Questa è molto
kinghiana.
Feedback gradito e ricercato come la Croce di DuLac.
Quanto alle persone che gentilmente mi hanno chiesto di postare altre
fic-scommesse..purtroppo non presentano pairing slash oppure semplicemente
non hanno un pairing vero e proprio e quindi per il regolamento del forum
non le posso postare qui.
A chi interessa però posso eventualmente indirizzare verso archivi che le
contengono.....* Carmilla agita la coda
speranzosa*
Mozzichi affettuosi. La Vostra "Randall Flagg" Carmilla
Cosa ha chiesto: Spike e Giles. AU.
L’Ultima Frontiera.
Per Elena. Perché lei non sceglie mai la via più facile.
Nota: Dopo "The Gift". Questo è un AU. Joyce è ancora viva.
Behind blue eyes
di
Carmilla
Sapeva.
Giles non riusciva ad immaginare il dove, il come o il quando ma sapeva che
LUI sapeva.
Questo rendeva tutto più facile o più difficile? In tutta onestà non
riusciva a decifrarlo.
In realtà TUTTI sapevano. Lo vedeva nelle occhiate nervose di Xander, in
quelle dolorosamente attonite di Willow o curiosamente comprensive di Anya.
Lo vedeva nella quieta, raggelante domesticità dei loro incontri, nel loro
fingere che tutto fosse normale. Per amore di Dawn.
Per amore di Dawn.
Per amore di una COSA.
E Giles sperava, no pregava che
fosse il suo demone interno, quel Ripper che tentava di soffocare da vent’anni
sotto strati e strati di tweed a fare queste considerazioni su Dawn perché
se solo ci rifletteva, se solo minimamente avesse iniziato a convincersi che
LEI (Cristo, non riusciva nemmeno
più a PENSARE il suo nome, figurarsi a pronunciarlo) era morta per una COSA,
allora ci sarebbero state urla e pugni e cose
brutte, davvero, DAVVERO brutte e
non era quello che ci si aspettava da lui, il buono, saggio, caro, vecchio,
noioso Rupert Giles.
Buon Dio, non era proprio il caso.
Ma, sinceramente, e due bottiglie di Glenfiddich possono far MOLTO per la
sincerità, dubitava fortemente che i pensieri che vorticavano nella sua
mente appartenessero alla sua Metà Oscura.
Era troppo vecchio per autoingannarsi con patetiche scuse o giustificazioni.
Sono un acido, freddo, stronzo, bastardo.
Mandando giù tutto d’un fiato il liquido ambrato, Giles si ritrovò al punto
di partenza.
Lui SAPEVA.
E anche se non avesse saputo, bè l’odore
non mente.
E Giles da un mese era inondato da Eau de
Desperation.
Cristo.
Le gambe lo sorressero fino al bagno dove l’Osservatore non si prese la
briga di portare l’acqua al volto ma immerse di scatto la faccia nell’acqua
gelida del lavandino sperando nel dolore.
Il freddo congelò la sua pelle per un’attimo, gli rubò il respiro e quando
riemerse ansimando, come dopo quelle stupide sfide che si fanno da bambini,
a chi riesce a trattenere di più il fiato, si ritrovò a fissare nello
specchio il volto di un vecchio.
Suo padre.
O come sarebbe stato suo padre, il suo gelido, compassato, superiore padre
con un enorme dopo-sbronza.
Con una salvietta si asciugò il viso ruvidamente, la barba di tre giorni che
non faceva nulla per nascondere la sua età.
Prima sarebbe stato differente, da giovane credeva di avere il mondo ai suoi
piedi, che bastasse sussurrare poche parole in un’antica lingua per ottenere
quello che si voleva.
Fama, successo, denaro.
Potere.
Il marchio di Eghyon e un gruppo di amici che giocavano a fare i ribelli e
che erano finiti…bè erano finiti.
Tranne lui e Ethan.
E QUELLO era un altro argomento da cui
tenersi alla larga per la propria sanità mentale, riflettè rientrando
in soggiorno.
C’era Dawn a cui pensare perché, energia mistica o no, quando una ragazzina
piangeva ed urlava di notte, ogni maledetta notte, non era un buon segno e
c’era la preoccupazione che non abbandonava più il viso di Tara.
Specialmente quando guardava Willow.
Willow sempre più febbrile, sempre più impegnata a cercare di far funzionare
le cose, sempre più….
Ossessionata.
Era questa la parola impronunciabile, impensabile ma che ben definiva i suoi
sguardi troppo brillanti, e la sua insana applicazione nello studio di testi
di magia molto potenti.
Troppo.
Toc.
Toc.
Toc.
Non sono pronto,ripetè a se stesso, avviandosi ad aprire.
Non sono pronta!!!, gli aveva urlato
Buffy tre, no, quattro anni prima con le tracce dell’infanzia ancora
presenti sul volto mentre Giles le spiegava, le spiegava, perché avrebbe
dovuto morire. -La Cacciatrice uccide,
l'Osservatore….-
-Osserva?- C’era stato qualcosa di
disperato nello sguardo di lei mentre lo fissava.
-Si! No! Lui-lui ti addestra, lui ti
prepara.- E Buon Dio, lui ci aveva VERAMENTE creduto a quelle
stronzate. Per molto tempo.
-Mi prepara a cosa? A farmi cacciare dalla
scuola? A perdere tutti i miei amici? A dover passare tutta la vita
rischiando la pelle e non poterlo mai dire a nessuno perché potrei metterlo
in pericolo? Forza, avanti, mi prepari!-
Oh si, aveva fatto un'ottimo lavoro.
L’aveva PREPARATA al suicidio.
Aprì la porta.
Lui era lì.
-Osservatore, dobbiamo parlare.-
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-Entra Spike.-
Il vampiro si diresse rapidamente verso il mobile-bar e dopo aver rovistato
per qualche momento tirò fuori un’altra bottiglia, ancora chiusa la svitò
e….
-Non ci pensare neppure.-
Il solito broncio e Giles pensò che non era giusto che un demone, un mostro,
potesse apparire ancora così umano nei gesti, negli sguardi. –I bicchieri
sono in cucina. Con i sottobicchieri.- Ed anche le spalle di Spike
sembravano imbronciate.
Il mal di testa stava peggiorando.
Nel frattempo il vampiro era ritornato e con accurata noncuranza, dopo aver
appoggiato bicchieri e sottobicchieri sulla scrivania, aveva ingollato un
sorso.
Direttamente dalla bottiglia.
Che stronzo.
-Spike cosa vuoi?- Il tono ruvido, quasi abrasivo, ma gli altri non c’erano
e quindi Giles non sentiva il bisogno di doversi controllare.
L’altro gli gettò un’occhiata obliqua e sembrò per un breve istante indeciso
se parlare o no.
E questo era così anti-Spike che Giles iniziò a preoccuparsi.
-E’ successo qualcosa? Dawn?-
-Briciola sta bene. E’ dalle streghe, con il Bamboccio e la sua dannata
ragazza.- Ancora quello sguardo.
-Allora?-
-Dacci un taglio, Osservatore.- Il tono piatto.
-Non capisco cosa vuoi dire.- Ora era Giles a distogliere lo sguardo.
-Te lo ripeto. Dacci. Un. Taglio.-
-Spike sono stanco e non ho voglia di giocare agli indovinelli. Se hai
qualcosa da dire, sputala fuori e poi vattene.-
-Hai fatto quello che dovevi fare. Ora mettici un pietra sopra e ritorna a
fare il Papà Gambalunga per gli altri. Briciola ne sta risentendo. E a me
non piace che Dawn soffra.-
Il tremore si era propagato alle mani ma Giles sapeva di essere ancora in
salvo. Lo si poteva attribuire allo stress, all’alcool a tante altre cose….
Doveva solo negare.
E tutto sarebbe andato bene.
-Spike, forse hai preso troppi colpi in testa. Tornatene alla cripta e…-
-Bloody Hell!!!- La bottiglia si schiantò contro il muro e il liquido colò
lungo la parete. Spike aveva invaso il suo spazio vitale, il volto della
caccia ed un bagliore omicida negli occhi.- Se credi che io sia qui per
quelle stronzate da talk-show sullo sfogarsi hai scelto il demone sbagliato,
Ripper. Tu hai fatto fuori quel
tizio, Ben. E il dannato senso di colpa ti sta mangiando vivo. Lo so io, lo
sa Harris, lo sanno la Rossa e Glinda, lo sa Anya ed ora lo sospetta anche
Dawn, brutto imbecille. Perché tu, Rupie,
non riesci più neppure a guardarla in faccia e lei non ha bisogno di un
patetico Osservatore che riversa le proprie frustrazioni su un’adolescente
che ha appena perso la sorella. E poiché gli altri sono ancora lattanti,
nonostante tutto e ti vedono ancora come il loro Saggio Babbo-Natale,
nessuno si azzarda a dirti nulla. Ma io…-
-Ma tu sei il Big Bad e quindi ti senti il diritto di fare il Grillo
Parlante? Oh Spikey, com’è premuroso
da parte tua. E dimmi, hai consolato anche Joyce nel frattempo? Hai
sorseggiato con lei una tazza di cioccolata mentre le spiegavi che un Grande
e Potente Maestro Vampiro come te non è riuscito a fare nulla per salvare la
sua prima figlia? Ti sei scusato?-
Non c’era più nulla di piacevole nel volto di Giles ma solo odio e fiele.
Verso il demone che non era stato
abbastanza, nonostante tutto.
E verso se stesso, ovviamente.
-Se non fosse per questo maledetto chip,
i tuoi intestini starebbero decorando questa stanza.- Ruggì l’altro, aprendo
e chiudendo i pugni.
Qualcosa galleggiò negli occhi dell’uomo più anziano. Qualcosa di freddo.
Di alieno.
Il vampiro si ritrovò per terra con la mascella dolorante.
-Credimi, Spike, ne sono ben consapevole.-
Il sorriso che accompagnò le parole non fu per nulla piacevole.
Erano due i demoni a fronteggiarsi ora nella stanza.
-Ripensandoci Spike, sono contento che tu sia passato a trovarmi. Ho deciso
di lavorare un po’ sulle mie frustrazioni. E chissà, con il tuo aiuto
riuscirò più velocemente a….sfogarmi.-
Spike si rialzò lentalmente con un sogghigno.
-Fai del tuo meglio, Ripper.-
L’altro annuì.
-Oh farò del mio meglio William. Puoi contarci.-
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Spike raccolse lo spolverino da terra e lo indossò mascherando una smorfia
di dolore.
-C’è del sangue nel frigo.- Giles era nella poltrona, gli occhiali
abbandonati sul tavolino.
-Sarebbe la mia tariffa?- Il sarcasmo era ancora presente ma affievolito
dalla voce roca e dalla posizione innaturale della spalla.
-Cristo, Spike…-
-Non è qui. Osservatore. Questo lo
sappiamo di sicuro.- Si avviò lentamente verso l’ingresso.
-Non mi piaci, Spike.-, esclamò bruscamente Giles.
-Il sentimento è reciproco, Rupert.- Con uno strano sorriso sul volto.
Rimasto solo Giles fece un profondo respiro e accarezzò lentamente la
custodia in pelle.
Il peso della chitarra gli parve estraneo come i suoni che iniziò a trarre
dalle corde.
Strano.
Aveva di nuovo voglia di suonare.
*Fine*
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