NOTE: Non è la cosa migliore che io abbia
mai scritto, speriamo che non sia neanche la peggiore^^, ma se così fosse
prometto di non terminarla!
Un avvenimento importante
di Bunnycat
Parte 1/?
"Ti
trovo bene. Sarai una bellissima mamma"
"Che razza di bugiardo, ma non lo vedi come sono ingrassata? Anche il
viso mi si è un po' gonfiato"
Andrea rise e scosse la testa con convinzione.
Davvero la trovava splendida, anche se avesse pesato 100 chili e la pancia
le fosse arrivata fino al mento, ugualmente per lui sarebbe stata la donna
più bella del mondo.
Anzi la mamma più bella del mondo.
Sara era la sua migliore amica, la conosceva fin dai tempi del liceo.
La sorte aveva deciso che fossero compagni di banco e avevano subito legato,
la loro era diventata una di quelle amicizie per la vita, avevano vissuto
insieme tutte le fasi dell'adolescenza e della maturità, si erano iscritti
allo stesso corso universitario e solo il lavoro più tardi li aveva
costretti un poco a separarsi.
Ma niente di definitivo, ogni volta che si ritrovavano era tutto di nuovo
come prima.
O almeno così era stato fino a quando lei un giorno gli aveva detto:
"Sono incinta. Il bambino nascerà fra sei mesi"
"Congratulazioni. Naturalmente vuoi un padrino, vero?"
Ma nel suo cuore aveva sentito una fitta incredibile, come se il bambino che
aspettava fosse la causa della sua tristezza e della loro futura
separazione.
Ma non era così.
La colpa di tutto, se di colpa si trattava, era solo di Andrea.
Del suo inconfessabile segreto.
Quel segreto che non aveva mai voluto dividere neanche con la sua migliore
amica.
"Mauro assisterà al parto?"
"No, tra di noi le cose non vanno più bene. Credo che non sia contento
di questa nascita, ma non me ne frega niente, il bambino è mio, se lui non
lo amerà abbastanza vorrà dire che io lo amerò per due. E poi ci sarai
anche tu a volergli bene, no?"
"Certo. Non ti preoccupare. Su di me puoi sempre contare"
In fondo Sara aveva ancora bisogno di lui.
Forse le cose non sarebbero poi così cambiate.
Ma questo se lo diceva solo per ingannarsi.
Aveva sempre pensato che se si fosse innamorato di una donna quella sarebbe
stata Sara, lei però era rimasta solo la sua migliore amica e lui aveva
capito che quel sogno non si sarebbe mai realizzato, ma non perché non le
volesse abbastanza bene o non la trovasse bella, semplicemente perché era
gay. Senza ombra di dubbio.
Irrimediabilmente omosessuale.
Gli ci erano voluti quasi cinque anni per riuscire ad ammetterlo almeno con
se stesso, ma ancora lo nascondeva così bene che a volte quasi se ne
scordava pure lui.
Questo suo modo di fare da finto "etero" la chiamava "la fuga
da se stesso".
Oppure "la grande illusione".
Per quanto si sforzasse di condurre una vita uguale a quella di tutti gli
altri, per quanto controllasse ossessivamente il tono di voce, i gesti, il
modo di camminare e ogni volta li correggesse e si ostinasse a cancellare
ogni segno di effeminatezza, che in realtà non aveva affatto, ugualmente la
sua natura non mutava, qualunque cosa facesse né aumentava né diminuiva in
alcun modo la sua virilità.
Di questa lotta con se stesso non aveva mai parlato con nessuno.
Neanche con Sara.
E la cosa incredibile non era solo il fatto che non glielo avesse mai detto,
nonostante gli anni di amicizia e la fiducia reciproca, ma anche che lei in
fondo non lo avesse capito da sola.
A volte Andrea lo aveva sperato, si era sempre tenuto pronto per il giorno
in cui glielo avrebbe chiesto, ma gli anni erano passati e la domanda non
era mai arrivata.
Continuava a presentargli le sue amiche, continuava a costringerlo ad andare
ad appuntamenti al buio, che lei stessa organizzava apposta per lui.
"Vedrai che prima o poi la trovi la ragazza giusta per te. Devi essere
solo un po' più spontaneo e levarti quell'aria triste che ti porti
dietro"
Già, fosse stato solo per quello non ci sarebbe voluto poi molto.
Anche Andrea sapeva ridere e sapeva qual era il sapore della felicità.
Con Massimiliano aveva riso ed era stato felice, aveva scoperto il sesso e
tutte le gioie e i dolori dell'essere innamorato.
Non aveva mai detto nulla di loro due a Sara.
Quella volta ci aveva pensato sul serio e forse lo avrebbe fatto, ma la loro
storia era finita prima.
Il dolore era stato troppo grande e aveva preferito tenerlo per sé.
Anche perché la colpa al solito era stata tutta sua.
Del suo problema con se stesso, con la propria omosessualità.
L'associazione. Lì aveva incontrato per la prima volta Massimiliano.
E pensare che per anni non aveva voluto metterci piede.
Pensava che fosse tutto un covo di finocchi pronti a saltargli addosso.
Invece lì aveva conosciuto tanti bravi ragazzi, alcuni così simili a se
stesso che quasi riusciva a provare lo stesso loro dolore, altri messi molto
peggio di lui, vittime della droga, della prostituzione o dell'ignoranza, la
loro e quella degli altri.
Lì aveva fatto amicizia anche con due persone molto speciali, Massimiliano
e Vincenzo.
Il primo era diventato il suo ragazzo, il secondo, nonostante fosse di due
anni più giovane di lui, era diventato la sua guida spirituale, come lui
stesso amava definirsi.
Per un certo tempo si era sentito attratto da tutti e due, perché erano così
diversi tra di loro ma ugualmente affascinanti.
O meglio, Massimiliano era veramente il suo tipo di ragazzo alto, moro,
fisico asciutto, occhi neri intensi e sfuggenti Vincenzo invece non era
proprio bellissimo, era alto quanto lui, ma molto più robusto nel fisico,
aveva mani grandi e sempre impegnate in qualcosa portava il pizzetto alla D'Artagnan
- diceva che in fondo anche lui era un moschettiere, solo che lui non
avrebbe salvato la regina, bensì qualche monsieur o qualche milord.
Aveva una lista infinita di delusioni amorose, ma le propagandava troppo
perché fossero vere e poi anche all'associazione erano in molti a morirgli
dietro, soprattutto per il suo carattere un misto di dolcezza e cinismo, e
per la passione che metteva in tutte le cose, nello studio, nel lavoro,
nell'aiutare gli amici, nella lotta ai pregiudizi.
Proprio quando Andrea sembrava giunto alla conclusione di essere innamorato
di lui era stato Massimiliano invece a farsi avanti, a chiedergli di
mettersi insieme.
Andrea l'aveva guardato a lungo, aveva esitato, ma alla fine aveva detto di
sì.
E non se ne era pentito e non lo era nemmeno ora che la storia era finita da
un pezzo.
Perché comunque era stata la più bella esperienza della sua vita.
Dopo la rottura con Massimiliano era stato per parecchio lontano
dall'associazione e anche con Vincenzo i rapporti si erano molto
raffreddati.
Lui non riusciva a capire come facesse a vivere così nella menzogna e nel
disprezzo di se stesso.
Non accettava il suo comportamento, glielo aveva ripetuto molte volte, gli
aveva dato del masochista, dell'immaturo, del vigliacco.
Alla fine Andrea si era stancato delle loro continue discussioni e glielo
aveva detto gli aveva detto che non lo sopportava più che aveva le tasche
piene dei suoi consigli e delle sue giuste scelte di vita e così per un
tacito accordo avevano smesso di frequentarsi.
Andrea ricordava ancora l'ultima frase scagliata contro Vincenzo: "Ma a
te poi cosa te ne frega della mia felicità?".
Se ne era subito pentito, ma non aveva saputo chiedergli scusa.
Quando, dopo molto tempo, pensò che fosse giunto il momento di riparare ai
suoi errori, venne a sapere da amici comuni che Vincenzo aveva una storia
importante, stava con un ragazzo.
Non fu né completamente felice né completamente infelice per la cosa,
avrebbe voluto augurargli tutto il bene possibile, però allo stesso tempo
si sentì più solo e più insicuro di prima.
Comunque le loro strade erano ormai divise e non era il caso di riallacciare
un rapporto già tanto difficile.
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