b ARABIAN NIGHTS a

by Voce del silenzio

 

Chapter two
 

c Voyage d

 

 

Non capisco più cosa sia sabbia e cosa sia cielo. Vedo tutto mescolato assieme. Non mi sembra una cosa molto positiva.

Cos’è? Cos’è? Questa roba che luccica e si sposta? Cos’è? È acqua? Pioggia? No… no… è solo altra sabbia, che il vento si diverte a spostare… e che il sole si diverte a illuminare…

“E tu non brontolare!” “Tocco di Allah” non fa altro che rumoreggiare… mastica da sempre un non so cosa… e produce questo continuo rumore, di zampe che strisciano lentamente sulla sabbia, di una bocca che continua a ruminare e poi ancora di una bocca che rumina e ancora una bocca che rumina e che rumina e che rumina e ruminaruminarumina! BASTA! Bastabasta!

“BASTAAA!” hhh… hhh… hhh… non ne posso più… il deserto… il deser… hhh… sto impazzendo… hhh… e sto morendo di fame… e di sete… hhh… e questo cammello continua a ruminare un qualcosa che non esiste e continua ad osservare tutto con aria indifferente e continua a procedere con calma esasperante e…

“Io non ho due gobbe che mi tengono in vita!” hhh… hhh… hhh… bastabastabasta!

Loji! Guarda! Guarda cosa mi hai fatto fare! Brutto idiota! Mi fai morire! Hhh…

Oh no… oh nooo… basta, non ne posso più…

Sto… hhh… sto per… cadere…

 

Vedo tanti uccelli… girano tutti in cerchio, uno dietro l’altro che girano attorno ad un centro rappresentato da un punto qualunque dell’azzurro del cielo…

Sono sette e tutti neri, però hanno il becco azzurro e battono le ali seguendo una coreografia precisa… uno le batte in giù, quello subito dopo le batte in su, quello dopo in giù, quello dopo in su, quello dopo giù, quello dopo su, quello dopo in giù e ricomincia tutto da lì… su, giù, su, giù, su, giù, su, giù, su, giù… che tutto si sussegue e si ripete all’infinito su questa terra…

Il nulla, il caso, i rimpianti, la fortuna, le peregrinazioni, la follia, il sogno. Le sette tappe del grande viaggio…

Sono sette, e tutti neri. Hanno il becco azzurro… ma azzurroazzurro, di quel tipo che fa luce. Muovono le ali su e giù… anzi, giù e su… e poi su e giù… anzi, il contrario… anzi… boh, è lo stesso!

 

Dei draghi! Aiutooo!

“Noo!nooo!” sono ovunque, attorno a me, che mi girano intorno, e io non so dove sono… vedo solo sabbia, e draghi…

Sono… uno, due… sei… dieci… quattordici draghi… sette sono celesti e sette sono verdi… e tutti e quattordici girano attorno a me… e io sono più largo, più grosso, più rotondo, e loro si annodano assieme e lottano… ma non si capisce chi sta vincendo…

 

Ahhh… il sole… ma… ma… ma cosa ci faccio per terra, nella sabbia?

“Tocco di Allah”! Dov’è? Dov’è?

Sono solo, in compagnia di miliardi di granelli di sabbia e di visioni e della sete, che non smette mai di mordermi… devo andare avanti… devo raggiungere… raggiungerti…

Riesco a stento ad alzarmi, le gambe mi cedono ed è come se tremassi di freddo, solo che è caldissimo…

Un passo alla volta… dovrei potercela fare… passo dopo passo, traballando il meno possibile… ma, forse… non sono io… forse… forse è il mondo che traballa e io rimango fermo… in effetti… vedo… il sole si sta scuotendo, come se fosse in preda ad una crisi di rabbia… e va scurendosi, un poco alla volta, fino a diventare arancione, da giallo che era… comincia a muoversi di più, di più, di più, si stacca dalla sua posizione sulla parete celeste e cade giù, giù qui, su questa sabbia, ma non si alza nessun polverone. Fa molto più caldo.

Il sole arancione comincia a rimbalzare, e rimbalza, e rimbalza, e strisce di terra nera lo percorrono… e salta, salta, questa calda sfera arancione con le righe nere salta di qua, e di là, e io la guardo ammutolito, senza saliva, senza paura, senza coscienza… poi fa un balzo più alto e, scrollandosi la terra di dosso, si riattacca al suo gancio, sul muro azzurro, sbiadendo in un giallo intenso…

 

“Oh, Signore…” forse non dovrei muovermi e rimanere qui, fin quando il mio corpo non sarà che un brandello di una vita passata.

No. “No!” devo andare, devo continuare, per te… per il me che vuole te… ti prego, non mi lasciare, non lasciare i miei pensieri…

Mi sembra di dover vomitare… cosa però? Sono giorni che non tocco cibo e, beh, l’acqua rimane tuttora esaurita. Ho solo la mia anima, e qualche pezzo di carne ancora…

Sento il mio stomaco sobbalzare, chiedere di uscire, e anch’io vorrei uscire da questa gabbia soffice e dorata, e vorrei uscire anche dal ricordo di te… o forse no…

 

Oddio, oddio… sto iniziando a ruotare su me stesso. Non capisco perché e non capisco come, ma vedo tutto correre veloce, molto molto veloce, e divengo una specie di tromba d’aria e spicco il volo e vedo tutto dall’alto, ed è sorprendente vedere sempre la stessa cosa, oro e azzurro, che si mescolano, e io li vedo correre, sfrecciare attorno a me, creando una fitta serie di linee tra loro parallele che rendono tutto confuso. E anch’io mi ci confondo assieme, perché sto ruotando, e anche tutto quello che mi sta attorno ruota. Ruotaruotaruoto.

 

Hhh… hhh… hhh… respiro… sono fermo… devo respirare… hhh… hhh… hhh… ma cosa posso respirare, se anche quest’aria è soffocante?

Basta! Mi butto per terra. Creo una mia impronta sulla sabbia.

L’aria è alterata dal calore. Io sono alterato dal calore.

Vorrei che tu potessi vedermi e, vedendomi, capiresti quanto ti amo… io ti vedo ora… sei lì, qui, in quest’aria sfocata dal caldo, come se tra di noi ci fosse una bolla di vetro spesso, che ti ingrandisce o ti rimpicciolisce, a seconda di come ti muovi, di come mi muovo io… ti vedo… “Non hai caldo con quegli abiti neri? Stretti fino al collo? Non ti pieghi a questi raggi così prepotenti? Come fai a resistere?”

So che non puoi sentirmi. So che sei un miraggio, come tutto del resto, ma se non parlo con qualcuno, comprendo di essere solo, e un uomo solo è un fuoco senza fiamma.

Sono una cosa sola con la sabbia. Sono sabbia anch’io. Io e le dune, una cosa indivisibile.

E se, all’improvviso, ogni singolo granello prendesse il volo, che tutti vadano sino in cielo e che comincino a correre l’uno dietro l’altro. E si formerebbe un gigantesco anello di sabbia, che ruota in cielo, su se stesso.

 

E se la luna fosse una donna? Magari una vestita come un marinaio, perché la luna naviga nei cieli. Potrebbe essere lei, l’incaricata di portare la pace sul mondo, e di fare trionfare l’amore. Ma l’amore, potrà mai trionfare? Finché anche gli amanti fuggono da loro stessi?

E se questa donna-luna non riuscisse a vincere? Se il destino suo, fosse quello di morire sola?

E se invece la luna andasse in mille pezzi? In tantissimi pezzi, e ogni pezzo cade in un punto diverso… chi mai potrà ricostruirla? Un uomo no, una donna forse… dovrebbe essere un mezzo uomo… mezzo… la metà migliore… e probabilmente una donna dovrebbe accompagnarlo, perché solo unendosi in amore riuscirebbero a riunire tutti i frammenti.

 

Fa freddissimo! Tanto quanto fa caldo di giorno! È tutto buio e solo la luna tenta di schiarire la situazione.

Io avanzo strisciando.

Sono come un pesce fuor d’acqua, e nel tentativo di respirare, soffoco più velocemente. Sono privo di forze e la mia mente va e viene. La follia si alterna alla lucidità in una sequenza veloce e lineare. Precisa.

Mangio la sabbia, l’unica cosa che mi rimane da mangiare. La mangio mentre striscio. Porta ancora un po’ di tepore, come per dimostrare alla luna che il sole sa anche scaldare… ma la luna sembra fregarsene.

Le mie dita affondano tra i granelli in gesti disperati, e poi mi tiro avanti, e poi le dita si rituffano, e poi mi tiro ancora. Sto cercando di trainare me stesso… ma non so per quanto ci potrò riuscire…

 

Ti sto desiderando. Ti sto pensando. E mentre ti penso sto per morire.

Sai, ti ho sempre visto come l’altra parte di me, quella mancante, quella… mi manchi ancora. Io… io sono tuttora incompleto, e aspetto te per giungere a tastare la pienezza della vita.

Non sei più mio, forse non lo sei mai stato, ma se il tuo cuore, in questo momento, sta sentendo il mio silenzioso scivolare nell’oscurità, allora ti prego, pensami! Questo mi salverà…

Sto per cadere nel sonno eterno. Forse sognerò… forse sognerò di noi due… rivedrò… sì… ecco…

 

 

… continua…

  

 

Disclaimer: storia e personaggi sono completamente miei, ribadisco però che la storia è nata ascoltando “Arabian nights”, una canzone di Sarah Brightman contenuta nel cd “Harem”. Non è comunque una song fiction e la storia non centra pressoché niente con la canzone.

 

Note: posso immaginare che questo secondo capitolo non sia stato proprio così immediato… beh, se non l’aveste capito sono tutti miraggi… comunque sia, vi posso assicurare che i prossimi capitoli saranno più lineari con la storia… grazie della lettura! Se volete criticarmi o comunque parlarmi della storia contattatemi pure al solito 

Bye, bye…