NOTE: Non è la cosa migliore che io abbia mai scritto, speriamo che non sia neanche la peggiore^^, ma se così fosse prometto di non terminarla!

Un avvenimento importante

di Bunnycat

Parte 2/?


Al lieto evento mancavano solo tre mesi.
Il tempo era letteralmente volato tra controlli, ecografie, regali per il bambino e per la mamma.
Ormai Andrea non sapeva più cosa inventarsi, aveva già comprato praticamente di tutto, anche Sara gli aveva detto di non esagerare con gli acquisti, ma lui era fatto così, visto che non gli sembrava di avere molte altre qualità che almeno gli fosse consentito di essere generoso.

Gli restava da comprare solo il carillon per la culla.
Ne aveva visto uno bellissimo in un negozio d'antiquariato, vicino all'associazione.
Poteva essere l'occasione buona per farci un salto e salutare i vecchi amici.
Era già trascorso quasi un anno dall'ultima volta che c'era entrato.
Gli era mancato tutto di quel posto, gli amici, le chiacchierate in libertà, le confidenze, gli scherzi e le battute.
Ogni volta che era passato lì vicino aveva sentito fortissimo il desiderio di fermarsi ed entrare per rivedere i volti delle persone che amava.
Ma non l'aveva mai fatto, temeva sempre di incontrare Vincenzo.
Non aveva paura di chiedergli scusa, sapeva che era buono e che l'avrebbe perdonato, però la vita di Andrea non era affatto cambiata e inevitabilmente lui l'avrebbe di nuovo deluso.

Ora sembrava arrivato il momento giusto per ricominciare, forse era per via del bambino di Sara, forse perché si sentiva un po' più vecchio e un po' più maturo, forse perché non poteva sperare di chiudere i conti con se stesso continuando a sfuggire ai problemi e alle persone che aveva più care.

E poi, molto probabilmente non lo avrebbe neanche incontrato, se stava ancora con quel ragazzo magari aveva meno tempo per andare all'associazione.

Entrò.
C'erano molte facce nuove, qualcuno che conosceva solo di vista, poi c'erano i "capi storici del gruppo", gli inossidabili, e poi.in un angolo, al solito tavolo delle iniziative, c'era Vincenzo.
Gli anni sembravano non esser passati affatto.
Ma non era vero.

Vincenzo era piuttosto cambiato.
Aveva tagliato il pizzetto, il simbolo del suo orgoglio gay.
Era anche molto dimagrito.
I tratti del suo viso erano ora più affilati e più severi.
Vederlo così gli fece subito male era troppo uguale nei gesti e nell'espressione ma anche troppo diverso nell'aspetto e nel volto da come lo ricordava e da come lo aveva amato.
Sperò che non lo avesse visto.
In una frazione di secondo aveva già deciso che sarebbe stato meglio andarsene.
Nonostante le sue buone intenzioni forse non era ancora pronto per quell'incontro e forse non lo sarebbe mai stato.

Aveva già raggiunto l'uscita, si voltò indietro per guardarlo un'ultima volta e allora vide che anche lui lo stava fissando.
Probabilmente aveva osservato tutto, che era entrato che si era guardato attorno con circospezione che lo aveva cercato con lo sguardo e che poi quando lo aveva scorto aveva subito tentato la fuga. 
E sicuramente aveva pensato che era ancora il solito vigliacco.
Non lo aveva chiamato. Era rimasto in silenzio, forse aspettando che uscisse un'altra volta dalla sua vita.
Andrea strinse i pugni e lottò disperatamente contro se stesso per non scappare per non farlo almeno stavolta se davvero voleva dimostrare di essere cresciuto e di avere ancora un po' di orgoglio nel fondo del suo animo.
Fece un passo avanti per allontanarsi dalla porta e con quel poco di spontaneità che riuscì a tirar fuori lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise.

Rien ne vas plus.

Vincenzo non disse nulla, si limitò ad un cenno con la mano.
Ma fu sufficiente.
Andrea prese coraggio e si avvicinò al tavolo dove lavorava "Ciao, come stai?" lo disse con un filo di voce, anche se erano solo poche parole sembravano non voler lo stesso uscire di bocca.
"Al solito. Qui il lavoro non manca mai. Volevi andartene senza salutare?"
"No, è solo che non sapevo se volevi vedermi o no. Lo sai come sono fatto. E temo di non esser cambiato molto"
"Lo so come sei. O forse dovrei dire che lo sapevo. Sono due anni che non ti fai più vivo. E' un sacco di tempo. Tutti prima o poi cambiano"
"Hai ragione. Anche tu mi sembri un po' diverso" ed era vero, in un modo tale che quasi non ci voleva credere.
A vederlo così da vicino sembrava incredibilmente triste non aveva più quella luce negli occhi che glielo aveva reso tanto caro, il suo sguardo ora sembrava spento.
"Senti, che ne dici se ce ne andassimo al nostro locale? Così, tanto per fare due chiacchiere e per vedere se mi faccio un po' perdonare. Pago io. Come ai vecchi tempi. Ti va?"
"Già, come ai vecchi tempi. Ti sdebiti con qualche regalo per lavarti la coscienza"
"D'accordo se non ti va basta dirlo"
Era già sulla difensiva.
"Comunque anche tu non ti sei fatto più vivo. Non mi hai mai chiamato"
"Sei stato tu a dirmi di non farmi più vedere. Non te lo ricordi più?"
"No, non mi ricordo di aver mai detto una cosa del genere"
"Davvero? Lo pensi sul serio? Raccontalo a qualcun altro!" aveva alzato la voce e lo fissava dritto negli occhi,
con uno sguardo che era duro.
Cattivo. Tagliente. Triste.
E sincero.
Stava succedendo quello che Andrea aveva sempre temuto, che si mettessero a litigare.
Non lo avrebbe sopportato. 
La colpa era sua, era disposto ad accettare qualunque insulto qualunque accusa gli volesse scagliare contro, ma non poteva affrontare il suo sguardo con tutta quella sofferenza e delusione che vi leggeva dentro. 
"Me ne vado subito. Non voglio che litighiamo.
Credimi, sono sinceramente pentito per quello che ti ho fatto.
Volevo scusarmi da molto tempo, ma non ci sono mai riuscito.
Adesso non posso dirti altro, se non che mi sei mancato e che vorrei tu fossi molto più felice di me. Ciao"
Voleva andarsene e subito, questa volta, prima che il nodo in gola gli impedisse definitivamente di parlare con un po' di dignità.
"Aspetta. Prendi questi, devo inserirli nel computer, io mi occupo del sondaggio e tu aggiorni le schede"
Un lavoro. Gli stava proponendo di aiutarlo.
Gli stava offrendo un'occasione per restare.
Una possibilità.
Andrea accettò subito.
Dette una veloce occhiata alla pila di dati che c'era sul banco e stimò che ci sarebbero volute più di due ore.
Per lo meno in qualcosa Vincenzo non era affatto cambiato: era il solito negriero.

Il lavoro fu lungo ma anche molto interessante.
Andrea inseriva tutti i dati nel computer e intanto ripensava ai tempi in cui anche lui era stato iscritto all'associazione.

Aveva compilato il suo questionario con grande sforzo e poi lo aveva consegnato proprio a Vincenzo, davanti a lui doveva essere arrossito perché gli aveva detto "Guarda che non c'è niente di cui vergognarsi. Qui siamo tutti uguali a te. Magari un po' meno belli di te" e gli aveva strizzato l'occhio con fare malizioso.
Andrea si era fatto ancora più rosso, non aveva mai pensato che qualcuno potesse trovarlo attraente, tanto meno un ragazzo.
Si era sentito inspiegabilmente felice e per una volta anche lui aveva provato la sensazione di essere in pace con se stesso.
Ancora adesso a ripensarci gli sembrava di poterla di nuovo ritrovare quell'emozione forse perché era di nuovo lì, con Vincenzo e il tempo per tutti e due tornava a scorrere all'indietro.
"Andiamo?"
"Dove?" non si era accorto di aver sistemato l'ultimo foglio di dati, aveva ancora la testa immersa nei ricordi.
"Speriamo tu non abbia fatto un gran casino" gli stava sorridendo. Finalmente.
Sembrava tornato il ragazzo del passato.
"Ehi, non ti preoccupare. Lavoro in automatico io.
E' che mi sono venute in mente tante cose di quando noi tre stavamo ancora tutti insieme.
Ci restano moltissimi bei ricordi"
"Sì, anche se non tutti sono stati belli, almeno per me"
il sorriso era di nuovo sparito e al suo posto era riaffiorato lo sguardo triste e spento.
"Allora, dove andiamo?"
"Alla nostra "vecchia bettola". Se ne hai ancora voglia"
"Certo! E stavolta paghi tu visto che prima non hai accettato la mia proposta" lo disse ridendo.
Nonostante tutto si sentiva felice e la prospettiva di un altro tuffo nel passato lo rendeva euforico, ma a giudicare dall'espressione Vincenzo non doveva provare la stessa cosa.
Come aveva detto, i ricordi non erano poi tutti così dolci.
O forse non lo erano per lui.


 
Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions