disclaimers:miei, miei, miei!! Tutti solo miei! No, scherzo! Per metà sn anche di Dhely(me si prostra!)


Berserk Vampire

di Swordangel e Dhely

Parte 3/?


Mattino.
O sera? Non lo so, nella mia dimora questi concetti non esistono, sono solo confini del mondo umano, incatenati dalla fisicità della materia e dalla staticità del tempo.
Lentamente la mia coscienza si districa dalle spire di sonno che la avvolgono come la nebbia che al mattino si forma sul terreno ancora freddo e impedisce i raggi di sole di riscaldarlo.
Torna la memoria, tornano le forze e con esse anche i ricordi delle ora appena trascorse.
No! Ancora no!
So cosa mi aspetta se apro gli occhi, l'ennesimo cadavere frutto della mia follia giace accanto a me. Freddo e senza vita.
Non voglio sapere, non voglio sentirmi ancora una volta colpevole e sporco, un mostro sanguinario e spietato.
Eppure il corpo leggermente appoggiato alla mia spalla è caldo e si muove impercettibilmente ma costantemente, come se si alzasse e si abbassasse a ritmo del respiro.
Vivo? Possibile che lo splendido fanciullo che ho posseduto questa notte sia ancora vivo?
La speranza irrompe cristallina nel mio animo, rischiara con la sua luce l'oscurità dei miei pensieri.
Eppure ero certo che fosse morto dissanguato!
Lentamente, quasi col timore di subire un amaro scherzo dal destino, con la paura che sia la mia coscienza ormai sfinita ad ingannare i miei sensi apro gli occhi e mi giro ad osservare il giovinetto che giace vicino a me.
Ancora una volta la sua bellezza mi colpisce.
Anche se la sua pelle è di un pallore marmoreo le guance sono sfumate da un lieve rossore e sento il suo respiro caldo scivolarmi sulla pelle.
Felice, sollevato e soprattutto confuso sospiro.
E' la prima volta che un essere sopravvive alla mia furia omicida.
Lo guardo ancora un attimo e respingo l'impulso di baciarlo.
Solo adesso mi rendo conto che entrambi siamo completamente imbrattati di sangue ormai secco.
Il vampiro che dorme in me ora riposa soddisfatto e sazio, per cui la vista mi procura anche un certo ribrezzo.
Mi alzo piano.
Il mio corpo è teso ed intorpidito ed anche la mia mente non è completamente lucida.
Quello di cui abbiamo bisogno è un bagno caldo, che ci pulisca e ci rimetta in sesto.
Caccio via le domande e i pensieri che mi frullano in testa, ora non ci voglio badare.
Sollevo con delicatezza il fanciullo e lo trasporto nella grande stanza da bagno, che mi accoglie calda e rilassante.
Lo adagio da un lato dell'enorme vasca idromassaggio e lo sveglio scotendolo piano, fino a che riapre gli occhi.
Poi mi allontano un po', per dedicarmi al mio corpo.
Sento la tensione sciogliersi lentamente.
Mi rilasso, stanco e stranamente, felice.

***********************

Un sogno.
Di nuovo un sogno.
Temo ad aprire gli occhi, ora. Come sempre.
Nella mia mente sono morto di nuovo, eppure . .
Una maschera d'argento su cui sono stati incastonati due rubini infiammati, è questo il volto della Morte? Non so, ma questo è il volto che mi ha visitato stanotte.
Figlio della luna rossa di fine estate.
Occhi di brace simili ai fuochi che si accendono nei campi.
Una falce d'argento grondante sangue.
Non provo nulla, ora. Sono stremato, spossato. Svuotato di ogni cosa.
Un altro sogno . . ho vissuto un altro incubo, solo questo.
Lottare per aprire gli occhi, ora, servirebbe?
Che importanza avrebbe sapere dove sono?
Sono vivo. Ancora.
Ritorno lentamente padrone del mio corpo quando ancora troppi ricordi mi confondono la mente. Stanchezza. E' come se qualcuno avesse essiccato al fonte della mia vitalità, ma non a sufficienza per strapparmi dal petto il respiro, non abbastanza per ghiacciarmi il cuore. Non basta, no . . non basta tutto questo. E' solo confusione, mi gira la testa. E' solo dolore, ovunque, un dolore sordo e battente, senza nome, senza motivo, assurdo, infinito . .
Acqua . . acqua? Questo rumore di sottofondo, ora, mi pare qualcosa di arcano. Sento il calore a contatto con la mia pelle di ghiaccio e assurdamente mi pare che sia un tepore osceno.
C'è un movimento lento e deciso ma gentile, dei passi che rimbalzano su alte volte suscitando echi remoti simili a sussurri distanti. 
Sento . . galleggio.
Semplicemente.
L'acqua apre le sue braccia materne e mi avvolge, tiepida e profumata, delle parole lievi riempiono l'aria ma io non riesco a coglierle.
Dove sono?
Se ho davvero aperto gli occhi o sto semplicemente ancora sognando non so proprio dirlo.
Vapori densi si alzano in spire morbide verso il soffitto alto e a volta su cui si inseguono immagini e colori scintillanti che mi feriscono gli occhi e la mente. Profumi preziosi, speziati sono sciolti tutt'intorno a me nell'aria che riverbera il timido scrosciare dell'acqua sull'acqua. La luce è ovattata, soffusa, senza età, come tutto il resto.
Muovo appena una mano nel liquido tiepido in cui sono: dolore, sento la pelle bruciare; debolezza senza fine, non riuscirei mia a mettermi seduto, a tenermi dritto . . Ancora il sogno?
Lo vedo.
Un uomo.
Un dio.
Sì, è un sogno. E' il sogno che avevo sognato prima, la falce insanguinata.
Mi fissa, uno sguardo troppo profondo perché riesca a reggerlo, troppo alieno perché riesca a decifrarlo . . un dio, sì, o qualche strana creatura uscita dall'abisso del tempo, ecco cos'è quello che ora mi guarda, lì immobile. E mi fissa. Nudo come me.
Si lava.
Semplicemente si lava. La scoperta mi sconcerta. L'acqua sulla sua pelle scintilla come se fosse mercurio, tutto è bianco in lui, la pelle che pare marmo, i capelli come la neve, lunghi, lisci, sciolti in una pozza argentea nell'acqua, ad avvolgerlo come un manto regale . .
Lui è un dio puro e perfetto, figlio di genitori troppo potenti perché io possa davvero guardarlo, forse un angelo, forse un demone, comunque la mia vicinanza non può che essere un errore. Insozzo la sua acqua, io. Ho addosso del sangue secco che, a contatto con l'acqua calda scivola via dalla mia pelle.
Sangue.
Io sono in una pozza rossastra.
Il *mio* sangue.
La visione si oscura, tremola. La testa è pesante, i pensieri difficili da sbrogliare. Voglio solo . . morire. Chiudo gli occhi.
Basterebbe scivolare sotto la superficie dell'acqua. Addormentarsi lì sotto . . tepore, dolcezza, ritornare a un ventre materno. Smettere di respirare. Smettere di sognare. Smettere di . .
Dormire e non svegliarmi.
E non soffrire più.
E non lottare.
E' dolce abbandonarsi all'abbraccio dell'acqua immobile.
Sembra una coppa d'assenzio. E nella mia mente il suo verde vivo ritorna rosso, e sangue di nuovo, sangue ovunque. Ancora il mio sangue, e io ancora disperatamente in vita . .
Mi abbandono, mi sento scivolare nell'oscurità e la cosa mi rende felice. Sono stanco, troppo stanco, quest'incubo è troppo lungo, troppo terribile perché riesca a sopportarlo. Eppure mentre anelo di adagiarmi sul fondo di questo tiepido universo immobile, ci sono mani che mi sostengono, mani che mi stringono, mani che si avvinghiano e mi strappano da quell'abbraccio oscuro senza ossigeno.
Niente violenza. Mi sostiene in silenzio. Niente dolore. Solo carezze leggere che mi fanno scivolare via di dosso il sangue, che mi fanno arricciare la pelle. Niente sofferenza. Piacere lieve, mani che si rincorrono sulla mia pelle facendomi sciogliere, adagiandomi fra quelle braccia che sento forti intorno a me.
La stanchezza fiorisce, la spossatezza perde la furia pungente che mi aveva fatto piangere l'anima. Mi abbandono, non essendo in grado di fare altro.
In fondo è solo un sogno.
Già un sogno.
Se fosse vero arrossirei. Mi ritrarrei da quelle carezze, sfuggirei a quel contatto, a quel corpo maschile, maturo, ben più forte e grande del mio. Nessuno mai, prima d'ora, mi ha mai toccato così, ma so che dovrei negarmi.
Se fosse vero.
Se non fosse un sogno.
Socchiudo appena gli occhi. L'angelo d'avorio e argento mi sta abbracciando, mi sfiora la schiena, mi fa tremare e sospirare. Mi strappa gemiti che non sapevo avrei mai articolato. Un sogno . . i miei sogni di solito parlano di morte e sangue e dolore e solitudine, e qui non c'è nulla del genere. Qui c'è dolcezza, passione, qui c'è calore, compagnia.
Quelle mani sono forti e salde, sono dolce e meravigliose. Mi scorrono addosso con leggerezza, come piccole farfalle candide, facendomi fiorire di piacere.
Chiudo gli occhi lasciando andare il capo indietro, le sue labbra si posano sulla mia gola e bevono il battito della giugulare come se fosse una bevanda fresca. Le sue braccia mi sostengono, mi stringono, riesco solo a socchiudere le labbra, desiderando altro piacere, altre carezze. Lui pare capire e non si ferma.
Tocca il mio corpo, fruga, bacia, sfiora. La sua lingua segue il contorno delle mie labbra e io le dischiudo, sussurrando. Accetto quel tepore, sorrido a quel bacio, sprofondo in quell'abbraccio. 
La sua pelle di seta sfiora la mia, crea sensazioni senza nomi, mi sento . . eccitato . . strano . . strano, sì. Dov'è andato il mio pudore? Il mio solito rossore? Sento una voce che mi sussurra parole dolci . .
"Sei bello . . "
L'antica paura è solo un fantasma, solo un ricordo sbiadito, il folle desiderio di fuggire non c'è più, scomparsa come neve al sole. Fra quelle braccia, sotto quelle mani io . . è tutto strano. Le sensazioni che sfumano in iridescenze impalpabili, le emozioni come lingue di fiamma ghiacciata e il mio corpo che non risponde più come il solito.
No. Nuove reazioni che si accompagnano a nuove sensazioni. Una voce gentile che canta la mia bellezza senza l'oscena sfumatura che vi ho sempre sentito dentro, non l'orrida sensazione di venire insozzato solo da uno sguardo.
No. Mani gentili che destano il mio corpo in un modo nuovo. Labbra bollenti che mi trasmettono tremiti. Una lingua lieve che mi assaggia, accompagnata da denti delicati che mi fanno fremere e senza timore affondo dita in una scintillante massa morbida di capelli che si riversano su di me, mischiati all'acqua, sciolti in essa. 
Mi abbandono senza una parola, la mia mente trema, e vaga senza meta, sento il sangue agitarsi nei polsi e le forze abbandonarmi di nuovo. 
Di nuovo l'oscurità mi si avvicina ma non mi sommerge. Ci sono quelle braccia, e quel corpo, e quel viso che mi tengono in vita. 
Ci sono loro ed è tutto quello che conta. Sono stanco. Di fuggire da me e dal mondo. Di odiare la mia maledizione e la mia bellezza. Di non conoscere piacere e dolcezza.
Continuo a galleggiare, continuo a perdermi, mi limito a seguire le richieste che quel sogno mi propone, quel morbido tepore, quella tortuosa, ignota insolenza che mi piega, che tende i miei arti, che delicatamente mi fruga, mi carezza, mi . . mi apre . . Come un melograno. Come se fossi uno spicchio d'uva o una pesca matura, il sogno affonda i denti in me, gentile, goloso, e fa fiorire in me un piacere strano, che m'infiamma le vene e l'animo, che mi fa gemere di piacere, che mi fa piangere per il desiderio . .
E solo desiderio mi avvolge. Solo il desiderio mi riempie e mi gonfia e io non sono in grado di capire . . di pensare . . riesco solo a vivere, a singhiozzare e . .
Lascio che il mio capo cada all'indietro, lascio che le mie mani abbandonino la presa, lascio che il mio corpo sia morbido e caldo, sia dolce, per accogliere ciò che, sento, mi desidera. Ciò che io desidero . .
Mi sento gemere, la mia voce risuona quasi aliena nell'aria che mi circonda, distorta dagli echi sopra di me, dall'aria umida, densa, profumata, dall'assurdità del sogno, dall'altra voce che con me urla, che con me gode . . in me e *con* me . Un fuoco bianco e bollente mi morde le viscere, mi mozza il fiato in gola, mi disegna sotto le palpebre infiniti arabeschi d'oro. Mi sento tendere, forse piango, il dolore è qualcosa di stemperato nel dolce piacere che mi sommerge, nel quale ora affogo.
E adesso sì, adesso le braccia mi lasciano affogare, adesso mi permettono di perdermi, ma non mi abbandonano. Si stringono a me, sento una spalla sotto il mio capo, sento un petto a cui accoccolarmi, sento protezione e dolcezza. Altre parole gentili, ma non riesco a capire . . sono stanco, spossato, ma felice, soddisfatto. Come mai.
Come sempre vorrei essere.
Chiudo gli occhi con forza e respiro, a fondo. L'aria profumata, la dolcezza, la strana fragranza muschiata, quella pelle. Nient'altro conta. Nient'altro ora importa.
Ora posso riposare.



 
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