dolore
indescrivibile. Cerchi di rilassare i muscoli delle mie spalle ottenedendo così
solo le mie imprecazioni. Mi stai praticamente torturando! "Perché sei così
rigido? Cerca di rilassarti..." "Come no, mi stai stritolando!"
"Ho idea che il Kamasutra non faccia per te, sai?"
Mi lasci andare e mi baci più volte. Molto meglio così. La tua pelle sa di
noi. E questa piccolezza mi fa sentire davvero bene.
"Non viene nessun ragazzo
stasera?" Parli dalla cucina, stai lavando i piatti di oggi. "Perché?"
"Non ho ancora sentito nessuna chiamata." "No, stasera
no..." "Allora vai fuori?" "Ti ho detto di no..." Ti
asciughi le mani e mi osservi mentre finisco di riordinare. Camera nostra chissà
perché è sempre in costante confusione... Questa scenetta da 'vita quotidiana'
mi fa sorridere. Ti preoccupi perché stasera non ho invitato nessuno.
Ma che tesoro. Manca solo che ti chiami 'mogliettina cara' ed il quadro sarebbe
perfetto. Ma non ti illudere troppo, voglio solo darti l'esclusiva questa sera.
"Mi sembra strano per te... Successo qualcosa?" "No, ho solo
altro da fare." "Tipo?" "Tipo badare a te..." "Ah
sì?" Mi lanci un'occhiata furba. "Non ti è piaciuto il
Kamasutra?" "Sicuro tesoro... ma diciamo che preferisco ancora
posizioni più 'classiche'." "Uhm... è un invito ad aspettarti in
camera?" "Perché no... Anzi, lasciami l'onore." Ti blocco contro
la libreria, ma è solo un bacio. Che ci scalda quel giusto.
Sorridi beffardo. "Avanti Dan, fammi vedere come recuperi il tempo perso
dietro quel libretto..." "Intanto ti ricordo che sei stato tu a
proporlo... e ora non ti preoccupare." Ti prendo per la vita
accompagnandoti in camera. Ti accomodi sui cuscini. Devi essere in vena. Bhè,
anch'io. Ma decido di andarci piano. Ho visto che ti fa piacere. Altro che
manuali e manuali. Con tutte quelle contorsioni impossibili mi è venuta l'idea
che tu preferisca anzi i metodi 'quotidiani'. O almeno, per me è così. E non
mi sbagliavo neanche sulle tue, di preferenze.
Mi ritrovo a giocherellare con i tuoi riccioli dorati. Hai il fiato corto e mi
sorridi. Ti ho fatto divertire lo stesso, dì la verità. "Perché non sei
sempre così?" mi chiedi. "Così come?" "Dolce..."
"Ma stai zitto..." Ti prendo un po' fra le braccia. Ti piace. Vorresti
dormire, ma ti stuzzico di nuovo. "Dai, sono stanco..." "Evvabbene...
Ma giusto per questa volta, eh." "Sì, certo..." Mi lanci addosso
un cuscino. E finisce in una battaglia a cuscinate. Ci rotoliamo nel letto come
due bimbetti fino a ridere di tutto il caos creato. Ci sono piume sparse ovunque
nella stanza. Tu le osservi un attimo. Sembri malinconico. Ti è sparita la
risata dalle labbra tutto d'un colpo. Ma cos'hai piccolo? "Davi... tutto
bene?" "Eh? Ma sì, certo..." "Tranquillo?" "Sì sì...
Lo sai che ti amo, vero Dan?" "Certo, non fai che dirmelo... Ma perché?"
"Così... solo per saperlo."
Scansi una piuma e mi sorridi. Ma sei sempre triste, si vede. "Ehy, ma
cos'hai?" Ti passo una mano fra i riccioli. La fermi deciso. "Non ti
stare a preoccupare, non è niente Dan... sono solo un po' stanco." Ti
sistemi contro di me. Sei già addormentato quando ti abbraccio delicato intorno
alle spalle. Hai il respiro davvero leggero. Ed un'espressione strana che non ti
avevo mai visto. Sfioro i tuoi tagli gelidi e non riesco a capire cosa tu possa
avere. Eppure andava tutto benissimo...
A volte mi dai proprio da pensare, angioletto.
"Ti va di andare a trovare
due amici miei?" "E chi?" "Due mie vecchie conoscenze...
Tanto cosa abbiamo da fare." Non ho idea di come mai mi sia venuto in mente
proprio ora, ma è così. Sono già le cinque passate, comunque ti carico in
macchina e guido sotto il sole fin dentro il paese. Scendiamo che ancora stai
cercando di farmi dire da chi ti sto portando, inutilmente. "Ora lo
vedrai..."
Mi segui fino al citofono dell'appartamento senza altre domande. Suono e nel
frattempo ne approfitti per perquisirmi. Non ne hai mai abbastanza. "Ehy
angelo, cos'è?" La voce che risponde gracchiante ci distrae. "Chi è?"
"Sono Daniele." "Dai!! Vieni su!"
Il portone si apre con un suono metallico. Ti spingo dentro. Saliamo giusto un
piano di scale, quando una porta si spalanca davanti a noi. "Guarda chi si
vede! E' una vita che non ti facevi più sentire!" Fabio, in pantaloncini
corti e camicetta leggera. "E' vero, scusa. Ho avuto da fare..."
"Immagino. Non la smetti mai, eh?" Sorride e ci invita in casa. Sei
quasi restio. Non credevo che il tuo senso dell'educazione fosse tanto estremo.
Chiedi il permesso poi ti decidi a varcare la soglia. "Fabio, lui è
Davide. Davide, Fabio." "Piacere..." "Piacere mio! Avanti,
accomodatevi! Miki, è arrivato Daniele con un amico!" Fabio ci sorride e
sparisce di corsa in un'altra stanza. Era da così tanto che non tornavo qui che
quasi non ricordo più la pianta della casa. L'odorino stuzzicante che arriva
dalla cucina però è inconfondibile.
Un televisore due stanze più in là abbassa il volume. Prendo Davide per mano e
lo accompagno in sala. Un ragazzino mezzo capovolto sul divano si alza per
salutarci. "Ciao Maicol." "Ciao." Tende la mano a Davide,
presento anche lui. La tua reazione è quella che mi aspettavo. Rimani senza
parole. Vi squadrate per un attimo come due gatti che si ritrovano nello stesso
territorio. E gli occhi felini, a Maicol, di sicuro non mancano. Né l'ambiguo
fascino. Fabio in quella torna indietro dai meandri dell'appartamento.
"Scusate, rischiavo di far bruciare qualcosa! Non gli hai offerto niente
Miki?" "Già, volete qualcosa?" "No, grazie..."
"Sedetevi, avanti! Hai un po' di cose da raccontarmi, non è vero Dan?"
"Mah, niente di particolare..." "Ma come, non sei un tipo da
'niente di particolare'!" Rido e mi siedo sul divano, mi vieni dietro.
Anche Fabio si accomoda sul divano accanto a quello dove siamo seduti noi,
passando un braccio intorno alle spalle del ragazzino.
Mi fa piacere vedere che va tutto bene fra loro. Non che ne avessi mai avuto il
dubbio. Anche tu sembri rilassarti finalmente. Continui a squadrare un poco
Maicol, ma poi vieni preso dalla discussione. Vecchie chiacchierate su vecchie
storie, opinioni su cose e persone. I video musicali scorrono davanti a noi, e
chiacchierando del più e del meno arrivano le sette. Maicol si scusa un attimo,
lo sentiamo fare una telefonata. "Sì, torno presto, mi fermo solo con i
miei amici. Ciao... ciao." Torna indietro sorridendo. "Perché non vi
fermate qui a mangiare?" Chiede anche a Fabio, ed al suo cenno sparisce ad
apparecchiare la tavola. Ceniamo davanti ad uno splendido spezzatino di carne
contornato di verdure. Mi piace il clima sciolto che si respira. Erano mesi che
non mi facevo vedere, ma qui niente è cambiato. Stessa ospitalità, stessa
tranquillità delle piccole cose. Al massimo Miki può essersi alzato un po', ma
per il resto è tutto immutato.
Mentre ti vedo scherzare con lui non posso fare a meno di pensare a quante cose
siano cambiate per me in questi mesi. Soprattutto a quanti sono
cambiati. Se dovessi fare una stima, non riuscirei a ricordarmi tutti i ragazzi
con i quali sono andato nemmeno volendolo. Certo non mi annoio mai. Ma vedervi
così animati e ripensare alla mia casa sempre vuota fra un ragazzo e quello
successivo, mi fa confondere il gusto della carne in bocca. Tu riesci a cogliere
il mio sguardo e mi chiedi in un bisbiglio cos'abbia. Niente angelo. Mi è
bastato ricordare che ci sei tu ora per dimenticarmi un bel tot di problemi.
Rispondi al mio sorriso e mi versi un bicchiere di vino rosso. Non troppo, dopo
devo guidare.
La discussione diserta sugli ultimi successi bianco neri. E il tutto si fa
ancora più animato, visto che il Miki non manca di grinta e tifa Toro. Senza
sparecchiare finiamo di nuovo a discutere di questo e quello sui divani. Ad un
certo punto Maicol è talmente preso dai suoi commenti calcistici che Fabio
senza tante storie gli blocca le parole di bocca con un bacio, fra le risate
generali. Lui sbuffa come indispettito, poi fa una linguaccia e scoppia a ridere
insieme a noi. A questo punto pure tu ti sciogli contro la mia spalla. Continuo
a chiacchierare giocando distrattamente con i tuoi riccioli. Ancora una mezz'ora
e vedo che sei prossimo al sonno. Ce ne andiamo ringraziando della cena e
dell'ospitalità, fra promesse di prossimi incontri. Miki ci saluta con un mano
silenzioso, con il suo solito fare leggermente misterioso.
Mi aspetto tue domande. Invece faccio in tempo a risalire la strada prima che tu
ti faccia sentire. Ed è solo per dirmi che dormi un po'. La tua curiosità però
si fa viva a letto. Ti accoccoli contro di me e dai voce ai dubbi che ti ho
visto scritti negli occhi da quando abbiamo messo piede in quella casa.
"Ma... Maicol... quanti anni ha?" "Diciotto, appena
compiuti." "E Fabio? Ha la mia età, giusto?" "Sì, anche se
non mi hai voluto mai dire quale fosse la tua... Andando ad occhio, però, sì..."
"Ma come fanno a..." "A stare insieme? E' un mistero! Per me poi
è un qualcosa di davvero incredibile... dovevo farteli conoscere anche per
questo." "Uhm..." Rimani silenzioso per un pezzo. "E come
mai conosci Fabio? Una tua vecchia fiamma?" "No, è sempre stato con
Maicol che io sappia... Solo un vecchio amico." "Allora hai qualche
compagnia che non passi necessariamente per un letto." "Solo
loro..." Mi abbracci senza motivo parlando a bassa voce. "Ti ho visto
strano stasera, o mi sbaglio?" "Ma no... Solo che non li vedevo da
tanto." "Raccontala a qualcun altro, bello..." Dai, non
m'interessa parlarne. Fammi questo favore.
Un po' sorrido però. In fondo sapevo che mi avresti rivoltato come un guanto
con le tue curiosità mirate. Non cambi proprio. Ed a pensarci bene, tutto
questo non mi dispiace. Se mi aspetto le tue domande è perché ti conosco. Una
novità per me.
Come al solito sembri leggermi nella mente. Mi baci senza chiedermi altro
augurandomi la buonanotte. E per una volta dormo davvero bene.
.17.
Una bomba. Mi hanno messo una
bomba in casa. O forse è solo il mio cellulare che aspetta una risposta.
Riemergo da sotto le coperte. Ti sei svegliato anche te. Ma chi cazzo è a
quest'ora?! Afferro il cellulare e rispondo con gli occhi ancora chiusi dal
sonno.
Appena rispondono dall'altro capo vorrei fosse un brutto sogno. Ma mi tocca fare
a cazzotti con la realtà già di prima mattina. "Ho bisogno di una bella
scopata, tesoruccio." Andrea. La sua voce mi entra nel cervello rimbombando
contro i miei sensi ancora bradipi. "Ho voglio di te, puttana." Ma
perché in una settimana in cui sono in pace con il mondo, il mondo non si mette
in pace con me. Per una buona volta...
Soprattutto lui. Non so neanche cosa rispondergli. Avrei bisogno di una doccia
fredda solo per ricordare il mio stesso nome. Figurarsi un ragionamento intero.
Tu mi fai scendere dalla nuvoletta del bell'addormentato in un attimo. Mi punti
i gomiti nelle costole facendomi mancare il respiro. Sai essere bastardo quando
vuoi. Ma hai ragione. Mi tiro su riprendendo fiato. "Ciao, come mai così
mattiniero?"
"Il bambino che ho trovato l'altra sera non mi ha soddisfatto per niente.
Voglio te, e possibilmente anche quell'altro." L'associazione di idee fra
la sua voce e la tua figura mi fa venire il volta stomaco. Non posso sopportare
oltre. "Ora no. Stasera al Barone, ok? E non farti più sentire."
Finisco la chiamata. Il 'bi-bip' della linea occupata mi sembra il suono più
idilliaco di questo universo. Mi butto contro di senza la voglia di pensare a
niente. Forse solo una rabbia muta che mi rimane chiusa dentro. Ma stasera la
finisco. Non mi ci è voluto molto a deciderlo.
Il Barone Rosso. Uno dei luoghi
più affollati che io conosca. Non fosse mai che a quel furbo venisse in mente
di voler menar le mani. Entriamo nel locale e te ne accorgi subito anche da
solo. Meglio che mi stai vicino. Ti porto dietro di me fino ad un tavolino ad
angolo. Andrea è già lì.
Come non ne ho voglia. Prima di raggiungere il suo campo visivo mi passi un
braccio intorno alla vita. Non sai quanto te ne sono grato. O forse sì. Saluto
Andrea con un borbottio indistinto. Tu invece mostri un ghigno a trentadue denti
e ti appiccichi ancora di più a me. Il disappunto che leggo nei suoi occhi è
così evidente che vorrei ridergli in faccia. Però mi trattengo. Tutto fila
abbastanza liscio per almeno una quarantina di minuti. Fino a che il cretino non
si alza e viene a provarci accanto a me. "Ah ah ah, aspetta
caro..."
Mi arrampico sopra di lui muovendomi come al palo della lap-dance. "Ora sì
che ragioni bello!" sento rantolare da sotto di me. Non so neanche se
sorridere o sputargli in faccia. Davide non ha ancora fatto una mossa. Ma non ti
preoccupare, sto per smettere. Non sono tornato qui per prostituirmi a suo
piacere e diletto. Allungo le mani nelle mie tasche e ne tiro fuori una mazzetta
di biglietti da cinquecento euro.
"Questo è quanto mi hai dato in questo ultimo anno, centinaio più
centinaio meno..." Mi guarda ridendosela. Anche la sua risata riesce ad
essere viscida. Interrompo quel verso insopportabile ficcando più di metà
delle banconote nella sua bocca spalancata. Prima che abbia il tempo di capire
un altro rotolo è nelle sue mutande. "Riprenditeli pure, stronzo." Mi
alzo spargendo altri soldi per aria.
Lui sta rischiando di morire soffocato, ma non è certo un mio problema. Ce ne
andiamo fra la folla attonita. Ma qui mi conosco. Basta uno sguardo per farci
passare incolumi nonostante il tentato omicidio. C'è chi persino mi batte la
mano sulla spalla. Quello che più mi fa sorridere però sei tu. Usciti dalla
soglia inizi a ridere euforico. Mi porti contro il muro prendendomi le mani e mi
baci fino a far trovare entrambi senza fiato. Sei dolce come un cucchiaino di
miele intriso nella panna. Ti porto via per mano e finiamo a fare l'amore in un
albergo due strade più in là.
Il tuo corpo nudo è stupendo. Ma ancora di più le attenzioni che mi hai riservato questa notte. Credevo di morire. Riposi sdraiato quasi di traverso nel letto. Hai la pelle chiarissima come le lenzuola. Io ti carezzo i riccioli guardando il tuo viso addormentato e sorrido. Dormi bene amore.
.18.
Questa sera sei inquieto. Non
so perché ma ti vedo nervoso. Non riesci a stare fermo un attimo. Tu che di
solito sei il più calmo dei due. Ti abbraccio affondando il viso fra i tuoi
riccioli. Manca poco che fai un salto fino al soffitto. Sei un fascio di nervi
vivente.
"Cosa c'è piccolo?" "Niente." "Non puoi dirmi niente,
sei strano. E' tutto il giorno che saltelli qua e di là come un folletto, ma
cos'hai?" "Ma no, nulla Dan. Io..." Vedo che stai per dire
qualcosa ma ti blocchi prima di iniziare. Sembri preoccupato. "Ehy bello...
Dai, dimmi cosa c'è." Ti carezzo una guancia, e tu mi scoppi a piangere
addosso. Non me l'aspettavo proprio. 'Non posso farci niente' dici fra i
singhiozzi. E' la prima volta che ti vedo così. E' la prima volta persino che
ti vedo piangere. E mi dai ancora più da pensare. Non puoi farci niente??
Rimani un attimo fra le mie braccia. Poi te ne vai. "Davi... angelo,
aspetta." Ti volti. Hai gli occhi umidi. Quando mai sei stato così...
debole? "Non mi chiamare più così... Per piacere Daniele." "Ma
Davide... è tutto qui il problema?" Guardi basso, non rispondi. Ti prendo
per la vita asciugandoti il volto con il dorso della mano. "Non ti ho mai
visto piangere... è successo qualcosa di grave?" "No..." Mi
sorridi a fatica. "Non... mi passerà, lascia stare." Ma non è la
verità di certo. Ti vedo di nuovo gli occhi inondati di lacrime. Fai fatica a
non crollarmi contro un'altra volta.
"Andiamo di là... vuoi?" Mi fai segno di sì, ti porto in camera. Qui
sembri calmarti un pochino di più. Sei seduto sulla sponda del letto accanto a
me. Ti carezzi i gomiti come spaesato. "Stai meglio?" "Più o
meno..." Ti stropiccio i capelli. Prendi subito possesso delle mie labbra.
"Daniele, ti prego... Fammi del male stasera." "Cosa?"
"Fammi del male. Picchiami, violentami... per piacere." "Ma cosa
stai dicendo?? Amore, ma ti senti bene? Sei tu che..." "Lo so, lo so.
Ma io ti amo..." "Ma non posso proprio per questo! Non riuscirei più
ad... ad usarti, lo sai. Ma cosa...?" Devi essere sconvolto per chiedermi
una cosa del genere. Invece sei perfettamente lucido. Non piangi neanche più.
"Hai ragione... allora amami. Se non riesci più a volermi male, dammi
tutto il tuo amore. Ora. Ti prego." Ti guardo. Non ti riconosco nelle
parole che mi dici. Ma sei sempre tu.
Sei sempre il mio piccolo angelo, il mio bellissimo adone dalla pelle chiara ed
i riccioli biondi. Non ci capisco più niente. "Vuoi? Per piacere. Dammi il
tuo amore. Il tuo amore fisico... brutale. Ora." Sono confuso. Ma faccio
quello che mi chiedi, sperando ti faccia star meglio. Senza pensare a tutto ciò
che mi hai detto. Ci sdraiamo, ti lasci svestire. Il contatto con la tua pelle
mi dà una strana sensazione. Soprattutto la tua schiena.
E' ghiacciata. Non era mai successo. Tu mi spingi a dimenticarmene. Hai bisogno
di me. Ma come ai chirurghi è vietato operare i propri parenti, io quasi non mi
sento di prenderti fra le mani questa sera. Non so cosa cerchi, non so cosa
chiedi. E soprattutto ho paura di farti del male per davvero. Sei così fragile
sotto di me... Vado un po' a senso, usando un po' della mia esperienza. Tanto
sembri accettare tutto. I preliminari non sono lunghi. Non cerchi carinerie, me
lo fai capire. Così prendo spazio in te. Nonostante le apparenze sei molto
ricettivo. Mi richiedi ancora.
Perdo il senso del tempo, mi perdo anche in te. Diverse volte. Eppure ti
distendi solo molto dopo. Dici che va tutto bene. Ma ti vedo soffrire. Non
soffri nel corpo. La dolcezza nei nostri rapporti è diventata una norma
immutabile. Non ti ho più sentito urlare da quella volta. Ma soffri dentro. E
questo mi fa preoccupare ancora di più. Non so perché stai male. E
non riesco a capirlo. Ti aggrappi a me. Mi vuoi ancora.
"Ti amo Daniele... ti amo." Alla fine tutto torna a filare liscio.
Dopo tante lacrime di cui non so nulla. Mi muovo dentro di te con delicatezza,
mormorandoti all'orecchio diversivi che ti fanno star bene. Infatti ti
tranquillizzi. Smetti di mordere. E riesci a rilassare anche me così.
Osservi i segni che mi hai lasciato sulle spalle. Non è da te. "Scusami Daniele..."
"Ma figurati..." Bacio ancore le tue labbra. Poi ci addormentiamo
esausti buttati uno sopra all'altro. Ma anche durante la notte sento che non
dormi.
Mi sveglio con ancora il tuo
sapore in bocca. Certo che ieri sera eri davvero messo male. Chissà cosa ti era
preso. Magari oggi me lo dirai.
Mi guardo intorno. Non ci sei. Ti sarai già svegliato. Strano. Ma magari eri un
po' scosso. Ho fatto come mi chiedevi, ma non so se era la cosa migliore. Mi
sento indolenzito io stamani, non voglio immaginarmi te. Quei ritmi non sono da
noi. Forse lo erano per me...
Bevo un po' d'acqua e mi infilo un paio di pantaloncini. I tuoi jeans sono
rimasti qui. Sarai andato a fare una doccia. Ma in bagno non ci sei. E neanche
in cucina. Vado a vedere fuori, per poco il sole non mi acceca. Stiamo vivendo
di notte in questi ultimi tempi. O comunque in casa. E bisogna stare attenti
alle insolazioni. Spero ti sarai messo almeno una maglietta con la pelle chiara
che hai. Ma giro inutilmente anche per il cortile. Forse sarai andato in paese a
prendere qualcosa per la colazione. Mi volevi fare una sorpresa ma mi sono
svegliato prima. Sì, dev'essere andata così. Comunque mi scoccia l'idea di te
in giro da solo, nelle condizioni in cui eri. Cavoli, ieri mi hai proprio
spaventato.
E non posso neanche rintracciarti. Non ti potevo comprare un cellulare cavolo?
Torno in casa grattandomi soprappensiero la testa. C'è quella frase che mi gira
in testa. 'Non posso farci niente.' Fare niente a che? Forse eri solo un po'
sconvolto. Perché faccio rimbalzare le tue parole contro gli anfratti della mia
memoria come una pallina da flipper impazzita, ma non riesco a trovare niente
che possa averti fatto preoccupare negli ultimi tempi. Sono anche diventato una
pasta di ragazzo. Mah. Torno in camera con una tazzina di caffè bollente in
mano. E ti vedo lì.
Sul letto. Rivolto verso la finestra, mi dai la schiena. Ed hai due ali che ti
spuntano dalle scapole. Due ali grandi e bianche come nei cartoni animati. Devo
stare ancora dormendo! Ma ti volti verso di me, e la tazzina che cade per terra
ustionandomi i piedi mi dovrebbe svegliare. Invece sono sempre qui. Tu mi
guardi. Io ti guardo. Hai uno... 'sbattito d'ali'. Ed io inizio a sghignazzare
come un cretino. Anche perché altrimenti potrei mettermi a piangere. Od ad
urlare. O scappare dalla camera, buona idea! Ma rimango impiantato sulla soglia,
i cocci di ceramica ai piedi. A ridere come un pazzo. Tu mi osservi - credo - in
silenzio, poi mi richiami sul letto. Mi sbatto la porta dietro le spalle. Poi
torno dentro.
Tanto era solo un'allucinazione. Sono troppo preoccupato e mi faccio tanti
problemi per niente. Ma tu sei ancora lì. Preciso come ti avevo lasciato. Con
le tue belle alucce bianche che fanno aria. "Non... non... non è...
oddio." "Dan sono sempre io..." "Sì, come no... Guarda che
io stavo con un ragazzo, non con un... angelo?" "Dan...
Avanti, vieni qui." Mi sento gli occhi sbarrati mentre decido cosa fare.
Infatti tu mi sorridi. E fai cenno di venire battendo la mano accanto a te, come
avevo fatto io la prima volta che eri arrivato qui.
Faccio due passi verso il letto. Poi prendo una sedia e mi ci metto a
cavalcioni. Devo ancora capire qualcosina prima di venire lì da te... Ti
riavvii i capelli e lisci le ali. Poi inizi a parlarmi. Hai la voce di sempre,
come mai? Non dovresti parlarmi, che ne so, telepaticamente? "No... Non
sono del tutto un angelo. E non voglio farti spaventare ancora di più
poi." Allora mi leggi davvero nel pensiero. Bastardo! Sorridi. Io
sorrido.
"E perché non me lo hai detto prima?" "Di cosa? Del pensiero
o...?" "Del pensiero, cazzo! Chissà tutto quello che ti sarai dovuto
sorbire! Potevo starmene più zitto a saperlo." Ridi. Hai una bellissima
risata. Già l'avevo sentita poche volte. Ed ora è così cristallina. "Sei
sempre tu Dan... non ti smentisci mai." Rimango a guardarti. Sei
bellissimo. Si sapeva, certo. Ho decantato le tue qualità mille e mille volte.
Ma ora sei proprio... Non voglio dire l'aggettivo ma lo penso. E grazie! Sei
divino. In tutti i sensi. Guardo incuriosito le tue ali.
Sono degne del miglior serial fantascientifico. Morbide, folte. Mi sento un
attimo... non so. "Sei semplicemente un po' disorientato, non ti
preoccupare..." Ah. Grazie. Ora mi sento meglio. "Cretino... Mi fai
venire un infarto a momenti." "Non volevo Daniele... ma non potevo
farci niente." Eccola. La frase. Ora sì che può avere un senso. Per forza
che non la capivo. "Ma perché piangevi ieri sera?" "Per il
motivo che ti ho detto. Perché ti amo, purtroppo." "Ma..." Mi
fai ancora segno di avvicinarmi. Sarà una storia lunga ho idea.
Ti raggiungo.
.19.
"Gli angeli neri sono
angeli che sono stati scacciati dal cielo perché hanno compiuto delle azioni
cattive. Le loro ali sono diventate nere. E caduti in terra sono costretti a
vivere nel mondo degli umani. Il mio creatore aveva tentato di riprodurre un
angelo bianco in provetta dopo avere estratto il DNA da uno nero ucciso con le
sue stesse mani. Ma sembra che ci abbiano voluto punire per questo
sfregio.
Lui è stato ucciso e le mie ali sono diventate nere, come se avessi compiuto
anche io una cattiva azione. Senza la sua protezione sono finito subito nelle
mani di approfittatori. Inizialmente facevano violenze su di me, poi vista la
mia bellezza mi hanno voluto vendere sul mercato del sesso. Così hanno deciso
di strapparmi le ali, perché la mia bellezza sarebbe stata intaccata da quelle
brutte 'alacce nere'.
Ma nel momento stesso in cui me le strappavano ho liberato un energia enorme e
loro sono... morti. Mi sono spaventato un casino. Non capivo. Sentivo un forte
dolore alla schiena, i segni delle ali strappate. Ecco perché quelle cicatrici.
Ero a Perugia, ho preso tutti i soldi che avevano e sono scappato via. Qualcosa
mi ha guidato qui. Il tuo nome impresso nella mente era l'unica certezza che
avevo, anche se non ti conoscevo.
Poi ho capito perché mi hanno spedito qui. Per darmi una possibilità di
riscattarmi in quanto angelo nero, e questo aiutandoti. Ed il fatto che le ali
siano ricresciute è segno che ci sono riuscito. Ora lo sai."
Questo è praticamente il
discorso che mi hai appena fatto. E spero di non aver perso della parti, perché
già ci capisco ben poco. Non ho ancora detto una parola da quando hai finito di
raccontare. Devo mettere insieme troppe cose.
Cose a cui non avevo pensato. Cose a cui avevo pensato ma non volevo credere.
Altre che ancora non mi so spiegare. Tu mi dai tutto il tempo che mi occorre. Se
è vero che mi leggi nel pensiero, dammi una mano con questo casino. E
soprattutto spiegami come andrà a finire. Perché ora ti ho davanti, per quanto
ti abbia scoperto un angelo, ma... Chi è che ti ha mandato qui? E ora ti
rivorranno indietro? Visto che tanto ho già perso le speranze di riuscire a
capire quello che ruota intorno a sta' storia e alle tue ali, almeno fammi
capire il succo del discorso.
Perché sai, per me è uguale che tu abbia le ali o no. Se rimane tutto qua il
problema, dispongo di un grande spirito di adattamento. Solo che non credo che
tu mi abbia fatto tutto questo discorso pazzesco solo per farmi capire come mai
stamani ti sei svegliato con un paio di ali. "Infatti... Il problema è
proprio qui." "E cioè?" "Daniele, io ti amo. Il problema
sta tutto lì. Non sono un essere umano. Non mi sento neanche completamente un
angelo se è per quello. Ma di sicuro i sentimenti veri non dovrebbero fare per
me. Certo, lassù è tutto un amore. Ma è un amore da Paradiso infatti, un
amore platonico. Non un sentimento reale... Come quello che sento io per te. Per
riscattarmi avrei dovuto indicarti la strada giusta senza coinvolgermi più di
tanto. Fisicamente non era certo un problema. Ma nel profondo... Quello che è
successo è che io mi sono innamorato davvero di te, conoscendoti. Non eri più
solo il mezzo per raggiungere il mio scopo. Eri una persona con tutte le sue
sfaccettature, il suo carattere. Una persona che mi piaceva. Quella che si
chiama 'una bella cotta'. Una strinatura feroce, sarebbe meglio dire... Dovevo
continuare nella mia opera, ma mi sentivo legato a te. Fin troppo. Non avevo
abbastanza 'distacco professionale', come hai detto tu con quella storia dei
chirurghi... E le cose sono peggiorate ancora più quando sei cambiato e ti sei
innamorato anche tu. Mi sono ritrovato a pensare di non concludere il mio
mandato. Preferivo essere dannato per il resto dei miei giorni, ma insieme a te.
Perché ora che ho concluso la mia missione me ne devo andare. E non posso farci
niente. E' per quello che ieri sera ti ho chiesto di picchiarmi. Avevo paura.
Avevo paura di quello che stava per succedere. Sentivo che le mie ali sarebbe
ricresciute presto ed io sarei dovuto andare via, perché ormai eri cambiato,
eri tornato puro. Ma non volevo perché ti amavo. Perché questa tua redenzione
avrebbe segnato la fine del nostro rapporto. Ed ho sperato che una tua violenza
avrebbe potuto permettermi di rimanere ancora per un po'. Ma ho fatto male i
conti... Ti ho insegnato fin troppo bene. Ti sei rifiutato di farmi del male,
ovvio. Lo sapevo fin dall'inizio. Ma era un tentativo disperato. Come il mio
amore, disperato. Perché non posso rimanere adesso..." "Ma..."
Devo avere un'aria alquanto aliena. Non riesco neanche a balbettare una frase.
Che poi non so neppure cosa vorrei dire. "Datti tempo amore..." Ti
guardo. Non riesco a pensare a molto. L'unica cosa che ho capito è che per
qualche ragione legata a quelle tue ali te ne devi andare. E questo non mi va giù.
Proprio adesso. Proprio adesso che le cose iniziavano a girare dal verso
giusto.
Allunghi una mano. Le tue bellissime dita. Io mi scanso alla prima. Ti
riavvicini delicato. Hai un tocco leggero, caldo. Non è una mano da film horror.
Sei sempre tu, né più né meno. Bhe' forse qualcosa in più sì. Ma sei sempre
tu. Il mio Davide. Il mio angelo Davide. Angelo. Alzo lo sguardo, mi sorridi.
"Dici che si possono baciare gli angeli?" "Ma certo..." E'
quello di cui ho bisogno ora. Di riaverti in qualche modo. Ma mi scopro a
piangere quando sfioro le tue labbra. Fai un gesto che mi pare molto carino,
anche se non mi spaventa per poco.
Avvolgi le tue ali intorno a noi. Sono davvero morbide come mi erano sembrate.
Hanno un tocco delicato. Come il tuo bacio. Rimango ad un palmo dal tuo viso. La
tua pelle non ha più odore. O almeno, ha il profumo di latte tipico dei
neonati. Forse è il momento buono per chiederti quella storia dell'essere
poliglotti, no...? Sono esausto. Non so più cosa pensare, e l'unica cosa che ho
capito è che te ne devi andare.
E non ci resisto. Scivolo contro di te, non riesco più a piangere. Sei caldo,
un torpore che mi culla. Mi carezzi i capelli. Mi assopisco piano mentre mi
mormori qualcosa. Ma nella mente. "Ti amo Daniele. Ti amo." Spero sia
davvero un sogno. Spero di risvegliarmi e ritrovarti accanto a me. Perché anche
io ti amo Davide, ma non te l'ho mai detto.
.Epilogo.
Mi desto come da un lungo sogno
agitato. Sono sudato fradicio, il sudore freddo della paura. Ma tanto tutto
quello era solo un sogno, non è vero? No. Merda. C'è un angelo davanti al
nostro letto. Non proprio ciò che si può dire una mera illusione.
Ha pure lui il bel suo paio di alette bianche, anche se non è bello quanto te.
Ti sta parlando. Sento il cuore balzarmi alla gola in una morsa feroce che mi
toglie il respiro ed una qualsiasi lucidità. "Andiamo" ti dice. Gli
fai un cenno col capo mentre ti scorre una piccola lacrima sulla guancia.
Allunga una mano verso di te e tu fai per prenderla. In un attimo mi torna alla
mente tutto. Mi sento morire. Ma non riesco a fare niente. Neanche una parola
per trattenerti. Neanche una parola per dirti che ti voglio davvero bene.
Forse è per questo che te ne vai, perché me lo merito. Non sono tornato puro.
Ho solo imparato a non farmi sentire con troppa forza... Ho ancora tante cose
dentro che non vanno, tante cose che non ti ho detto e che non sai. E me ne
dispiace, perché a quanto pare non le verrai a sapere mai. Te le dovevo dire
prima. Ora sei lì, a prendere la mano di questo bel fanto alato, e te ne andrai
come in quel sogno maledetto.
Invece scansi la mano con un colpo secco, quasi violento. "Fratello, cosa
succede...?" "Ti odio, vi odio tutti..." "Davide?"
"Daniele stai zitto!" Mi gridi questa frase e mi ritrovo immobilizzato
contro la testata del letto. Da non so che forza. Da bambino facevo questi
giochi, ma bastava la campanella che segnava la fine della ricreazione per farmi
smuovere. Ma tu qui non stai giocando. Inizi a discutere con l'altro angelo. Poi
ti scagli contro di lui con tutta la tua forza. Lo vedo vacillare all'indietro.
La mano ti cola di sangue. Ma non ci sono ferite fra di voi.
Sembrano i segni che avevi sui polsi la notte che ti ho sognato, quelli fatti
dalle manette. Come avranno fatto a riaprirsi non ho la possibilità di capirlo.
L'angelo scompare a poco a poco. Le tue ali diventato nere. Chiazze come di
petrolio sul tuo bianco candido. Si tingono di un nero indaco che prende delle
bellissime sfumature viola alla luce del sole, dai raggi che arrivano dalla
finestra davanti a te. Ti battono direttamente sulla schiena. Ma neanche te ne
accorgi. Sembri parlare con qualcuno, ma chi? Ora siamo completamente da
soli.
Le ali si fanno di nuovo chiare, sempre di più. Come se quegli stessi raggi le
avessero scolorite fino a sparire del tutto. Ma cosa sta succedendo?!
"Voglio essere un uomo, voglio essere un uomo" ripeti con le mani
serrate fra i capelli macchiati. "Davide..."
Quella specie di forza si annulla da intorno a me. Ti accasci a terra privo di
sensi. Corro da te, ti prendo fra le braccia. Rinvieni. Sono terrorizzato, ma
che cazzo hai combinato insieme a quell'altro tipo?? Tu mi sorridi.
"Indovina... ora sono come te Dan. Ho rinunciato a tutto quello che ero...
Mi prenderò l'influenza e dovrò morire come ogni essere umano sulla faccia
della Terra... ma starò con te fino alla fine." "Come Adamo ed
Eva...?" "No, meglio... come Adamo e Adamo." Ridiamo sollevati,
ci guardiamo negli occhi. Ti stringo e non sento neanche più i segni sulla tua
schiena. "Ti amo Davide... davvero." Mi sorridi. Tutto il resto si
dissolve nel nostro primo vero inizio.