PARTE: 2/?
NOTE: Cesare, Lucrezia, Lars sono MIEI, (pure Baruch a dire il vero . . che razza di nome, eh?! E' semplicemente 'Benedetto' in olandese!!!) mentre ahimè, Magneto, Pietro e Paris/Exodus appartengono alla Marvel!



Avalon

Parte II

di Dhely


Spengo l'ennesima sigaretta nel portacenere con un sospiro seccato mentre ricontrollo per la miliardesima volta quel documento che non mi piace proprio. Di fronte a una situazione politica simile non sono riuscito a prospettare che cinque soluzioni differenti, tra le quali, ovviamente, so benissimo quale preferire, ma la scelta non spetta a me, il mio incarico è semplicemente quello di inventare soluzioni.
Sorrido spingendo indietro al sedia mentre sento un lieve movimento dietro la porta del mio studio. L'interfono lampeggia appena un attimo, silenziato, dopo tutto sono un empate, e so benissimo chi diavolo c'è dietro la porta del mio studio.
Baruch entra con decisione e un pallido sorriso dipinto sulle labbra. Mi trovo a rispondergli con il mio solito algido silenzio che non lo intimorisce affatto. Si limita a chinare appena il capo.
"Signore, mi aveva ordinato di venire a chiamarla per la sessione di allenamento, solo che . . - appoggia dei documenti sulla scrivania ampia e lucida - Milord Pietro Maximoff ha richiesto al sua presenza nelle sue stanze."
Sollevo appena un sopracciglio spostando lo sguardo sui fogli che ha posato al mio fianco: i dati che avevo richiesto, arrivati ben prima di quanto sperassi. Mi sfugge un mezzo sorriso e annuisco muovendo una mano nell'aria, secca.
"Digli che sarò da lui fra pochi minuti. Appena il tempo di stampare un paio di documenti."
S'inchina e scompare in silenzio dietro la porta che scivola sulle rotaie controllate elettronicamente. Pigio il tasto di stampa poi mi appoggio allo schienale della mia sedia con un ghigno rapace dipinto sul volto. Sono stato messo davvero al lavoro solo da poche settimane, dopo i mesi passati a riprendermi dall'incidente, ma Pietro non mi ha mai lasciato in pace un solo attimo. Non lui in persona, ovviamente, il figlio di Lord Magneto ha sicuramente di meglio da fare che controllare i sottoposti, ma mi ha appioppato quel Baruch alle costole con quei suoi modi garbati e lievemente provocanti aspettandosi chissà che reazione. Mi lecco le labbra soprappensiero sbattendo i fogli di carta sulla superficie della scrivania, poi mi alzo in piedi con un movimento fluido. Adesso saprò finalmente per *cosa* in particolare mi sta controllando, e se posso fare qualcosa per tranquillizzarlo. Non mi piace affatto sentire il fiato sul collo di una piccola spia come lui.
_____

Gli appartamenti di Pietro, insieme a Baruch sono l'unico che può accedervi senza dover fare anticamera. Anche se, lontano Magneto, la stazione Avalon viene retta da Paris, Lui è sempre il Figlio, come viene ossequiosamente chiamato, e sarebbe sinceramente subissato da visite se non le avesse espressamente vietate.
Li conosco bene, non è la prima volta che ci vado, spesso lavoro nel suo ufficio privato, in fondo è il mio lavoro. Baruch, da bravo lacchè, si premura comunque di farmi strada, io accetto tutto in silenzio, in parte è un frutto della mia posizione.
Pietro mi aspetta nel salotto, con un occhio fisso sullo schermo di un portatile appoggiato al tavolinetto davanti a lui, l'altro passa rapidamente sulle pagine di documenti che, ovviamente, sbriga a una velocità incredibile.
Mi indica appena di venire avanti con un cenno del capo ordinando di sedermi, poi sbuffa dovendo attendere un qualche segnale di vita dal piccolo apparecchio ricetrasmittente che ha estratto da non so dove, non ho semplicemente potuto vedere il suo movimento. Qualcuno risponde dopo uno squillo e mezzo, non di più. Pietro, con un tono annoiato oltre ogni dire, snocciola degli ordinicollegati a degli investimenti da compiere sulla borsa di Hong Kong e chiude la comunicazione gettando di lato il telefonino.
Si passa una mano fra i capelli, la sua fronte si spiana da quella lieve ruga di irritazione e si alza in piedi. ovviamente non per accogliermi, per me non c'è bisogno di tanti convenevoli, ripone semplicemente i documenti controllati in una cartelletta e si rimette a sedere solo per digitare un paio di cose sulla tastiera. Sbuffa di nuovo attendendo impaziente il mezzo secondo in cui avviene il salvataggio dei nuovi dati, poi rifila la cartelletta e il portatile fra le braccia di Baruch.
"Portali nel mio ufficio."
E' sempre stupefacente guardarlo lavorare: nervoso, un fascio di muscoli e nervi che palesemente stanno stretti in un universo che non riesce a stargli al passo. Riesce a fare il lavoro di venti persone in un mese impiegandoci un semplice pomeriggio e permettendosi anche una scarsa metodicità che non serve altro che far perdere tempo a un mutante che potrebbe vivere muovendosi normalmente superando la velocità del suono. Appoggio semplicemente i miei documenti sul tavolo, una ventina di pagine che lui divora nel tempo che io ci metto a fare due colpi di tosse lievemente nervosi, poi mi rivolge un sorriso stentato. 
"Ottimo lavoro, Cesare. Noto che non hai perso i tuoi contatti." 
Mi stringo nelle spalle. E' difficile tentare di fare una discussione con lui quando ha così poco sotto controllo la sua velocità. Mi rimane pochissimo tempo per studiare le sue espressioni e le emozioni che gli si accavallano dentro a una velocità folle. Mi fa quasi girare la testa, a dire il vero, ma non c'è nulla che un po' di buon allenamento non riesca a rimettere in giusta prospettiva. 
"Ho creduto che comunicare anche i contatti di cui avvalersi nell'agire in un determinato modo facesse parte del mio lavoro. Non devo costruire castelli in aria ma . . concrete possibilità operative."
Pietro si è fermato. I suoi occhi di ghiaccio piantati nei miei mi trasmettano piccoli brividi lungo la spina dorsale. Intreccia le mani annuendo in silenzio. "Sei davvero un ottimo elemento."
Il ritorno di Baruch ci ritrova ancora sprofondati nell'immobile analisi l'uno dell'altro, lo sento innervosirsi, preoccuparsi ma pare ben addestrato, si limita a rimanere accanto alla porta, attendendo un ordine.
Pietro chiede qualcosa da bere, io declino gentilmente l'invito. E' sempre dura parlare con lui, non posso permettermi errori e se Pietro riesce a smaltire i fumi nell'alcol con la velocità naturale del suo corpo in pochi secondi, ne sono certo, io non ho questa fortuna. Eppure il suo controllo esteriore sfiora la perfezione: a guardarlo adesso non sembrerebbe che è lo stesso che ho visto pochi minuti prima, muoversi in quel modo. Ora è lì, seduto proprio di fronte a me, un bicchiere in una mano, immobile a fissarmi, ombre di sensazione che gli si riflettono negli occhi troppo chiari, il freno che ha imposto ai suoi poteri è una costruzione perfetta di ghiaccio, gelida e dalle pareti taglienti. Una meraviglia ingegneristica che solo io e pochi altri possono percepire, e, ahimè, è un vero peccato. Mi sfiora la domanda di come si sia dovuto addestrare per arrivare a questo risultato, davvero meraviglioso, potrei cercare di immaginarlo ma solo come esercizio mentale, temo che non potrei neppure sfiorare la verità.
Indossa la sua divisa, una tuta aderente e nera, che sottolinea ogni millimetro del suo corpo e mostra quanto sia davvero un fascio di nervi in perenne agitazione, i muscoli sempre sul ponti di scattare, sembra una balestra che attende solo di poter lanciare il proprio dardo. E il più bel fondoschiena di tutta Avalon . . il pensiero mi fa torcere appena le labbra in un accenno di sorriso e distogliere lo sguardo da lui, cosa che so perfettamente non essere educata ma che so nessuno può farne a meno. Scuote indietro il capo per scrollarsi via dalla fronte un ciuffo di capelli color del platino, evito appena per un soffio di seguire la curva del suo collo fino al punto in cui s'impianta nel petto per poi con l'immaginazione seguirne i contorni fino agli addominali e poi giù giù . . il mio sguardo cade su una piccola fotografia, l'unica in tutta la stanza, anzi, l'unica in tutte *le* stanze private di Pietro. 
E' ritratta una bambina, sembra di tre o quattro anni, non di più, i capelli biondi, gli occhi chiari e un sorriso luminoso come una stella. Sua figlia.
Ne avevo sentito parlare. Sento chiaramente il suo sguardo scivolarmi addosso e poi seguire il mio. Mi sfiora appena un sentimento di lieve irritazione, disinteresse, freddezza e fastidio misto a un poco di tenerezza quando si limita a pronunciare il suo nome. Luna. Dentro di me non riesco a non pensare che sia un nome idiota, ma d'altra parte chi sono io per giudicare una cosa simile? E poi, che importa? Ritorno a pensieri più inerenti all'uomo che ho di fronte: sapevo che avesse una figlia e pure che fosse sposato. Che fine abbia fatto sua moglie non so dire, dopo aver passato mesi su Avalon ho capito un paio di cose, tra cui che milord Magneto è *davvero* omofobo e che ha messo come obbligo improrogabile il . . mhm . . presumo che 'trasmettere il proprio patrimonio genetico superiore ad eredi di sangue' sia un modo anche formalmente corretto per esprimere l'idea di figliare assolutamente. Vengono anche accettati figli avuti con donne umane!
Bhè, conosco abbastanza di creature di sesso femminile per sapere di non aver problemi in questo campo, credo che non mi sposerò mai ma non penso sia importante. Basta avere un figlio, no? Fortunatamente sono nato uomo . . credo che la fine di mio figlio sarà quella di Luna. Chissà quand'è l'ultima volta che suo padre è andato a trovarla? Ma questo a Magneto non importa, purché sia una mutante . . e a Pietro pare importare ancora meno. 
Comprensibile.
Ritorno a fissarlo negli occhi, Pietro è ancora lì, immobile e impassibile, quella strana espressione sul volto, non rapace ma affilata, sembra un felino che finge di sonnecchiare attendendo la preda. Gli sorrido, sfacciato, io non sono una preda e lui lo sa per cui accetta da me questo che, da un altro sembrerebbe solo una mancanza di rispetto. I suoi pensieri seguono vie tortuose, sento lievi accenni di soddisfazione che sfumano nell'immobilità imposta di quell'attimo poi si passa una mano fra i capelli.
Mi accorgo solo ora che sta parlando. Banalità riguardanti il nostro lavoro.
Io rispondo cose altrettanto banali. Entrambi stiamo 'lavorando' su due piani distinti. Le parole che ci diciamo non hanno alcun senso, non sono la cosa importante, sono solo un mezzo per . . per studiarci. Non mi stupisce la cosa, di solito quella di analizzare le reazioni di chi ho di fronte prescindendo in parte da quel che dice è uno dei metodi che preferisco anche se non mi è mai capitato di farlo in maniera tanto scoperta. Ma Pietro non è proprio uno dei buzzurri ignoranti con cui ho trattato finora. 
Meraviglioso. I suoi occhi si animano, vedo cristalli di ghiaccio e d'ombra trasparente danzare insieme, onde di potere denso creare arabeschi dentro di lui, sento il suo autocontrollo impeccabile riuscire a farsi fluido, sempre impenetrabile ma non immobile e questo sì che è uno spettacolo. L'aria intorno a noi la sento satura di tutto questo e anche di cose a cui non riesco a dar nome. Baruch respirando esprime un'incredibile tensione erotica, Pietro ne è consapevole ma la lascia galleggiare lì nell'aria, nel nulla, come se non esistesse, come se non fosse altro che un miraggio. 
Pietro è così dannatamente vivo . . tutto il suo controllo, la sua forza, il suo spirito si muovono fluidi e nervosi sotto la facciata che si è creato per il mondo, la sua energia è trasparente, è assolutamente priva di materia, è riuscito a . . come ad estrarla dal suo corpo, rendendola un centro da cui attingere energia ma da cui non è dominato. Così posso vederla quasi, una fiamma trasparente, di ghiaccio e acciaio, tagliente, affilata, che danza di fronte a me, affamata e sensuale . . e riesco altrettanto bene a vedere lui fare la stessa cosa, guardarla e non aver paura a affondarci dentro le mani per prendere la vita che vuole, la vita di cui ha bisogno. I miei nuovi poteri mi permettono una visione migliore di certe cose e non ho ancora imparato a non stupirmi. Capisco l'attrazione esercitata su Baruch, è come una falena ammaliata dalla fiamma, e come una falena, se Baruch si avvicinasse troppo ne morirebbe. Il suo corpo non è fatto per riuscire a sopportare le sollecitazioni date da una forza simile. 
Baruch . . sto studiando Pietro eppure Lars mi ha insegnato qualcosa . . 
Baruch è strano .. se posso tranquillamente definire Pietro una fonte di energia, di emanazione, di potere, che emette forza e vitalità semplicemente respirando, Baruch è solo un ricettore. Vedo l'oscurità provenire da lui, un buco nero che non può vivere che assorbendo l'energia e la vita altrove. Chi meglio di Pietro? Credo nessuno in tutta Avalon sia dotato di una tale carica vitale, e credo anche che sia uno scambio consapevole, il legame fra di loro è solido agli occhi del mio potere, il flusso di energia che va da uno all'altro è flebile, ma fisso e stabile. Una delle poche cose che non cambiano nella cangiante multiformità di espressioni che l'energia interiore di Pietro assume. Sono legati da una forza che va ben oltre l'alta probabilità di essere amanti, ne sono certo, una sorta di guinzaglio si dipana fra di loro ma da una parte c'è troppa luce, dall'altra troppo buio e non riesco a capire chi tiene in mano un capo e chi lo porta legato al collo.
Scivolo di nuovo di un gradino, le immagini che avevo di fronte agli occhi scompaiono, il mio potere guarda l'interno di una stanza da un'altra angolazione e io percepisco solo le forze, le energie che si muovono. Un flusso immane si muove da Pietro, vedo le onde d'energia diramarsi da lui e avvolgere tutta Avalon, tutta la luna, perdersi nell'universo come la luce di una stella. . incredibile . . questa è la sua forza vitale? Non so di preciso come definirla, dopo tutto per certe cose non ci sono parole adatte ma 'sento' chiaramente cos'è. Io mi ci crogiolo per un attimo, assaporandone il potere e la tiepida carezza, solo un animale a sangue freddo che si stende sotto i raggi del sole, Baruch, immobile e passivo è in un angolo e si nutre di quello che gli arriva a tiro, lo assorbe e lo fa suo anche se non riuscirà mai a splendere. Non che sia un male, dopo tutto se ci deve essere equilibrio a una forza che si emana a tal punto si deve poter contrapporre una possibilità di assorbimento quasi totale. Pietro potrebbe saturare tranquillamente il piano empatico senza neppure accorgersene, Baruch e quelli come lui, sono coloro che mi permettono di continuare a comprendere le differenze assorbendo ciò che altrimenti mi accecherebbe.
Sento come uno strattone, il mio potere sta per scendere di un altro gradino ma mi oppongo. Se scendessi da qui arriverei a un livello dal quale non riuscirei più a uscire, il vivere ciò che sento mi porterebbe a uno stadio di assoluta comunanza con l'oggetto studiato, ma perderei la mia individualità in esso . . e Pietro non è proprio il tipo adatto per iniziare a fare esercizio di autocontrollo in questa direzione. Lentamente ripercorro la strada che ho fatto per arrivare fin qui a ritroso, m ritrovo padrone del mio corpo, delle mie sensazioni, riesco di nuovo a rivederlo in viso e gli ritrovo indosso quella solita, meravigliosa espressione mischiata alle sensazioni che provengono da lui, adesso più confuse, più sfocate ma sempre forti e presenti. Mi lecco le labbra, istintivamente, di fronte ad un suo sorriso che gli guizza nello sguardo. Ritorno alle parole.
"A proposito . . ieri sono stato da Lars."
E' come uno schiaffo, sento l'energia di Pietro contorcersi e sibilando come colpirmi in pieno viso, so che lui non lo fa apposta, molto probabilmente non se n'è neppure accorto ma l'intenzione con cui ha fatto quell'affermazione era di colpirmi. E ferirmi. Mi sfugge un ghigno stringendo i pugni mentre intuisco la scia scintillante della sua energia sibilare nell'aria intorno a me: è un attacco in piena regola. Trattengo appena il fiato.
"Immagino che non si sia mostrato seccato del suo interessamento, signore."
Non c'è propriamente stupore in lui, se davvero si aspettava consciamente una risposta, doveva essere di questo tono. Mi colpisce la sua espressione che si stempera in . . in qualcosa di lievemente più dolce. Questo mi stupisce davvero ma non mi faccio confondere, non è il momento giusto per farlo. Lo vedo sorridere di fronte al mio sorriso, si passa una mano fra i capelli e si mette comodo. Non mi piace l'espressione che gli vedo fiorire sul volto, meno parlo di Lars meglio è e sono certo che lo sappia anche lui. 
Mi sta mettendo alla prova. . . eccitante . . mi piacciono le prove. 
Lui nuove appena il capo di lato indicando Baruch, fermo e immobile a pochi passi da noi, e mi sorride di nuovo.
"Non dimentico mai che dopo tutto . . me lo hai prestato . . " 
Arrossirei se non fossi addestrato a non farlo. Vedo i suoi occhi di ghiaccio assottigliarsi, un paio di fessure scintillanti in grado di spaccarmi in due, e il suo movimento fluido ed elegante di mettersi in piedi, una mano che schiocca le dita e mi trovo immobilizzato da . . la tensione che sento crescere intorno a me è intossicante, se fossi di fronte a un nemico attaccherei, ma con lui non posso . . non voglio neppure . . 
Improvvisamente mi trovo di fronte Baruch che mi si inginocchia davanti. Lo guardo stupito mentre il suo sguardo sfugge al mio, nascondendosi dietro alla cortina ramata di capelli che si fa scivolare sul volto mentre mi s'inginocchia di fronte, arrossendo un poco sugli zigomi. Pietro è in silenzio, in piedi a pochi passi da me, lo guardo e lo vedo tranquillo, un poco divertito ma null'altro . . Stavo per chiedergli cosa volesse fare ma mi basta guardarlo per capire. Gli sorrido in risposta passando una mano fra i capelli di Baruch.
"Non è il caso che si senta in dovere di fare altrettanto. Ma accetto volentieri il dono."
I suoi occhi scintillano più di quanto pensavo potesse essere possibile, io socchiudo le palpebre facendo scivolare le mani sulle spalle sottili e le labbra mi si torcono in un sogghigno tirato nel sentire quelle piccole mani scivolarmi addosso . . ha la pelle di ghiaccio e quando mi sfiora riesce immediatamente a farmi sussultare. Delizioso.
Sento al sua lingua sfiorarmi la pelle intorno all'ombelico per poi scendere fra le gambe, le mani che mi massaggiano le cosce, la sua bocca socchiusa che si apre per accogliermi impaziente . . un nuovo brivido, questa volta strano, quasi alieno, quando Baruch inizia a succhiare. Sento le sue piccole labbra attaccarsi voraci al mio cazzo e succhiare come . . inarco all'indietro il capo, cos'è questo? Non capisco . . per un attimo sento furioso il desiderio di strapparmelo di dosso ma la sensazione dura appena una frazione di secondo, ondate lievi e ritmate di piacere mi crescono dentro, a tempo col movimento armonioso di quella testa tra le mie gambe.
Avanti e indietro.
Pietro mi fissa e sorride continuamente. Lo vedo avvicinarsi a me, alla poltrona su cui sono sprofondato e mi sento improvvisamente inerme, prosciugato. I suoi occhi sono cristalli di ghiaccio, puri e limpidi, ma troppo luminosi per poterne scrutare le profondità in maniera agevole, si china su di me e ucciderei per poterlo baciare . . vorrei poterlo fare . . sento il suo fiato addosso a solleticarmi le labbra, s'è fermato a un palmo dal mio viso. L'idea che mi basterebbe spostarmi di poco per sentire il suo sapore di nuovo mi fa impazzire . . la sua lingua . . mi lecco le labbra, lui fa lo stesso e sorride a vedermi contorcere mentre a Baruch scappa un gemito.
Avanti e indietro.
Vedo al sua mano sfiorarmi il petto, slacciandomi i bottoni della camicia, il suo tocco che mi scivola addosso come carezza di seta, fino ad arrivare alla meta . . i capelli morbidi di Baruch gli si attorcigliano intorno alle dita e improvvisamente, facendomi incastrare il respiro in gola, il ritmo cambia. Pietro mi fissa e sorride mentre la sua mano guida i movimenti di quella bocca che mi sta facendo venire . . La lingua smette le piccole, lievi lappate con cui mi ha fatto diventare duro, ora c'è il morbido tepore della sua bocca che mi avvolge e mi stuzzica, il ritmo aumenta, diventai mprovvisamente altalenante, prima rapido poi si ferma poi riprende poi . . 
Pietro tiene il capo di Baruch fermo contro le mie gambe, lo sento gemere appena inchiodato lì, col mio cazzo che gli arriva in gola, le lacrime che gli solcano le guance e mi cadono sulla pelle e le mani sulle ginocchia. La sua schiena trema al tendersi dei miei muscoli ma non ho tempo per lui.
Pietro mi guarda e sorride, continua a sorridere e quella tensione tra noi diventa improvvisamente un qualcosa di fisico, una sensazione tattile che mi avvolge e il crepitare dell'elettricità sulla mia pelle che esplode in miliardi di scintille quando si muove. 
La sua mano tira i capelli di rame verso l'alto, sento il mio cazzo che scivola fuori dalla sua bocca e poi viene di nuovo rituffato dentro . . in fretta, ora . . ora . . dio . . c'è Pietro chino sopra di me che mi sta per baciare, che respira il mio fiato e io respiro il suo e dà il ritmo al ragazzo che è inginocchiato fra le mie gambe . . socchiudo gli occhi . . è lui che mi sta facendo venire, è lui che . . mi sta facendo una sega . . dio, sì . . la sua mano. La sua bocca. I suoi occhi . . anche se li vedo lì a un palmo dal mio viso li sento fra le gambe, sento la sua lingua, la sua bocca, ed è Pietro e non Baruch, il suo fiato, il suo calore . . E mentre forse è vero che sono le labbra di un altro che mi succhiano e portano il mio piacere a un livello insopportabile, sono gli occhi di Pietro che mi succhiano l'anima, e lo vedo ridere aumentando ancora il ritmo, scoprendo nel mio sguardo le cose da fare, la pressione da tenere, il punto a cui sono arrivato . .
Il desiderio di toccarlo sta diventando qualcosa di insopportabile, riesco solo a sollevare una mano e con due dita sfiorargli la guancia. La sua pelle liscia e morbida mi trasmette mille brividi, lui ride socchiudendo piano gli occhi poi si passa la lingua sulle labbra. Lo voglio. Il desiderio che ho di lui diventa terribile, una brama incontrollabile di possederlo . . . lo voglio, lo voglio . .
"Vieni, Cesare, vieni . . " 
Il suo è un sussurro strozzato, vedo chiaramente quanto è eccitato, non riesco a non pensare che sia lui . . chiudo gli occhi con forza e c'è solo il suo profumo, il suo desiderio, l'eco delle sue parole e la sua presenza al mio fianco che si sovrappongono a quella bocca . . e dentro di me vedo una testa di capelli color del platino fra le mie gambe che va avanti e indietro, che dà il ritmo ai miei pensieri, al mio cuore . . Pietro . .
Sento il suo nome e non fatico a pensare di averlo urlato io, il suo fiato mi sfiora appena il lobo dell'orecchio . . come dev'essere prenderlo?
Meraviglioso . . m'immagino di avere sotto le dita quel corpo duro, sottile e nervoso, guizzante e liscio, umido per il sudore e l'eccitazione . . e il suo calore intossicante e la sua morbidezza incantevole, proprio com'è morbida la sua bocca, le sue labbra, la sua lingua . . 
Gemo tirando indietro il capo . . Pietro . . ti voglio . . subito! Lui ride sfiorandomi l'orecchio con le labbra, e i movimenti sempre più frenetici e io che me lo sento fra le dita e che me lo vedo fra le braccia, sotto di me, e io gli sono dentro e lui che urla . . voglio sentirlo urlare . . "Vieni Cesare . . "
Urlo il suo nome di nuovo e di nuovo, il calore che mi squarcia le viscere, il suo profumo che mi annebbia il cervello e quella bocca divina . . sarebbe solo meglio se fosse il suo culo . . mi basta pensarlo un lampo di fuoco che mi scintilla nella mente, l'immagine di Pietro fra le mie gambe, il suo corpo sotto il mio, le mie braccia che gli si stringono addosso, il suo bacino spinto contro il mio e mi ritrovo senza più fiato e senza più forze, mentre quelle labbra mi succhiano fuori anche il cuore . .
Riprendo fiato lentamente mentre la lingua diligente di Baruch mi sta pulendo con calma e riapro gli occhi. Pietro è ancora al mio fianco ma non mi guarda più, sta guardando il nostro giovane compagno, ammirato e compiaciuto di lui. Gli ha lasciato i capelli e ora gli tende una mano a sfiorargli una guancia. In risposta ha un sorriso da cucciolo e una specie di guaito. Lo sento sorridere.
"Ti è piaciuto Cesare?"
Baruch annuisce leccandosi le labbra. "Avevo tanta fame, Pietro . . "
La strana espressione passa in secondo piano, cerco di riprendere il controllo di me ma mi sembra che qualcosa me lo impedisca . . sono così dannatamente . . stanco. Innaturalmente stanco. Una trappola? Non so, non . . è come se mi avessero drogato, mi pare di avere il corpo e la mente lievi, a galleggiare in un universo ovattato in cui esiste solo il piacere e il mio corpo . .
Non mi stupisco della nuova ondata di desiderio che si spande nei miei centri nervosi di fronte a Pietro, le sue dita che di nuovo affondano in quella morbida massa di capelli di rame, le sue labbra che si socchiudono e la sua lingua che si avvolge a quella di Baruch . . lo vedo succhiare il mio sapore stringendoselo al petto. Lui gli circonda la vita con le mani, sussurra qualcosa che non comprendo e si lascia strappare di dosso i pantaloni senza neanche un sussulto, sembra non aspettare altro . . perché tutto si muove così lentamente davanti ai miei occhi? . . sento il piacere legarmi di nuovo la gola quando Baruch crolla sul divano al mio fianco e Pietro che lo segue e ride e affonda in lui come un coltello nel burro. I suoi fianchi sottili si muovono rapidi e secchi, il suo cazzo gonfio e duro lo penetra in fretta, il ragazzino stringe semplicemente i pugni e si morde un labbro cercando di cancellare un sorriso che gli si sta allargando sul suo volto. Pietro è . . meraviglioso. Un lampo
di elettricità crepitante che si muove nella stanza, veloce e furioso. Vedo il suo potere, onde ampie e dense avvolgere il fragile corpo di Baruch, incendiarlo, possederlo, avvinghiarlo . . e Baruch . . le assorbe! Spalanco gli occhi e rimango di ghiaccio. Ogni affondo di Pietro si fa sempre meno rapido, posso vedere chiaramente la sua energia vitale affievolirsi, la luce del sole al meriggio che proveniva da lui farsi più tenue, come quella di un'alba, uno stillicidio continuo, ritmato e incantevole che segue i movimenti di Pietro come se fossero un metronomo. Il buco nero che è il potere di Baruch si nutre della vita di Pietro, come . . deglutisco a fatica . . come si è nutrito di *me* . . dovrei ucciderlo! 
Tutto nella mia preparazione di guerriero mi urla di farlo ma semplicemente non posso, affogato ancora come sono in una specie di nirvana con il piacere ancora soffuso nelle mie vene e attizzato dalla danza mortale di quei due corpi che ho davanti . . Baruch è un . . un vampiro .. vive della vitalità altrui, non può procurarsela in altro modo che assorbendola dagli altri e in effetti cosa riesce a liberare dentro a un corpo un orgasmo? Pietro lo sa . . ovvio . . lo vedo consapevolmente focalizzare la sua energia vitale su di lui, il suo esubero di velocità, di forza, di .. non so come chiamarla, soprattutto ora che ho ancora un paio di occhi che paiono ghiaccio fuso piantati nei miei. 
Gli sorrido. Vorrei alzarmi e andare a mettermi dietro di lui, vorrei raggiungerlo e penetrarlo e farlo finalmente mio e possederlo come il mio sangue mi urla di fare ma non ne ho la forza.
A Pietro scappa un gemito, il volto contratto in un'espressione incantevole, i suoi movimenti sempre più lenti, i suoi muscoli che guizzano nervosi sotto la pelle ma lasciandosi vedere. Ucciderei per poterlo almeno baciare . .almeno . . continua a guardarmi e ride mentre con le mani tiene fermi i fianchi sottili di Baruch, le dita piantate nella sua pelle assolutamente incurante dei gemiti che gli strappa.
Tutta la sua attenzione è concentrata su di me e la mia . . bhè, fatico a decidere se è meglio fissare il suo sguardo o . . il suo fondoschiena . . Mi lecco le labbra e lo vedo sorridere malizioso, con una mano gli sfiora la schiena . . ah . . cosa non gli farei se non stessi così . . I gemiti di Baruch si fanno sempre più sonori e ravvicinati, Pietro gli prende i capelli e li tira con forza. Il ragazzo arcua il collo all'indietro, le labbra socchiuse, un'espressione di assoluto trasporto mentre lui continua a fissarmi e sorride e si lecca le labbra e quegli occhi dannati piantati nei miei e a me che non importa più di Baruch, dei suoi poteri e di tutto il resto. Il sangue nelle mie vene è simile a lava, il corpo di Pietro sta diventando il mio tormento e sono certo che passerò notti ad avere sogni in cui lui sarà il soggetto . . notti molto agitate mi si prospettano.
Sorrido guardandolo chinarsi su quel corpo giovane e sottile, il volto stravolto dal piacere, i suoi muscoli che si contraggono spasmodici e il gemito che gli sfugge dalle labbra . . meraviglioso nell'orgasmo tanto quanto lo è nella calma . .
Baruch crolla singhiozzando sul divano mentre Pietro scivola fuori da lui con null'altro che un sospiro. Si volta di tre quarti verso di me.
"Delizioso, vero?"
Sei decisamente più delizioso tu . . socchiudo gli occhi, non ho abbastanza coraggio per dirglielo, raccolgo tutte le mie forze e mi rimetto in piedi. Il suo corpo sembra irradiare calore e luce, ho una voglia pazza di toccarlo, di baciarlo, sfiorare la sua pelle, sentire il suo sapore, affondare le mani nei suoi capelli . . i suoi occhi sono due schegge affilate che mi trapassano il cuore, mi limito a sorridergli. Il corpo sfatto di Baruch è disteso sul divano, le gambe discoste, tra le cosce le tracce lucide di sperma . . il *suo* sperma . .
Sono io a inginocchiarmi, questa volta, senza neppure sapere il motivo e affondo i denti in quel sedere piccolo e sodo, meraviglioso . . il profumo di Pietro mi avvolge, mi ubriaca . . il suo sapore . . delizioso . . Pietro . .
Pietro lo sento alle mie spalle, un sorriso sulle labbra che gli fa cantare il cuore, un sospiro che appena increspa l'atmosfera immobile che ci avvolge ora, densa e profumata, e la sua mano che si china a sfiorare i capelli di Baruch. E non mi serve alzare gli occhi per sapere che quella carezza è mia.
_____

Curioso. Tutta questa situazione non posso trovare altro modo per definirla.
Sono innamorato di Erik da una vita, dalla prima volta in cui l'ho visto e dato che con lui non ho la minima speranza mi accontento di suo figlio . .  che è un 'accontentarsi' molto lato, a dire il vero. Non mi permette di toccarlo, io non gli permetto di toccare me, ed entrambi che desideriamo solo scoparci ma che riusciamo a farlo solo tramite un altro . .un terzo di cui a nessuno dei due importa poi molto.
Lucrezia mi guarda e sospira sorridendo, benevola e lievemente compiaciuta, arrossisce sempre a fare certi discorsi ma non si tira mai indietro. 
"Dopo tutto, Cesare, è estremamente facile sentirsi attratti da Pietro." 
Mi stringo nelle spalle. "Non è questo il problema."
"Esiste forse un problema e io non me ne sono accorta?"
Le sorrido "No, non c'è un vero problema . . so solo che temo che io e lui, un giorno di questi, faremo . . un disastro."
Lei annuisce sfiorandosi le tempie "Questo non mi è difficile crederlo, davvero. Sai cosa ne pensa Erik di certe pratiche, no? Paris mi ha detto che Milord Magneto non ha insistito particolarmente per quanto riguarda ciò che lega suo figlio con Baruch, visto la singolare utilità dei poteri di quest'ultimo per il  comportamento di Pietro, ciò non toglie che . . "
Sospiro. "Che mi strapperebbe la pelle a sapere che ogni volta che io e Pietro ci incontriamo finiamo a un passo dall'andare a letto . . "
Scoppia a ridere, gli occhi scintillanti e maliziosi." Non dire che vi fermate appena in tempo! Vi fermate perchè nessuno dei due è disposto a stare sotto e né tu né lui potete obbligare l'altro a starci!" 
Mi sfugge un sorriso sincero, mi tendo verso il pacchetto di sigarette, ne sfilo una e l'accendo. "Messa giù così suona quasi male . ."
Lei annuisce allungandomi il posacenere attraverso la scrivania del suo ufficio "Non direi . . dopo tutto non sono certo la pietra di paragone a cui ispirare il proprio comportamento."
I nostri sguardi s'incrociano e scintillano insieme come a rispondere a una silenziosa chiamata. "Direi di no . . - una lunga boccata - E Paris come l'ha presa?"
Lei si stringe nelle spalle. "Anche di questo non  devi preoccuparti troppo, è un telepate e ti assicuro che percepire che qualcuno fantastichi di farsi possedere da lui non è la cosa peggiore che gli sia capitata di incontrare nelle menti bacate di quelli che stanno qua sopra."
Muovo un poco il capo "Non era questo che ti ho domandato. Mi chiedevo come avesse preso il regalo che *tu* mi hai fatto."
"Lo sapeva che non ero propriamente una fanciulla . . seria . . " 
Mi fa ridere, lei fa altrettanto. "Bhè, vorrà dire che un giorno o l'altro dovrò restituirti il favore . . "
Qualunque altra persona si sarebbe mossa a disagio e mi avrebbe fissato interdetta e anche se avesse avuto tanto autocontrollo da non  mostrare nulla del proprio fastidio io l'avrei percepito. Lucrezia no, si limita a passarsi una mano fra i capelli e un sorriso incantevole che le si disegna sulle labbra accompagna le sue parole "Vedi di sbrigarti a imparare come funzionano i tuoi nuovi poteri. Sto aspettando."
La guardo e in tutta sincerità no so se sta scherzando o cosa. Ho una mia teoria a riguardo: è mia sorella, ha come uno schermo naturale, molto lieve ai miei poteri e d'altra parte lei è l'unica con la quale mi sono sempre imposto di rispettare una sorta di distacco. Lei è l'unica che mi può davvero stupire. Lei è l'unica di cui non attingo a piene mani fra le emozioni. Scherzosamente le rivolgo un gesto militare di obbedienza, lei si limita a sfiorare con la punta delle dita il display dell'orologio a cristalli liquidi appoggiato sulla scrivania.
"Andiamo?"
Annuisco mettendomi in piedi. "Non vorrai far aspettare il nostro signore?" 
Lei sorride, mi si avvicina, sistema appena l'alta divisa che indosso e mi fa strada verso la sezione 3/G, la si chiama 'i moli' per abitudine, è dove arrivano i mutanti dalla terra e da dove partono le astronavi. Un capolavoro di ingegneria e design tutto di metallo e vetro.  Quando Lucrezia ci mette piede ha sempre gli occhi che brillano dall'emozione, se l'avesse progettato lei non sarebbe più entusiasta.
"Non è meraviglioso?" mi dice con aria sognante guardando i contrafforti alzarsi nell'aria sopra di noi, la superficie trasparente che ci divide dalla pista d'atterraggio vera e propria senza neppure degnare d'uno sguardo quella dozzina di mutanti che si mettono a ventaglio intorno a noi . . entrambi abbiamo sempre detestato i tirapiedi ma lei ha molta più classe nell'ignorarli. Non ho proprio la sua pazienza . . 
Lo sguardo di Pietro me lo sento piantato addosso all'improvviso, mi volto di lato anche se non ne ho bisogno. Il suo volto è impassibile, immobile, Baruch al suo fianco sembra appena un'ombra ma sento che l'attenzione di entrambi è puntata su di me . . come la mia su di loro. Almeno finchè non sento quella presenza riempire con naturalezza ogni angolo della mia coscienza. Un potere simile .. sento Lucrezia al mio fianco tremare istintivamente anche se i suoi poteri non le hanno detto nulla. Ma come si può essere indifferenti accanto a una persona in grado di tenere fra le dita qualunque tipo di flusso ed emanazione elettromagnetica? Un mutante che controlla l'elettricità, i metalli, l'energia, il sangue, i corpi, ogni forza di interazione atomica e sub atomica . . l'universo è nelle sue mani, noi siamo solo strumenti, l'unica cosa che ci rimane è la nostra coscienza . . un potere simile nelle mani di una persona sola. .
Erik . .
Milord Magneto.
Il fiato mi s'incastra in gola e improvvisamente sento ogni cosa sparire. Il suo potere è troppo forte, troppo grande perché il mio non si perda in lui e io . .
La navicella tocca terra con un lievissimo sibilo, quando il portello si apre sento tutti quelli che mi circondano trattenere il fiato alla vista di quella figura ammantata di rosso magenta, l'elmetto sotto il braccio e quegli occhi che come dei fari ci illuminano anche l'anima. So che mi sente . . non come posso percepire io la sua presenza, ma ha riconosciuto il mio biotracciato elettrico, e come il mio ha riconosciuto quello di ognuno di noi, qua sopra. E' come se ci avesse guardato dentro gli occhi uno per uno e a quanto pare quello che ha trovato non gli è dispiaciuto visto che siamo ancora tutti in vita.
Come tutti gli altri  vedo il mio ginocchio piegarsi, il mio egocentrismo sfaldarsi e mi ritrovo follemente a pensare che il mio posto è questo. Ai piedi del mio signore.






 
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