Attenzione! Per rappresentare al meglio lo
spettacolo teatrale, verrà narrato come se gli attori lo stessero vivendo
sul serio.
A Eny, che è leggermente (ma proprio poco poco) impazzita, quando le ho spoilerato questo capitolo…è stato proprio divertente, a Milano! ^*^
Bagliori sulla
sabbia
Atto
secondo
di Hymeko
Le luci si spensero, e l'oscurità calò nella sala. Con un fruscio, il sipario si aprì lentamente, i fari splendettero sul palcoscenico: in un boschetto di palme alte e verdi, si schiudeva una radura. A sinistra, una pozza d'acqua rispecchiava i raggi del sole, mentre all'altra estremità, uno spiazzo vuoto attendeva solo di essere occupato.
Un pallido raggio di sole donò splendore alla sabbia…Kahe-de smontò da cavallo, impugnando la lancia, addentrandosi fra le ombre che velavano le nicchie, fra un albero e l'altro…muovendosi guardingo, soffocando gli scricchiolii della natura, si accucciò dietro un cespuglio folto, osservando i riflessi dell'alba sulla pozza.
"Smettetela di essere così cauto…non può esserci nessuno qui"
Il soldato sussultò, scattando in piedi e andandosi a parare davanti al consigliere, che s'era addentrato irresponsabilmente in un varco, fra le alte palme.
"Tornate indietro, subito!"
sibilò Kahe-de spingendolo, una mano protettivamente poggiata sul suo petto, l'altra che stringeva la lancia, pronta a scattare nel caso gli occhi, saettanti da un punto all'altro, avessero individuato un nemico.
Ma Hana-mikos non si mosse, posando una mano su quella del soldato:
"Non abbiate timore…non c'è nessuno qui, o mi avrebbero già attaccato, non credete?"
Sorrise, osservando il serrarsi delle labbra dell'altro, testimonianza della lotta che si avvinghiava, in lui: il senso di responsabilità, contro la fiducia nelle sue parole. Il giovane dai capelli di rubino lo sopravanzò, rimanendo completamente vulnerabile, a qualsiasi aggressione:
"Abbiamo mantenuto il più fitto segreto attorno a questo viaggio, gli altri dignitari e le guardie credono che ci siamo diretti a Iunu, per offrire al Dio del Sole le nostre offerte votive, con la supplica per il ritorno del Faraone…"
Kahe-de lo osservò rivolgere gli occhi verso Est, al sole appena sorto…strinse più forte l'arma, imponendosi di seguire il suo sguardo, non di soffermarsi sulla figura slanciata, accanto a lui.
"…siamo partiti molto presto, con la scusa di poter osservare la nascita dell'astro nel tempio di Athon, e offrirgli la nostra supplica…nessuno sa che dopo poche miglia abbiamo invertito i nostri passi, inoltrandoci in silenzio fra le dune di sabbia sottile, cavalcando alla luce morente delle stelle…me l'avete spiegato voi, l'oasi di Baharîya giace nascosta nell'abbraccio di una corta catena montuosa, modellata dalle ere come una tozza mezzaluna, le cui estremità quasi si sfiorano, rendendo l'accesso quasi impossibile, da trovare"
"Hn"
Nonostante tutto, il moro continuò la sua perlustrazione, incurante della fiducia mostrata dall'altro…ispezionò ogni angolo di quella piccola macchia, percorrendo con lo sguardo anche i minuscoli nascondigli fra una foglia e l'altra, dove nessuno poteva occultarsi.
"Non vi sembra di esagerare?"
commentò Hana-mikos con un sorriso, avvicinandosi a lui, e togliendogli la lancia di mano, per posarla contro un tronco.
"In fondo, l'ubicazione di quest'oasi è un segreto gelosamente custodito fra pochi eletti, voi siete l'unico ancora nel cuore dell'Egitto, gli altri sono partiti assieme a…lui…"
"Hn…andiamo a prendere i bagagli"
Doveva distrarlo, aveva il dovere di farlo dimenticare…senza staccare gli occhi dall'uomo che aveva l'obbligo, e il piacere, di proteggere, il soldato si riappropriò dell'arma, afferrando il consigliere con l'altra mano e portandoselo dietro, verso i cavalli poco distanti…tornarono nell'oasi con dei grossi fagotti sulle spalle, che fecero cadere nello spazio vuoto, circondato da fitti cespugli che li avrebbero riparati, dal vento della notte.
Con gli occhi rilucenti di un bimbo, davanti a un piatto colmo di dolcetti, Hana-mikos si strofinò le mani, iniziando a slegare i fardelli.
"Avete mai piantato una tenda?"
domandò Kahe-de, accovacciandosi accanto a lui, senza smettere di lanciare occhiate in ogni direzione.
"No…"
confessò candidamente l'altro, sorridendogli.
"…ma ci siete voi, quindi…"
Il soldato inarcò un sopracciglio, soffocando a stento un sorriso:
"Sono qui per proteggervi, non per montare tende!"
Un brivido lo attraversò, quando il rossino gli strizzò un occhio, sbarazzino…quelle labbra rosse, carnose, quelle due fila di denti bianchi, immacolati…sbriciolavano le sue difese, obbligandolo a scoprire pensieri che avrebbero dovuto rimanere celati, sentimenti cui non poteva prestare ascolto.
"Comandante?"
"Hn?"
Hana-mikos lo risvegliò dalle riflessioni cui aveva pericolosamente ceduto, diminuendo il livello d'attenzione con cui sondava l'ambiente circostante.
"Come mai avete scelto proprio quest'oasi? Quella di El-Fayûm è molto più vicina, a Menfi"
Il giovane amante del Faraone lo vide irrigidirsi, stringendo il tessuto della tenda, fino a far sbiancare le dita…mosso dall'istinto si avvicinò lentamente a lui, così vicini che entrambi potevano avvertire il calore del corpo dell'altro, irradiarsi fino a fondersi col proprio.
"Comandante Kahe-de?"
L'uomo sospirò, legando il tessuto al paletto che aveva ficcato nel terreno:
"La posizione dell'entrata di questo luogo è quasi un segreto, qui dovremmo essere al sicuro. Il Faraone Tathsui-ko, l'uomo che meglio vi conosce, su questa terra…"
Kahe-de alzò il volto, smettendo di sfuggire al suo sguardo…
"…aveva previsto che mi avreste fatto una simile richiesta, per questo mi ha pregato di…portarvi qui. Difficilmente potrebbero giungere a voi, in quest'oasi, con me al vostro fianco. Inoltre…"
Fece una pausa, per studiare le silenziose reazioni del suo interlocutore, che però si manteneva inespressivo.
"Questo è…il miglior luogo dove celarvi, consigliere, nel caso di disfatta del suo esercito. Il punto prescelto per incontrarci con lui, in caso di sconfitta"
"Quindi…"
Hana-mikos vacillò leggermente, aggrappandosi al palo appena piantato…
"…tutto questo era già stato, in qualche modo, organizzato?"
L'ufficiale annuì, senza aggiungere altro.
"Non sono libero…nemmeno adesso? No, non dite nulla"
Kahe-de rimase con le labbra socchiuse, mentre l'altro lo oltrepassava, disinteressandosi della tenda…lo osservò accoccolarsi accanto alla pozza d'acqua, e immergere un mano in essa, muovendone la superficie fino a coprirla completamente di cerchi caduchi, che morivano contro le sponde della piccola polla.
Terminò di montare il riparo, donandogli un po' di tempo per riordinare le idee, e si avvicinò a lui, una figura silente, in piedi dietro la sua schiena, una presenza che tentava di rassicurare, senza sconfinare nell'invadenza…
"Non era nostra intenzione farvi un torto…il Faraone è molto preoccupato per voi, e io…non posso che condividere, questa sua pena. Se vi accadesse qualcosa, io…"
"Vi sentite in diritto di decidere della mia vita, di manovrarla a vostro piacimento?"
"…è questo che pensate di me?"
Kahe-de sospirò, allontanandosi di un passo, la lancia semplicemente appoggiata fra le sue dita, non più stretta…Hana-mikos si voltò, incredulo di sentire un tono tanto triste, nella sua voce.
Si fissarono, per un secondo…un uomo alto, in piedi, che immobile sembrava voler sfuggire, agli occhi dell'altro, un giovane inginocchiato a terra, che lo guardava senza poter misurare, quanto lo avesse ferito.
"Mi dispiace…"
mormorò il consigliere, alzandosi e avvicinandoglisi.
"…mi dispiace davvero, non volevo prendermela con voi…ma tutto questo…mi opprime"
Lentamente, si posò piano contro di lui, appoggiando il petto contro quello marmoreo del soldato, assaporando quella pelle di seta sulla propria, ascoltando il suo battito cardiaco, come sapeva il moro sentiva il suo…inclinò il capo, immobilizzandosi un secondo, quando i capelli si sfiorarono, strie rosse e nere, prima d'annullare la distanza fra loro e posare la testa contro la sua.
"Mi sento in gabbia, non respiro…non sopporto più, che altre persone dirigano la mia esistenza, io…vorrei solo essere libero"
Hana-mikos si irrigidì un attimo, quando due mani forti si posavano sulla sua schiena…un morbido massaggio lo fece immediatamente sciogliere, il calore di quella pelle trapassava la sua, le dita audaci scorrevano lungo le sue costole…con un brivido, mordendosi le labbra per non gemere, abbassò le sue difese, offrendosi totalmente a lui.
"Farò qualsiasi cosa sia in mio potere, per aiutarvi, ma…anche voi dovete aiutare me…intercederò per voi presso il Faraone, però vi scongiuro…comprendete la mia posizione"
"…sì"
Un respiro vibrò fra loro, trasportando la sua flebile risposta…Hana-mikos si staccò, accucciandosi accanto all'acqua, quasi spinto da un sommesso vento contrario, proveniente dall'Est, che portava con sé un ricordo latente, dell'amante.
Sopra di lui, col sole che gli incoronava il capo, come un'accecante diadema d'oro, Kahe-de sbatté le palpebre, perdendosi nelle gemme d'ambra scura che erano gli occhi dell'altro…una luce vivida finalmente vi brillava, un'aria birichina che preannunciava…
Il comandante non fece in tempo a ritrarsi…una mano era scattata a riempirsi d'acqua, e gliel'aveva tirata proprio sul viso. In pochi attimi, si ritrovò bersagliato da una raffica d'acqua, accerchiata dalla voce del rossino che rideva, rideva realmente, col cuore, come non l'aveva mai sentito fare.
Proteggendosi gli occhi, il soldato si gettò di lato, rotolando fino alla riva e riempendosi le mani, a sua volta…sfruttando la miglior mira, riuscì a centrare il consigliere in pieno viso…il ragazzo, non aspettandosi quell'attacco così preciso, si ritrovò l'acqua negli occhi.
"Ahhh!!! Mi è andata di traverso!!!"
Sputacchiando, Hana-mikos si girò di lato, tentando di ripararsi. Ma il suo avversario, abituato a vincere, si immerse nella pozza, avvicinandosi a lui dall'acqua…
"Wwwhhhhaaaa!!!"
Il rossino lo respinse, fra spruzzi diamantini, che scendevano simili a una pioggerellina estiva…con un tonfo, Kahe-de cadde all'indietro, sollevando uno tsunami che investì le gambe piegate del consigliere…il moro sgambettò e si rifece sotto, afferrandolo per un braccio e trascinandolo accanto a sé, nell'acqua…
………
"B-Basta…pace"
gorgogliò Hana-mikos, pulendosi gli occhi e allungando una mano, per fermarlo.
Quasi trattenuto da quella forza arrendevole, il moro lasciò che l'acqua chiara, che aveva nei palmi, gli scivolasse fra le dita, congiungendosi nuovamente a quella della pozza…lentamente, si erse in tutta la sua statura, un alto giovane uomo che proveniva dal nord:
"Permettetemi di aiutarvi…"
L'acqua sgusciava via in gocce sottili, lungo la sua pelle…su una di esse, si concentrarono i raggi del sole, trasformandola in una stilla d'oro vivo, che scorreva lungo il suo braccio teso, verso Hana-mikos…il consigliere afferrò quella mano, tirandosi in piedi.
"Hn"
Il limo sottile, viscido sul terreno, sbilanciò il giovane…con un movimento veloce ed elegante, Kahe-de lo afferrò per i fianchi, accostandolo a sé, avvolgendogli completamente la vita perfetta.
La pelle abbronzata delle sue guance, tanto diversa da quella d'alabastro di chi lo stringeva, s'imporporò, simile a un frammento di cielo al tramonto, mentre i suoi muscoli si tramutavano in morbida pasta malleabile, remissiva a quelle dita…Hana-mikos tremò, sentendosi guardare da quegli occhi troppo simili al prezioso smalto blu, che usavano per i gioielli.
"State tremando…avete freddo?"
"…u-un po'. Quest'aria…"
"Hn"
Senza smettere di stringerlo, il soldato lo riaccompagnò alla tenda, facendolo accomodare su un morbido giaciglio. Silenziosamente, rovistò fra i propri bagagli, e ne estrasse il lungo manto blu con cui l'aveva coperto, la sera sul bastione…Hana-mikos lo accettò con un brivido, stringendosi addosso quel mantello che, oltre ad avere in sé il colore dei suoi occhi, recava anche il profumo della sua pelle.
"Ma voi…non avete freddo?"
"Hn…non vi preoccupate, sono abituato. Riposate, mentre preparo il fuoco"
"Sì"
La sabbia era calda, sottile, una polvere simile alla cipria che usavano per il trucco…il consigliere stese le lunghe gambe, porgendole al sole non ancora al termine, della sua corsa nel firmamento.
"State bene? Avete ancora freddo?"
Sorrise…quel soldato, nonostante tentasse d'essere inflessibile, si rivelava preoccupato, per lui.
"No…con questo manto addosso, una bellissima sensazione mi pervade…mi sembra non di essere cinto da una semplice, ricchissima stoffa, ma…che siano le braccia di un uomo, che mi stringono; il suo petto, quello contro cui mi posso appoggiare…"
Ma non disse che l'uomo di cui parlava, non aveva più i lineamenti del suo Faraone, ma quelli immensamente più belli della guardia che si stava dando da fare, a pochi passi di distanza da lui, per lui…e che, di nuovo, aveva frettolosamente rigettato la propria attenzione a un mucchietto di legna, invece che guardarlo…
Scosse la testa, affondando il viso nelle pieghe del tessuto…non doveva pensare, certe cose.
Un bisbiglio nacque spontaneo sulle sue labbra, un alito di vento che non giunse alla pozza:
"Io sono sempre stato, e rimarrò in eterno, il fedele e devoto amante di Tathsui-ko, non posso permettersi di pensare a…"
Due bellissimi occhi blu, spiccanti in un viso dalla divina perfezione, che si stavano avvicinando a lui, senza staccarsi dal suo sguardo.
"Vi ho portato della frutta secca"
Kahe-de gli si inginocchiò vicino, porgendogli una ciotola colma di datteri e noci…le loro mani si sfiorarono, quando il consigliere la afferrò.
"Tremate ancora"
Per evitare che cadesse, il moro posò una mano su quella dell'altro, che reggeva la ciotola…le palpebre di entrambi si sbarrarono, nel momento in cui le loro pelli vennero totalmente a contatto, mentre una scossa risaliva fino al loro cuore.
La ciotola si abbassò sempre più, cadendo dalle mani che non avevano avuto la forza di reggerla, e si infranse su una pietra…lo schiocco con cui la terracotta si rompeva fece sussultare di due, che si staccarono come colpiti da una sferzata…ansimando, si tesero assieme a raccogliere i cocci, tutto pur di non doversi ancora specchiare negli occhi dell'altro.
"N-No…lasciate fare a me, voi scaldatevi accanto al fuoco"
Grato a quella possibilità di sfuggire al suo sguardo, Hana-mikos si dovette seviziare il labbro interno, per non correre via.
I cocci furono seppelliti in profondità nella sabbia, mentre i frutti sporchi servirono per concimare gli alberi…Kahe-de gliene portò altri, in silenzio.
"…si avvicina l'ora di cenare"
mormorò il consigliere, mangiucchiando senza più molta convinzione un dattero.
"Hn…volete che inizi a preparare? Potrebbe essere necessario un po' di tempo, con questo fuoco"
"Sì, grazie"
Il soldato si affrettò a raccogliere dei rametti secchi e sterpaglie, destinate a ravvivare il fuoco morente…con maestria, li dispose sulle braci, soffiando piano.
Hana-mikos poteva vedere il calore venare l'aria, deformando lo spazio dietro di essa…la sua guardia del corpo sudava, stretta fra il fuoco sulla terra, e quello che ancora stazionava, nel cielo. Si alzò, come in preda a una malia, e portò un panno fresco al soldato…Kahe-de lo accettò con un piccolo inchino, prima di dirigersi verso la pozza, a rinfrescarsi.
"È una fortuna che questa fonte abbia una grossa portata, o l'acqua non potrebbe rinnovarsi tanto in fretta"
constatò, col solo scopo di interrompere quel silenzio imbarazzante che era sceso fra loro, dopo quell'attimo purissimo…si passò il panno bagnato sui muscoli del torace, sulle braccia e sulla schiena, sbirciando il riflesso del consigliere sull'acqua, sentendone gli occhi brucianti che non si staccavano un attimo, dal suo dorso.
"Il vostro corpo è sottile, eppure…la forza che sprigiona, è superiore alla mia"
rispose questi, allungando una mano e saggiando la pelle fra le sue scapole.
Kahe-de sussultò, girandosi di scatto…la mano abbronzata era ancora tesa verso di lui, accanto al suo volto…non fu difficile accarezzarlo, sentire come quel viso non recasse segni, delle battaglie cui aveva partecipato.
Con un sospiro, Hana-mikos si allontanò da lui, senza smettere di guardarlo, come fosse un sogno irraggiungibile…il soldato si alzò e lo oltrepassò senza dir nulla, in fretta, spinto da un fuoco che non gli dava pace.
"Mentre cuoce, sistemerò i giacigli per questa notte"
lo informò, posando una pentola sui sostegni di pietra.
"Q-Questa notte?"
Il rossino barcollò, mentre quelle parole gli sconvolgevano l'anima.
"Hn…ero certo che mi avreste chiesto di rimanere qui, e dato che non voglio litigare con voi, ho pensato che vi avrebbe fatto piacere, se vi avessi prevenuto…ho forse commesso un errore?"
Nei occhi blu era nato un dubbio…il consigliere scosse la testa, rassicurandolo:
"No…vi ringrazio molto"
La cena scivolò via silenziosa, mentre una luna pallida si faceva largo nel cielo, guadando la Via Lattea…nessuno dei due osava aprire bocca, mentre mangiavano davanti al piccolo falò scoppiettante…lingue di fuoco rossastre salivano a lambire lo spazio, mentre scintille brillanti come gemme si inoltravano per un breve tratto nell'aria, prima di spegnersi nel freddo della sera.
"Andiamo a dormire?"
"Hn…precedetemi, io spengo il fuoco"
"Sì"
Il soldato lo osservò sparire nella tenda, e iniziò a soffocare il falò…la sabbia cadeva leggera, scivolando fra le tenebre, spegnendo piano l'unica fonte di luce, che possedevano lì…assieme a quel calore, si struggeva perché si domassero anche i pensieri che gli stavano dilaniando l'animo, quel desiderio dell'uomo abbandonato fra coltri leggere, a poca distanza da lui, solo, nel buio…
"Ho accettato di passare questa giornata qui, solo per poter star solo con te…e questa notte silenziosa, ha visto il mio fallire. Ho posto prima l'interesse del mio cuore, alla sicurezza di chi sono stato chiamato a proteggere…prego solo gli dei che il Faraone torni al più presto, a salvarmi da questo tormento"
Alzò gli occhi, accompagnando alle stelle la supplica che aveva bisbigliato…del fuoco non rimaneva più nulla, solo un mucchietto tiepido di sabbia.
Kahe-de s'avviò, stiracchiandosi, verso l'entrata della tenda, la metà inferiore coperta dai cespugli…fra le ombre lì racchiuse, vedeva a stento un corpo, poggiato su un fianco, raggomitolato nel sonno, e si lasciò andare a un sorriso:
"Sta dormendo…hn, un uomo di corte che non è abituato, a passare la giornata all'aria aperta. Quel gioco nell'acqua, poi…"
Si stese accanto a lui, per pochi minuti, solo per fargli assaporare la propria vicinanza, e si rialzò, ammantandolo anche con la propria coperta.
Silenziosamente, recuperò la lancia, sistemandosi la spada lungo il fianco, e si piazzò davanti all'ingresso della tenda, di guardia.
La luna percorse in pochi attimi la volta del cielo, tramontando a Ovest, mentre la luce iniziava a rischiarare a Oriente…un'alba rosa dipinse le nubi del cielo, strinandole di sfumature rossastre e d'oro, ammorbidendo la figura severa che non si era mossa, dalla sua posizione.
"Aaaahhhhwwww!!!"
Hana-mikos allungò in alto le braccia, stiracchiandosi…il suo sguardo cadde sulle due coperte che lo coprivano, e sul posto vuoto accanto al suo.
"Comandante Kahe-de?"
chiamò, titubante.
"Sono qui"
Stringendosi addosso la coperta dell'altro, il rossino uscì dalla tenda, riparandosi con una mano gli occhi dal sole…il soldato era seduto accanto a un allegro fuocherello scintillante, su cui bolliva un recipiente.
"Vi ho scaldato dell'acqua, se volete lavarvi"
"Grazie…come mai già in piedi?"
Kahe-de scrollò le spalle, aggiustandosi una ciocca di capelli:
"Mi sono alzato presto, subito dopo l'alba…non sono abituato a dormire molto"
"Ah…dev'essere dura, la vita del soldato"
Il rossino si sedette vicino a lui, accettando con un cenno del capo la frutta che l'altro gli tendeva.
"Più o meno…basta un po' d'abitudine, ed essere parecchio flessibili alle situazioni"
"Capisco…comandante?"
Il moro lo guardò in viso, aspettando…
"Mi insegnereste a lottare?"
L'uomo sbatté le palpebre, inclinando di lato il capo:
"Come mai questa richiesta, tanto improvvisa?"
Hana-mikos arrossì, ridacchiando:
"Bè, non mi sembra che abbiamo molto da fare, oggi…e mi piacerebbe sperimentare qualcosa di nuovo, che mi permetta d'allargare le mie conoscenze"
"Hn…come volete…"
Finito di mangiare, il soldato lavò velocemente le ciotole, mordicchiandosi le labbra…lottare con lui, avrebbe significato…toccarlo.
Sfiorarlo.
Posare le mani sulla sua pelle.
Sentire il suo fiato accarezzargli il volto, il suo sudore bagnargli i palmi.
Interagire con lui…fisicamente.
Congiunse le mani a coppa, raccolse dell'acqua e se la versò sulla fronte, lasciandosi bagnare dai rivoli in cui s'era frantumata.
"Allora?"
Impaziente, il consigliere si stava già scaldando i muscoli, come lui gli aveva detto di fare…sottile e flessuoso come un giovane cucciolo di leone, il suo corpo si tendeva al sole, sprigionando un'energia mai totalmente coltivata.
"Sono pronto"
rispose, dopo qualche minuto in cui lui stesso, s'era scaldato…con un'abile mossa, mise al tappeto Hana-mikos, allontanandosi poi di qualche passo, soddisfatto.
"Ma ma ma…non ero preparato!!!"
Il rossino schizzò in piedi, afferrando l'altro per un polso:
"Mi avete imbrogliato!!!"
"Hn…in battaglia bisogna sempre essere vigili, il nemico non si fa certo annunciare"
Detto questo, si liberò con facilità dalla sua stretta, e lo fece volare a terra.
"Ouch!"
Il consigliere rotolò indietro, sfuggendo di un soffio alle sue braccia che volevano stringerlo, e si caricò sulle ginocchia:
"Prendete questo!"
e si gettò in avanti, sferrando un pugno verso il suo volto…Kahe-de sembrò lasciarsi raggiungere, poi, con un movimento felino, si abbassò di colpo, cingendogli la vita e sollevandosi…con un urlo strozzato, il consigliere si ritrovò con la schiena per terra.
"Ohi che botta!"
"Tutto a posto?"
"Sì"
Il soldato allungò la mano, e l'altro la afferrò, per rialzarsi…appena fu in piedi, Hana-mikos gli assestò una potente craniata, il cui colpo risuonò fra la radura.
"Ah ah ah ah!!! Vi siete forse dimenticato che il nemico non si fa annunciare?"
rise il rossino, imitando il suo tono, nelle ultime parole.
"Hn…no"
Kahe-de si rialzò di scatto, gettandosi contro di lui e spingendolo a terra…
"Wwwhhaaa!!!"
Hana-mikos tentò di rialzarsi spingendolo via, ma l'unico risultato che ottenne fu quello di iniziare a rotolare con lui, lungo la radura…i pugni che si tiravano erano carezze, i calci che tentavano di colpire gli stinchi dell'altro, solo un modo un po' strano per strusciarsi…la sabbia si modellava al loro passaggio, in morbide onde…le fronde delle palme sussurravano forte, per trattenere le loro risa…il sole baluginava ridente, accompagnando i corpi che si toccavano.
Dalla luce all'ombra…sotto la frescura di due palme, i due si fermarono, cozzando piano contro la base di un tronco.
Kahe-de rimase immobile, mentre un frammento di foglia ondeggiava fino alla sua schiena. La sua testa, era poggiata su un petto caldo, in cui un cuore batteva forte.
Lentamente, con timore, alzò il volto.
Hana-mikos lo guardava, gli occhi sfavillanti che rilucevano, come polle di fuoco. I capelli spiegati sulla sabbia, una corona di smalto color sangue, cesellata d'oro…le labbra rosse, socchiuse, in cerca d'aria…belle, perfette.
"Spero che un giorno possiate perdonarmi"
bisbigliò, prima di chinarsi a sfiorargli una guancia con le dita, e posargli le labbra sulle sue.
I due visi, parzialmente celati dietro la mano, rimasero uniti per qualche secondo…poi Hana-mikos lo spinse via, lontano da sé.
"C-Come avete osato…"
mormorò, posandosi i polpastrelli sul labbro inferiore.
"Consigliere…"
Kahe-de si alzò, tentando d'avvicinarsi a lui…ma il rossino si trascinò indietro, rialzandosi con fatica:
"S-State lontano! Non dovevate farmi questo! Perché mi a-avete…"
"Non lo comprendete?"
rispose dolcemente l'altro, rallentando il suo avvicinarsi, senza tuttavia fermarsi.
"No!"
Un singhiozzo, a frammezzare le sue parole…il moro si bloccò, mentre una lacrima si riversava lungo la sua pelle.
"Io sono il compagno del Faraone! Io sono il suo amante! Non posso permettere che qualcun altro mi tocchi, non posso permettere che…"
"Che…? Concludete, per favore…"
reagì piano l'altro, mordendosi le labbra, alla vista di quel corpo che s'era abbracciato stretto.
"…no"
"Hana-mikos…non voglio che voi soffriate"
Un passo, verso di lui, e un altro…il consigliere si ritrovò premuto contro il tronco di una palma, all'ombra delle sue foglie lunghe, mentre il sole cadeva dritto sulla sua guardia del corpo, rilucendo riflettendosi sulla sua pelle lattea, trasformandolo in una statura di cristallo.
"Allora statemi lontano…riportatemi indietro"
"Perché?"
Quella richiesta…tornare a palazzo, dove non sarebbero più stati soli, dove ci sarebbero state decine di altri dignitari, a frapporsi nel loro rapporto, persone dietro cui nascondersi.
"…cercate di comprendere…vi scongiuro, lui è il Faraone, non posso permettere che…"
Kahe-de attese, in silenzio…
"…che qualcuno occupi il suo posto, nel mio cuore"
"…è già successo?"
bisbigliò il moro, i suoi occhi aperti alla speranza.
"…sì"
sospirò il rossino, scostandosi un velo di lacrime.
Un attimo di silenzio, il brivido di una confessione d'amore…il comandante si avvicinò a lui, tendendo una mano verso il volto che calamitava tutto il suo essere.
"No…vi prego, io appartengo a lui"
"Ma ne sei felice? Sei felice, di stare con lui?"
Un sobbalzo, improvviso. D'un tratto, era tornato a essere Hanamichi.
Davanti a lui, non vedeva più il comandante Kahe-de, ma il suo rivale Rukawa, l'estasi della recitazione era terminata, non erano più due personaggi ma Rukawa e Hanamichi, la commedia era finita...ora sarebbe stata la realtà. Quel semplice cambiamento nelle parole, il passare dal "voi" al "tu", intimo e confidenziale, aveva stracciato la finzione…qualsiasi risposta gli avesse dato, non avrebbe più riguardato la rappresentazione, ma la loro vita, reale…
"Sei felice, di stare con lui? Ti imploro di svelarmelo…ho sentito il tuo sguardo su di me, le tue mani non mi hanno respinto, così come le tue labbra…ma se lo ami, perché mi hai illuso?"
"I-Io…n-non ti ho illuso"
Rukawa spalancò gli occhi, annullando la distanza fra lui e quel corpo sprizzante bellezza…
"Allora lascialo"
gli sussurrò sulle labbra, senza tuttavia baciarlo, quasi temesse, di lambire quella bocca.
"H-Ho paura…"
Negli occhi limpidi di Hanamichi vedeva panico, terrore…Rukawa strinse i pugni, respirando a fondo per calmarsi…non era lui, quello con cui doveva prendersela:
"Sono incredulo, nel scoprire quanto terrore abbia instillato in te…non lo perdonerò mai, per questo"
Ma l'altro scosse la testa, posando la fronte contro la base del suo collo:
"Non temo semplicemente lui, ma anche voi…"
"Perché?"
Le dita bianche si posarono sotto il mento del rossino, sollevandolo vincendone la flebile resistenza:
"Perché diffidi di me?"
"Perché da quanto ci conosciamo? Due giorni, poco più…come posso sapere, che il vostro sia amore? Non so nemmeno bene se il mio, lo è…dubito per primo di me stesso, non posso affidarmi ciecamente a voi"
Annuendo, Rukawa scivolò nella sabbia, chinandosi davanti a lui…le sue ginocchia affondarono nella terra chiara, le sue ciocche nere furono spostate dal vento, rivelando un viso chiaro e senza timori…Hanamichi si strinse di più al tronco, spaventato da tanta bellezza, dal pensiero che si offrisse proprio a lui:
"Comprendo la tua paura…posso solo dirti che ti ho osservato per molto, prima di farmi avanti…i corridoi, il giardino, le terrazze erano luoghi privilegiati, per poterti guardare, per riempirmi gli occhi di te. Ho studiato a fondo il palazzo…"
L'altro comprese che parlava della scuola, e annuì…
"…solo per comprendere quali fossero, gli angoli dove sarebbe stato più facile incontrarti…non mi hai mai visto perché temevo di spaventarti, di assillarti…credimi, ero lì con te"
"I-Io…"
Rukawa gli prese entrambe le mani fra le dita, posando un bacio su ognuna di esse:
"Credimi…io ti amo"
Hanamichi non rispose, le palme che s'erano posate sulla sua pelle, risalendo lungo il suo corpo, gli impedivano di parlare…il volto di Rukawa era di nuovo davanti al suo, una mano sulla guancia a proibire che il pubblico vedesse, la sua bocca a un soffio dalle sue labbra, in attesa di un suo sì…
…che venne silenziosamente gridato, quando spinse il viso in avanti, per baciarlo. Poi, un sussurro:
"Andiamo…abbiamo uno spettacolo da portare avanti"
"Sì"
Hanamichi intrecciò la mano con quella del volpino, intontito dal sapore del suo bacio, il primo da quando gli si era dichiarato…rammentava che quelli che gli aveva sempre dato Akira, non erano mai stati così dolci…si lasciò guidare alla tenda, dimentico di tutto, degli sguardi silenziosi del pubblico, del palcoscenico che rimbombava piano, sotto i loro passi…vedeva solo il riparo, un antro temporaneo che però li avrebbe volentieri accolti, nel suo abbraccio.
Si accorse appena, del suo corpo che si stendeva sul morbido giaciglio, che il volpino aveva preparato…tutto il suo essere, era concentrato sul volto del moro, sulle sue labbra che continuavano a sfiorargli la pelle del collo…avvertì che al pubblico era sfuggito un singulto, quando Rukawa aveva gettato il suo gonnellino oltre i cespugli finti, che li tenevano al riparo dagli occhi di tutti.
Stava ancora recitando? Non lo sapeva…per lui la finzione era finita, ma per l'altro, cos'era quello? Un ennesimo momento di apparenza, o…
No. Quella era la realtà, anche per Rukawa. Nelle prove, non gli aveva mai tolto gli slip.
"Sssshhhh"
Il volpino gli soffiò sulle labbra, baciandogli piano le gote arrossate…Hanamichi si inarcò, senza tentare di trattenere un gemito…era entrato dentro di lui, sentiva il suo indice muoversi delicatamente nelle sue carni, premunendosi di prepararlo…
"K-Ka…"
"Sono qui…io non ti lascerò mai"
Allungando le braccia oltre il suo collo, il rossino lo strinse a sé, nascondendo il viso contro la spalla, aggrappandosi mentre sentiva un altro dito farsi strada nel suo corpo, allargandolo piano.
"…è bello"
trovò il modo di sussurrare, invaso dal calore che si sprigionava come piccoli stelline, ogni volta che i polpastrelli della volpe si interessavano di un piccolo lembo, del suo intestino.
Rukawa infilò un terzo dito, lasciando che il pubblico si beasse, del gemito di piacere che era sfuggito al suo compagno…il suo sesso, eccitato come mai prima, sfiorava insistentemente quello dell'altro, che ormai senza più un briciolo di ragione, si agitava sotto di lui, mormorando frasi senza senso.
"…sei pronto?"
Gli occhi d'ambra si spalancarono: le dita l'avevano abbandonato, obbligandolo a un vuoto terrorizzante, freddo…gli occhi blu pavone che lo guardavano, non potevano colmare quel nulla, non da soli…annuendo, Hanamichi sollevò un po' il bacino, chiudendo gli occhi e affidandoglisi.
Le sue palpebre poi si spalancarono, mentre una lacrima scorreva lungo le sue ciglia…il moro si era introdotto in lui, lo sentiva farsi largo, grosso e turgido, aprirgli il corpo con gentilezza, perché non provasse altro che piacere…estasiato da quella sensazione gemette, la sua voce fu subito accompagnata da quella delle ragazze in platea, che immaginavano di poter vedere, quella scena.
Rukawa allungò la punta della lingua, lambendogli le labbra perché non se le mordesse…Hanamichi socchiuse la bocca, invitandolo a penetrarlo con la lingua, come il suo sesso faceva col corpo…iniziò una docile battaglia, in cui nessuno voleva prevalere, in cui l'importante era solo aumentare più possibile il contatto fra loro.
Quel bacio, servì soprattutto a soffocare l'urlo che era sfuggito al rossino, quando il moro aveva spinto, per la prima volta…un'esplosione di piacere, un'ondata di luce travolse Hanamichi, che dovette affondargli le unghie nella schiena, per non soccombere a tutto quell'incredibile benessere. Improvviso, troppo inatteso, non era mai stato così, non s'era mai sentito talmente completo, realizzato…perché era così diverso, da com'era con Sendo?
Non ebbe il tempo di trovare una risposta, a quella domanda impertinente…il prepotente piacere, che l'aveva di nuovo sovrastato, lo aveva costretto a liberarsi dal bacio, per respirare, e gridare…gridare, gridare, gridare assieme a Rukawa, che non poteva più resistere, a negare la propria voce a quella del suo amante, che la chiamava a unirsi a lei, a proclamare ciò che li stava legando…
Rukawa sentì uno schizzo forte, un liquido caldo che gli macchiava il ventre…un urlo più forte degli altri rimbombò nella piccola tenda, facendogli accapponare la pelle. Era venuto…il ragazzo che giaceva senza forze fra le sue braccia, pochi attimi prima si era riversato contro di lui…il volpino chiuse gli occhi, liberandosi nel corpo caldo che lo racchiudeva.
Hanamichi gemette, inarcando la schiena mentre si sentiva invadere…il volto del volpino era affondato contro la sua spalla, per soffocare il gemito con cui si scioglieva in lui…era finito, era tutto finito…aveva appena fatto l'amore con Rukawa.
Il piccolo teatro, allestito in palestra, vibrò per la forza dell'applauso che lo riempì, annullando l'attimo di silenzio creatosi, dopo l'orgasmo di Rukawa.
"S-Stai bene?"
Il moro si costrinse a rialzarsi, pulendosi gli occhi con un braccio…con la coda dell'occhio, vedeva ancora alcune ragazze in piedi, ad applaudire…mentalmente, le ringraziò, di aver bevuto così bene la storia del finto amplesso…stavano dando il tempo al rossino, di riprendere un po' fiato.
"S-Sì…"
Hanamichi avrebbe voluto rispondere di no, soprattutto perché il compagno di squadra era scivolato fuori da lui, lasciandolo solo, ma…non poteva abbandonarsi alla stanchezza, non ancora. Quel boato, quell'applauso…lo avevano velocemente forzato alla realtà. Erano su un palcoscenico, al posto di un falso accoppiamento, ne avevano condiviso uno vero, che il pubblico pensava fosse finto.
"…che casino"
mormorò, mentre l'eco si spegneva, e il silenzio tornava nella sala.
"Hn…riesci ad alzarti?"
"Sì"
rispose, ricordando il proprio ruolo. Doveva arrivare in fondo, doveva terminare lo spettacolo…a tutto il resto, avrebbe pensato dopo. Anche a Sendo…non permise al suo pensiero, di farsi largo in lui.
"Rivestiti con calma…io vado a scaldare un po' d'acqua"
Rukawa si sistemò il gonnellino, e recuperò gli indumenti dell'altro, che aveva gettato via…poi riempì una pentola con la stagnola che fingeva d'esser acqua, e la posò sul fuoco di cartapesta.
Hanamichi si avvicinò, barcollando leggermente…non aveva mai recitato così bene, non si dava pena di non guardare verso il pubblico, non ci sarebbe mai riuscito…non aveva forze per nulla, si lasciò andare su un masso di cartapesta, abbassando la testa.
Un manto si posò sulle sue spalle, una bocca gli rasentò la gola…alzando la testa, i suoi occhi incontrarono quelli blu dell'altro che, colmi di preoccupazione, gli chiedevano silenziosamente come si sentisse.
"Va tutto bene…sono solo un po' stanco"
"Hn…riposati, mangia qualcosa"
Il rossino accettò dei datteri, ingoiandoli golosamente, grato per quella dose necessaria di zucchero…Rukawa mangiava accanto a lui, cingendolo con un braccio, accarezzandogli dolcemente la schiena…Hanamichi era sollevato, d'essere su un palco, che il moro fosse in un certo senso costretto a coccolarlo. Era certo che l'avrebbe fatto comunque, ma lì, davanti al pubblico, non poteva sottrarsene…o forse era grato perché lui stesso, non poteva sfuggirgli? Se fossero stati soli…si sarebbe lasciato blandire così, o sarebbe scappato via?
"Cosa sta succedendo qui?"
tuonò una voce irata, facendo sobbalzare entrambi.
La mano di Rukawa saettò alla spada, ma una figura alta e solenne, fremente d'ira, gettò entrambi nel gelo.
"F-Faraone…"
bisbigliò il moro, obbligandosi ad abbassare la lancia.
"T-Tathsui-ko…"
Hanamichi barcollò, rialzandosi, subito soccorso dal moro…i due si scambiarono un'occhiata, l'intesa brillò nelle loro iridi…dovevano arrivare alla fine, poi…
"…per favore calmati"
"Come potete prendere che mi calmi? T-Tu…"
Due lacrime spuntarono dai suoi occhi, mentre le sue mani fremevano, di rabbia mal celata…
"…ti sei unito a questo maledetto?"
"Tathsui-ko, per favore…cosa ci fai qui?"
Lo sguardo cerchiato di kohl nero si appannò:
"Ero tornato per vederti, per stare con te…non riuscivo più a starti lontano…"
bisbigliò, con un nodo alla gola che gli impediva di parlare chiaramente.
"…volevo solo vederti, baciarti, unirmi ancora una volta al tuo corpo caldo"
La sua voce si ruppe, stroncata dal dolore di un amante tradito…Hanamichi si immedesimò facilmente nel suo personaggio, lo supplicò come sapeva avrebbe fatto, più tardi, con Sendo:
"Tathsui-ko…ti prego…"
"No! Rispondi…cos'hai fatto, con lui? Vi ho visti, mentre vi toccavate, accanto al fuoco…ho lasciato a Menfi la scorta, perché ero certo che foste qui, al sicuro…ma come potevo pensare che tu, proprio tu…"
Stancamente, il rossino si avvicinò a lui, allungando una mano…
"…avresti sfruttato quest'oasi per tradirmi?"
"Faraone…"
L'uomo alzò lo sguardo carico di lacrime:
"Non mi chiami più nemmeno per nome? Perché? Se ho sbagliato, dimmelo…"
"Non hai sbagliato nulla, Tathsui-ko…"
Hanamichi si inginocchiò accanto a lui, accarezzandogli piano le ciocche nere che gli ornavano la fronte.
"Allora perché mi hai tradito?"
Il suo viso, era il ritratto della sofferenza, della cupa depressione mista a incredulità, che nascono quando si scopre una realtà insospettabile, inconcepibile…Hanamichi abbassò colpevolmente gli occhi, né il suo personaggio, né lui, avevano una risposta.
"Dimmelo perché mi hai tradito???!!!"
Rukawa scattò in avanti, per dividerli…Tathsui-ko aveva preso il suo compagno per le spalle, lo stava scuotendo con forza, come da copione…eppure lui, non vedeva un attore, ma Sendo, quello che avrebbe potuto fargli, una volta scoperta la realtà…
"Lascialo!!!"
Ricevendo un calcio più forte del necessario, il Faraone fu spinto via, a gambe all'aria, nella sabbia…lontano dal rossino, che tremava fra le braccia del moro…entrambi sapevano, il motivo.
"Maledetti…maledetti traditori, che tutte le maledizioni degli dei dell'Egitto vi colpiscano!"
Folle di rabbia, Tathsui-ko sguainò la spada che portava al fianco…urlò, sollevandola sopra di sé, slanciandosi verso le due figure a terra…Kaede spinse via il compagno, rotolando a sua volta nella sabbia, fino alla sua spada.
Le due armi cozzarono, lo stridore del metallo risuonò forte, quando le lame vennero in contatto…il Faraone si sfogò sul soldato inginocchiato a terra che, consapevole della propria colpa, non tentava di respingerlo, come se il subire la sua furia potesse mondarlo…
"Noooo!!! Lascialo stare!!!"
Una spallata, potente…Hanamichi aveva spinto via l'aggressore, gettandosi immediatamente fra le braccia del moro, che s'era alzato per afferrarlo…
"P-Perché…dimmi perché!!!"
Tathsui-ko, il signore di quelle terre…in ginocchio, il volto segnato dalle righe di trucco nero che colava via, assieme alle sue lacrime…coi pugni percuoteva la terra, la voce prostrata innalzava al cielo la sua disperazione.
Impietosito, Hanamichi si sciolse dall'abbraccio di Rukawa, allontanandosi da lui di un paio di passi, senza tuttavia interrompere il contatto fra le loro mani:
"Perché l'amore cambia, si trasforma…viene modellato dalle persone, dagli eventi…"
"E cosa ho fatto io di sbagliato, per meritarmi d'essere tradito?"
Tirando su col naso, Tathsui-ko alzò il viso, arginando faticosamente le lacrime.
"Mi hai chiuso in gabbia, mi hai lasciato qui…non solo in questa campagna militare, ma quante altre volte io sono dovuto rimanere indietro, lontano da te? Sì, lo so perché lo facevi…"
Hanamichi lo prevenne, stringendo le mani del moro…
"…ma hai mai pensato a quanto fosse difficile, vederti partire, senza nemmeno una certezza, per il tuo ritorno? Senza sapere cosa avresti trovato, a cosa saresti andato incontro…io circondato dalla ricchezza e dalla quiete, e tu nel fango di una battaglia…io avrei solo voluto…"
Le sue gambe non ressero più, le ginocchia si ritrovarono nella sabbia calda…
"…essere con te, dimostrarti il mio amore nei momenti davvero importanti"
"E cosa ti permette di dimostrare, lui?"
ribatté altezzoso il Faraone, indicando con disprezzo il volpino, che rimaneva in silenzio.
Hanamichi non lo guardò, non ne aveva bisogno:
"Nulla…è per questo, che sto bene…non devo dar prova di nulla, al suo fianco. Posso essere solo Hana-mikos…non il consigliere del Faraone, non l'amante timido e remissivo, che tu desideri. Accanto a Kahe-de, mi sento leggero. Non ho il giudizio degli altri consiglieri, non ho la paura che un mio colpo di testa mi faccia perdere il tuo favore…solo, sono io"
"E con me…tu non le sei mai stato?"
"Ora non fingerò più. No, non fino in fondo…mi sono sempre sentito come una bambola di ceramica, da trattare coi guanti, incapace di essere forte…un peso, un oggetto utile solo quando c'era da camminare nei giardini in fiore, o darsi da fare in camera da letto…non un uomo disposto a soffrire, per amore"
"Ma tu lo sei, un oggetto…"
Tathsui-ko si rialzò, puntandosi sulla spada. Nei suoi occhi, risplendeva il fuoco dell'ira che aveva annullato la sua ragione. La sua mente, era stata sbaragliata, dalla rabbia e dal dolore.
"…lo hai dimostrato proprio adesso. Sei solo una bambola che si lascia possedere da ogni bel faccino che gli capita a tiro! Chissà quante volte mi hai già tradito!"
"Mai!"
gridò il rossino, battendo i pugni sulla sabbia.
"Non ti credo!!!"
Urlando, il Faraone si gettò su di lui, la lama alzata sopra la sua testa, pronta per essere calata in un fendente mortale…Hanamichi non fece nulla, si lasciò sovrastare dall'ombra portatrice di morte, chiuse gli occhi attendendo il colpo…che non venne, non fu la sua voce a gemere di dolore.
Rukawa era di fronte a lui, di spalle…Tathsui-ko giaceva a terra, succhiandosi il dorso della mano, la sua spada conficcata in una duna poco lontano.
"Non vi permetterò di far del male a colui che amo…non vi consentirò di farlo soffrire ancora!"
sibilò, avanzando verso di lui…la mano rabbiosa stringeva la spada, sezionando l'aria fra loro…
"No…per favore no!!!"
Hanamichi lo superò, voltando le spalle al Faraone e gettandosi contro Rukawa, imprigionandolo fra le sue braccia…il soldato si fermò, incredulo:
"Hana-mikos…"
"Per favore…"
Il consigliere strofinò la fronte contro la base del suo collo, baciandogli piano la pelle…
"…sono stato felice con lui, molto tempo fa…lui è il Faraone, è necessario a questa terra…non lo uccidere solo per me"
Hanamichi avvertì un braccio cingergli la vita, mentre l'altro si abbassava…la voce forte del moro risuonò nella cassa toracica, contro cui era poggiato:
"Ringraziate gli dei che lui abbia interceduto per voi…o sareste morto"
Tathsui-ko sputò a terra, ma si alzò in fretta:
"Non sia mai che un nobile Faraone non ripaghi i suoi debiti…la mia preziosa vita, per le due misere vostre…non ordinerò all'esercito di stanarvi, di massacrarvi. Non per i prossimi due giorni…siete banditi dal mio regno, dall'intero Egitto, per sempre! Andatevene, non voglio vedervi mai più!"
si alzò e si voltò, scomparendo oltre le palme.
Kahe-de posò le labbra sulle guance del suo compagno, senza smettere di stringerlo:
"Mi dispiace…dovrai lasciare la tua terra"
"Non è a causa tua…portami via, te l'avrei chiesto comunque"
"Hn. Dove preferisci andare, Hana-mikos?"
Il giovane si passò una mano sugli occhi:
"La neve…portami a vedere la neve"
Il sipario si chiuse, e un'ovazione rimbalzò nella sala…tutto il pubblico, in piedi, applaudiva senza riserve, al lieto fine della storia d'amore che li aveva fatti palpitare.
Fine atto secondo
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