Eccomi con una ficcina autoconclusiva sul mio manga preferito (dopo Slam Dunk, ovviamente). Sapete, dopo aver letto il fatidico numero 19, con tanto di storie extra, mi sono sentita depressa! La storia finisce troppo male, anche se ammetto che mi aspettavo un finale simile. Così, per tirarmi su, ho ideato questa ff, ambientata ben 10 anni dopo il primo incontro tra Ash e Eiji. Secondo me è un finale che calza a pennello, ma aspetto che siate voi a dirmi se è veramente così o è solamente una mia impressione.

So che il manga- che si chiama appunto Banana Fish- non è uno dei più seguiti, ma è una vera opera d'arte. A me è piaciuto tantissimo e, sebbene non sia esplicitamente yaoi, presenta molti spunti in questo senso. Vi consiglio caldamente di leggerlo!!

Un bacione e mi raccomando i commenti!!!

 SPOILER: tutta la serie.
DISCLAIMER: i personaggi non sono miei, ma appartengono alla grande Akimi Yoshida, che io venero e rispetto come maestro Inoue!


Banana Fish n. 20

di Ash(lynx)


AGOSTO 1995

Sin si trovava davanti alla porta del salotto dove gli era stato detto che Youssis lo stava aspettando, senza riuscire a decidersi d'entrare. Avrebbe voluto trovarsi altrove. Sapeva che non sarebbe mai dovuto venire,  ma non era riuscito resistere alla curiosità di sapere per quale motivo il cinese l'avesse chiamato alle cinque di mattina. Certo, gli aveva anticipato che si trattava di una questione urgente riguardante i vecchi tempi, ma questo non gli aveva schiarito le idee. Insomma, che questione poteva esserci in sospeso da allora? Gli pareva che tutti i tipi pericolosi fossero morti, tranne Blanca che, comunque, aveva deciso di uscire spontaneamente dalla scena. Era veramente curioso, però non riusciva a racimolare il coraggio necessario ad aprire quella porta. E tutto perché, nel periodo posteriore alla morte di Ash, otto anni prima, lui e il cinese avevano avuto una storia. No, non una storia. Erano stati assieme a tutti gli effetti. Anche se per non molto tempo, quello era stato il periodo più felice della sua vita. A distruggere tutto era stata la decisione di Youssis di trasferirsi ad Hong Kong per affari. Adesso che era tornato, come poteva pretendere che i loro rapporti fossero buoni come un tempo? Come, dopo che l'aveva così duramente ferito?

Sospirò profondamente. Ormai si trovava lì, non aveva senso che se ne tornasse a casa.

"Sarò freddo e distaccato" decise.

Aprì la porta con un colpo deciso. Youssis era seduto sul divano sorseggiando da un bicchiere del vino rosso. Appena sentì la porta aprirsi si voltò ad ammirare il nuovo arrivato. Sin era cambiato molto negli ultimi anni, decisamente in meglio. Era cresciuto, diventando un ragazzo ventiquattrenne bello come pochi. Una bellezza non certo paragonabile a quella di Ash, ma decisamente notevole. Si diede per l'ennesima volta dello stupido per averlo lasciato, cinque anni prima. Anche lui, a dire il vero, era cambiato, anche se non così drasticamente. Aveva assunto dei caratteri somatici più mascolini, rinforzando la sua corporatura e arrivando al punto di tagliarsi i capelli. Adesso nessuno poteva scambiarlo per una donna e tutti erano del parere che fosse un ragazzo decisamente attraente.

<<Non mi avevi detto che saresti tornato da Hong Kong>> disse Sin entrando nella stanza e rimanendo in piedi vicino alla porta.

<<é stata una decisione improvvisa>>

<<Immagino non dettata dalla voglia di rivedermi dopo cinque anni di sporadiche conversazioni telefoniche>>

<<Non dire idiozie. Lo sai che mi sei mancato>>

Si alzò dal divano, posando il bicchiere e avvicinandosi a Sin. Lo sentiva così distante da sé...voleva annullare quel baratro, quella freddezza che si era instaurata tra loro.

<<Se ti fossi mancato veramente saresti tornato prima, perciò non parlare a vuoto e sbrigati a dirmi la vera ragione per la quale mi hai chiamato. Oltretutto dovresti imparare a telefonare ad orari decenti: alle cinque di mattina avresti potuto interrompere qualcosa di importante>>

<<Qualcosa di importante? E con chi, di grazia? Con Eiji? Non farmi ridere: voi due non siete fatti per stare assieme!>>

<<Perché no? Comunque è da ben cinque anni che non è più affar tuo a chi vado a metterglielo in culo!>>

<<Sei sempre il solito volgare. Dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato un po' di buone maniere?>>

<<Il galateo lo uso solo con chi occorre veramente, non certo con te, e poi non mi pareva che il mio comportamento ti dispiacesse quando stavamo assieme>>

<<Infatti mi è sempre piaciuto, lo sai bene. E sai anche che tu sei l'unico che io abbia mai...>>

<<Zitto, non voglio sentire altro! Se mi hai chiamato soltanto per questo allora è il caso che me ne vada. Stiamo entrambi perdendo tempo>>

Si voltò afferrando la maniglia della porta, pronto ad andarsene e a far finire quell'inferno una volta per tutte. Nella sua mente era già nitido il giuramento che non si sarebbe mai più trovato da solo con lui. Mai più.

<<C'è un altro motivo per cui ti ho fatto venire qua>> la voce di Youssis parve pericolosamente bassa.

<<Ah sì? E quale?>> chiese voltandosi, di nuovo leggermente incuriosito.

<<Meglio se ti siedi>> i suoi occhi erano seri, adulti. Sin non ricordava d'avergli mai visto un'espressione così prima di allora <<Vado a prendere un fascicolo di là, tu aspettami qui>>

Youssis uscì dalla stanza con passo elegante, mentre gli occhi di Sin non riuscirono a staccarsi un attimo dal suo fondoschiena. Rimasto solo si passò una mano sul viso: non poteva credere di provare nuovamente le medesime emozioni che anni prima l'avevano colpito e fatto innamorare del mafioso. Possibile che non avesse ancora imparato la lezione e che volesse sbattersi per l'ennesima volta la zappa sui piedi?

Youssis rientrò nella stanza in quel momento, distogliendolo dai suoi pensieri. In mano teneva un grosso fascicolo senza alcun titolo, che porse al ragazzo prima d'andare a recuperare la propria postazione sul divano.

<<Cos'é?>> chiese Sin.

<<Il fascicolo di una organizzazione mafiosa newyorchese che ha a capo una donna di nome Madlene Moriarty. Se lo apri potrai vedere alcune sue foto, oltre al suo intero curriculum vitae>>

Sin fece come gli era stato detto. Osservò per alcuni secondi le foto della donna, rimanendone molto colpito. Sebbene il genere femminile non lo eccitasse, dovette ammettere che quella era davvero una gran bella tipa. Aveva dei lunghi capelli neri completamente lisci, scalati, con una frangia ben curata, gli occhi erano azzurri chiari, molto grandi. Naso, bocca, mento...erano perfetti. In più aveva il corpo di una fotomodella. La sua estrema bellezza, però, ricordava quella di Ash: un demone. Tutto di lei lasciava intendere che era terribile.

Dette anche un'occhiata al suo curriculum: figlia di un famoso avvocato e di un chirurgo ricca come il marito, aveva ottenuto ottimi risultati scolastici in scuole prestigiose. Alla morte dei suoi genitori aveva ereditato tutti i loro soldi, essendo figlia unica, e adesso disponeva di un capitale quasi illimitato, grazie agli investimenti nel campo mafioso di quegli ultimi anni. Sin si chiese come una ragazza di così buona famiglia come lei fosse potuta diventare un capo mafioso.

<<Da quanto esiste questa organizzazione? Non ne avevo mai sentito parlare, prima d'ora>>

<<Da alcuni anni. Sono in pochi a conoscerla, in quanto Madlene vorrebbe mantenere l'anonimato ancora per un po' di tempo. Solo da qualche mese ne sono venuto a conoscenza io stesso, ma non chiedermi come>>

<<L'hai fatta spiare?>>

<<Esattamente>>

Sin chiuse il fascicolo, gettandolo con malagrazia sul tavolino di fronte a lui.

<<E si può sapere cosa c'entra tutto ciò con me?>>

<<Sai, il QI di quella donna non è di molto superiore a quello dell'americano medio, mentre tutte le sue mosse finanziarie sono state a dir poco stupefacenti. Solo una persona dal QI molto elevato avrebbe potuto muoversi come ha fatto lei finora: ha tirato su un capitale da far impallidire chiunque senza rendere nota la propria esistenza. Notevole, non trovi?>>

<<Si, notevole, ma mi pare un sospetto alquanto irrilevante e basato su fattori poco importanti>>

<<Sei libero di pensarla come ti pare, ma io mi incuriosii e feci delle ricerche approfondite. Ho scoperto delle cose molto importanti, che sono sicuro ti interesseranno>>

<<Illuminami>>

<<Lo farò subito, ma prima dobbiamo appurare alcuni dettagli. Correggimi se sbaglio, ma il corpo di Ash Lynx è stato cremato, giusto?>>

<<Si, ma non vedo come questo possa...>>

<<Fammi finire. Essendo stato cremato adesso non esistono tracce del suo DNA ed impronte digitali anche perché quelle che si avevano all'epoca sono andate distrutte. Quindi non si hanno prove che il cadavere bruciato fosse realmente il suo>>

<<Ma che sta dicendo!? Io ho visto il suo corpo!! Era lui!! E poi esistono i referti medici, o qualcosa di simile, no?>>

<<Sono andati distrutti anche quelli>>

<<Come è possibile?>>

<<Evidentemente per qualcuno la loro esistenza era scomoda. Sin, il cadavere che tu vedesti quel giorno, nella morgue, è molto probabile che non fosse quello di Ash!>>

La gola di Sin era talmente secca da non permettergli di parlare. Ma per dire cosa, poi? Youssis sembrava così serio, sembrava perfettamente certo della veridicità delle sue parole. Però...come poteva insinuare che Ash fosse ancora vivo? Come poteva esserne certo dopo tutti quegli anni? Se fosse stato ancora vivo, colla sua intelligenza, avrebbe trovato un modo per mettersi in contatto almeno non Eiji, no?

<<Come fai ad esserne così certo?>> si sentiva spaesato.

<<All'epoca feci molte ricerche riguardo la sua morte, venendo così a conoscenza dei nomi dei medici che dichiararono il decesso, dei poliziotti che trovarono il corpo, di colui che scrisse il referto medico e persino di coloro che guidavano l'ambulanza che lo portò all'ospedale. Non starò qui ad elencarteli uno per uno, ma ce ne è uno in particolare che è la chiave di tutto: Patrick Wallas>>

Sin ebbe un sobbalzo: aveva appena letto quel nome! Stava nel fascicolo!

<<Il marito di Madlene!>> esclamò.

<<Proprio lui. Sette anni fa firmò il referto che dichiarava che il cadavere trovato era quello di Ash Lynx. Io ne ho la prova e si trova in una cassaforte in questa villa. Ho fatto varie copie di quel referto e una di queste si torva nel fascicolo. La sua firma è ben leggibile, dai un'occhiata>>

Fece come gli era stato detto. Era vero: dalla firma si leggeva bene quel nome.

<<Però finora non hai provato nulla>>

<<Ci sto arrivando. Leggi la terza riga del referto. C'è scritto che il sangue del ragazzo portato all'ospedale e identificato col nome di Ash Lynx era di tipo AB positivo. Sai qual è la cosa buffa? Tutto il sangue che Ash perse in biblioteca scomparve magicamente, senza che vi furono fatti degli esami. Strano, non trovi? Ma c'è dell'altro. Ti ricordi la lettera che Eiji scrisse ad Ash, quella sporca ancora del suo sangue? Quella volta che tu me la facesti leggere me la lasciasti per alcuni giorni ed io la feci esaminare: il sangue è AB negativo>>

<<Cosa? Ma allora..>>.

<<All'inizio ho pensato che ci fosse stato un errore e ho fatto altre ricerche, giungendo così in possesso dei risultati degli esami del sangue effettuati da Patrick Wallas. L'errore non c'è stato: il sangue del ragazzo portato in ospedale era effettivamente AB positivo. Allora mi chiedo: se il sangue sulla lettera è sicuramente quello di Ash, perché non combacia con quello del cadavere?>>

<<Quello non era Ash...>>

<<Esatto>>

<<Ma perché non l'hai detto prima?>>

<<Perché non ero a conoscenza della vera identità di Patrick Wallas, cioè del suo legame con l'organizzazione di Madlene. Se te l'avessi detto non sarebbe cambiato nulla. Anzi, tu e il giapponese avreste sofferto ancora di più. Così ho preferito tacere. Adesso, però, abbiamo una pista da seguire>>

<<Non capisco una cosa: come mai quel cadavere assomigliava così perfettamente ad Ash? Io l'ho visto e non ho notato alcuna differenza!>>

<<Chirurgia plastica. Ascolta come sono andate le cose secondo me. Tuo fratello Lao era stato convinto dall'organizzazione ad uccidere Ash. Nel frattempo era stato creato un ragazzo perfettamente uguale a lui, probabilmente uno di strada la cui scomparsa non avrebbe interessato nessuno. Quando Ash venne caricato sull'ambulanza era ancora vivo e, probabilmente in un vicolo poco frequentato, venne effettuato lo scambio dei corpi. In quel momento il ragazzo che prese il posto del tuo amico era, quasi di sicuro, già morto dissanguato. In quello stesso momento il sangue in biblioteca venne pulito da alcune inservienti, sotto l'ordine di finti poliziotti. Il cadavere venne portato in ospedale, guarda caso nello stesso di cui Wallas è tuttora il primario, e dichiarato morto. I lievi segni delle operazioni chirurgiche e le piccole differenze che potevano esserci dal vero Ash vennero ignorati. Era a questo che serviva uno dell'organizzazione nell'ospedale: a controllare che tutto andasse secondo i piani. Il vero Ash Lynx venne portato via>>

Stette per alcuni secondi in silenzio, poi riprese a parlare.

<<Se hanno organizzato un piano del genere vuol dire che Ash gli serviva ed io sono convinto che potrebbe essere ancora vivo>>

<<Ma allora...dove si trova lui adesso?>>

<<Non lo so ancora>>

<<E la sede dell'organizzazione?>>

Youssis lo fissò, mantenendo il silenzio per alcuni secondi. Avrebbe voluto dirgli molte cose, in quel momento, ma le parole sembravano sfuggirgli dalle mani e, appena gli sembrava di aver trovato quelle adatte, subito gli parevano vuote ed inutili. Forse voleva dirgli troppe cose insieme.

<<Sin, non ti ho detto tutto ciò perché tu vada a fare qualche sciocchezza, tipo eroe solitario, per rivederlo. So che per te lui è importante, anche se mi sono sempre domandato quanto, ma non ho la minima intenzione di rivelarti la sede dell'organizzazione>>

<<Allora perché diavolo mi hai detto tutte queste cose!?>>

<<Penso che potremmo collaborare>>

<<Scordatelo!>>

<<Ragiona: vogliamo entrambi togliere Ash dalle mani di Madlene, sempre ammesso che il mio ragionamento sia esatto>>

<<E perché ti interesserebbe? Cosa ci guadagneresti?>>

<<Toglierei di mezzo della scomoda concorrenza>>

<<Certo, su questo hai ragione, ma io non penso di potermi ancora fidare di te>>

Sin disse quelle parole senza pensarci troppo, ma rispecchiavano appieno quello che provava. Non si sentiva sicuro collaborando con Youssis: già una volta se ne era andato senza mantenere l'impegno che era la loro relazione, poteva benissimo comportandosi allo stesso modo di nuovo, in una situazione differente.

Youssis si sentì ferito da quella affermazione, detta con naturalezza e sincerità. Sapeva d'essersi comportato male con Sin, ma non credeva d'aver perso del tutto la sua fiducia, non fino a quel punto.

Lo guardò per alcuni secondi. I suoi occhi erano tristi, adesso. Sembrava desideroso d'essere altrove, magari da Eiji. Forse voleva correre a stringerlo tra le sue braccia, baciandolo e facendo l'amore senza sosta, come anni prima aveva fatto con lui. Voleva andare dal suo rimpiazzo, non rimanere a parlare di strane congetture sul ritorno di Ash, di colui che occupava il cuore del giapponese.

A Youssis tutto parve più chiaro. Era ovvio: Sin stava con Eiji, non c'erano dubbi, e non voleva che Ash tornasse a portarglielo via. Quale migliore scusa per non collaborare se non la classica "non mi fido di te"? Non poteva certo dirgli che non voleva trovare Ash: dopotutto era l'eroe di chiunque l'avesse conosciuto e tutti coloro che facevano parte della sua banda lo avrebbero voluto ritrovare. Mettersi contro di loro sarebbe stata la rovina. Era tutto chiaro! 

<<Non ti fidi di me, oppure non vuoi che Ash ritorni?>>

<<Cosa!?>> Sin scattò in piedi.

Come poteva Youssis dire una cosa del genere? Lui non voleva che Ash tornasse!? Lui, che aveva sofferto enormemente per la sua scomparsa, che aveva visto Eiji distrutto e che aveva sempre desiderato vederlo spuntare da dietro la porta reclamando il proprio computer!? Aveva passato giornate e nottate intere con Eiji a parlare del demone bianco, a rivangare i ricordi, a consolarlo. Pensava che non gli sarebbe piaciuto vedere il giapponese uscire di testa dalla gioia nel rivedere Ash vivo!? Ma era impazzito!? Certo che voleva ritrovarlo!

Youssis si alzò in piedi, fronteggiandolo.

<<Non fare finta di nulla. Per Eiji lui è la persona più importante al mondo! Tu non vuoi che stiano insieme: vuoi tenerlo tutto per te! Se lui tornasse tu saresti gettato via come una pezza, non varresti più nulla! Ti rimpiazzerebbe!>>

Non ci vide più dalla rabbia. Non avrebbe mai creduto che Youssis potesse arrivare a dire delle cose così cattive, nonché false! Lo colpì con quanta più violenza possibile con un pugno in pieno viso. Per quanto si fosse irrobustito in quegli anni, Youssis non poteva competere colla forza fisica di Sin, perciò cadde indietro, rovinando per terra e sbattendo la testa contro un mobile.

Rimasero entrambi immobili per alcuni secondi, Sin cercando di darsi un calmata e Youssis intontito dalla botta. Sentiva un forte dolore all'altezza dello zigomo sinistro e la testa aveva preso a girargli per il colpo preso contro il mobile. Fu lui, però, il primo ad alzare lo sguardo, puntandolo sulla figura slanciata del ragazzo che gli stava a pochi metri, ancora arrabbiato per le parole ricevute. Stava per parlare, ma Sin lo precedette:

<<Non dire cazzate. Tra me e lui non c'è mai stato altro che amicizia>> nessuna punta di ripianto nella voce.

<<E allora perché>> cominciò a fatica Youssis <<fai di tutto per renderlo felice? Perché passi intere notti a casa sua?>>

Sin sospirò: in effetti era un comportamento alquanto fraintendibile.

<<Lui, in questi anni, è diventato la mia famiglia>> distolse lo sguardo, voltandosi a guardare fuori dalla finestra.

Quelle ultime parole avevano portato con loro alcuni chiari ricordi della sua vera famiglia. Ricordi di molti anni prima, prima ancora di entrare in una banda.

<<Ah...>>

Youssis non sapeva cosa dire. Aveva ottenuto l'informazione che voleva, sapeva cioè che Sin e Eiji non avevano una relazione, ma si sentiva un verme per aver detto tutte quelle cose poco prima. Chiedere scusa, però, non sarebbe servito a nulla.

<<Senti...>> Sin ruppe il silenzio <<va bene: collaborerò con te. Però dovrai essere sincero. Non nascondermi nulla>>

<<D'accordo>>

Youssis si alzò da terra e, di nuovo, si trovarono in piedi, l'uno di fronte all'altro.

<<Per cominciare, la sede dell'organizzazione dov'è?>>

<<Conosco l'ubicazione di tutti gli immobili che le appartengono, compresa casa sua, ma non so dove si trovi esattamente il centro di tutto>

<<Va bene. Dato che collaboriamo, hai già un piano o devo pensarci io?>>

<<Io sono una spia. L'esperto in questo genere di attività sei tu>>

<<Allora me ne occuperò. Tu, però, pensa a farmi sapere tutti movimenti di Madlene. Voglio sapere con esattezza come organizza le sue giornate>>

<<Ci sto già lavorando>>

<<Bene. Allora io vado: non abbiamo altro da dirci>> si diresse verso la porta a passo spedito.

<<Sin?>>

<<Hm?>> si fermò voltandosi.

<<Stai attento. Non farti male>>

<<E anche se succedesse?>> lo sfidò.

<<Tu rischia la vita inutilmente ed io, poi, te la farò pagare cara!>> lo minacciò.

<<Se, se...>>

Aprì la porta e la varcò, deciso ad andarsene senza attendere oltre.

<<Sin?>>

<<Che c'è ancora?>> chiese leggermente stizzito voltandosi di nuovo.

Non fece in tempo a scansarsi. Le labbra sensuali di Youssis si posarono con dolcezza e decisione sulle sue, in una morsa fatale. Sin sentì dentro di lui qualcosa sciogliersi e scorrergli lungo tutto il corpo. Le mani di Youssis si posarono sui suoi fianchi, trattenendolo, mentre la sua lingua leccò le labbra del giovane ed entrò nella sua bocca. Il contatto si fece più intimo ed intenso, le loro lingue sembravano muoversi per conto proprio, in danze sensuali, e i loro corpi a stretto contatto erano più vivi che mai.

Sin si staccò improvvisamente. Non poteva credere d'essere caduto di nuovo tra le sue braccia! Non avrebbe mai voluto, però...era stato così eccitante! Tutti i baci ricevuti di Youssis lo erano e, cazzo, quanto gli mancavano!

<<Scusami: non avrei voluto ferirti>> passato o presente? A cosa si riferiva?

Sin non disse nulla. Raccolse quelle poche parole per usarle come cerotti per il suo cuore ferito e, col fascicolo appena passatogli sottobraccio, se ne andò da quella casa, non senza sentire lo sguardo insistente di Youssis sul suo fondoschiena.    

****

Calore familiare. In quella casa, in compagnia di Eiji, gli pareva di stare in una vera famiglia, come quelle che si vedono alla tv, nelle pubblicità. Il giapponese si preoccupava per lui quasi come una madre, senza tirarsi mai indietro quando aveva bisogno d'una mano e senza mai chiedere nulla in cambio. Sin non aveva mai conosciuto nessuno come lui e sicuramente anche per Ash era stato lo stesso. Per questo semplice motivo ormai provava un affetto sincero verso di lui.

Nonostante ciò, però, seduto sul divano con una bottiglia di birra in mano e fingendo di guardare un film alla televisione, le parole di Youssis gli ronzavano ininterrottamente per la testa senza dargli tregua. Non faceva altro che ripetersi mentalmente "Ash è vivo", cercando di far diventare quelle tre parole una certezza, di farle entrare in profondità nella sua mente per poi crederci con tutto sé stesso. Altrimenti sarebbero state solo tre parole come tante altre. Pensava, inoltre, a come muoversi da quel momento in avanti. Aveva detto a Youssis che avrebbe ideato un piano per trovare Ash, ma la verità era che non sapeva da che parte cominciare, non tanto per ideare le vie d'azione, quanto per decidere chi mettere a conoscenza di ciò. Fare tutto da solo, infatti, sarebbe equivalso ad un suicidio, ma non poteva renderne partecipi i ragazzi della sua banda: i rapporti tra i cinesi e Ash Lynx si erano distrutti molto tempo prima. Avrebbe potuto mettersi in contatto con la vecchia banda del biondo, gli Street kids, ma erano troppo inesperti e quello era un lavoro da professionisti. Nemmeno Kane lo avrebbe aiutato: non aveva nessun debito da saldare col demone bianco e, sebbene lo avesse sempre ammirato, non avrebbe rischiato la sua vita e quella dei suoi uomini per un morto.

Il problema maggiore, però, era un altro: doveva dirlo o no ad Eiji? Il giapponese aveva sofferto oltre ogni dire nel periodo successivo la perdita dell'amico, rimanendone quasi annullato, e solo negli ultimi tempi sembrava essersi ripreso. Certamente sapere che forse Ash era vivo lo avrebbe reso felice, forse euforico, avrebbe fatto nascere in lui delle speranze insperate, che l'avrebbero definitivamente annientato se si fossero rivelate vane ed infondate. Valeva la pena di mettere a repentaglio in questo sconsiderato modo il delicato equilibrio che si era così faticosamente creato?

Il soggetto delle sue riflessioni entrò a passi lievi nella stanza, portando con sé un raccoglitore pieno di foto. Lo posò sul tavolino davanti a Sin e disse, senza sedersi:

<<Ti fermi a dormire qua questa notte?>>

Sin lo fissò, senza sapere come rispondergli. Guardò i suoi occhi, anni prima limpidi e sereni. Adesso, invece, in essi era celato un permanente velo di tristezza, presente ormai da quasi nove lunghi anni. Detestava vederlo in quelle condizioni. Saperlo di nuovo completamente felice e spensierato come un tempo, a divertirsi anche solo con una semplice zucca, non avrebbe avuto prezzo. Non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, ma gli mancava quel giapponese ingenuo che era sempre nel luogo sbagliato al momento sbagliato, ma che aveva lo spirito coraggioso come pochi.

Così prese la sua decisione.

<<No, grazie Eiji, ero venuto solo a trovarti. A casa ho un mucchio di faccende da sistemare, perciò passerò lì la notte>>

<<Faccende di lavoro?>>

<<Qualcosa del genere>> si alzò dal divano posando la birra <<anzi, è meglio che vada adesso, altrimenti finisce che non combino più nulla>>

<<D'accordo>>

Sin intuì dal suo sguardo che il suo comportamento non lo convinceva affatto, dopotutto ormai si conoscevano bene ed era diventato molto bravo a smascherare le bugie altri. Sapeva, però, che non avrebbe fatto nulla per fermarlo. Sorrise: stava sempre a preoccuparsi per gli altri, era troppo buono.

<<Vado a cambiarmi>>

Uscì dal salotto e andò nella camera che Eiji teneva per lui e che, ormai, conteneva metà del suo guardaroba. La metà casual, per l'esattezza. Si tolse la maglietta bianca con il dinosauro e i pantaloni della tuta e indossò un paio di jeans, una maglietta senza maniche nera e un corto cappotto scuro. Mise anche un paio di comode scarpe da ginnastica. Il suo look da teppista preferito. Si guardò intorno: in quella stanza aveva nascosto alcune delle sue armi preferite, naturalmente senza che Eiji lo sapesse, dato che preferiva averle sempre a disposizione senza dover girare armato ovunque. Doveva recuperarle: non contava di tornare a trovarlo molto presto e la situazione si sarebbe fatta pericolosa.

Uscì dalla stanza, nascondendo le armi alla meglio sotto gli abiti, esternando una calma perfetta. Trovò Eiji ancora in soggiorno, intento a sfogliare l'album di poco prima con grande interesse. Non si accorse di Sin alle sue spalle fino a quando questo non rese nota la sua presenza.

<<Sono per una nuova mostra?>> domandò curioso il cinese.

Gli rispose senza nemmeno voltarsi:

<<No, sono vecchie. Avevo solo voglia di rivederle>>

<<C'è anche lui?>>

<<C'è sempre>> rispose enigmatico.

Sin sospirò di fronte al tono rassegnato dell'amico.

<<Io adesso vado>> disse <<sarò molto impegnato nei prossimo giorni e, forse, non riuscirò a venire a trovarti>>

Eiji si alzò dal divano seguendo il cinese fino all'ingresso.

<<Non me la racconti gusta. É successo qualcosa di grave?>> domando preoccupato.

<<Niente di allarmante. Te l'ho detto: questioni di lavoro>>  

Sin si aprì la porta da solo e uscì dall'appartamento, non prima, però, che il giapponese gli dicesse:

<<Capivo perfettamente quando lui mi mentiva e, credimi, era molto più bravo di te. Non ti intralcerò, ma mi devi promettere di non fare stronzate>>

Sorrise. Quel ragazzo era straordinario, nel suo piccolo.

<<Ti do la mia parola>>

Cominciò a scendere le scale seguito dallo sguardo preoccupato e poco convinto di Eiji.

****

Seduto nello studio di casa sua davanti al computer acceso e a una miriade di fogli volanti, Sin cercava di decidersi sul da farsi. Aveva studiato per ore l'intero fascicolo di Madlene, ma non era venuto a capo di nulla. Sapeva esattamente dove si trovavano tutte le sue proprietà nell'area metropolitana e aveva per ognuna di esse una mappa dettagliata, ma si trattava soltanto di alberghi e ristoranti. Erano poche le abitazioni che possedeva ed erano tutte in affitto a delle famiglie e, anche usando molta immaginazione, non riusciva a vederci nulla di sospetto. Dove doveva cercare per scoprire i suo affari? Nella clinica del marito? Poco probabile e, se anche avesse chiesto in giro, nessuno era così ben informato da potergli dare dei chiarimenti.

Ragionò con ordine. Sicuramente Madlene si interessava di spaccio di sostanze stupefacenti, ma, per farlo, le servivano sia gente da cui comprarla, sia clienti a cui venderla in grandi quantità e, visto l'ammontare del suo reddito, dovevano essere clienti molto ricchi. Chi? Con chi aveva contatti? Via telefono, e-mail, lettera...qualunque cosa. L'unico che poteva dirglielo era Youssis. Decise che a breve lo avrebbe chiamato.

Sicuramente le serviva un luogo dove tenere al sicuro la merce. Un magazzino o qualcosa di simile. Però, né tra le sue proprietà, né tra quelle del marito compariva un luogo simile. Che possedesse immobili fuori New York? Anche questo glielo avrebbe dovuto dire Youssis.

Il fatto su cui ragionò di più quella notte, però, era un altro: dove poteva tenere rinchiuso Ash? Il demone bianco era scappato da moti luoghi sorvegliati, possibile che Madlene riuscisse a tenerlo così sotto il suo potere da non permettergli di mandare alcun segno al mondo esterno della sua situazione? Insomma...lui era un genio! Cosa poteva essergli successo? Dove poteva tenerlo? Sicuramente non in città: Ash la conosceva troppo bene.

Prese in mano la cornetta e, senza preoccuparsi che fossero le 3 di notte, chiamò Youssis al suo numero personale: doveva avere quelle informazioni per passare all'azione!

<<Pronto?>> rispose la voce assonnata del cinese dopo il settimo squillo.

<<Sono Sin>>

<<Sin? A quest'ora avresti potuto interrompere qualcosa di importante...>>

La battuta non lo ferì affatto.

<<Hai scoperto qualcos'altro?>>

<<Non possiamo parlarne domani mattina?>>

<<No>>

<<Okay, che vuoi sapere?>>

<<Con chi ha contatti in città Madlene? Con chi fa i suoi affari nel giro della droga?>>

<<Ministri, Senatori, uomini di spettacolo...tutta gente importante, me nessuno di loro è un vero criminale. Non penso farebbe mai affari con qualcuno che, a lungo andare, potrebbe danneggiarla>>

<<Si occupa solo di droga?>>

<<Anche armi>>

<<Con chi?>>

<<Tutti i vecchi clienti di Dino Golzine. Dopo la sua morte ha cercato di impossessarsi del suo giro d'affari e c'è riuscita>>

<<Anche nel campo della prostituzione minorile?>>

<<Anche in quello>>

Rifletté per un attimo.

<<Possiede anche tutte le sue vecchie proprietà?>>

<<Sì, nessuna esclusa. Anche il suo capitale, a dire il vero>>

<<Incredibile>>

<<Te lo avevo detto>>

<<Ma come c'è riuscita?>>

<<Ash Lynx, probabilmente>>

<<Hm>>

<<C'è altro?>>

<<Quali saranno i suoi prossimo spostamenti?>>

<<Questo martedì sera organizzerà un party nella sua villa personale qui in città>>

<<Nei sei sicuro?>>

<<Si. Poi ci sono altre informazioni fresche di giornata che includono tutti i possedimenti che tentava di tenerci nascosti fuori New York. Comunque ti mando un fax con tutti i dati riguardanti entro le dieci di domani mattina, tu pensa ad un modo per agire>>

<<No ho bisogno che tu mi dica cosa fare>>

<<Presuntuoso...>>

<<Vedi di mandarmele al più presto quelle informazioni>> disse ignorando l'offesa.

<<Con chi credi di avere a che fare?>> ribatté l'altro fingendosi offeso.

<<Adesso riaggancio. Buona notte>>

Stava per chiudere definitivamente la telefonata quando la voce di Youssis dall'altro capo che chiamava il suo nome lo fermò.

<<Che vuoi?>> chiese seccato.

<<Verresti qui, adesso?>>

<<...>>

<<Avrei tanta voglia di stringerti>>

<<...>>

<<Sin? Ci sei ancora? Ti prego...>>

<<Riaggancio, questa volta veramente>>

<<Perché fai così?>>

<<Notte>>

<<Sin? Sin?>>

Chiuse la comunicazione. Si passò una mano tra i capelli disordinati e guardò ancora una volta i fogli davanti a sé, questa volta senza veramente vederli. La sua freddezza nei confronti di Youssis era più che giustificata dato quello che lui gli aveva fatto, ma lo faceva sentire comunque male. Sapere, infatti, d'avere pienamente ragione a provare rabbia e a volergli stare distante, non lo aiutava a sentirsi meglio. Era ancora ferito. Lo aveva amato, e tuttora lo amava, così tanto da non riuscire a perdonarlo per il dolore che gli aveva fatto provare.

Bevve un sorso del caffè ormai freddo per chiarirsi le idee, ma non ottenne l'effetto sperato. Decise che per quella notte non poteva fare nient'altro, se non aspettare il fax di Youssis, così si coricò a letto e, senza nemmeno pensare a spogliarsi, si addormentò.

La mattina aprì gli occhi quando il sole ormai illuminava i tetti di tutti i grattacieli di New York. Li strofinò con forza come era solito fare da bambino e si guardò attorno tentando di uscire dallo stato di rincoglionimento in cui si trovava. Lui, la mattina, aveva bisogno di mezzora e di una decina di caffè belli forti per ricordarsi anche solo il proprio nome. I fogli che vide nel fax, però, ebbero lo stesso effetto di una quindicina di espressi amari. Saltò giù dal letto e li prese in mano, cominciando a leggerli attentamente. Ci mise poco più di dieci minuti ad esaminarli tutti e, finalmente, un sorriso rischiarò il suo bel volto.

Aveva una traccia di seguire. 

****

Ore 23:25 di un martedì sera. Sin era appostato davanti una immensa villa di Madlene, nascosto a dovere tra il fogliame. Da lì osservava ogni minimo movimento all'interno e all'esterno dall'abitazione aspettando il momento migliore per passare all'azione.

Doveva entrare.

Nel fax mandatogli da Youssis era scritto dell'esistenza di quel luogo nei pressi di Trenton, dove la donna andava almeno una volta alla settimana. Tra New York e quella villa c'erano, inoltre, numerosi contatti telefonici e via e-mail in un importante scambio di informazioni. Un buon posto dove tenere nascosto Ash. A rendere ancora più credibile questa ipotesi era l'alta sorveglianza a cui era sottoposta la zona.

Gli serviva un diversivo.

Gli arrivò alcune ore dopo, esattamente all'una e 43. Una macchina, una vecchia utilitaria verde, arrivò a velocità folle dalla città e, come se fosse stata guidata da un ubriaco, si schiantò fragorosamente contro il muro di cinta della villa.

Alcune luci si accesero e molti degli uomini che erano di guardia uscirono controllare l'accaduto. Dalla macchina usciva molto fumo, ma Sin non si fermò a curiosare. Non credendo nemmeno alla botta di culo che aveva avuto, raggiunse di corsa il muro e lo scavalcò facilmente, atterrando tra l'erba soffice del curato giardino stando bene attento a non fare il minimo rumore. Aiutato dall'oscurità e dalle nuvole che avevano coperto la luna, raggiunse senza problemi la parete esterna dell'abitazione e vi si appiattì contro. Si guardò bene attorno: nessuno si era accorto della sua intrusione. Adesso, però, veniva il difficile. Doveva, infatti, entrare nella casa e raggiungere, senza farsi notare, la sala di controllo delle telecamere, posizionate in tutti i corridoi e in molte stanze. Sapeva benissimo, però, quale percorso avrebbe dovuto seguire per evitare d'essere ripreso.

Senza perdere altro tempo si arrampicò lungo la grondaia con la medesimo agilità di un gatto. Negli anni, come era prevedibile, le sue qualità di boss era notevolmente migliorate, sia fisicamente che mentalmente, perciò riusciva perfettamente in quello che stava facendo e, nonostante Youssis gli avesse sconsigliato di agire da solo, era del tutto convinto di potercela fare. Sebbene non fosse più basso e mingherlino come un tempo, infatti, era invisibile agli occhi dei suoi nemici e la freddezza che aveva da sempre unita alla sua notevole forza fisica erano ideali per raggiungere il suo scopo.

Entrò nella villa attraverso una finestra aperta al secondo piano. Come aveva previsto si trattava di un grande bagno nel quale non c'era sicuramente nessuna telecamera. Fino ad allora ogni cosa era andata secondo il suo piano, incidente a parte. Uscì dalla stanza e si appiattì contro la parete per non essere ripreso, esattamente nel modo in cui aveva studiato tutta quella giornata dal fax del cinese.  C'era un solo percorso da seguire per non essere individuati ed era esattamente quello.     

Arrivò senza incontrare un'anima davanti la porta della stanza di controllo. Era come se la casa stesse dormendo e. vista l'ora, la cosa non gli sembrava così incredibile. Intorno a lui c'era il silenzio più assoluto, tanto che persino il proprio respiro gli pareva rumoroso. Preparò il suo hiryuga per colpire chiunque si trovasse al di là di quella porta, sicuramente una o due guardie. Sarebbe dovuto essere veloce, in modo da freddarle prima che potessero dare l'allarme. Respirò profondamente, ormai pronto all'azione.

Evitando di fare il minimo rumore appoggiò la mano sulla maniglia fredda e la spinse verso il basso. La porta si aprì senza cigolare e Sin rimase immobile sulla soglia senza quasi respirare. C'erano due uomini, ma entrambi erano troppo distratti per averlo notato. Il primo, quello alla sua destra, era assorto dalla lettura di un romanzo, mentre il secondo ascoltava della musica dalle cuffie tenendo gli occhi chiusi. Non c'è che dire, stavano proprio eseguendo il loro lavoro! Gli fecero pena: non avvertivano minimamente il pericolo che incombeva su di loro, ma non poteva avere pietà di loro, sebbene non sapessero nemmeno chi fosse, né perché si trovasse lì.

Decise che era giunto il momento di darsi realmente da fare e sbloccare quella situazione.

<<Ehi!>> chiamò rivolto al lettore.

La voce che ruppe il silenzio spettrale sembrava irreale, ma il richiamo venne comunque raccolto e la guardia si voltò sorpresa verso di lui. Non le lasciò nemmeno il tempo di imprecare, colpendola subito a morte in piena fronte come era solito fare negli scontri tra bande. Il suo corpo senza vita cadde scomposto sulla sedia, che lo sorresse senza che il suo compagno si accorgesse di nulla. Sin si concentrò su di lui, raggiungendolo alle spalle.

"Buona morte" gli augurò sadicamente mentre appoggiava le sue mani sulla sua tempia e, con un unico e violento movimento, gli spezzò il collo. Il rumore delle ossa che si ruppero sotto le sue dita fu quasi assordante. Lo lasciò subito andare.

Veloce e silenzioso. Era stato impeccabile. Si apprestò a chiudere la porta prima di controllare gli schermi, in modo che tutti sembrasse normale, dopodiché si mise al lavoro.

Non ci impiegò che pochi secondi a trovarlo. Era lì, sopra la sala da pranzo e affianco a due uffici. La luce flebile dei monitor illuminava gli occhi sgranati e lucidi dall'emozione del cinese. Il battito del suo cuore divenne improvvisamente irregolare. Trattenne inconsapevolmente il respiro sentendosi come se fosse appena risorto, anche se il risorto era un altro. Ash Lynx, il demone bianco, la leggenda, il boss più temuto in tutta New York e rispettato dall'intera Down Town, era proprio davanti ai suoi occhi dopo otto anni in cui tutti lo credevano morto. Quasi non poteva crederci, eppure era vero.

Doveva sedersi. Il pavimento andò più che bene. Rimase per terra a fissare imbambolato la sua figura.

"é qui, è vivo" pensò solo, inevitabilmente perso nei ricordi dei loro incontri- scontri e del particolare rapporto che avevano instaurato.

Lo osservò. Seduto su una sedia di una scrivania smanettava al computer completamente assorto dal suo impegno. Persino da lì rimase colpito dalla sua irraggiungibile bellezza. Sebbene l'immagine fosse piccola poté osservare i suoi lineamenti decisi e decisamente maturati. Aveva 27 anni, ormai era un uomo, ed era uno spettacolo. Incredibile. Prima che se ne rendesse conto stava piangendo come un bambino. Lacrime di gioia e di sollievo.

Si rialzò in piedi asciugandosi gli occhi. Doveva raggiungerlo e portarlo via. Innanzitutto, però, doveva sostituire le immagini dei monitor con riprese precedenti, in modo che non risultasse nulla di anomalo. Si voltò verso gli scaffali alle sue spalle e cercò le videocassette relative alla prigione di Ash e al corridoio davanti la sala di controllo. Dopo averle trovate le inserì nei videoregistratori e le mise in play. Le immagini in ben due schermi cambiarono, ma non di molto. L'unica differenza era che Ash non indossava più una maglietta bianca, bensì una scura. Facile come bere un sorso d'acqua.     

Soddisfatto di quello che aveva fatto, uscì dalla stanza per mettere in atto la parte più importante del suo piano.

La camera di Ash si trovava su quello stesso piano, ma si poteva aprire solo mediante una chiave, unita ad una password a cinque cifre e al controllo delle impronte digitali. Altrimenti si doveva passare per il condotto di ventilazione, ed era quella la strada che Sin aveva scelto.

Ancora agitato per la scoperta, recuperò il cacciavite a stella che si era portato da casa e cominciò a lavorare sulla botola del condotto che stava in quel corridoio. Pochi minuti di quel lavoro veloce e riuscì a togliere tutte e quattro le viti aprendosi il passaggio. Con un salto e facendo presa colle mani si issò nello stretto condotto e lo richiuse. Si sentiva come un topo in trappola da quanto poco spazio aveva a disposizione e ringraziò di non essere claustrofobico, altrimenti sarebbe già andato fuori di testa.   

Lentamente cominciò ad avanzare alla cieca alla ricerca del biondo, non sapendo da che parte fosse tenuto. La fortuna, sta volta, non lo aiutò e passò ben due ore nello stretto cunicolo, dovendo più volte tornare sui suoi passi e farsi, quindi, la strada all'indietro, non potendo girarsi. Stava cominciando a perdere la pazienza ed era fortemente tentato di uscire e uccidere tutti, per poi farsi aprire la porta dall'unica persona che avrebbe risparmiato. Insomma, l'architetto che aveva ideato quella villa non poteva fare i condotti più grandi e meno contorti!? Era un labirinto!

Raggiunse l'ennesimo bivio. Sospirando e imprecando voltò verso destra ed ebbe fortuna. Alcuni metri dopo la svolta c'era una grata che dava sull'ennesima stanza. Una flebile luce proveniva da essa e Sin si accostò per guardarci dentro. I suoi occhi si illuminarono e la fatica scomparve. Vicino lui, davanti al solito computer, stava il più grande boss di tutti i tempi. I suoi capelli biondi erano cresciuti e una lieve barba gli copriva le guance e il mento. Il suo sguardo era serio, completamente assorto. Come alcune ore prima, il cuore del moro cominciò a battere impazzito mentre il suo corpo fremeva di una gioia troppo grande da controllare. Non riusciva più ad aspettare. Sarebbe impazzito se avesse perso tempo a svitare pazientemente tutte le viti. 

Colpì la grata con un unico poderoso pugno e questa si staccò dal soffitto e cadde rumorosamente a terra.

<<Chi va là?>>

La voce di Ash era inconfondibile, autoritaria come sempre. Sin si calò dal buco atterrando proprio davanti al biondo. Ash si rilassò, incredulo, davanti allo smagliante sorriso del cinese. Anche il suo cuore cominciò a battere troppo forte e la gola gli si seccò.

<<Ash...>>

Sin lo chiamò quasi in un sussurro, incredulo dalla troppa felicità.

<<Sin...>>

Il cinese si avvicinò al ragazzo di un tempo e i due si squadrarono da capo a piedi venendo a contatto con l'opera del tempo nel corpo dell'amico.

<<Sei addirittura più alto di me...>> riuscì solo a dire Ash.

Nonostante la sua fama di boss senza sentimenti, era commosso e straordinariamente felice. Era da anni, poco meno di un decennio, che non vedeva nessuno, a parte Madlene e i suoi carcerieri, e l'avere Sin così vicino gli aveva mandato il cervello in stand by. Quasi si sentiva mancare.

Si abbracciarono. Al contatto con quel corpo caldo Ash non riuscì più a trattenere le lacrime ed entrambi piansero, tanto felici che quasi provavano dolore.

<<Ti credevo morto...>> riuscì a dire Sin

<<Lo so. Non sono riuscito a scappare...>>

<<Adesso ti porto via da qui, boss. Ti porto dritto da Eiji>>

I due corpi si staccarono mentre lacrime calde cadevano ancora dai loro occhi.

<<è qui?>> chiese il biondo tentando di asciugarsi gli occhi.

<<A New York. Non sa che sono venuto a cercarti>>

In poche parole Sin gli spiegò gli ultimi avvenimenti, mentre Ash lo ascoltava attentamente. Si stavano riprendendo. Parlare li aiutava.

Quando ebbero finito Ash si rimise al computer, lasciando Sin del tutto spiazzato.

<<Cancello il mio lavoro, così nessuno potrà farne uso>> gli spiegò brevemente con gli occhi che gli brillavano di decisione.

<<Fai velocemente, non vedo l'ora di vedere la faccia di Eiji quando ti vedrà! Da quando sei morto...cioè...ehm...>>

<<Ho capito>>

<<Da allora è molto triste, direi quasi depresso. Quando ti vedrà farà i saldi di gioia...oppure gli verrà un infarto...non crederà ai suoi occhi!>>

Stettero in silenzio, ognuno dei due immerso nella propria gioia. Il momento magico fu spezzato da un urlo proveniente da un corridoio della villa:

<<ALLARME! QUALCUNO SI è INTRODOTTO!>> 

<<Merda! Se ne sono accorti! Dobbiamo andarcene alla svelta>> esclamò Sin balzando in piedi.

In quell'attimo Ash cancellò tutti i suoi documenti e raggiunse l'apertura del condotto.

<<Dovrai aiutarmi, Sin: sono fuori allenamento>>

<<Intanto prendi questa>> gli mise in mano la sua pistola e gli fece segno di entrare nel cunicolo.

Nonostante quello che aveva appena detto, Ash non ebbe bisogno dell'aiuto del cinese per entrarvici e, come se conoscesse il percorso a memoria, fece strada nel labirinto. Sin, che lo seguiva strisciando poco dietro di lui, si chiese come facesse a sapere da che parte andare, ma non fece domande: probabilmente aveva studiato quei cunicoli tempo prima, progettando una fuga individuale. Una domanda gli comparve in mente: come mai non si era liberato da solo? Si rifiutava di credere che non ne aveva avuto l'occasione o che Madlene fosse troppo furba per lui! Glielo avrebbe chiesto una volta raggiunta la macchina.

Proseguirono per molti minuti in perfetto silenzio mentre sotto di loro degli uomini cercavano l'intruso facendo un baccano incredibile. Sicuramente erano degli idioti.

<<Dobbiamo uscire per di qua>> disse ad un certo punto il demone bianco, proprio mentre erano sopra la cucina <<la porta di servizio si trova dritto davanti a noi. Basterà raggiungere il muro di cinta e poi la strada>>

<<La mia macchina è lì vicino>>

<<Bene. Passami il cacciavite>>

A fatica Sin glielo allungò e, per un po', sentì il biondo armeggiare per aprire la grata. Quando ci fu riuscito si calò abilmente fuori dal tunnel e l'altro lo seguì con altrettanta agilità. La cucina era deserta. Il moro non poteva credere alla fortuna che aveva quella notte. 

<<ASH LYNX è SCAPPATO! DOBBIAMO TROVARLO!!!>> urlò qualcuno.

<<Tra poco passeranno al setaccio la villa. Muoviamoci>> disse il diretto interessato.

I due corsero fuori dalla cucina e, per la prima volta da tanto, Ash respirò l'aria esterna e venne colpito dal leggero venticello di quella notte. Si sentiva il petto scoppiare dalla gioia e avrebbe voluto gridare, ma mantenne il suo storico autocontrollo. Non erano ancora al sicuro.

Correndo come se avessero avuto il diavolo alle calcagna, raggiunsero il muro di cinta e cominciarono a scavalcarlo. Sin era appena a metà di esso quando una guardia li individuò. Per sua fortuna Ash era già dall'altra parte.

<<LI HO TROVATI! STANNO USCENDO!>>

Sin raggiunse la cima del muro e la guardia cominciò a sparargli addosso. I colpi lo mancarono e lui, più tranquillo, si voltò e saltò giù. Era appena atterrato e si apprestava a raggiungere Ash dall'altro lato della strada, quando un dolore lancinante al fianco lo bloccò. Un proiettile, probabilmente sparato dalla guardia che stava sopraggiungendo da sinistra, lo aveva colpito. Cadde a terra. Sentì la voce di Ash chiamarlo. Si tastò il fianco e subito la sua mano si macchiò del suo sangue denso che usciva copioso dal foro. Il proiettile era ancora dentro di lui, ma doveva tenere duro.

<<NON TI MUOVERE!>> gli urlò la guardia che lo aveva raggiunto.

"Non mi farò uccidere così facilmente" decise Sin e, radunate tutte le sue forze, in un movimento fulmineo, che gli fece venire i crampi su tutto il corpo, gli scagliò contro il suo hiryuga, colpendo l'uomo in pieno petto. La guardia cadde a terra morta e lui tirò un sospiro di sollievo.

"Non posso rimanere fermo" pensò poi. Facendo il più in fretta possibile e ignorando il dolore che gli imponeva l'immobilità, si alzò in piedi e si diresse il più velocemente possibile verso il luogo dove aveva parcheggiato la sua auto. Non vedeva più Ash in giro, ma era meglio così. Se anche lui non ce l'avrebbe fatta, almeno il boss sarebbe tornato in circolazione.

Sentiva i passi e le voci delle guardie sempre più vicine a lui, e cercò di nascondersi ai loro occhi grazie all'oscurità. Pensò a Youssis...quel bastardo...gli sarebbe piaciuto rivederlo.

"Semmai vivrò lo perdonerò e faremo l'amore tutta la notte" pensò.

Sempre continuando a camminare guardò la ferita. Stava perdendo troppo sangue, di questo passo non sarebbe sopravvissuto.

I suoni cominciarono ad arrivargli alla mente ovattati, la vista gli si era fatta vacua, l'equilibrio era instabile e sentiva in bocca il sapore del sangue. Gli serviva aiuto.

Due fari nella notte davanti a lui. Avanzano veloci. Sin bloccò le sue gambe lasciandosi avvolgere da quella luce. Non ce la faceva più. La macchina si fermò al suo fianco e un uomo biondo smontò e lo raggiunse, sorreggendolo e sparando contro le guardie che stavano arrivando. Non seppe quante ne ammazzò, probabilmente tutte.

<<Ash...>> mormorò il ferito.

<<Idiota! Non dovevi venire da solo!>>

Reggendolo con un braccio sotto le spalle lo condusse fino alla macchina e lo distese nei sedili posteriori. Alcuni proiettili colpirono la macchina. Ash sparò ancora, poi si mise alla guida e ripartì velocemente.

Lo straccio premuto contro la sua ferita tentava di fermare l'emorragia, ma Sin sentiva il mondo farsi sempre più distante ed astratto.

<<Ash...>>

<<Zitto Sin! Ti sto portando all'ospedale!>>

<<Portami da Youssis...la sua villa fuori New York...è lì questa notte...>>

Furono le sue ultime parole. Sin perse i sensi subito dopo e Ash guidò come un pazzo per raggiungere Youssis, sperando che il cinese non morisse durante il tragitto.  

****

Youssis e Ash si stavano squadrando in cagnesco da ore, ormai. Erano nella villa del cinese e Sin si trovava in mano ai medici privati del mafioso. La sua situazione era critica. Cerano molte probabilità che morisse durante l'intervento per estrargli il proiettile. Loro due aspettavano ansiosamente sue notizie.

Youssis non era stato affatto sorpreso di vedere Ash piombargli in casa a quell'ora, molto di più lo era stato nel vedere Sin in quello stato. Si era spaventato tantissimo. Aveva una paura folle di perderlo e non riusciva a nasconderlo all'occhio esperto del biondo.

<<Vuoi qualcosa da bere?>> chiese fingendosi gentile.

<<No, grazie>>

<<Se vuoi puoi andartene adesso>>

Youssis voleva con tutto il cuore che lui se ne andasse. Non sopportava la sua presenza, come mai l'aveva sopportata, e non vedeva l'ora di essere lasciato solo.

<<Me ne andrò quando saprò che Sin è vivo>> rispose pronto l'altro. 

Alle sei di mattina, quando ormai i due stavano per appisolarsi, un medico uscì dalla stanza dove avevano appena operato il cinese, precedendo una barella. I due saltarono in piedi raggiungendo il ragazzo disteso, che sembrava dormire placidamente. Entrambi temevano il peggio.

La voce del medico spiegò loro come stavano le cose:

<<L'intervento è stato difficile e più volte abbiamo rischiato di perderlo: la pallottola era andata molto a fondo, lesionando numerosi organi, per non contare la grande quantità di sangue che ha perso venendo qua. Per fortuna è un ragazzo forte. Si è salvato e vedrete che tra qualche tempo tornerà come prima. Intanto, però, ha bisogno di cure e riposo. Preferirei non spostarlo da qui, se voi, nobile Yue-lung, siate d'accordo>>

Youssis annuì senza staccare gli occhi di dosso dal suo amore addormentato.

<<Allora io me ne vado, non ho altro da fare>> continuò <<Buona giornata>>

Se ne andò senza bisogno di ricevere una risposta, soddisfatto d'avere salvato un'altra vita. Solo in quel momento Youssis cominciò a piangere rivelando tutto il suo dolore e anche Ash, sentendosi di troppo, uscì da quella villa, deciso a tornare non appena Sin fosse stato meglio.

****

Si trovava sotto casa di Eiji nel Greenwich Village, indeciso se suonare o no. Era ancora presto, probabilmente lo avrebbe svegliato e poi, comparendo così all'improvviso, gli avrebbe fatto venire un infarto! Sospirò. Quanto gli mancava il suo giapponesino! Non era passata notte che non lo avesse sognato e avesse desiderato di stringerselo al petto! Non sarebbe riuscito a sopportare di stargli ancora distante, sebbene solo di qualche ora. Doveva andare da lui, subito!

Si lasciò alle spalle tutte le sue incertezze e suonò il citofono. Si pentì subito d'averlo fatto, ma, ormai, non poteva più tornare indietro.

Pochi minuti dopo una voce assonnata che ben conosceva gli parlò dall'interfono. Rimase come paralizzato nel risentire il suo tono gentile e premuroso e disse, colla gola secca e la lingua impastata dall'emozione, la prima cosa che gli venne in mente:

<<Sono l'idraulico>>

Ci furono alcuni secondi di incertezza dall'altra parte e Ash si chiese se Eiji avesse riconosciuto la sua voce.

<<Entri>>

Con uno scatto il cancelletto si aprì e il biondo raggiunse con poche falcate la porta d'ingresso. Bussò leggermente sentendosi il cuore in gola 

Quando l'uscio venne aperto si sentì sospeso in aria e un brivido lo percorse completamente.

I loro occhi si incontrarono, quelli del giapponese sgranati come mai lo erano stati prima, quelli dello statunitense nuovamente sull'orlo delle lacrime. Il mondo attorno a loro scomparve.

Eiji non si mosse. Davanti a lui non esisteva altro che quel fantasma. Non riusciva a pensare più a nulla.

<<Eiji...>>

La voce di Ash sbloccò la situazione. Il moro mosse le mani verso di lui e coi polpastrelli gli accarezzò il volto, come per capire se stava vedendo un miraggio o se era la realtà. Ash si lasciò accarezzare dall'amico e le lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi.

Eiji sorrise, anch'esso immerso nelle lacrime, e il velo di tristezza che da otto anni caratterizzava il suo sguardo scomparve completamente.

Si strinsero, coi cuori che scoppiavano nei loro petti.

<<Ash>> lo chiamò il giapponese rendendosi conto che non era una fantasia della sua mente provata <<mi sei mancato tanto>>

<<Voglio stare con te per sempre>> rispose l'altro.

Eiji si staccò con gentilezza dall'abbraccio e lo guardò con dolcezza negli occhi asciugandogli le lacrime colle proprie dita.

<<Si>> acconsentì.

Gli occhi di Ash si illuminarono e, finalmente, il teppista sorrise di felicità.

<<Vieni dentro>> lo invitò il fotografo.

Ash lo seguì nel suo appartamento ed Eiji chiuse la porta alle loro spalle.

<<é davvero un bel posto!>>

Eiji annuì senza riuscire a smettere di fissarlo, ancora incredulo. Il biondo se ne accorse e sospirò.

<<Ti devo spiegare molte cose>> disse

Eiji scosse il capo.

<<L'importante è che tu ora sia qui con me, vivo. Ormai avevo smesso di sperarci>>

<<Tutto merito di Sin>>

Eiji ebbe un sobbalzo a quell'affermazione e, come colpito da un fulmine, collegò tutti i pezzi del puzzle.

<<Eri tu il lavoro che doveva fare!>> esclamò

<<Cosa?>>

<<Niente, niente>> rispose calmandosi <<adesso come sta?>>

<<é rimasto ferito, ma sta bene. é da Youssis>>

Si sentì subito sollevato: lui e il cinese erano diventati molto amici negli ultimi anni.

Si avvicinò di più ad Ash. Loro due, invece, sapeva che non potevano più essere amici. Erano da sempre stati legati nel profondo...nell'anima, ma mai come in quel momento si sentiva d'amare Ash, esattamente come un uomo può amare una donna, e vedeva nel suo sguardo quello stesso amore.

<<Sono contento che tu sia qui. Per otto anni non ho mai smesso di pensarti>> gli disse

Fu il biondo, questa volta, ad azzerare la distanza che li separava.

<<Non mai smesso di desiderarti>> continuò il giapponese <<e adesso che sei qui non mi sembra neanche...>>

<<Shhh...>>

Ash posò delicatamente le labbra sulle sue, in un lieve ma significativo bacio.     

<<Penso di amarti>> gli disse non appena si staccarono.

<<Io, invece, ne sono sicuro>> rispose sorridente Eiji <<perciò non lasciarmi mai più>>

<<Non lo farò>>

Si baciarono ancora, questa volta più profondamente. Le loro lingue si toccarono e, come infuocate, si mossero insieme. I loro corpi si avvicinarono fino a combaciare e le loro mani si posarono su di essi per tenersi ancora più stretti.

In tutta la sua vita Ash non aveva mai provato nulla del genere, non aveva mai baciato nessuno in quel modo. Si sentiva completo con lui, completamente in pace con sé stesso, e tutti i fantasmi del suo passato sembravano più distanti e meno importanti. Esistevano solo loro due al mondo e nessuno avrebbe mai potuto separarli.

I loro cuori battevano all'unisono, guidati da quell'infinito amore che li aveva tenuti in vita fino ad allora e che aveva alimentato i loro spiriti durante gli anni della loro separazione. 

Sarebbero rimasti assieme per sempre.

****

Sin si risvegliò e, ancora intontito, rimase immobile a fissare il soffitto bianco della stanza in cui si trovava. Non ricordava bene quello che gli era successo. Era andato nella villa di Madlene...questo lo sapeva...e sapeva anche che voleva liberare Ash. Lasciò che le immagini di quella notte gli scorressero davanti agli occhi e, pochi minuti dopo, ricordò tutto alla perfezione.

Mosse una mano per toccarsi la ferita al fianco, ma scoprì, sul nudo petto, una stretta fasciatura. Qualcuno doveva averlo curato a dovere. Chi poteva essere stato e, soprattutto, dove si trovava?

Avvertì un movimento alla sua destra. Allarmato e preoccupato si mise immediatamente a sedere guardandosi velocemente intorno, ignorando una fitta di dolore. Si trovava disteso in un grande letto in una stanza lussuosa che ben conosceva. Era la camera da letto di Youssis e, alla sua destra, seduto su una poltrona, il padrone di casa dormiva colla testa appoggiata su una spalla. Lo fissò per un attimo, non sapendo se essere contento o infastidito dalla sua presenza. Ricordò quanto aveva voluto averlo vicino quando era stato ferito...nonostante tutto sapeva di amarlo ancora. Poteva perdonarlo?

Sorrise. Sì, poteva farlo.  

Fece vagare lo sguardo per la stanza soffermandosi sulle finestre aperte. La luce entrava fiocamente da queste facendogli capire che era ormai pomeriggio inoltrato. Chissà quanto aveva dormito e da quanto Youssis stava accanto a lui!

L'addormentato si mosse ancora e Sin tornò a guardarlo. Era così bello e sereno quando dormiva! Avrebbe voluto stringerlo e farlo riposare il suo fianco!

In quell'attimo di pace Youssis aprì gli occhi e i due si guardarono mantenendo il silenzio per qualche secondo, fino a quando lui si alzò dalla poltrona e gli si avvicinò.

<<Come ti senti?>> chiese.

<<Meglio>>

<<Bene, perché ti voglio uccidere!>>

<<Cosa?>>

<<Che diavolo credevi di fare andando a liberare Ash da solo! Ti avevo detto di non fare cazzate, ma te niente! Hai rischiato la tua vita! Pezzo di idiota!>>

<<Calmati Youssis, o ti verrà un infarto>>

<<Non dirmi di calmarmi! Tu stavi per morire! Deficiente! Sconsiderato! Non hai pensato a me? Cosa pensi che avrei fatto senza di te!?>> urlò scoppiando in lacrime.

<<Ti ho pensato>> rispose semplicemente l'altro, capendo lo stato d'animo dell'amato.

<<No, non è vero>>

<<Sì, invece>> gli prese le mani, avvicinandoselo <<quando mi hanno colpito non ho fatto altro che pensare a te e a quanto mi sarebbe piaciuto starti vicino>>

Lo fece sedere sul letto facendogli spazio.

<<Non piangere>> continuò.

<<Perché non dovrei? Amo una persona che non mi ricambia più, che mi odia!>>

Sin gli passò delicatamente una mano tra i capelli.

<<Parli di cose che non sai>>

Youssis si accigliò, ma Sin continuò senza farci caso.

<<Non ho mai detto di non amarti>>

<<E allora perché mi eviti?>>

<<Perché mi hai ferito, ma ora ho capito che non posso più starti distante e che vale la pena di rischiare di nuovo>>

<<Cosa...?>>

<<Sei proprio duro a capire, eh? Vabbè, vuol dire che passerò ai fatti!>>

Lo tirò a sé con la mano che gli teneva dietro la nuca e lo baciò con passione, lasciandolo senza respiro. Mise tutto sé stesso in quel bacio, tutto il suo amore. Voleva che Youssis capisse l'enormità del sentimento che provava, che non lo abbandonasse più.

Youssis si appoggiò al suo forte corpo e rispose con ardore al bacio. Ancora troppo debole, Sin cadde all'indietro tra i cuscini, trascinando con sé il suo amante. Distesi l'uno sopra l'altro si baciarono avvinghiandosi sempre di più, cominciando a sentire forte il desiderio di unirsi dentro di loro.

Le loro labbra si staccarono per permettere ai due di respirare e Youssis cominciò a baciare con dolcezza il collo e le spalle di Sin.

<<Sono troppo debole, Youssis...>> mormorò il ferito.

<<Lo so>> rispose l'altro <<non intendevo fare tutto. Volevo solo baciarti il più possibile, ora che siamo insieme>>

<<Lo saremo per molto tempo da oggi in poi>>

<<Sì, ma adesso stringimi. Voglio sentire il tuo cuore>>

Sin se lo strinse al petto in un protettivo abbraccio e Youssis sentì i suoi battiti accelerati, così dannatamente simili ai suoi. Sorrise. Non era mai stato così felice prima. Solo con lui si sentiva sereno e appagato. Voleva che lo sapesse. Voleva che capisse quanto al sua vita era importante per lui, così non l'avrebbe più rischiata inutilmente.

<<Ti amo, moccioso>> gli disse piano.

Sin si sentì al settimo cielo per quelle semplici, ma importanti, parole, così aprì completamente il suo cuore, tornando a fidarsi dei suoi sentimenti.

<<Ti amo anche io...anche se ogni tanto sembri un'isterica donnetta>>

Youssis gli pizzicò un braccio.

<<Idiota>>

Sin rise divertito e gli passò una mano tra i capelli.

<<Sul serio, non c'è nessuno più importante di te al mondo>>

Si strinsero di più, finalmente rappacificati e felici.

Il loro amore, come quello di Ash ed Eiji, non avrebbe mai avuto fine.

 

Owari.