NOTE/AVVERTENZE:
Io scrivo in momenti di lucida follia, ora, COMMENTATEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!
Se no non vado avanti con cuoco!
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Ringrazio tutti quelli che hanno letto Bacio e mi hanno chiesto il seguito/fine.
e PROMETTO solennemente di non andarmene dal mio tranquillo eremo in Alaska finchè non riesco a postare anche la prossima di Cuoco.
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Contente/i?
No?
Come NOOO?



Bacio nero

parte III

di Lara


Devo dire che il tempo è passato con la  velocità che hanno solo gli attimi felici. Le mie paure svanite, come per miracolo. Amo lui. Amo Stefano. Non è così per dire, lo amo veramente.
Ora anche se vedo in lui l'ombra di suo fratello so che non è suo fratello che trovo in lui.
Ma solo lui.
Piano mi giro nel letto e appoggio una mano sul suo fianco, adoro la sua pelle di seta.

Lo vedo che si gira e che mi fissa con quei suoi occhi da gatto. Ambra gialla in cui annegare.
Sono tre mesi che stiamo assieme.

Tre mesi in cui le ferite del mio cuore si sono finalmente chiuse.

Certo, la cicatrice è rimasta. Uno squarcio di un candore accecante nel rosso vermiglio e palpitante del mio cuore. Penso che mai niente e nessuno potrà mai far scomparire quella cicatrice, io stesso non voglio che scompaia. Affievolirsi con l'andare del tempo si, lo voglio. Ma dimenticare mai, non posso e non voglio scordare le cose tristi e felici di Mat.

Mi guarda dorato e sornione, la pelle di seta che preme contro di me e sorrido felice.
Gli dico quanto mi sembri un gatto e lui che fa? Si mette a fare le fusa attirando nel nostro letto Fumo, il cuccioletto grigio che ci ha fatto incontrare a modo suo.
Senza di lui non sarebbe mai entrato nel negozio dove lavoro, e gliene sono grato.
Ora è una bestia da mezza tonnellata, e quando salta sul letto agile e leggero si accoccola sul mio stomaco.
Certo, gli voglio bene, ma al momento avrei altri desideri, non un gatto sul mio stomaco.
Lo scrollo e lui offeso mi guarda storto, andandosene con aria impettita e la coda dritta. Con un'uscita da vera diva.

Il mio stomaco è finalmente libero e mi volto, abbracciando il mio vero gattone dagli occhi d'ambra. Oggi è domenica e ho tutte le più ferree intenzioni di non scendere da questo letto per un bel po'.
Ma una gomitata mi arriva, sempre nel mio stomaco. Ma che è , un punto di ritrovo???

-Guarda che dobbiamo andare uomo che si rotola nelle coperte... Matrimonio di Laura aspetta, tu ricordare?-
Lo guardo e mi scappano una mezza dozzina di espressioni degne di uno scaricatore di porto.
Me ne sono scordato, ed è già tardi....
Veloce mi guardo in giro, i vestiti sono sulla sedia, odio mettermi in giacca e cravatta, ma è mia sorella, penso che se lo meriti.
Non suo marito però, fosse per lui al matrimonio non ci andrei , quel borioso sacco di vento marcio. Mi sta antipatico.

Esco dalle lenzuola e contendo il primo posto alla doccia con Stef, ma arriva prima lui con un subdolo trucco. Non vale farsi vedere nudi la mattina, non vale per lui intendo. Io mi sono fermato a guardarlo e mi ha fregato.
Vado a fare il caffè sperando si muova, e nella fretta calpesto il gatto, che come rimostranza mi lascia un paio di graffi decisamente fastidiosi sul polpaccio.

Penso che oggi  sarà una giornata impegnativa. Visto come è iniziata poi.

Finalmente Stef esce dalla doccia, cominciavo a pensare fosse annegato, e posso lavarmi anche io. Stanotte ho faticato in fondo..
Lo guardo uscire dalla doccia e per poco scordo i miei buoni propositi di andarci a quel matrimonio.
E' ancora bagnato e con solo l'asciugamano a tamponare i capelli.
Ma risoluto mi volto e apro l'acqua fredda. Giusto per calmarmi.
Esco a tempo di record, mi sembra di essere Fantozzi, e canticchio la canzoncina della sveglia.
-sveglia e caffè, Barba e bidè..-
Ma Stef mi fissa come se fossi pazzo. Ma in fondo un po' lo sono.

Mi infilo il completo scuro e dopo una litigata con la cravatta decido di non metterla. A che serve quella specie di guinzaglio poi.
Stef come al solito sa vestirsi meglio e più in fretta di me, ma come farà ad avere sempre quell'aspetto impeccabile?
La sua cravatta ovviamente è a posto, e fissa il punto dove dovrebbe esserci la mia, ma non dice nulla.
Scendiamo le scale di corsa, saliamo in auto e arriviamo alla chiesa appena prima di mia sorella. I miei genitori mi voltano le spalle e guardano male Stef, ma poco male, io sono venuto per Laura, non per loro. Vadano pure via o mi ignorino, io voglio che lei sia felice. Anche se non capisco come si possa essere felici con un coso simile che sta per diventare suo marito. Ma al cuore no si comanda e io lo so per primo.

Arriva mia sorella, dire che è splendida è poco, non la ho mai vista così felice, è raggiante. Per una volta anche quel tipo che sta per sposare mi sembra meno stronzo. Anche lui sorride, e sembra avere dieci anni di meno.

Entriamo in chiesa dove il profumo di incenso e fiori si mescola, la chiesa grande e antica del borgo dove siamo nati. Gli affreschi medievali che raffigurano santi e martiri, San Sebastiano, poveraccio, sulla graticola e senza pelle, varie torture. Se non fosse una chiesa sarebbe una perfetta sala degli orrori. Tutti quei martiri ben disegnati nei particolari delle torture, santa Lucia con i suoi bravi occhi in mano, ma che schifo. Non è un bel pensiero, ma è meglio che penso ad altro, sono sensibile io, o almeno lo è il mio apparato digerente.

-Ma la vuoi smettere di guardarti attorno?- Stef come al solito mi riporta alla realtà, e mi perdo a guardarlo ignorando completamente il prete che dice le solite cose.
L'altare pieno di fiori bianchi e rosa, i chierichetti che di nascosto si mettono le dita nel naso, la mamma del prete davanti che piange neanche fosse un funerale. Una noia mortale insomma.
Ma per amore di Stef me ne sto buono e zitto. Anche per amore di mia sorella, anzi, oggi è il suo giorno, no?
In parte a me le due zie zitelle da cui sono riuscito a nascondermi fino a trenta secondi fa mettendo tra di noi un omone amico, credo, del sacco di vento.

Grazie a Dio siamo in una chiesa e riesco a farle stare zitte ed evitare un terzo grado fingendomi estremamente e palesemente interessato alla predica, riesco ad apparire quasi commosso e un sorriso di approvazione appare sul volto delle zie.
Per ora sono salvo, poi chissà.

Finalmente fuori dalla chiesa a spargere riso come tanti idioti in testa ai due sposi.
Mia sorella mi si ferma davanti e mi bacia sulla guancia, per poi salire in macchina e partire alla volta del ristorante. Io sto morendo di fame e spero che si arrivi alla svelta.
Il lancio del bouquet avviene tra la solita ressa, e, manco a dirlo, finisce per terra, raccolto da una delle zie zitelle. Spero lo trovi uno che se la sposa, almeno si ammorbidirebbe un po'.

Io e Stef andiamo verso la macchina, e ce la troviamo incastrata in mezzo a una foresta di auto parcheggiate selvaggiamente. Dobbiamo aspettare che arrivino i rispettivi proprietari. Lo avevo detto io che si prospettava impegnativa come giornata.

Stef cammina come un animale in gabbia, il fisico slanciato teso dall' irritazione nei confronti delle auto che ci bloccano. Non fa altro che andare avanti e indietro, borbottando maledizioni e imprecazioni alla volta dei 'testa-di-cazzo-che-non-sanno-guidare-e-come-hanno-fatto-a-avere-la-patente-l'hanno-pagata'.
Lo guardo divertito mentre fulmina con uno sguardo degno di un lanciafiamme il primo autista, che senza una parola sposta la macchina. Tutti i malcapitati che hanno avuto la sfortuna di ostruire la strada a Stef vengono inceneriti dal suo sguardo furibondo, senza nessuna pietà.
Per me è una scena comica, ma se solo mi azzardo a ridere Stef mi da fuoco.

Con sguardo impassibile degno di un attore consumato salgo in macchina, riesco a non sorridere neppure.
Finalmente andiamo verso il ristorante, con il mio stomaco che brontola in maniera a dir poco rumorosa. Vorrei zittirlo, almeno finchè Stef non recupera la calma, visto che a ogni rumore mi lancia sguardi assassini.
Il viaggio si svolge tra i miei tentativi di non fare il minimo rumore e Stef che borbotta tra se e se alla ricerca della calma. Ma la vista del ristorante mi salva. Parcheggiamo all'insegna dello slogan 'se mi parcheggiano come prima li brucio davvero, stavolta'. 

Scendiamo ed entriamo nel mega ristorante da matrimoni. Ha un parco stupendo, mia sorella ha gusto per certe cose. Ci sistemano in vista laghetto sotto un enorme tendone, mentre camerieri affaccendati corrono in giro con vassoi piatti e ogni altra cosa potesse servire.

Mi ritrovo incastrato con le zie zitelle al fianco. Ma ci sono più di cento invitati possibile che queste due mi stiano alle costole a 'sto modo??
Stavolta sono fregato davvero, mi sommergono ed il terzo grado ha inizio.
Zia Petunia e zia Clara.. Il terrore di tutti i nipoti, neanche le SS riuscivano a cavare le informazioni come loro. In meno di Dieci minuti sanno anche il mio 740 e il numero del bancomat. Solo il piccolo particolare che sono gay sfugge loro, anche perché non ho intenzione di vederle scioccate e in lacrime.

Mi spaventano quando partono con il terzo grado all'indirizzo di Stef, ma lui esibisce il suo sorriso più affascinate e le polverizza. Sono orgoglioso di lui. Le sistema con una tale maestria e grazia che non si rendono neppure conto di essere state abilmente sviate.
Gli sorrido e se non fosse per l'insignificante particolare di un centinaio di persone che ci circondano lo bacerei. Mi accontento di stringergli la mano sotto la tovaglia di nascosto dalle zie tremende.
Mangiamo e al coro di 'bacio bacio' che rimbomba come in tutti i matrimoni il tempo passa, e mia sorella viene a fare i saluti ai parenti, ma poi chiede a me e a Stef di seguirla mentre il marito è catturato dalle zie.

Ben gli sta, fosse per me le manderei a vivere con lui, solo che c'è mia sorella e a lei voglio bene, ma è meglio che non glielo dica troppo spesso, potrebbe approfittarsene.
Ci alziamo e la seguiamo in giro per il parco, ci sediamo su una panchina e lei prende una mano a me e una a Stef. Mi sembra felice, come non la ho mai vista.

-Bene, oggi è il mio matrimonio e a dispetto di mamma e papà sei venuto fratellino, sono orgogliosa di te.- Laura mi fissa sorridente e ha l'aria del gatto che ha rubato il pesce dalla bancarella. Ora mi sa che succede qualcosa, e spero che mia sorella non ne abbia combinata una delle sue. 
-Ti avevo promesso che venivamo, no? E adesso mi dici che hai combinato Laura?-
Ride allegra e scuote la testa acconciata. I capelli sono scuri, e piccole roselline bianche spuntano qua e là. Sono convinta che la parrucchiera abbia impiegato un paio d'ore a sistemare quella massa scura e ribelle. 
-Io? Ma niente, solo questo.- Dalle sue mani spuntano delle chiavi ma io non capisco. So che non sono furbo, ma come al solito è Stef che mi cava dai guai.
-Sono le chiavi della tua casa al mare, vero?- La vedo sorridere gongolando, ma io non ci ho ancora capito un'acca. Ma sono così stupido?
-Esatto Stefano, per voi. Io vado via un mese, e voi due che ne dite di passarlo alla mia casa al mare?- Ora ho capito, finalmente. E rimango senza parole, come ha fatto a convincere quel suo marito omofobo?
-E tuo marito?- Stef, il mio amore, come al solito ci pensa lui a dire le cose intelligenti al posto mio, è anche per questo che lo amo.
-Voi non ci crederete ma è stato lui a propormelo. Ha detto che in fondo siete due bravi ragazzi, più o meno.- Sorride e ora capisco perché è tutta gongolante. Mi ha fregato, non posso più guardare male suo marito, peccato.
Ma questo suo gesto mi stupisce. Poi una cosa strana per me, un piccolo lampo di intelligenza nella mia mente, e guardo sospettoso Laura.
-Come ha detto che siamo due bravi ragazzi più o meno? COSA ha detto esattamente?-
La vedo arrossire leggermente, brutto segno.
-Se te lo dico poi non ti arrabbi, vero?- Ok, sono pronto a tutto.
La faccia di uno si può spaccare anche da calmi. Al massimo aspetto di calmarmi e poi gli rompo quel grosso naso.
-Spara.-
-Ha detto che a parte il vizio di prenderlo non siete malaccio, l'importante è che non si sappia che siete parenti anche suoi..-
Non riesco ad arrabbiarmi.
Guardo stupito Stef che mi ricambia altrettanto allibito.
Ci mettiamo a ridere e Laura si unisce a noi.
Torniamo verso i tavoli imbanditi ridendo e saluto le zie baciandole sulle guance e scatenando un duetto di 'ma che caro ragazzo che sei'.
Ma ora sono felice e allegro e posso sopportarle, riesco anche a salutare decentemente l'uomo che mia sorella ha sposato. Ok, non è poi così male.

Ma è Stef che lo ringrazia, lui è molto più diplomatico di me e trova il modo di essere come al solito cortese e impeccabile.
Così diverso da me. Ma lo amo con tutto il cuore.

Parliamo ancora e io mi metto a coccolare le mie vecchie zie, divertito dall'evidente piacere che provoca la mia attenzione verso di loro.
Mi riempiono di pettegolezzi e di informazioni degne del miglior gazzettino padano. Tutte le dicerie di questa provincia, notizie fresche e stagionate.
Ma mi diverto a scambiare i soliti quattro pettegolezzi mentre mi sento scaldato dal sorriso dolce di Stef che mi avvolge come un caldo manto.

E' tardi e decidiamo di tornarcene a casa, e le zie ci scroccano un passaggio fino alla stazione. Ma si, siamo di buon umore e in fondo le zie oggi non sono così male.
Le portiamo fin sul vagone, ci salutano con abbondanza di lacrimosi abbracci e poi zia Clara dice una cosa che mi stupisce. Anzi, sconvolge.
-Il tuo ragazzo è una brava persona, tienitelo stretto.- Poi mi bacia sulla guancia e sale sul vagone seguita dalla zia Petunia e dal mio sguardo attonito.
Lo dico a Stef che si mette a ridere, dicendo che zia Petunia gli aveva detto di trattare bene il suo Luca, di non strapazzarlo troppo.

Torniamo a casa, ci buttiamo sul divano mentre Fumo ci schiva per un pelo, evitando di diventare una polpetta di micio.
Mi tolgo la giacca ma improvvisamente Stef è davanti a me e mi bacia, i suoi occhi brillano di felicità e desiderio. E' felice.
E lo sono anche io.
Sono a casa, la persona che amo mi sta baciando.

Finalmente a casa, finalmente felice.

* Owari *



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