Ehm... la vecchia scusa de "L'autrice vi vuole tanto bene non dimenticatelo mai" funziona ancora? ^^;;;

Disclaimer: I pg di SD appartengono all'immenso Inoue, io scrivo perché mi diverto un mondo e non preoccupatevi, sono ancora abbastanza in me da non chiedere nulla per quello che scrivo...

IMPORTANTE: Oltre alle due coppie principali, questa fic contiene anche altri pair sballati, tirati a caso dalla sottoscritta lanciando una monetina! NON sono coppie ritenute canoniche, se la cosa vi urta, non leggete la fic oppure saltate tranquillamente i pezzi (cmq poco rilevanti ai fini della storia). Io vi ho avvertito! ^^ Baci baci!


Angels' Hearts

di Kieran

Parte 10 di 10
 

-Capitolo 30-


Mitsui spinse il petto del suo koibito facendo in modo che si sdraiasse sul divano e gli si stese sopra, sorreggendosi però sui gomiti; gli stuzzicò l'incavo della gola con la lingua, mentre con una mano gli sfilava lentamente la camicia dai pantaloni. Fujima si rilassò sotto quei tocchi leggeri e con una mano gli accarezzò i corti capelli neri. Quando finalmente riuscì ad intrufolare la mano sotto il tessuto di lino, Mitsui sollevò il viso e depose lievi baci sulle labbra del compagno: avrebbe voluto divorarle, ma cercava in ogni modo di trattenersi. Fujima gli aveva detto di essere vergine e Mitsui teneva troppo a lui per lasciarselo scappare; sapeva che se avesse insistito, il suo Kenji-kun gli avrebbe permesso di arrivare fino in fondo, ma, per la prima volta in vita sua, gli importava di più fare felice un altro invece che se stesso. Ed era incredibile. E poi non voleva farlo sul divano di casa sua: la loro prima volta doveva essere speciale. Fujima intrufolò la lingua nella sua bocca, timidamente e Mitsui si ritrovò a sorridere: pensava a lui, certo, voleva la sua felicità, ovvio, ma non sarebbe mai stato passivo! E prese il possesso della sua bocca. Fujima non protestò ed inarcò la schiena per fare aderire i loro corpi; Mitsui insinuò il braccio fra il suo amante ed il divano, stringendoselo contro.
- Ah, Hisa-kun, non sono mai stato così felice. - mormorò sulle sue labbra il piccolo play dello Shoyo; Mitsui lo guardò teneramente negli occhi.
- Pensare che dobbiamo tutto a quella testa rossa!
- Se non fosse stato per Hanamichi, ora saremmo ancora a spiarci da lontano.
Mitsui riprese a mordicchiargli il lobo dell'orecchio, per poi esplorarne il padiglione con la lingua; e Fujima gemette inarcandosi di più.
- Lui è stato...ah....il nostro Cupido.
Scendendo lungo il suo collo, Mitsui ridacchiò.
- Anche se non ha proprio niente di angelico...

Yasuda e Haruko camminavano a braccetto lungo il viale del parco, dove i germogli cominciavano a sbocciare profumando la loro via; la ragazza leccava un gelato, mentre il ragazzo guardava dritto davanti a sé. Si erano rimessi insieme ed ora lei non pensava più ad Hanamichi: aveva preso una cotta per lui, ma solo perché era disperata ed era stata consolata da quell'adorabile rossino. Di fronte a loro, delle risate di alcuni ragazzi; incrociarono un gruppetto di quattro scapestrati, che frequentava la loro scuola. Li conosceva di fama, essendo piuttosto pericolosi: Mito, Takamiya, Okusu e Noma. Ed ora stavano venendo loro incontro; Haruko strinse più forte il braccio di Yasuda, guardando i propri piedi per non incrociare i loro sguardi, ma i quattro si fermarono di fronte a loro.
- Guarda, quello non è della squadra di basket? - chiese il moro con i baffi; il ciccione annuì.
- Sì, e lei è la sorella del gorilla...con un bel gelato a...sniff sniff...fragola e limone. (Bleah! >_< NdK)
- Sei peggio di un cane da tartufi! - ridacchiò Mito; Haruko alzò lo sguardo timidamente, poi strattonò il braccio di Yasuda per incitarlo a superarli. Ma il suo ragazzo non si mosse.
- Me lo fai assaggiare il tuo gelato? - chiese Takamiya con la bava alla bocca; Mito ridacchiò, mentre la ragazza strinse le labbra non sapendo come reagire. Il biondo, che era stato zitto fino a quel momento, parlò guardando altrove.
- Andiamo, lasciamoli in pace. Non vale la pena prendersela con questi due.
Takamiya protestò dicendo che aveva fame, mentre Mito guardò l'amico con un mezzo sorriso.
- Guarda un po', allora sei davvero cotto! - esclamò; Haruko non capì, ma Yasuda sobbalzò. Il biondo non raccolse la provocazione ed oltrepassò la coppia, seguito dai suoi amici; Mito, però, batté una mano sulla spalla di Yasuda, lanciandogli uno sguardo strano, quasi di...minaccia? A quel punto, però, Haruko sospirò.
- Per fortuna se ne sono andati! Non capisco perché siano liberi di fare quello che gli pare e mai nessuno dia loro una lezione!
Yasuda però sembrava non ascoltarla e si era voltato guardando il gruppetto che si allontanava. (Faccio la bastardata? NdK; Sìììììììììì! AntiHarukoFanclub; Ok! NdK) Ed improvvisamente la guardò negli occhi con decisione.
- Mi dispiace, Haru-chan, ma non posso più continuare a mentire, né a te, né a me stesso! Io non ti amo più, perché sono innamorato di qualcun altro!
- Co...
- Ma se fossi etero, certamente continuerei a stare con te.
La ragazza non ci capiva più niente: cosa significava "se fossi etero"? Non lo era? La risposta giunse immediatamente: Yasuda rincorse il gruppetto gridando un nome.
- Okusu!
Il biondo si voltò e si trovò di fronte un ansimante Yasuda, che gli chiedeva di perdonarlo e di accettarlo ancora, che aveva capito chi era veramente importante, grazie alle parole di un suo compagno di squadra dai capelli rossi; Haruko svenne.

Kitcho Fukuda camminava lentamente tra la folla, guardandosi intorno quasi senza vedere nulla: era solo, ma non se l'era sentita di rimanere in casa a compiangere il suo amore non corrisposto. Aveva pianto abbastanza, ed aveva fatto pure di peggio: aveva cercato di morire. Non per l'amore che provava per Sendo, chiaro, ma perché non riusciva a sopportare d'essere gay. Ma ora l'aveva accettato e sapere che anche Akira aveva le sue stesse preferenze, in fondo era una consolazione; magra, visto che non avrebbe potuto in ogni modo averlo. Ma almeno non l'aveva deriso, quando si era dichiarato a lui: gli aveva rivolto uno di quei suoi sorrisi incantevoli e gli aveva detto che per lui era solo un amico. Molto caro. E che desiderava continuare ad esserlo. Kitcho aveva pianto eccome, ma ora stava un po' meglio e la speranza di poterlo conquistare si stava facendo largo nel suo cuore, proprio come aveva raccontato a Rukawa quella mattina al parco. Buffo, però, che proprio il suo rivale in amore fosse anche il suo confidente. Anche se in realtà, il bel moretto gli aveva detto fin dal principio di non essere interessato a Sendo, ed il modo freddo in cui l'aveva trattato era la conferma della sua sincerità; quindi non erano proprio rivali. Ma Akira non faceva che pensare a lui, se n'era accorto. Sapeva anche che aveva intenzione di invitarlo ad uscire; sperava che fosse felice e realizzasse il suo desiderio...ma a chi andava a raccontarla? Sperava ardentemente che il volpino gli spezzasse il cuore e che il suo Sendo si buttasse tra le sue braccia per avere consolazione...che infame! Però ridacchiò ugualmente a quel pensiero.
- Ridi da solo? - gli chiese una voce calda e gentile; Fukuda sobbalzò alzando il capo e si trovò di fronte l'oggetto dei suoi pensieri.
- Sendo...
- Cosa fai in giro tutto solo?
Fukuda strinse i pugni nelle tasche, per imporsi un po' di calma.
- Anche tu mi sembri solo... - era un invito sottinteso? Cavolo, che situazione! Sendo però annuì.
- Sì, mi sono attardato a pescare e non sono riuscito a prepararmi in tempo per uscire con gli altri. Che ne dici, andiamo da qualche parte insieme?
- D'a...d'accordo.
Uno di fianco all'altro proseguirono per la direzione che stava percorrendo Fukuda e Sendo lo guardò senza smettere di rivolgergli quel sorriso splendido (Che, nonostante le continue battutine, non è così tremendo! ^^ NdK; Grazie...vuoi qualcosa in cambio? NdS; No, figurati! Ma ce ne fossero di ragazzi sempre sorridenti come te! NdK; Mi stai davvero facendo dei complimenti? O_o NdS; Che c'è di male? Mica sono così arpia...guai a chi pronuncia una sola parola! NdK; Ehm... NdHana&Ru). Fukuda cercò di non guardarlo, per non arrossire.
- Conosco un pub molto carino, a qualche isolato da qui; ti va di andarci? - gli chiese e Fukuda annuì.
- Sì, certo, un posto vale l'altro. - cavolo, perché doveva sempre essere così orso? Sbirciò Sendo che però sembrava non averci fatto caso. Ma in quel momento qualcosa andò storto: due ragazze si fermarono di fronte a loro sorridendo accattivanti verso l'asso del Ryonan. Erano due brunette, molto carine e provocanti.
- Ciao, vi abbiamo visto tutti soli e ci siamo chieste se non vi andava un po' di compagnia. - esclamò la più alta con sfacciataggine; Fukuda sospirò maledicendo la sfortuna...una volta che poteva uscire da solo con Sendo! Il ragazzo dai capelli a punta le sorrise.
- Grazie, siete molto gentili. Ma il mio amico ed io preferiremmo stare da soli.
Tre paia di occhi spalancati si posarono su di lui, mentre cingeva le spalle del suo compagno di squadra ed oltrepassava le due ragazze; Fukuda sentì il cuore battere a mille, mentre si aspettava che il calore che il corpo di Akira gli donava, scomparisse insieme al tocco del suo braccio. Ma Sendo non sembrava intenzionato a lasciarlo.
- Ti dispiace? - gli chiese guardandolo; Fukuda alzò il viso verso di lui.
- No... - disse con il filo di voce che riusciva ad usare; l'altro spostò il braccio, ma solo per appoggiargli una mano alla base della nuca.
- Bene, sono stanco di ragazzine petulanti. Andiamo, il posto è quello.
Gli aprì la porta per lasciarlo entrare per primo, come un vero cavaliere e Fukuda si ritrovò a sorridere involontariamente: grazie al coraggio che gli aveva infuso Rukawa, ora poteva avere Sendo per sé, anche se solo come amico...ma non era ancora detta l'ultima. E, mentalmente, ringraziò di nuovo il suo bellissimo angelo scostante.


-Capitolo 31-


Kieran - Ihih, che bastarda!
Hana - Già, tutti qui a chiederci che fine fa la Nobu-scimmia e tu di chi parli?
Ru - Delle comparse!
Kieran - Beh, dovevo far capire com'erano finite le storie parallele, no?
Hana- Sì, ma adesso finisci la nostra?
Kieran - .......se sapesse quello che lo aspetta non sarebbe così ansioso...

L'auto grigia avanzava velocemente incurante dei passaggi pedonali: i due ragazzi che la occupavano erano quasi brilli e non si accorgevano di correre un po' troppo. Hanamichi la vide avvicinarsi a capì che avrebbe investito il povero Kiyota: non c'era altro da fare, doveva impedire a Luc di compiere il suo dovere. Ma in quel momento, dietro al capitano del Kainan, scorse il suo Kaede lasciarsi cadere su mani e ginocchia, in mezzo al marciapiede. E quell'attimo di distrazione fu fatale. Kiyota piombò in mezzo alla strada, Maki gli urlò di stare attento e si lanciò verso di lui; gli occupanti dell'auto scorsero il suo movimento e sterzarono disperatamente nel tentativo di non prenderlo. Il ragazzo afferrò al volo la matricola della sua squadra, proteggendolo con il proprio corpo, ed andò a sbattere con la schiena contro il parabrezza dell'auto scura. Entrambi rotolarono sul selciato ed il corpo di Maki schiacciò quello dell'altro, rimanendo immobile; urla invasero la strada, mentre Hanamichi, pallido, si voltava con uno scatto verso Luc, tornato visibile e bello.
- Tu...non...
Guardò ancora Maki e Kiyota, immobili in mezzo alla strada, vide che Kaede si era alzato e si avvicinava barcollando, con espressione incredula...bellissima su quel viso sempre di marmo. Poi finalmente Kiyota si mosse sotto a Maki, urlando il suo nome con disperazione; ma il numero 4 del Kainan non accennava a muoversi; Hanamichi guardò di nuovo Luc, che se ne stava andando.
- Aspetta, Lucifer! Non puoi averlo fatto!
- Fatto cosa? - chiese l'altro voltandosi a guardarlo con un sorriso.
- Hai preso Maki invece di Kiyota!
Il ragazzo corrugò la fronte sempre sorridendo ed estrasse di nuovo il suo taccuino.
- Maki...Maki...eccolo qui, Shin'ichi Maki.
- Cosa? Lui era sulla tua lista? Perché non me l'hai detto?
Luc si strinse nelle spalle.
- Certo, è nella mia lista. Ma solo fra quarant'anni, più o meno.
Hanamichi lo guardò senza capire, poi si voltò verso i due del Kainan: Maki si era ripreso e si era messo seduto con sguardo un po' perso e Kiyota era appeso alle sue spalle cercando di farsi rispondere.
- Non si è fatto nulla... - mormorò il rossino ancora rivolto all'angelo nero - Eppure ha preso una botta incredibile.
L'altro gli fece l'occhiolino.
- A volte i miracoli accadono... - mormorò, poi si voltò dirigendosi verso la prossima vittima, seduta in un'auto grigia.

Hanamichi corse verso i due giocatori del Kainan, cercando di farsi largo tra la folla che li circondava; l'auto grigia era sparita e nessuno aveva preso la targa. Beccandosi insulti e spintoni, riuscì ad inginocchiarsi di fronte ai due ragazzi.
- Come state? - chiese preoccupato; Maki lo guardò confuso.
- Hanamichi... - disse solo; il rossino gli infilò un braccio dietro la schiena e, aiutato da Kiyota, lo sollevò di peso riportandolo sul marciapiede. Capito che entrambi i ragazzi stavano bene, la gente cominciò a disperdersi; appoggiarono Maki contro un muro, assicurandosi che riuscisse a reggersi in piedi. Kiyota lo guardava con le lacrime agli occhi.
- Capitano...mi hai salvato la vita. - bisbigliò cercando di non mettersi a piangere; Maki gli sorrise, ripresosi un po', poi guardò Hanamichi.
- Adesso è salvo, vero? - chiese piano; il rossino corrugò la fronte senza capire - Doveva morire investito da quell'auto, vero?
- Tu...come lo sai? - chiese Hanamichi sentendo un nodo stringergli lo stomaco; Kiyota guardava entrambi senza capirci un'acca.
- Me l'ha detto Rukawa.
Il rossino sbarrò gli occhi sentendo le gambe cedere, mentre ascoltava le parole di Maki.
- Non volevo credergli, ma mi ha mostrato il suo vero aspetto; siete due angeli ed avete salvato la vita del mio Nobu-chan.
Hanamichi tremò sentendo quelle parole e voltò lentamente il capo verso destra: Rukawa era a qualche passo da loro, sembrava faticare a mantenere una posizione eretta, la camicia bianca gli svolazzava aperta intorno al corpo provato. Si teneva al muro e lo guardava con un mezzo sorriso. Hanamichi sentì che qualcosa gli bloccava il fiato in fondo alla gola; Kiyota, nel frattempo, aveva capito solo una cosa.
- Il...tuo...Nobu-chan? - mormorò a Maki; il ragazzo gli sorrise dolcemente.
- Non sai da quanto tempo mi sono innamorato di te; ma avevo paura e non ho mai detto nulla.
- Tu mi...
- Io ti amo.
Gli occhi di Kiyota si riempirono di lacrime ed abbracciò di slancio il suo capitano, senza accorgersi delle sue smorfie di dolore; e Maki decise che era troppo bello averlo tra le braccia e che in fondo la schiena aveva preso solo una botta. Hanamichi e Rukawa, intanto si stavano ancora fissando.
- Perché... - chiese con un soffio di voce il rossino; Kaede raddrizzò la schiena con una smorfia.
- Non sapevo in quale altro modo salvarlo.
- Non dovevamo interferire! Avevi prome... - si bloccò: Kaede non aveva promesso! Ma aveva costretto lui a farlo! Aveva studiato tutto! Aveva deciso fin dal primo momento che uno dei due si sarebbe salvato... - Mi hai imbrogliato, volpino bugiardo! - esclamò allora stringendo i pugni. Però non era rabbia ciò che cercava di trattenere, ma disperazione.
- Cosa succede? - chiese piano Kiyota a Maki guardando la scena; il capitano sembrò preoccuparsi.
- Ti spiegherò più tardi.
- Perché l'hai fatto? Sai quello che ti aspetta! Non si limiteranno ad una punizione!
Kaede gli sorrise ancora.
- Non c'era altro da fare, Hanamichi. Ho fatto gioco di squadra.
"Tu non sai fare gioco di squadra"
- No, non hai fatto gioco di squadra! Hai giocato di nuovo per uno solo di noi! E questa volta... - le sue parole morirono in un singhiozzo, ma deglutì a forza.
- Non preoccuparti, andrà...
- Non mentirmi ancora! - urlò Hanamichi - Tu! Tu! Tu sei...sei solo un baka...teme...tenshi... - le sue parole si spensero in quel sospiro: era bellissimo, con i capelli arruffati, il petto scoperto, quell'espressione così insolita sul suo viso. In quel momento chiunque avrebbe pensato che era un angelo; ed il suo sorriso diventò così dolce che Hanamichi quasi si sentì morire, mentre le labbra del suo volpino si muovevano, lente.
- Ai shite... - Rukawa svanì nel nulla.


-Capitolo 32-


- Kaede! - urlò Hanamichi muovendo qualche passo; Kiyota sobbalzò per la sorpresa, mentre Maki si spostava dal muro e dal suo abbraccio. Prese un braccio del rossino costringendolo a voltarsi e ciò che vide lo spaventò: l'Hanamichi Sakuragi che conosceva, era ormai sparito. Quello che aveva di fronte, era un ragazzo dall'aspetto completamente distrutto: i suoi occhi erano sbarrati e senza vita, la sua pelle pallida e smunta, le sue labbra morte. Lo scosse con violenza, ignorando le fitte di dolore lungo la schiena.
- Hanamichi! Svegliati! Avanti, riprenditi! - gli urlò in faccia; il rossino finalmente spostò le iridi nocciola verso di lui, guardandolo quasi come se non lo riconoscesse. Kiyota gli fu accanto sempre più perplesso.
- Cosa succede, Maki? Se non ho avuto le allucinazioni, Rukawa è sparito nel nulla.
- Ru... - mormorò a fior di labbra Hanamichi; Maki lo scosse ancora.
- Avanti, Hanamichi! Reagisci! Non so cosa sia successo, ma ho capito che Rukawa è nei guai! E tu non puoi abbandonarlo, vero?
Quelle parole lo risvegliarono: Hanamichi strinse i pugni ed il suo sguardo si fece di fuoco.
- No, non lo abbandono di certo!
In quel momento anche lui sparì nel nulla ed una signora anziana gridò sorpresa; dall'altro lato della strada, due ragazzi mezzi fumati, che camminavano senza meta da quasi mezz'ora, si guardarono e batterono il cinque. Dovevano ricontattare quello spacciatore! Kiyota fece un balzo indietro guardandosi intorno.
- Ma dov'è finito? È sparito anche lui! - strillò; Maki sospirò e lo guardò.
- E' una storia strana, io ancora adesso che ho le prove di conoscere la verità, non riesco a farmene una ragione. Ma vieni, cercherò di spiegarti ogni cosa.
Gli cinse le spalle con un braccio e lo condusse verso casa.

- APRITE QUESTA DANNATA PORTA!!!! - urlava qualcuno dall'esterno battendo pesanti pugni sui battenti intarsiati; e lei sapeva bene chi era. I suoi pari finsero di non sentire quelle urla per alcuni istanti, poi Raphael si massaggiò gli occhi con due dita, facendo un cenno ad uno dei due angeli guardiani.
- Vai a dire a quella testa calda che deve calmarsi, se non vuole rischiare di essere punito.
- Con tutto il rispetto, Sommo Raphael, credo che ci vorrebbero almeno sei guardiani per tenere a bada quell'uragano. - sentenziò la bellissima Fairy; ancora urla, ed ancora scossoni alla porta.
- Finisce che la butta giù... - mormorò John divertito; il Sommo Raphael sospirò.
- Fairy, saresti così gentile da occupartene tu?
La donna esitò e guardò Michael, fermo in mezzo alla stanza in attesa di giudizio: voleva essere presente, per poterlo difendere. Aveva capito il motivo della sua disubbidienza e lo stimava per la scelta che aveva compiuto. Ma non poteva opporsi al volere di Raphael; annuì ed i dieci Sommi Arcangeli presenti nella stanza aprirono uno squarcio nella barriera che impediva a chiunque...soprattutto a Gabriel...di poter entrare. E si materializzò accanto a lui appoggiandogli dita lievi sulla spalla; l'angelo dai capelli rossi la guardò ancora con la rabbia sul viso. Strana visione. Quando la riconobbe, appoggiò un ginocchio a terra guardando verso il basso, ma la sua voce non mostrava altrettanto rispetto.
- Somma Fairy, ti prego, fammi entrare! Non possono giudicarlo!
- E chi può? Tu?
- No, neppure io! - esclamò Gabriel alzando il capo senza permesso - Non so perché abbia agito in quel modo, ma sono certo che è stato costretto a farlo! Lui non è un sovversivo!
- Ne sei certo? Lo conosci bene come credi? - aveva usato un'intonazione ironica proprio per indurlo a porre la domanda che voleva.
- Cosa vuoi dire? - chiese incerto; la donna gli sorrise.
- Sapevi che è un redento?
L'espressione sul volto di Gabriel rispose per lui; ma subito fu sostituita dalla rabbia di poco prima.
- No, non lo sapevo! Ma questo cosa significa? Che ha infranto di proposito una regola? Il fatto che un redento sia riuscito a diventare arcangelo superiore, dovrebbe significare che si è comportato proprio come un angelo puro.
- Sai anche che qualcuno, prima di te, lo ha baciato sulla Terra? E che ha risvegliato i suoi ricordi umani?
- Co...cosa? - mormorò stavolta Gabriel; Fairy sospirò e gli fece cenno di alzarsi. E l'angelo la sovrastò con la sua altezza.
- Vieni, andiamo in un posto più tranquillo. - gli disse con voce ferma; Gabriel la seguì docilmente.

- Finalmente si può discutere. - esclamò Raphael guardando i suoi pari, poi i suoi occhi severi si posarono sull'angelo al centro della stanza, ancora avvolto dall'alone dorato di un arcangelo superiore. E non gli piacque ciò che vide, perché quell'angelo sosteneva tranquillamente il suo sguardo, con occhi così freddi e scostanti che erano difficili da interpretare anche per lui.
- Bene, Michael, credo che tu sappia perfettamente perché sei qui. - disse con tono solenne dando inizio a quel processo; l'angelo moro annuì con il capo, senza parlare - Sai anche, quindi, che hai commesso un'inosservanza riprovevole.
Di nuovo annuì con il capo; Peter si mosse nervoso sullo scranno e Raphael lo guardò: sapeva bene il motivo del viaggio sulla Terra dei due arcangeli, e non avrebbe lasciato impunito l'errore di Peter. Ma ora non doveva occuparsi di lui.
- Vuoi dire qualcosa a tua discolpa?
Silenzio. Solo il fruscio delle vesti di Peter. Poi finalmente la risposta.
- No.
- Perché hai infranto le regole, Michael?
- Per salvare il ragazzo.
- Avresti dovuto lasciarlo morire, lo sai.
- Allora perché mi avete mandato sulla Terra?
Un tono freddo, distaccato. Non temeva ciò che lo aspettava. Mentre Peter si stava agitando sempre di più.
- Dovevi provare a salvarlo in ogni modo...
- E' quello che ho fatto! - esclamò Michael interrompendolo; un brusio sorpreso serpeggiò tra gli altri otto, perché mai nessuno aveva osato interrompere le parole di Raphael. La sua condizione non migliorava di certo.
- In ogni modo consentito. - terminò piano il Sommo ignorando volutamente quell'affronto; gli altri sospirarono. Michael non disse nulla.
- Non dirai nulla per cercare di alleviare la tua punizione?
- Non servirebbe a nulla.
Raphael lo guardò stringendo gli occhi.
- Hai questa opinione dei tuoi superiori? Credi che noi non cerchiamo un modo per alleviare la tua pena?
- Se realmente lo voleste, ora non sarei qui.
- Hai un comportamento strano! - esclamò il biondo e taciturno Jeremy - Non solo non cerchi di giustificarti, ma sembra che voglia peggiorare la tua situazione.
Michael lo guardò senza cambiare espressione.
- Voi avete già deciso quale sarà la mia sorte. - sentenziò tetro; Raphael sospirò: avevano già deciso, era vero, ma la sua situazione poteva ancora peggiorare. E gli pose la domanda fatidica, perché non era il solo che dovevano giudicare.
- Perché tu e Gabriel vi siete baciati?
Michael lo guardò senza tradire alcun'emozione e non rispose; Raphael riprovò.
- Sapete entrambi che avete commesso un peccato carnale.
Inaspettatamente l'arcangelo al centro della stanza tirò le labbra in una specie di sogghigno.
- Da quando un casto bacio è considerato peccato carnale?
- Non era poi così casto... - mormorò ridacchiando John; Raphael gli scoccò un'occhiataccia.
- Ti ripongo la domanda e questa volta vedi di rispondere: perché l'hai baciato?
- Ne avevo voglia.
- Non è una risposta.
- Certo che lo è: non fate mai niente, solo perché ne avete voglia?
Un brusio e Raphael sospirò, ormai conscio che la punizione poteva essere solo una.
- Hai infranto una legge solo perché ne avevi voglia?
- In quel momento non ho pensato alle leggi: avevo di fronte Gabriel, bello ed ingenuo, e ne ho approfittato.
Il brusio si fece più forte ed il viso di Raphael diventò di pietra.
- Ti rendi conto del significato delle tue parole, vero? Stai dicendo che hai approfittato deliberatamente dell'ingenuità di un arcangelo superiore; è uno dei crimini peggiori che possa essere commesso.
- Secondo solo all'omicidio ed al ladrocinio. - la sua voce era tranquilla, senza inflessioni di sorta: perché non temeva ciò che lo aspettava? Si stava assumendo coscientemente la colpa di tutto ciò che era successo, sollevando Gabriel di ogni responsabilità...che fosse perché...
- Sei innamorato di lui?
Tutti ammutolirono e per un breve istante qualcosa brillò in fondo a quegli occhi scuri; però poi, inaspettatamente, Michael cominciò a ridere.
- Innamorato di lui?! - esclamò - Certo che no! Era puro ed infimo istinto sessuale, che si è risvegliato nel mio corpo!
- Smettila, Michael! - esclamò Raphael balzando in piedi; la sua voce tradiva una certa ira, che mai nessuno aveva potuto scorgere in lui - Non solo hai commesso dei gravi errori, ma non fai che vantarti di ciò che hai fatto!
- Non me ne sto vantando, semplicemente non ho voglia di mentire. - rispose tranquillo l'altro; Raphael si sentì quasi spiazzato da tanta freddezza e si chiese come potesse, un essere tanto lontano dalla consistenza di angelo, aver fatto tanta carriera.
- Hai commesso gravissimi peccati, ed ora non vuoi mentire per salvarti? Sembra un paradosso!
- Ma non lo è: quello che ho fatto, l'ho scelto di mia volontà, e non ho intenzione di rinnegarlo! Ho sbagliato e sapevo di farlo, e mi rendevo anche conto che avrei pagato.
- Allora sai anche qual è la punizione che ti aspetta!
Finalmente l'angelo moro ebbe una reazione: i suoi pugni si strinsero, mentre annuiva pronunciando una semplice parola.
- Sì.


-Capitolo 33-


Erano seduti sulle rive del Lago dei Sogni Obliati, il luogo più romantico e ameno di tutto il paradiso, e Gabriel riusciva solo a pensare che avrebbe voluto essere lì con Kaede. Ma accanto a lui c'era Fairy, avvolta nella sua veste candida sulla quale poggiavano i suoi lunghi capelli blu; il suo viso triste e dolce era riuscito a calmare la furia di Gabriel, che però era ancora intenzionato ad andare in soccorso di Kaede.
- Cosa gli faranno? - chiese piano; la donna allungò una mano sul lago ed una lunga ombra fuoriuscì dall'acqua giocando con le sue dita.
- Non lo so ancora, ma non saranno clementi.
- Ma ha salvato Kiyota...
- L'ha fatto infrangendo la nostra legge.
Gabriel scrutò le acque multicolori, senza interessarsi a ciò che vi si agitava dentro.
- Sai, è strano: non faccio che pensare a lui, ai suoi occhi, alle mani, al calore che mi trasmetteva. Non sapere come sta e cosa gli succederà, mi divora dentro.
Fairy lo guardò con una strana luce negli occhi.
- Questo è amore, sai?
- Sì, ma non capisco come possa essermi innamorato: sono un angelo.
- Innamorarsi non è impossibile, per un angelo: bastano un'enorme forza di volontà ed un amore immenso. (Hai detto niente! NdK) E tu hai entrambe le cose. Però è proibito.
- Amare è così incredibile...
- T'invidio per questo. - disse a quel punto Fairy con aria triste - Anch'io vorrei provare l'amore.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi la donna ritrasse la mano e la posò sulla guancia di Gabriel per farlo voltare verso di sé; un tocco freddo e deciso, come erano adesso i suoi occhi.
- Ma, Gabriel, non devi mai dire a nessuno quello che hai appena detto a me o quello che provi pensando a Michael. Mai, perché se uno dei tuoi superiori dovesse scoprire che sei innamorato di lui...
- No! - esclamò contrariato Gabriel - Non mentirò sul mio amore per lui!
- Invece lo farai! Perché in caso contrario, sarai spedito in purgatorio per purificarti; ed allora ti dimenticherai di lui!
- Non accadrà mai!
- Sei mai stato in purgatorio?
Gabriel esitò e Fairy gli sorrise comprensiva.
- Ingoia l'orgoglio, fallo per il vostro amore ed il suo ricordo; così potrai almeno continuare a conservarlo dentro di te.

Le facce che lo circondavano avevano espressioni gentili e comprensive, e si chiedeva se lo fossero state altrettanto quando avevano giudicato Kaede: aveva di fronte i dieci Sommi, capeggiati da Raphael, l'arcangelo più anziano di tutto il paradiso. Ma non si sentiva intimidito, anche se cercava di non mostrare la propria ira: voleva sapere cos'era stato deciso per Kaede e lo avrebbe saputo! Però ora doveva lasciarli parlare e Raphael lo guardò senza sorridere, ma con molta gentilezza.
- Gabriel, come sai dobbiamo giudicare il tuo operato sulla Terra: non hai mantenuto un comportamento esemplare, te ne sei reso conto, vero?
- Sì.
- Vediamo: hai utilizzato termini riprovevoli ed hai partecipato a risse, con un angelo e con degli umani. Lo ammetti?
- Sì, certo.
Raphael annuì con il capo.
- Sei pronto ad accettare la punizione?
- Sì.
- Bene: ma prima, c'è una domanda che dobbiamo porti. Tu e Michael vi siete baciati e dobbiamo sapere il motivo per il quale lo avete fatto.
Gabriel strinse i pugni, rimanendo in silenzio per qualche secondo: "perché lo amo" era questo che il suo cuore gli gridava di rispondere; ma un colpo di tosse alla sua destra lo fece voltare e si ritrovò a fissare lo sguardo ammonitore di Fairy. Doveva mentire, per conservare il ricordo di Michael? O dire la verità, rendendo giustizia al loro amore?
- Gabriel, non temere un nostro giudizio, in verità sappiamo bene perché l'hai fatto. - disse Raphael gentile - Vogliamo solo che tu sia sincero con noi.
Gabriel lo guardò conficcandosi le unghie nelle mani: loro non sapevano la verità, perché altrimenti non sarebbero stati così gentili con lui.
- Chi vi ha detto la verità? - chiese piano; John rispose in vece di Raphael.
- Michael: ha confessato tutto.
- E cosa gli è successo?
- Ha ricevuto la giusta punizione.
Raphael s'intromise fermando quello scambio di parole.
- Rispondi alla mia domanda, Gabriel, poi noi risponderemo alle tue.
- Io...l'ho baciato perché... - non poteva mentire, non ci riusciva: voleva gridare al mondo intero il suo amore. Ma Raphael, seppur inconsciamente, lo salvò da quella situazione.
- Non lo sai, vero? Lo immaginavo. - mormorò comprensivo; Gabriel lo guardò senza capire, ma Fairy annuì con il capo - In quel momento Michael ha approfittato della situazione e dell'atmosfera che lui stesso aveva ricercato, per sfogare i suoi istinti sessuali; tu, ovviamente, non potevi sapere cosa aveva in mente e ci sei caduto. È andata così?
Il rossino sgranò gli occhi, incapace di capire quello che gli stavano dicendo: gli stavano chiedendo di tradire Michael? D'inventarsi quella bugia per infliggergli una condanna peggiore? Non poteva essere! E lui di certo non l'avrebbe fatto. Ma di nuovo Raphael non lo lasciò parlare.
- Dalla tua espressione deduco che non te n'eri accorto: ma l'ha confessato lui stesso. Mi dispiace, forse ora ti sentirai usato da Michael.
Gabriel voltò il capo verso Fairy, che ora non lo guardava più ed aveva gli occhi tristi rivolti verso il basso.
- Lui vi ha...detto questo? - chiese in un sussurro; Raphael annuì - Non è possibile.
- Mi dispiace, so che lo consideravi un amico.
"Di nuovo, l'hai fatto di nuovo! Hai giocato di nuovo per me! Ti sei preso ogni colpa per salvare me! Stupida volpe, perché sei così dannatamente altruista? Pensare che quando ti ho conosciuto, credevo fossi un egoista di prima categoria! Ed ora...cosa ti è successo? Cosa ti hanno fatto, solo perché hai voluto salvarmi?"
- Dov'è adesso? Che punizione gli avete inflitto? - chiese con rabbia malcelata; Raphael fraintese il suo tono.
- La vendetta non è un sentimento che dovresti provare.
Gabriel lo guardò senza capire, ma l'altro rispose alla sua domanda.
- Comunque, è stato rimandato sulla Terra: è tornato ad essere un uomo, in carne, ossa e senza poteri. Vivrà la sua vita come un umano, in mezzo ad umani, e quando morrà, sarà giudicato come un qualsiasi essere umano: se avrà commesso gravi peccati, finirà all'inferno, altrimenti sconterà lunghi anni di pena in purgatorio.
Gabriel rimase senza parole: l'avevano fatto tornare sulla Terra? Quella era la punizione? Se l'avessero fatto a lui, avrebbe fatto i salti di gioia...però Kaede aveva detto che non gli piaceva stare laggiù.
- Per quanto riguarda la tua punizione, invece, sarai retrocesso al grado di Arcangelo Minore.
- Cosa?! - sbottò il rossino - Lui umano ed io solo retrocesso? Che giustizia è?
- Gabriel, i peccati che avete commesso sono di portata ben differente! - esclamò Raphael - Lui ha infranto una nostra legge!
- Sì, ma io ero con lui e non ho fatto niente per impedirglielo!
- Basta Gabriel, la decisione è stata presa: ora ritirati.
- No! - esclamò rabbioso il rossino - Io merito la sua stessa punizione, perché io...
- Non hai sentito le parole del Sommo? Ritirati! - esclamò Fairy alzandosi in piedi; i due angeli guardiani aprirono il portone e la sala del giudizio si svuotò per incanto. Gabriel rimase solo con la donna, che scese dallo scranno e si fermò di fronte a lui, guardandolo con fermezza.
- Ti avevo detto di non dire nulla! - bisbigliò; Gabriel le rispose con tono di voce altrettanto basso.
- So perché mi hanno retrocesso di grado: solo gli arcangeli superiori possono scendere sulla Terra! In questo modo Kaede ed io non potremo più vederci!
- Lo osserverai da lontano.
- Credi che sia la stessa cosa? - sbottò il rossino - Io voglio subire la sua punizione, perché ho commesso i suoi stessi peccati.
- Allora non hai capito, zuccone! Anche se loro sapessero che ti sei innamorato di lui, non ti manderebbero sulla Terra, ma dritto in purgatorio! Tu e Michael non vi vedrete mai più! Ma almeno tu continuerai a ricordarti di lui!
- Lui...lui non si ricorda più di me?
- No. Nessuno sulla Terra, si ricorda di te.
Gabriel sbarrò gli occhi e le sue mani cominciarono a tremare.
- Ma tu vuoi preservare il suo ricordo nel cuore, vero? Allora non dire mai quello che provi per lui.
Calde lacrime scesero lungo le guance dell'angelo e Fairy assunse un'espressione dolce appoggiandogli le mani sulle gote pallide.
- Non piangere, Gabriel: hai provato l'amore, dovresti ritenerti l'angelo più fortunato di tutto il paradiso.
- .....
- Sai cosa credo io? Che passeranno moltissimi anni, ma il tuo amore per lui non finirà; ed infine, quando finalmente Michael sarà riuscito a redimere i suoi peccati, tornerà qui, in paradiso, e tu potrai ricominciare ad amarlo da vicino. E forse, riuscirai a risvegliare il suo amore sopito.
- Voglio vederlo. - mormorò piano Gabriel; Fairy annuì e teletrasportò entrambi sulle rive del Mare degli Specchi. Con dita affusolate sfiorò la superficie dell'acqua ed un'immagine sfuocata cominciò a prendervi forma: era notte, sulla Terra, ed avvolto in calde coltri, dormiva un angelo moro, dalla fine pelle di porcellana. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino, le labbra appena socchiuse; una mano era appoggiata mollemente accanto al viso ed il suo respiro era lento e regolare. Gabriel si lasciò cadere in ginocchio e pianse silenziosamente il suo amore perduto, lasciando che le sue lacrime increspassero quella visione. L'avrebbe amato per sempre ed un giorno l'avrebbe ritrovato e l'avrebbe di nuovo stretto tra le braccia. Doveva solo avere pazienza. Fairy gli appoggiò una mano sui capelli ribelli e lui cominciò a singhiozzare disperatamente.

OWARI

Ru: DOV'EEEEEEEEEEEEEE'????????
Hana: Non ci credo... O__O
Ru: Se la trovo la distruggo!!!! Dov'è quella disgraziata???
Hana: Mi ha lasciato a soffrire per l'eternità! O___O
Ru: Kieran, vieni fuori, perché se ti trovo ti ammazzo con le mie mani!
Kie: Crunch crunch... shi?
Hana: Sta mangiando... O___O
Ru: Tu ti sei rimbambita! Cambia immediatamente il finale!
Kie: Crunch crunch... gno! ^^
Hana: Kieeee!!! ç________ç Ma mi hai lasciato solo come un cane a soffrire!!!
Kie: Colpa tua... crunch... perché lo hai baciato! ^^
Ru: Ti cancello la faccia, poi vediamo come sorridi! è__é
Kie: Che paura... crunch... buone 'ste patatine... u__u
Ru: Hana, prendi quel pacchetto di patatine e buttalo nel cesso! E poi vai a prendere una corda!
Kie: E secondo te io sto qui a guardarti mentre... ehi, ridammi le patatine! >_<
Ru&Hana: Addosso!!!!
Kie: O___o Urgh...
Ru&Hana: Bene, ed ora te ne starai così legata fino a quando non metterai tutto a posto! >_<
Kie: ç__ç Schiavisti...


 


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