PAIRING: CesareXBaruch
RATING: sesso ma non tanto e un sacco di seghe mentali . . perdonate se
questo capitolo forse risulta un pò pesante ma sig . . m'è venuto così!
NOTE: Cesare, Lars, Lucrezia e Baruch sono miei personaggi, Pietro, Erik e
Paris sono della Marvel e li usa divertendomi un mondo ma non guadagnandoci
nulla.
Ah! Dimenticavo . . *legalmente* ERik è della signora Marvel . . ma
sappiate tutto che Sua Maestà è MIO! pffffthhhhhhh!!!!!!!! >.<!!!
Avalon
parte VI
di Dhely
Il soffitto è lì e mi fissa. Mi guarda, mi scruta e tace. Io non riesco più
neppure a sbattere le palpebre. Sono . . sono sfinito, distrutto . .
devastato . .
Sì, devastato.
Annichilito.
Reso muto e cieco e sordo da troppe sensazioni, da troppi . . da troppo.
Sono una creatura autistica chiusa nel suo guscio di nulla, troppo saturo di
tutto per riuscire di nuovo a guardarmi fuori, a creare finestre in questa
torre d'avorio dentro cui sono prigioniero. La nebbia mi avvolge, tutto è
ovattato, distante e non vorrei neppure fosse diverso . . eppure mi parlo,
mi rivolgo a me stesso come se ci fosse ancora un individuo, da qualche
parte, come se non mi fossi ancora perso del tutto, anche se mi sento solo
un Io frantumato che non sa a quale corpo appartenga.
Sono un corpo che giace su un fianco, rannicchiato su se stesso, il respiro
tranquillo, un corpo penetrato infinite volte, profumato di sperma e
passione, il seme di un altro uomo fra le cosce, quel seme che ha
inghiottito, che ha bevuto con quelle stesse labbra con le quali ha fatto di
un nome una litania, il nome di chi non poteva toccare, di chi non poteva
avere.
Sono un altro corpo, che giace al fianco del primo, la pelle contro la
pelle, gli da le spalle voltato di tre quarti, quasi prono, finalmente
tranquillo, svuotato, il cuore che per una volta batte a ritmo di quello
degli altri e i pensieri avvolti in una nube senza consistenza, il passato
cancellato, il nome un ricordo remoto, il sangue che scorre nelle vene senza
una qualche importanza da dove provenga, da *chi* derivi. Muscoli sottili,
scattanti e duri, il corpo flessuoso e marmoreo insieme . . mercurio,
mercurio liquido, argento vivo, Quicksilver . . quasi un nome . . ma non ci
sono nomi, qui, non più.
Il soffitto è lì e mi guarda impassibile, come me. Non faccio altro, non
seguo neppure il dolce abbandono che m'intorpidisce i sensi. Questo corpo
non dorme anche se non ne è del tutto consapevole, galleggia nel nulla, nel
tutto . . e fissa il soffitto. I pannelli di metallo non parlano e se
parlassero ora non li capirebbe, eppure è lì che aspetta come . . come un
appiglio, un cenno di riconoscimento.
Qualcosa.
Qualsiasi cosa per trovare la strada, per ritornare indietro . . . . dio,
cosa m'hanno fatto? ..
L'annientamento dell'individualità. L'estasi, qualcuno la chiama così . .
comunque è questo. Sento il tiepido respiro del primo corpo, il sangue che
corre nelle vene del secondo e quello sguardo perduto. E' facile perdersi
nel piacere. E' semplice annullarsi nel proprio potere . . me l'hanno detto
tempo fa, non so più chi.
Ma sono io che ho urlato dal piacere con la voce del ragazzo. Sono io che
l'ho posseduto con un corpo da uomo, nervoso e sottile, un fascio di muscoli
contratti e perfetti. Sono io che sono stato spettatore e ricettacolo e
amplificatore di tutto questo. Un orgasmo? Non solo: tre, contemporanei, e
tre per ognuno . . un'energia immane senza parole per descriverla, senza
possibilità di fuga . . no, non fuga . . ritornare indietro. Ecco cos'è.
Sono troppo lontano, sono stato spinto troppo in là . . voglio andarmene da
questo silenzioso baratro dell'eterno Io senza coscienza.. l'Io ha senso
solo quando c'è un Tu di fronte a cui trovarsi e qui dentro non c'è
nessuno che sia diverso da questo Io . . solo corpi diversi . . ma tutti
loro sono pur sempre Io . .
Voglio tornare indietro.
*Devo* tornare indietro.
Trovare la strada . . seguire le tracce . . ma dove sono? Perché non le
trovo?
. . cosa mi hanno fatto?
Poi arriva.
A salvarmi o a uccidermi?
Non so come ma lo vedo. Il Tu che entra nella percezione assoluta dell'Io,
col suo punto di vista che mi è precluso, con le sue idee e i suoi
sentimenti che mi sono alieni, distanti, irraggiungibili.
Voglio tornare indietro . .
Paura . . timore . . rabbia . . capelli ramati e lisci, occhi di velluto,
tende le mani e sussurra un nome, poi si ferma e fissa il corpo che, muto,
interroga il soffitto. Sussulta poi gli si avvicina.
"Cesare .. "
Tende le mani.
Il contatto del corpo con la sua pelle è .. niente parole, solo sensazioni,
la nebbia che si squarcia all'improvviso, un vento folle che aspira e
risucchia ogni cosa, le sensazioni, il potere . . il *potere*.
Voglio tornare indietro.
Il giovane crolla in ginocchio, il viso stravolto dal piacere, dal . . e il
potere si ritrae, lentamente, i tentacoli che tenevano tutto collegato si
avviluppano su se stessi, implodono senza rumore.
*Voglio*
*tornare*
*indietro* . .
Afferro il raggio di luce che , pallido, mi scintilla di fronte, lo sento
fra le dita e . . seguirlo fino a me . . ritornare a casa, ritornare io. E'
pesante strapparsi da lì, è faticoso . . lì è tiepido e vuoto e senza
problemi e dolce . . è dolce affogare . . dormire . . morire . .
No!
Io sono . . io devo tornare. Non so perché, ma so che ho qualcosa da fare.
. c'era qualcosa di importante che mi guidava, c'era una stella che guidava
il mio cammino e tutte le volte che alzavo il capo la vedevo lassù, a
brillare.
Adesso non c'è più, non ricordo neppure il suo chiarore e il mio cuore è
così vuoto senza di lei . .ho bisogno di ritrovarla . .la mia stella . .
quello che dava senso alla mai vita . . quello che dava un senso a *ogni*
mio gesto, mio pensiero, mio respiro . .
Stringo i denti.
E torno indietro perché . .
. . perché *devo* . .
. . perché non posso stare qui senza . .
. . senza . .
. . Erik.
Quello che interroga il soffitto sbatte le palpebre, un respiro roco gli
sfugge dalle labbra . . sento una mano tiepida posata sul cuore, e ritorno .
. ritorno me stesso . .
Il primo respiro è doloroso e faticoso, i legami si sciolgono lentamente,
lentamente ritorno ad essere io . .e a sapere chi sono io . .
Baruch è in ginocchio sul pavimento al mio fianco, stravolto, deliziato,
quasi saturo. Mi sorride remoto come se stesse guardando dentro un buco
nero, poi si lecca le labbra. Non ha mai provato un potere simile, tanto
ampio e profondo e . . devastante.
Chiudo gli occhi. Il mio corpo è sfinito, la mente brucia, l'anima a
brandelli, sono stanco . . dio come sono stanco. Allargo le braccia, lo
sento accovacciarsi contro di me con un sorriso e un sospiro di gratitudine.
Portati via tutto questo, lasciami libero, assorbi, cancella, annienta, fai
tua tutta la vita che trovi dentro questo dannato corpo, il potere,
l'energia perché io . . io non li voglio. Non voglio niente, niente . .solo
una cosa . . ma è al di là della mia portata, è troppo lontana e non ci
arrivo . . e lui non mi vuole e senza di lui sono niente. . niente . .ma
almeno sono un io . . sono qualcuno e non più un qualcosa di indefinito . .
Serro le braccia intorno a quelle spalle sottili, sembrano quelle di un
uccellino, è giovane, più di Lars, ed è piccolo sul mio petto eppure può
così tanto . . Sfiorargli i capelli è come rinascere, sentire il suo corpo
fra le mani, sentire la stoffa dei suoi abiti è come un miracolo, la
sensibilità ritorna, i legami con gli altri si affievoliscono e io prego
che sia per sempre.
Non ce la faccio. Non ce la faccio più. Sono stanco. Fammi . . annullami,
annientami, risucchiami . . fammi riposare . . per sempre. Fammi dormire . .
morire. Sono così assurdamente, totalmente stanco . .
______
"Lascialo stare!"
La prima cosa che sento, lontana, è un urlo. Arrabbiato, furioso, amaro. Il
corpo tiepido che mi scalda il cuore cade via da me, lo sento sbilanciarsi
poi scivolare, in un attimo mi rendo conto che lì il letto finisce e il
rumore di Baruch che sbatte contro il pavimento è solo un suono soffocato
come il fiato che gli esce dalle labbra. Apro gli occhi lentamente, solo la
penombra mi accoglie e ringrazio il cielo perchè una luce piena ora mi
avrebbe solo ferito il cervello.
Non mi serve guardare per sapere a chi appartiene quella voce ma è buffo
vedere il piccolo Lars che per allontanare Baruch, si è gettato sopra
Pietro evitando per un soffio di infilargli un ginocchio tra le costole.
Pietro è appoggiato sui gomiti, guarda la scena con paziente divertimento
mentre Lars . . bhè, Lars sembra sconvolto. Cosa diavolo avrà da urlare
così che sembra una prefica isterica? Lo fisso mettendomi a sedere, lo
sguardo serio e un po' seccato . . non mi piace questo atteggiamento .. Ma i
suoi occhi sono pozze marine di acqua salmastra e tiepida, trasparente e
meravigliosa, liquidi si piantano nei miei, la sua preoccupazione mi avvolge
camminandomi appena sulla pelle e stingendomi gentilmente . . ha *sentito*
quello che ho provato dopo . . alla fine di tutto, forse l'ha anche provato
. . che si sia perduto con me e io non me ne sono accorto? Eppure, sembrava
così tranquillo. .
Non importa, lo vedo balzare in piedi, la grazia di un ballerino e
l'assoluta sua solita mancanza di pudore lo fanno sembrare quasi luminoso
nella sua completa nudità. Socchiude gli occhi, si torce le mani fissando
il pavimento.
Baruch si rimette in piedi, le guance un po' arrossate. Si passa le mani
sulla divisa e cerca di darsi un minimo di contegno, tossicchiando. Fissa
Pietro e il suo imbarazzo diventa più marcato.
"Scusatemi, Signori . . Lord Maxim . . "
Pietro ride, sardonico, una scudisciata di ghiaccio che ci gela tutti
troncando ogni discorso. Mi guarda e mi si avvicina, appoggiando una mano
sulla mia spalla, la sua fronte si oscura corrugandosi poi scuote appena il
capo. Ci sono parole dentro di lui che premono per uscire, ma non trovano la
strada, lo sento. La sua mano mi scivola sul petto, il suo cuore manca un
colpo.
"E' sempre così per te?"
La sua voce è cambiata, solo un sussurro ora. La sua arroganza è evaporata
come neve al sole, mi guarda e si limita a non capire, i suoi occhi
scivolano sul mio corpo fino a raggiungere le mani, nude, che sono
appoggiate con i palmi verso l'alto sulle ginocchia. L'ha sentito anche lui?
Ovvio . . siamo stati uniti dal mio potere per un po' e come per me è stato
difficile staccarmi da loro così loro devono aver potuto percepire in
qualche modo il legame. Deglutisco, e la mia gola si torce in un nodo
doloroso. Mai più . . mai, *mai* più . .
"Credo che sia normale, sì. Ma è stata una nuova esperienza pure per
me."
Mi stringo nelle spalle. Pietro sta per rispondermi qualcosa ma Lars ci
interrompe con una specie di gridolino, ha trovato i guanti e mai gli sono
stato così grato. Mi sorride mettendosi in ginocchio sul letto, a
cavalcioni delle mie gambe, e me li infila facendo ben attenzione a non
sfiorarmi. Il suo sguardo è preoccupato e liquido, in silenzio mi allaccia
i legacci di cuoio sui polsi e solo quando ha terminato osa sollevare lo
sguardo. Baruch diventa l'oggetto del suo odio.
"Cosa diavolo ci fai qui?"
Baruch lo fissa, lo sguardo limpido, dolce quasi, ma saldo, il suo spirito
trasuda da lui come la luce dalla fiamma e mostra il suo rigore, il suo
fascino serio e composto . . piccola creatura aggraziata e calcolatrice . .
fisico da airone, sottile, asciutto e quello sguardo da felino, in grado di
vivisezionarti sbattendo le ciglia. Lars contrae la mascella, irritato e la
cosa mi fa sorridere. Sento lo sguardo divertito di Pietro scorrermi addosso
e quando incrocio quegli occhi azzurri come il ghiaccio capisco.
Stanno litigando per *me*.
Sollevo una mano schioccando le dita. Lars mi fissa, arrossisce e si morde
un labbro a vedere la mia espressione falsamente severa.
"Devo ricordarti che lui è un tuo superiore?"
Lars si ritrae quasi su se stesso, Pietro mi sorride al fianco, facendomi
scivolare due dita sulla pelle fino a raggiungere il bordo dei calzoni. I
suoi denti sono una mezzaluna di avorio che si apre di colpo nella semi
oscurità che ci avvolge.
"Curioso. - la sua voce è bassa, falsa sussurrata - Dopo tutto quello
che è successo tu sei ancora vestito . . "
Mi viene da ridere.
"Vuol dire che, nonostante tutto non sei ancora riuscito nel tuo
intento, Pietro."
I nostri sguardi si incrociano, si intrecciano e basta quello per
trasmettermi mille brividi lungo la schiena. Se non fossi così stanco in
questo momento gli strapperei davvero i vestiti di dosso e a costo di
violentarlo sarebbe mio. Socchiudo appena gli occhi passandomi una mano
sulla fronte. Che schifo, non riesco a pensare a null'altro. Lars si tende
verso di me, mi passa le braccia intorno alla schiena e mi appoggia il capo
su una spalla con un sussurro. Digrigno i denti e me lo scrollo di dosso, lo
guardo appena, il mio fastidio mi ammanta e mi auguro che sia talmente
percettivo da rendersi conto che non voglio essere toccato.
Mi metto in piedi, il fatto di non barcollare mi pare già una conquista,
schiocco a Pietro un sorriso stringendomi nelle spalle.
"Vado a farmi una doccia."
Pietro accetta con buona grazia la vicinanza del corpo nudo di Lars che gli
si stringe al fianco, io mi volto ed entro in bagno.
Nausea?
Sì, qualcosa di molto simile mi si muove nello stomaco. Ci metto un attimo
a spogliarmi, dopo tutto ho indosso solo i pantaloni e i guanti non me li
toglierei per nulla al mondo, non ora, non ancora per lo meno.
L'acqua tiepida della doccia mi avvolge, facendomi sospirare ma c'è
qualcosa di sbagliato, c'è qualcosa che non va . . sento indistinto un
gemito basso e sensuale provenire dalla mia stanza da letto. Lars . .
sospiro appena quasi seccato, lo riconoscerei fra mille e dopo tutto che
fosse un piccolo vizioso lo sapevo già. Mi lecco appena le labbra, l'acqua
tiepida mi scalda la pelle ma c'è come un grumo scuro dentro di me,
qualcosa di . . nero e pesante e . . insopportabile .. allungo la mano, il
freddo del miscelatore mi trapassa il sistema nervoso come un lampo e lo
volto verso il blu . .
Chiudo gli occhi appoggiando la fronte alla parete. E' fredda. E' fredda
l'acqua che scende dalla doccia. E' freddo quello che sento dentro. E'
freddo l'universo. Tutto è freddo . . Posso vedere dietro le palpebre la
danza di mille piccoli fulmini azzurrini, se mi concentro, mi basta poco per
intuire i flussi di potere che circondano Avalon e che per quanto mi
sembrano immani sono in effetti un nulla paragonato a quello che c'è fuori
di qui. Era nulla quando ero perso dentro il mio potere, non ho ritrovato
Avalon per l'energia che racchiude, no. Sono tornato indietro seguendo una
luce ben più luminosa, ben più remota e fredda . . la mia pelle trema e si
arriccia. Freddo. Freddo ovunque.
Sono qui per lui. Solo per lui. Il resto non importa, non ha mai importato.
Dei genezero non m'interessa poi tanto, che li trovi inferiori a me non è
del tutto vero, infondo ci sono molti mutanti che reputo degni solo di
leccarmi la suola delle scarpe. Il fatto di sterminare una razza,
razionalmente, è una cosa che mi urta, nega il mondo in cui sono cresciuto,
i fantasmi che ho dovuto combattere quand'ero piccolo e un sacco di altre
cose. Il potere e la posizione sono qualcosa che ho voluto raggiungere ma
sono poco più di un accessorio, avrei potuto diventare qualcuno molto più
facilmente restando sulla terra, col mio potere tra dei normali genezero che
avrei potuto fare? Avrebbero anche aperto la caccia contro di noi, ma il mio
potere è qualcosa di sottile, impalpabile, non si vede, non si tocca, e poi
la gente è così stupida. Credono sempre e solo a quel che vogliono
credere.
Sono qui per *lui*. Deglutisco a fatica, la gola mi fa male, stretta com'è
in una morsa d'acciaio. Pietro canta con Lars di là, sul mio letto, ma non
m'interessa.
M'interessa solo una cosa. Solo lui. Lui.
Erik . . sono qui per *te*. Ma non ti rinfaccio nulla. Non ti odio per
avermi fatto arrivare a questo punto, per avermi fatto sentire normale dopo
aver ucciso, dopo aver distrutto persone, famiglie, dopo aver seminato
dolore e odio e paura. No. L'ho fatto perchè l'ho voluto io, l'ho fatto
perché volevo essere qui, con te. E ora che ci sono . . perché non è
cambiato nulla? Stringo i pugni. Sono sempre vuoto dentro, quel che cerco
non l'ho trovato, i tuoi occhi non si posano su di me, tu non mi ami . . non
mi amerai mai . . lo sapevo, l'ho sempre saputo, non sono uno scemo! Mi
guardo le mani, adesso sono coperte con i guanti neri ma non importa, colano
sangue lo stesso, lo sai? E io che vorrei toccarti con queste mani . . che
scemo che sono, ti sporcherei . . ti sporco solo a guardarti, lo so. Tu ne
hai uccisi, annientati, distrutti ben più di me, ma tu l'hai fatto per
seguire un sogno. Strano da dirsi, ma se esistesse una giustizia divina, tu
saresti salvo. Tu stai cercando di fare il meglio per i mutanti meno
fortunati di me, che potrei vivere tra gli umani senza che nessuno se ne
accorgesse, per quelli meno fortunati di te, troppo potente perché i
genezero ti possano fare davvero del male. Tu cerchi di salvarli . . a modo
tuo, nell'unico modo che hai imparato . . la tua famiglia è stata
annientata dai Nazisti nei campi di sterminio, per poco non te ne sei andato
anche tu . . per cosa sei sopravvissuto? Una volta me l'hai chiesto, ti
ricordi?
Forse no, forse ora non te lo ricorderesti, Ma una volta mi hai parlato di
te, mi hai fatto vedere quei numeri azzurrini tatuati sul braccio e mi hai
spiegato . . mi hai detto ciò che non può essere spiegato. Mi ricordo la
tua domanda. "Perché io sono ancora vivo mentre gli altri no?" Tu
non hai risposto, io allora non sapevo che risponderti, anzi avrei voluto
avere il coraggio di dirti che eri sopravvissuto per me, perché io avevo un
dannato, disperato, assoluto bisogno di te . . ma non te l'ho detto, ovvio.
Non te lo dirò mai anche se credo che tu lo sappia. Non importa. Il tuo
scopo è ben più alto del mio misero desiderio, mi vergogno, mi vergogno di
provare certe cose per te . . ti chiamano 'dio', qui su Avalon, e i mutanti
di tutta la terra ti aspettano, lo sai?
Per loro vederti è un sogno, sei un'apparizione che non tutti sono degni di
incontrare. Io invece sono qui, tu mi hai *parlato* . . e sono uno stupido
indegno. Tu rischi la vita per loro, tu accetti di portare sulle spalle e
sull'anima la macchia dell'omicidio di tanti, anche di inermi perché sei
certo che così potrai salvare i tuoi fratelli. Io non sono degno di te, non
lo sono mai stato. Chissà se nella parte più remota di te mi rispetti o
semplicemente sono una pedina nel tuo gioco? Mi disprezzi, lo so. Servo ai
tuoi piani, ai tuoi scopi, sono abile e senza scrupoli ma questo è tutto
non è vero? Avrei tanto voluto renderti orgoglioso di me, ma solo ora mi
sono reso conto che non ce la farei mai. Sei troppo in alto per me, sei
troppo . . troppo.
Mi fa così male il cuore a pensarti .. tutto questo mi sembra un assurdo
deja vù. Sai, non mi serve scavare troppo nella mente per ricordare
quell'ottobre, un sole in cielo che sembrava primavera, l'aria piena di un
vento gelido, tagliente, che pareva figlio del cuore dell'inverno, tutto era
puro, terso, perfettamente scintillante. C'erano le foglie che volavano
ovunque, io che facevo anche fatica a camminare e allora mi limitavo a
guardare il panorama che avevo di fronte, sul Pincio, alle mie spalle in
giardino immenso di Villa Borghese, ai miei piedi Roma, scintillante di
sole, il travertino col suo colore di perla che mi accarezzava il cuore, il
Tevere che scintillava come se fosse d'oro, Castel Sant'Angelo e poco più
in là il Vaticano . .e gli alberi e il verde e giocare a intuire il
nome di quei palazzi che da la sopra sembravano tutti usciti dai libri delle
fiabe.
Roma . . Roma come mi manca . . ti ho incontrato lì, davanti al Pantheon,
la prima volta che ti ho visto . . e poi eri lì, su quella terrazza che
dava sulla città in quel giorno d'autunno col sole di primavera e il vento
d'inverno con tutto che sapeva solo di pulito e di luce. E i tuoi occhi che
erano più limpidi del cielo più chiaro che io avrei mai potuto vedere . .
e lampi e ozono e elettricità . . e *tu* che parlavi piano, lentamente, lo
sguardo perso a sfiorare le forme dei colli che si perdevano all'orizzonte,
la mente a rincorrere un passato che per te era tutto e che era svanito
inghiottito da un orrido mostro. Tu che parlavi e io che ascoltavo, non
sapevo fa altro, e sentivo il dolore, il rimorso, la fatica a sopravvivere a
tutto quello e ti guardavo e ti guardavo e ti guardavo . . null'altro. Avrei
voluto che il mondo si cristallizzasse in quell'attimo. Avrei voluto che il
tempo si fermasse. Vorrei essere ancora là, a sentirti parlare, pacato,
remoto, saggio, di fronte alla città più bella del mondo che scintilla e
sembra davvero un sogno . . e pareva che tu fossi già un imperatore e io
che mi sentivo di possedere tutto l'universo fra le mani perché tu mi stavi
parlando . . e tu che eri più bello e più nobile della città più bella e
più nobile di tutto il mondo . . eri già un dio. Per me lo sei sempre
stato . .
E ora sono qui, il tuo nome incastrato sempre in gola, sempre troppo poco
coraggio per aprire bocca in tua presenza, sempre l'unico desiderio di
starti al fianco, di essere tuo . . in un modo o in un altro, non importa
come, non è mai importato . . come puoi riuscire a farmi questo? Appoggio
il capo al muro, la fronte contro la superficie umida e fredda e il sorriso
che mi si torce sulle labbra, una presenza alle spalle, che non è quella
che vorrei ma non importa . .
"Cesare?"
Scuoto un poco il capo. La voce gentile di Baruch mi accarezza appena e io
sospiro di gratitudine. Con lui non c'è nulla, lui posso sopportarlo. Lars
mi ama, Pietro a modo suo mi desidera, invece lui . . lui è freddo e
calcolatore. Come me . . più di me . . è come sarei stato io se non avessi
mai incrociato il mio sguardo con quello di Erik. Mi volto verso di lui e lo
guardo. Non mi serve chiedere, lo so, e non mi serve dire nulla, lui
capisce.
Si spoglia piano, lentamente, fingendo un'indifferenza che non prova a
sentire i suoni che provengono dalla stanza da letto. Non è geloso, no, è
più . . desiderio di possesso. Pietro . .è così arrabbiato con lui, e
anche con Lars . . soprattutto con Lars. Sento il fastidio, e il desiderio
di vendicarsi. Pietro non è solo la sua fonte di approvvigionamento,
allora? Lo guardo, il suo sguardo non trema, non cede, non si abbassa. Mi
fissa apertamente senza paura, senza remore, non nasconde nulla, non ne ha
bisogno. Lui è tanto forte da poter essere sempre e solo sincero. La
scoperta mi mozza il fiato in gola e mi strappa un sorriso acre. Se fossi
forte anche solo al metà di quanto lo è lui . .
Baruch si avvicina, un passo, trema al contatto con l'acqua fredda, la sua
fronte si aggrotta ed estrae la mano da sotto il getto della doccia,
scrollandola come fanno i gatti, mi lancia un'occhiata dubbiosa, un lieve
broncio gli increspa le labbra.
"A stare lì sotto ti verrà una polmonite, Cesare."
Mi stringo nelle spalle.
"Io sto bene. Ma se ti da fastidio . . "
Non mi muovo, lui neppure, lunghi secondi che mi sento scivolare addosso
come quelle miriadi di goccioline affilate come l'acciaio che mi graffiano
la pelle poi Baruch sospira e mi regala un sorriso. Mettersi sotto l'acqua
è un movimento rapido, gli manca il respiro per un attimo poi lo vedo
sorridere, i capelli negli occhi che gli danno fastidio, il corpo sottile e
nudo premuto contro il mio, le mani che cercano di non tremare . .
"Non volevo fare . . una cosa che non volevi, prima quando . . quando
ti ho trovato dormire con tutto quel potere . . "
Gli sfioro una guancia. Non sai quanto ti devo, e non te lo dirò mai. Ma io
non lo dimenticherò.
"Non preoccuparti."
"Non avevo mai percepito un . . un potere simile . . "
Annuisco in silenzio. Anch'io. E non avrei più intenzione di dartene
un'altra volta l'opportunità. Gli sfioro una guancia, liscia e morbida, la
sua pelle è tiepida al mio tocco, tiepida nonostante tutto. Socchiude
appena gli occhi. Lo scroscio dell'acqua che ci circonda ci impedisce di
percepire altri suoni che non siano quelli dei nostri respiri e la cosa
sembra tranquillizzarlo. Si inginocchia lentamente davanti a me, un nuovo
sorriso, dolce questa volta, gentile, quando mi fissa negli occhi.
"Cesare . . prima ho preso ciò che mi era necessario senza darti nulla
in cambio. Ora vorrei poterti dare il tuo piacere . . "
La sua voce ha una sfumatura così calda e solare, così amabile . . gli
sorrido, non so come ci riesca a farmi questo ma sono qui e lo guardo e
sorrido. Sto . . bene . . le sue labbra sulla mia pelle sono calde e
morbide, la sua lingua che si muove leggera sul mio ventre, poi mi prende in
bocca e chiudo gli occhi appoggiandomi al muro alle mie spalle.
Succhiami Baruch, succhiami via da qui, portami lontano, stremami, cancella
i ricordi e quell'amarezza che ho infondo al cuore. Come sono fragile . . e
tu invece, come sei forte . . no, no, via! Via questi pensieri! Non ora, non
adesso, non voglio che ci sia posto dentro di me per essi in questo momento.
Sorrido di nuovo, le tue labbra che si muovono avanti e indietro tra le mie
gambe e a me che basta così poco per avere di fronte quegli occhi che mi
spaccano in due il cuore. I tuoi capelli mi scivolano fra le dita, non
emetti neppure un suono di protesta quando te li tiro, quando ti do la
cadenza che preferisco, ti sento sorridere ed è strano sentire le labbra
che si tirano quando sono intorno al mio cazzo, e la pelle sottile e
sensibile che si scalda al contatto della tua bocca, della tua lingua . .
deliziosa . . morbida . . che pessimo amante sarei stato, stavolta, se tu
non mi avessi voluto così! Il dolore sembra sciogliersi di botto in un
orgasmo che mi fa mancare il fiato, i muscoli tremano e ti colo fra le
labbra e tu che succhi e succhi e succhi e inghiotti . . il piccolo
Baruch . .
Ti alzi di scatto e ti premi contro di me, le labbra che cercano le mie e la
tua lingua che affonda nella mia bocca . . il tuo respiro corto, il mio come
il tuo, ansimiamo incollati, io e te, il tuo corpo bollente contro il mio di
ghiaccio, le tue parole che balbettano qualcosa che solo a fatica comprendo
. . il tuo sapore, Cesare . . assaggia il tuo sapore . . e io che lo faccio,
ubbidisco senza capire e non m'importa neppure . . sei piccolo e morbido fra
le braccia, flessuoso e delicato, sembri un uccellino, il tuo cuore che ti
batte in petto e pare che possa spaccarti la gabbia toracica . . sei
delizioso . . delizioso . .
L'acqua fredda mi abbraccia, e abbraccia anche te. Chiudo gli occhi
affondando il capo nel tuo collo . . mi va bene così, adesso mi va bene così
. . per un attimo mi va bene anche esistere senza un paio di occhi di
ghiaccio che mi guardano, senza la sua voce nelle orecchie, senza Roma stesa
sotto di me, senza il sole, il vento e il Tevere che brilla e il travertino
con le sue sfumature. . un attimo . . solo un attimo . .
_____
Tepore morbido e avvolgente. La pelle contro la pelle, il respiro di
qualcuno che mi sfiora la schiena, stringo appena le braccia e sento
un corpo sottile premuto contro il mio, dei capelli che mi solleticano un
fianco e il calore di corpi contro il mio. Tutto è morbido, ovattato,
gentile, mi sento bene, tutto è un universo di sensazioni piacevoli, è
quasi come essere ritornati nel grembo della propria madre, solo che non
sono da solo. E la cosa non è poi tanto spiacevole come pensavo.
Un attimo dopo qualcosa mi titilla il cervello. Il mio potere che si agita
appena sotto gli strati del sonno e della spossatezza e della soddisfazione.
Non m'interessa, arrivi chi voglia, 'affanculo al mondo. Stringo con forza
gli occhi rannicchiandomi ancor di più nel lenzuolo. Sto bene e non voglio
svegliarmi. Non voglio, non voglio non voglio . .
"Mi auguro di non dovermi trovare di fronte a qualche spettacolo troppo
esplicito, nella mia situazione devo fare attenzione a non
spaventarmi!"
Lucrezia . .
Il lenzuolo me lo strappa di dosso, io mi limito a socchiudere un occhio
guardandola con un mezzo sorriso, lei è lì impassibile di fronte a . . mhm
. . tre uomini nudi infilati nel letto di suo fratello con una faccia
talmente divertita che mi viene quasi voglia di chiederle cos'è che abbia
visto di tanto . . bhè . . se mi volto appena vedo il fondoschiena di
Pietro, così assolutamente . . succulento . .e c'è Lars che è
scattato a sedere con un'espressione così terrorizzata e insieme così
vergognosa . . bhè, c'è da capirla . .
Pietro affonda il capo nel cuscino con fare annoiato sbuffando il proprio
disappunto.
"Ma maledizione . . neanche dormire si può . . "
Io alzo gli occhi al cielo, con Baruch che, l'unico a mantenere il suo
solito aplomb, la saluta gentilmente. Lei sorride un saluto altrettanto
cortese, come se si fossero incrociati per caso in una sala da ballo!
Inaudito . . mia sorella è assolutamente incredibile . .
"Che c'è Lucrezia?"
Cerco di scivolare fuori dal mio letto con tutta la grazia che so trovare
anche se non è facile visto che devo scavalcare Baruch, liberarmi
dall'abbraccio di Lars ed evitare i possibili movimenti troppo rapidi di
Pietro. Lei mi guarda e sorride.
"Mhm . . hanno bisogno di Pietro nel settore Alfa-15. - lui mugugna
indispettito a morte, nascondendo al testa sotto il cuscino. Lei si mette
con le mani sui fianchi e lo prende per una spalla, scuotendolo - E subito.
C'è tuo padre che ti aspetta!"
Pietro si mette a sedere soffocando un : 'e che cazzo vuole adesso,
quello?!', neanche il tempo di tirare il fiato e lui è già lì, vestito di
tutto punto, in piedi davanti alla porta. Si volta appena verso di noi
comuni mortali che siamo ancora alle prese con gli ultimi brandelli di sonno
che non se ne vogliono andare e ci sorride benevolo.
"Ok, devo andare. Baruch! Mezz'ora prima della riunione nel mio studio.
Cesare, ricordati che voglio vederti nel pomeriggio, ci sono un paio di cose
che dobbiamo chiarire, il tuo ultimo prospetto ha delle cose che non mi
piacciono."
Stop.
Puf.
Sparito nel nulla.
Senza possibilità di replica, senza il tempo di una qualsiasi spiegazione,
o saluto. Lars sbatte le palpebre, lo sento nervoso e agitato, Baruch
invece, come niente fosse, si mette a vestirsi con calma, la sua divisa è
quella ancora meno spiegazzata di tutte le altre. Sospiro dopo essermi
infilato un paio di pantaloni, crollando su una poltrona.
"Ragazzi, vedete di muovervi! Devo parlare con mia sorella."
Lei mi sorride in silenzio e si siede al mio fianco. Non sembra per nulla
nervosa, né imbarazzata . . perché mi aspettavo che lo fosse? In effetti
non lo so, ma credevo che Lucrezia fosse una creatura dotata di senso del
pudore. A quanto pare mi sbagliavo.
Quando, pochi minuti dopo io e lei rimaniamo soli, il suo sorriso rimane ma
diventa più luminoso .. si passa una mano fra i capelli e finge di essere
offesa.
"E io che speravo di essere la prima a farti la sorpresa!"
Sorpresa? Arcuo appena un sopracciglio. Vedo la sua mano che si sfiora il
ventre e sorrido.
"Pietro è sempre il più rapido di tutti . . in molte cose, pare. -
soffoca un sorriso un po' troppo impertinente - Ma sei certo che sia suo?
Dopo tutto, da quel che ne so, non hai smesso di dormire da Exodus."
Lei si mette comoda, appoggiandosi alla poltrona con calma, i suoi occhi si
fanno improvvisamente piene di ombre, come quando, da piccola, mi si
avvicinava di soppiatto per svelarmi un qualcosa che riteneva importante.
Annuisce in silenzio, poi prende un profondo respiro.
"Non era nei miei piani rimanere incinta, Cesare, soprattutto ora. Ma,
ovviamente non ho intenzione di abortire. - i suoi occhi diventano così
luminosi che fa quasi male a guardarli. - In breve, se non fossi stata con
Paris avrei preso qualcosa per evitare la possibilità di avere figli, ma
Pietro è . . piombato troppo in fretta nella mia vita perché io corressi
ai ripari."
Mi manca il fiato, letteralmente, quando il mio cervello si decide ad
elaborare del tutto il significato della sua frase.
"Vuoi dire che . . "
Lei annuisce in silenzio, il suo sorriso è spento, c'è qualcosa di nuovo
che si è acceso nel suo sguardo, determinazione, durezza . . e un po' di
divertita condiscendenza.
"Non te l'ho mai detto perché non credevo che fossero affari tuoi. Ma
Paris è sterile."
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