Attenzione! Per rappresentare al meglio lo spettacolo teatrale, verrà narrato come se gli attori lo stessero vivendo sul serio.
Bagliori sulla sabbia
Atto primo
di Hymeko
Le luci si spensero, e l'oscurità calò nella sala. Con un fruscio, il sipario si aprì lentamente, e i fari splendettero sul palcoscenico: a sinistra, un giardino in fiore. A destra un salone ornato da molte colonne, i due luoghi divisi da un alto muro con parapetto.
"Dunque sono queste le notizie che giungono dall'Est? Il nemico si stipa alle nostre frontiere?"
"Esatto, Faraone"
Il Faraone Tathsui-ko chiuse gli occhi, rimanendo un secondo in silenzio. I suoi dubbi si fecero strada nella mente di tutti i presenti: il nemico si accalcava ai confini orientali, nella penisola del Sinai, eppure…nessuno desiderava veder l'esercito partire, verso una guerra.
Lentamente, l'uomo si drizzò in tutta la sua imponenza, scrutando le fila di cortigiani inginocchiati fra le ombre delle colonne.
I suoi occhi severi si posarono in particolare su uno di loro, che gli scaldò il cuore, rispondendo al suo sguardo con un sorriso appena accennato, eppur dolcissimo.
Il Faraone spalancò le braccia, dominando i suoi sottoposti:
"Lasciate soli me e il consigliere Hana-mikos!"
Obbedendo ai suoi ordini, tutti si inchinarono e uscirono, sparendo alla vista…nel silenzio della Sala del Consiglio non risuonarono che i respiri dei due, carichi di afflizione…Tathsui-ko si avvicinò al rossino, accarezzando la collana che attraeva la luce delle lampade:
"Devo andare, mio amato"
Il sussurro volteggiò nell'aria, cantando tutto il patimento dell'uomo.
"Mio Faraone…"
Incapace di soffocare una lacrima, Hana-mikos strinse gli occhi, passandosi una mano sulle guance…il Faraone la prese fra le sue, baciando una ad una quelle dita abbronzate:
"Non essere triste…io sono il Faraone: è questo il mio compito"
"Lo so…per questo ti chiedo di permettimi di accompagnarti"
Un sorriso tirato sostituì la preoccupazione sul volto dell'altro:
"No, mio amato…non posso concederti di venire con me"
Un velo d'ombra si posò sul volto dell'altro:
"Perché no? Avrai bisogno di me, là. Il tuo cuore desidererà il contatto col mio"
"Lo so, mia vita. Ma più forte, in me, è il desiderio di saperti al sicuro, e preservato dagli orrori della vista della guerra"
"N-Non puoi fare questo! Non puoi lasciarmi indietro, come fossi un inetto qualsiasi! Io sono il tuo consigliere, e il tuo amante! Tathsui-ko!"
Il Faraone scosse la testa, guardandolo con somma pena:
"Non cercavo il tuo consiglio, ho fatto andare gli altri solo per salutarti in solitudine. Io, il Faraone Tathsui-ko, ho deciso. Tu rimarrai qui…e spero che alla fine comprenderai"
Senza aggiungere altro, si voltò ed uscì, mentre l'oscurità avvolgeva Hana-mikos.
Le luci si spensero un attimo, per poi tornare a illuminare il sipario, rosse come le fiamme del tramonto. Un dolce vento muoveva le foglie dei cespugli.
In solitudine, Hana-mikos sedeva sul bordo di un alto muro, osservando rapito un punto lontano, quasi fuori vista. Un soffio di vento più forte degli altri lo fece rabbrividire, mentre una lacrima brillava sulla sua guancia. Per quanto sforzasse la vista, non poteva più a vederlo, l'esercito comandato da lui…gli era solamente concesso di immaginare di cavalcare al suo fianco.
Sobbalzò, appena un manto morbido si fu posato sulle sue spalle…dietro di lui, si trovava un uomo alto, dalla pelle bianchissima e i capelli neri.
"C-Chi siete?"
L'uomo posò un ginocchio a terra, chinando leggermente il capo:
"Comandate Kahe-de, per servirvi"
Quel nome non sciolse i dubbi del consigliere…non aveva ricordo, di averlo sentito.
"Non capisco…cosa desiderate? Chi vi ha mandato a me?"
"Sono giunto per ordine del Faraone, perché salvaguardi la vostra incolumità"
Hana-mikos distolse lo sguardo, quasi scottato, soffermandosi di nuovo sull'oscurità che giungeva dall'Est:
"Siete una guardia del corpo, dunque"
"La migliore che potreste avere, consigliere"
"La migliore?"
"Esatto. Sono stato il comandante delle truppe contro i predoni del deserto, e solo quest'ordine del Faraone mi ha separato dalle battaglie sulle sabbie incandescenti"
Hana-mikos si alzò lentamente, il lungo manto blu che gli scivolava attorno alle membra, aderente come la sua stessa ombra:
"Se siete davvero il migliore, perché siete qui e non…"
fece un gesto vago, nell'aria, indicando il Levante.
Il comandante volse lo sguardo verso il punto indicatogli, e scosse piano la testa:
"Sono al vostro servizio, perché mi è stato comandato di difendere il cuore del regno"
Senza parlare, il consigliere gli girò attorno, studiandone il corpo muscoloso e allenato:
"Un soldato forte e valoroso come voi, dovrebbe essere al fianco del Sovrano, non…imboscato qui"
Gli occhi blu lampeggiarono, caricando l'aria di tensione:
"Era ciò che intendevo fare, prima che il Faraone mi comandasse di proteggere voi"
"E perché il Faraone si sarebbe privato di uno degli uomini migliori, durante una guerra?"
"Mi ha ritenuto la persona più adatta a proteggere ciò che vi è di più prezioso, in Egitto"
rispose con un sussurro…caldo, senza più l'asprezza o il distacco di quelle precedenti.
"Non capisco a cosa vi riferiate"
Hana-mikos gli volse di scatto le spalle, stringendosi nel manto…la sera avanzava veloce, e la luna nel cielo iniziava ad accarezzare la terra.
"Non abbiate timore di parlare con me, io so cosa vi lega…perché sono come voi"
Stelle rifulsero negli occhi marroni…dubbi e certezze si accavallarono, mentre nasceva per la prima volta la speranza di potersi confidare, con un uomo che lo capisse.
"Il Faraone Tathsui-ko mi ha parlato del vostro…rapporto. La forza che vi lega è molto maggiore di quella che io possa dimostrare in battaglia…dovreste essere voi, a esser ricoperto di titoli e onori…voi rendete felice il nostro Faraone"
Hana-mikos si drizzò in tutta la sua altezza, la statua di un dio benedetta dalla luna:
"Se siete così suo amico da conoscere i pensieri del suo cuore, allora parlate! Ditemi perché non mi ha permesso di andare con lui! Rivelatemi il motivo per cui devo stare qui, chiuso fra queste solide mura!"
Kahe-de lo fissò un attimo, poi scostò con riverenza una ciocca che ricadeva davanti ai suoi occhi:
"Perché è il vostro dovere, rimanere qui"
Un silenzio irreale vibrò per qualche secondo, spezzato solamente dal fruscio delle foglie.
Kahe-de fissava Hana-mikos, impassibile. Le mani del consigliere si strinsero più volte, convulsamente, quasi a trattenere a malapena un'ira irrefrenabile…i suoi occhi mandavano lampi, incanalando verso l'altro tutta la furia che aveva in sé:
"Perché non posso andare da lui? Perché non mi è concesso stargli accanto? Perché devo rimanere indietro, mentre lui rischia la sua vita per il Regno? Perché non posso dargli il mio sostegno? Perché mi è negata anche l'unica cosa che posso fare, per lui?"
gridò, con tanta amarezza che la rabbia non ebbe il potere di nasconderla.
Il viso pallido non mostrò rancore, solo dolcezza e comprensione:
"Perché così lo rendete forte. Perché null'altro che voi, siete la sua priorità. Se voi siete al sicuro, lui potrà combattere per l'Egitto. In un certo senso…"
e gli riassettò il manto, che era scivolato a scoprire una spalla
"…siete voi il motivo per cui è partito in guerra"
Gli strinse forte le spalle, appena lo sentì sussultare, per quelle parole.
"Non fraintendete…ma siatene fiero. Voi venite prima di tutto, ed è pronto a sopportare una guerra per voi. Lo fa per difendere voi, solo per questo. Se vi accadesse qualcosa, non riuscirebbe più a governare, a vivere…sarebbe sempre col pensiero a voi, che non ha saputo difendere, chiedendosi se…se fosse partito, vi avrebbe potuto salvare.
L'Egitto morirebbe, se voi moriste…si spegnerebbe con voi, lasciato andare da colui cui date una ragione per vivere. La vera forza di questo paese…siete voi"
Il rossino di liberò dalle sue mani, allontanandosi di pochi passi, fissandolo come fosse il suo nemico mortale:
"Quindi dovrei fare il bravo e star nascosto qui?"
Il moro annuì, stringendo forte l'elsa della spada:
"Anche questo significa sacrificarsi per il proprio paese"
Hana-mikos sospirò, lo sguardo che correva di nuovo verso Est, dove l'esercito era sparito, inghiottito dalle nere sabbie della sera.
"Non è una gran consolazione"
mormorò, quasi a se stesso.
"Non sono qui per consolarvi"
C'era solo fermezza, in quella breve risposta. Nessuna conforto, per lui. Solo delle parole, che ribadivano con chiaro distacco i loro ruoli.
Hana-mikos indugiò per qualche secondo, poi se ne andò senza dir nulla. Silenzioso come un'ombra, Kahe-de lo seguì, a pochi passi di distanza…era suo dovere proteggerlo, nessuno li avrebbe separati…anche se al rossino poteva non piacere, la sua compagnia.
L'ultimo pensiero gli aveva provocato una fitta al cuore…dovette mordersi l'interno di una guancia, per scacciare quell'orribile pesantezza.
La Luna compì un arco nel cielo, e tramontò dietro il palazzo…la luce riempì l'ambiente, calda e forte come a mezzogiorno.
"Avanti comandante, venite fuori di lì"
Hana-mikos si girò lentamente, verso una colonna riccamente decorata…da dietro, con circospezione, spuntò il comandante Kahe-de. Al fianco, scintillava la sua spada…il consigliere socchiuse le palpebre, mostrando un profondo disaccordo:
"Perché la portate anche nel palazzo?"
"Perché finché sarò a vostra guardia, non mi fiderò di nessuno, a parte noi due e il Faraone"
Hana-mikos scosse la testa, tristemente…non vedeva motivo, di preoccuparsi tanto fra le mura del palazzo…non si era mai sentito in pericolo, lì.
"Voi starete con me finché tutto non sarà terminato, ma…quanto durerà questa guerra?"
"Non lo so…questo è fuori dalle mie conoscenze…non ho il dono di vedere tanto in là"
"Di nuovo non mi consolate, sapete?"
Una strana pesantezza coprì il cuore del soldato, che fu costretto a scacciarla in fretta:
"Non è ciò per cui sono qui…io difendo la vostra vita"
"E se…"
Il consigliere si alzò, cogliendo una rosa…il bianco immacolato dei suoi petali risaltava come la luna di notte, fra le sue dita.
"…fossimo amici, invece che guardia e protetto?"
Kahe-de lo squadrò, soppesando quelle parole:
"Non capisco"
L'aria profumava di vita…Hana-mikos ne inspirò un lungo sorso, prima di spiegarsi:
"Questa notte…ho pensato a ciò che mi avete detto…e mi sono reso conto che, se fossi al suo posto…lo vorrei al sicuro, il più possibile. Quindi…non mi sembra corretto essere in collera con voi, in fondo...siete qui a rischiare la vita per me"
Il capo del moro si mosse in un piccolo assenso, poi portò un braccio al ventre e si inchinò:
"La vostra forza nell'affrontare il destino dovrebbe essere presa ad esempio da tutti i soldati. Io vi ammiro molto, consigliere Hana-mikos"
Pronunciò il suo nome per la prima volta, con voce morbida ma roca, bassa…il consigliere sentì un brivido spargersi dentro di lui, e inconsciamente si abbracciò il petto.
Kahe-de proseguì, ignorando gli sconvolgimenti che scatenava nell'altro:
"Sono contento che abbiate capito, io penso che…la tristezza non si addica al vostro viso"
Il giovane dai capelli rubino non ebbe la forza di rispondere…semplicemente arrossì, fissando ammaliato gli occhi azzurro cupo, che non si staccavano dai suoi…così luminosi, quasi le stelle della notte volessero, attraverso essi, conquistare il giorno.
"V-Vi ringrazio"
riuscì infine a balbettare, concentrandosi sul fiore che teneva fra le dita…una goccia di sangue scivolò lungo il suo palmo, fino a terra…una spina si era conficcata nella sua pelle, donando al mondo la linfa vitale lì racchiusa.
"Siete ferito"
mormorò Kahe-de, prendendolo per mano.
"Ah…non è nulla"
Fresca…quella pelle bianchissima era così diversa, da quelle che aveva incontrato finora…anche rispetto a quella del Faraone, era così…perfetta. Maneggiava una spada, eppure era straordinariamente morbida…rifletteva il sole dell'Egitto, ma restava candida…
"Chi siete voi?"
Kahe-de sollevò lo sguardo, distogliendolo dalla ferita. Poi, senza staccare i loro occhi, si portò la mano alla bocca, succhiando il sangue dal piccolo taglio.
"Perché vi interessa saperlo?"
chiese, prendendo un fazzoletto e fasciandogli la mano.
Hana-mikos riprese a respirare…aveva trattenuto il fiato, mentre l'altro compiva un gesto così innocente, intimo…non comprendeva perché l'avesse sconvolto a tal punto, il soldato desiderava solo aiutarlo…
"D-Dovremo stare appiccicati per un bel po'…vorrei che diventassimo amici, sarebbe più facile, per entrambi…"
"Hn"
Il consigliere sentì freddo, quando il guerriero gli lasciò la mano.
"Noto titubanza, nel vostro sguardo…non volete dunque essere mio amico?"
Kahe-de inspirò, trattenendo il fiato. Il consigliere, ritto di fronte a lui…con gli occhi sgranati, simili a quelli dei cerbiatti, memoria della sua infanzia…così forte, eppur fragile…pieno di passione, ma costretto a soffocarla…l'aria sembrava infiammarsi, mentre lo abbracciava.
"Non tentenno, per rifiutare la vostra amicizia. Ma…proprio l'accettarla, mi spaventa. I sentimenti offuscano il giudizio delle persone…il mio primo pensiero siete voi, la vostra incolumità. Saprò proteggervi, se vi divento amico?"
"Per favore…non mi considerate solo un oggetto da difendere"
Due occhi sempre più tristi, velati di solitudine, screziati di freddo.
"Non l'ho mai fatto. Voi non siete un oggetto, ma l'anima di questa nazione. Eppure…"
si bloccò un attimo, incapace di credere d'aver già ceduto, lui che mai s'era piegato…
"…non posso rifiutarmi, di essere vostro amico"
Il cuore del comandante si sciolse, davanti al sorriso dell'altro. Splendeva più della collana che portava al collo, più dei bracciali che gli ornavano i polsi.
"Grazie…grazie infinite, comandante!"
"Ma dovete promettervi che non vi caccerete apposta nei guai"
"Promesso"
sorrise l'altro, sedendosi di nuovo, accanto alle rose.
"E ora, narratemi di voi"
Kahe-de sospirò, studiando il piccolo giardino interno. Non vi erano piante troppo grosse, e i cespugli erano radi…non c'era alcun pericolo immediato.
"La vostra pelle, è così bianca…"
mormorò l'altro, incoraggiandolo
"…non vi scottate, al sole?"
"No. Uso unguenti speciali, perché non accada. Sono il figlio del rappresentante dell'Egitto in un regno molto più a nord. Lì mio padre conobbe mia madre, e si sposarono. Io vissi nella casa di mia madre per molti anni, finché lei non morì. Allora tornai qui con lui, ed entrai nell'esercito, facendo carriera con la mia abilità"
Era la prima volta che qualcuno lo osservava tanto affascinato, come il racconto della sua vita fosse qualcosa di realmente interessante.
"Dal nord? Venite da molto lontano?"
"Sì…nel luogo della mia nascita, d'inverno, è così freddo che l'acqua cade a terra gelata, in fiocchi bianchi…si chiama neve"
"L'acqua gelata?"
"Copre tutto, un manto bianchissimo…una coperta fredda"
"Oh. Non mi state prendendo in giro, vero?"
"…no. Non potrei mai farlo"
Era vero…non poteva pensare di rendere infelice quel volto, nemmeno in modo lieve…
"E…non rimpiangete il vostro paese?"
Hana-mikos sentì i suoi occhi blu sprofondare dentro di lui, per un attimo…lo vide sospirare, e scuotere la testa:
"Credo che ormai la mia casa sia questa"
………
"E voi?"
"Eh?"
Il consigliere riportò la sua attenzione sull'altro: dopo quelle parole appena sussurrate, si era trovato in mente una gran confusione, da cui non riusciva a districarsi.
"Chi siete?"
Il giovane coi capelli rossi si alzò, facendo qualche passo:
"Mio padre era l'astrologo reale, sono sempre stato in contatto con quest'ambiente…"
Kahe-de avvertì soffocamento, nella sua voce.
"…ho imparato presto a muovermi a corte. Assistevo il Faraone durante le lezioni, facevo i compiti con lui, lo aiutavo…ero il suo unico amico. Poi lui è salito al trono, e…una sera, proprio qui…"
si girò, lasciandosi ammirare dagli occhi di zaffiro…un giovane in fiore, nel pieno della vita…
"…allungò il viso e mi baciò, consegnandomi i suoi sentimenti. Da quella sera, io…sono al suo fianco, come consigliere…e amante. Per me, ha lasciato tutte le concubine…solo con sua moglie, che vive a Luxor, è dovuto rimanere…per via dell'erede"
"Hn"
fu il solo commento dell'altro, che dopo il momento del bacio non aveva più ascoltato nulla.
"Comandante…state bene?"
Hana-mikos lo scosse, ridestandolo dal suo fantasticare…Kahe-de balzò all'indietro, allontanandosi da lui…la sua vicinanza era troppo pericolosa, persino per un uomo inflessibile come lui…
"Sì…sì. Stavo solo…pensando"
Deglutì a vuoto, quando l'altro gli rivolse un sorriso dolce e triste.
"Non temete, non vi farò domande indiscrete. Solo…"
e abbassò un po' le palpebre, le lunghe ciglia ben arcuate messe in evidenza dal trucco
"…ora che siamo amici…mi piacerebbe molto…"
si morse le labbra, mentre Kahe-de attendeva, in silenzio
"…andare a fare un giro nel deserto"
terminò tutto d'un fiato, incrociando le dita.
"Eh?"
"Voglio andare a fare un giro nel deserto"
ripeté Hana-mikos, perdendo la dolcezza e assumendo un tono autoritario.
"Nemmeno per sogno!"
sbottò il comandante, irrigidendo a sua volta i muscoli.
"Ma…"
Mai nessuno aveva osato disobbedire alle sue parole: il consigliere spalancò gli occhi, incredulo. Di solito, i suoi desideri erano più che ordini.
"Avete promesso, ricordate: niente cacciarsi nei guai!"
gli ricordò Kahe-de, scuotendo la testa.
"Ma sarebbe solo un giretto nel deserto!"
"No! È troppo pericoloso!"
"Ma comandante…"
"No!"
"Ma sarò nel bel mezzo dell'Egitto, nulla potrebbe nuocermi…col migliore fra gli uomini del Faraone accanto"
La capigliatura corvina si mosse appena, in un gesto di diniego:
"Non penserete certo che basti una moina per farmi cedere?"
Sbuffando, Hana-mikos si sedette pesantemente, fissando le mura del palazzo.
"…è che…non mi sento felice, qui…"
mormorò, sbattendo le palpebre, come a scacciare le lacrime
"…mi pare di vivere in una gabbia dorata…"
emise un ansito colmo di strazio, che fece accapponare la pelle dell'altro
"…da quando è partito, io sono rimasto chiuso nel palazzo, senza mai uscire…"
lentamente, si rannicchiò, appoggiando la testa alle ginocchia
"…come un fiore in un vaso, che lentamente avvizzisce"
esalò un respiro, come fosse l'ultimo…chiuse del tutto gli occhi, e rimase immobile, una triste statua che si opponeva alla bellezza sfavillante del giardino.
"E va bene, domani andremo nel deserto"
Kahe-de scosse la testa, voltandosi e alzando le mani, in segno di resa.
"Evviva!!!"
Hana-mikos si drizzò di scatto, avvicinandosi d'un balzo all'altro. Gli gettò le braccia al collo, e lo trascinò in un vorticare impazzito…danzarono nella luce, due trottole ammattite nel vento calmo…poi caddero a terra, ruzzolando nell'erbetta fresca.
"Ma siete diventato pazzo?!"
Kahe-de si alzò in fretta, sguainando la spada e controllando tutto attorno.
"Che c'è?"
mormorò l'altro, senza capire.
"Come che c'è! Potevano attaccarci! Non fate più una cosa simile!"
"Ma…"
"Siete un incosciente! Ricordate la vostra promessa, e il vostro ruolo!"
La luce di gioia si spense, negli occhi caldi del consigliere. Kahe-de si morse le labbra, maledicendosi. Aveva rialzato le barriere fra loro, aveva tagliato quel ponte che l'altro aveva costruito con fatica.
"Va bene…mi dispiace. È meglio che torni nelle mie stanze"
respirando a fatica, si rimise in piedi, e si trascinò via, scomparendo nell'ombra del palazzo, senza più emettere un suono.
Kahe-de gettò indietro la testa, impedendo alle lacrime di scorrere. Non doveva piangere, non doveva piangere…
Eppure pianse. Una sola lacrima rotolò lungo la sua pelle, la prima dalla morte di sua madre.
"Che cosa riuscite a farmi?"
Il suo corpo stretto, il suo profumo di sacri unguenti…non aveva potuto tenerlo ancora fra le braccia, o sarebbe impazzito.
Avrebbe commesso una follia…avrebbe baciato l'amante del Faraone.
"Se almeno mi ricambiasse…sarei felice di morire per lui"
Si passò una mano sugli occhi, e si avviò nella stessa direzione presa dal consigliere.
Il sipario si chiuse, nascondendo il palco alla vista del pubblico. Tutti i presenti tirarono un sospiro: due domande si intrecciavano nelle loro menti. Il Faraone, cosa avrebbe fatto, trovandoli assieme? E i due protagonisti avrebbero potuto amarsi?
Fine atto primo
Un abbraccio enorme a tutte le ragazze incontrate in fiera.
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