disclaimers:miei, miei, miei!!Tutti t solo miei!No, scherzo! Per metà sn anche di Dhely(me si prostra!)

Berserk Vampire

di Swordangel e Dhely

Parte 2/?


In pochi attini ho raggiunto il mio castello.
Essere un vampiro immortale ha anche i suoi pregi, come quello della velocità. Non posso teletrasportarmi, né correre alla velocità del suono, ma andare tanto forte da non essere visto sì.
Eccolo, bello e fiero, come sempre.
Si trova in un'immensa grotta, al centro di un lago dalle acque marmoree che emanano una luce soffusa.
Dal soffitto della caverna pendono stalattiti antiche come il tempo,brillanti d'umidità, lontane e piccole, tanto che anche quando mi trovo sul bastione più alto fatico a distinguerne la forma.
Le pareti scendono lisce nel lago, tuffandovisi e allo stesso tempo uscendone, formando minuscole onde che, bianche e ritmiche, s'infrangono leggere sulla solida roccia.
Nel centro, su un'isola, s'innalza maestosa la mia dimora, svettando scura verso un cielo che non c'è.
Mille torri, torrette, balconi, finestre, porte, stanze, scale e bandiere respirano compatte sfidando le leggi della natura in un intrico di ponti e vuoti impossibili.
Eppure le pareti lisce e solide non danno l'idea del disordine, anzi.
Appaiono forti e resistenti, senza essere pesanti o sgraziate. 
Nero, il mio castello è nero come la Morte. Ma infiniti riflessi gli danno vita, che sia la luce dell'acqua quando lo accarezza dolcemente o siano sfumature nate da chissà quale sorgente, forse dalla pietra stessa.
Per arrivarvi sembra non esserci che un lunghissimo e tremulo ponte, sottile, sospeso sulla superficie del lago.
Io, invece, posso giungervi da qualsiasi parte, e se volessi riuscirei persino ad entrare dalle pareti direttamente nella stanza principale.
Ma tra me e il castello c'è come un patto antico, un rito indissolubile, una promessa.
Sempre, anche nella situazione più critica io attraverso quel ponte, rimanendo incantato e affascinato dalla bellezza quasi struggente che mi circonda, l'animo prostrato alla sua grandezza, e allo stesso tempo ne ribadisco il possesso, camminando sicuro sulle sottili assi e approfondendo il vincolo che ci lega.
La mia dimora allora, orgogliosa della mia ammirazione, mi accoglie riconoscendomi come l'unico e assoluto padrone e fra noi vibra un sentimento di reciproca fiducia e appartenenza, vengo inondato da quello che potrebbe sembrare amore materno per il figlio, fedeltà del compagno verso il proprio Signore, mescolato ad un irrinunciabile e fiero senso d'indipendenza.
Ma quando questa volta giungo al mio castello c'è qualcosa di diverso dal solito.
L'acqua ha un colore rossastro, cupo, e le onde s'infrangono più alte e agitate sulle pareti.
Anche i riflessi delle mura sono di una tonalità vermiglia, assumono un aspetto quasi liquido.
L'aria è permeata da uno strano senso di tensione, sembra vibrare e srotolarsi in spire evanescenti.
Attraverso correndo il ponte, ma questa volta il saluto che mi giunge è lontano, quasi…distratto. Come se la volontà del castello fosse concentrata su qualcos'altro, qualcosa che si trova al suo interno.
Preoccupato entro, mi lascio trascinare dal vortice irreale, accompagnato da una struggente ed eterea melodia, antica, lamentevole, implorante…
Ed è davanti ad una porta enorme, mai vista, scura, decorata con intricati disegni che il canto si ferma e poi, improvvisamente scompare.
Ora un silenzio irreale e pesante mi avvolge. Un silenzio denso di promesse, di misteri, di dolore e di morte.
Allungo una mano per varcare la soglia e mi accorgo che sto tremando.
Paura? Io ho paura?
Sorrido.
Sì.
Ne ho tanta.
Perché sento che dietro questa porta c'è qualcosa che cambierà la mia vita.
E tremo ancora.
Chiudo gli occhi e spingo.
Le ante, leggere si aprono al mio tocco.
Un odore acre e familiare m'investe.
Odore di sangue.
Un involontario tremito di piacere mi percorre la schiena.
Apro gli occhi e rimango basito davanti a ciò che mi trovo davanti.
Al centro della stanza nera, addobbata con drappi rosso cupo, su uno scranno enorme è seduta la creatura più bella che io abbia mai visto.
Sullo sfondo uno specchio rotto.
Ammutolisco.
I capelli castani, corti, scivolano morbidi sul viso perfetto dai tratti eleganti.
Gli occhi, socchiusi in un'espressione indecifrabile e abbandonata lasciano scorgere il verde delle praterie più sconfinate e rigogliose.
Sulla carnagione perlacea risaltano le labbra pallide, leggermente aperte, invitanti.
Il naso è piccolo e dritto. Il collo scende sottile con una curva deliziosa.
La corporatura è longilinea, ma non fragile e le spalle sono abbastanza larghe.
Anche se ha un aspetto efebico è chiaramente un maschio umano.
I polsi candidi sono striati da rivoli di sangue rosso, che scivola fluido sullo scranno, scende sul pavimento fino a formare una larga chiazza scarlatta sul pavimento.
Non sembra neanche vero.
Mi chiedo se sia una mia allucinazione o se sia la realtà.
Non so rispondermi.
L'odore acre che mi punge le narici risveglia in me due istinti contrapposti e devastanti.
Il primo, quello irrazionale, del vampiro, che m'impone di gettarmi sulla vittima, sbranarla, saziarmi del suo sapore e della sua linfa vitale, lasciare che la mia vera natura si liberi.
La seconda, umana, mi urla che quella è una creatura innocente che sta per morire, che devo salvarla, che non posso abbandonarmi agli istinti animali che tanto temo.
Faccio un passo in avanti, cercando di togliermi dallo stato di torpore in cui mi trovo.
I contorni della stanza cominciano a svanire e tutto riflette inquietanti sfumature rosse.
Mi concentro su quel viso bellissimo, sento il mio corpo in tensione.
Immagino come sarebbe possederlo, farlo mio completamente…
NO, no devo cedere!
Quasi urlo e con la forza della disperazione strappo freneticamente due strisce di stoffa dalla mia camicia e fascio i polsi della misteriosa apparizione senza guardarla.
Devo portare via questo ragazzino di qua, deve riposare, recuperare le forze.
Lo sento mormorare parole sconnesse ma lo ignoro, sto già facendo una fatica immane per concentrarmi, per non cedere, se lo ascoltassi non ce la farei.
Lo sollevo.
Com'è leggero…
Sento il suo colpo rilassato abbandonarsi totalmente a me, circondarmi il collo con le braccia, il suo odore m'inebria…
Tremo ma stringo i denti e in un baleno sono nella mia camera.
Lo adagio al centro dell'enorme letto a baldacchino e con un gesto accendo le candele e il focolare.
Ricontrollo le fasciature e lo copro.
La sua carnagione perlacea fa un forte contrasto con le lenzuola blu scuro di seta.
Cerco di rilassarmi.
L'odore di sangue è meno forte ora e sono riuscito a calmarmi un po'.
Osservo la bellissima creatura che riposa.
Ora ha gli occhi chiusi, il volto è rilassato.
Sorrido pensando a quanto sia bello.
Chissà com'è finito nel mio castello. Ma ora non ho voglia di scoprirlo.
Sono contento di me, di essere riuscito a trattenermi.
Mi alzo bruscamente e la stanza ruota intorno a me. Mi appoggio alla colonna del letto e prendo fiato.
Non credevo di aver fatto uno sforzo così grande.
Mi avvicino al fuoco, barcollante.
Anche se la crisi è passata mi sento ancora strano…
Tutto sembra sospeso in una palpitante attesa, in un senso di non realtà che mi confonde…
Cerco di scuotermi ma la testa mi pesa troppo sulle spalle.
Le pareti si muovono, oscillano fluide e le luci si attenuano.
Un vago senso di nausea mi attanaglia allo stomaco.
Cosa sta succedendo?
Una zaffata d'odore di sangue mi fa tremare.
Mi volto di scatto, i sensi di nuovo pronti a combattere se stessi.
La mia creatura è seduta al centro del letto pallida ed evanescente.
Si è tolto le fasciature ed ora il sangue torna a scorrere veloce, impregnando le lenzuola.
Mi guarda.
Implorante.
Bellissimo.
Deciso.
Le sue labbra si piegano lentamente fino a formare una parola.
"Uccidimi"-
Il mio cuore perde un battito, mentre la stanza sembra contrarsi.
Ha solo sussurrato, ma nella mia testa la sua voce è risuonata forti come un gong, come l'eruzione di un vulcano ed ora i pensieri scorrono bollenti ustionando i miei sensi.
"NO!"
Non so se lo urlo o lo penso soltanto.
Tremo, tremo di terrore e arretro contro il muro.
Come può invitarmi a fare quello che rinnego?
Eppure il mio corpo non desidera altro…
Non posso, non posso!
Un dolore lancinante mi squarcia la testa.
Eccolo, lo sento!
Il Vampiro che è in me brama ardentemente di assecondare i desideri di questo miserevole essere che mi s'immola volontariamente.
Ma lui, imperturbabile continua, tentandomi.
"Ti prego. Non desidero altro…solo tu puoi…"
Piango.
Lacrime bollenti mi solcano le guance.
Il contrasto interiore rischia di annullarmi.
Mi piego su me stesso, accartocciandomi come una foglia nel fuoco.
Dolore.
Solo dolore.
E desiderio.
Poi un barlume d'intelletto m'illumina di speranza.
Se uscissi dalla stanza…
Forse…
Faccio per alzarmi e fuggire ma la melodia di prima torna insidiosa, oscillante e mi lega con le sue spire, ovattando i miei ragionamenti, ammalandomi.
Le mie gambe si dirigono da sole verso il letto, mentre l'aria intorno a me si fa solida, soffocandomi, schiacciandomi, annientandomi.
Quasi sobbalzo quando sento le dita gelate del ragazzino sfiorarmi. 
Non mi ero accorto di essere salito sulle coperte.
Mi ritraggo ma ormai sono perduto.
Lo so.
Tremo.
Lo guardo.
E mi abbandono al suo sguardo, sprofondo in un pozzo d'agonia.
Verdi. I suoi occhi sono verdi.
Ancora, apre le labbra ancora, parla ancora.
"Uccidimi. Io sono tuo…"
Le sue parole si confondono con la melodia, s'intrecciano, mi legano, richiamano la mia vera natura.
Il mio respiro diventa affannoso.
Con le ultime energie che mi rimangono tento di resistermi.
Ma lui, davanti a me, stupendo, si porta con lentezza esasperante un polso al viso, lo lecca languidamente e guardandomi fisso, lo succhia, si riempie la bocca di sangue che scivola scarlatto sul mento e sul collo.
Poi, continuando a fissarmi provocante mi si avvicina, sorridendo.
E mi bacia.
Timidamente.
Sento il suo sapore scivolarmi dentro.
Per un attimo resto immobile.
Infine cedo.
Mi avvento sulle sue labbra, violento, lo bacio con foga torturandogli le labbra, infilando la mia lingua nella sua bocca, leccando via il sangue che gli è colato sul mento.
Lo guardo ancora un attimo prima di avventarmi sul suo collo.
Ora il suo sguardo è spento, impotente, è quello di chi ha compiuto il suo dovere sacrificandosi e non aspetta altro che l'inevitabile morte.
Il pensiero non mi tocca.
Ormai sono un vampiro assetato di sangue e ben poco è rimasto in me dell'antica coscienza, solo uno spettatore impotente.
Sono il padrone.
Sono un Dio.
Sento il suo corpo sottile muoversi sotto di me.
Ah, sì! Voglio godermi questa meravigliosa creatura, farla mia mentre la uccido, lentamente.
Mi libero velocemente dei vestiti, e lo stesso faccio con lui.
Il suo sguardo scivola curioso sul mio corpo.
Che faccia pure.
In fondo perché negargli quest'ultimo piacere?
Noto con sorpresa un vago rossore che gli dipinge le guance quando mi sfilo i pantaloni lasciando scoperta la mia virilità già turgida e vedo la mano che si porta inutilmente a coprire l'inguine.
Pudore?
Dal comportamento di prima non si direbbe, eppure…
Meglio, renderà il tutto più interessante.
Lo schiaccio contro le lenzuola, facendo aderire i nostri corpi eccitati.
Sento i suoi muscoli sottili tendersi sotto di me e un gemito uscirgli dalle labbra.
Ah, sì…soffri mio piccolo meraviglioso amico, fammi godere…
Intanto dai polsi il sangue continua ad uscire copioso.
Ormai l'odore acre impregna l'aria e le lenzuola sono completamente impregnate.
Entrambi siamo sporchi e bagnati, come feti appena usciti dal ventre di una madre.
E' terribilmente eccitante.
Strano che la mia stupenda vittima non sia ancora morta dissanguata.
Pazienza, vuol dire che sarò io a terminare l'opera.
E poi più sangue c'è meglio è.
Sorrido maligno.
La realtà ha ormai perso i suoi contorni. Tutto fluttua navigando nel mare torbido del piacere.
Respiro velocemente, mentre la melodia continua a risuonarmi nelle orecchie, una nenia che mi accompagna in un turbinio di sensazioni fantastiche e violente.
Torno al collo, abbandonandomi in una scia di morsi e baci fino ad arrivare ad un capezzolo, già scuro e turgido. Non voglio finirlo subito.
Lo lecco, lo succhio, lo torturo.
Poi, lo mordo più forte.
So di avergli fatto male.
Infatti un brivido percorre la mia deliziosa creatura, che inarca la schiena, facendo così aderire i nostri sessi, eccitandomi fino all'inverosimile. 
Impaziente scendo sugli addominali tesi e sulla pancia piatta, formando tortuosi disegni mentre lecco via il sangue, mordendolo ed accarezzandolo allo stesso tempo, in un micidiale misto di crudeltà e dolcezza.
Infine arrivo alla sua virilità, incoronata da ciuffi di riccioli chiari, fremente.
Lo prendo in bocca e un sapore fantastico m'inebria i sensi.
Sesso e sangue si mescolano bollenti sulla mia lingua.
Lo bacio, partendo dall'alto e arrivando alla base, per poi tornare alla punta succhiandolo.
Il ragazzino, divino nel suo splendore, trema sotto di me, s'inarca, gemiti soffocati di piacere gli escono dalla bocca perfetta. 
Due mani piccole arrivano sulla mia testa, spingendomi, implorando di appagarlo.
Sto per impazzire.
Lo sento venire caldo nella mia bocca, il nettare degli dei.
Tutto questo è troppo bello, fantastico.
Perdo completamente la concezione di me ,del mondo, di lui.
Non ce la faccio più.
Mi stacco, incurante del mugolio di disappunto che mi giunge alle orecchie.
Torno su e lo guardo un attimo prima di allargargli le gambe e penetrarlo violentemente, in un gesto unico e fluido.
Urla, poi si rilassa ancora.
Il suo viso, anche se comunque pallido è arrossato e sudato, rapito in un'estasi di dolore e piacere.
Le labbra sono scarlatte, dischiuse, si aprono ritmiche ad ogni mia spinta, lasciandosi sfuggire suoni tormentati di voluttà.
Gli occhi, rigati da calde lacrime lasciano solo intravedere il loro colore fantastico.
E' bellissimo!
Sento che è arrivato il momento di esaudire il desiderio di questa piccola creatura.
Mi avvento sul suo collo, mordendolo in profondità.
Si tende un attimo, poi si abbandona al suo destino.
Io continuo ad entrare ed uscire da lui, cibandomi contemporaneamente della sua linfa, riempiendomi la bocca del suo fantastico sapore.
E' mio, solo mio!
Infine esplodo in un orgasmo annichilente.
Con le ultime forze esco da lui e mi abbandono sul letto. 
Tutto è confuso, ma non m'importa.
Non voglio pensare.
E' stata un'esperienza fantastica.
Mi abbandono nelle lenzuola impregnate di sangue.
L'aria è ovattata dall'odore acre del sesso.
Ora sono stanco.
Soddisfatto.
Sazio.
E ancora una vola, colpevole.




 
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