PARTE: 1/?
NOTE: Cesare, Lucrezia, Lars sono MIEI, (pure Baruch a dire il vero . . che razza di nome, eh?! E' semplicemente 'Benedetto' in olandese!!!) mentre ahimè, Magneto, Pietro e Paris/Exodus appartengono alla Marvel!



Avalon

di Dhely


Sei bello.
Sono certo di non stare pensando a nulla di cui tu non fossi sempre stato estremamente sicuro. Con il senno del poi capisco, e vedo, cose che prima non avevo neppure immaginato che esistessero. Che persona sei? Così sicuro di te, così certo della tua bellezza, del tuo corpo, del tuo potere di attrazione, della tua innata sensualità, da fingerti nulla di più che un fanciullo lascivo in grado di godere di ogni cosa. Guardo il tuo viso e lo scopro impresso a fuoco dentro di me, i tuoi lineamenti cesellati, la candida purezza della tua espressione che sembra quella di una statua . .
l'Amore del Canova, ecco chi mi ricordi, quel giovane efebo delicato e delizioso. Ti mancano proprio solo le ali . .
Sorrido e ti guardo. Passo ore a guardarti, qui in piedi, la schiena appoggiata alla parete metallica e gelida di questa stanza vuota dove non arriva un suono, un rumore. Sono sempre stanco quando vengo a trovarti, sei come la cerimonia che celebro ogni sera, dopo una giornata massacrante, qualunque siano gli impegni che mi siano stati assegnati. Sei la preghiera che innalzo alla fine di ogni giornata. Sei in parte la minima espiazione dei miei peccati. Sei . . un angelo al quale io ho strappato le ali.
Mi senti, lo so che lo fai. Per un attimo ho avuto di fronte a me il labirinto intricato dei tuoi sentimenti, delle tue sensazioni, per un attimo sono stato collegato a te, unito, fuso a te come non è mai successo con nessun altro. Come non succederà mai più. E' stato solo un attimo, io ero a un passo dalla morte e ho fatto ciò che nessun empate dovrebbe mai fare, ho incanalato tutto il mio potere, tutto me stesso dentro di te, per eliminarti, per ucciderti . . questo mi ha salvato, insieme alle meraviglie tecnologiche della medicina dei mutanti, dentro di te sono stato al 'sicuro' dalla forza devastante della pallottola che mi trapassava il cervello, la parte migliore, più potente di me era dentro di te. Tu mi hai salvato un'altra volta e non lo sai neanche.
La rabbia è mortale, mio giovane, potente telepate, non te l'hanno insegnato? No, piccolo mio, sembra proprio di no. Io ti ho ucciso, è vero, ma l'arma con cui ho potuto farlo me l'hai data tu, da solo non avrei mai potuto farlo, un empate non può che utilizzare i sentimenti altrui, manipolarli. . e tu eri così indifeso di fronte a me. Perché mai hanno mandato a morire un bimbo come te? Guarda! Continuo a considerarti un ragazzino e invece sarai stato addestrato duramente anche tu. E' ovvio che non sia servito.
Curioso . . non mi piace ammetterlo, tanto più ripensarci, ma . . ma il giorno in cui . . bhè, il giorno in cui è 'successo' tutto . . stavo iniziando a vederti in maniera diversa. La cosa mi fa infuriare, lo sai, no? La cosa mi scatena dentro una reazione spropositata, non . . non sopporto vedere dentro di me sentimenti di tenerezza nei confronti di chicchessia e se tu fossi stato solo un poco più paziente forse .. Il mio sogghigno lieve si fa più sottile, più amaro, lo senti, vero? Lo so. Senti la mia amarezza, la mia rabbia, il mio disgusto nei miei confronti. Non puoi dirmi nulla, ovviamente, i collegamenti tra te e il mondo sono stati cancellati, li ho eliminati io.
Non volevo che sopravvivessi così, lo sai, vero? Non volevo ridurti a un vegetale, volevo ucciderti. Giocavamo alla pari, no? Tu avevi una pistola, io possedevo solo i miei poteri . . ma perché non li hai utilizzati anche tu? Perché non hai utilizzato la tua telepatia? perché? Non capisco. Questo non sono riuscito a vederlo nella complessa psiche che s'è aperta sotto il mio sguardo per un attimo. Forse avevi una visione troppo alta e ampia di te stesso per utilizzare la tua arma migliore contro un semplicissimo empate?
Può darsi . .
Non finirò mai di ringraziarti, mi hai fatto un regalo. Anche questo credo che non fosse proprio nelle tue intenzioni, no? Direi proprio di no. Sospiro appena sfilandomi i guanti scuri che mi arrivano quasi a mezzo avambraccio, ho sciolto i nodi che mi stringono sul polso con i denti e mi fisso le mani, bianche, sottili, mani da pianista, come ha sempre detto mia madre, mani  che sono rimaste flessuose ed eleganti nonostante la vita che mi son scelto, nonostante tutto. . Sono belle, vero? So che ti piacevano. L'ho letto dentro di te e non l'avevo mai saputo. E queste mani che sono ancora eleganti e flessuose e morbide, adesso . . adesso hanno un potere in più, un potere che sei stato tu a regalarmi. Un potere che sto ancora faticosamente imparando a gestire. Mi avvicino di un passo e ti trovo lì, coricato in quel cilindro dal nome impronunciabile, in cui tu galleggi come se fossi immerso in acqua. 
Invece è semplicemente mancanza di gravità: i nuovi ritrovati medici della nostra tecnologia avanzatissima riescono a mantenerti in vita, bello e giovane com'eri, forse per sempre. Se toccassi la superficie trasparente in cui sei avvolto sentirei freddo, ma non sentirei assolutamente altro . . le mie mani che ora possono penetrare la psiche di una persona con un semplice contatto, che possono percepire cose che non avrei mai potuto neppure sognare di percepire con quello che ho sempre semplicemente chiamato 'senso interno', ora non mi direbbero nulla. C'è il vuoto dentro di me se mi ponessi in ascolto, c'è il vuoto dentro di te. 
Volevo che tu morissi, Lars, non volevo farti questo.
Sei freddo e bello. Immobile nella fissità incantata del marmo, sembra. Ma mi fai arrabbiare. Ti odio, Lars, ti odio perché mi hai portato a questo . . che ne sai, tu, grande telepate, di quel che si sente quando una vita geme?
Tu che non hai mai potuto vedere il colore della morte, il cangiare della sofferenza, non puoi sapere quello che vedo, quello che ho dentro io, ora. 
Il dramma di un empate, di un uomo che vive in contatto diretto con i flussi vitali del mondo che viene posto, per scelta o per destino, di fronte alla distruzione di una razza. Una vita o mille per me non fanno molta differenza, è sempre uno strazio. E prima di tutto questo dolore che tu, ora, mi stai regalando, avrei tanto preferito il silenzio immoto ma naturale e più gentile, della morte! Forse l'avresti preferito anche tu, no lo so . . 
Continui a darmi fastidio anche adesso. Anche così. Sorrido amaro, di nuovo.
Avrei davvero dovuto ammazzarti quel giorno in cui t'incontrai in treno.
Il suono leggero della pelle che scivola sulla pelle, i lacci che si annodano sui polsi e il mio sorriso che si spegne come la fiamma di una candela sotto il soffio del vento. Ti volto le spalle, Lars, ora come sempre, e non ho paura di te. Non ne ho mai avuta, forse è per questo che ho sentito mi odiavi così dannatamente tanto . . Così arrogante . . sei così arrogante . . e non me ne sono mai accorto.
_____

La porta della mia stanza mi si apre di fronte con un semplice sussurro, il riconoscimento dell'iride avviene a una velocità tale che non mi permette neppure di accorgermene. Dopo tutto hanno dovuto adeguare la velocità di funzionamento di tutti i macchinari alla limitatissima sopportazione di Pietro e per lui, questa frazione di secondo deve parere comunque lunga. 
Sorrido appena salutando mia sorella, seduta sul divano comodo su cui mi sta aspettando da un po'. L'aria stessa mi parla, soprattutto qua sopra, su questo piccolo asteroide su cui non sono ospitate che qualche centinaio di persone, le emozioni delle quali mi giungono chiare come il cristallo.  E tenere sotto controllo la mia camera è la prima cosa che ho imparato a fare.
"Cesare."
Lei mi sorride appena, con un lieve sospiro che disperde l'aroma della tazza di tè che tiene fra le mani. E' sempre stata pallida e sottile e vivere quassù non le ha fatto proprio bene, ma ha gli occhi che brillano e sembra decisamente felice. Mi va bene così. Baruch, impeccabile ragazzo nella sua divisa lucida come sempre, sta sfoggiando tutta la sua abilità nelle pubbliche relazioni per rendere il tempo trascorso da mia sorella nell'attendermi il più lieve possibile.
Mi vede e scatta sull'attenti, i suoi capelli lisci e ramati, tagliati a caschetto gli scivolano sulla fronte in un gesto che so istintivamente essere incoscientemente malizioso. peccato per lui che abbia deciso che di ragazzini non ne voglio più avere fra i piedi, è proprio carino . .  Sospiro lasciandomi scivolare sulla poltrona di fronte a Lucrezia e le dono un sorriso tiepido. Lei annuisce socchiudendo gli occhi attendendo che Baruch obbedisca al mio ordine e esca dai miei appartamenti, poi appoggia la tazza al piattino.
"Allora, come stai oggi?" mi stringo nelle spalle.
"Sono certo che sai perfettamente tutto senza che debba dirti nulla. Cosa ho fatto oggi, gli esiti dei miei test, i miei allenamenti . . "
Le sorrido, lei ride passandosi una mano fra i capelli chiari, più chiari dei miei e mi guarda con quegli occhi verdi che mi pare di fissarmi in uno specchio.
"Ce l'hai ancora con me perché sono su Avalon da più di quanto ci sia tu?!
Devi fartene una ragione, dopo tutto siamo qui per . . motivi diversi."
La guardo e faccio ancora fatica a credere che lei sia il capo ingegnere di Erik, che l'ha voluta espressamente qui poche settimane dopo al mia partenza. Nella mia testa è sempre rimasta la mia piccola sorellina, intelligente e molto attenta ai bisogni e ai sentimenti degli altri, forse con un briciolo della mia empatia, ma tendenzialmente . . una creatura da difendere. Invece è stata lei a inventare il dispositivo in grado di schermare i meii poteri, è lei che si occupa delle invenzioni tecnologiche che hanno una qualche attinenza ai poteri mutanti di ciascuno di noi. Ai suoi ordini ha vari compartimenti, che si occupano dei mezzi di trasporto, delle armi, ma lei . . lei è specializzata nella manipolazione tecnologica dei poteri. Sono molto orgoglioso di lei. Anche se forse dovrebbe essere lei a pensare questo di me! Mi viene da ridere  e mi passo una mano fra i capelli.
"Sorellina cara, non devi temere, non sono irritato con te. - vedo il suo volto lievemente velarsi, non sono mai stato bravo con le parole e so benissimo cosa ha provato, il significato di quella stretta al cuore - Dopo tutto ho sempre saputo che eri la più intelligente dei due."
Ride, quella risata che sa ancora scaldarmi il cuore. "Sono *sempre* la più intelligente dei due! - diventa seria appoggiando la tazza al tavolo di fronte - Non sono io quella che si mette a fare sciocchezze con un uomo che pensa non essere un mutante."
Me lo merito. Sinceramente questo discorso me lo aspettavo molto prima.
"Sei qui per sentirti dire che hai ragione? No, perchè ho avuto una giornata impegnativa, sono appena uscito da una sessione di allenamento che te la raccomando e sono sudato fradicio, puzzo e faccio schifo. Mi piacerebbe potermi fare una doccia, piuttosto che stare qui a sorbirmi una predica."
"Una predica sacrosanta, Cesare."
Sospiro e mi appoggio allo schienale della poltrona. "Non ho detto che avessi torto a farmela, ho detto che . . mhm . . non ho voglia di ascoltarla."
Sorride chinando il capo di lato e una volta di più mi colpisce la sua dolcezza che si diffonde da quello sguardo identico al mio, ma che non ha nulla dell'algida pericolosità innata che si vede nei miei occhi. Avrebbe potuto scegliere chiunque, qualunque uomo avrebbe fatto carte false per avercela al fianco e . . cinicamente non posso evitare di pensare che, per lo meno, ha usato la testa nel scegliersi il compagno.
"Sei sempre il solito contorto che adora giocare con le parole!"
"Chi mi ha insegnato?. "
Non sono mai così dolce con nessun altro, lei lo sa, e sa anche che mi ferisce un poco vederla oscurarsi.
"Sono passati 40 minuti da quando hai finito la sessione di allenamento. Sei stato a trovarlo anche stasera, vero?"
Sospiro fra i denti. Se non l'amassi così tanto sono certo che reagirei in maniera decisamente aggressiva, non mi piace parlarne, non mi piace pensarci e lei lo sa! "Smetti di farmi la predica. Non sto infrangendo nessuna regola mi pare."
Lei scuote il capo. Sento chiaramente la sua amarezza e la sua preoccupazione avvolgermi come un dolce abbraccio. "Non volevo irritarti, Cesare, sono certa che non lo meriti, ma non posso nasconderti il fatto che questo tuo comportamento non è propriamente . . passabile sotto silenzio."
Scuoto il capo. "Non importa. Se qualcuno si diverte  passare il suo tempo criticando il prossimo non posso farci nulla. Abbiamo altro da fare, no? La nostra missione . . "
Il suo sorriso che mi fulmina sul posto è amaro e stranamente cinico. E' cresciuta anche lei, è diventata una donna abile a gestire il potere e la cosa mi colpisce quasi fisicamente.
"Cesare non fare il bambino, sai che intendo. Sono preoccupata principalmente per te. Questa storia di Lars ti sta indebolendo e lo sai meglio di me che per una debolezza si rimane uccisi. Non puoi permettertelo, non ora. Il discorso riguardante gli altri forse te lo farò dopo ma ora parliamo di te."
Agito una mano guantata nell'aria. "So che sei preoccupata e so che . . che hai ragione. Questo mio atteggiamento è assurdo e controproducente, ma non posso farci nulla. Ho bisogno di vederlo. Preferirei che fosse morto."
"Avresti dovuto farlo."
Il suo sguardo è trasparente e duro, incontra il mio, si scontra col mio e s'illuminano scintille invisibili fra di noi. Sospiro distogliendo gli occhi, non voglio combattere con lei.
"Credi che non lo sappia? Ma non capisco perché continuino a  tenerlo così.
I medici sono stati categorici, non si riavrà mai più, il suo corpo è perfettamente funzionante ma la sua psiche è cancellata. Non c'è più nulla in lui, è come e peggio di un vegetale. Neppure io riesco a sentire un qualcosa . . è una statua che respira, null'altro. Perché no lo . . non lo lasciano andare'"
Intreccia le dita con un sospiro. "Lo sai anche tu, non è tenuto in vita da nessun macchinario. Respira, il cuore batte, il suo corpo è una macchina che funziona. Viene nutrito artificialmente solo perchè nessuno ha tempo da sprecare nell'imboccarlo come se fosse un bambino ma sappiamo entrambi che se qualcuno lo facesse, la sua reazione sarebbe masticare e deglutire. Sai che Erik non favorisce la soppressione di nessun tipo di gene mutante ancora in buone condizione. "
"E' un ottimo contenitore, intendi? "
Lei scuote il capo. "Perché la prendi sempre così di punta? Perché questa cosa ti fa ancora male? E' normale che uno nella posizione di Sua Signoria punti soprattutto all'aumento della biodiversità mutante." 
Mi trovo a digrignare i denti. "Ne parli come se fosse . . " taccio prima di finire la frase ma lei sa benissimo cosa volevo dire.
"Come se fosse un animale? L'hai detto tu, prima, che è peggio di un vegetale. E questo non è il problema se criticare o meno un ordine o un pensiero di Magneto."
La guardo. Questa volta i nostri sguardi s'incontrano fondendosi senza bisogno di null'altro. No, noi *possiamo* pensare quello che nessun altro qua dentro può sognarsi di fare. Possiamo anche *dire* che non approviamo un'azione di Magneto, sempre che questo accada nelle nostre stanze al riparo da orecchie indiscrete. E, il mio orgoglio è in imbarazzo ad ammetterlo, ma non solo perchè sono considerato il secondo di Pietro. Non solo perchè lei è il capo ingegnere di fiducia di Erik. Non solo.
Come Pietro ha me, Erik si è scelto anni fa il suo secondo che è un segretario, un aiutante, un . . un'ombra fedele e fanaticamente attaccata a lui. Quest'uomo, Paris di nome ma da tutti conosciuto e chiamato col suo nome da battaglia, Exodus, è uno dei più potenti telepati viventi che da quando è stata costruita Avalon, questa meravigliosa base spaziale, si è
assunto il compito anche di 'controllare' i pensieri dei mutanti scelti per vivere quassù. Si dice che non sia molto tenero nei confronti di coloro che hanno delle idee non rispettose degli ordini di Magneto.
Io e Lucrezia siamo gli unici, insieme a Pietro ed Erik che lo chiamano per nome. Per me lui è un mio superiore ma, se non sono di fronte a subalterni, lo chiamo Paris, e lui mi chiama Cesare e  credo di stargli pure simpatico. 
Dopo tutto sono pur sempre il fratello della sua donna. E a una donna come Lucrezia si possono perdonare alcuni pensieri un po' . . 'eretici' . .
Sospiro. Appena l'ho saputo mi ha sfiorato la domanda se Lucrezia se lo fosse scelto proprio per la libertà che la sua posizione le avrebbe concesso, dopo tutto è sempre stata una molto gelosa della sua indipendenza mentale . . Ovviamente tutto è stato cancellato quando l'ho vista con lui in uno dei rari momenti in cui possiamo essere noi stesi e non prigionieri di una divisa, di un ruolo o di un titolo.
E ora possiamo discutere di certe cose solo perché lei è la donna di Exodus. 
Improvvisamente mi viene da ridere: è come se tutto ciò che possiedo lo debba a qualcun altro! Socchiudo gli occhi sospirando lievemente affranto mentre ritorno con la mente al discorso principale.
"Lucrezia, non mi piace vederlo così. Magneto può avere le sue ragioni ma .. "
"Ma il cuore ha delle ragioni che la mente non conosce. . ."
Sollevo lo sguardo"pascal. - sospiro, annuendo. - E' difficile da spiegare a me stesso, non posso farlo con te. Non significa che non mi fidi, solo che non posso."
Lei annuisce. "Lo so, mi fido di te Cesare, ma sono preoccupata di te. Qui non è come . . come t'immagini."
Faccio una smorfia. "Da quando puoi sapere cosa s'immaginano gli altri? - il mio tono è ritornato pacato e rilassato - Un nuovo potere anche tu?" 
Lei ride poi torna seria. "Cesare, non giocare col fuoco. Ci hai mai pensato? Qui nessuno fa carriera. Quando sei qui, sei arrivato, puoi lavorare solo per mantenere la tua posizione, null'altro. - vedo i suoi occhi farsi sottili - Tu sei stato subito nominato secondo di Pietro, io capo del settore ricerche e sviluppo, nessuno ha fatto gavetta qui, tutti l'abbiamo fatta sulla terra." 
Annuisco in silenzio. Che tristezza sento in quelle parole . . "Lucrezia . ."
Lei scuote il capo stringendosi le mani in grembo.
"Cesare, qui gli ordini, l'influenza e la inflessibile volontà di Milord Magneto si fanno sentire molto più che sulla terra, ovviamente. Ma rifletti, è solo una forma di governo anche questa. La tua posizione ti può venire tolta, anche se accadrebbe difficilmente, ma la stabilità di questo sistema lo paghi a livello  di critiche e intrighi di palazzo. Nulla di tutto questo può farti davvero del male - solleva le mani per fermare una mia reazione - lo so, ma ricordati che sei tenuto a tenere conto delle fluttuazioni dei gruppi di potere, soprattutto perchè ora sei così in alto nella scala gerarchica. Non devi dimenticarlo mai. Non devi scordare le lezioni a cui ci ha fatto assistere Erik a Roma . . ti ricordi? La Versailles del Re Sole? I complotti politici della curia papale del Rinascimento? Il papa rimane sempre il papa ma non si può governare senza l'appoggio di . .  "
"Le eminenze grigie? Tu mi stai dicendo che Erik . . "
Mi manca il fiato, lei scuote il capo. "E' difficile da spiegare a parole, Cesare, anche se l'abbiamo studiato, anche se siamo stati addestrati a questo senza che ce ne fossimo accorti . . viverlo è un'altra cosa. No, Magneto non ha bisogno di questo per comandare, come presumo Pietro, ma tutti coloro che hanno un potere per emanazione diretta dai loro non possono dimenticarlo. Non puoi continuare a lavorare come facevi sulla terra, non puoi più comportarti come un meraviglioso e invincibile solitario quassù.
Qui sei dentro il meccanismo e devi soggiacere alle sue regole. Non fare sciocchezze, ti prego! Non perdere potere e credibilità per una . . una debolezza stupida come questa!"
Chiudo gli occhi premendoli con i dorsi delle mani.
"Lars non è una debolezza. Lars . . alimenta il ricordo, aumenta la mia rabbia, il mio desiderio di . . "
"Vendetta?"
Sospiro. "Anche, ma non solo. Lars mi ha dimostrato che non sono indistruttibile e intelligente quanto pensavo. Ho fatto sempre affidamento sull'intuito e con lui proprio l'intuito mi ha tradito. E' stato un caso che sia sopravvissuto, un caso e la mia maggiore esperienza delle lotte all'ultimo sangue. Andare da lui me lo ricorda . . perché non voglio dimenticare. Non deve capitare mai più."
Un rumore lieve, la preoccupazione e l'affetto di Lucrezia mi avvolgono come una luce tiepida e gentile, poi sento le sue braccia intorno alle mie spalle, il suo capo sul mio collo, i suoi capelli a dividere le nostre pelli, impedendomi di essere avvolto e sommerso dai suoi sentimenti. Una gentilezza di cui dovrei ringraziarla ma troppe volte non c'è stato bisogno di parole tra di noi e mi piace pensare che non ce ne sia bisogno neppure ora. Lo sa che il mio nuovo potere di assorbire i sentimenti altrui attraverso il contatto fisico avviene con più forza nei luoghi maggiormente interessati da terminazioni nervose .. se la sua guancia mi avesse sfiorato la gola sarei quasi affogato in lei . .
Sollevo una mano e le sfioro i capelli, la sento sorridere come quando era una bimba fra le mie braccia, i quattro anni che ci dividono, e che ora sembrano nulla, sembravano uno scoglio insormontabile allora. 
"Ti voglio bene, Cesare. Ti prego, fai attenzione . . ."
Sorrido prendendola per le spalle e allontanandola da me per guardarla in volto. E' proprio bella, il fatto di averlo sempre saputo non cambia molto le cose. Paris non è stato scemo, proprio no . .
"Andiamo, Lucrezia. So quel che faccio."
Lei ride. "Proprio per questo mi preoccupo! Sei proprio sempre un bambino! - mi strizza un occhio - Certo che hai proprio buon gusto in fatto di uomini.
Lars è proprio bello e . . mhm . . mi pare difficile che non ti sia accorto di come ti guarda Baruch . . "
Io sollevo le mani come a difendermi, ma sorrido. "Non voglio più saperne di ragazzini!"
Lei si sposta un ciuffo color miele che gli è cascato sugli occhi. "Peccato, ho sempre pensato che tu fossi molto fortunato . .sai quante donne sarebbero disposte a farsi spellare vive per avere da lui un'occhiata come quella che ti ha regalato prima di uscire?"
Mi fa ridere. "E tu sai quante donne mi hanno fatto girare la testa e non mi hanno degnato di uno sguardo? Vale come risposta?!"
Lei ride ancora, poi ritorna seria, almeno . . in parte seria . .  mi prende le mani, scioglie i nodi che mi tengono fermi i guanti ai polsi e me li sfila, li getta per terra con un sospiro strano, un mucchio di pelle nera e spessa, e mi sorride arrossendo.
"Ti piace Paris, vero?"
Sussurro visibilmente, il fiato mi si incrina in gola. Paris? Che discorsi . 
. bhè, certo che è un uomo . . mhm . . notevole. Alto e muscoloso, armonioso nel suo genere ma . . bhè, le spalle che si notano ampie sotto il manto bianco che porta drappeggiato sulle spalle e quei capelli lisci e lunghi, il viso maschile e duro, un po' squadrato ma regolare, gli occhi neri che sembrano bruciare e la pelle scura . . sembra di razza mista, ma in certi tratti mi ricorda un polinesiano . . di sicuro non si può non trovarlo attraente . . ma è sempre Exodus!
"Esiste qualcuno che possa non trovarlo attraente? - la guardo malizioso - Non fosse altro per la posizione che ricopre."
Lei ride, solleva una mano e la  mette vicina alla mia. "Sai cosa credo? Che dovresti svagarti un po'. Questa storia di Lars ti sta dando troppi problemi, ci stai pensando troppo e visto che Baruch non sembra esserti particolarmente congeniale . . "
La sua mano si posa sulla mia, il mio autocontrollo crea istantaneamente di fronte a me uno schermo ma non importa, la vedo sorridere, i suoi occhi che scintillano, adesso lievemente pericolosi, un po' velati dalla mia forza, un po' maliziosi.  Lascio un minimo varco tra me e lei, in modo che possa trasmettermi solo ciò che vuole, la vedo sorridere poi si china su di me e mi lascia sulle labbra un bacio leggero.
"Cerca di divertirti un po', stanotte. . te lo meriti . . "
_____

Vedo bastoncini di incenso che bruciano, intossicano l'aria, riempiono tutto il mio universo di un aroma che mi fa quasi perdere i sensi. Li riconosco solo dalla piccola punta rossastra perché tutto è avvolto in un'ombra densa e indecifrabile, sussurrante, che non è in grado di spaventare ma che m'incatena lì sul posto . . sento la carezza fredda delle lenzuola di seta sotto di me, tremo a quel contatto ghiacciato, liscio, che stride in contrasto con la lava che sento dentro, il dolore sale e diventa quasi insopportabile . . sono sul punto di urlare, l'aria è tersa di troppe cose,
di troppe sensazioni, di troppa tensione e io sono teso come una corda di violino che sta urlando solo perché qualcuno la suoni . . vi prego! Vi prego qualcuno prenda l'archetto e mi faccia vibrare!
Che qualcuno mi suoni!
E qualcuno arriva, qualcuno che con la sua sola presenza sembra poter riempire tutto l'universo. Sento il potere sfrigolare, il mio che reagisce al suo e urla e chiama e piange quasi dal sollievo . . .E' solo un'ombra scura, più scura della tenebra che mi circonda e più calda della lava che sento dentro . . dio che strano . . eppure a guardarlo mi pare di fissare l'oscurità ghiacciata dell'infinità dell'universo. Ghiaccio e lava, ancora e ancora . .  L'ombra scura, eccola lì, a un palmo da me. Sento il calore provenire dalla sua pelle scura, abbronzata, i suoi capelli lucidi come l'ala di un corvo mi sfiorano una spalla e li sento morbidi come velluto.
Il suo fiato è regolare, esce da quel petto ampio e nudo e lo sento su di me, sulla mia pelle. Mi domando se sia un sogno, magari se ci fosse una luce, se i contorni non svanissero in quel nulla che mi avvolge, magari io... ma c'è il profumo dell'incenso, l'oscurità densa, e l'aroma di quell'uomo al mio fianco.
Una mano mi sfiora e il calore che sento è impossibile da sopportare, è come se potesse appiccarmi un incendio dentro. Mi mordo il labbro per non urlare ma lo sento ridere piano, sotto voce e chinarsi su di me. mi gira la testa, il suo profumo mi avvolge e mi sconvolge, le sue labbra sulle mie non sembrano più lava, no, ma mi trasmettono un'energia incredibile, sembra il
flusso di energia che si agita nel cuore del sole e si riversa tutto dentro di me . . .oh dio . . non respiro.
Muoio . .
. . e ci sono solo le sue labbra che mi tengono in vita. Sono nudo sotto le sue dita, il suo tocco mi cammina indosso lieve, facendomi tremare come non mi era mai successo, e le sue labbra che mi scendono sul collo, sul petto, le sue dita che si intrecciano ai miei capelli, mi tengono fermo, inchiodato al letto e al contatto gelido della seta. Il mio corpo si tende e si arcua sotto le sue carezze, lo sento ridere mentre mi addenta i capezzoli, me li succhia e io mi trovo sconvolto, sospeso sopra un qualcosa che non ha nome. Non c'è mai stato . . mai . . un uomo che mi . .  che mi fosse sopra. Che mi
. . non trovo parole in questo caos che ho in testa, la confusione in cui galleggio.
Le sue mani mi toccano, la mia pelle s'infiamma sotto i suoi palmi, la sua lingua mi disegna infiniti sentieri  sul petto, sul ventre, ogni tanto ci sono i suoi morsi e gemo sotto di lui mentre le dita non si fermano e mi riempie la pelle di baci e fra le sue mani sono come creta morbida.
Chiudo gli occhi e non cambia nulla. Sono tutti gli altri sensi a darmi le coordinate di questo mondo, e il sogno che si fa denso e rarefatto a ogni respiro, e il suo profumo che mi riempie e mi avvolge. I suoi capelli morbidi mi scivolano addosso, il suo corpo duro si appoggia al mio, si struscia al mio. Sento la sua gamba spingere fra le mie e io che sono pronto . . che sono pronto da una vita . . .e lui che non lo conosco neanche . . ma che importa?
Sento i suoi denti che affondano nella mia spalla, il sangue che mi cola piano via dal corpo e poi la sua lingua che lecca e mi beve, e assorbe la mia vita il mio essere, incendiandolo, rendendolo cenere, facendomi suo. .
Allargo le gambe a sentirlo premere contro di me, tiro indietro il capo e un sussurro mi scappa dalle labbra . . non sembro neppure io . . da quando io gemo così sotto il tocco di un uomo? Stringo gli occhi con forza e lo tocco.
Per la prima volta lo tocco. Scopro i contorni del suo corpo, il suo petto ampio, muscoloso, forte e duro, con le mani seguo i contorni dei muscoli delle spalle, la schiena, lo sento ridere sotto la mia carezza morbida, lenta, gentile. Le mie dita gli scivolano fra i capelli lunghi e folti, un manto, sembrano un manto che ci avvolge e profumano di spezie e di aromi densi così come la sua pelle, legno di sandalo e incenso e tabacco e . . gli lecco lievemente il collo, il suo sapore è amaro, deciso, sa di . . mhm . . di liquore e di sesso . . con uno così farei sesso per ore e ore e ore e giorni e settimane e mesi e . .
La sua mano scivola sul mio ventre, segue i contorni dei miei addominali, scivola fra le gambe, mi accarezza il cazzo e mi trovo sul punto di piangere. Cosa mi succede? Chi è quest'uomo che mi fa questo? Cosa . . Ma che importa. Lascio che la sua mano mi sfiori le cosce, piano, lentamente, poi scivolare dentro di me come a prepararmi . . una minima parte di me cerca di afferrarsi all'ultimo straccio di razionalità che potrebbe rimanermi, ma scivola via e mi sembra di cadere e non importa più se io sono io o se lui è lui o chi altri . . non so neppure chi sia lui . . gli prendo il volto fra le mani, gli sfioro gli zigomi sporgenti, sento la mandibola che si contrae e il dolore di un qualcosa di estraneo che si fa strada dentro di me . . dovrei scappare . . voglio scappare . . fa male, fa un male terribile .. ma è lui padrone del mio corpo, non riesco a fare più nulla, so solo aggrapparmi alle sue labbra, il suo fiato che si mischia al mio e i singhiozzi miei che vanno a ritmo con il suo lieve ondeggiare. Quel corpo più grande e alto del mio entra ed esce di me, mi scivola addosso, sento le nostre pelli mischiarsi, sfiorarsi, diventare bollenti per il contatto prolungato e il mio sesso che diventa turgido e duro contro il suo ventre che sembra quello di una statua.
Mi artiglia i capelli, mi stacca da lui, io gemo stringendo i denti e sento le guance bagnate da lacrime . . le mie lacrime e singhiozzo a ritmo del suo movimento, una danza sensuale e morbida  e lui ride e mi guarda godere e gode a sua volta . . dio ti prego, fatti baciare . . ho voglia di baciarti.. e si lascia baciare, sensuale morbido come un gatto e forte e duro si muove dentro di me come . . come . .
Male, fa male. Ma non solo.
Il piacere nasce piano dentro di me, lasciandomi stupito e senza parole, senza fiato. Entra ed esce da me e io sto lì, immobile e godo . . e le sue labbra sono appigli bollenti nei quali perdermi e affondare, e i suoi denti che mi mordono, mi mangiano, mi inghiottono, mi fanno a pezzi, mi fanno suo . .
Prendimi. Prendimi . .
Sono qui per te . . .prendimi. .
E lui ride, e il suo fiato che ha il ritmo delle sue spinte e io che piango e urlerei se non avessi le sue labbra sulle mie, che mi tengono in silenzio, che mi tengono in vita.
Prendimi . . prendimi . .
E io piango e m'inarco sulla schiena e apro le gambe e ancora e ancora .. il mio cuore batte al ritmo di quei movimenti secchi e decisi dentro di me e io li voglio . . e il fuoco, e il desiderio, e il vuoto e il ghiaccio e la lava . .
. . riempimi . . prendimi . . 
Urlo il mio piacere nella sua bocca e lo sento ridere e lo sento scoppiare dentro di me, e il piacere è qualcosa di caldo che mi riempie, che mi rende il corpo come una statua di lava e il piacere che provo mi fa sciogliere e io son nulla, creta morbida fra le sue mani .. sotto quel corpo forte e duro e scuro e profumato, che sa di incenso e legno di sandalo e spezie e tabacco e di uomo e di sesso e io che ora sono niente . . niente . . 
Ho appena la forza per sollevare le braccia, per stringergli le spalle, per sentire che no, non è un sogno, che è fatto di carne e sangue e ossa e muscoli ed è lì . . è lì per me . .per un attimo .. per un attimo .. è stato lì per me . .
Lo vedo chinarsi su di me, un bacio lieve, gentile, la sua lingua che mi sfiora il palato, poi si intreccia alla mia, la succhia e la solletica, mi strappa un sorriso passandomi un braccio sotto il capo . . 
Stringo gli occhi con forza . . . . sto ancora piangendo . .
Ma queste sono altre lacrime.
Lui ha detto una cosa, un nome che mi ha svegliato.
Ricordo le mani sottili di Lucrezia che si intrecciano alle mie, e il suo sorriso, lei che è sempre riuscita a leggermi dentro così bene ha intuito il vuoto, il bisogno il . . non so come chiamarlo . . e per aiutarmi ha diviso con me un suo ricordo, un suo piacere, il suo passato, il suo amore . .
Aveva ragione. Sto meglio, il mio corpo sta meglio ma non voglio aprire gli occhi. Lo sento respirare al mio fianco, lo sento addormentarsi col capo accanto al mio . . e io piango. Perché chi si nutre si sentimenti altrui . . ebbene questo non riempie il buco che ho nel cuore. Sollevo una mano, le mie dita si intrecciano ai suoi capelli . .e  piango . . un sogno.
Solo un sogno.
Posso piangere in un sogno . .  dopo tutto sono solo. Mi sento vuoto e triste, secco come un albero morto di sete.
Che bello sognare di bere per chi sta morendo di sete . . per un attimo, almeno per un attimo ..  mi ritrovo ad essere non un mutante, non un eccellente professionista, non un granitico esecutore e spietato seguace di Milord Magneto, non un terrorista dal cuore di ghiaccio e dallo sguardo sprezzante. No. Una volta, almeno questa volta, in questo sogno . . sono solo un uomo.
Un uomo che galleggia nello spazio, in Avalon, il nome della stazione spaziale.
Avalon. Sa di speranza e di futuro, un luogo magico in cui guarire dalle proprie ferite. Un luogo in cui, per qualche ora, posso essere solo un uomo.




 
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