Primo
anniversario per la mia coppia preferita!!! ^^ un’altra HanaRu, con un avviso:
lo so che spesso le famiglie non reagiscono bene all’idea di avere un figlio
gay e magari il modo in cui ho tratteggiato la figura della madre di Hanamichi
è un po’ utopistico, ma io sono una persona fondamentalmente ottimista e
voglio che almeno nelle fic le cose vadano come dovrebbero andare sempre!! ^^
Per Ria, Calipso e Greta, che mi sopportano quotidianamente. Un saluto e un
bacio anche ad Angie, Dream e Hanako.
An year
with you di
Nausicaa
Parte prima.- You are the beauty in my
life
Superata
brillantemente la nostra prima (e unica, mi riprometto!) crisi, io e Kaede
ricominciamo a vivere d’amore e d’accordo. Tra l’altro con
l’inizio di aprile siamo diventati studenti del terzo anno! E non
bisogna poi assolutamente dimenticare che questo coincide con il mio
compleanno, anche se io e la volpaccia abbiamo deciso di rimandare i
festeggiamenti al primo sabato successivo, ossia oggi: niente scuola e
ancora niente allenamenti in questo anno scolastico appena iniziato.
Ehehehehehe…saremo io e lui e ci prepareremo tutto da soli…dobbiamo
organizzarci!
Sapete
qual è una delle cose che mi piace fare di più con la mia volpe? Sì,
vabbe’…QUELLO! Ok, ma stavolta non mi stavo riferendo a QUELLO!!! E
no, non parlavo neanche del basket…E’ andare a fare la spesa!
I
supermarket sono pieni zeppi di CIBO!!!!!
Quando
stavo a casa mia ci pensava sempre mia madre a farmi trovare frigo e
credenza pieni e ora ci pensa la governante; sì, perché mi ero
dimenticato di dirvi che, rigorosamente quando noi siamo a scuola, qui
viene una signora che si preoccupa di sistemare la casa e di fare la spesa
e magari anche di cucinare talvolta, perché in effetti io e Kaede non
sappiamo andare più in là di una minestra o di un hamburger! Io l’ho
vista poche volte, ma Kaede la conosce da quando era piccolo e ne parla
con molto rispetto: uno dei motivi per cui ogni tanto anche noi mettiamo
ordine è proprio quello di non caricarla troppo di lavoro.
Comunque,
può capitare che io e la kitsune decidiamo di comprare qualcosa di
particolare o a cui, semplicemente, lei non ha pensato e allora prima di
tornare a casa dobbiamo fermarci in un supermarket.
IO
MI DIVERTO TANTISSIMO!!!!!!!!!
Tanti
scaffali pieni di cibarie dolci e salate, tutte a mia disposizione…
A
questo proposito mi sono reso conto che la mia volpe è un po’
salutista, quindi non appena mi vede prendere un prodotto arriva lì e ZAC!!!!!
Me lo toglie di mano e comincia a leggere i valori energetici…e le
vitamine e le proteine e i coloranti e i conservanti e l’alimentazione
di un atleta…E, naturalmente, quello che non vuole mangiare lui per
estensione non posso mangiarlo neanche io!!!!!
Per
farla breve, oggi dovremo andare a fare un po’ di spesa e io sono già
pronto a battagliare contro le sue intromissioni sui miei pasti, anzi ora
gli faccio subito un bel discorsetto a riguardo!!!!!
E
invece no…squilla il telefono e sono io il più vicino per poter
rispondere subito… Ehm…è mia madre ed è piuttosto alterata!!!
“Hanamichi,
io voglio che mi presenti Kaede! Stavolta non voglio sentire scuse, ho già
pensato a tutto: questo pomeriggio verrete qui a casa e io vi preparerò
un buon tè, niente di formale che possa imbarazzare, come vedi…”.
Oddio,
è partita alla carica…
“Ma
mamma…” provo io. Tentativo inutile, lo so da me.
“Niente
scuse! Praticamente state insieme da un anno e ancora non me lo hai
presentato! Così festeggeremo anche il tuo compleanno…”.
Per
farla breve, io non riesco ad oppormi: a malincuore, temendo per la mia
incolumità, le ho detto che ne avrei parlato con Kaede ed è quello che
mi tocca fare adesso.
Trovo
la mia volpe che sonnecchia sul divano e lo scuoto: “Oi kitsune…”.
Uhm…ha
aperto gli occhi con troppa rapidità rispetto al suo standard, forse non
era del tutto addormentato!
“Hn?”
mi guarda un po’ assonnato, ma non è arrabbiato come quando lo si
sveglia davvero. Meno male…
“C’è
un fuori programma…” inizio io e lui mi guarda in modo interrogativo
per incitarmi a proseguire.
“Mia
madre ci ha invitati a prendere un tè a casa…l’invito è per questo
pomeriggio…per dirla tutta, mi ha fatto chiaramente capire che la mia
testa sarà in pericolo se non vi presenterò entro oggi…” spiego, con
un tono da funerale.
“Dal
suo punto di vista, ha ragione: per me non ci sono problemi” mi dice
Kaede, senza fare una piega; non che mi aspettassi altro da lui, ma…
“Ce
li ho io i problemi!” sbotto, alterato.
“Perché?”
si stupisce la mia volpe.
“Che
ne so?!” sbuffo io, confuso.
“Se
non lo sai tu…” ironizza lui.
“Cioè,
sì, lo so…mi sa che mi sentirei giudicato…senza contare ciò che
potrebbe capitarmi se voi due doveste allearvi per darmi addosso
insieme!” che prospettiva terrificante…anche se in realtà è la prima
parte della mia risposta a preoccuparmi maggiormente. Forse non giudicato,
che è un termine orribile, però…
“Hai
la coda di paglia, do’aho?” mi provoca Kaede. Ma guarda quanto parla
oggi… “Grr…sta’ zitto, volpino!” gli dico, prima di chinarmi a
baciarlo sulla bocca. Mm…è un ottimo modo per farlo tacere…efficace
ed eccitante…
Quando
ci separiamo per respirare, però, non riesco a fingere di essere
tranquillo e lui se ne accorge, così mi dice: “Non credo proprio che
tua madre ci abbia invitato per giudicarci” con il suo tono più calmo e
sicuro.
Io
ci penso su per qualche secondo e poi scuoto il capo: “Lo so, kitsune,
non credere…la conosco bene…è solo che a volte mia madre ha il potere
di rendermi nervoso…”.
Non
vorrei che se ne uscisse con racconti imbarazzanti su di me e sui disastri
che combinavo da piccolo oppure che, e sarebbe anche peggio, facesse
domande inopportune al volpacchiotto. Intendiamoci, teoricamente non
dovrebbe perché è intelligente ed
educata, però ho i miei dubbi su quanto sappia controllare la sua
curiosità una donna che si trovi davanti il ragazzo di suo figlio dopo un
anno che voleva conoscerlo!!!!! E per dirla tutta, non mi sento sereno
perché questo incontro sarà comunque un banco di prova e non lo dico
perché non mi fido di mia madre, ma perché anche lei è comunque un
essere umano…ci ha accettati, ma non ci ha mai visti insieme,
vicini…che effetto le farà? Cosa
proverà vedendo concretizzarsi ciò che fino ad oggi per lei è stato un
legame soltanto raccontato? E se la vista di noi due dovesse farla pensare
a tutto ciò che non avrà mai? Una mia fidanzata da poter presentare alle
amiche, un matrimonio a cui pensare, dei nipotini…Non so. Forse sto
esagerando…
“Per
che ora dobbiamo stare lì?” mi chiede Kaede.
“Per
le 17.00…se saremo fortunati, riusciremo ad andarcene per l’ora di
cena…” borbotto io, cercando di non tradire la mia ansia.
“Miaaaooo…”.
Lo
riconoscerei tra mille il miagolio di Micky!! So che è lui ancora prima
di guardarlo! Stupido micio, sempre nei momenti meno opportuni!!
“Che
vuoi, anche tu?! Hai mangiato da poco!” ringhio al gatto in malo modo e
forse non è una buona idea.
“MEEEOW”
ovviamente il mostro peloso non ha gradito…e neanche il suo padrone
se è per questo!!!!
“Do’aho,
ancora non hai capito che lui percepisce il tono con cui gli ti
rivolgi?!” mi sgrida Kaede, protendendosi e prendendo in braccio la
belva, che ora mi guarda con
aria di trionfo dalle braccia della kitsune!!! Certo, ora si sente
protetto!!!
Io
sbuffo, dirigendomi verso la cucina: “Bah, prima gli ordini di mia madre
e poi le paranoie del gatto se qualcuno gli parla male...mi chiedo
cos’altro possa capitare oggi…” e la risposta, purtroppo, non tarda
ad arrivare: sono così intento a lamentarmi da non vedere, se non
all’ultimo, che davanti a me, fermo come un carciofo, c’è l’altro
stupido gatto, quello che si chiama come me. Ho appena il tempo di
registrare che sto per dargli un calcio che, per evitarlo, mi sbilancio e
finisco a terra con un tonfo.
Stupido
gatto pasticcione…grrr…
“HANA-CHAN,
SEI UN DEFICIENTE!!!!!!!!!” gli grido io, facendolo scappare via. Tutti
i gatti sono agilissimi, ma lui no! Doveva rimanere fermo di fronte a me
che stavo per calpestarlo!!!!
“Do’aho,
mi fa piacere che finalmente tu ne abbia preso coscienza” mi dice Kaede,
tutto serio, dopo aver sentito la mia ultima frase.
“NON
STAVO PARLANDO DI ME!!!!! STUPIDA VOLPE, IO TI DISTRUGGO!!!!!” urlo con
tutto il mio fiato, saltando in piedi.
“Hn…non
per niente gli ho dato il tuo nome…” insiste la dannata volpaccia.
“Vuoi
la rissa, Kaede?” lo ammonisco io, con il mio tono più feroce,
portandomi minacciosamente di fronte a lui che è a sua volta in piedi.
E
il volpacchiotto, ovviamente, non si scompone: “Perché no?”.
“Grrr…”.
“Così
poi dovremo fare la pace…” conclude lui, con una stupenda espressione
maliziosa.
Oh,
sì!! Adoro far la pace con lui!!!!
Ho
i nervi tesissimi quando suono al campanello di casa mia, invece Kaede
sembra non avere davvero problemi.
Mia
madre apre subito la porta e a me viene il dubbio che fosse appostata
dietro… Però mi calmo quando vedo il sorriso aperto e sincero che
rivolge a me e alla volpe; ci fa entrare in casa e Kaede si inchina
davanti a lei, presentandosi: “Sono Rukawa Kaede, signora Sakuragi.
Piacere di conoscerla”.
Anche
mia madre si presenta: “E io sono Sakuragi Midori. Sono davvero contenta
di conoscerti, Kaede…posso chiamarti per nome, vero?”.
Dopo
il cenno affermativo della kitsune, mia madre ci porta nel nostro piccolo
salotto; spostando il divano, è riuscita a sistemare per bene i cuscini a
terra, così noi possiamo sederci mentre lei finisce di far bollire
l’acqua per il tè. Kaede non ha bisogno di guardarsi intorno, conosce
già la casa; stranamente sono io a farlo, come per tenermi occupato. Però,
forse sto esagerando: quando iniziamo a bere il tè mi accorgo che
l’atmosfera è rilassata. Giustamente, non stiamo vivendo questo momento
come se fosse un’occasione ufficiale, per esempio io e Kaede siamo
vestiti bene, ma sempre con capi sportivi e mia madre indossa un semplice
yukata…Devo dargliene atto: è riuscita a creare una situazione
piacevole…parla di basket, ci chiede della squadra e del prossimo
campionato, allude vagamente alla scuola e si complimenta per i nostri
voti che sono parecchio aumentati rispetto al primo anno…non tocca
argomenti troppo personali, accetta di rimanere anche sul generico e di
questo gliene sono grato. Detto fra noi, le avevo già parlato io della
famiglia Rukawa, della morte della madre di Kaede, di suo padre e del
rapporto teso fra di loro e lei mi aveva ascoltato, senza commentare, con
lo sguardo triste.
Kaede
risponde alle sue domande in modo educato e conciso…certo, non mi posso
aspettare che le sue risposte spazino fino a toccare argomenti che non
c’entrano niente con la domanda, come spesso capita di fare a me, ma
avevo preparato mia madre a questo, ad aspettarsi frasi rispettose ma
sintetiche al massimo.
E
lei, devo dirlo di nuovo, non insiste mai, non lo tartassa di domande,
spesso si rivolge a me o ci racconta episodi divertenti della mia
infanzia, fortunatamente evitando le figuracce (anche se i suoi occhi mi
avvertono che al prossimo incontro le svelerà tutte!!!!!).
Bene
bene!!! Temevo peggio…
Abbiamo
finito di bere il tè e io penso che fra un po’ potrei proporre di
tornare a casa…ribadisco che finora è andata bene, ma perché sfidare
la sorte?! Ma proprio prima che io possa parlare, eccola che mi precede!
“Hanamichi,
ma non dovevi telefonare a Yohei?” mi chiede all’improvviso la mia
mamma, voltandosi verso di me.
“Eh?
No…” come le viene in mente?!
“Massì,
ti dico! Dovevi proprio telefonare a Yohei…” insiste, con una strana
impazienza.
“Ti
dico di no!” mia madre si è rincretinita…
“HANAMICHI,
VAI SUBITO A TELEFONARE A YOHEI!!!!!!!!” sbotta lei, facendomi
sobbalzare.
“Salutalo
da parte mia” ci si mette anche Kaede! Che vi avevo detto? Si sono
alleati contro di me!!!
Vabbe’,
ho capito: la mamma vuole parlare da sola con la volpetta…e non posso
sgridarla per questo, sospettavo che lo avrebbe fatto. Devo dire che
l’idea non mi spaventa più come prima, ora che ho visto come si è
comportata finora: in quel suo modo splendido, capace di mettere tutti a
loro agio…
“Ehm…effettivamente
devo parlare con Yohei…” borbotto, rassegnato ad obbedirle.
Sono
comunque un po’ riluttante quando mi alzo da terra ed esco dalla stanza;
non per lei, stavolta, ma per Kaede. Con me no, ma con gli altri è ancora
così chiuso… spero che questa conversazione non gli dia troppo
fastidio…dal suo volto calmo e deciso non si direbbe, ma insomma…
Una
volta fuori dalla porta, però, guardo alternativamente il telefono nel
corridoio e la porta socchiusa alle mie spalle; che faccio?
Telefono
veramente o rimango ad origliare?
Me
lo aspettavo che Midori Sakuragi avrebbe voluto parlare da sola con me, mi
chiedevo soltanto quanto tempo ci avrebbe messo a dirlo e soprattutto come
avrebbe allontanato il mio do’aho…
Attendo
tranquillamente che inizi il discorso che deve essersi preparata e intanto
la osservo: si dice che i figli maschi assomiglino alla madre, ma il
do’aho è l’eccezione che conferma la regola! Di simile lui e la madre
hanno solo il colore degli occhi, nocciola. Per il resto, di fronte a me
c’è una signora dai lineamenti gentili e dai capelli scuri.
“Un
po’ mi spiace di averlo dovuto mandare via, ma sai com’è Hanamichi…vorrei
parlare con te, ma se fosse rimasto lui si sarebbe messo in mezzo,
rispondendo al tuo posto” mi spiega vivacemente.
Però
lo conosce bene…del resto, è suo figlio!
“Capisco,
signora” la assicuro.
“Hanamichi
sa essere stancante, vero?” me lo chiede ridendo, perché lo pensa
davvero, questo è palese, ma penso che speri che io colga la sfumatura
che lei ha dato alla parola ‘stancante’.
“A
volte sì” le confermo io, ma credo di avere un lampo divertito negli
occhi, mentre ripenso alle sue interminabili chiacchiere, ai suoi
resoconti dettagliatissimi, alle domande che vuole farmi sempre e dico
sempre quando sto per addormentarmi… E’ stancante? Può essere, ma io
ormai mi preoccupo quando non ho il sottofondo continuo della sua voce
nelle sue varie tonalità!!!!
“Però
mi sembra che tu sia contento di sopportarlo” indaga lei, che deve aver
colto il mio sguardo.
Hn.
Se
crede che io possa fare dichiarazioni di amore eterno per il do’aho di
fronte a lei o a chiunque altro si sbaglia! Queste sono cose più che
private, sono intime… Però capisco anche che è una madre preoccupata
per la felicità di suo figlio…Probabilmente anche la mia si sarebbe
comportata così…o no, forse no, non ricordo molto, nella mia mente la
sua figura è sempre più sfocata e non parlo solo del suo volto, ma del
suo essere. Mi piacerebbe credere che si sarebbe interessata, almeno, e
questo mi fa rispondere: “Non è un peso sopportare la persona che si
ama” parlo in modo
generico, ma evidentemente le basta e dimostra con un sorriso di
apprezzare la mia affermazione.
“Sta’
tranquillo, Kaede, non sto per farti un terzo grado!- ora ride
apertamente- Hanamichi mi ha parlato del tuo carattere introverso! Gli
avevo chiesto che indole avessi, gli avevo fatto molte domande…sai, io
sono molto curiosa…”.
“Non
c’è problema, signora” e tento di immaginarmi il mio do’aho che
cerca le parole adatte per descrivermi alla madre senza dire cose
imbarazzanti, senza sembrare sdolcinato; poi mi rendo conto che devono
aver parlato anche della mia famiglia, che dev’essere stato chiesto
qualcosa a riguardo e, d’istinto, mi innervosisco. Ma è solo un
momento. Io sono un ragazzo razionale e capisco che sia il minimo voler
sapere in casa di chi viva il proprio figlio. E poi lei con molto tatto
evita di farmi domande sull’argomento, facendo svanire quella sensazione
di irritazione.
“Hanamichi
mi ha parlato della vostra intenzione di andare negli Stati Uniti, dopo il
diploma” mi dice la signora Sakuragi, all’improvviso, cogliendomi di
sorpresa. Eppure avrei dovuto aspettarmi anche questo…mi irrigidisco:
nonostante gli abbia dato il permesso di partire, nonostante il suo tono
amichevole, può darsi che non ne sia proprio entusiasta…
“E’
vero- confermo io- Le dispiace molto?” tanto vale saperlo subito.
Ma
la vedo scuotere il capo con molta sicurezza: “Io sono d’accordo. So
che Hanamichi si preoccupava del fatto che sarei rimasta qui da sola, ma
io…sono contenta, ecco…contenta di vederlo costruire seriamente il suo
futuro, di sapere che ha un progetto concreto, con un percorso e una meta
da raggiungere. E sono tranquilla anche perché ci sarai tu…Hanamichi sa
essere così impulsivo e precipitoso!!!! A volte ha bisogno di essere
guidato, anche se non lo ammetterà mai…e poi…” si interrompe, cerca
le parole adatte, sorridendo.
Io
rimango in silenzio, dopo poco lei si gira di nuovo verso di me e riprende
a parlare: “E poi assicurati che non si faccia fregare laggiù! È
talmente ingenuo!!! Soprattutto assicurati che firmi dei bei contratti con
le squadre più importanti! Be’ tanto ovviamente giocherai con lui,
quindi potrai valutare per bene le varie proposte! Io voglio poter passare
la vecchiaia in una bella casa di riposo dotata di tutte le comodità!!!”
e ride, di una risata uguale a quella di Hanamichi.
“Baderò
io a questo, signora” ma non aveva bisogno di chiedermelo: me lo sono
ripromesso di occuparmi di te, amore mio…
“Lo
so. Ho capito quanto sia forte il vostro rapporto…quando si è
conosciuto il vero amore, se ne sa riconoscere un altro. Hanamichi ti ha
mai parlato di suo padre?” mi chiede.
Io
annuisco e lei di rimando; non ho capito cosa c’entri il padre di Hana,
ma ho apprezzato che lei abbia parlato del nostro come di un amore vero,
perché lo ha fatto spontaneamente e con naturalezza, senza scambiarlo per
il gioco di due ragazzini…
“Sai,
Kaede, non voglio stare qui a fare discorsi di circostanza, non mi
piacciono e mi sembrano falsi e invece io sono una persona sincera…ma
non lo dico per dire, se ti assicuro che tu per me fai parte della
famiglia…avrei tanto voluto avere un altro figlio, ma non è
arrivato…a volte è strano e bello come il destino decida di allargare
le famiglie, non credi?” mi chiede in tono gentile.
Io
rimango sorpreso, questo DAVVERO non me lo aspettavo, ma poi riesco a
risponderle: “Sì” e spero che dal mio tono lei capisca che la sto
anche ringraziando. “Di’ la verità, ti sono sembrata un po’
invadente?” d’un tratto noto un poco di ansietà nella sua domanda,
come se temesse di avermi offeso, ma su questo voglio rassicurarla:
“E’ difficile scambiare la gentilezza per invadenza” dico.
Non
mi sembra invadente: mi sembra solo una persona dalla mente e dal cuore
aperti e poi, se fosse stata davvero invadente, non avrebbe potuto
aspettare un anno per conoscermi, ma si sarebbe imposta al do’aho molto
prima…
Lei
sembra contenta della mia risposta: “Perfetto! Sono davvero felice di
averti conosciuto, Kaede…ma ora forse è meglio richiamare mio figlio,
che ne dici? HANAMICHI!!!! RIENTRA PURE, COSI’ POTRAI ASCOLTARE SENZA
ORIGLIARE!!!!!!!!!!” grida forte e il mio do’aho rientra subito, tutto
rosso in volto, in vena di proteste: “Non stavo origliando!”.
“Ah,
no? Vedi, Kaede, come ti dicevo è così ingenuo…” lo prende in giro
sua madre. “Tu sei ingenua, se pensi che qualcuno in America possa
fregarmi!” strepita il do’aho, tradendosi da solo…Ma perché è così
cretino?!
“Lo
vedi che stavi origliando?” lo rimprovera dolcemente Midori Sakuragi.
Hanamichi
è sempre più rosso, imbarazzatissimo: “Ecco…io l’ho fatto per
Kaede! Così non dovrà farmi il resoconto dettagliato della vostra
conversazione! Sai che non gli piace parlare…volevo
risparmiarglielo…”.
Io
lo guardo dubbioso e un po’ ironico e lui fa una faccia sempre più
contrita; sua madre non dice niente, ma ci osserva sorridendo.
Finalmente
la mia mamma ha deciso di lasciarci andare via! Credo che si sia
affezionata subito a Kaede, ma del resto come si fa a non adorare la MIA
volpe? Ovviamente gli altri lo devono adorare da una giusta e
considerevole distanza!!!!! Mentre ci avviamo per la strada, la osservo
che ancora ci saluta dalla porta di casa e mi sento orgoglioso per come ci
abbia sorriso con approvazione al momento dei saluti! Ora davvero volge
tutto al meglio…
Io
e Kaede ci dirigiamo verso la stazione camminando in silenzio, rilassati.
“Sei
stato bene, kitsune?” mi decido a chiedergli, superando quel timore
forse naturale che prende quando si vuole e si spera che vadano
d’accordo le persone a cui si tiene di più. Mi sento un po’ ansioso
mentre aspetto la sua risposta, che però non tarda ad arrivare.
“Benissimo,
do’aho…sono contento di aver conosciuto tua madre” mi dice, con la
sua voce più limpida, con il tono sereno che
usa quando vuole farmi capire che è stato bene davvero e io mi
sento così felice…glielo dico, in un mormorio, gli dico che ora è
davvero tutto perfetto e che in fondo siamo una famiglia che si è
accettata, una famiglia un po’ diversa, ma non è questo
l’importante…be’, evito di dirgli che, prima che me ne andassi, mia
madre che ha sempre voglia di scherzare ha fatto in tempo a bisbigliarmi:
“Comportati bene con lui, Hana, o potrebbe rinsavire e rendersi conto di
quale do’aho si sia preso!!”.
Che
cara, eh?
Ok,
lo so che le piace scherzare, io del resto le somiglio, è da lei che ho
preso l’abitudine a non rinunciare allo scherzo neanche nei momenti più
difficili… Kaede non parla molto durante il tragitto, ma devo dargli
atto del fatto che oggi ha detto qualche frase più del suo solito e che
questo deve aver stravolto le sue corde vocali… Quando torniamo a casa,
mi ricordo che c’è una cena da preparare o quanto meno da riscaldare!!!
Uhm…avrei dovuto chiedere a mia madre se poteva prepararci qualcosa da
portare via…devo ricordarmene per la prossima volta!!! Anzi,
meglio…visto che Kaede mi accennava qualcosa tipo ‘dobbiamo ricambiare
l’invito’, se la mamma dovesse venire a trovarci la accompagnerò
direttamente in cucina!!!! Idea geniale, vero?
Lo
penso anche mentre entro in salotto, ma lì mi fermo di colpo…
Kaede
è seduto sul divano, con il capo reclinato sullo schienale e gli occhi
chiusi: osservo la linea del suo collo sottile, i suoi capelli neri che
fanno venir voglia di accarezzarli, i suoi lineamenti angelici…non ho
mai visto niente di altrettanto bello… mi rendo conto di quanto abbia
usato a sproposito questo termine prima di conoscere lui, di non aver mai
saputo cosa fosse la bellezza prima di avere lui…
Mi
avvicino piano per non disturbarlo, ma la kitsune mi sente ugualmente e
apre gli occhi; mi sorride e io sento la familiare eppure sempre nuova
corsa del mio cuore e dei suoi battiti quando lui mi guarda in quel
suo modo seducente.
“Cos’è
quello sguardo languido, volpino?” lo fa apposta, lo sa che non
resisto!!!!
“Chissà…”
si diverte il mio Kaede, con un’espressione maliziosa.
Mi
inginocchio a terra di fronte a lui, gli sbottono la camicia mentre ci
fissiamo negli occhi, desiderosi di un contatto a pelle; passo le mani sul
suo torace niveo e mi protendo a baciarlo. Kaede sospira.
Io
smetto, poggio il capo sul suo petto, lo stringo a me: “Sei bellissimo,
Kaede…te ne rendi conto?” ti rendi conto che la tua non è semplice
bellezza, ma è fascino, carisma, sensualità…che hai quegli occhi che
mi hanno incatenato e mi hanno fatto perdere la testa non solo perché
sono belli, ma perché parlano di te, non sono affatto gelidi a guardarli
bene, sono ipnotici…
Un
attimo di silenzio, poi la sua risposta: “Mi fa piacere che tu mi trovi
bello”.
“No,
tu SEI bello, non è una questione di gusti…lo sei
oggettivamente…Tutti si chiedono sempre perché tu voglia stare con me,
quando potresti avere chiunque” finirò per chiedermelo anche io…
“E’
la risposta più semplice del mondo, Hana”.
“Cioè?”
e la attendo con il cuore in gola e spero che non se ne esca con cose tipo
‘perché sei un do’aho’ e le altre battute con cui mi punzecchia
sempre…non in questo momento, non mentre siamo circondati da questa
atmosfera…
“Perché
con te sto bene: sei l’unico con cui stia completamente bene”.
E
la sua voce spazza via tutte le decine di battutacce che hanno fatto gli
altri a riguardo, anche in buona fede e per scherzare, lo so, ma che
avevano il potere di scuotere la mia sicurezza.
Era
davvero semplice, penso felice…
Parte
seconda.- I don’t want no other
Sono trascorsi alcuni
giorni dalla visita a mia madre e oggi è proprio la giornata che
aspettavo con ansia!!! Cominciamo col dire che la kitsune ha l’irritante
abitudine, non so quanto autentica o quanto dispettosa, di dimenticarsi
delle feste e delle ricorrenze. Ce ne fosse stata una che mi abbia fatto
passare tranquillo!!!
Ma
se si dimentica che giorno è oggi, è la volta che lo strozzo!!!
Questa
data non la troverete segnalata dai calendari, ma per me è la più
importante di tutte: è un anno che io e Kaede stiamo insieme!!! Già, è
trascorso un anno da quel pomeriggio in cui gli misi in mano il testo di
una canzone d’amore per poi rivelargli che era per lui…
Mi
volto verso il volpacchiotto che dorme pacifico al mio fianco e sorrido;
non ho fretta di svegliarlo, tanto oggi non andremo a scuola, ce ne
staremo a casa a festeggiare, l’ho deciso da solo ma non credo che la
volpe avrà da ridire. Anche se temo che nel pomeriggio dovremo comunque
andare al club di basket: sono pronto a scommettere che la kitsune, che a
volte ha una preoccupante propensione dittatoriale, non sentirà ragioni a
riguardo! Vabbe’, io glielo proporrò, di stare in casa tutto il giorno,
da soli, ma non so con quanto successo…ma non importa, non ora, ci
penserò più tardi…
Mi
chino sul viso della mia bella volpe e inizio a dargli piccoli baci sulle
palpebre chiuse, sulle gote, sulle guance, sulle labbra…Kaede mugola
appena, si gira e mi si rannicchia contro e io posso mormorargli
all’orecchio: “Buon giorno, kitsune. Oggi niente scuola, ok?” gli
chiedo subito: una piccola trappola per scoprire se lui si ricorda del
nostro anniversario. E miracolosamente le mie speranze vengono
esaudite!!!!
“Mm…buon
anniversario, Hana-kun…” sussurra Kaede, ancora assonnato, strofinando
la sua guancia al mio torace.
Oooooh…il
mio adorato volpino si è ricordato!!!! E mi ha chiamato ‘Hana-kun’!!!
E ora si stiracchia voluttuosamente per districarsi dal sonno…eheheheheheheh…so
io come svegliarlo per bene!!!
Infatti
il mio appassionatissimo bacio lo lascia senza fiato e ora la volpaccia ha
gli occhi ben aperti e, soprattutto, parla con me!!!!
“Ti
ricordi quel giorno, Kaede?” io me lo ricordo come fosse ieri, con
quella paura assurda di aver scelto la canzone sbagliata, ero stato tutta
la notte a cercare di trovarne una con il testo adatto e a tradurla per
essere sicuro che andasse bene…
“Hn…mica
sono passati dieci anni, Hana…” mi fa notare lui, con sguardo
addolcito. “Tu non avevi capito che quella canzone era per te…stupida
volpe, l’ho sempre detto!!” mi sembra quasi di rivedere la tua bocca
imbronciata quando ti avevo chiesto di tradurla e poi, quando ero venuto
qui, nel pomeriggio, quella tua velata gelosia che mi aveva fatto sperare
e osare…
“E
tu eri così imbranato!!” e ridi, quasi, nel dirmelo…
“Il
tensai non era imbranato, prego!!! Avevo paura di dire o fare la cosa
sbagliata e di rovinare tutto” gli spiego, accarezzandogli i capelli e
la guancia. Avevo paura di vedere il tuo freddo segno di diniego, di
sentire la tua voce distaccata che mi imponeva di andarmene e invece c'è
stato quel bacio e da lì si è creato questo ‘noi’…
“Do’aho…” mormora lui, con un tono affettuoso che contrasta con il
significato della parola.
“E
ti ricordi la nostra prima volta, Kaede?” quando io morivo dalla voglia
di averti, ma non sapevo come chiedertelo e non so per quanto tempo sarei
stato lì a fissarti se tu non mi avessi detto che lo volevi, che volevi
essere mio…be’, devo ammettere che questo argomento non l’ho tirato
in ballo senza motivo!!!! Vediamo se la volpe coglie…
Pare
di sì! I suoi occhi brillano nel rispondermi: “Sono ricordi talmente
belli che sarebbe uno spreco riviverli solo a parole, non credi Hana?”.
Mentre
lo stringo e lo faccio stendere sotto di me, torno con la mente
all’aprile dello scorso anno e ritrovo intatte quelle emozioni: la
felicità di vederlo darsi a me…la paura, perché era anche la mia prima
volta e io temevo di essere…non so…inadeguato? No, questo no, ma avevo
paura di fargli male, di sbagliare a causa dell’inesperienza…e poi
quel senso di trionfo al suo primo gemito e l’esultanza per la
consapevolezza di avergli dato piacere…
L’orgogliosa
e fiera kitsune che aveva accettato il mio atto di possesso…e lo accetta
ancora oggi e io sono di nuovo sommerso da quelle sensazioni così uniche:
entro dentro di lui e trattengo il fiato, mordendomi le labbra…sentirlo
caldo e stretto intorno a me mi procura ondate di piacere e brividi che mi
attraversano la spina dorsale…anche Kaede si morde le labbra e questo mi
ricorda che devo essere delicato, come quel giorno…sto ansimando, come
quel giorno…lui è ancora così stretto, come la prima volta che l’ho
preso, come quando era vergine…e questa sensazione di essere così
racchiuso nel suo corpo mi eccita sempre di più, non mi fa capire più
niente…aumento il ritmo delle spinte quando i suoi gemiti diventano
grida e le sue grida mi fanno impazzire…anche quel giorno mi sembrava di
impazzire… quando arriviamo al culmine, tutti e due, mi lascio ricadere
su di lui e penso una volta di più che è stato come allora…no, ho
sbagliato: è stato ancora più bello, perché oggi lo amo molto di più
di un anno fa e già allora lo
amavo tanto, lo amavo così tanto… Ok, sono in sua adorazione,
diciamolo!!!
E
vorrei dirlo anche a lui, dimostrarglielo in ogni modo possibile,
soprattutto ora che mi sento invadere di dolcezza mentre sento le sue
braccia che mi circondano la schiena e il suo corpo sudato che si muove
appena sotto il mio…osservo il suo viso mentre scivolo fuori da lui, mi
intenerisco per quel lampo di rimpianto che ci scorgo sempre quando devo
lasciarlo, rimpianto che si unisce al mio…
Poggio
la testa sul suo petto in silenzio, mi rilasso contro di lui mentre il
nostro respiro torna regolare.
“Posso
restare così, Kaede?” meglio che glielo chieda, so di non essere un
peso piuma…
“Sì…perché
me lo domandi?” sembri stupito, kitsune, adesso ti dirò perché voglio
tenerti così…
“Voglio
poter stare così il più a lungo possibile: quando sento i battiti del
tuo cuore, sono felice…so con assoluta certezza che tutto andrà sempre
bene!” mormoro, chiudendo gli occhi, sentendo le tue braccia che mi
cingono ancora più saldamente.
Voglio
che sia così per sempre. Non voglio nessun altro accanto a me.
Mi sento
incredibilmente felice ogni volta che Hanamichi entra dentro di
me…dolore, poi brividi e poi piacere e un desiderio sconfinato di
prolungare il più possibile questi momenti…
Lo
so che il mio do’aho sta ricordando la nostra prima volta, lo capisco
dal suo viso e la sto ricordando anche io ed è bellissimo per me
ritrovare nel suo sguardo la stessa emozione, la stessa ansia di non farmi
male, lo stesso desiderio di darmi piacere…e me ne ha sempre dato
tanto…
Grido
e le mie grida lo eccitano, lo inducono a spingere più violentemente
dentro di me…mi inarco sotto di lui, fra le sue braccia forti che mi
stringono, e lo sento venire nel mio corpo e la consapevolezza del suo
piacere caldo e denso che ora è in me mi fa raggiungere il culmine…
Anche
dopo che si separa da me, Hanamichi mi rimane sdraiato addosso, con la
testa sul mio petto.
“Posso
restare così, Kaede?” mi chiede e io mi stupisco, perché lo ha fatto
altre volte e non ha bisogno di chiedermelo…gli piace stare così e a me
piace che ci stia… “Sì…perché me lo domandi?”.
“
Voglio poter stare così il più a lungo possibile: quando sento i battiti
del tuo cuore, sono felice…so con assoluta certezza che tutto andrà
bene…”mormora il mio do’aho e io lo stringo, accarezzando la sua
schiena.
Ripenso
a quest’ultimo anno, vissuto con lui, e so che sono felice.
Certo,
abbiamo avuto i nostri screzi, più o meno gravi, la tensione non è
mancata, ci saremo spesso irritati a vicenda, non dico di no…ma ci siamo
anche capiti e accettati e abbiamo deciso di crescere insieme, di provare
a mettere realmente a parte
di noi un’altra persona, con tutto ciò che comporta…Due innamorati
restano sempre due persone diverse, forse non esiste la fusione completa
che è stata sognata lungo i secoli dai poeti d’amore: forse pensieri,
desideri, sogni resteranno sempre mai perfettamente coincidenti…ma poi,
a poco a poco, quando l’amore aumenta e riempie la mente e il cuore, ci
si accorge che si riesce ad avere dentro di sé i sogni di tutti e due, i
pensieri di tutti e due e che si vuole credere che in qualche modo, prima
o poi, quella fusione ci sarà ed è esaltante percepire come avvenga
tutto questo nel proprio animo…
Hanamichi
si muove piano su di me, sento il suo respiro calmo sulla pelle e lo
stringo più forte a me. Qualunque cosa possa capitare in futuro, non devo
dimenticarmi mai di questi momenti…qualunque discussione o lite o crisi
dovesse avvenire, questi momenti saranno ben chiari dentro di me…non
dovrò scordarli mai…
Incredibile, ma vero: la mia volpe ha
accettato di saltare gli allenamenti per questo pomeriggio! Vabbe’, lo
so che lo ha fatto perché le attività del club non sono ancora iniziate
ufficialmente, ma insomma il punto è che vuole stare da solo con me e
questo mi esalta! E oggi niente doccia rapida: visto che è una giornata
speciale ci concediamo un bel bagno caldo con tanta schiuma; sì, perché
in questa casa c’è la doccia, il bagno alla giapponese e quello
all’occidentale e noi abbiamo scelto quest’ultimo…siamo seduti uno
di fronte all’altro e le nostre gambe praticamente si intrecciano, ma
non importa…io mi incanto a guardarlo, così bianco in mezzo alla
schiuma…e quei capelli neri…sporgo un braccio e mi diverto a
schizzarlo, a far finire un po’ di nuvolette schiumose fra i suoi
capelli per ammirare il contrasto e lui non protesta, si limita a passarsi
una mano fra i suoi fili di seta.
“Sei felice, vero Kaede?” gli chiedo
all’improvviso, interrompendo il mio gioco e senza sapere neanche io il
perché di questa domanda improvvisa. Ma mi è sfuggita per istinto e io
credo all’istinto.
“Sì. E tu?” semplice e chiara la sua
risposta.
Io? Io arrossisco stupidamente a questa
domanda: “Io sono felicissimo, kitsune, ecco perché a volte sono…be’…lo
sai…ho il terrore che tutta questa felicità venga messa in pericolo e
io non riesca ad evitarlo…” gli spiego, fissandolo negli occhi.
“Lo so”.
“Non lo sopporterei!”.
“Lo so” ripete Kaede e sorride
leggermente.
Forse sembrerà strano, ma a parte pochi
accenni non abbiamo parlato molto del nostro anniversario, non ci siamo
dilungati in rievocazioni, non abbiamo esaminato questi dodici mesi perché
non ce n’è stato bisogno: abbiamo la consapevolezza che stiamo
costruendo qualcosa di concreto e duraturo e questo vale più di mille
discorsi. Però è anche vero che io voglio festeggiare!!!!
Gli propongo di andare a cena fuori, dato
che è da un bel po’ che non usciamo di sera e lui è d’accordo. Bah,
il tensai oggi si sente magnanimo: vorrà dire che gli permetterò di
poter scegliere il locale!!! Come dite? Che lo avrebbe comunque scelto
Kaede? LO SO!!!!! Era solo per illudermi, insomma…ma cosa che volete che
mi importi della scelta di un locale quando lui è qui, con me, in una
vasca piena di schiuma…Io gli accarezzo le gambe, poi gli sorrido in
modo un po’ allusivo: “Kaede, spostati…così sei troppo lontano da
me per i miei gusti…”.
Lui mi lancia una delle sue occhiate
sexy, poi, lentamente, si sposta fino ad avere la schiena contro il mio
torace; io subito lo cingo e gli mormoro all’orecchio: “Ora posso
accarezzarti meglio…” e lascio scorrere le mie mani sul suo corpo
perfetto. Kaede abbandona la testa sulla mia spalla e sospira:
“Stringimi forte, Hana…”.
Più forte che posso, Kaede…
È stata una bella serata.
Abbiamo cenato fuori casa e ora stiamo
passeggiamo per il lungomare; magari faremo un po’ tardi ma non importa:
in fondo dovremo aspettare un anno per festeggiare di nuovo questo giorno,
no?!
In
questo momento camminiamo fianco a fianco, in silenzio; Kaede ogni tanto
guarda la luna che si riflette sul mare.
A
dire il vero ci sarebbe una cosa che vorrei fare e che renderebbe ancora
più indimenticabile la nostra giornata: vorrei camminare mano nella mano
con lui.
Ogni
tanto sbircio la sua mano bianca che sfiora la mia e ho l’impulso di
afferrarla e stringerla, ma riesco sempre a reprimerlo. Non so…siamo per
strada, all’aperto e questo è un gesto inequivocabile…
È
vero che non c’è nessun altro in giro, ma se dovesse sbucare qualcuno
che ci vedesse…e poi non so come la prenderebbe il mio adorato
volpino!!! Mi rendono incerto i motivi che ho elencato prima…magari si
irriterebbe per qualcosa di così plateale pur nel deserto di una strada
vuota…
Mi
sembra un po’ strano, veramente: dopo tanti mesi di amore e sesso, dopo
che ci siamo lasciati andare alla passione più bruciante e che io l’ho
preso così tante volte, adesso ho timore a fare un gesto casto come
prenderlo per mano. Un gesto semplice e intimo, che ha molto più
significato di quanto non sembri se fatto con coscienza, con cui gli
innamorati dichiarano di affidarsi l’uno all’altro.
Mi
batte forte il cuore mentre di nuovo avvicino la mia mano alla sua e
gliela sfioro. Ma all’improvviso, quando ci ho ripensato per
l’ennesima volta e sto per ritrarmi, con una rapidità incredibile
Kaede mi ferma e intreccia le sue dita alle mie…
“Ci
voleva tanto, do’aho?” mi chiede, leggermente divertito, con un tono
dolce e canzonatorio insieme. E questo mi fa reagire!
“Stavo
per farlo io, che credi?!” protesto vivacemente, anche per nascondere la
mia commozione. È come se mi leggesse nel pensiero…
Sarà un quarto
d’ora che Hanamichi è indeciso se prendermi per mano o meno! È davvero
combattuto, il mio do’aho…
Siamo
per strada, è vero, e questo lo preoccupa, e poi scommetto che si chiede
quale potrebbe essere la mia reazione.
Ci
penso su.
Non
abbiamo mai camminato mano nella mano. Dev’essere qualcosa di
particolare fra due innamorati…quasi una prova che si vuole andare nella
stessa direzione… D’accordo, siamo sul lungomare e potrebbero vederci:
e allora?! Anche se fosse? Vedrebbero due ragazzi che si amano.
Sento
per l’ennesima volta che la mano di Hanamichi sfiora la mia e allora
decido io per tutti e due: rapidamente intreccio le mie dita alle sue e
poi lo tengo saldamente. “Ci voleva tanto, do’aho?” chiedo, di
fronte al suo volto stupito, ai suoi occhi sgranati.
“Stavo
per farlo io, che credi?!” prova a difendersi lui, reagendo subito
proprio come piace a me. Anche la sua stretta è salda e sicura.
E
così ci ritroviamo a camminare mano nella mano, magari un po’ timidi di
farlo e all’inizio è buffo perché dobbiamo sincronizzare meglio i
nostri passi…
“Oi
kitsune, in un anno ci sono dodici mesi!” esclama lui all’improvviso,
come se fosse l’ultima scoperta scientifica.
“Sì,
sono 52 settimane” preciso io.
“Ogni
mese ha in media una trentina di giorni” continua lui, sempre più
infervorato.
“Già…quattro
settimane e in ogni settimana ci sono sette giorni”.
“E
in ogni giorno ci sono 24 ore” insiste il mio do’aho. Ma ho capito
cos’ha in mente e assecondo il suo gioco.
“In
un’ora ci sono sessanta minuti”.
“E
ogni minuto è composto da sessanta secondi!!” conclude lui, trionfante.
“Già”.
“E
noi li abbiamo trascorsi quasi tutti sempre insieme!!!” esulta alla
fine.
“Già…che
rottura, vero?” commento io.
Penso
che in un’altra occasione mi sarebbe già saltato alla gola per questa
uscita, ma stavolta ha riconosciuto il mio tono complice, quello che ho
quando voglio scherzare con lui. E si adegua anche lui.
“Non
me lo dire! Fastidiosissimo…”.
“Una
noia…” ma sto per ridere mentre lo dico. E le nostre mani sono sempre
più strette l’una nell’altra.
“Io
non ti reggo più!” a questo punto Hanamichi ride apertamente.
“Figurati
io…” e non riesco a trattenere un sorriso.
“Però,
Kaede…” dice lui, più seriamente.
“Hn?”.
“E’
un bellissimo modo per irritarsi, vero?” mi chiede, sorridendo.
“Il
migliore, Hana” per noi è sempre stato così.
“Uhm…credo
che non ti lascerò la mano per tutta la notte, kitsune” medita lui.
“Hn…se
non fosse stato per me, neanche staremmo così!” gli ricordo,
risvegliando la sua vena polemica.
“CHECCOSA?!
CREDI CHE IL TENSAI NON SAPPIA PRENDERE PER MANO UNA STUPIDA VOLPE?!” si
altera.
“Proprio
così”.
“CHECCOSA?!”.
E
continuiamo a camminare, punzecchiandoci, rispondendoci per le rime e
spintonandoci anche e sempre tenendoci mano nella mano. E non è soltanto
perché oggi è il nostro anniversario, ma so che è successo qualcosa di
bello, per strada, stanotte, con le nostre dita intrecciate…
Fine
(per ora? ^^)
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