Disclaimer: I
personaggi di questa ficcy sono miei miei mieissimi!! Guai a chi li tocca
senza il mio permesso!!!!
Ringraziamenti: A Lindale che ha promesso di fare il disegno dei
protagonisti, a Dragoneyes che mi fa da beta-rider, a Cristina che mi chiede
sempre di andare avanti con la storia…. Eccomi qua!
Nota1: la mia prima ficcy yaoi (se non la mia prima ficcy in assoluto…) XD!
Perciò non siate troppo severe…
Nota2: solo il prologo era in prima persona ^^;;; …..il resto tutto in
terza!!!
Nota3: alcune usanze o riti sono realmente esistiti in età Medioevale.
Legenda:
tra <<...>> il parlato
tra “...” il pensato
in corsivo i sogni
Bird of Ill Omen
capitolo 1
di
Lòmea
Si
mise a sedere sull’erba appena bagnata di rugiada. Socchiuse gli occhi: il
sole splendente in cielo li feriva. Era tutto simile al sogno fatto qualche
giorno prima, eppure era tutto più cupo, più buio...dei passi felpati alle
sue spalle lo fecero voltare di scatto. Di nuovo vide lo splendido ragazzo
biondo, e si soffermò a fissarlo con un misto di gioia e speranza. Gioia
perché quel ragazzo lo faceva sentire bene, speranza perché sperava di
vederne il volto. Rimasero a lungo immobili l’uno di fronte all’altro,
finché Nome-nome non si alzò e fece un passo avanti, prendendogli il viso
tra le mani e sollevandolo verso sé...
Aprì gli occhi di scatto, con in mente stampata l’immagine del viso di
quell’angelo.
<<Andrej…>> mormorò inconsciamente.
<<Già sveglio?>> chiese una voce molto simile a quella di Bugs Bunny alla
sua sinistra.
<<Eh sì, a quanto par… Ommioddio!>> si interruppe non appena vide chi aveva
parlato.
Uno strano essere lo guardava, spaventato del suo urlo improvviso. Era alto
almeno 1.90, circa quanto lui, era magrissimo e portava uno straccetto
marrone per coprire le intimità. Ma la cosa più strana era il viso: la bocca
assomigliava ad un becco, gli occhi erano grandi e spostati ai lati della
testa e aveva lunghe orecchie da cane. La pelle, invece, sembrava essere
quella di una rana: verde-marrone e ugualmente viscida.
<<Che cosa sei?>> chiese Kaith cercando di controllare il tremito della
voce, non solo dovuto alla sorpresa, ma anche ad uno strano mal di testa e
un pesante dolore al petto.
<<Ma dove vivi? Non hai mai sentito parlare di Yatani ?>>
<<Yacosa?>> chiese il ragazzo sbalordito
<<Yatani. Contiamo la metà della popolazione totale di Jisaia!>>
<<Jisaia?>>
<<Il Mondo Interno. Sul serio, ragazzo, dove vivi? Sei un po’ strano,
soprattutto i vestiti, ma…>> l’essere sbuffò e scosse appena la testa.
“Ma dove sono finito?” si chiese Kaith prima di ricadere in uno stato di
incoscienza.
Era nella piazza di un piccolo paese. Tutto era sfocato, come nei sogni
precedenti. Aveva due secchi vuoti in mano, pronti per essere riempiti
dall’acqua che sgorgava da una fontanella al centro dello spiazzo vuoto. Il
vento scompigliava appena i morbidi riccioli marroni di Kaith. Si avvicinò
alla fontana.
In quel momento vide una figura seduta sulla porta di una casa. Era un
ragazzo con capelli dorati, appena mossi dal vento, la pelle color pesca e
gli occhi…gli occhi! Non riusciva a vedere gli occhi. Già una volta li aveva
visti e bramava di rituffarsi nelle loro iridi. Fece un passo avanti,
indeciso, il rumore del suo movimento parve attirare l’attenzione del
biondino che, lentamente, si voltò verso di lui…
Di nuovo la coscienza riaffiorò alla mente di Kaith, e insieme a quella il
mal di testa e i dolore al petto.
“Sono ancora qui?” si chiese malinconicamente. Per la seconda volta in quel
giorno riaprì gli occhi. E per la seconda volta vide lo Yatano che si
aggirava per la stanza.
<<Senti…>> cominciò Kaith.
<<Ah, ti sei ripreso?>> chiese l’essere gentilmente.
<<Si, senti, mi dici il tuo nome?>>
<<Il mio nome è Dyaro, angelo>> rispose Dyaro sorridendo.
<<Angelo?>>
<<Non vieni sicuramente da questo mondo. Cosa puoi essere se non un
angelo?>>
<<Potrei anche essere un diavolo>>
<<Diavolo? Cos’è un diavolo?>>
<<Lasciamo perdere>> Kaith sospirò <<Piuttosto, mi sai dire dove mi hai
trovato?>>.
<<Vicino al fiume. Eri steso sulla riva, bagnato e pallido come un cencio>>
Dyaro si astenne dal dire che era anche lacrimante, per non mettere in
imbarazzo il povero angelo caduto dal cielo.
<<Perché eri là? E perché il nostro Dio ti ha inviato? Qual è la tua
missione?>> aggiunse lo Yatano, curioso.
<<Non ricordo perché ero là. L’ultima cosa che ricordo è che la mattina del
mio compleanno ero tutto elettrizzato, perché compievo 19 anni...poi però
deve essere successo qualcosa di non molto bello, perché sento come una
sensazione opprimente al petto…e poi…non so perché mi trovo qua. Non so
nemmeno se è reale o solo la mia fantasia che vaga. Forse è tutto un sogno.
Ma se non lo è, allora proprio non so spiegarmi il motivo della mia presenza
qui>> rispose Kaith più a sé stesso che a Dyaro.
L’essere non rispose e si limitò a fissarlo.
<<Forse…>> esordì lo Yatano.
<<Forse?>> chiese il ragazzo, speranzoso.
<<Bè, forse potresti andare dall’Oracolo>>
<<E chi sarebbe?>>
<<Colui che tutto vede e tutto sa>>
<<Era ovvio, il solito guardone>>
Dyaro gli scoccò uno sguardo severo.
<<L’Oracolo è una persona importante. Se vai da lui, forse ti saprà dare una
risposta. Che sia buona o cattiva, lui ti dirà la verità>>
<Mi aiuterà anche a ricordare?>> chiese Kaith speranzoso.
<<Ricordare ciò che è stato il tuo passato è compito tuo. E se tu non
riuscirai, nessuno potrà>>
<<Ok. Allora dovrò arrangiarmi. Quando si parte?>> chiese mettendosi seduto
di scatto. Una fitta lo colse ai polmoni e si rigettò immediatamente
indietro sul letto. Rimase immobile, ansimando per qualche secondo, poi si
volse verso Dyaro, con uno sguardo interrogativo.
<<Sei stato a lungo a mollo nel fiume. Ti sei preso la polmonite. Ora starai
buono buono a letto finché non guarirai, poi vedrò cosa posso fare per il
tuo viaggio in cerca della verità>> sentenziò Dyaro con sguardo severo,
quindi si voltò e si incamminò verso la porta.
<<A proposito>> disse fermandosi. Si volse verso il ragazzo steso sul suo
letto <<Non ho ancora chiesto il tuo nome>>
<<Kaith…il mio nome è Kaith Bounce>>rispose Kaith di getto.
Dyaro sorrise <<Riposa, Kaith Bounce>>
***
I giorni passavano, e Kaith stava sempre meglio. Stava bene anche al livello
psicologico: Dyaro era un vecchietto arzillo e simpatico, anche se a volte
severo, come un padre. In effetti gli ricordava molto il suo. Suo
padre…chissà come mai, ogni volta che pensava ai suoi genitori, il peso che
sentiva al petto si duplicava. Ma non ne sentiva la mancanza. Né di loro, né
dei suoi amici o chiunque altro che conoscesse.
<<Dyaro...>> chiamò il ragazzo.
<<Dimmi>>
<<Semmai dovessi partire tu verresti con me?>>
Il vecchio Yatano rimase qualche secondo in silenzio, poi si voltò verso
Kaith.
<<Vedi, Kaith, io sono vecchio. E l’Oracolo è lontano. Poi per la strada
possono esserci molti imprevisti…non credo che reggerei la fatica>>
<<Capisco…>> mormorò Kaith, scoraggiato. Sperava di poter andare in viaggio
con qualcuno, ma a quanto sembrava l’unica persona che conosceva in quel
mondo non poteva accompagnarlo.
<<Quindi sarò costretto a partire da solo>> affermò.
<<Da solo? No! Il nostro cartografo, esperto in geografia sia di Jisaia che
di Tesaia, ti accompagnerà>>disse Dyaro.
Nome-nome rimase un attimo immobile: quindi doveva andare con un’altra
persona.
<<È simpatico almeno, questo cartografo?>> chiese.
<<Simpatico? È la persona più fredda di tutto il Mondo di Siraya! Lui fa
solo il suo lavoro e basta>> esclamò Dyaro.
<<Andiamo bene. E come si chiama?>>
<<Andrej. Nessuno conosce il suo cognome>>
“Andrej?!” quel nome non gli era sconosciuto, era sicuro di averlo già
sentito.
<<Ok. Io…va bene>> mormorò appena.
Dyaro, notato il leggero impensierimento di Kaith, si diresse verso la
porta.
<<Dormi, ora. Forse domani…>> il vecchio sorrise <<...forse domani ti faccio
alzare>>
Il viso di Kaith si illuminò di gioia, e per una volta tanto si mise a
dormire senza fare storie.
***
Il giorno dopo, finalmente, Kaith ebbe i permesso di alzarsi.
<<Vedi, Dyaro? Sono in ottima forma!>> esclamò saltando eccitato per la
stanza.
<<Ok, ok>> esclamò il vecchio, ridendo al vedere tutta quella vivacità
propria dei giovani <<Ora però mostrami quanto sei in forma!>>
<<Come? Come?>> chiese il ragazzo, ansioso di mostrare le proprie capacità
fisiche. Improvvisamente si trovo in mano due secchi vuoti.
<<Vai a prendermi l’acqua alla fontana. Io sono vecchio, e la scorta sta
finendo>>
<<Ma… allora è per questo che oggi mi hai fatto alzare? Per andare a
prenderti l’acqua? Questo è sfruttamento bello e buono. No no no…>> cominciò
a borbottare Kaith, incrociando le braccia sul petto e sbuffando.
<<Suvvia ragazzo! Ricorda chi ti ha salvato la vita e ti ha dato
ospitalità!>>
<<Solo per questo però, eh?>> mormorò Kaith, e uscì.
Era mattina presto, e c’era una leggera brezza mattutina. Si vedevano alcuni
Yatani affaccendati fuori dalla porta a sistemare qualcosa o semplicemente a
godersi il silenzio del villaggio di prima mattina. Kaith camminava per le
strade, conscio che tutti lo fissavano per lo strano modo in cui era
vestito. Pensando a questo, non vide dove andava, e ben presto si perse. Si
guardò intorno, in cerca di un punto di riferimento, ma non ne vide.
“Dannazione! È la prima volta che esco, per lo più con indicazioni precise,
e già mi perdo!! Non è proprio possibile…” Si avvicinò ad uno Yatano
impegnato a spazzare la veranda di casa sua.<<Ah, ehm, mi scusi…>> cominciò
Kaith, piuttosto imbarazzato. Lo Yatano alzò lo sguardo incuriosito <<Si?>>
continuava a guardare i suoi vestiti.
<<Ah, ecco, potrebbe dirmi, gentilmente….dove si trova la fontana del
villaggio? Sa, mi sono perso….>>
<<È proprio là, ragazzo>> lo Yatano indicò alla sinistra di Kaith, che
immediatamente si girò a vedere. A una trentina di metri da lui, alla fine
del vicolo in cui si trovava, si apriva uno spiazzo quadrato largo sì e no
dieci metri, con una piccola fontanella al centro. Era tutto terribilmente
vuoto e silenzioso. Kaith ringraziò e si avviò verso la fontana. “Che figura
di merda” tirò un calcio a un sassetto, che rotolò silenzioso fino all’acqua
sgorgante.
Un leggerissimo movimento al limite del suo campo visivo lo fece voltare
bruscamente: seduto sulla veranda di una delle casette della piazza c’era
qualcuno. Kaith osservò quello che di sicuro non era uno Yatano, ma un
essere umano maschio come lui. Era giovane, doveva avere circa diciassette
anni. Portava dei pantaloni marroni legati alla vita con un cordoncino e una
blusa beije. Il viso era coperto da splendidi capelli color grano, lunghi
fino alle spalle, appena mossi dal vento.
“Questa scena…l’ho già vista…”
Kaith fece un passo avanti, facendo scricchiolare le foglie secche sotto ai
suoi piedi. Quel rumore così lieve venne percepito dal ragazzo biondo, che
immediatamente si voltò verso di lui.
Le iridi marroni di Kaith si trovarono a specchiarsi in due iridi verdi.
“Quegli occhi verdi…sono quelli del sogno! È lui il ragazzo che sogno
sempre!!”
Incredulo di aver trovato il ragazzo che cercava, Kaith aprì e chiuse la
bocca, senza che nessun suono ne uscisse. Il biondo si alzò e cominciò a
camminare nella sua direzione. I loro occhi erano incatenati e non si erano
lasciati nemmeno un secondo.
“Andrej…” mormorò Kaith senza accorgersene. Andrej alzò una mano e la portò
sui capelli dell’altro.
Kaith trattenne il respiro.
Il biondo mosse appena la mano, con leggerezza infinta, poi la ritirò,
aprendola e mostrando quello ch’era depositato al suo interno.
<<Avevi una foglia nei capelli>> sorrise, ironico <<Pensavi fosse una
carezza?>> scoppiò in una risata priva di allegria. Poi si voltò e,
lentamente, ancora ridacchiando, si allontanò dall’altro ragazzo, sparendo
dietro un vicolo buio.
<<Cazzo>> fu l’unico commento di Kaith prima di cadere a terra, svenuto.
Una camera. Era notte? C’era penombra. Dei respiri affannati. Un leggero
rumore di lenzuola. Due corpi sul letto, si attorcigliavano, si cercavano,
si trovavano. Una sensazione al cuore più forte di tutte le altre. Una danza
antica quanto l’uomo…un piacere al cui confronto ogni altra cosa scompariva…
Aprì gli occhi. si trovava nella camera di Dyaro. Lo Yatano era accanto a
lui, che lo guardava con un misto tra severo e preoccupato <<Come stai?>>
chiese occhieggiandolo con quello sguardo.
<<Ah…bene>> mormorò Kaith <<Perché mi trovo qui?>>
<<Sei svenuto>> il vecchio sbuffò <<Possibile che appena esci mi combini
qualche guaio? Ti hanno portato qui in braccio, e mi hanno portato anche i
secchi d’acqua>>
<<Mi dispiace…è che quando ho visto quel ragazzo mi è preso un colpo>>
<<Ragazzo? Quale ragazzo?>>
<<Quello biondo, con gli occhi verdi e la pelle più candida della neve, un
sorriso ironico spiazzante e un corpo stupend…>> si interruppe <<Ah, no,
tralascia le ultime considerazioni>> sorrise, piuttosto imbarazzato.
<<E così ti piace quel ragazzo, eh?>> Dyaro sorrise, per nulla disgustato
<<È vero, è un bel ragazzo. È la tua guida per Jisaia. Andrej. Un’ottima
compagnia, a questo punto>>
Kaith rimase allibito. Veramente avrebbe girato per giorni e giorni in giro
per le terre da solo con quel ragazzo? Sorrise piuttosto satanicamente
<<Già, un’ottima compagnia>>
Dyaro si alzò <<Partirai tra tre o quattro settimane. Prima devi imparare a
usare la spada>>
<<La spada?>> il ragazzo sgranò gli occhi <<Ma scusa, mica vado in guerra,
sai?>>
<<Non sottovalutare il Mondo, Kaith, perché non ne vale la pena. Ci sono
molti pericoli in agguato per te e per quel ragazzo>>
<<Va bene. Imparerò a usare la spada>> acconsentì Kaith, sospirando.
<<Perfetto>> lo Yatano afferrò un sacchetto e lo legò al cordoncino dello
straccetto che gli copriva le intimità.
<<Esci?>> chiese Kaith, sorpreso.
<<Si. Non vuoi mica che quando esci tu tutti continuino a voltarsi verso di
te, vero? Vado a comprarti qualche abito decente>>
<< Aspetta un attimo, Dyaro. Se per abiti decenti intendi ciò ce indossi tu,
scordatelo>>
Dyaro sorrise, piuttosto divertito<<Ma come? Sono gli abiti più comodi che
esistano!>> Kaith lo guardò, spaventato al solo pensiero di andare in giro
conciato a quel modo.
<<Scherzavo! Ti vado a prendere degli abiti adatti agli Umani! Sarò di
ritorno tra un’oretta>> detto questo, lo Yatano uscì, lasciandosi dietro un
Kaith sospirante di sollievo.
***
<<E questi li chiami abiti da umani??>>
Dyaro era appena tornato e aveva aperto un fagotto, mostrandone il contenuto
appena comprato.
<<Accontentati. È quello che ho trovato e quello che ti metterai>>
<<Ma mi sembra di essere in un fumetto fantasy così! Guarda qui che roba!>>
<<Smetti di fare i capricci e vestiti>>
Sconsolato, il ragazzo prese i suoi nuovi vestiti e cominciò a spogliarsi.
<<Guarda come ti stanno bene, invece!!>> esclamò lo Yatano non appena Kaith
ebbe finito di vestirsi.
<<Se lo dici tu…>> Kaith si guardò allo specchio. “In effetti non è che stia
proprio male male, però…” passò lo sguardo sui pantaloni marrone scuro,
aderentissimi, quasi stretti, che gli foderavano le lunghe gambe muscolose.
Sugli stinchi portava degli schinieri di bronzo con degli strani disegni
intrecciati, coperti in minima parte dagli stivali marroni adatti per
camminare su qualunque terreno. Dyaro posizionò lo spallaccio anch’essa di
bronzo sulla spalla del ragazzo e allacciò il laccio di cuoio che l’avrebbe
mantenuto fermo.
<<Tieni, anche i bracciali>> lo Yatano glieli porse. Anche quelli erano di
bronzo.
<<Il bronzo non è molto resistente>> mormorò Kaith, indossandoli.
<<Già, ma è più economico>> replicò Dyaro.
<<Ci manca solo il mantello e faccio bingo>>
<<Eccolo>> lo Yatano glielo porse. Kaith lo guardò, piuttosto sorpreso.
<<Ma non è possibile!!! Pure il mantello adesso! Se mi vedesse qualcuno…>>
<<Penserebbero che sei un normale guerriero in viaggio>>
<<Ma io non sono un guerriero!>>
<<Vestito così farai paura ai banditi più sciocchi>>
<<Se lo dici tu…>> lanciò un’ultima occhiata allo specchio.
<<Ora che sei vestito normalmente, possiamo andare al Campo>> Dyaro fece per
uscire.
<<Che Campo?>> lo bloccò Kaith.
<<Quello dove ti allenerai con la spada>>
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