Bacio nero

parte II

di Lara


Il più grande mal di testa della mia vita m' inchioda le palpebre sugli occhi.
Ma  non ho neppure voglia di aprirli in un mondo senza di lui.

Ma comunque piano li apro, accecato dalla scarsa luce plumbea che entra dalla finestra.
Stefano mi sta guardando assorto, come se in realtà non mi stesse vedendo. E mi prendo tempo per fissarlo a mia volta. Così uguale e così diverso.

Al funerale non mi avevano voluto, ma ero riuscito lo stesso a vederlo un'ultima volta nella bara, e il giorno dopo ero andato al cimitero.

Quanto tempo è passato da quando Stefano mi ha portato qui, lontano dalla ferma quiete del cimitero?

Mi sento la testa pesante e piena d'ovatta, i pensieri sono lenti e faticano a circolare mentre sento i miei occhi inumidirsi di nuovo, ma stavolta neppure una lacrima scende a bagnarmi le guance.
Si accorge che lo sto guardando e mi sorride, un semplice stirare le labbra su quel viso stanco e tirato.
-Mi sa che hai la febbre Luca, hai voglia di prendere un'aspirina?-
Queste parole mi riportano alla terra.
Mi passo una mano sulla fronte e sulle guance roventi e mi stupisco.
Da quanto tempo era che non mi ammalavo?

Annuisco quando mi accorgo che ho la gola troppo secca per parlare, e lui scompare in cucina tornando con una tazza di latte caldo e una pastiglia.
Mi fa male vederlo, lui è sempre stato un tipo freddo e distaccato al contrario del fratello, ma il vederlo e il sentirlo così vicino mi sta facendo impazzire perché mi sembra di vedere echi di Mat nei suoi gesti e nelle sue parole.
Accetto il latte e l'aspirina, voglio andarmene.
Ovunque ma lontano da li. Da lui.
Non che gli voglia male, anzi. Mi è sempre stato amico, uno dei migliori.
Ma ora mi riesce troppo doloroso.

Mi alzo e lo guardo cercando di dirgli con lo sguardo quello che non riuscirei a dire a parole, ma capisce più di quanto vorrei far trapelare.
-Grazie Stefano, io vado a casa.-
-No.- Secco e solido come un macigno. Lo fisso stupefatto.
-Come scusa?- Non penso di aver capito veramente.
-Tu in queste condizioni non esci. Non te ne vai a zonzo soprattutto visto che sta per ricominciare a piovere. Me ne vado a fare un giro io piuttosto.
Mi spiace Luca, ma non è colpa mia se sono cosi simile a Mat. Ma non sono lui e tu lo sai.- Ha veramente capito più di quello che volevo. Mi ha sempre capito anche più di suo fratello.
Sempre.

Stancamente mi lascio di nuovo cadere sul divano, e muovo la testa in un muto diniego.
-Resto, ma resta anche tu, ok?- Mi sorride e mi mette una mano sulla spalla e per un attimo sento il calore della sua mano attraverso la felpa. Poi mi lascia e io ne approfitto per guardarmi attorno. Erano quasi due anni che non ci vedevamo, ma il tempo sembrava trascorso senza intaccare l'amicizia, come se per noi fosse passata non più di un'ora da quando per l'ultima volta ci eravamo salutati. Il divano è la cosa più grande che ci sia nel monolocale, una minuscola cucina ed un bagno finivano il quadro della situazione.
Un ordine ed una pulizia spietata regnavano, e mi viene in mente il nostro appartamento sempre nel totale caos.
No. Non è più nostro. Ora è solo mio.

Decido all'improvviso di venderlo.
Mi è stato lasciato in eredità da mio zio, e ci ho vissuto momenti splendidi. Ma non riuscirei più a metterci piede senza essere distrutto dal dolore. All'improvviso la mia testa mi sembra lucida in maniera assurda, probabilmente è la febbre che mi fa quest'effetto.
Decido e pianifico come non ho mai fatto. Trovare un altro lavoro e un'altra casa, magari potrei chiedere a Stefano di darmi una mano. E poi ci sono cose di Mat che è giusto abbia lui, e altre che è giusto abbia la sua famiglia.
Anche se non lo hanno mai amato per quello che era ma per quello che loro volevano che fosse.


*** *** ***

E' passato più di un anno, e Stefano, che non ho più sentito dai tempi del funerale, entra nel negozio di animali dove lavoro. Credo non sapesse che ci lavoro io perché mi guarda sorpreso mentre un sorriso gli spunta felice sulle labbra.

-Non sapevo che tu lavorassi qui! Sono passati mesi e mesi, come stai?- Stefano era contento di rivedere Luca. Forse ora poteva digli quello che era sempre stato il segreto suo e del fratello. Ora che Mat era morto non poteva certo spiacergli se lo diceva.
-Sto bene, piuttosto che ci fai in un negozio di animali? Sai, non mi sei mai sembrato il tipo da animale domestico!- Il sorriso di Luca era tornato quello di un tempo, solo un'ombra in fondo agli occhi diceva che qualcosa era cambiato, ma solo a quelli che lo conoscevano bene.
-Bhe. Io vedi..- Stefano è arrossito. Non lo ho mai visto arrossire in tutto il tempo che lo conosco, mi sembra così strana questa reazione su di lui, sempre tanto serio e controllato, che non riesco a trattenere un sorrisone.
-Mi sembri un bambino colto con la mano nella scatola dei biscotti, avanti dimmi, è per un regalo, vero?- Vedo il rossore aumentare in maniera incredibile e non mi trattengo, rido. Dopo un attimo si unisce a me, è ancora in imbarazzo ma non più così tanto.
-Non è proprio per un regalo Luca, il fatto è che ho trovato un gattino e ho deciso di tenerlo. Solo che non so assolutamente di cosa ha bisogno e allora sono entrato nel primo negozio di animali che ho incontrato per vedere che potevo trovare.- Stefano si sentiva un vero idiota, non sapere cosa poteva servire a un gatto, chissà che figura stava facendo.
Doveva chiedere alla sua vicina gattara, avrebbe sicuramente fatto meno fatica.
E meno figuracce.
Ma il sorriso di Luca valeva tutte le figure del mondo.

Dopo il funerale lo aveva aiutato a traslocare e da allora, per un motivo o per l'altro, non si era più ne visti ne sentiti. E ora quel colpo di fortuna, trovarlo in quel negozio praticamente sotto l'ufficio dove lavorava e non averlo mai visto.
-Sai Stefano, sei proprio fortunato! Ho giusto una cassettina e altra roba che dovevo restituire alla fabbrica perché non era proprio perfetta, se ti va bene te la posso lasciare!- L'offerta lo sorprese, ma era decisamente benaccetta.
Credeva di spendere un mezzo patrimonio e invece Luca si offriva di regalargli tutto quello che poteva servigli.
-Grazie! Ma sei sicuro di potermi dare così della roba?- E' proprio Stefano.E' da lui preoccuparsi sempre così, ma non gli rispondo come credo vorrebbe.
-Certo, e se proprio vuoi sdebitarti che ne dici di uscire a mangiare una pizza?- Lo guardo mentre ricambia il mio sguardo, è sorpreso, ma accetta l'invito, se così vogliamo chiamarlo.
Ci mettiamo d'accordo per la sera seguente, ci dobbiamo trovare davanti alla pizzeria. Mi saluta e se ne va, regalandomi uno splendido sorriso, simile ma completamente diverso da quello di Mat. Ho proprio voglia di parlare con Stefano, di raccontargli del mio nuovo appartamento, delle mie infinite partite e tekken con la play, delle solite stupide cose insomma, come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando mi ha aiutato con il trasloco.
Dovrei essere onesto con me stesso, dovrei essere sincero con la mia anima, ma non so se ci posso riuscire.
Cos'è questa cosa che ho in fondo al cuore?
Questa cosa, questo sentimento che mi fa saltare il cuore quando lo vedo?
E' amore, forse?
Ma per Stefano o per la sua immagine, il riflesso di Mathias?
Riuscirò mai a capirlo?
Eppure so quanto sia diverso.
Siamo sempre stati amici noi tre, e anche quando ha saputo di me e del fratello le cose non sono cambiate. Lui è sempre stato quello serio, meticoloso, intelligente. ma con il fratello aveva in comune il buon cuore e un'innata dolcezza, che però Stefano nascondeva sotto un'apparenza burbera quasi con tutti. Anche con me faceva emergere raramente quelle doti, quasi se ne vergognasse. Ma sono sempre stato uno dei prediletti che ogni tanto potevano vedere sotto la maschera.

Finalmente sono davanti alla pizzeria, e lo vedo arrivare serio e attento, ma appena mi vede un sorriso per un attimo balla sulle sue labbra. E io mi sento morire. Affogo in quegli occhi limpidi e brillanti, mi inebrio della marea di emozioni che mi sale dal cuore. Ora mi sento veramente uno stronzo mentre come se nulla fosse ci salutiamo e chiacchieriamo delle solite stupidate tra amici. Mi sento veramente stronzo.
Sono qui che parlo del più e del meno mentre so benissimo cosa vorrei digli. 
Vorrei digli quanto mi piace il suo sorriso e quanto sono profondi i suoi occhi. Vorrei parlargli con il cuore in mano, ma sono troppo vigliacco, spaventato, pieno di paure e rimorsi. Vorrei esser riuscito a capire se veramente mi sono innamorato di Stefano o se mi sono innamorato di quello che di Mat vedo in lui.

Ad un certo punto, nel bel mezzo di una battuta sulla coppietta che accanto a noi stava litigando in maniera abbastanza plateale, sento la sua mano che si stringe leggermente alla mia e il suo sguardo farsi serio. Per un attimo sento la pizza che salta stile rane impazzite nel mio stomaco, ma più o meno mi calmo e riesco a guardarlo in maniera normale, o almeno spero.
-Luca, devo parlarti di una cosa seria, che ne dici di passare da casa mia? Non mi va di parlarne davanti a tutta questa gente.-
A questo punto la pizza smette di muoversi come cento rane impazzite e diventa un blocco di marmo. Non credo proprio sia un miglioramento, e qualcosa deve trasparire dal mio sguardo perché vedo un sorriso divertito che spunta da quelle bellissime labbra.
-Non preoccuparti, non devo dirti chissà che, solo non mi va di parlarne davanti a un mucchio di gente che non conosco. Va bene?- Non sono per niente rassicurato, lo ammetto. Mi puzza un po' come situazione, ma dopotutto di certo non può dirmi nulla di peggio di quello che riesco a dirmi da solo. Mi sforzo di fare un sorriso decente, e accetto l'invito.
Il viaggio in auto lo facciamo in silenzio, lui sta ascoltando la radio e io mi appoggio al finestrino per guardare il paesaggio illuminato a tratti dai lampioni. Il rumore dell'auto e il sottofondo della radio mi fanno cadere in uno stato di dormiveglia. Quando arriviamo a casa di Stefano ho il cervello un po' fuori uso, ho bisogno di tempo per svegliarmi del tutto. Mi siedo sul divano e prendo in braccio un gattino grigio che comincia subito a fare le fusa a tutto spiano. Simpatico il micetto, un piccolo batuffolo di pelo pelle e ossa ma è molto carino. Lui mette su un CD nello stereo. I Nomadi, ci avrei scommesso.
Solo lui li ascolta e anche se non glielo dirò mai certe loro canzoni mi piacciono.

-Allora, di cos'è che mi dovevi parlare? Di così importante da meritare il sottofondo dei Nomadi poi.- Cerco di scherzare, ma il blocco di marmo che una volta era una pizza si rifà sentire. E poi lo vedo in imbarazzo, davanti a me che va avanti e indietro nel piccolo appartamento.
-Guarda Stefano che se continui ad andare avanti e indietro nello stesso punto fai il buco, avanti dimmi questa cosa prima di disturbare quelli dell'appartamento di sotto!- Il mio misero tentativo di battuta non fa un grande effetto, ma almeno si ferma, devo ammettere che stava per farmi impazzire. 
Mi si piazza davanti con uno sguardo talmente serio che rischia di spaventarmi davvero.
Poi si volta e accenna a ricominciare quell' avanti indietro allora mi alzo e mi metto davanti a lui bloccandolo tra la parete e il mio corpo.
-Forza, parla Stef! - Vedo l'espressione cocciuta che tanto apprezzo ricomparire in quegli occhi abissali come una fiamma screziata d'ambra.
-Hai ragione, visto che ti ho trascinato qui tanto vale che cominci, no? Ma ti avverto, è una storia un po' lunga.- Intanto si erano seduti sul divano, Luca con le gambe allungate sul tappeto e gattino in grembo che si faceva le unghie sui jeans, e Stefano a gambe incrociate.
-Vedi Luca, è cominciato tutto poco prima che tu e Mat vi metteste insieme, io e mio fratello stavamo litigando perché eravamo tutti e due innamorati di te...-
-COSA?!- la mia voce lo interrompe incredula. Loro due che litigavano per me? Io avevo sempre creduto all'epoca che Stef fosse solo un buon amico. La sua voce mi riscuote.
-Non mi interrompere. Non è che sia poi così semplice parlarne e i tuoi "cosa?!" non mi aiutano..-
-Ok, ho capito, va avanti e prometto che non ti interrompo più!- Ora la curiosità mi divora, letteralmente. E la sua aria da finto offeso mi piace un mondo, vorrei baciarlo, ma ora è meglio di no.
-Dicevo che stavamo litigando perché piacevi a tutti e due, e avevamo trovato un compromesso. Nessuno di noi due si sarebbe fatto avanti per primo, dovevamo aspettare una tua scelta, e tu alla fine l'hai fatta. Lo ammetto, per un po' sono rimasto malissimo, ma almeno eravamo ancora amici e la cosa mi andava bene. In fondo vedevo le due persone che più amavo al mondo felici, che potevo volere di più?- Vedo il viso assorto di Stefano che si perde nei ricordi farsi triste mentre rivive quei momenti. -Tu e Mat poi siete andati a vivere assieme lontano da casa, avevo capito il perché, ma così non potevo più vedere ne l'uno né l'altro. E poi Mat è morto e io ti ho rivisto dopo tanto, troppo. Vedi Luca, io non so come dirtelo.- Lo vedo interrompersi, muto e incapace di continuare.
Credo proprio di aver capito cosa mi vuole dire, ma io pure sono senza parole.
L'unico con le idee chiare sembra il micio che cerca di attirare la mia attenzione strusciandosi contro la mia mano.
Beato lui.
Ora vorrei essere un gatto di casa, nessun problema, nessun impegno, nessuno si aspetta nulla da te e tu non ti aspetti nulla da nessuno, se non la ciotola dei croccantini e quella del latte sempre piene.
Alzo lo sguardo dalla palla di pelo e vedo Luca che mi guarda in viso con un 'espressione che mi fa morire e faccio quello che volevo fare prima, lo bacio.
Un bacio leggero che lo sfiora soltanto, giusto per vedere che effetto fa.

Mi sento impacciato come un ragazzino al suo primo bacio.

Aspetto che Stef dica qualcosa, qualunque cosa.
Ma non dice niente, fa una cosa mille volte meglio di tutte le parole del mondo.
Mi bacia.
Ora so che posso morire felice, credevo di essere un pazzo e uno stupido a innamorarmi di lui e invece scopro che lui mi ama, e da molto più tempo di quanto potessi immaginare.
Ma la mia coscienza sbuca all'improvviso dal mio cuore che batte selvaggiamente e mi impone di parlare a mia volta.
Ma non la potrei tirare fuori solo quando voglio io la coscienza?
Invece no; mi frega e viene fuori quando vuole lei. Pazienza,
assecondiamola, mi sembra proprio il caso. Mi stacco da quelle labbra stupende e calde e gli faccio un mezzo sorriso.
-Visto che è la sera delle rivelazioni, credo proprio di dovertene fare un paio anche io.- Vedo che mi fissa un po', poi annuisce e io inizio a mia volta a parlare.
-Io.. vedi Stefano, mi sono accorto da poco tempo che mi sono innamorato di te, ma ho paura di una cosa, amo te o quello che mi ricordi? Io non voglio prenderti in giro, e ti giuro di volerti bene, ma non so capire se è a TE che voglio bene..- Non mi accorgo che una lacrima scende lungo il mio viso finchè lui non la raccoglie con la punta di un dito, la fissa finchè non scompare lungo la sua mano, poi mi sorride.
Inaspettatamente il sorriso più bello che gli abbia mai visto. Lo illumina da dentro, sembra quasi splendere.
Non so resistere e lo bacio, ma mi raggiunge a metà strada e si stringe a me, con le labbra appoggiate al mio collo lo sento sussurrare.
-Per questo non ti preoccupare, lo capiremo insieme, se vuoi.- Il mio cuore perde un colpo credo. Mi vuole veramente così bene? Mi merito un sentimento simile?
-Se voglio Stef? Io non chiedo altro. Ma non voglio farti soffrire. Non te lo meriti.- Ancora la mia coscienza che si fa sentire, ma stavolta è veramente ben accetta, non voglio far soffrire una persona così splendida. 
Lo sento stringersi ancora più forte a me e spostarsi fino a guardarmi negli occhi.
All'improvviso scopro che non riesco a far nient'altro che perdermi in quelle iridi d'oro e d'ambra.
-Tu non ti preoccupare, non preoccuparti di niente. Io non soffrirò, sono sicuro che è a me che vuoi bene, e vedrai che se ci diamo tempo lo capirai.-
-Mi fido di te.- Un altro lungo bacio che mi toglie il fiato suggella questa promessa.
Dopo molto tempo posso dire di essere finalmente felice.



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