parte III di Yu
Saveur, saveur du sang. Arôme de vie. L’odeur du sex. Ils se mêlent, s’enlacent. En créant un monde paralysé. Il n’y a pas du temps. Pas des respires.
Luce e tenebra. Non possono che unirsi e dividersi, parte dello stesso tutto. Amore e odio. Non possono che combattersi e vincersi, parte dello stesso animo. Vita e morte. Non possono che venire e andare, parte della stessa storia.
CAPITOLO TERZO:
Dunque, direi che c’è un problema. L’ho lasciato sul divano a dormire. Con una coperta, è ovvio. Il problema è che per me di dormire non se ne parla proprio. Sono nella stanza accanto da quasi due ore. Che mi rigiro nel letto. Spalanco gli occhi. E salto su ad ogni minimo fruscio. Fosse anche il suo respiro regolare. Penso di essere stato fortunato. Almeno non si è sentito male. Eppure lo avrei prefertio. Un modo come un altro per stabilire un contatto. Quando stai male e sei ubriaco, chiedere aiuto al tuo peggior nemico è il minore degli sforzi. Esperienza personale… Non ho scelta. Mi fa male la schiena. Mi fa male da qualsiasi parte. Sono tutto indolenzito. Non riesco proprio a riposare. E questo non va affatto bene. Il mio corpo prende l’iniziativa. Proprio non ho scelta. Mi alzo e vado in cucina. Mi verso una tazza di latte e mi siedo sulla poltrona a guardarlo. Il suo volto rilassato, la sua grazia pura che galleggia nella semioscurità della stanza. I capelli morbidi. Lo so, lo so! Adesso posso dirlo. Resto là incantato, a sorseggiare il mio latte. Di fronte ad un’opera d’arte.
^__________Cla,_tu_sai_di_cosa_si_parla…_eh_eh_eh___________^
Il suo corpo freme, la bocca si schiude, la voce si spande nell’aria quieta. Solo un lamento, senza significato. Cerco di dominare i miei istinti. Si agita un poco, tentando di trovare la comodità. Forse comincia a risentire dell’alcool. Forse sta avendo un incubo. Si volge nella mia direzione, un altro lamento. Mi tendo, vigile. Due saette blu mi trafiggono nel buio. … Ha aperto gli occhi. Sembra spaventato. Non sa dove si trova. È pallido e debole. Probabilmente si sente male. Eppure i suoi occhi conservano quella luce di sfida. Come se nulla potesse farlo crollare. Come la sua forza fosse senza fine. È incredibile. Non dice nulla. Squadra la stanza. Si cinge i fianchi con le braccia. È così pallido. È chiaro che sta male. - Bevi – dico soltanto, avvicinandomi e porgendogli il latte. Alza lo sguardo, cercando di mettermi a fuoco. Non deve proprio esserci abituato. A bere. È così vulnerabile. Ancor più nel suo estremo tentativo di mantenere il controllo. Allunga le mani, stringe la tazza, e beve piano. Si vede che non ce la fa più. So che vorrebbe lasciarsi ricadere sul divano. Per trovare un po’ di sollievo. Tanto servirebbe solo a farlo stare peggio. Non può distendersi, né reggersi. A breve il latte farà il suo lavoro. Non sono stato buono con lui. D’altronde il metodo migliore per star meglio è sempre quello più veloce. Mi guarda freddamente. Cercando di preservare quella sua aura di distacco. Non mi va neppure di ridere. Anche se è una situazione assai stupida. - Il bagno è da quella parte – dico, indicando la porta alla mia destra. Lo fisso, voglio vedere, se sarà capace di mostrami la sua debolezza. Si alza e a passo incerto vi si dirige. Uno sforzo sovraumano in quelle condizioni. Si ferma sullo stipite appoggiandovisi con difficoltà. Dopo un attimo di pausa, per placare il respiro boccheggiante, si sposta all’interno. Mi muovo velocemente, sarà fastidioso, ma necessario. Accendo l’interruttore. Sussulta, senza voltarsi. Si lascia ricadere a terra, chino sulla tazza. Esco. Non ha ceduto. Sento il rumore familiare dei conati. Dopo aver lasciato il basket mi ha accompagnato per un po’. Mi ha aiutato a perdere quel minimo di considerazione che ancora mi restava di me stesso, per poi costringermi a recuperarla, se volevo sopravvivere. Vado in cucina, preparo dell’acqua calda con limone e inumidisco un asciugamano. Poggio il bicchiere sul tavolo in salotto. Ritorno in bagno. È ancora piegato sulla tazza, senza energia. Trema, deve avere freddo. È normale. Mi inginocchio accanto a lui, lo tiro all’indietro. Chiudo il coperchio. Volgo il suo capo verso di me, tiene gli occhi serrati. Lo pulisco con l’asciugamano, lo passo adagio sul volto. Percorrendone con delicatezza i contorni. Lo rilascio, si appoggia alla parete. Non reagisce. Io avrei passato le ultime due ore a chiedere aiuto a chiunque. Infilo l’asciugamano nella lavatrice, tiro lo sciacquone, ritorno in salotto e prendo la coperta. Rientro in bagno, lui solleva il volto stanco, da sotto i capelli scarmigliati mi fissa statico. Se non fosse che continua a tremare. Mi avvicino e gli avvolgo la coperta attorno alle spalle. I suoi occhi si perdono nell’angoscia, indagatori, smarriti. Lo aiuto ad alzarsi e lo accompagno al divano, sostenendolo con forza. Ci sediamo, raccolgo il bicchiere e glielo porgo. Beve piano. Bene, ora dovrebbe andare meglio. Riprendo il bicchiere vuoto e lo poggio sul tavolino. Mi rendo conto che lo sto ancora sorreggendo. D’altronde è quello che volevo, no? In effetti non potrebbe nemmeno opporsi, debole com’è. Chissà se si rende conto che è stato fortunato a trovare me stasera. Chissà cosa poteva succedergli con qualcun altro… Anche se sono l’ultimo a poterlo riprendere. Abbassa il capo e... Si lascia. Dolcemente. Scivolare. Su di me. La sua testa poggia sulla mia spalla, i suoi capelli sul mio collo, sulla mia pelle. Scivola, scende. Cerco di accomodarmi sullo schienale del divano. Le sue braccia attorno alla mia vita. La sua testa china sul mio petto, si stringe a me. Carezzo i suoi capelli, mentre delle lacrime, le sue lacrime, bagnano la mia pelle. Mi lascio ricadere semidisteso sul divano, quando si allunga su di me, come farebbe un bambino che si nasconde, cercando conforto, la testa rivolta verso l’interno. Il suo respiro è inquieto. Lo sento, lo sento che continua a piangere piano. Finché la sua voce bassa non si diffonde ancora una volta, esitante, sfiduciata. - Mi fa male… - sussurra sul mio petto. E nello stesso istante in cui lo pronuncia, capisco che il malessere fisico non ha alcuna rilevanza, che, come immaginavo, tutto ciò che finora ho visto di lui era la sua abilità. - Ssh… - mormoro, carezzandogli i capelli e la schiena, abbracciandolo - passerà –, tento di placare la sua pena. Dopo qualche istante si tranquillizza. Sento che si stringe ancor più a me. Il respiro si fa più regolare. Disteso e profondo. Si artiglia alla mia maglia. Come un gatto quando fa le fusa. La testa poggia mollemente sul mio petto. Continuo a carezzare i suoi capelli di seta. Mi sento molto, molto, male. Cosa darei per potermi volatilizzare. Ho la nausea. E non è per l’alcool. Mi sento proprio male. Cerco di frenare il mio impulso a fuggire. Lasciandolo qui da solo. Non potrei mai farlo. Ma, Dio, come lo vorrei. Non è possibile. Io… Io ho… Io ho paura. Perché? - Grazie… - un sussurro appena percettibile mi sfiora, facendomi rabbrividire. Vattene. Vattene! No, posso provarci. Voglio provarci. A restare qui. A restargli vicino. Lo stringo un po’ più forte. Il respiro si fa leggero. Finalmente, dorme. Che posizione scomoda. La schiena domani mi farà passare un inferno. Ma almeno ora riuscirò a riposare. Con una facilità disarmante sento tutta la stanchezza avventarsi su di me. Gli occhi pesanti. Il corpo pesante. Mi concedo al sonno. Senza più pensare. Non voglio sapere niente. Non voglio vedere nulla. Va bene così. Va tutto bene così. Meglio di così non potrebbe essere. È il dopo a spaventarmi. Ma non importa, fino a quando tutto andrà bene.
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Yu: E tuuttooo vaaa, come deve andaaareee, o perlomeno così dicoooonoooo… Hanastellina: Ma perché devi sempre farmi il verso? T___T Yu: O perlooomeno me lo augurooooooo…Oggi è una bellisssssima giornata. Sakuyamore: Allegria…?! Rumicino (preoccupato): Se non è depressa, allora… Hanastellina: Sta volta ci farà contenti!Evviva! Rumicino: Sadismo? Sakuyamore: Temo di sì… Chriseiuntesoro: Qualcuno vada a prendere un Sendoh!!! Santospino: Eh? Rumicino: Oddio… Sakuyamore: Se non funziona questo… Chriseiuntesoro: …Ti prego accogli la nostra supplica, abbi pietà di noi... Yu: Che carini, dite le preghierine… All: Pssst…Pssst… (Dopo qualche attimo)-----: Per caso Rukawa è qui? Yu (esasperata, ma cortese): Chi…? Labruttaschifosainutilegallinaspelacchiata: Rukawa… Yu: No, intendevo dire…CHIII?! CHI ca**o si è premesso di rovinarmi la giornata!!! All: Siamo salvi…
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Mi lascio cullare dalla sua voce, che mi chiama. Sto sognando? È così bassa e morbida. Mi carezza. Potrebbe viziarmi. L’abitudine a sentirla. Eppure è strano. Mi sento intorpidito. E scomodamente presente. Sollevo svogliatamente le palpebre. Per scoprire che è solo la mia immaginazione. Infatti non la sento più. Però sento il calore del suo corpo. Mi abbraccia. Continua a farlo. Sorrido tranquillo. In fondo non sto poi così male. Volgo il capo, per seguire con gli occhi la mia mano a sfiorare i suoi capelli. È sveglio! Mi fissa. Come rapito da una qualche visione straordinaria. Mi sento immeritevole di una simile attenzione. Il suo sguardo non è sdegnato. Né ostile. Né glaciale. Né indifferente. Mi lambisce, fluisce sulla mia pelle, mi fa naufragare nei suoi occhi. Stregato da un oscuro sortilegio. C’è un alchimia, un’alchimia che mi comanda. Non è colpa mia. Io non c’entro. Mi dissocio. Mi dissocio completamente. Da qualunque cosa io stia per fare. La mia mano è pesante. È stanca. Scivola. Scivola giù. Con le dita disegna il suo volto. Dipinge le sue labbra. Mentre lui si protende. Mentre il mio cuore ascolta il suo respiro penetrante ripercorrersi nell’aria. Si abbandona. La punta delle mie dita quasi soffoca avvolta dal calore della sua bocca. Lui ci gioca, le assapora, le risucchia. Oh Dio, se esisti, fa’ qualcosa. Non so per quanto ancora riuscirò a dissociarmi. La mia mente, ormai da un pezzo, inneggia slogan di esaltazione per la mia formazione anatomica. Mi sa che ci finirò in mezzo con tutte le scarpe. Corpo, mente, cuore e anima. Oh Dio, stavolta sarà un brutto colpo. Perché mi vuoi così male? Distende le braccia traditrici sino a posarle attorno al mio collo. Mi trae a sé, senza sforzo. Oh Dio, te lo chiedo, non sono un egoista. Solo tu puoi intervenire, adesso. Perché Sakuragi non si tira mai indietro dopo una scelta. Ma proprio non ci riesce a farne un’altra. Le sue dita sottili giocano con i miei capelli corti. Malgrado io continui a dimenticare nei suoi occhi. A dimenticare qualunque altra cosa. Chi mai? Chi mai potrebbe resistergli? E se distogliessi lo sguardo? Potrei perdermi nella sua pelle, nella bocca, fra i capelli, nel movimento ipnotico del suo petto. Potrei perdermi In lui. Posso perdermi in lui? Dio, me lo concedi? D’altronde… Mi chino lentamente. Tu… Sino a posare la bocca su un petalo di rosa. Non… Sino a sentire il calore della sua anima scorrere in me, fondersi al respiro che da la vita. Esisti. _______
*** problemi tecnici *** Yu: Ho paura che sia necessario un narratore esterno. Allora chi si offre? Ru: Tu, per esempio? Yu: Voglio dormire. Porcospino: I… Chris: Non pensarci neanche. Yu: Sakuya – uomodellamiavitaaa ^.^, ho bisogno di un opinione! Saku-chan: Mi permetto di disapprovare, a parte te, sul posto non c’era nessuno. Yu: Eddai, cosa ti costa?!. Saku-chan: Ma, tesoro, perché non andiamo a letto, piuttosto? Yu: Aah…Sei così brillante, Saku-chan! All: … -_- *** ***
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