DISCLAIMER: i personaggi appartengono al sensei Takehiko Inoue, ad eccezione
di Akane, Masaomi, Kaori e del commissario Asami che sono frutto della mia
fantasia.
Baby
Killer
di
Chikara
L'irruzione della polizia era stata veloce ed efficiente.
Cogliendo nel sonno la maggior parte degli abitanti della casa, gli
agenti avevano ucciso chiunque aveva opposto resistenza e arrestato tutti gli
altri, trattenendo anche il personale di servizio come possibili testimoni.
La porta scorrevole dell'ultima camera sul corridoio fu facilmente
sfondata da un membro della squadra speciale, che rimase sorpreso trovandovi
all'interno solo due ragazzini abbracciati.
Uno di loro aveva circa dieci anni; era magro, con dei lineamenti così
delicati da sembrare una bambina, i capelli di un castano molto chiaro e gli
occhi, dello stesso colore, ricolmi di lacrime.
L'altro ragazzo, invece, era sicuramente un liceale e sebbene avesse i
capelli rosso fuoco e la carnagione più dorata la somiglianza con il bambino
lasciava intuire come fossero fratelli.
Le braccia del maggiore circondavano il fratellino in maniera protettiva
ma, al contrario del piccolo, il ragazzo non sembrava particolarmente
sconvolto.
"Non preoccupatevi ragazzi" parlò con voce sicura l'uomo dopo
quella breve analisi "non vi faremo niente di male! Adesso separatevi
molto lentamente”.
"Hai sentito, Masa?" domandò il ragazzo più grande con voce
gentile "Questo signore è un nostro amico, vai da lui, ti porterà in un
posto sicuro”.
Il bambino tirò più volte su con il naso, prima di trovare il coraggio di
chiedere: "E tu?"
"Io ti raggiungerò appena possibile”.
"Me lo prometti?"
"Sì, te lo prometto”.
Bastarono quelle parole per tranquillizzare Masa, che lentamente si alzò
e raggiunse l'uomo con il fucile, mentre il rossino fu preso in custodia da
un altro agente.
Quando uscirono un commissario li notò immediatamente e avvicinandosi
domandò: "Tu sei Hanamichi, vero?"
Il ragazzo squadrò l'uomo, alto quanto lui, per un lungo momento prima di
chiedere a sua volta, esitante: "Comm... Asaba?"
"Sì, sono io... ma non c'è più bisogno di nomi in codice, chiamami
pure Kenichi, ragazzo”.
"Sono molto felice di fare la sua conoscenza, Kenichi-san"
dichiarò il giovane con un leggero sorriso sulle labbra "io sono
Hanamichi Sakuragi”.
E così dicendo porse i polsi all'uomo per farsi ammanettare.
"Non ce n'è bisogno, Hanamichi" lo rassicurò il commissario
"Basta che tu mi segua in centrale”.
"Certo" e mentre lo assecondava non poté evitare di lanciare
uno sguardo al fratellino.
"Lui è Masaomi?" si informò l'uomo, notando lo sguardo
profondo.
"Sì"
"Non temere, lo rivedrai presto”.
La deposizione del ragazzo fu molto lunga e dettagliata e quasi ogni sua
parola pesò come un macigno sulla condanna di tutti i membri della famiglia
Kayo, la più importante organizzazione mafiosa della città e una delle più
potenti di tutto il paese.
Kenichi Asami in vent'anni d'onorata carriera, non aveva mai sentito niente
di più crudele e terribile.
Hanamichi Sakuragi, figlio di Yoko Sakuragi e Robert Millet, era stato rapito
all'età di due anni con tutta la sua famiglia proprio dal capo della
fondazione Kayo, il quale senza nessuno scrupolo ne aveva ucciso il padre per
sposarne poi la giovane e bellissima madre.
Yoko, minacciata, era stata costretta ad assecondare il volere di quella
creatura spietata per non diventare la responsabile indiretta della morte del
figlio. La follia di Kayo non aveva tuttavia limiti e quando, con il passar
degli anni, Hanamichi si era fatto abbastanza grande da capire tutto e velocemente,
l'uomo aveva iniziato a ricattare anche lui, minacciandolo di uccidergli la
madre. Lo aveva così costretto ad un addestramento terribile, che gli aveva
insegnato a combattere ed ad usare le armi per proteggere gli sporchi
traffici della famiglia.
"Allora sei stato tu il killer che ha sterminato la famiglia Nakasuga e
l'inarrivabile boss Tailandese Sonny Pai!" constatò Kenichi-san dopo la
lunga confessione di Hanamichi e, anche se la sua era stata un'affermazione,
l'incredulità del commissario la fece sembrare una domanda.
"Sì… e molte altre persone" si sentì in dovere di rispondere
Sakuragi.
L'uomo si portò le mani alle tempie, cominciando a massaggiarle per rilassare
in qualche modo le vene che in quel punto pulsavano in maniera convulsa, e inevitabilmente
pensò a suo figlio che aveva la stessa età di quel ragazzino ma le cui uniche
preoccupazioni erano, giustamente, dormire e giocare a basket.
Il fatto che le sue vittime fossero state principalmente i capi mafia rivali
di Kayo - il boss sfruttava il suo miglior killer per i nemici più difficili
da raggiungere - era una ben magra consolazione, poiché Hanamichi aveva
comunque perso il sacrosanto diritto di essere un innocente.
"Hai un numero?" Kenichi-san riprese il suo interrogatorio dopo
quell'attimo di smarrimento.
"No, non tenevo un conto, per me erano solo dei bersagli mobili da
colpire. Approssimativamente però dovrebbero essere quindici" confessò
con rassegnata calma il rossino.
"Dei bersagli?!?" replicò l'uomo incredulo "Non ti turbava quello
che facevi?"
"Ho cominciato il mio addestramento a quattro anni, a nove sapevo usare
qualsiasi genere di arma in circolazione, passavo le mie giornate a sparare e
ad allenarmi nella lotta… quella era la mia vita e quello che facevo la
normalità. Andavo anche a scuola, ma solo per facciata… ci pensava Kayo a
farmi promuovere, e io non avevo motivo di cambiare”.
"E cos'è che ti ha fatto cambiare idea?"
"La morte di mia madre… e mio fratello".
"Perché?"
"Mia madre morì quando avevo dieci anni ed io rimasi solo con il mio
fratellino di tre. Fu allora che cominciai ad accorgermi dell'esistenza di
sentimenti come l'affetto incondizionato, il senso di protezione… Masaomi
poteva contare solo su di me, era così piccolo e indifeso!"
"Ma tua madre non ti ha mai…"
"Kayo glielo proibiva, andava contro le regole della mia
formazione" Fu l'agghiacciante risposta del ragazzo, che lasciò sempre
più ammutolito il commissario.
"Dopo la scomparsa di mia madre, la mia mente si è come sbloccata e
quando dovevo sparare al nemico nel mirino non vedevo più un semplice
individuo da eliminare, ma una persona la cui morte avrebbe procurato la
sofferenza di figli, di genitori, magari di fratelli come Masa… e allora
decisi di trovare il modo per uscire da quella situazione insostenibile”.
"Però perché hai continuato ad uccidere dopo la morte di tua madre? Kayo
non aveva più nessuno con cui ricattarti…"
"Sbagliato, aveva Masaomi e non potevo scappare… forse da solo ci sarei
riuscito, ma non avrei mai potuto difendere anche mio fratello”.
"Masa?!?" saltò su l'uomo profondamente indignato "Ma quel
bambino è suo figlio legittimo!"
"E allora?! Kayo aveva già il suo erede maschio, mio fratello contava
meno di niente… non gli ha nemmeno dato il suo cognome, per fortuna. L'unica
importanza di quel bambino era il potere che aveva su di me. Grazie a lui
poteva continuare a manovrarmi anche dopo la morte di mia madre!" spiegò
ancora Hanamichi, questa volta con la voce tremante di risentimento e
tristezza.
"Ho capito, è per lui che hai preferito agire nell'ombra aspettando
tanto?" chiese Kenichi-san ben sapendo la risposta.
"Non può nemmeno immaginare come sia stato difficile trovare tutte le
prove che lo collegassero ai delitti di cui era l'artefice!" dichiarò il
ragazzo che aveva di fronte con gli occhi scuri di collera, prima di
continuare "Aveva molti sottoposti ai quali commissionava i suoi
crimini; questi ne avevano altri che a loro volta si affidavano ad altre
persone e nessuno di quei pesci piccoli sapeva che era Kayo il mandante”.
"La classica rete che i boss più potenti usano per pararsi il
culo!" sbottò il commissario, esasperato dalla profonda conoscenza che
Hanamichi aveva di quel mondo marcio.
"Ho impiegato due anni a scattare foto, registrare conversazioni, rubare
documenti" proseguì il suo racconto Sakuragi "e anche quando
arrivai ad avere abbastanza materiale per incastrarlo, dovevo ancora trovare
il modo per farlo arrivare alla polizia ed essere sicuro che non capitasse
nelle mani di qualche agente corrotto. Ce ne sono a decine, soprattutto nel
vostro dipartimento!"
"Questo lo immaginavo, e stai sicuro che è iniziata la caccia!!"
"In ogni caso per una volta nella vita sono stato fortunato…"
"Ti riferisci a mio figlio Kaede?" lo interruppe l'uomo per essere
sicuro di aver capito a cosa si stesse riferendo.
"Esattamente. Quando scoprii che il mio compagno Kaede Rukawa* era il
figlio di un commissario, conoscendo il suo carattere decisi di fidarmi, e
spedii a lei tutto il materiale. Speravo che lei fosse fissato nella lotta al
crimine anche solo la metà di quanto non lo sia suo figlio per il basket e
fortunatamente avevo ragione!!"
Kenichi-san scoppiò a ridere senza però dire niente.
"Grazie a lei Masaomi è libero finalmente" concluse il rossino
"e non mi importa se dovrò morire o passare il resto dei giorni in
carcere, mio fratello non è più in pericolo e da adesso potrà condurre una
vita tranquilla”.
L'espressione ilare del commissario si spense all'improvviso e, fissando il
rossino con uno sguardo terribilmente serio, l'uomo esordì dicendo: "Mi
vergogno molto di quello che sto per comunicarti. Ho offerto anche le mie
dimissioni affinché ciò non avvenisse, ma non c'è stato niente da fare; Suma,
il capo della polizia, è stato irremovibile”.
Il rossino guardò Asami-san perplesso, non riuscendo a capire il senso del
discorso: se era per la prigione, si era preparato ad essa come ad una
certezza, non certo come un'eventualità.
"Suma non ha nessun'intenzione di arrestarti!" confessò l'uomo
distogliendo gli occhi da quelli attenti del ragazzino "Come potrebbe
dopo tutto quello che hai passato e quello che hai fatto per questa città…
Tuttavia…"
"Tuttavia?" domandò Sakuragi che, nonostante avesse già la
situazione ben chiara, voleva che fosse Kenichi-san a completare il
ragionamento.
"Tuttavia… vuole che tu collabori con la polizia" confessò in un
soffio l'uomo.
"Dovrò uccidere ancora" mormorò Hanamichi abbassando lo sguardo sul
ripiano della scrivania.
"Sì, molto probabilmente dovrai farlo" affermò Asami-san con
disillusione, prima di spiegare "I nostri agenti, anche quelli migliori,
non hanno un addestramento adeguato per fronteggiare killer come te che
combattono sin da bambini e sanno usare ogni genere di arma!"
"Ce ne sono sempre di più, Kenichi-san” concordò Hanamichi "Kayo,
pensando personalmente al mio addestramento, è stato un precursore in questo,
ma oggi quasi tutti i boss si fanno inviare giovani uomini e donne preparati
in Cambogia o in Tailandia, dove i bambini sono venduti ad organizzazioni
simili per una manciata di dollari!!"
"È per questo che abbiamo intenzione di creare un corpo speciale con il
quale tu dovrai collaborare: parlando di questi giovani, descrivendo com'è
stato il tuo addestramento, aiutando gli agenti nel loro”.
"Occorreranno anni, prima che abbiano raggiunto un livello di
preparazione così alto!" protestò allora Sakuragi.
"Per questo nel frattempo ci servi tu”.
Il rossino abbassò di nuovo lo sguardo per prendere una decisione poi,
sollevandolo deciso sulla faccia del commissario, dichiarò: "Nessuno
conosce l'identità del killer di Kayo, quindi posso collaborare senza
problemi con voi, ma voglio vivere da solo con mio fratello!"
"Ehi, per chi mi hai preso ragazzino? Sono anch'io un buon
affarista!" sbuffò l'uomo fingendo indignazione "La polizia ti
acquisterà un appartamento in qualunque quartiere della città tu voglia
abitare, ti farà avere senza problemi la custodia di tuo fratello e ti
pagherà uno stipendio mensile di cinquecento mila** yen! Allora che cosa ne
pensi?"
"Che lei non è un grande affarista, è proprio un ladro, li ha
derubati!"
L'uomo scoppiò di nuovo a ridere più sereno ed esclamò: "Così imparano
ad importunare un ragazzino di sedici anni che dovrebbe pensare solo a vivere
con tranquillità la sua vita!!"
"Sarà diverso da prima" gli assicurò con voce sottile e di nuovo
seria Hanamichi "Se la mostruosità della mia anima riuscirà a salvare
qualche innocente, magari la notte potrò cominciare a dormire pure io”.
L'uomo non rispose a quelle parole così amare, non avrebbe trovato niente di
valido per alleviare i sensi di colpa di quel povero ragazzo e l'ultima cosa
che voleva era mancare di rispetto al suo dolore con una patetica frase di
circostanza.
Il silenzio però fu interrotto pochi istanti dopo quando, per cambiare
discorso, Kenichi domandò: "Allora hai già in mente qualche posto dove
trasferirti con tuo fratello?"
"No, ma ho come l'impressione che lei ci abbia già pensato!"
"Come ti ho detto puoi scegliere quello che vuoi, però nel quartiere
dove abito io si è appena liberata una villetta davvero molto graziosa, è
circondata da un grande giardino e vista da fuori sembra piuttosto spaziosa.
Masaomi potrebbe frequentare le scuole elementari di Akane, mio figlio
minore, e tu non saresti molto lontano dallo Shohoku”.
"Ha pianificato tutto questa notte, assieme all'incursione dei tuoi
uomini?" lo prese in giro Hanamichi.
"Scemo”
"Per me va bene ma…"
"Ma?"
"Preghi che suo figlio maggiore non mi incontri mai per la strada,
altrimenti obbligherà lei a cambiare casa!!"
"Basterà che tu eviti la zona del campo da basket e il rischio che tu lo
incontri diventerà praticamente nullo!"
Nei giorni a seguire, Hanamichi fu impegnato da mille e più cose: le lunghe
riunioni con Kenichi e Suma, il trasloco, l'affidamento di Masaomi e la sua
iscrizione alla nuova scuola ma, grazie al stato d'animo più sereno, riuscì
ad affrontare tutto nel migliore dei modi.
"Che posso fare per lei?" domandò Masaomi aprendo la porta mentre
suo fratello finiva di sistemare la cucina. Il bambino guardava titubante
l'uomo che aveva di fronte, cercando di ricordarsi a chi appartenesse quel
volto noto.
"Scusa il disturbo piccolo. Sono il commissario Asami" venne in suo
aiuto lo sconosciuto "Sono passato per vedere come ve la cavate tu e tuo
fratello!"
A quelle parole il bambino si ricordò all'istante di lui e lo fece passare
correndo in cucina ad avvisare il fratello.
"Kenichi-san!" lo salutò il ragazzo più grande asciugandosi le mani
in uno strofinaccio.
"Scusa il disturbo Hanamichi…"
"È successo qualcosa?" lo interruppe preoccupato il rossino.
"No, sono solo venuto a curiosare un po'!"
Hanamichi sorrise, sollevato da quelle parole, e gentilmente fece accomodare
il suo ospite in sala.
"Venga, si accomodi pure" lo invitò indicandogli con una mano il
divano "Tea o caffè?"
"Caffè, grazie!"
Il rossino si spostò in cucina per preparare la bevanda e pochi minuti dopo
fu di ritorno con una tazza fumante che porse al commissario.
Asami-san prese il caffè ringraziandolo e subito dopo constatò sorpreso:
"Hai già sistemato tutto, sei stato bravo!!"
"Suma mi ha messo a disposizione un arredatore professionista"
spiegò il rossino guardandosi attorno soddisfatto "era un po' pazzo ma
almeno ha pensato a tutto lui”.
"Ha fatto un buon lavoro!"
"Sì ma devo ancora abituarmi a tanta comodità" confessò un po'
imbarazzato "la mia vecchia stanza aveva solo un futon e una lampada”.
"E che ne faceva Kayo di tutti i soldi che guadagnava?" non poté
fare a meno di chiedere Kenichi.
"Non né ho la più pallida idea e adesso non me ne importa più
niente!!"
"Hai ragione scusami" e per cambiare argomento spostò la
conversazione sul fratellino "Hai pensato come fare con Masa?"
"Certo, mi sono messo in contatto con un'agenzia di babysitter
professioniste, verrà a vivere con noi una persona che si occuperà della casa
e di Masaomi. Così posso stare tranquillo anche quando non ci sono!"
"Mi sembra la scelta migliore” convenne il commissario "Anche io mi
affidai ad una tata quando mia moglie morì. Il lavoro mi impegnava molto e
non potevo permettere che i miei figli crescessero da soli”.
L'uomo restò a conversare con il giovane collaboratore per il resto del
pomeriggio poi, soddisfatto della sua sistemazione, si congedò lasciandogli
il proprio recapito per qualsiasi tipo di problema.
La persona che l'agenzia inviò a Hanamichi arrivò puntuale la mattina dopo,
sorprendendo il rossino per la sua giovane età.
"Buon giorno sono Kaori Mirishita, tuo padre ha chiamato l'agenzia per
una tata?" si presentò la ragazza con un bel sorriso vivace.
"No, ho chiamato io” La informò velocemente il rossino.
"Tu sei Hanamichi Sakuragi?!"
"Esatto, prego si accomodi pure”.
"Ma non capisco io credevo di dovermi occupare di un bambino?!"
"È per questo che l'ho chiamata" spiegò ancora il ragazzo
"Masaomi Sakuragi è mio fratello minore, quando esco da scuola sarò
spesso impegnato con il lavoro e non posso prendermi cura di lui”.
"Ma tu… lei quanti anni ha?"
"Sedici”
"E i suoi genitori?"
"Morti”
"Ma come può occuparsi da solo di un fratello e di una casa
simile?"
"Non sono fatti suoi!" rispose il rossino irritato da quel pressante
interrogatorio "E poi le domande dovrei farle io!"
A quelle parole la ragazza diventò rossa per l'imbarazzo e chiese prontamente
scusa per l'insolenza.
"Non importa" sbuffò Sakuragi con una certa urgenza "adesso
però veniamo a noi o anche questa mattina arriverò tardi a scuola!"
Il rossino fece qualche domanda alla ragazza, venendo a sapere che aveva
ventuno anni, viveva sola a Kanagawa e soprattutto aveva già avuto esperienze
lavorative di quel tipo.
"Credo che lei possa piacere a Masa e l'agenzia mi ha assicurato che è
in gamba, quindi è inutile perdere altro tempo!" constatò il ragazzo
soddisfatto "Masaomi inizierà a frequentare la sua nuova scuola domani,
quindi oggi lo lasci dormire finché vuole…"
"Un bambino non dovrebbe dormire tanto!" lo contraddisse Kaori.
"Questi giorni sono stati un po' frenetici per lui, lo lasci in
pace!"
"Oh… sì, certo, come vuole, Sakuragi-san”.
"Adesso me ne vado, dovrei tornare per l'ora di cena, in caso contrario
avvertirò”.
"Va bene”.
Fra Kaori e Masaomi fu ovviamente amore a prima vista, a tal punto che, a
volte, quando la ragazza discuteva con Hanamichi, arrivava persino a
minacciarlo di licenziarsi e di andarsene con il piccolo. Però, nonostante le
frequenti discussioni, si era creato un legame speciale anche fra i ragazzi
più grandi e, contravvenendo alle regole della società per cui lavorava,
Kaori aveva completamente perso la testa per il rossino.
"Kaori!" protestò Hanamichi fermando la mano troppo intraprendente
della bambinaia.
Masa era da poco andato a dormire e i ragazzi si erano seduti sul divano per
guardare un film alla tv. Kaori, che, all'apparenza appisolata, era scivolata
verso il rossino e riposava tranquilla sul suo petto, aveva mosso
improvvisamente la mano infilandola sotto la felpa bianca di Sakuragi e con i
polpastrelli percorreva le linee scolpite dei suoi addominali.
"Uffa con te non ci si può mai divertire, sei crudele!!" sbottò
contrariata.
"Non dire sciocchezze!"
"Senti, non puoi indossare jeans con una vita così bassa e pretendere
che io resti impassibile!"
Hana scoppiò a ridere e, baciando la tempia della ragazza, mormorò: "Non
ti sei ancora arresa?"
"Non lo farò mai" rispose con decisione Kaori "un ragazzo
bello come te non può, non deve essere gay, sarebbe uno spreco per tutto il
genere femminile!"
"Ma se sono stato scaricato da cinquanta ragazze!" cercò di
scherzare il rossino.
"Non ci credo, e in ogni caso chissà come ti sarai comportato con loro,
visto le tue discutibili preferenze!!"
"Beh effettivamente sono stato un vero idiota!"
Kaori rimase incantata da quella risata così fresca e solare, ma non si
lasciò ingannare completamente.
Gli occhi di quel ragazzo dolce e all'apparenza sereno nascondevano qualcosa
di infinitamente triste che molto spesso la lasciava senza fiato e,
incoerentemente, la spingevano a voler proteggere con ogni mezzo quel gigante
dall'aria forte come la roccia di una montagna secolare.
Accomodandosi meglio sull'ampio petto di Hanamichi sollevò le braccia e cinse
il suo collo, depositandovi un morbido bacio senza chiedere niente in cambio.
"Anche quando avrai trovato l'uomo giusto da amare" bisbigliò la
giovane donna all'orecchio del rossino "io mi prenderò cura di te e di
Masaomi. Lo farò per sempre, te lo prometto!"
Il rossino strinse con entrambe le mani i fianchi della ragazza per farla
aderire completamente al suo corpo e altrettanto piano rispose: "Lo
faresti lo stesso, anche se l'agenzia ti telefonasse e ti comunicasse che sei
stata scelta per fare da bambinaia ad un giovane uomo miliardario?!?"
A quel punto il rossino si aspettava una risposta piccata da parte di Kaori,
ma sorprendentemente sentì la presa attorno al proprio collo farsi più
stretta e con un sussurro leggero la sentì parlare ancora: "Resterei con
voi anche se mi scegliesse l'imperatore in persona!"
Gli occhi di Hanamichi si fecero all'improvviso lucidi e Kaori, sollevandosi
leggermente, toccò sorpresa le sue guance.
"Hana?" domandò all'amico.
"Non immaginavo che la consapevolezza di avere qualcuno al proprio
fianco che ci aiuta e ci vuole bene scaldasse così tanto io cuore"
confessò Hanamichi in un soffio "non puoi nemmeno immaginare cosa darei
per provare…"
Una mano candida però si posò sulle labbra carnose del rossino fermandolo.
"Non importa, Hana, va bene così, la tua amicizia è ugualmente meravigliosa
per me!"
E piegandosi lentamente sfiorò le labbra dell'amico con le proprie, lasciando
andare una sola piccola lacrima.
Il rossino fu il primo ad uscire dalla doccia degli spogliatoi: da un po' di
tempo a quella parte non rimaneva più a scherzare con i suoi amici del club
né con quelli dell'armata.
"Ehi Hana aspetta dove corri?" lo fermò Ryota quando era già
arrivato alla porta.
"Devo fare presto o faccio tardi al lavoro" spiegò allora Sakuragi,
sperando che l'amico arrivasse presto al punto.
"Ieri, quando siamo andati a cena fuori, abbiamo vinto un biglietto di
ingresso per dieci persone al luna-park che hanno appena inaugurato, ci
andiamo domenica, vieni anche tu?"
"Ma dai, che coincidenza!" esclamò il rossino posando una mano
sulla maniglia "Anche Kaori ha vinto un biglietto simile. Facciamo così:
ti chiamo domenica mattina e ci troviamo dentro, ok? Adesso scusate ma devo
scappare, ci vediamo!"
Hana uscì come un uragano lasciando tutti quanti ammutoliti.
"Scusate ma voi sapete chi è Kaori?" domandò Ryota rivolgendosi al
resto della squadra.
Le teste di tutti si mossero all'unisono negando.
"Ehi non sarà mica la sua ragazza?" saltò su Mitsui incredulo.
"E che ne so!" sbottò Ryota, un po' irritato dal fatto che
quell'idiota avesse trovato qualcuno prima di lui, ma soprattutto che non gli
avesse detto niente di quella storia "Comunque è da qualche settimana
che si comporta in maniera strana!!"
"Non vedo l'ora di vedere che tipo è" continuò Mitsui divertito
"sarà sicuramente una cozza!"
"Mitsui!" lo riprese subito il vice-capitano.
"Che ho detto?" finse di non capire la guardia, ma il poderoso
pugno del gorilla sulla testa gli spiegò con chiarezza tutto quanto.
La domenica mattina il cellulare di Miyagi squillò quando i ragazzi della
squadra si erano già tutti riuniti.
"Siamo davanti alla fontana subito dopo l'ingresso" spiegò al suo
amico casinista "ci vedrai immediatamente. Muoviti, ti stiamo
aspettando!!"
Cinque minuti dopo Mitsui avvistò l'inconfondibile chioma rossa dell'amico e
proprio quando stava per partire con una delle sue solite provocazioni si
bloccò, vedendo con chi era il numero dieci dello Shohoku.
"Salve ragazzi, scusate se vi ho fatto attendere!" li salutò
Hanamichi tranquillamente, prima di presentare le due persone che erano con lui
"Loro sono mio fratello Masaomi e Kaori”.
"Lo sapevo!" sbottò dunque Ryota definitivamente indignato "Ti
sei fatto la ragazza e non hai detto niente!!"
"Oh no" rispose prontamente Kaori, catturando l'attenzione di tutti
con il suo sorriso "io non sono la sua ragazza, mi occupo semplicemente
della casa e di Masaomi. Ho provato in tutti i modi a convincerlo ma il
vostro amico è proprio gay al cento per cento!!"
Mitsui a quelle parole lasciò cadere per terra tutto quello che aveva in mano
e Ryota svenne letteralmente fra le braccia di Ayako, che a sua volta rimase
come una statua di sale.
"Che… che significa questa storia?" domandò incredulo il play
"Stai scherzando vero?"
Kaori guardò un po' mortificata il rossino - che dietro di lei si era messo
una mano davanti alla faccia, scuotendo la testa rassegnato - e portandosi
una mano davanti alla bocca mormorò: "Oh oh… non lo sapevano?"
"No, non lo sapevano" rispose sconsolato Hanamichi "Comunque
non ci saranno grossi problemi: Mitsui sta già con Kogure!"
I ragazzi stavano per partire alla carica con la loro raffica di domande
quando una voce dal basso arrivò ad interromperli: "Ehi fratellone
andiamo, mi avevi promesso un giro nelle montagne russe!"
Ovviamente il rossino non si fece sfuggire quell'occasione e, prendendo il
bambino per mano, gridò facendo finta di non vedere la perplessità degli
amici: "Sì che sbadato, me ne ero dimenticato! Allora gente vi unite a
noi?"
Dopo montagne russe, navi volanti e altri giochi rocamboleschi i ragazzi
decisero di fare una pausa per riassestare i loro poveri stomachi e si
diressero verso le bancarelle.
"Hana, guarda quanto è bello quel panda gigante!" esclamò il
fratellino vedendo il peluche in premio in una bancarella di tiro al
bersaglio.
"Sì è carino, Masa, ma chissà quanti punti occorrono per averlo!"
Il gestore della bancarella rispose nonostante non fosse stato interpellato:
"Oh per quello serve un punteggio pieno, ma sono sicuro che dei baldi
giovani come voi ne saranno sicuramente capaci!"
Stuzzicati da quelle parole di sfida, Mitsui e Ryota si avvicinarono e
l'ultimo dichiarò convinto: "Vedrai, piccolo, il sottoscritto ti
regalerà quel bel panda!"
"Dici davvero, grazie!" mostrò tutta la sua gratitudine il bambino.
Venti colpi dopo il piccoletto dello Shohoku aveva fatto a malapena due
centri.
"Mi dispiace, giovanotto, non ti sei aggiudicato il panda” parlò senza
molta convinzione l'uomo dietro al banco "Però hai vinto questo bel
premio di consolazione”.
Ryota guardò gli occhiali da sole con la montatura di plastica a forma di
cuore e, scuotendo la testa sconsolato, disse: "Li tenga pure lei,
grazie”.
Mitsui scoppiò a ridere e, scostando il play dalla postazione di tiro,
dichiarò con la stessa baldanza che aveva usato l'amico poco prima:
"Lascia perdere questa sottospecie di nano, il panda te lo prendo io che
sono il cecchino infallibile di Kanagawa!!"
Effettivamente Mitsui ebbe sorte migliore, ma i suoi cinque centri furono
sufficienti a fargli aggiudicare un misero portachiavi di Hello Kitty.
"Allora ragazzi vi siete già arresi?" li stuzzicò ancora il
gestore.
"Solo gli stupidi potrebbero giocare al suo gioco" si intromise
allora una voce fredda e inespressiva "si vede chiaramente che lei ha
sabotato i fucili ad aria compressa!"
"Come ti permetti, ragazzino impudente!" saltò su l'uomo
mostrandosi pure indignato "Che prove hai per dirlo?"
Kaede non raccolse la provocazione ma propose, con lo stesso tono
disinteressato: "È inutile stare a discutere con questo, andiamocene”.
I compagni si allontanarono tutti con lui, ma il musetto deluso del
fratellino fece cambiare idea a Hanamichi che, fermandosi, chiese: "Ti
piaceva così tanto quel panda gigante?"
Masaomi annuì ma non disse niente.
"Ok, va bene, allora te lo prendo io”.
Era più forte di lui, Hanamichi non sopportava di vedere Masa-chan triste.
"Do'aho ti ho appena detto che…"
"Lo so, baka Kitsune" non lo lasciò finire Sakuragi "basterà
compensare con la mira lo spazio spostato del mirino".
Hanamichi si pentì all'istante di aver pronunciato con tanta noncuranza
quelle parole e, infatti, Rukawa, guardandolo con perplessità, mormorò:
"Ne parli come se fosse una cosa facile!"
Hana riuscì a stento a trattenere una risata amara: sparare ad un bersaglio
che si trovava a meno di cinque metri con un fucile giocattolo per lui non
era facile, era semplicemente ridicolo.
"Ah Ah Ah, certo che è semplice io sono il Tensai, so fare qualunque
cosa!!" sviò prontamente il discorso prima di rivolgersi all'uomo
davanti a lui "Allora mi faccia sparare questi venti colpi, se faccio
tutti centri lei mi dà il panda senza discussioni”.
"Certamente" rispose l'altro, sicuro di non dover cedere un premio
così grosso.
Hanamichi posò gli spiccioli sul banco di legno e impugnò il fucile che gli
venne offerto, lo osservò per qualche secondo e poi si mise in posizione.
Sparò venti colpi quasi di fila e fece altrettanti centri, lasciando tutti
quanti allibiti, primo fra tutti il gestore che riprese il fucile scarico
incredulo.
"Bene, mi deve un panda" disse tranquillamente Hanamichi.
Ancora senza parole l'uomo prese il peluche dallo scaffale e lo porse al
ragazzo.
"Grazie mille, buona serata” salutò gentilmente il rossino prima di
voltarsi e dare il premio al fratellino "Ecco il tuo panda, ce la fai a
portarlo?"
"Sì, grazie fratellone, sei grande!" replicò Masaomi, fissando il
ragazzo con ammirazione prima di correre da Kaori per mostrargli cosa aveva
vinto il rossino per lui.
"Kami quanto è carino, Hana, lo voglio anch'io un pupazzo vinto da
te!" gridò scherzosamente la tata.
"Ok scegli pure quello che più ti piace!" acconsentì Hanamichi
divertito.
Il "povero" uomo della bancarella cominciò a sudare freddo ma, per
sua fortuna, la ragazza indicò un semplice orsacchiotto di pelo bianco,
affermando: "Non ho mai avuto un orsacchiotto bianco, guarda quanto è
carino!"
"Quanti centri per quello?" si informò allora il terribile rossino.
"Dieci signore” Fu la risposta dell'altro.
"Se ne faccio di nuovo venti, fa scegliere anche all'altra mia amica un
premio da dieci?"
"Certo" soffiò ormai rassegnato.
Venti tiri dopo, Kaori stringeva il suo bell'orsacchiotto mentre Ayako si
divertiva a strofinarsi sulla guancia la coda di un tenerissimo scoiattolo.
"Sei stato carino a pensare pure a me" lo ringraziò Ayako.
"Figurati è stato semplice per me!"
"Però come hai fatto? Kaede ha detto che i fucili erano manomessi!"
"Sono abituato a sparare con questi aggeggi, e poi ti sei dimenticata
che sono il re delle sale giochi!" si schermò prontamente Hanamichi con
il solito comportamento da do'aho, facendo inevitabilmente irritare tutti quanti.
"Adesso non montarti troppo la testa per tre pupazzetti spelacchiati”
sbottò, infatti, Miyagi che non aveva molto gradito quel regalo alla sua
piccola Aya "Scommettiamo che alla pesca dei pesciolini sono più bravo
di te?"
"Io non ci giurerei proprio" continuò a scherzare Hanamichi sotto
gli sguardi un po' straniti di Kaori e Masaomi che lo vedevano per la prima
volta sotto quella luce "In ogni modo non faccio giochi dove si usano
gli animali per divertirsi!"
"Guarda che non gli facciamo mica male!" esclamò il play annoiato.
"Non importa" si rifiutò ancora il rossino "io non gioco,
falla con Mitchan la tua sfida!"
La guardia dello Shohoku però, stanco di sprecare il suo tempo in quei giochi
per bambini, non accettò le provocazioni di Miyagi e, allontanandosi
discretamente con Kogure, lasciò il suo posto a Kakuta.
Innumerevoli tentativi dopo i ragazzi decisero di arrendersi così fu Rukawa a
pescare il pesciolino per la bambina che piangeva disperata di fronte alla
vasca.
"Tieni" si limitò a dire il volpino porgendo il sacchetto di
plastica trasparente alla bimba.
"Davvero lo posso prendere io?" domandò lei con gli occhi enormi
pieni di lacrime e increduli.
"Sì, però devi promettermi che lo tratterai con cura e non lo lascerai
morire di fame!"
"Te lo prometto" assicurò la bambina con un sorriso smagliante.
Il ragazzo lasciò così il sacchetto pieno d'acqua alla bimba e senza dire
niente raggiunse gli altri che lo guardavano increduli.
"Che c'è?" domandò sbuffando l'ala piccola.
"Allora hai un cuore anche tu, volpe ibernata?" lo prese in giro
Sakuragi.
"Mh… do'aho” Fu l'immancabile risposta di Rukawa.
La serata al luna-park continuò tranquilla fino al tramonto.
"Allora ragazzi vi unite a noi per la cena?" domandò Ayako sperando
in un sì.
"Vi ringrazio molto ma mio fratello è distrutto" rispose invece
Hanamichi "si addormenterebbe lungo la strada come un sonnambulo,
preferisco tornare a casa!"
"Lo accompagno io Masa" intervenne allora Kaori "tu resta pure
con i tuoi amici”.
"Non ti preoccupare, Kaori, tanto sono stanco pure io”.
Così Hana, con il fratellino per mano e Kaori letteralmente aggrappata al suo
braccio, si allontanò sparendo subito dopo in un vicolo secondario.
"Che carini, sembrano una famigliola felice!" dichiarò Ayako
osservandoli quasi incantata.
"Ma voi credete che sia vero quello che la ragazza ha detto di Hanamichi
oggi?" domandò incredulo Kogure.
"Ma no" rispose Mitsui con certezza "si vede lontano un miglio
che quei due stanno insieme, per me volevano semplicemente sviare il discorso
per non essere sommersi dalle domande”.
"Probabilmente hai ragione… tu che ne pensi Rukawa?" domandò la
manager al ragazzo che aveva accanto.
"Tsè…" E quel monosillabo fu l'unica risposta che concesse prima di
sparire dentro il locale che avevano scelto.
Hanamichi rincasò a notte inoltrata muovendosi molto lentamente per non
svegliare Masa o Kaori, andò in cucina per bere qualcosa di fresco e, vedendo
appeso al frigorifero il nuovo disegno del fratellino, dove Kaori, Masa e lui
stesso erano ritratti felici sulle montagne russe, non poté fare a meno di
sorridere amaramente.
Il giorno prima aveva trascorso una giornata spensierata con suo fratello ed
i suoi amici come un comunissimo ragazzino di sedici anni, mentre quella sera
aveva stroncato la vita di un uomo che non conosceva nemmeno.
Poco importava che la persona in questione fosse stata un pericolosissimo
serial killer ricercato in Europa e in America, lui l'aveva comunque ucciso.
Schiacciando la lattina di coca, che aveva scolato in un sorso, spense la luce
di cucina e si avviò verso camera sua, pronto a trascorrere l'ennesima notte
devastata dagli incubi.
Prima di ritirarsi a dormire però si soffermò davanti alla porta socchiusa di
Masaomi e, scostandola delicatamente, entrò per controllare che tutto fosse
tranquillo.
Rasserenandosi un po' nel vedere il fratellino riposare tutto accucciato con
un'espressione pacifica sul viso, si avvicinò lentamente al letto per
accarezzare i soffici capelli del bambino e per lasciare a quella morbida
consistenza il compito di quietarlo definitivamente.
"Grazie" bisbigliò poi il ragazzo posando un bacio sulla tempia del
bambino.
Mentre stava per alzarsi però gli occhi dorati di Masa si aprirono e sorpreso
il piccolo domandò: "Perché mi ringrazi, fratellone?"
"Perché ti voglio bene" rispose stringendolo forte a sé.
"Ma ehi, tu non dovresti dormire a quest'ora?" finse di
rimproverarlo il rossino, prima di assicurarsi "Ti ho svegliato?"
"No, non stavo dormendo”.
"E come mai? Guarda che è molto tardi!"
"Non riesco a dormire, sono emozionato" confessò il bambino,
coprendosi il viso fin sopra il naso con la coperta leggera.
"È successo qualcosa di bello oggi a scuola?"
Masa arrossì non poco e riuscì a rispondere solamente annuendo con la testa.
"E cosa è successo?" domandò allora curioso il fratello maggiore.
"Ho ricevuto il mio primo bacio!" spiegò candidamente il bambino
facendo sorridere Hanamichi.
"Dici davvero, ma è bellissimo! E ti è piaciuto?"
"Sì tanto, Akane ha delle labbra morbidissime”.
"L'hai… l' hai baciata sulla bocca?"
"Io non ho fatto niente" sbottò molto imbarazzato Masaomi "ha
fatto tutto lui!!"
A quel punto Hanamichi spalancò la bocca incredulo e a stento riuscì a
chiedere: "L… Lui? Masa, ti ha baciato un bambino?"
"Sì, perché sei tanto sorpreso?! Conosci anche tu Akane Rukawa!"
esclamò il fratello un po' spiazzato da quella domanda.
"E com'è successo?" continuò il suo interrogatorio Hanamichi.
"È successo durante la pausa pranzo, ero in giardino a disegnare e
stranamente mi vedo spuntare davanti Akane…"
"Perché stranamente, non siete amici?"
"Sì certo, però, quando è tempo bello, Akane va sempre a giocare con gli
altri, sai è bravo in quasi tutti gli sport anche se la sua specialità è
il…"
"Lasciami indovinare" lo interruppe di nuovo Hana "è il
basket!"
"Come fai a saperlo?"
"Conosco il fratello, deve essere una cosa genetica!"
"Una che?" gli chiese Masaomi non capendo il significato di
quell'ultima parola.
"Niente, niente, vai pure avanti!"
Il bambino guardò un po' stranito il fratello ma poi continuò il suo racconto.
"Io l'ho salutato e gli ho domandato che cosa ci faceva lì e lui mi ha
risposto che gli andava così”.
"Mh… tipico, e tu cosa hai fatto?"
"Niente, io ho continuato a disegnare in silenzio finché Akane non mi ha
costretto a voltare la testa verso di lui dandomi subito dopo il bacio”.
Arrivati a quel punto del resoconto, le guance di Masa erano diventate rosse
come la polpa di un'anguria matura ma Hanamichi non glielo fece assolutamente
notare.
"E lo ha fatto così, senza dirti niente?"
Conoscendo il carattere del fratello più grande, tutto era possibile.
"Sì, però quando ci siamo allontanati mi ha detto che quando disegno
divento molto più carino”.
"Ti ha detto veramente così?!" esclamò divertito Hanamichi.
"Già, ed io per ringraziarlo l' ho abbracciato forte”.
"Gli vuoi proprio bene a quel ragazzino eh!"
"Sì" rispose in un soffio all'ennesima domanda.
"Sono felice per te piccolino" disse allora il fratello
abbracciandolo di nuovo "avere un amico così speciale è una cosa
bellissima!"
"Anche tu hai un amico così, Hana?" chiese ingenuamente il piccolo.
"Beh, sì anche io ho un amico al quale voglio più bene di tutti"
rispose con un sorriso un po' triste "ma lui non è gentile come
Akane!"
"Ti fa soffrire?"
"Un po'" fu la risposta sincera di Hanamichi.
"Io non voglio che tu soffra, Hana, non ci stare più con
quell'amico!"
"D'accordo" promise il rossino senza esitazioni, scompigliandogli i
capelli per calmarlo "però adesso è tardi e se domattina non vuoi
addormentarti sul banco di scuola, devi dormire. Mi prometti che non pensi
più al bacio e cerchi di riposare?"
"Va bene, buona notte fratellone!"
"Buona notte a te tesoro”.
Spengendo la lucetta, Hanamichi uscì dalla stanza lasciando la porta
socchiusa.
E così pure il suo dolce fratellino era attratto dai ragazzi, ovviamente era
ancora troppo piccolo per esserne certo ma visto come aveva reagito a quel
tenero bacio c'era poco da dubitare. Sperava solo che Akane non fosse
lunatico come il fratello maggiore, perché l'ultima cosa che voleva per
Masaomi era altra sofferenza.
Il giorno seguente, dopo le due ore di addestramento alla centrale, Hanamichi
si fece una doccia veloce e, indossati i pantaloni della tuta con una
semplice t-shirt di cotone, raggiunse il commissario Asami.
Il rapporto che il rossino fece all'uomo riguardo al serial killer fu preciso
e molto dettagliato ma non durò più di dieci minuti.
"Ottimo lavoro Hana, questa mattina il mondo a tirato un sospiro di
sollievo” ma, vedendo l'espressione contrariata sul volto del ragazzo, Asami
si affrettò a dire: "Ok, ok so come la pensi quindi non parliamo più di
questa storia!"
"Allora parliamo di suo figlio” cambiò subito argomento Hanamichi
"Sa che è un attentatore di virtù?!"
Asami per poco non si strozzò con il caffè che stava bevendo e a stento
riuscì a dire: "Kaede che attenta alla tua virtù?! Non ci crederei
nemmeno se lo avessi visto con i miei occhi!"
Sakuragi a quelle parole scoppiò a ridere.
"Infatti, non sto parlando di Kaede!!"
"Akane?!?" domandò ancora più incredulo l'uomo.
"Ieri ha baciato il mio dolce ed ingenuo fratellino sulle labbra"
spiegò il rossino divertito dalla strana faccia del commissario.
"Mh… lo dicevo io che quei due si somigliano troppo!" bofonchiò
Kenichi scuotendo la testa con fare rassegnato, ma l'espressione di sconforto
sul suo volto fu subito sostituita da un sorriso divertito e soddisfatto.
"E così il mio piccolo è un ragazzino precoce…" dichiarò, infatti,
giocherellando con il suo orgoglio di padre "Devo ricordarmi di fargli i
complimenti quando torno a casa!"
Hana sorrise contento per la reazione dell'uomo ma subito dopo, lanciandogli
un'occhiataccia minacciosa, gli intimò: "Non ci provi, Asami-san!"
"Dici che s'imbarazzerebbe?!" chiese con una finta aria pensierosa
l'uomo.
"Credo che non vorrebbe più parlare con mio fratello!" gli garantì
il giovane amico.
"Per carità, se è così me ne starò con il becco chiuso, non voglio che
cresca imbronciato come Kaede!!"
"Grazie" rispose sorridendo il giovane collaboratore.
"E di cosa?" Asami si fece improvvisamente serio "sono contento
che quei due…"
Ma proprio in quel momento la porta si spalancò lasciando entrare un Kaede
Rukawa piuttosto alterato.
"Sono due ore che aspetto ti vuoi muover… e tu che diavolo ci fai
nell'ufficio di mio padre?" domandò, sorpreso di trovare lì il Do'aho.
Hanamichi non rispose ma, alzandosi dalla poltrona in cui era seduto fingendo
imbarazzo e la solita goffaggine, recitò: "Le prometto che non farò più
una cosa simile!"
Per un attimo il commissario restò spiazzato poi però comprese le intenzioni
del ragazzo e gli resse il gioco.
"Mh ok, per questa volta chiuderò un occhio ma se ti trovo ancora a
zonzo in piena notte con quella marmaglia…"
"Le do la mia parola che non accadrà più" promise con sentito
pentimento il rossino.
"Do'aho?" Kaede cercò di attirare l'attenzione del compagno per
avere una risposta ma Sakuragi si limitò a sbraitare: "Baka Kitsune se
dici una parola in giro, ti scuoio!!"
"E se tu metti in pericolo la stabilità del club, ti ammazzo di
botte!" replicò sullo stesso tono Rukawa.
"Come sei noioso Kitsune, pensi solo al basket tu” sbuffò alzando gli
occhi al cielo "Beh io me ne vado, ci vediamo!"
Quando padre e figlio furono rimasti soli, Kaede cercò di ottenere una
spiegazione dall'uomo.
"Che ha combinato quell'idiota?"
Ma ancora una volta non ottenne risposta
"Non lo trattare in questo modo Kaede" si limitò a dire il
commissario "tu non lo conosci così bene da poterlo giudicare!"
"Perché tu invece sì?" domandò curioso il volpino.
"Esattamente”
"E cosa sai di lui?"
"Non te lo posso dire, tu però cerca di essergli amico”.
"Amico di quel do'aho! Ma se mi odia!" sbottò Kaede trattenendo una
risata.
"Non è vero che ti odia, è tutta apparenza" cercò di convincerlo
ancora il padre.
"In ogni caso non c'è modo che io possa avvicinarmi a lui" tagliò
corto il ragazzo "la rivalità che c'è in campo è troppo alta e le
occasioni che abbiamo di trovarci fuori di una palestra sono praticamente
inesistenti”.
"È qui che ti sbagli!" esclamò Asami con un ghigno quanto meno
sospetto e Kaede sollevò un sopracciglio in segno di perplessità.
"Fra pochi giorni sarà il compleanno di tuo fratello" continuò
dunque l'uomo.
"E allora?"
"Vorrà fare sicuramente una festa con i suoi amichetti ed io sono molto
impegnato qui in centrale…"
L'espressione di Kaede si fece molto preoccupata: aveva un terribile
sospetto.
"Quindi dovrai occuparti tu di loro”.
"Te lo puoi scordare" sbottò incredulo ad una simile sventura
"non saprei nemmeno come fare a tenere a bada una mandria di ragazzini
scatenati!"
"Per questo ti ho detto di chiedere aiuto a Hanamichi, vedrai lui sarà
molto felice di darti una mano ed è sicuramente molto più paziente di te con
i bambini”.
"Non lo farò mai, non chiederò mai aiuto a quel do'aho!" dichiarò
con assoluta sicurezza Kaede, chiudendo anche quella 'ridicola' discussione.
Qualche giorno dopo però, al termine degli allenamenti...
"Do'aho” La bassa voce di Rukawa, richiamò il compagno quando stava per
raggiungere la porta.
"Che c'è, Kitsune? Devo andare a lavorare!" sbuffò il rossino senza
alcuna voglia di litigare.
"Domenica prossima devi venire a casa mia" disse lapidario Kaede
con gli occhi ben piantati per terra.
"Perché?" domandò stupito il numero dieci.
"Mio fratello compie gli anni”.
"Oh sì Masaomi me lo ha detto, ha invitato anche lui, però perché devo
venire anche io scusa?"
"Perché mi devi aiutare, mio padre non ci sarà ed io…"
A quelle parole Hanamichi scoppiò a ridere mentre Rukawa stringeva i pugni
per trattenere la rabbia del suo orgoglio ferito.
"Il grande Rukawa che si fa terrorizzare da un gruppo di
ragazzini!" continuò a prenderlo in giro il compagno.
"Finiscila Do'aho!!" ordinò allora il volpino prossimo al punto di
rottura.
"Quanto sei permaloso, Kitsune, stavo solo scherzando, in ogni caso,
giacché sono una persona estremamente gentile, ti aiuterò”.
"Nh”
"A che ore dovranno arrivare i bambini?" si informò provvidente
Hanamichi.
"Alle tre”.
"Bene allora verrò a casa tua subito dopo l'ora di pranzo”.
"Perché?"
"Come perché?!" esclamò esasperato Sakuragi "Dovrai
organizzare qualcosa per intrattenere quei poveretti, oppure li vuoi far
giocare a basket per tutto il pomeriggio?!?"
"Do'aho…" replicò alla fine l'altro "vieni quando ti pare,
basta che non mi sfasci la casa!"
"Baka Kitsune se non ti fidi puoi sempre chiedere a qualcun altro…"
"Un do'aho per casa mi basta e mi avanza”.
"Teme maledetta volpaccia!! Vuoi sempre avere l'ultima parola!!"
Ma nel momento in cui Hanamichi ebbe finito di gridare quell'ultima frase, il
volpino si era già chiuso la porta degli spogliatoi alle spalle.
Quando i fratelli Sakuragi giunsero alla casa dei loro compagni ad aprire la
porta arrivò il piccolo Akane e il rossino non poté trattenere un sorriso nel
vedere gli occhi blu del bambino illuminarsi non appena si posarono sul suo
fratellino.
"Bene arrivati" li accolse cordialmente il bambino.
"Grazie per l'invito" lo salutò altrettanto educatamente Masaomi
"questo è un piccolo regalo da parte nostra”.
"Grazie” Fu la risposta di Akane nel prendere il regalo.
"Tu ed io ancora non ci conosciamo" intervenne anche il rossino
"io sono Hanamichi Sakuragi piacere di conoscerti”.
"Piacere mio, Masa-chan mi parla spesso di te”.
"Parla molto anche di te”.
"Mh… entrate”.
Arrivando nel grande salone, Hanamichi e Masaomi trovarono il volpino
spaparanzato sul divano davanti alla tv.
"Stavamo guardando una partita di basket" spiegò subito il piccolo
Rukawa.
"Allora scusaci, vi abbiamo sicuramente disturbati" dichiarò
preoccupato Masa.
"No, vieni andiamo in camera mia”.
"Ma la partita?"
"Non è importante”.
I due bambini sparirono al piano di sopra mentre Hanamichi rimase solo con il
volpino.
"Hai intenzione di startene tutto il giorno a poltrire?"
"Mh”
E limitandosi a rispondere con quel semplice monosillabo, Kaede si alzò,
infilò una videocassetta sul videoregistratore e solo dopo aver premuto il
tasto di registrazione si degnò di considerare il rossino.
"Dovresti imparare un po' di buone maniere da tuo fratello!"
affermò Rukawa mentre si spostava verso la cucina.
"Senti chi parla" replicò subito il rossino "e poi anche tu
hai molto da imparare da quel bambino…"
"Tipo?"
Hanamichi sussultò ritrovandosi il volto del compagno a pochi centimetri dal
suo: non si era aspettato che Kaede si fermasse di colpo per voltarsi verso
di lui e porgere quella domanda con una strana intonazione nella voce.
"Ti… tipo" esitò un istante, rispondendo subito dopo con la prima
cosa che gli venne in mente "tipo la gentilezza”.
"Che me ne faccio con te di una cosa simile?!" gli domandò con voce
tagliente senza distogliere i suoi occhi zaffiro da quelli di Hanamichi.
"Giusto, un do'aho non ha bisogno di gentilezze!"
La risposta sarcastica e lievemente triste del rossino lasciò Rukawa del
tutto spiazzato, tanto da non riuscire a fermarlo quando lo vide proseguire
verso la cucina. Poi però, ripensando alle parole del padre e a quelle che
lui stesso aveva pronunciato pochi secondi prima, si rese conto di essere
stato troppo cattivo e corse dal rossino per rimediare.
"Mi dispiace" cominciò il moro con un forte imbarazzo negli occhi e
nella voce.
"Di cosa?" domandò il rossino mentre disponeva tutte le vivande del
rinfresco sul tavolo.
"Ehi ti vuoi fermare!" lo interruppe allora il volpino.
"Che vuoi, Rukawa?"
"Senti io non lo so perché mi comporto così con te…"
"Te lo spiego io baka Kitsune, perché non mi sopporti" rispose, con
apparente tranquillità, il numero dieci dello Shohoku.
"Il punto è proprio questo, do'aho, io non ti odio affatto, eppure non
posso fare a meno di comportarmi da stronzo. È più forte di me, mi fai un
effetto strano e il mio carattere riservato reagisce di conseguenza”.
Hanamichi osservò sorpreso il ragazzo davanti a lui per diversi istanti e
alla fine non riuscì a trattenere una risata limpida e vivace come le acque
di una piccola cascata di bosco.
"Non ci credo, sei come un bambino che tira le trecce alla compagna che
gli piace…"
"Do'aho" borbottò Kaede leggermente imbronciato.
"Dai Kitsune, portiamo queste vivande sotto il gazebo in giardino"
disse non ancora del tutto serio "fra poco arriveranno quelle pesti e
noi non abbiamo preparato ancora niente!"
"Mh, sei proprio un do'aho…" mormorò Kaede, rimasto solo in cucina
"però ridi come un angelo!"
Finito di preparare la tavola, Hanamichi tirò fuori un blocco e una penna e
guardandosi in giro cominciò a scrivere frasi in diversi bigliettini.
"Adesso che stai facendo?" chiese fra il preoccupato e
l'incuriosito il moretto.
"Sto organizzando una caccia al tesoro, i bambini vanno pazzi per questo
genere di cose”.
"Mh”
"Invece di mugolare stando lì impalato come uno stoccafisso, dammi una
mano!"
I bigliettini e il tesoro furono nascosti appena in tempo; dopo pochi minuti,
infatti, cominciarono ad arrivare i piccoli invitati.
"Guarda come si divertono, non sono carini?" asserì Hanamichi che
con Kaede controllava discretamente i bambini mentre mangiavano e giocavano
assieme.
"Tsè!"
"Sei l'essere più insensibile che io abbia mai conosciuto!"
Hana ovviamente stava mentendo ma era troppo divertente litigare con quel
volpino.
"Do'aho, sai perfettamente che non sopporto il rumore e gli
schiamazzi" spiegò velocemente la volpe.
"In una palestra c'è molta più confusione”.
"Quando sono in campo sento solo il rumore della palla”.
"Baka Kitsune, sei fissato!"
"Mh”
Ormai sazi dopo l'abbondante merenda, i bambini si dedicarono completamente
al gioco: si nascondevano, si rincorrevano, si prendevano in giro e non si
accorsero che uno di loro si era distaccato e si era avvicinato al laghetto.
"Che sta facendo tuo fratello?" domandò improvvisamente Kaede al
rossino.
Hanamichi lo cercò con gli occhi e quando lo vide, accovacciato davanti al
laghetto delle carpe con lo sguardo perso nel vuoto e infinitamente triste,
si diede immediatamente dello stupido. Nel giardino della famiglia Kayo ce
n'era uno identico ed era ovvio che un bambino sensibile come Masaomi
ritornasse con la mente a quei brutti momenti.
Il ragazzo si alzò velocemente per raggiungerlo ma fu anticipato da qualcuno,
così tornò a sedere con il sorriso sulle labbra.
"Che hai da ridere?"
"Tuo fratello è davvero un bambino premuroso!" constatò Hanamichi
rispondendo indirettamente alla domanda.
"Mio fratello è come me, s'interessa solo alle cose o alle persone che
gli piacciono e Masaomi gli piace veramente tanto”.
"Sai di loro?"
"Perché non dovrei saperlo?"
"Credevo che non ti piacesse stare ad ascoltare la gente”.
"Mio fratello non è 'la gente'!!"
"Hai ragione scusami, non volevo offenderti”.
Rukawa rimase sorpreso per l'ennesima volta dall'atteggiamento del suo
compagno di squadra ma questa volta non disse niente, tornando a guardare i
bambini.
"Non ti diverti Masa-chan?"
Akane aveva raggiunto il suo migliore amico e accovacciandosi accanto a lui
aveva posto quella domanda un po' preoccupato.
Il bambino dai capelli castani sussultò leggermente per lo spavento ma quando
vide Akane accanto a sé non poté fare a meno di sorridergli dolcemente e
scuotere con decisione la testa.
"E allora perché sei triste?" indagò ancora il piccolo Rukawa.
"Stavo solo ricordando un uomo cattivo" rispose sinceramente
Masaomi "anche lui aveva un laghetto come questo, però le sue carpe non
erano così belle!"
"Non devi essere triste, ricordi? Io ti proteggerò sempre, anche da
quell'uomo cattivo!!"
"Lui adesso non c'è più, però grazie lo stesso”.
Akane accarezzò la guancia morbida dell'amico regalandogli un fugace sorriso
ma proprio in quel momento fu bruscamente interrotto dall'arrivo degli altri
bambini.
Hanamichi scoppiò a ridere nel vedere sul volto di Akane la stessa
espressione disturbata di Kaede quando veniva circondato dalle sue
fastidiosissime fans.
"Forse è meglio se andiamo in loro aiuto!" decise allora il rossino
e, alzandosi dal suo posto, si avvicinò ai bambini per proporre loro di
giocare alla caccia al tesoro che aveva organizzato. L'idea fu accolta
ovviamente con molto entusiasmo e in meno di un minuto i ragazzini erano già
tutti impegnati nella ricerca degli indizi.
"Tuo fratello è un tipo davvero sveglio" sostenne Akane osservando
il ragazzo mentre depistava i suoi amici.
Masa annuì sorridendo prima di confermare: "Lui riesce sempre a capire
cosa è meglio per me e cosa mi rende felice!"
"Kaede invece sembra sempre addormentato!" scherzò il moretto
spostando lo sguardo sull'altro ragazzo "Però anche lui è un buon
fratello. È stato lui ad insegnarmi il basket…"
I bambini rimasero in silenzio per alcuni minuti poi Masaomi si voltò verso
l'amico e annunciò: "Adesso che siamo rimasti soli mi piacerebbe darti
il mio regalo”.
"Il tuo regalo? Ma me lo hai già dato!"
"No, quello è mio e di Hana e lo abbiamo comprato con i suoi soldi. Io
volevo farti anche un regalo che fosse solo mio!" ci tenne a precisare
Masa.
"E dove lo hai messo?" domandò curioso Akane.
"È nel mio zainetto, andiamo a prenderlo?"
"Sì”
Masaomi estrasse dallo zaino una cartellina di cartone blu e la diede
all'amico; il moretto slegò il fiocco di raso azzurro che la teneva legata e
rimase colpito dal disegno che era incollato nella parte sinistra, ma
soprattutto dalla frase scritta in quella destra: "Buon compleanno
Akane. Ti voglio bene… Masaomi"
"Masa!" ansimò il bambino senza parole.
"Ti piace?"
Il piccolo Rukawa annuì con la testa, continuando a fissare il delizioso
lavoro dell'amico finché non ebbe il coraggio di confessare apertamente:
"È… è bellissimo, grazie!"
Il disegno, molto realistico, raffigurava Akane mentre saltava in alto verso
il canestro e, nonostante la giovanissima età del suo autore, riusciva ad
esprimere perfettamente la forza e l'entusiasmo che il bambino emanava quando
giocava a basket.
"Ti piace sul serio?" chiese conferma Masa con gli occhi resi
ancora più luminosi dalla gioia.
"Sì" soffiò debolmente l'altro che, avvicinandosi, abbracciò forte
il collo dell'amico affondando la testa nella sua spalla.
"Promettimi che ne vorrai più di tutti a me… sempre!" chiese Akane,
muovendo le labbra contro la pelle profumata dell'amico.
"Te lo prometto!" rispose Masa-chan senza esitazioni "Noi
staremo sempre insieme!"
E i bambini si abbracciarono più forte per intensificare le loro promesse.
"Ehi piccioncini venite fuori presto" li interruppe crudelmente
Kaede "dobbiamo spengere le candeline!!"
Sbuffando Akane si staccò da Masaomi e guardò di traverso il fratello.
"Dovevi pensarci prima e invitare soltanto Masa-chan" replicò
duramente il volpino "in quel caso non vi avrebbe disturbato
nessuno!!"
A quelle parole il piccolo Sakuragi diventò rosso per l'imbarazzo e Akane
venne in suo aiuto trascinandolo fuori senza rispondere al fratello.
La festa continuò abbastanza tranquillamente fino al tramonto poi, un po'
alla volta, i bambini tornarono a casa ringraziando calorosamente per
l'invito.
Dopo aver riordinato il giardino e riportato in cucina gli avanzi del
rinfresco, anche Hanamichi e Masaomi si congedarono.
"Grazie ancora del regalo Masa-chan!" lo salutò Akane alla porta e
l'amico capì perfettamente a quale regalo si riferisse.
"Di niente, grazie a te per la bella giornata”.
Hana guardò divertito i due bambini prima di spostare lo sguardo verso la
Kitsune.
"Ci vediamo domani a scuola!" lo salutò a sua volta il rossino.
"Mh”
Sakuragi cinse la spalla del fratellino e si incamminò lungo il vialetto ma
prima di arrivare al cancello "Do'aho" lo richiamò improvvisamente
Kaede "grazie di tutto!"
Il numero dieci gli regalò un sorriso sincero prima di replicare: "Di
niente, baka Kitsune, è stato un piacere”.
Dopo quella piacevole domenica i rapporti fra Kaede e Hanamichi si distesero
notevolmente e cominciarono a vedersi sempre più spesso anche fuori della
palestra, in compagnia dei loro fratellini ma anche da soli. Durante i loro
incontri i ragazzi parlavano un po' di tutto, tuttavia Hanamichi non aveva
mai trovato il coraggio di raccontare la verità su di sé e sul suo passato a
Kaede.
"Rukawa corri in segreteria, ti vogliono al telefono”.
I ragazzi si stavano allenando come ogni pomeriggio in palestra e
all'improvviso Ayako fece quella comunicazione al compagno che subito lasciò
cadere la palla e si precipitò in segreteria.
Quando diversi minuti dopo tornò era palesemente sconvolto.
"Kitsune che è successo?" si preoccupò subito il rossino.
"Presto dobbiamo andare!" si limitò ad ordinare seccamente.
"Kaede aspetta dimmi…"
"Hanno rapito mio fratello" lo informò a voce bassissima "mio
padre mi vuole subito a casa e non so per quale motivo mi ha ordinato di
farmi accompagnare da te”.
Per Hanamichi invece fu tutto chiaro: durante il tragitto avrebbe protetto
Kaede e poi avrebbe dovuto salvare il piccolo Akane.
"Presto non c'è un minuto da perdere!"
Senza dare troppe spiegazioni i ragazzi si cambiarono alla velocità della
luce e uscirono dalla palestra.
"Dove stai andando?" domandò Sakuragi fermando al volo il compagno.
"Con la metropolitana arriveremo prima!" osservò Kaede spazientito.
"Niente da fare, la metro è troppo pericolosa, prenderemo un taxi!"
Intontito dallo shock e dalla preoccupazione, Kaede non fece alcun'obbiezione
e mezz'ora dopo i ragazzi scesero sani e salvi di fronte alla casa di Rukawa
"Kaede stai bene?" domandò subito il padre accogliendolo alla
porta.
"Sì tutto bene ma che è successo?"
"Venite dentro qui è pericoloso!"
Una volta entrati i ragazzi si ritrovarono immersi in una folla di
sconosciuti, tutti agenti di Asami.
"FRATELLONE!!"
Hanamichi si voltò di scatto ritrovandosi fra le braccia un Masaomi sconvolto
e in lacrime.
"Tesoro calmati, qualunque cosa sia successa è tutto finito, ci sono qui
io adesso!" lo tranquillizzò il rossino, carezzandogli ripetutamente la
testa.
"Ero con lui… io… io non ho potuto fare niente…" cominciò a
balbettare incoerentemente il bambino "non sono… ti prego Hana salvalo…
riportalo qui!!"
Hana abbracciò forte il fratellino sollevandolo da terra con facilità e con
voce sicura gli assicurò: "Ti giuro che riporterò sano e salvo il tuo
amico. Ti fidi me vero?"
Il bambino annuì con la testa.
"E allora stai tranquillo va bene?"
"Sì”
Vedendo tutti gli uomini pronti per ragguagliarlo, fece scendere il bambino,
consegnandolo ad un agente.
"Questo signore ti proteggerà come se fossi io" gli spiegò allora
Hanamichi "stai sempre con lui e non uscire mai da casa, capito?"
"Va bene!" rispose titubante il piccolo Masa.
Il bambino fu portato subito fuori della stanza e quando Sakuragi chiuse la
porta Asami iniziò il resoconto.
"Mi dispiace Hanamichi, tuo fratello ha corso un grosso rischio a causa
mia”.
"Non ci pensi e mi racconti tutto quello che sa!"
"Masaomi ha detto che è successo tutto molto velocemente" iniziò a
raccontare il commissario "sono usciti da scuola subito dopo le lezioni
e improvvisamente si è avvicinata ad alta velocità una macchina straniera e
nera. Da essa sono usciti due uomini che hanno spinto via tuo fratello e
hanno preso Akane mettendolo in macchina. Masaomi mi ha avvisato
immediatamente e pochi minuti dopo ho ricevuto la telefonata dei rapitori.
"Mi lasci indovinare" lo interruppe allora il ragazzo "il boss
su cui sta indagando: Tanaka”.
"Esatto” Fu la conferma di Kenichi.
"Cosa vogliono di preciso?"
"Domani arriverà un grosso carico di droga dall'America del Sud, lui sa
che ne siamo informati e ha pensato bene di prendersi una garanzia affinché
il dipartimento chiudesse un occhio”.
"Siete riusciti a registrare la telefonata?" domandò speranzoso il
rossino.
"Sì però è incisa nella mia segreteria telefonica" lo avvertì
amareggiato l'uomo "non ho fatto in tempo ad avvisare la centrale!"
"Non importa, me la faccia sentire ugualmente" ordinò Hanamichi
piuttosto bruscamente.
Il ragazzo ascoltò una decina di volte il nastro registrato nel più totale
silenzio e poi scoppiò a ridere.
"Kami ti ringrazio per la loro dabbenaggine!" esclamò infine
sollevato.
"Hai capito qualcosa?" domandò felicemente incredulo Kenichi.
"Hanno chiamato da un telefono pubblico vicino al porto" comunicò
il rossino con sicurezza "Tanaka possiede lì dei magazzini ed è un
ottimo nascondiglio dove tenere un ostaggio: la polizia non va molto
volentieri da quelle parti e poi è praticamente nel luogo dell'appuntamento
con la nave Americana”.
Hanamichi scostò da sé la segreteria telefonica e guardò dritto negli occhi
il suo amico commissario.
"Mi dia due ore e le riporto suo figlio sano e salvo" gli assicurò
"Lei avverta la centrale: ordini che nessuna volante si avvicini al
porto finché non mi vedrete tornare; nemmeno se venissero avvisati di una
sparatoria in corso, ok?"
"Va bene, Hana, sicuro di non voler nessuno con te?" domandò l'uomo
per sicurezza.
"Sì, sono sicuro, si fidi di me!"
"Certo”
Hanamichi si voltò di scatto e si incamminò verso la porta; prima di uscire
guardò gli occhi intensi del volpino che lo fissavano sconvolti e increduli,
e in quel preciso istante capì che la loro amicizia era finita.
"Adesso non ci resta che aspettare" soffiò fuori tutta la sua
preoccupazione il commissario, quando Hanamichi si fu richiuso la porta alle
spalle e con voce leggermente tremula ordinò ai suoi uomini: "Per favore
lasciatemi solo con mio figlio”.
I quattro agenti uscirono immediatamente e nella stanza piombò un silenzio
carico di tensione.
"È uno scherzo, papà?" mormorò il ragazzo, ancora profondamente
stordito dopo diversi minuti di attesa nel più pesante dei silenzi, e quando
il padre esitò a rispondere continuò, con voce sempre più sottile
"Hanamichi non è andato a salvare Akane da solo, perché non sarebbe possibile
nemmeno per il migliore dei tuoi agenti!!"
"Ti prego, Kaede, siediti, lui…" tentò di spiegare l'uomo.
"No, non mi voglio sedere, voglio che tu mi risponda!!"
"Non è uno scherzo, l'unico che potrebbe riuscire in quest'impresa è
lui!" confessò con una certa vergogna il padre.
A quelle parole Kaede si lasciò cadere sul divano prendendosi la testa fra le
mani.
"Hanamichi non è un ragazzo normale" riprese a parlare il
commissario "ricordi il mese scorso, quando venisti nel mio ufficio e lo
trovasti lì? Ti facemmo credere che era stato arrestato per i guai che aveva
commesso durante la notte ma in realtà…"
L'uomo prese un attimo di respiro per poi continuare: "In realtà era nel
mio ufficio per farmi il rapporto della missione che aveva portato a termine
quella notte”.
"Che missione?" domandò allora il ragazzo.
Asami non rispose.
"CHE MISSIONE??" gridò allora Kaede, facendo sussultare il padre
per la sorpresa: mai in vita sua aveva sentito il figlio maggiore urlare.
"Doveva fermare a tutti i costi un ricercato!" rispose l'uomo con
un filo di voce.
"Che significa 'a tutti i costi'?"
"Era un uomo pericoloso, Kaede, non poteva scappare…"
"Lo ha ucciso?"
"Sì”
Kaede chiuse gli occhi e si alzò di scatto.
"Kaede…"
"Zitto!! Non dire altro, voglio stare da solo… posso andare in camera
mia?"
Asami annuì, distrutto dal dolore del figlio, prima di rispondere:
"Certo, chiudi la tenda e stai lontano dalla finestra però”.
Il ragazzo non aggiunse altro e uscì dalla sala.
Quando però, passando per il soggiorno, vide Masaomi seduto su una sedia, con
le ginocchia tirate al petto e il volto affondato fra di esse, lentamente gli
si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
Il bambino alzò il capo di scatto e piantò i suoi immensi occhi dorati in
quelli color oceano del volpino che, prendendolo per mano, disse piano:
"Vieni con me”.
Rukawa portò Masa-chan nella sua camera, si sedette lentamente sul letto,
posando la schiena sulla testiera e, facendogli appoggiare la testa sul
petto, lasciò che il bambino stringesse forte la sua maglietta.
Uniti così nella loro angoscia, trascorsero tutto il tempo in assoluto
silenzio.
Masaomi sussultò sollevando di scatto il capo quando sentì la confusione
provenire dal piano inferiore, in un attimo si precipitò giù per le scale e
volò, letteralmente, in braccio a suo fratello nel momento in cui lo vide in
piedi nell' ingresso.
Entrambi caddero a terra, ma il rossino attutì la caduta del fratellino con
il proprio corpo.
"Ciao tesoro, sono tornato!"
Masa-chan si aggrappò forte al torace del ragazzo e, spostando furiosamente
lo sguardo per trovare il suo amico, domandò: "Ci sei riuscito, sei
tornato con Akane?"
"Non ti preoccupare sta bene" si affretto a tranquillizzarlo il
rossino "lo hanno fatto dormire quindi non si ricorderà niente di questa
brutta esperienza”.
"Dov'è adesso?"
"Il suo papà lo ha portato in camera e un dottore lo sta visitando.
Quando si saranno assicurati che è tutto a posto te lo faranno vedere”.
"Va bene”.
E senza aggiungere altro si strinse di nuovo al fratello per ringraziarlo e
per assicurarsi che fosse davvero tutto finito.
Un piccolo lamento però lo fece allontanare bruscamente dal corpo caldo di
Hanamichi.
"Hana sei ferito?!" gridò impaurito il piccolo.
La benda che Sakuragi si era avvolto provvisoriamente attorno alla ferita si
era completamente intrisa di sangue, e questo aveva ripreso in quei momenti a
colare lungo il suo braccio.
"Non ti preoccupare piccolino è solo un graffio!"
"Sì tuo fratello ha ragione" intervenne allora un agente "però
adesso che ne dici se gli curiamo quella piccola ferita?!"
Masaomi si alzò immediatamente dalle gambe del fratello, permettendogli così
di seguire quello sconosciuto che lo avrebbe curato, e velocemente tornò in
camera di Kaede.
Rimase però sorpreso di trovarlo nella stessa posizione in cui lo aveva
lasciato.
"Hanamichi è tornato" bisbigliò il bambino avvicinandosi al letto.
"Nh”
"Ha riportato a casa Akane sano e salvo” continuò allora Masa-chan
"Il dottore lo sta visitando in questo momento, ma Hana mi ha assicurato
che sta solo dormendo”.
"Bene" si sforzò di rispondere Kaede.
Il bambino sfiorò appena l'avambraccio del volpino e guardandolo perplesso
domandò: "Non… non sei contento?"
E quando vide i suoi occhi, tanto simili a quelli di Akane, riempirsi di
lacrime salì rapidamente sul materasso per abbracciarlo e consolarlo:
"Non piangere, anche Hanamichi sta bene, si è solo ferito ad un braccio
ma ora il dottore lo sta curando”.
"Tu non ti rendi conto, lui è…" Rukawa si interruppe bruscamente
dandosi dello stupido: come poteva rivelare ad un bambino così fragile che
suo fratello era un assassino spietato e mostruoso?
"Lui è?" chiese però il fratellino di Hana.
"No, niente, non importa”.
Kaede però aveva sottovalutato l'intelligenza e la sensibilità di quel
bambino che, scivolando via dalle braccia del ragazzo più grande, mormorò:
"Se devi odiare qualcuno, odia me, Kaede, perché è colpa mia se
Hanamichi deve fare quelle cose”.
E senza aggiungere altro uscì dalla stanza, lasciando Rukawa di nuovo solo e
sempre più sconvolto.
Asami uscì dalla stanza del figlio e, vedendo Masaomi aspettare leggermente
in ansia fuori della porta, si affrettò a rassicurarlo, facendogli un dolce
sorriso.
"Akane sta bene, adesso sta ancora dormendo, ti va di fargli comunque
compagnia?
"Sì, certo!"
"Bene allora lo affido a te mentre vado a parlare con tuo fratello. Sai
dove posso trovarlo?"
"È di sotto. Un medico sta curando la sua ferita”.
Quando il commissario scese al piano inferiore trovò Hanamichi ad aspettarlo
in sala.
"Mi sono permesso di preparare del tea e di mandare a casa gli
altri" lo accolse Hanamichi vedendolo arrivare.
"Hai fatto benissimo”.
I due restarono in silenzio per qualche istante poi l'uomo si piegò sul
rossino e lo strinse forte a sé mormorando: "Hai riportato a casa mio
figlio…"
"Io… li ho uccisi tutti, Tanaka per primo!" confessò Hanamichi
tremando violentemente di collera e di orrore "La yakuza oggi ha
ricevuto un messaggio terribilmente chiaro: i suoi figli non si
toccano!"
"Hana?!"
"Va bene così, l' ho fatto anche per mio fratello, se il capo le farà
dei casini me ne assumerò tutta la responsabilità!"
"Quel porco accidioso sarà ben lieto di sapere che sono tutti morti e
che questo ci permetterà di collaborare con l'Interpol all'arresto dei
trafficanti Americani!!" ringhiò furente il commissario.
Come di consueto, quando si furono calmati entrambi Hanamichi raccontò al
commissario tutti i dettagli della sua missione, esponendogli con cura ogni
particolare. Nel momento in cui terminò Asami sospirò scuotendo la testa,
completamente svuotato.
"Io non so davvero che cosa dire!"
"Non dica niente, dobbiamo solo scordarci al più presto questa brutta
storia. Anche se qualcuno non ci riuscirà sicuramente!" dichiarò
disincantato il rossino.
Lo sguardo di Sakuragi si fece ancora più triste e Kenichi comprese al volo a
chi si stesse riferendo.
"Mi dispiace" asserì il commissario affogando nel dolore di quei
meravigliosi occhi ambrati "anche se non gli ho riferito niente del tuo
passato, sono stato costretto a rivelargli il lavoro che svolgi per la
polizia e questo lo ha sconvolto”.
"La cosa non mi sorprende e, tutto sommato, è un bene che sia venuto a
saperlo adesso” ammise il ragazzo con voce piatta "Stavamo iniziando ad
avvicinarci troppo e per lui sarebbe stato troppo pericoloso. Se qualcuno
scoprisse la mia identità, tutte le persone che mi stanno vicino sarebbero in
pericolo”.
Asami non disse niente per fargli cambiare idea: presto suo figlio avrebbe
accettato quella notizia sconvolgente e allora, ne era sicuro, avrebbe
trovato lui il modo di distoglierlo da quella triste convinzione.
"Adesso che è tutto finito torno a casa” dichiarò Sakuragi alzandosi
dalla poltrona "Le dispiace se mio fratello resta qui con Akane?"
"Scherzi quei due marmocchi si tranquillizzeranno solo fra di loro! È
meglio che li lasciamo insieme e soprattutto da soli”.
"Bene, allora buona notte, avverte lei Masaomi che sono andato
via?"
"Sì certo non ti preoccupare, ci vediamo”.
L'uomo guardò allontanarsi il suo giovane amico, prima di richiudere la porta
e salire le scale per andare dai bambini.
Quando entrò vide Masaomi seduto per terra accanto al letto, la testa
appoggiata sulla coperta e gli occhi fissi sull'amico. Il bambino era
talmente concentrato che non sentì nemmeno l'uomo entrare e stendere un futon
sul pavimento accanto a lui, accorgendosi della sua presenza solo nel momento
in cui sentì un caldo plaid posarsi sulle sue spalle.
"Oh mi scusi non l'avevo sentita entrare!" esclamò il piccolo
sorpreso.
"Non ti preoccupare, questo dormiglione non si è ancora svegliato?"
"No”
"Vedrai, lo farà molto presto”.
"Sì”
"Tuo fratello è andato a casa, tu però puoi restare qui con Akane se ti
fa piacere”.
"La ringrazio”.
"Figurati" bisbigliò l'uomo accarezzando la nuca del bambino
"però promettimi che se Akane non si sveglia fra un po' ti metterai a
dormire anche tu!"
Masa esitò un istante poi però promise per tranquillizzare l'uomo.
"Bene allora buona notte” Lo salutò Kenichi.
"Buona notte signore”.
Uscito dalla camera del figlio minore, il commissario si avvicinò a quella di
Kaede, sospirò pesantemente, attese un po' e alla fine bussò, ricevendo pochi
istanti dopo il permesso di entrare.
"Non dormi?" domandò inutilmente il padre ottenendo, infatti, come
risposta un'altra domanda.
"Se ne sono andati tutti?"
"Sì, è rimasto solo Masaomi a far compagnia a tuo fratello. Non sei
nemmeno andato a vedere come stava?!"
"Masa-chan mi ha detto che stava bene ma che stava dormendo” il ragazzo
si prese una breve pausa prima di continuare a parlare con voce incrinata
"Quel bambino mi ha detto anche un'altra cosa…"
"Cosa?"
"Che è colpa sua se Hanamichi è un assassino. Che significa?"
"Io conosco la loro storia, Kaede, ma non ti dirò niente. Se vuoi sapere
la verità devi parlare con lui e guardarlo negli occhi. Ma non temere, Hana
ha un'infinità di ottime argomentazioni per convincerti ad odiarlo
definitivamente”.
Kaede rimase in silenzio così l'uomo decise di interrompere la discussione e
salutarlo.
"Io sono stanco, vado a dormire, buona notte Kaede”.
Nonostante tutto, quando Kenichi attraversò il corridoio per raggiungere la
sua camera, un sorriso gli aleggiò sulle labbra: il suo piccolino si era
svegliato e stava ricevendo le cure affettuose del amico.
Akane aveva iniziato ad agitarsi nel sonno pochi minuti dopo che il padre
aveva lasciato la sua stanza e quando si svegliò la prima cosa che vide fu il
dolce sorriso di Masaomi.
"Ciao” Lo salutò gentilmente il bambino con i capelli castani.
"Ciao… stai bene?"
"Sciocco sono io che ti chiedo se stai bene!!"
"Ho la gola un po' secca" rispose Akane tossicchiando per
schiarirsi la voce.
Masaomi si alzò subito per versargli un po' d'acqua dalla bottiglia posta sul
comodino e il moretto la bevve tutta d'un fiato.
"Grazie”
"Ne vuoi ancora?" domandò premurosamente Masa-chan.
"No, basta così”.
"Ricordi niente di quello che è successo?"
"Ricordo solo una macchina che si avvicinava a noi velocemente e i due
tipi che ci hanno aggredito, uno di loro mi ha spinto nell'auto e mi ha
sparato qualcosa sul collo, dopo di che non ricordo altro” raccontò
brevemente il piccolo Rukawa.
"Mio fratello mi ha detto che ti hanno dato qualcosa per farti dormire”.
"Tuo fratello?!" chiese stupito l'altro.
"Sì, è stato lui che è venuto a salvarti, non so bene cosa faccia ma lui
lavora con tuo padre”.
"Ma che dici è ancora troppo giovane per fare un lavoro del
genere!"
"Non mi credi?" sbottò Masaomi indispettito dopo tutto quello che
il fratello aveva fatto per lui.
Akane, vedendo l'espressione ferita del compagno, si affrettò a
tranquillizzarlo: "No, se lo dici tu ci credo, però è
incredibile!!"
"Già”
"Mi dispiace che tuo fratello abbia dovuto rischiare la vita per me”.
A quelle parole Masaomi si lanciò verso l'altro e abbracciandolo forte
mormorò: "Non mi piace che Hana faccia un lavoro così pericoloso, ma
grazie a lui tu ora sei qui sano e salvo. Per questo… solo per questa volta
sono felice”.
Il piccolo dai capelli castani non riuscì più a resistere e tutta la tensione
e l'angoscia che aveva sopportato quel giorno si sciolse in un pianto
liberatorio.
"Ho avuto così tanta paura!" confessò, continuando a stringere il
collo di Akane che, a sua volta, gli cinse forte la vita.
"Scusa" bisbigliò il moretto dispiaciuto.
"Scemo… non… non… è stata mica colpa tua!"
"Ti voglio bene” Furono le uniche parole che il piccolo Rukawa riuscì a
trovare per consolarlo.
"Anche io ti voglio tanto bene”.
E il calore del loro abbraccio fece rilassare completamente i due bambini,
che scivolarono finalmente in un sonno ristoratore.
Qualcuno invece, nella stanza accanto, stava combattendo una lotta devastante
fra ragione, orgoglio e sentimenti e il sonno era davvero l'ultimo dei suoi
pensieri.
Kaede si alzò dal suo letto, ancora completamente integro, alle sei passate;
non aveva chiuso occhio e la sua testa stava per scoppiare per colpa di tutti
i pensieri che vi aveva ficcato a forza e inutilmente per tutta la notte,
arrivando all'unica conclusione che suo padre aveva ragione: doveva
assolutamente parlare con quel do'aho.
Uscì da casa senza avvertire nessuno e, pestando con tutta la forza che aveva
sui pedali della sua bicicletta, arrivò in un lampo a casa di Hanamichi. Si
attaccò come un pazzo al campanello e dopo qualche minuto arrivò ad aprire
una ragazza, piuttosto insonnolita e scocciata. Per un attimo Kaede rimase
sorpreso da quella presenza ma poi si ricordò della ragazza del luna-park e,
riacquistata parzialmente la sua lucidità, annunciò: "Voglio parlare con
Sakuragi”.
"Torna più tardi Hanamichi sta dormendo e…"
Ma Rukawa non rimase ad ascoltare le parole della ragazza e, scostandola
piuttosto bruscamente dalla porta, entrò in casa e cominciò a frugare in ogni
stanza finché non l'ebbe trovato.
Senza la minima esitazione, il ragazzo piombò sul rossino svegliandolo e,
sollevandolo dal letto con la forza, lo colpì in pieno volto con un pugno.
"Che cosa stai facendo?" gridò furiosa la ragazza "Vattene
immediatamente prima che chiami la polizia!"
Hanamichi, intontito per la sorpresa e per il dolore, cercò di rialzarsi
aiutandosi con il tavolino che aveva accanto e quando fu di nuovo in piedi
mormorò: "Va bene così Kaori. Torna pure a dormire e scusaci se faremo
confusione”.
Kaori guardò un po' perplessa il suo amico per poi squadrare con astio il
volpino; solo dopo averlo analizzato attentamente si chiuse la porta alle
spalle lasciandoli soli.
"Che ci fai qui, Rukawa?" domandò con voce piatta Sakuragi.
"Sei un bastardo, Hanamichi”.
"Che avrei dovuto fare?"
"Dirmi la verità ad esempio”.
Gli occhi di Kaede, così freddi e delusi, pugnalavano l'anima di Hanamichi
come due lame affilate.
"Per quale motivo avrei dovuto farlo?" continuò a chiedere il
rossino, già sfinito da quelle prime battute.
Kaede strinse i pugni con rabbia prima di rispondere: "Perché eravamo
amici, do'aho!!"
"Se ti avessi detto la verità non lo saremmo più stati, sarebbe successo
quello che sta succedendo in questo momento”.
"Non lo puoi sapere!"
"Come credi tu”.
Rukawa cercò di ignorare con tutto se stesso quell'atteggiamento sconfitto
che lo faceva infuriare ancora di più, concentrandosi invece sul motivo della
sua presenza lì.
"Perché sei diventato un assassino?" volle sapere, infatti, il
ragazzo.
"Perché sono cresciuto con una famiglia mafiosa molto potente e l'unica
cosa che mi hanno insegnato a fare è uccidere la gente scomoda”.
"Voglio i dettagli, do'aho, ogni minimo particolare dai zero ai sedici
anni”.
"Sarebbe inutile, Kaede, il risultato alla fine è sempre quello: io
uccido la gente”.
"Non importa” il ragazzo lesse incertezza negli occhi del rossino e
allora, con un tono di voce più calmo, continuò "Per favore, Hana, io
devo sapere”.
Sakuragi fece un lungo sospiro per raccogliere un po' di coraggio e poi
indicò al compagno il letto sfatto.
"Mi dispiace" dichiarò sedendosi "non possiamo andare in sala
a parlare di una cosa simile, Kaori non deve sapere niente”.
"Qui andrà benissimo" affermò Rukawa sedendosi accanto a lui.
Hanamichi raccontò nei minimi dettagli la storia della sua vita: il rapimento
dei genitori, la morte del padre, il matrimonio forzato della madre con il
boss e il suo addestramento per diventare un killer spietato e perfetto.
Gli parlò persino di alcune persone che aveva ucciso, dei modi che aveva
impiegato per farlo, poi arrivò alla fine del suo atroce racconto,
descrivendogli come aveva deciso di uscire da quella situazione e il rapporto
che si era creato con suo padre, grazie al quale aveva potuto liberare
Masaomi e se stesso dalla soggezione della famiglia Kayo.
Quando il rossino smise di parlare Kaede rimase in silenzio per moltissimi
minuti poi, con un'aria apparentemente impassibile, chiese: "Perché
continui ad uccidere anche adesso che la famiglia Kayo non ti ha più in
pugno?"
"Perché il capo della polizia mi propose un accordo: se io mi impegnavo
a lavorare per loro non solo non mi avrebbero dato la pena di morte, ma non
mi avrebbero nemmeno arrestato”.
"E così non è vero che sei libero… hai solo cambiato padrone!"
Rukawa, convinto che le sue ultime parole avrebbero fatto esplodere Hanamichi
di rabbia, rimase senza fiato quando sentì la risposta del compagno.
"Ho perso la libertà nel momento stesso in cui ho ucciso la mia prima
vittima. Chi è il mio padrone non ha alcuna importanza… in fondo, quello che
deve fare i conti con la propria coscienza sono soltanto io”.
Hanamichi approfittò dello smarrimento di Rukawa per proseguire: "Questa
notte, quando sono ritornato a casa dopo la mia missione, ho riflettuto molto
e sono giunto alla conclusione che finora sono stato un vero incosciente. Se
qualcuno scoprisse la mia identità non solo la mia vita, ma anche quella di
tutti coloro che mi stanno accanto sarebbe in pericolo, così ho deciso di
lasciare la scuola e rompere i contatti con tutti”.
Rukawa spalancò gli occhi, incredulo alla terribile sensazione di vuoto e di
panico che quell'affermazione aveva destato in lui.
Da quando suo padre gli aveva rivelato che Hanamichi era un killer
professionista, la sua mente era stata sconvolta da una miriade di emozioni
diverse: si era spaventato perché per tutto quel tempo era rimasto al fianco
di una persona così pericolosa; si era infuriato con se stesso perché aveva
perso la testa per un ragazzo che in realtà non conosceva affatto; si era
calmato ricordando i momenti belli che aveva trascorso con quel do'aho
casinista ma infinitamente dolce e infine si era chiesto, incerto, come
comportarsi da quel momento con lui.
Ma mai, nemmeno una volta, aveva considerato l'ipotesi di allontanarsi da lui
e adesso quelle parole, dette con tanta freddezza, lo avevano schiaffeggiato
con la stessa violenza di un getto di acqua ghiacciata.
Veloce, tanto da sorprendere anche il compagno, Kaede si portò in ginocchio
sul materasso e, afferrando con forza la sua maglietta, mandò Hanamichi a
sbattere con la schiena contro la parete alla quale poggiava il letto,
portandosi a cavalcioni sulle sue gambe per bloccarlo con il peso del proprio
corpo.
"Oh tu non lascerai la scuola, tanto meno la squadra di basket” sibilò,
di nuovo furioso, a pochi millimetri dal suo viso "Il rapporto che hai
con noi e con gli altri ragazzi della nostra età è l'unica cosa che ti
permette di essere ancora umano quindi, anche a costo di mettere a rischio di
sterminio tutto lo Shohoku, tu continuerai a venire a scuola. Sono stato
chiaro?"
"Ka… Kaede?"
Ma prima che il rossino potesse aggiungere qualcosa, Rukawa lo imprigionò
completamente contro la parete unendo con passione le loro labbra. Hanamichi
fu completamente colto alla sprovvista da quel bacio e non ebbe il tempo di
reagire in alcun modo perché Kaede si staccò rapidamente da lui, guardandolo
con occhi leggermente lucidi.
"Non voglio che tu continui a fare… a fare quello che fai!" mormorò
il ragazzo con un tono lievemente tremulo, reso incerto dalla tristezza che
traboccava incontenibile dal suo spirito.
"Ka… Kaede…"
La voce di Hanamichi era affranta e implorava tutta la comprensione del
volpino.
"So che quello che ti chiedo è impossibile, Hana..." si affrettò a
rassicurarlo Kaede, imponendo ad ogni cellula del proprio corpo di farsi
forza per sostenere e affrontare tutte le sofferenze del suo rossino
"Quindi lasciami almeno curare la tua anima ogni volta che ne avrai
bisogno”.
Sakuragi sgranò i suoi meravigliosi occhi dorati, che si rifiutarono di
trattenere oltre le lacrime: non solo Kaede lo aveva perdonato, ma gli stava
chiedendo il permesso per potergli stare vicino. Non voleva che si
allontanasse da lui, nonostante il pericolo che poteva correre, desiderava
restare al suo fianco.
Hanamichi non riuscì a preferire parola; appoggiò semplicemente la fronte
sulla spalla accogliente del suo volpino e scoppiò in singhiozzi.
Solo il cielo poteva sapere quanto quel ragazzo avesse bisogno d'amore e
protezione: era stato costretto ad essere forte per sua madre prima, per suo
fratello poi, aveva rinunciato alla sua vita per proteggere le persone che
amava ed ora, l'unica cosa che desiderava era solo un po' d'affetto per se
stesso.
Rukawa lo strinse forte a sé, dandosi mille volte dello stupido per aver
definito quell'angelo dalle ali spezzate un mostruoso assassino e, facendogli
sentire la sua presenza e il suo affetto incondizionato, si affrettò a
riparare al suo imperdonabile errore.
"Non piangere più" mormorò dolcemente fra le sue ciocche rubino
"ti prego non piangere!"
"Io… ti amo, ti amo da impazzire" confessò con lo stesso candore di
un bambino Hanamichi "ma credevo di averti perso e allora, cosa
importava preservare l'ultimo frammento d'anima che mi è rimasto?!"
"Sei troppo stanco per continuare a farlo tu da solo, affidalo a me,
affidami tutta la tua anima, anche quella più sporca, ed io la curerò e la
difenderò per sempre" dichiarò Kaede senza esitare oltre.
Hanamichi sollevò la testa, fissando finalmente gli occhi sicuri e intensi
del volpino con i propri ancora pieni di lacrime, e Kaede rispose a quello
sguardo incredulo e pieno d'amore con un sorriso dolce che fece sussultare il
cuore del rossino.
Poi si calò di nuovo sulle labbra perfette del compagno e, leccandole con
devozione, vi si introdusse con la propria lingua dando vita ad un bacio
delicato ma ugualmente pieno d'ardore al quale Hanamichi corrispose con tutto
se stesso.
"Sii forte per tutti quelli che ti circondano, Hana, io lo sarò sempre
per te!" mormorò infine la volpe quando si separarono.
"Kaede… grazie!
"Non mi ringraziare… ti amo”.
"Ti amo anch'io”.
Restando allacciati, i due ragazzi si lasciarono cadere sulle candide
lenzuola, baciandosi ancora una volta per interminabili minuti.
"Dormi, ora" bisbigliò morbidamente Kaede all'orecchio del suo
rossino.
"Resterai qui?" domandò questi ancora incerto.
"Sì… riposati”.
E con la fiducia che gli infondeva la stretta sicura della sua volpe
Hanamichi si addormentò, per la prima volta, sereno.
OWARI
* Poiché in Giappone i figli non portano necessariamente il cognome del
padre, ai fini della storia, ho preferito dare a Kaede ed Akane (come del
resto a Masaomi e Hanamichi) quello della madre. Per questo motivo il padre ha un
cognome diverso rispetto ai figli.
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Corrispondono a poco più di 3600 euro.
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