A strange kind of "Paradiso"

di Alastor


“Il vento che ti sputa in faccia la pioggia, 

il terreno che si fa sempre più pesante e infido e,

 come se non bastasse, 

non riesco a vedere al di là del mio naso. 

Fa freddo in questa terra strana, 

ma sono venuto fin qui per compiere la mia vendetta fino in fondo, 

così avrò pace finalmente. 

La sete di sangue e battaglie arde dentro me, 

tortura il mio corpo e la mia mente,

ma l’odio che provo nei confronti degli esseri

 che abitano queste lande desolate è ancora più forte 

e mi spinge a marciare per ore, senza fermarmi, 

che se lo facessi diventerei una facile preda per queste creature demoniache,

 che nemmeno hanno il diritto di vivere! 

Io solo sono in grado di restituire la pace a un mondo come questo,

 che non dovrebbe nemmeno esistere! 

Morte! Morte! Morte! 

Terra che marcisce e dalle sue piaghe purulente genera feccia,

dolore  e inutili sospiri di vita. 

Morte! Morte! Morte! 

Io sono colui che è stato mandato nella terra dei demoni per compiere vendetta. 

Io sono l’apostolo della luce, che niente teme del buio di questi luoghi. 

Io sono colui che possiede l’armatura invincibile. 

Io solo trionferò 

e riuscirò ad imporre la legge e l’ordine tra questi picchi 

e questi anfratti marcescenti.

 Morte! Morte! Morte!”.

 

Questi erano i suoi pensieri ed io li udivo fin troppo bene. Erano un urlo che superava quello del vento e se anche si trovava solo nella sua mente, io riuscivo a sentire ogni sillaba ed ogni parola. Allora non conoscevo ancora la sua devastante potenza e la pazzia che dominava la sua anima. Era troppo presto per conoscere quello che sentiva nel cuore e del resto non si era ancora trasformato in quell’essere piacevolmente spietato che adesso divide con me i giorni e, soprattutto, le notti. Non era ancora un demone, anzi, era il nostro peggior nemico. Implacabile, insensibile, intoccabile e dannatamente bello nell’essere convinto di avere una missione da compiere.

Lui avvolto dalla luce pura e accecante della sua ossessione, io nascosto nel buio della mia esistenza di demone delle ombre.

Ricordo che avanzava nella tempesta con il passo del condottiero, ma dietro di lui non si scorgeva alcun esercito. Passo dopo passo si inoltrava nel regno di noi demoni, assistito solo dalla sua incredibile forza spirituale ed ardeva ai miei occhi come una fiaccola. Il bagliore della sua anima mi accecava e dal momento in cui ero entrato in contatto con esso, avevo sperimentato l’irrefrenabile desiderio di avvicinarmi a quella luce e farla mia, ingoiarla e imprigionarla per sempre nella tenebra eterna della mia vita.

La pioggia sferzante aveva bagnato il suo mantello nero e il vento lo sollevava appena, lasciandomi scorgere le gambe muscolose e tornite, la vita sottile, gli abiti appiccicati al corpo, a delinearne ogni muscolo. Dal mio rifugio, nel mondo delle ombre, lasciavo che la mia fantasia lo raggiungesse e giocasse con la sua immagine. Un vortice di passione mi faceva credere che potessi apparire davanti a lui, ammaliarlo con lo sguardo, creare un’oasi di pace in cui trascinarlo, spogliarlo degli abiti fradici e farlo mio, iniziarlo a delizie che mai aveva provato prima, giocare con lui e le sue sensazioni, baciarlo, abbracciarlo, carezzare i suoi capelli neri… ucciderlo!

Invece no. Sono passati anni da allora  e anche se in parte il suo corpo e la sua anima mi appartengono, ho scoperto che anche io sono legato a lui e sento che non potremo mai separarci. Il ricordo corre a quella prima notte insieme. Ai baci, alle carezze timide e poi sempre più audaci. Al calore dei nostri corpi, al fiato mischiato in baci senza fine, le lingue strette, le labbra premute le une contro le altre e le sue mani a esplorare il mio torace, perse nei miei capelli, curiose delle mie forme, così simili alle sue e intorno a noi solo morte, sangue e corpi abbandonati dalla vita.

I corpi di quegli uomini che fino a poco prima aveva sempre protetto. I corpi di coloro per i quali aveva combattuto noi demoni, uccidendoci senza pietà. Adesso quei corpi giacevano squartati, decapitati o semplicemente passati da parte a parte dalla sua furia micidiale. Sanguinanti, le bocche paralizzate in un’ultima morsa di dolore, gli occhi sbarrati a contemplare il nostro primo amplesso,

Non avrebbe mai ceduto a una mia richiesta. Avrei dovuto piegarlo con la forza. Sigillare il suo potere nel mio regno di ombra e tenebre ed ero pronto a farlo pur di avere la possibilità di baciare il suo collo, l’avrei legato perché non mi disturbasse mentre scendevo ad assaporare la pelle del suo torace con voluttà e poi ancora più in basso, verso l’inguine, con dolcezza.

Invece no. È stato lui a cercarmi. A stringersi a me. A pregarmi di circondare le sue spalle con le mie braccia, a cercare la mia bocca. A guardarmi con occhi imploranti e spauriti.

È stato allora che le sue innumerevoli personalità sono uscite allo scoperto ed ho potuto conoscere la dolce Naru, la sua anima femminile e arrendevole e il feroce Kazuya, con la sua smania di combattere. Di tanto in tanto anche Shinobu torna alla luce. È così razionale nei suoi ragionamenti. Così freddo. Credo che lui sia quello che meno accetta di arrendersi a me, ai miei baci, alle mie carezze. Kazuya gode perversamente nel farsi accarezzare. È una violenza contro la sua natura di guerriero, ma la mia incondizionata adorazione gli apre spiragli di piacere che non avrebbe mai pensato di poter scorgere. Naru è remissiva. Si sente protetta ed asseconda ogni mio desiderio, ma lui no. Shinobu nega questo suo bisogno di amore, di comprensione. Rifiuta ciò che ogni volta lo fa cedere, piangere e godere fino all’ultimo respiro. E questo mi piace. È una sensazione di potere che non avevo mai sperimentato.

Quella notte mi ha chiesto di parlargli con dolcezza ed io ho immaginato per lui parole nuove, senza senso se non per noi. Ho inventato un linguaggio per lui, per tranquillizzarlo, per meglio adescarlo e lasciare che si concedesse a me. Mi ha detto che gli piacevano i miei occhi e me li sarei cavati per porli ai suoi piedi, se solo me li avesse chiesti.

Ho carezzato la sua testa reclinata sulla mia spalla e gli ho sussurrato di non aver paura, di non piangere, perché sarebbe andato tutto bene. Io sarei stato con lui e non aveva niente da temere, nessuno gli avrebbe fatto del male. Allora una sorta di musica ha iniziato a scorrere attorno a noi. Prima dolce, come una preghiera, poi sempre più veloce. Un vortice che ha assediato la sua volontà fino a quando non ha ceduto e si è affidato completamente  a me.

 Talk to me softly

There’s something in your eyes

Don’t hang your head in sorrow 

And please don’t cry 

I know how you feel inside I’ve

I’ve been there before

Somethings changin’ inside you

And don’t you know

[…]

Mi ha stretto a sé, ed ha iniziato a baciarmi senza alzare mai gli occhi. Senza incontrare il mio sguardo. Sentivo le sue lacrime sulla mia pelle bruciare come stille di fuoco, entrare dentro la mia anima come punte affilate di frecce. Avvelenare il mio sangue e la mia mente. L’immagine di lui senza difese, spogliato della sua sicurezza e in balia dei miei desideri mi ha accecato e per qualche momento ho desiderato di chiudere le mie mani attorno al suo collo, stringere fino a vedere i suoi occhi schizzare fuori dalle orbite e il suo corpo cadere senza vita, ma non appena l’ho sfiorato ho capito che non lo avrei mai potuto uccidere perché avrei ucciso con lui una parte di me.

Allora la mia voce è tornata gentile e il mio sguardo limpido. L’ho abbracciato di nuovo e gli ho tolto di dosso i vestiti lordi di sangue. Allora ho ripensato alla prima volta che lo avevo visto, nella tempesta di vento e pioggia. Allora ho ripensato al suo viso ed ai pensieri che ero riuscito a percepire, ma non ho provato collera per le sue azioni. Eravamo insieme e mi apparteneva.

 

[…]

Don’t you cry tonight

I still love you baby

Don’t you cry tonight

Don’t you cry tonight

There’s a heaven above you baby

And don’t you cry tonight

[…]

 Paradiso e inferno in un attimo di pura passione. Gli ho leccato via le tracce della battaglia e lui mi lasciava fare, come un cucciolo appena nato e questa era la verità. Shinobu era nato a nuova vita e io lo stavo aiutando a vedere la nuova luce del mio nido di tenebre. Si è appoggiato ad una delle poche sedie rimaste intere nel salone e io mi sono inchinato di fronte a lui. Il suo sguardo era assente e lontano, sembrava non si accorgesse dei miei gesti. Le braccia allungate oltre l’alta spalliera della sedia, il torace leggermente arcuato e le sue lunghe gambe aperte davanti a me. I miei capelli hanno sfiorato le sue cosce tese e frementi. Ho stretto il suo viso tra le mani e l’ho guardato negli occhi. Non ricordo esattamente quello che gli ho detto. Forse gli ho chiesto di regalarmi un sospiro, un singhiozzo di piacere. Forse gli ho chiesto di baciarmi e dirmi addio se non avesse voluto che quello che stava per accadere tra noi avesse luogo. Ricordo solo che dopo le mie parole lui ha mosso le braccia con dolcezza. Le sue mani hanno carezzato i miei capelli per qualche attimo indefinibile, poi ha spinto la mia testa verso il basso ed io non ho opposto resistenza.

Ho baciato il suo pene eretto, l’ho leccato in tutta la sua lunghezza. L’ho preso tra le mie mani e le ho lasciate scorrere prima piano, poi sempre più velocemente e il suo corpo intero rispondeva a quello stimolo. La sua voce modulava frequenze nuove, lamenti, gemiti e mugolii di piacere. Ha cercato di alzarsi, ma gliel’ho impedito. L’ho costretto a rimanere seduto, ad aggrapparsi alla vana speranza che presto avrei concluso la danza della mia lingua attorno a quella pelle tanto sensibile per frenare la scossa di piacere che invadeva la sua carne.

L’ho visto mordersi le labbra per non urlare. L’ho visto chiudere gli occhi per non guardare i corpi di coloro che aveva appena ucciso e che adesso ci guardavano, con un velo bianco sugli occhi smorti, le membra contorte in pose innaturali.

Amore e morte… quale connubio fu mai più eccitante? Mentre con le mani manipolavo il suo membro, con le labbra succhiavo i suoi capezzoli, mordicchiandoli e premendoli.

 […]

Give me a whisper

Give me a sight

Give me a kiss before you tell me goodbye

Don’t you take it so hard now

And please don’t take it so bad

I’ll still be thinking of you

And the times we had… baby

[…]

 Ha iniziato a piangere. Piangeva come una fanciulla che stava per perdere la propria verginità. Piangeva come se parte del suo essere fosse straziato da indicibili sofferenze e mi piaceva questo suo soffrire mentre io provavo un piacere sottile e avevo iniziato a sciogliere la cintura della mia tunica. Gli ho sussurrato di non piangere e intanto mi sono liberato dei miei abiti. Mi ha guardato, prima con aria sospettosa, poi sempre più curiosa e allora la sua mano si è mossa verso di me. Ha iniziato a carezzarmi e la sua voce era quella di Naru. La tenera Naru dagli occhi lucenti. Paga dei miei sorrisi e schiava di ogni mio desiderio.

 […]

And don’t you cry tonight

Don’t you cry tonight

Don’t you cry tonight

There’s a heave above you baby

And don’t you cry tonight

[…]

Mi sono lasciato baciare. La sua passione timida si è fatta strada in me con la sua lingua sul mio collo, i suoi denti a contatto con la mia giugolare, le sue mani alla ricerca del battito inesistente del cuore che non posseggo. Ho lasciato che saziasse la mia sete di baci e di carezze. Mi ha chiesto se gli avrei mai fatto del male. Ricordo di avergli sorriso e risposto che no, non lo avrei mai fatto soffrire. Forse solo un po’, ma solo per rendere il piacere che avrebbe provato ancora più intenso e sconvolgente. Mi ha creduto e si è affidato a me.

Ero in piedi, di fronte a lui. Ha abbandonato la sedia e si è messo in ginocchio e la sua carne lucente si è fatta quasi trasparente nella luce irreale di quella stanza. Ho appoggiato una mano sulla sua testa china e ne ho seguito il movimento, mentre mi regalava attimi di piacere inarrivabile. Sarei voluto venire in quel momento, sentivo che la sua bocca non avrebbe rifiutato niente, ma non avevo atteso tanto solo per questo. Era altro quello che desideravo da lui e lo avrei avuto ad ogni costo. Gli avevo promesso un piacere nuovo e sconvolgente e questo gli avrei dato. Questo sentivo dentro di me, che per non soccombere avrei dovuto servirlo nelle battaglie e dominarlo nel letto.

 And please remember that I never lied

And please remember

How I felt inside now honey

You gonna make it your own way

But I’ll be alright now sugar

 You’ll feel better tomorrow

Come the morning light now baby

 L’ho spinto verso il grande tavolo al centro della stanza. Non ha opposto alcuna resistenza. Non mi ha chiesto niente. Si è chinato obbediente. Ha allargato le braccia ed ha stretto i lati del piano di legno freddo e lucido. Ha allargato le gambe una dopo l’altra. Mi sono accorto che le sue nocche diventavano ancora più bianche.

Non ho atteso e l’ho preso così, all’improvviso. Senza giocare ancora con lui, senza prepararlo per quello che stavo per fare. Ha urlato e la sua voce, la voce di Shinobu, era un canto che inneggiava al mio nome. Ha gridato una sola parola e quella parola era il mio nome. L’unica parola che grida sempre quando siamo vicini nel buio della nostra alcova. Non dice mai niente. Altre parole sono superflue tra noi.

Mi muovevo su di lui e il sangue colava lungo le sue cosce bianche. Le ginocchia si sono piegate sotto la mia spinta, ma non l’ho lasciato andare. L’ho penetrato da dietro, senza vedere il suo viso, ma sentendo i suoi singhiozzi e le sue lacrime. Singhiozzi di piacere.

“C’è un paradiso per te… Non ti ho mai mentito… Ti sentirai meglio domani”…

“Parlami ancora di quel paradiso… Dammi ancora questo paradiso”…

 

[…]

And don’t you cry tonight

Don’t you cry tonight

Don’t you cry tonight

There’s a heaven above you baby

And don’t you cry tonight

And don’t you cry

Don’t you ever cry

Don’t you cry tonight

Baby maybe someday

Don’t you cry

Don’t you ever cry

Don’t yo cry

Tonight (*)

 

 (*) DON’T CRY – Guns ‘n Roses – from “Use your Illusion” vol. 2 – all rights reserved

Fanfic ispirata ai personaggi di Yuu Yuu Hakusho. La trama di questa fanfic non è in alcun modo legata a quella dell’opera originale da cui trae solo spunto. I diritti dei personaggi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Fanfic scritta senza fini di lucro.




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