di Akemi Non è possibile, non è possibile…non faceva che ripeterlo, nella testa, dal momento in cui era entrato, costretto ovviamente, in quel locale: affollato, buio, senz’aria, l’odore del tabacco e dei cocktails gli dava alla testa…e poi lui. Lui. Sendoh, grazie a lui c’era finito, in questo posto, in questo inferno senza scampo…no, all’inferno l’aveva gettato la visione di Lui, sulla pista… Ma il nuovo capitano del Ryonan, nonostante tutto, continuava imperterrito a rompere il filo dei suoi pensieri con la sua voce frivola e gli atteggiamenti amichevoli, un po’ troppo amichevoli…finché Kaede si costrinse a dargli retta “Che t’ho detto? Caro mio non hai speranze con il piccolo scimmiotto rosso, vedi? È palesemente etero!” No, non poteva aver certo detto una parola simile, Akira… ”palesemente?” “Eh?” Non si era reso conto di aver ripetuto quella parola ad alta voce. Ma non per questo si decise a distogliere lo sguardo da Lui. “Ehi Rukawa-kun sei con noi?” E basta con questi suffissi amichevoli, lì c’era venuto solo per la sua solita tendenza, normalissima tendenza ad accettare le sfide ogniqualvolta fosse in gioco la sua credibilità come giocatore…balle: era lì solo ed esclusivamente perché Sendoh aveva nominato Lui. “Allora hai visto? Lascia perdere e divertiamoci un po’ noi due: guarda bevi questo!” “Non bevo. Gli sportivi non devono bere alcolici.” Forse il suo rivale ci rimase male, non avrebbe saputo dire,quando Kaede si alzò per avvicinarsi alla pista e osservare, se possibile, con ancora maggiore attenzione colui che calamitava gli sguardi dei più: se a Lui davvero piacevano solo le ragazze, beh, non aveva più importanza. La sua anima si era persa dietro alla sua, al suo corpo, all’espressione abbandonata ed entusiasta del suo viso, alla risata leggera che gli sfuggiva insieme al respiro un po’ affannato, affannato come quello di Kaede, che ora, sporgendosi dal divisorio della pista, guardava Hanamichi ballare…
Muovendosi dolcemente Hana accompagnò l’inchino della sua partner per quella sera: una ragazza dal viso ovale e gli occhi verdi, forse una turista straniera, in fondo poche ragazze giapponesi conoscevano così bene i balli da sala europei, lui stesso aveva imparato il valzer quasi per caso…e da lì, sbocciata la passione per il ballo, era passato a esplorare quasi tutti gli stili: il suo carattere appassionato aveva trovato sfogo nel calore dei balli latini, da allora i suoi preferiti. Anche quella sera la sua presenza lì era dovuta alla possibilità di perdersi nelle emozioni che gli trasmetteva una salsa, o una bachata. E pensare che era tutto merito suo. Della Volpe. Erano da poco finiti gli allenamenti quel pomeriggio, quando, con i capelli ancora umidi dalla doccia, era rimasto ad osservare Lui, che imperterrito continuava a palleggiare, fronteggiando avversari immaginari. L’aveva guardato apertamente, per una volta, ammirazione negli occhi nocciola che di solito nascondevano quel brillio particolare dietro allo scherno. L’aveva guardato, e sembrava ballare, sfidare l’avversario con le movenze sensuali di una danza esotica, sedurlo per poi abbandonarlo, proprio come Hanamichi pensava sarebbe finito il proprio cuore: sedotto e abbandonato dalle sue mezze frasi, da quegli incoraggiamenti nascosti, dall’orgoglio, dalla sua freddezza che forse non era una maschera, come sostenevano in molti, ma semplicemente la scelta di affrontare la vita con la stessa ultraterrena eleganza con cui Rukawa ora tirava l’ennesima palla da tre punti. Così aveva deciso di iniziare a ballare, e in effetti la sua abilità nel basket era aumentata: postura più salda, movimenti più agili, precisione…e a quel punto non l’aveva più lasciato il ballo. Ora, mentre le note conosciute di una bachata si diffondevano nel locale, Hanamichi mosse il bacino e strinse la ragazza, ma ai suoi occhi lì con lui era una pelle bianca, un corpo snello e forte,capelli corvini e occhi dal colore indefinibile…
Di nuovo il ritmo accelerava, mentre i movimenti del rossino si facevano sempre più allusivi di un incontro ben poco casto con la ballerina: Kaede sentiva la febbre nel corpo, e sentiva brividi sconosciuti percorrergli la schiena, e sentiva spine di gelosia salirgli su per la gola. Un nuovo movimento, e la ragazza scivolava sensualmente lungo il braccio di Sakuragi, per poi venire stretta con dolce violenza, e poi di nuovo gettata lontano, mentre i muscoli di lui si tendevano come per lo strappo dell’allontanamento…mentre i muscoli di Kaede si tenevano di aspettativa, e poi di delusione. Un’altra giravolta, un abbraccio appassionato, e per un istante occhi nocciola si alzarono ai bordi della pista. Occhi blu ad accoglierli, come le lenzuola di un letto di amanti, mentre la musica si spegneva… Hanamichi lasciò che le luci si abbassassero di nuovo, prima di muoversi verso il volpino ancora immobile davanti a lui. “Sai ballare” Complimenti Kaede, con questa frase lo avrai ai tuoi piedi… “Già. E tu?” “No.” “Ti insegno?” “…” “Ti insegno.”
Sentiva colare il sudore lungo la schiena, la camicia aderiva al corpo stretto a quello del rossino, in un angolo buio della pista. Un, due, tre, anca, di nuovo tre tempi e poi avrebbe potuto nuovamente strusciare il proprio corpo a quello dell’altro, nessuna incertezza, l’orgoglio da parte, dimenticato, nell’ammettere l’emozione devastante di quel momento. Le labbra si sfiorano, le mani si intrecciano, l’unione impedita dal ritmo e di nuovo cercata, finchè “Andiamo. Non è questo il ballo che voglio per noi, stasera. Andiamo.” Nella notte.
Owari
Notes… Grazie a Mel che ha letto x prima questa cosa, per avermi fatto i complimenti (sono vanitosa…). I protagonisti sono di chi di dovere e non miei. Però il RuHana day è all’incirca di tutti, no? Un grazie a tutti coloro che scrivono su questo sito: mi tenete compagnia molto più di quanto sappiate!(e in effetti non lo sapevate…) Akemi
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