NOTE: Non è la cosa migliore che io abbia
mai scritto, speriamo che non sia neanche la peggiore^^, ma se così fosse
prometto di non terminarla!
Un avvenimento importante
di Bunnycat
Parte 4/?
Le
otto.
Andrea era ancora sdraiato sul divano.
C'era tempo. Per pensare a quella sera.
Per rivivere tutto di nuovo.
Per sentire un'altra volta quel freddo che all'improvviso gli aveva gelato
le ossa.
Vincenzo forse era malato. Forse rischiava la vita.
Era così assurdo. Così impossibile.
Ma era vero.
Lo sguardo di Vincenzo, il modo in cui aveva tremato tra le sue braccia
mentre gli confessava il suo male, la sua voce profonda e tristissima non
gli avevano lasciato alcuna speranza che le cose potessero stare
diversamente.
Erano rimasti abbracciati per un tempo lunghissimo.
Senza parlare.
Andrea stringeva forte il corpo di Vincenzo, quasi avesse paura che qualcuno
se lo potesse portar via.
Non riusciva però ad aprire la bocca.
Le parole se ne erano andate.
Niente di tutto quello che avrebbe potuto dire sarebbe servito, niente lo
avrebbe potuto consolare.
L'unica cosa che era in grado di fare per lui era tenerlo stretto a sé,
trasmettendogli un po' del suo calore e un po' del suo affetto.
Neanche Vincenzo si muoveva.
Rimaneva fermo tra le sue braccia, la testa affondata nella spalla di
Andrea, nascondendo il volto e forse le sue lacrime.
Si stava facendo sempre più buio e freddo.
L'aeroporto era ormai chiuso e non si avvertiva più alcun rumore.
Solo silenzio e solitudine intorno.
"E' ora di andare" Vincenzo si staccò dal suo abbraccio, si
rimise in piedi e tese la mano a Andrea per aiutarlo ad alzarsi.
"Dopo stasera non ci vedremo più. Ho deciso così.
E non voglio che tu faccia nessuna pazzia, se davvero mi ami un po' e non
vuoi causarmi dell'altro dolore"
Andrea afferrò la sua mano, ma anche dopo che fu in piedi non gliela lasciò
"E' stato lui, vero? E' stato il tuo ragazzo a contagiarti?"
"Sì. All'inizio non lo sapeva neanche lui di essere sieropositivo.
Quando l'ha scoperto era già troppo tardi, avevamo avuto dei rapporti non
protetti"
"E' morto di aids?"
"No. E' morto in un incidente con la macchina.
Andava troppo forte. Aveva perso la testa dopo la scoperta della
malattia"
"E tu gli sei sempre rimasto accanto?
Anche sapendo che lui poteva averti trasmesso il virus?"
"Non aveva nessun altro.
E lo sai anche tu che l'aids è una malattia che ti fa il vuoto
intorno"
Andrea scosse la testa.
Lui non sarebbe stato tanto comprensivo. Non avrebbe perdonato.
Non sarebbe stato capace di tanta generosità.
Ma lui non era Vincenzo.
Tuttavia alla fine qual era stato il premio per il suo altruismo?
Adesso Vincenzo era solo.
Solo ad affrontare la malattia e le sue paure.
Non era assolutamente giusto. E Andrea non poteva accettarlo.
Ma che cosa gli restava da fare?
"Andiamo. Ti accompagno a casa"
Vincenzo lo trascinò fino alla macchina, lui non gli oppose alcuna
resistenza.
Si sentiva svuotato. Debole. Impotente.
"Perché non possiamo più vederci? Io non lo capisco"
"Preferisco così, Andrea. Soprattutto adesso che sei sconvolto per me.
Io ho bisogno di un po' di tranquillità, non sono emotivamente in grado di
sostenere nessun tipo di rapporto in questo momento, né di amicizia, né di
altro genere"
"Non ci credo. Davvero vorresti affrontare da solo tutto questo?"
"Che tu ci creda o meno le cose stanno così. Non cambierò idea"
Era tornato freddo come all'inizio della serata. Come se si fosse pentito di
quanto gli aveva confessato e cercasse ora di rialzare una barriera fra di
loro.
"Hai già fatto il test?"
"L'ho fatto sei mesi fa. E tra una settimana lo devo ripetere.
E poi ci vorrà un'altra settimana per aspettare il risultato
definitivo"
"Allora resteremo insieme fino a quella data"
"Cos'hai detto?" Vincenzo piantò una frenata con la macchina, per
fortuna la strada era deserta
"Non dire cazzate Andrea. Ti ho detto che voglio restare solo!"
"E io ti ho detto che voglio rimanere con te"
"Sei uno stupido! Non sai nemmeno di che cosa stai parlando.
Credi di poter riuscire a stare accanto ad una persona malata?
ad una persona che potrebbe anche trasmetterti il virus?
che potrebbe morire e in modo molto doloroso?
Io lo so bene cosa vuol dire , io l'ho fatto, ma non è una scelta che tutti
possano fare e specialmente tu Andrea, che non hai neanche risolto i casini
della tua vita.
Non mi aiuteresti affatto. Saresti solo un altro peso per me"
"Ti sbagli. Io lo voglio davvero. Voglio aiutarti. Ne sono
convinto"
Ma non era vero. Vincenzo aveva ragione, era ancora il solito immaturo,
pronto a cimentarsi in imprese che poi non avrebbe mai saputo portare a
termine.
Triste, penosa realtà.
"Oh, ma certo, tu vorresti aiutarmi come amico.
Proprio tu che non ci sei mai stato in questi anni.
Riappari così e prima mi dici che mi ami e poi ti offri di salvarmi.
Se non ti conoscessi e non sapessi quanto sei impulsivo, penserei che tu sia
diventato pazzo.
E comunque di un amico non so che farmene.
E per l'amore, direi che ora non me lo posso più permettere"
La macchina si era fermata in una strada vicino alla casa di Andrea.
La via era poco illuminata, si vedeva solo l'insegna di un locale e quella
di una farmacia notturna.
Andrea sentì il bisogno di prendere un'altra boccata d'aria, voleva
scendere e camminare un poco ma al tempo stesso non voleva lasciar andare
Vincenzo.
"Devo comprare una cosa. Aspettami però. Ci metto solo qualche
minuto"
"Beh, di qui potresti anche tornare a casa a piedi.
Io sono stanco e vorrei riuscire a dormire un po'"
"Dal momento che dopo stasera non ci vedremo più puoi anche farmi il
favore di aspettarmi per questa volta"
facendo uno sforzo incredibile, gli sorrise, per tranquillizzarlo, per
fargli credere che ormai era convinto e rassegnato.
Vincenzo gli fece un cenno di assenso.
Poteva fidarsi, lui manteneva sempre le promesse.
Aveva pochissimo tempo per pensare, per fare chiarezza sui suoi sentimenti,
per prendere una decisione che avrebbe segnato tutta la sua vita.
Soprattutto doveva capire se ciò che provava per Vincenzo era amore o
amicizia.
Tutto dipendeva da lì, dal suo cuore.
Certo Vincenzo era molto cambiato, non era più il ragazzo entusiasta e
allegro che aveva conosciuto e a cui aveva voluto molto bene.
Ora era un uomo.
Deluso dalla vita. Chiuso in se stesso. Malato, forse.
Stargli accanto sarebbe stato difficile e doloroso.
E poi diceva di non volerlo. Ma probabilmente era la sua pietà che non
voleva.
E lui non voleva certo offrirgli quella.
Però avrebbe voluto sapere se anche lui lo amava.
Gli avrebbe reso la scelta più facile. Ma questo non glielo aveva detto.
Non aveva risposto alla sua domanda.
Forse lo aveva amato in passato, ma ora le cose erano molto diverse, era
stato con un altro ragazzo e gli aveva sacrificato la sua vita.
Di lui, di ciò che poteva aver provato nei suoi confronti non era rimasto
sicuramente nulla.
E adesso non voleva nessuno accanto a sé, tanto meno un vigliacco e un
inaffidabile come lui.
La decisione più sensata sarebbe stata quella di dimenticare tutto e
lasciare Vincenzo in pace come voleva.
Ancora una volta la fuga era la miglior scelta per Andrea.
Quella sera era stato già tentato molte volte di scappare, però non
l'aveva fatto, era rimasto e ora sarebbe andato fino in fondo.
Era troppo tardi, dopo quanto aveva scoperto, dopo averlo baciato, dopo
averlo abbracciato e averlo sentito tremare tra le sue braccia.
Non era vero che voleva restare solo.
Ne era sicuro. Anche se Vincenzo era più forte e coraggioso di tanti era
comunque un essere umano, con le sue paure, le sue debolezze, il suo bisogno
di amore. Non poteva essere diverso.
Al solo pensiero che le cose potessero stare così sentiva stringerglisi il
cuore.
Era dolore, affetto, tristezza, ma anche molto di più.
Quel Vincenzo così nuovo e così anche uguale al vecchio, così generoso e
altruista era lo stesso che aveva amato e che aveva perso.
Ora non lo avrebbe lasciato. Lo amava.
Nonostante tutto. Nonostante la malattia e i rischi.
Nonostante la sua freddezza. Nonostante i suoi rifiuti.
La decisione era presa. Sarebbe rimasto con lui.
L'unico problema era Vincenzo.
Convincerlo non sarebbe stato affatto facile.
Dopo dieci minuti ritornò alla macchina.
L'aveva aspettato. Andrea sorrise tra sé. Aveva preso un po' di coraggio.
Avrebbe giocato tutte le sue carte.
"Allora possiamo andare?"
"Certo. A casa mia o se preferisce facciamo da te"
"Che vuoi dire?"
"Te l'ho già detto, restiamo insieme"
Vincenzo lo guardava allibito.
Era convinto che ormai l'argomento fosse chiuso.
"Ascolta, Andrea. Sono troppo stanco per discutere.
La mia risposta te l'ho già data. E' inutile.
Non ci tornerò sopra" aveva l'aria veramente molto affaticata e
debole.
Ad Andrea dispiaceva di dover ancora insistere. Ma non c'era scelta.
"Anch'io ho già preso la mia decisione.
Ti amo. Ti lascerò libero solo tra due settimane se lo vorrai.
Ma fino ad allora starò con te"
"Davvero? Non ne posso più di questi discorsi.
Non voglio una balia. Non mi serve"
"Lo so. Sarò un compagno per te, in tutti i sensi.
Non voglio neanch'io la tua amicizia o il tuo affetto.
Voglio il tuo amore"
"Oh, capisco. E se ti chiedessi di avere rapporti con me?
Allora che cosa mi risponderesti? Ce la faresti a toccarmi?
A fare del sesso con me?
Ma forse tu avresti in mente un legame più platonico, qualcosa di sicuro
per la tua salute e di rassicurante per la tua coscienza"
"Se vuoi fare l'amore con me io non ho problemi.
Altrimenti non ti avrei detto di amarti"
Vincenzo scoppiò in una risata, amara, isterica.
"Quando la finirai stasera di dire stronzate? Non ne posso più"
Andrea estrasse dalla tasca un pacchetto, lo aveva preso alla farmacia.
Lo aprì davanti agli occhi increduli di Vincenzo e gli mostrò il contenuto
"Staremo attenti. Almeno fino a quando non avrai i risultati"
aveva in mano una scatola di preservativi.
"Perché, perché? Io non capisco, davvero"
Vincenzo scuoteva la testa, era visibilmente scosso, impotente di fronte
all'inaspettata determinazione di Andrea.
"Perché ti amo. Quante volte te lo devo ripetere?
Lo farò finché non ci crederai e accetterai la mia proposta.
Non ti lascerò.
Non cambierò mai idea. E tu non devi pensare a me.
Devi scegliere quello che desideri veramente"
Vincenzo non rispose. Piangeva. Con le mani si copriva il volto, per lui era
troppo imbarazzante mostrarsi in quello stato, ma al tempo stesso non
riusciva più a trattenere le lacrime, era tutta colpa della tensione
accumulata.
Di quella serata così difficile.
Di Andrea.
"Non voglio farti del male" Non lo aveva mai visto piangere e il
pensiero di essere il responsabile di un nuovo dolore per lui lo faceva
soffrire terribilmente
"Se non mi vuoi dimmelo di nuovo e io ti lascerò libero, farò ciò
che desideri"
Rinunciava a lui.
Non era fuggito stavolta. Si era battuto.
Ma aveva perso.
"Credi davvero che io abbia questa possibilità di scelta?
Non dovresti chiedermelo. Non dovresti.
Non puoi offrire acqua all'assetato sperando che lui la rifiuti.
Io non ce la faccio. Sono troppo stanco. Ho troppa paura.
Sono troppo solo.
Tu sei libero di scegliere, io no.
Anch'io sono un egoista, non sono diverso dagli altri. Non sono
migliore"
Andrea capì. Era come pensava, come aveva sperato.
"Va bene così. Non ti preoccupare più di nulla"
Lo strinse di nuovo, cercando con le mani e con le labbra di asciugargli le
lacrime.
Vincenzo si era arreso.
Piangeva tra le sue braccia e ora ci sarebbe rimasto per tutta la notte.
E per tutto il tempo che avrebbe voluto.
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