NOTE: Cesare, Lucrezia, Lars sono MIEI,
(pure Baruch a dire il vero . . che razza di nome, eh?! E' semplicemente
'Benedetto' in olandese!!!) mentre ahimè, Magneto, Pietro e Paris/Exodus
appartengono alla Marvel!
Avalon
parte VII
di Dhely
Dove diavolo sei, bello mio? Le mie dita battono nervose sulla superficie
immacolata della mia scrivania. Dietro l'orecchio sento premere un oggetto
metallico, lo schermo che Lucrezia è riuscita a far costruire per me ma non
credevo sarebbe stato così dannatamente fastidioso. Non importa. Il
computer non dà segno di vita e questo è una seccatura. Sono riuscito a
'costruirmi' una linea privata, grazie a mia sorella è la cosa più segreta
che posso avere qui, su Avalon, ma se dovessi telefonargli . . bhè, tutto
salterebbe, la copertura e la prudenza andrebbero a farsi benedire e io non
posso proprio permettermi un errore simile.
Andiamo Axel, andiamo! Dove ti sei ficcato?
Il collegamento lampeggia.
*/ Cesare? Che indirizzo è questo?
*/ Ascolta, ho bisogno di informazioni.
*/ Certo, anch'io sono felicissimo di risentirti. Sì, sto bene. Grazie per
esserti preoccupato..
Non fare l'idiota! Mi passo una mano fra i capelli cercando di calmarmi.
*/ E' una cosa importante, una missione segreta. Voglio tutto quello che si
può trovare sul dottor Renè McLawan. ha lavorato su Avalon fino a 6 anni
fa.
*/ E allora cercalo sul computer centrale. Tengono tutti i file di chi è
stato lì.
Stringo i denti. Ma mi prendi per cretino?
*/ Sono stati cancellati.
*/ Cosa? Ma non è possibile!
*/ Axel, mi servono quei dati e il più in fretta possibile, capito?
Il cursore lampeggia, immobile, per una mezza dozzina di volte.
*/ Ma lavori per Milord Magneto? Voglio dire, è un suo ordine?
*/ E ti pare che altrimenti m'importerebbe dei medici che si sono succeduti
in infermeria? Ti invio delle informazioni che potrebbero servirti.
Altro silenzio mentre invio gli allegati ma non ho più molto tempo.
*/ Axel, fra 10 giorni è programmato il tuo arrivo su Avalon. Voglio quei
dati. E anche intuizioni, sensazioni, idee, Ok?
*/ Agli ordini.
La sua amarezza arriva fino a me ma mi limito a sorridere appena.
*/ Grazie Axel
Chiudo il collegamento. Non so sinceramente se di lui mi posso fidare, ma
adesso come adesso non posso proprio fare altrimenti: ho bisogno di quei
dati . . qui sotto c'è qualcosa di grosso che bolle in pentola e voglio
arrivare fino in fondo. Mi allungo verso la cartelletta scolorita che
contiene i fogli da cui è partito tutto: il dottor Renè era un mutante con
un potere mediocre, ma un luminare nel suo campo, esperto delle anomalie
cromosomiche, manipolazioni geniche e cose simili. Quando era ancora sulla
terra e viveva in mezzo ai genezero aveva pubblicato con gran successo i
risultati dei suoi esperimenti ottenuti su cavie di laboratorio . . i primi
esperimenti su mutanti, ironia della sorte, li ha compiuti alla fine degli
anni '70 un mutante che non sapeva di esserlo. Non mi sorprende che Erik si
sia accorto di lui, forse voleva eliminarlo ma quando si è reso conto dei
suoi poteri si è limitato a 'trasferirlo' su Avalon; dopo tutto non si
uccide un fratello.
E da quel momento la vita del dottore è stata legata a filo doppio con
quella di Exodus. Paris gli ha fatto da assistente per anni; era lui che
firmava le autorizzazioni per ottenere il materiale biologico per gli
esperimenti; era lui che dava il permesso di svolgerli . . finchè di punto
in bianco Magneto ha dichiarato illegale l'ingegneria genetica sui mutanti,
ha fatto chiudere in fretta e furia i suoi laboratori e sopprimere le
aberranti creature che erano sopravvissute ai suoi 'lavori'. Storco il naso:
tre settimane dopo il dottore era morto e negli incartamenti compare per la
prima volta il nome di Lars.
Paris è sterile, eh? E' vero, avrebbe potuto diventarlo per qualche motivo
naturale ma . . mhm . . riesco solo a pensare ad un tradimento. Che Paris
abbia macchinato perché il successore di Milord Magneto avesse i propri
geni? Voleva fosse creare qualcuno per sostituire Erik? Qualcuno che
fisicamente sarebbe potuto passare per suo figlio? Lars sarebbe perfetto in
questo ruolo . . se non fosse per il suo carattere, ovvio.
Tradimento.
Chiudo gli occhi prendendomi le tempie tra le mani. Non ne so abbastanza,
Lucrezia mi ha permesso di accedere ad alcuni diari personali dell'ex capo
ingegnere di Avalon, morto anche lui in un tragico incidente ancora
inspiegato pochi mesi dopo il dottore, in cui si accennava a tutta la
faccenda ma anche se è qualcosa non è comunque a sufficienza.
Spulciando negli archivi, poi, ho notato che tutti coloro che in qualche
modo erano entrati in contatto con Renè sono morti in incidenti, oppure
sono stati spediti sulla terra in missioni assurde . . e in calce agli
ordini di partenza di chi era la firma? Di Exodus, ovviamente.
Che stupido sono stato! Ero certo che volesse proteggere Lars, ma mi sono
illuso che potesse essere solo un padre preoccupato, invece . . invece qui
c'è abbastanza materiale per una condanna capitale eseguita su due piedi.
Ma Exodus è troppo in alto, ho bisogno di prove a sostegno delle mie
illazioni, e queste prove su Avalon sono state cancellate, sono
semplicemente scomparse . . ma nell'ultimo periodo della sua vita il dottore
aveva passato parecchio del suo tempo in un laboratorio segreto in India.
Forse lì è rimasto qualcosa, almeno lo spero.
La luce sull'interfono lampeggia, sollevo appena lo sguardo riponendo i
documenti prima di sbloccare la porta. Lars, proprio lui. Mi guarda stupito.
"Non ti avevo sentito!"
Sembra davvero stupefatto. Ovvio che non mi ha sentito, lo schermo per i
poteri di Exodus funziona perfettamente anche per lui. Che Lars sappia
tutto? Quando siamo stati uniti ho percepito molte cose ma questa . . questa
non l'ha mai neppure immaginata. Avrebbe potuto mentirmi, è vero, ma reputo
molto più probabile che, semplicemente, Exodus si sia accorto di che figlio
gli è nato . . Lars al posto di Magneto? Sì, come no . . neanche in un
racconto di fantascienza..
Gli sorrido conciliante, forse posso scoprire qualcosa d'interessante, dopo
tutto magari *sa* qualcosa anche se non se ne è accorto.
"Siediti, Lars. Ti va qualcosa da bere?"
Lui si avvicina con fare circospetto, non è abituato a vedermi sorridere, e
neppure alla mia gentilezza.
"No . . no, grazie."
Balbetta sottovoce mettendosi a sedere con un'aria così spaurita da
renderlo davvero simile a un bimbo. Gli sorrido di nuovo, caldo, cortese;
sento il suo sguardo puntato sulla mia schiena quando mi alzo e sollevo la
teiera.
"Ho solo del tè, ma se vuoi dell'altro te lo faccio portare. Un caffè?
Del succo di frutta?"
Mi metto d'impegno e gli regalo uno di quei miei sorrisi che, un tempo,
erano famosi in tutta Roma. Lui arrossisce fino alla punta delle orecchie
come una liceale imbranata e farfuglia qualcosa sul fatto che non ha proprio
sete. A quanto pare sono ancora in grado di incantare la gente. Mi siedo
lentamente, un sospiro stanco e un nuovo sorriso, meno conturbante, le mani
avvolte intorno alla tazza chiara e tiepida.
"Io . . non volevo disturbarti. Ho solo . . ho solo finito di compilare
i documenti che mi avevi chiesto e . . "
Sollevo una mano nell'aria.
"Lascia perdere il lavoro. - sono spudoratamente falso. E' la prima
volta in tutta la mia vita che dico una cosa simile - Per oggi ne ho avuto
abbastanza, tu no?"
Lo vedo spalancare gli occhi, poi il suo volto si riempie di luce e una
trasfusa felicità . . sembra così assolutamente trasparente . .
"Sì . . se . . se non hai altro per me io . . ho finito . . "
"Bene! Sai, è una fortuna che tu sia arrivato proprio adesso. - gli
regalo uno di quegli sguardi da farlo fondere lì sulla poltrona, poso la
tazza sulla scrivania e appoggio il mento sul dorso della mano - Stavo
proprio pensando a te."
Smette di respirare, semplicemente, è talmente rosso che se fosse al buio
brillerebbe come un albero di Natale. Mi guarda e non capisce, è troppo
soffocato dalla felicità che gli sta esplodendo intorno per riuscire a fare
qualcosa, qualsiasi cosa, la sua è davvero una gioia limpida e senza misura
come quella di un bambino.
"A . . me . . ?"
Sussurra appena oltre la soglia dell'udito, il suo viso un'espressione
dolcissima, da angelo. Si posa una mano sul cuore e per un attimo mi viene
il dubbio che stia per colpirlo un infarto. Invece si limita a continuare ad
osservarmi stupito oltre ogni dire.
"Sì. Dopo tutto abbiamo condiviso molto. Continuiamo a farlo . . -
fingo un lampo di dolore - . . e forse faremmo molto di più se potessimo .
. "
Il mio sospiro affranto lo scuote, me lo ritrovo alla soglia delle lacrime,
abbassa il capo e stringe i pungi sulle ginocchia.
"Io . . non . . mi dispiace. E' colpa mia . . di mio padre . . "
'Padre'. Ho ascoltato con attenzione l'inflessione che ha dato alla parola e
la scoperta mi lascia un po' l'amaro in bocca, con un lieve retrogusto di
sollievo. 'Padre', l'ha chiamato come qualunque bravo figlio affezionato,
come un qualsiasi genezero, come *io* avrei potuto chiamare mio padre, se
fosse ancora vivo. Non mi serve molto, non devo neppure concentrarmi troppo,
scavalco le sue fragili barriere mentali e sono dentro di lui. Leggo
affetto, tristezza, un punta di preoccupazione e una marea di desiderio ma
null'altro. E' davvero trasparente come il cristallo . . sospiro quasi
seccato, lui se ne accorge sollevando il suo musetto per metà imbronciato.
"Non dirlo neanche per scherzo . . dopo tutto lui lo fa solo perché .
. perché ti ama. Non sono un tipo raccomandabile, lo sai."
Lui si passa una manica sugli occhi.
"Non dire così! Non sei . . non sei cattivo!"
Mi fa ridere, non riesco a pensare ad altro oltre al fatto che è proprio
una creatura gentile.
"Non ho detto di essere cattivo, ma un padre credo mi inscriverebbe
nella categoria 'cattiva compagnia'."
Lui si corruccia ancor di più, sta per dire qualcosa in mia difesa poi si
ferma.
"Sono uno sciocco, vero?- la sua voce è stranamente bassa,
incredibilmente dolce - Ho sempre e solo fatto quello che lui voleva che
facessi. Che diventassi un ottimo soldato per Milord Magneto, che diventassi
il migliore . . lui voleva che occupassi il suo posto quando . . quando
sarei diventato adulto. E poi sei saltato fuori tu. Troppo bravo. Troppo
intelligente.
Troppo sicuro. Troppo pericoloso. Sai? Passava le serate a parlarmi di te,
io so *ogni* cosa del tuo passato, sono stato addestrato per . . per te.
Sono stato allenato apposta per sconfiggerti, per riuscire a stare al tuo
fianco, a lavorare con te senza che tu te ne accorgessi, ho imparato quello
che tu avresti potuto trovare indispensabile, per convincerti a tenermi con
te per avere più possibilità di . . di ucciderti e invece è finita . . è
finita così . . - singhiozza piano, sottovoce, abbassando il capo. Si
tortura le mani. - E lo sai , dopo tutta la fatica che ha fatto per rendermi
il migliore, cosa mi ha detto mio padre . . quando mi sono risvegliato? Mi
ha detto che . . non importava . . 'è andata come doveva andare'. Così mi
ha detto. Lui credeva in me e io . . io non sono mai stato abbastanza per
lui.
Credo che lo sapesse. E' per questo che non si è arrabbiato . . E poi ti ha
conosciuto. Ha capito quanto vali . . credo che avrebbe sempre voluto un
figlio come te."
Quanto dolore. Quanta pena in quella voce troppo fragile, troppo gentile per
uno nella posizione in cui è. Mi fa tenerezza, una immensa tenerezza. Gli
sorrido e lui solleva lo sguardo e mi sorride in risposta, pallido, un po'
triste. Una parte di me, la più razionale, mi da una scossa e cerco il
varco che deve esserci . . che c'è sempre.
"Sei fortunato . . non ho mai conosciuto mio padre."
Colpito!
Spalanca gli occhi, la sua bocca si torce sul punto di mettersi a piangere
poi si ferma invaso dall'imbarazzo. Si sente in colpa per avermi potuto
ferire con le sue parole dette sotto l'impeto della tristezza, sento pena
per me, pensa a quanto sarebbe stata vuota la sua vita senza suo padre,
sente quanto gli mancherebbe la sua presenza, il vuoto che lascerebbe . . e
puro come un angelo piange . . piange per *me*. Per un attimo il pensiero mi
gela, mi ghiaccia sulla poltrona, sento la maschera che mi copre il volto
scivolare un poco, s'incrina appena . .
No!
No!
Cesare, cazzo, non fare il pirla . . è lui che deve cascarci dentro non tu
. . non io . . deglutisco, una frazione di secondo e mi trovo di nuovo
padrone di me stesso.
Colpito, Lars crolla, per un pelo non lo seguo anch'io ma questo non è
importante. Piange come un cucciolo sulla poltrona singhiozzando di
scusarlo. Questo adesso riesco a sopportarlo. Mi alzo in piedi e mi avvicino
a lui, mi accovaccio sulle gambe di fronte prendendogli le mani. Gli sfioro
una guancia con gentilezza e un sorriso che com'è falso lo so solo io ma
lui non se ne accorge.. non vuole accorgersene. Vuole che io sia gentile con
lui, vuole ingannarsi che gli voglio bene, che io possa dargli un po' del
calore che gli manca . . che razza di vita che ha scelto per te, tuo padre .
.
"Parlami di tuo padre. - lui sbatte un paio di volte le palpebre per
schiarirsi la vista e mi guarda e non capisce, io gli sorrido amaro -
Parlami di lui . . di quello che mi sono perso . . "
E lui parla. Parla di Paris, dei primi ricordi che ha, lontani e un po'
sfocati, una luce chiara e poi braccia scure che lo sollevano, e il primo
viso di cui si ricorda e il calore e l'affetto, e il suo amore e gli
insegnamenti. L'addestramento lungo anni e anni e anni, quello che ha
imparato, lui che gl'insegnava ad utilizzare quel potere sottile e
pericoloso e io . . io sempre in mente, il mio viso, il mio addestramento,
il mio potere, la mia abilità, ogni mia missione scannerizzata nel più
minimo dettaglio, io che sono stato parte della sua vita . . io che ero lo
scopo della sua vita . . e della vita di suo padre . . . e lui che mi guarda
e lo vedo innamorarsi di me ogni secondo un po' di più, ogni attimo è un
poco più mio . . è stato *fatto* per me . . addestrato, educato, cresciuto
per me .. e reagisce perfettamente ai miei stimoli, al mio modo di parlare,
all'inflessione, a i movimenti .. ad ogni cosa . . è come uno strumento
accordato per me, un abito che mi è stato confezionato su misura. . .
Tre ore dopo me lo ritrovo aggrappato al collo che piange come una fontana a
ricordare il regalo che suo padre gli aveva portato per il suo decimo
compleanno, un giubbotto identico al mio. Non so come dovrei sentirmi, so
solo che ho abbastanza materiale su Paris per occupare i dieci giorni che mi
dividono dall'arrivo di Axel a spulciare fra i racconti di Lars estraendo ciò
che mi serve.
Paris si è sempre atteggiato al più fedele dei seguaci di Magneto. Si è
sempre sacrificato per il suo signore in prima persona, le missioni più
assurde, i piani più pericolose, le azioni più rischiose e improbabili. Il
suo curriculum è un susseguirsi di follie, una dietro l'altra, con
soluzione di continuità. Strenuo, instancabile, indefesso, assolutamente
perfetto, potente, mai una grinza, mai un cedimento, mai nulla . . a parte .
. a parte Lars.
Lo guardo fra le mie braccia che piange e mi singhiozza sul petto. Per prima
cosa l'aspetto: non somiglia in nulla a suo padre. E' biondo, chiaro,
sottile, etereo quasi, dove Paris è abbronzato, capelli come le ali di
corvi, un fisico possente che trasuda potere, forza, prestanza. I loro
caratteri sono come il sole e la luna, è stato plasmato per occupare il
posto al fianco del Signore di Avalon ma non ha imparato nulla, pare, è
dolce, tenero, remissivo . . per non parlare del fatto che è un piccolo
vizioso .. ma questo è un altro discorso. Non ha il carisma, la costanza,
la forza di sopportazione e la tempra per reggere un lavoro di prestigio
talmente impegnativo come quello neppure se fosse in gioco tutto e questi
difetti nessun ordine, nessun aiutante, nessun assistente li può
cancellare.
Un fallimento totale su tutta la linea.
Un sorriso amaro mi torce le labbra: in più lui ha preparato suo figlio per
uccidere *me* nello stesso periodo in cui Erik mi stava addestrando, avendo
già in mente quale sarebbe stato il posto che avrei dovuto occupare
altrimenti Paris non si sarebbe accanito così tanto. Io sono stato il
fulcro inconsapevole della vita di Lars. Cerco di focalizzarmi intorno a
questa scoperta e di dipanare il filo di pensieri che da qui partono.
Già questo è tradimento. Erik, non so per che motivo ma aveva fiducia in
me e lui ha addestrato suo figlio perchè mi uccidesse. Perché uccidesse la
persona che Magneto aveva programmato stesse al fianco di Pietro. Complesso,
sottile, da Paris . . e infatti Lars non s'è fatto neppure venire un dubbio
che questa fosse una cosa che non avrebbe mai dovuto dire . .
A meno che . .
No, non è possibile, mi rifiuto di crederlo. Perché mai Magneto avrebbe
dovuto addestrare me e Lars insieme in questo modo? Se avesse voluto che ci
scontrassimo alla pari per decidere chi dei due era il migliore sarebbe
stata una cosa diversa, Lars non sarebbe stato educato a . . starmi al
fianco . . ?
Continuo a non capire, è come se qualcosa mi sfuggisse e dannazione non
riesco a ritrovare.
Perché addestrarlo a starmi al fianco come . . come un collaboratore? Come
un aiutante? Solo perchè non mi accorgessi dei suoi piani? Ma quando l'ho
incontrato l'ultimo dei miei pensieri era che potesse aiutarmi, non credevo
neppure che fosse un mutante! Un telepate che mi può schermare i suoi
poteri può semplicemente avvicinarmi facendosi passare per un genezero,
come ha fatto Lars, senza bisogno di altro. Tutto questo allenamento
ossessivo non lo capisco . . ci dev'essere un motivo. Paris non fa mai nulla
a caso, è sottile e astuto, e per questo è pericoloso come una serpe.
Posso *davvero* fidarmi di Lars? Potrebbe aver sviluppato i suoi poteri al
punto di farmi credere di non percepire nulla dentro di lui, anche se riesco
ad arrivare tanto in profondità, anche se siamo così trasparenti l'uno
all'altro, anche se . . anche se *tutto*! Maledizione! Troppe domande . . e
in più è come se mi mancassero dei pezzi, dei pezzi enormi di tutta la
vicenda.
Punto uno: non posso fidarmi di nessuno, tantomeno di Lars, ma gli indizi
sono a suo favore per cui sull'argomento posso anche sospendere il giudizio.
Punto due: Lars. Da dove salti fuori? Manipolazione genetica, non ne ho le
prove ma a questo punto ci scommetto la testa. Paris ti ha voluto . . e
dannazione, se sei davvero frutto di un esperimento simile, ti ha voluto
*così* come sei! Biondo, occhi azzurri, che sembri tutto tranne che il
figlio di Lord Exodus.
Punto tre: io. Io sono stata l'ossessione di Erik, Paris e Lars per degli
anni. Perché io? E poi, fino a che punto sono stato inconsciamente
preparato e guidato ad essere qui, ora?
Non si schiarisce nulla dentro la mia testa, le domande si fanno sempre più
fitte e io ho la strana sensazione di girare in tondo, la soluzione è lì,
ed è la più semplice e stupida che potrei immaginare, ma non la vedo . .
non riesco a vederla . . piangerei dalla frustrazione . . basta solo
allungare la mano . .ed è lì, Cesare, guardala, è lì! La sento che è lì.
Lo *so* che c'è! ma perché diavolo . . digrigno i denti poi sospiro
abbassando lo sguardo.
Lars trema ancora un pochino ed è così dolce. Gli passo una mano fra i
capelli e sorrido a vederlo con il musetto tutto arrossato e gli occhi gonfi
e il naso lucido . . devo solo avere pazienza, se Axel farà il suo lavoro
avrò in mano più elementi e forse la risposta non sarà così oscura . .
_____
Cristo.
Sono lì davanti allo schermo pieno di immagini, cifre e rapporti e non so
pensare ad altro. La bestemmia più grave che mi sia mai permesso di
pronunciare quando ero uno studente al collegio di gesuiti a Roma. Neanche
maggiorenne . . e mi sentivo troppo figo a sputarla tra i denti quando
qualcosa andava storto.
Cristo.
Dovrei piangere. O ridere. O farmi venire una crisi isterica. O tutte le tre
cose insieme. Oppure qualcosa a cui non sono riuscito a pensare. Non riesco
a fare niente.
Cristo.
'Progetto Ubermensh'. Progetti di eugenetica. Selezione della razza.
Creazione del super uomo.
Da chi è firmato il protocollo di inizio del progetto? Magneto. Erik Magnus
Lensherr.
Chi ha donato il materiale genico per le ricerche? Milord Exodus. Paris. *E*
Magneto.
Chi è l'unico bambino rimasto in vita dopo la soppressione definitiva del
progetto? Lars.
Cristo.
Mi viene da vomitare.
Ci sono cose che non voglio leggere. Resoconti di esperimenti che non
*posso* leggere, se no vomiterei davvero. Scorro le informazioni rapidamente
ma la mappatura del DNA di Lars mi inchioda lì e non so che farci. Come
l'hanno chiamato prima? Un 'ibrido'. Un clone di Magneto su cui hanno
impiantato dei geni di Paris.
Tentativi effettuati: 7348.
Tentativi riusciti: 1.
Lars una creatura di laboratorio 'sintetizzata', secondo il vocabolario del
dottore, per essere un gradino superiore della razza mutante? Ma non
scherziamo! Qualcosa è andato storto . . qualcosa dev'essere andato storto
..
E improvvisamente ho la netta sensazione di non voler assolutamente scoprire
il motivo della nascita di Lars. Sono campato benissimo fino a questo
momento senza saperlo, perché mai dovrei rovinarmi l'esistenza ora? Questa
cosa sta già mettendo a dura prova il mio stomaco . . basta . .
E invece non ce la faccio.
Scorro i documenti, la cartella su Lars, e lo scopro frutto di un
sottoprogetto di importanza alfa, solo una sigla a denominarlo W/516. Sembra
la targa di un motorino.
E lì . . lì ci sono anch'io. Il mio DNA, per lo meno.
Non riesco a leggere tutto, non ce la faccio, ma capisco il senso . . e
quello che capisco mi terrorizza. Ha . . hanno 'assemblato' i pezzi di DNA
di Magneto con quelli di Exodus per avere una creatura che fosse compatibile
con *me* . .
Sbatto le palpebre, deglutisco a fatica, poi . . poi è come se qualcosa mi
esplodesse dentro. Mi alzo in piedi e mi tremano le ginocchia. Erik lo
sapeva . . dio! Erik lo sapeva! Non riesco a pensare ad altro . .e io che
immaginavo chissà che tradimento! Erik . . era un *suo* ordine! Una sua
idea . .
Il mondo mi sta crollando addosso e intorno ma adesso non ho tempo. Mi
precipito in corridoio, quasi travolgo Lucrezia. Me la tengo stretta fra le
braccia un attimo e miliardi di cose mi passano per la testa . . ho voglia
di dirglielo .. ho una voglia pazza di dirglielo e di mettermi a piangere lì
in mezzo a tutti. Ho voglia di sbattere la testa contro il muro e . . sento
il sapore amaro della bile salirmi in bocca, mi calmo un attimo. Axel mi ha
inviato i documenti senza aspettare di arrivare qui, quello che ha visto
l'ha spaventato a sufficienza, è ancora sulla terra, e fra pochi minuti
parte una navetta per trasportare giù non mi ricordo chi. Riesco a dirle di
andarsene, balbetto. . sono un fascio di nervi. Lei mi guarda e non capisce,
cerca una spiegazione, un qualcosa, ma non ho tempo. Le urlo un ordine, di
muoversi, di prendere quella cazzo di navetta e di togliersi dai piedi. C'è
Axel giù che l'aspetta .. anche Pietro sta partendo, la sua missione
gliel'avevo progettata io, ma adesso non mi ricordo più nulla. Non importa.
Le stanze di Exodus sono vuote.
E no, cazzo, no! Mi dovete delle spiegazioni . . mi volto, prendo il
coraggio a due mani ed entro nell'unico corridoio dove di solito nessuno
oltre Exodus mette piede. Il corridoio che porta alle stanze di Magneto.
Bhè, dopo tutto se devo mandare a puttane tutto, almeno farlo in grande
stile . .
Quel corridoio è lunghissimo eppure lo percorro in un lampo, fossi stato
Pietro non sarei stato più rapido. La porta in fondo si apre piano,
scivolando sui cuscinetti a sfera e . . loro due sono lì che mi . . mi
aspettano . .
"Cesare!"
Lars! Lo guardo come guarderei un fantasma. E' lì in piedi e mi guarda,
spaventato, incredulo, senza capire cosa diavolo è successo, perchè si
trova lì . . perché è qui?
"Cosa centra lui?!"
La mia voce esce roca dalla gola troppo contratta. Sono sconvolto dal . .
dalla confusione, dall'incredulità, da tutto, Lars mi guarda come se non mi
avesse mai visto mentre Erik si limita a voltarmi le spalle, il mantello
rosso che scende fino ai piedi, il suo elmetto appoggiato a un tavolo poco
lontano.
"Sapevo che prima o poi qualcuno di voi sarebbe riuscito a trovare le
domande giuste. - la sua voce è come quella che ricordo. Come quella che
ascoltavo a Villa Borghese, come quella che ha riempito la mia anima, la mia
vita per tutti questi anni . . tradimento . . che sapore ha il tradimento?
Che male fa dentro? - Mi sono spesso chiesto chi sarebbe stato il più
rapido, il più intelligente, il più curioso e attento a superare
quest'ultima prova. Se tu o Pietro."
Silenzio. Silenzio di piombo che mi rotola addosso, che mi copre, mi
avvolge, mi soffoca, mi annienta. Sono stanco di questi giochi, sono stanco
di essere manipolato, usato . . sono stanco . . stanco . . stanco! Vorrei
urlarlo ma non ne ho la forza.
"Non ho chiesto questo. Voglio sapere cosa ci fa qui Lars!"
Exodus stringe gli occhi fissando suo . . suo 'figlio', il volto di pietra.
"Non credi che meriti quanto te di essere presente?"
Meritare? Adesso si tratta di meritare o meno qualcosa? Meschini ipocriti
schifosi . . e lo *so* che non indosso lo schermo e che Exodus mi può
leggere i pensieri come se fossi un libro aperto ma non me ne frega un
accidente di niente. Fucilatemi per insubordinazione, eliminatemi per
qualunque stronzata vogliate, io . . io non ce la faccio più . .
"Lars, vattene da qui."
Sono riuscito appena a sussurrare quello che doveva essere un ordine, lui mi
guarda sempre più spaventato, poi fissa Paris aspettando qualcosa . .
qualcosa che non viene . . che non può venire. E' Magneto a parlare ancora.
"Lars starà qui. Devi dirgli qualcosa, no?"
Io? Io non devo dirgli niente! Cosa dovrei fare? Raccontargli che non solo
non è il frutto di un meditato piano per 'l'accrescimento naturale della
biodiversità mutante', ma addirittura un . . un assemblaggio random di
diversi pezzi di DNA perché servisse a . . a *me*? Perché fosse il mio
perefetto braccio destro, il mio perfetto aiutante . . la mia perfetta metà?
E con che coraggio glielo dico guardandolo in faccia? Volete farmi . . farmi
sentire in colpa? E per cosa? Per che cosa dovrei sentirmi, in colpa, io,
cazzo!
"Per nulla."
Paris è pacato, tranquillo. Il suo sguardo è fisso in quello di Lars. Lo
so che mi legge dentro . . improvvisamente sento che . . che gli sta
trasmettendo i miei pensieri. No, ti prego, no . . non così . .
"Non così? E come allora? E' la verità. E' giusto che lo
sappia."
Lars impallidisce, vedo la sua bocca aprirsi come a prendere un respiro che
non viene, gli occhi spalancati, resi un po' lucidi dall'agitazione, dalle
lacrime che ancora trattiene . . le sue labbra tremano quando parla.
"Ma . . ma . . tu sei sempre mio . . mio padre dopo tutto, no? In fondo
non . . non ha importanza . . conta chi ti alleva . . chi ti . . ama . .
"
Paris lo guarda senza un'espressione senza una sola singola ombra sul volto,
non muove un muscolo, sembra che non respiri neppure. La crudeltà in
persona.
"Io ho solo obbedito a degli ordini. Se ora potessi evitare di
chiamarmi padre te ne sarei grato. E' una cosa che trovo fastidiosa. Una
farsa che non ha più ragion d'essere."
Sento il suo cuore schiantarglisi in petto, è la cosa più dolorosa, più
assurda e insensata che abbia mai sentito, mai visto . . Lars semplicemente
chiude gli occhi e si accascia lentamente sul pavimento.
Come puoi? Come cazzo puoi reagire così? Sono furioso, arrabbiato,
distrutto . . lo prendo per le spalle e lo tiro in piedi.
"Sei stato usato come una cosa, come un oggetto, sei stato creato,
plasmato per soddisfare i loro desideri, i loro capricci. Ti stanno dicendo
che per loro sei poco più che un oggetto, che hai una qualche importanza
finchè ti dimostri utile e l'unica cosa che riesci a fare è metterti a
piangere?!
Incazzati! Odiali! Maledizione! Hai un potere! Usalo!"
Urlo. Lo so che urlo, lo sento che urlo ma non m'interessa. Exodus può
cancellarmi la mente con un movimento della mano, Magneto potrebbe farmi
disgregare a livello subatomico con un respiro. Cos'ho da perdere? Lars
china di nuovo il capo e piange . . lo lascio andare, come una bambola di
pezza si accovaccia ai miei piedi, e i suoi singhiozzi sono l'unica cosa che
mi dice che è ancora vivo. A nessuno dei due signori alle mie spalle
ovviamente importa qualcosa.
"Non può farlo. Non è stato selezionato per farlo."
Exodus a continuato con il suo tono di voce pacato, tranquillo quasi. Lo
guardo sconvolto. Come puoi? Come . . come . . *potete* fare questo? Erik si
volta appena verso di me.
I suoi occhi sono due fuochi elettromagnetici, luminosi, attraenti, i suoi
capelli di platino in morbide onde gli circondano il viso maturo, rughe gli
segnano gli occhi, la bocca, linee dure che riescono solo a conferirgli
carattere, carisma e un alone di folle saggezza che mi ha sempre incantato.
Lo guardo, non so fare altro. E' tutto quello che ho sempre desiderato,
essere in questa stanza con lui, essere qui e attendere i suoi ordini . .
Io ti ho amato . . tutta la mia vita è stata una prova d'amore per te. Te
l'ho porta, te l'ho donata, ti ho permesso di farci quel che volevi, non ho
chiesto mai nulla, non m'importava di nulla. Se decidevi per me mi andava
bene. Ero pronto a tutto . . tutto . . e tu mi hai fatto questo. Tu mi hai
fatto *questo*! Fra quanti mi hai scelto? Come un cane al canile, mi hai
selezionato, mi hai addestrato, mi ha plasmato, non meno di quanto è stato
plasmato lui, temo. Sono qui perché tu hai voluto che ci fossi . . io ho
sempre seguito i principi che tu mi hai dato, ho sempre obbedito . . ti ho
sempre *amato*.
Ti guardo negli occhi, in quei tuoi meravigliosi occhi e mi accorgo che . .
che lo sai.
Che hai fatto tu anche questo. Che mi hai *obbligato* ad amarti, che mi hai
reso pazzo di te, dipendente da te . . hai fatto in modo di spezzarmi il
cuore così, ora, adesso . . per cosa? Per danzarci sopra e ridere per
quanto ero fragile?
"Succedesse, Cesare, sarei più dispiaciuto che felice. Credevo di aver
forgiato una lama d'acciaio, non un ninnolo di vetro soffiato."
Sì, fa il rumore del cristallo sul marmo la fiducia che s'infrange. Le
schegge graffiano l'anima, la fanno sanguinare, e il calore si spegne, come
il sole quando c'è un eclisse. Sei stato *tu* . . a fare tutto.
"A *fare* te. Mi hai sempre considerato il tuo dio, no? Lo sono
davvero."
Una lama d'acciaio. E' questo che volevi? Una lama d'acciaio? E per farci
cosa? Ma sai, adesso, non m'interessa.
"Ti odio."
Ti odio. Ti detesto. Mi fai schifo. Parlavi di principi e di ideali, parlavi
di essere liberi . .
"Non ti è mai importato niente di tutte queste cose. Non t'importava
degli altri mutanti tanto quanto non t'importasse dei genezero. T'importava
solo di me. Neppure di te . . no . . ma solo di *me*."
"Smettila di leggermi nella testa! Chi ti dà il diritto . . "
"Il *potere* dà il diritto, Cesare! Il potere può tutto, tu lo sai,
è quello che hai sempre fatto . . usare il tuo potere con chi è più
debole di te. Eri il migliore in questo. Ne eri orgoglioso."
Fa male. Oh, se fa male! La fiducia scomparsa, l'amore tramutato in odio, in
schifo, in ribrezzo . . cosa mi hai fatto . . come ho potuto *permetterti*
di farmi questo . . Chiudo gli occhi. E fa male, fa sempre più male. Ti ho
creduto. Quello che dicevi tu era il punto fermo della mia vita. Non avevo
altro. Avevo un solo scopo essere al tuo fianco . .
"Non me ne faccio nulla di uno 'zerbino' come avresti voluto
essere."
No, lo so. Sei troppo grande per noi poveri . . poveri *mutanti* comuni,
vero? Ma l'ho sempre saputo . . c'è solo un modo per averti . . e il lampo
di consapevolezza che mi squarcia la mente mi immobilizza e poi . . sorrido
. . e piango insieme e non me ne accorgo neanche . . perché per essere
*con* te . . posso essere solo *come* te . .
E so che un empate non deve mai utilizzare appieno il proprio potere in
questo modo, rischia di perdersi, rischia di . . non importa . . non importa
più.
E ti tocco, e ti sento. E sei mio.
I tuoi ricordi, le tue sensazioni, i tuoi . . sentimenti, perché dopo tutto
qualcuno ce l'hai anche tu, sono dentro di me. Li sento fra le dita, nella
testa, me li sento addosso . . e io, che sono la lama che tu volevi che
fossi, inizio a fare quello per cui tu mi hai forgiato. Taglio. Squarcio.
Infrango. Brandelli di te mi cadono addosso, il tuo sangue non mi cola fra
le dita ma è come se lo facesse, è peggio . . Ti vedo . . anzi *mi* vedo
mentre ti uccido e non sento niente. Non c'è dolore in te, non c'è paura,
non c'è tentativo di fermarmi. E' tutto come tu volevi che fosse. Hai
forgiato la spada per la tua esecuzione perché nessuno è tanto forte da
poterti uccidere. E tu impugni la spada e la lama affonda, e la carne si
lacera e il cuore esplode . . e la lama non sente nulla, non prova niente,
sente solo il tepore del sangue scivolarle addosso . . vorrei piangere. Per
me, per te, per Lars e per tutti quelli che vivono nel tuo sogno . . e la
vedo.
E vedo la risposta . .
Dentro di te, chiara come la luce del sole.
Il comando è per il più degno. Chi deve essere degno va forgiato. Hai
dovuto forgiare . . costruire il successore . . il successore di un
*martire* . . tu che eri tanto potente che non potevi essere ucciso da altri
che da te stesso, hai dovuto allevare il tuo assassino, hai dovuto portarlo
qui su Avalon, dargli le motivazioni, dargli la rabbia e la conoscenza per
fare quello che andava fatto. Per continuare la tua opera. Per fare quello
che tu non potevi fare. Perché prima di cadere vittima dei colpi avversi
del destino o dell'età, quanto è più nobile darsi la morte da soli? Ma la
tua morte doveva essere grande, grande come la tua vita. Perché tu non sei
uno qualsiasi, il tuo nome sarà per sempre sulle labbra della nostra razza
. .
Il primo martire.
Il nostro dio. Come . . come un cristo che si immola a dimostrare la propria
natura ultraterrena, così il tuo sangue . .
Mi manca il fiato.
Il tuo corpo crolla ai miei piedi. Non più un respiro. Non più un battito
di cuore.
Morto.
Sei morto.
Abbiamo il primo martire.
"E un nuovo Signore."
Paris mi guarda. Il suo sguardo è vuoto, spento, come se fosse solo un morto
che cammina. Lui era lì . . era lì solo per Magneto . . era . . era la sua
metà. Era fatto per lui. Cresciuto, addestrato, dedicato a lui . . solo per
lui. Sento Lars al mio fianco alzare appena la testa, ha smesso di piangere,
intuitivamente capisce . . come sto capendo io.
Un nuovo signore di Avalon.
Un nuovo Signore per tutti i mutanti.
Colui che ha spodestato Milord Magneto . .
E che al suo fianco avrà un nuovo Lord Exodus . . fino al momento della
prossima successione . .
_FINE_
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