Siamo quasi alla fine...^__^
Disclaimer: I pg di SD appartengono
all'immenso Inoue, io scrivo perché mi diverto un mondo e non
preoccupatevi, sono ancora abbastanza in me da non chiedere nulla per
quello che scrivo...
IMPORTANTE: Oltre alle due coppie principali, questa fic contiene anche
altri pair sballati, tirati a caso dalla sottoscritta lanciando una
monetina! NON sono coppie ritenute canoniche, se la cosa vi urta, non
leggete la fic oppure saltate tranquillamente i pezzi (cmq poco rilevanti
ai fini della storia). Io vi ho avvertito! ^^ Baci baci!
Hana *_________* - Ah, Ru, che bacio mozzafiato!
Ru - Già, ma quanto abbiamo penato per averlo!
Kieran ^^ - Così è più bello, no?
Hana - Sì, assolutamente!
Ru - Hn...
Hana - Ed ora cosa succede? E perché quel Peter ce l'ha tanto con il mio
Kacchan?
Ru - Invidia, ovviamente.
Hana - Certo, sei così bello...
Kieran - Ehi, basta essere così smancerosi!
Hana - Perché? A me piace tanto.
Kieran- Mumble mumble...
Ru - Guarda cos'hai fatto, Hana! Adesso si è messa a pensare!
Hana - Ops...ed è pericoloso?
Ru - Molto.
Kieran - Eureka!
Ru&Hana ?_? - Eureka?
Kieran - Ho appena avuto un'idea geniale...
Ru - Siamo nei guai!
Kieran - Oh, ma non è per questa ff...per la prossima!
Ru - Altro lavoro!
Kieran ^_- - Ti piacerà, fidati!
Angels'
Hearts
di Kieran
Parte 9 di 10
-Capitolo 26-
Stava bene. Anzi, benissimo. Come mai si era sentito prima in tutta la
sua esistenza d'angelo. Forse, quando ancora era un umano, aveva già
provato sentimenti simili, ma non poteva ricordarli. Però se lo
augurava, altrimenti poteva dire di aver condotto una vita senza senso.
Ma ora, cosa importava? Ora aveva avuto una seconda possibilità e non se
l'era lasciata sfuggire. Aveva sconfitto la disperazione, la paura, la
rassegnazione.
- Guarda dove vai, teppista!
Rukawa guardò con la coda dell'occhio la signora che aveva rischiato di
travolgere, ma la dimenticò subito. Amava Hanamichi. E Hanamichi amava
lui. Anche se era incredibile, anche se quando aveva pronunciato quelle
semplici parole "ne sono accaduti due" lui non ci aveva creduto, poi
aveva dovuto arrendersi all'evidenza. Nell'unico bacio che si erano
scambiati, aveva ricevuto un amore immenso, puro, sincero, ingenuo. Il
primo, unico, cristallino amore di un angelo. Ed era incredibile. Perché
mai prima, un angelo era riuscito a valicare quella sottile ma
indistruttibile linea che lo separava dall'essenza umana.
- Ehi, rallenta!
L'egoismo. Era un peccato, lo sapeva. Ma era radicato in lui da sempre e
seicento anni di purgatorio erano solo riusciti a farlo assopire, senza
riuscire a cancellarlo. Ed Hanamichi aveva distrutto quella linea
sottile...la linea che manteneva gli angeli all'interno di un mondo
senza egoismo. Ed ora anche lui sapeva cosa significava volere qualcosa
per se stessi. Volere l'amore di un altro solo per se stessi, ed amare
solo lui, perché è quello che il proprio ego impone.
- Aaaahhhh, maniaco!
Sorrise impercettibilmente, chiedendosi se davvero quella signora
pensava che lui potesse volerla violentare...non sarebbe riuscito
neppure ad abbracciarla, vista la circonferenza! Un altro scatto, e
l'aria gli spostò i capelli appiccicati sulla fronte. Si sentiva bene!
Non poteva fare altro che ripeterselo. E da un lato era davvero così...ma
dall'altro... Rallentò riprendendo un'andatura decente, oscurandosi in
viso. Lo avrebbero ricacciato in purgatorio, perché aveva contaminato
l'animo di un arcangelo puro; non temeva di passare altro tempo a
soffrire, ad espiare le proprie colpe, anche se probabilmente stavolta
lo avrebbero messo con i lussuriosi. Ma temeva di dover stare per
centinaia d'anni senza Hanamichi; e temeva, più d'ogni altra cosa, che
infine qualcuno sarebbe riuscito a cancellare i suoi occhi nocciola ed i
suoi capelli splendenti dalla sua mente. E temeva, ancora, che, anche se
fosse riuscito a mantenere vivi il ricordo e l'amore per lui, il suo
rossino invece lo avrebbe dimenticato. Non lo avrebbero mandato in
purgatorio, su questo era certo: aveva tutta l'intenzione di assumersi
ogni colpa di ciò che era accaduto e sapeva perfettamente che Peter
avrebbe colto al volo l'opportunità. Nessuno dei superiori avrebbe
esitato a credere che lui aveva approfittato dello smarrimento di un
angelo che viveva per la prima volta come un umano...mentre lui era un
impuro. Un angelo dall'anima macchiata. Ma non gli era mai importato di
questo, e neppure ora dava importanza alla cosa. L'unica cosa che aveva
importanza, era che il loro amore perdurasse...ma sapeva che non era
possibile. Ancora un giorno, e tutto sarebbe finito. Strinse i pugni,
entrando nel parco. Desiderava con tutta l'anima poter baciare ed
abbracciare il suo rossino, ma non poteva più farlo, perché rischiava di
metterlo nei guai: poteva far credere che una volta fosse riuscito a
raggirarlo, ma certamente avrebbero capito che il rosso era
consenziente, se ci stava una seconda volta. Certamente Peter e Emmanuel
non avevano sentito ciò che si erano detti sulla scogliera, perché
avevano tenuto un tono di voce talmente basso che il mormorio delle onde
lo aveva coperto.
- Rukawa... - una voce alla sua sinistra ed i pensieri del moretto
s'interruppero mentre si fermava e si guardava intorno: un ragazzo alto
e magro, con indosso jeans e maglia a maniche lunghe bianca, stava
seduto su una panchina e lo guardava con un mezzo sorriso. Kaede gli si
avvicinò traendo profondi respiri per regolarizzare il battito del suo
cuore: non sapeva perché gli era venuta quell'idea di allenarsi, ma lo
aveva infastidito il fatto di non avere un fisico che poteva sopportare
gli sforzi.
- Ti alleni anche di sabato mattina?
- Sto solo facendo una corsetta. E tu? Cosa ci fai qui?
- Puoi fare una pausa? Siediti qui, accanto a me.
Rukawa si strinse nelle spalle e si sedette di fianco al ragazzo,
divaricando le gambe ed appoggiando le braccia e la schiena allo
schienale della dura panchina di legno. Un altro profondo respiro, poi
guardò di nuovo il ragazzo.
- Non hai una bella faccia, non è andata bene?
- Direi di no...ma almeno siamo ancora amici.
- Mm...hai perso, ma hai lottato.
- Non ho ancora perso! Non mi arrendo così facilmente!
Rukawa annuì con il capo.
- Molto bene, questo è lo spirito giusto...ma qualche giorno fa eri
molto diverso.
- Merito tuo, suppongo...
Il volpino si strinse nelle spalle.
- Non mi sembra di aver fatto molto; che ne dici, potresti offrirmi
qualcosa da bere mentre mi racconti quello che è successo.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, però poi annuì e si alzò dirigendosi
al chiosco delle bibite; Rukawa chiuse gli occhi sospirando, appoggiando
la nuca allo schienale della panca ed attendendo che Fukuda tornasse.
Stiracchiando le braccia, Hanamichi andò ad aprire la porta, dopo aver
lasciato che il campanello squillasse almeno tre volte. Stava ancora
dormicchiando e si era aspettato che Kaede aprisse, ma la volpe non era
in camera e gli aveva lasciato un semplice e conciso biglietto: "Vado a
fare jogging. Torno per pranzo. Mick." Diritto, senza fronzoli o
smancerie, proprio come il suo Ka-chan...era così che si chiamava un
innamorato, vero? Il sorriso beato che aveva sul viso, si spense quando
si trovò di fronte un porcospino.
- Sendo? Cosa ci fai qui?
- Sakuragi...vorrei vedere tuo fratello.
- Non è in casa. - si rendeva conto di usare un tono ostico, ma non
riusciva a farne a meno.
- Oh...sai dirmi dove posso trovarlo?
- No.
Il sorriso di Sendo vacillò ed un lampo di sfida gli attraversò gli
occhi.
- Vorrei sapere perché non ti piaccio.
Hanamichi si strinse nelle spalle.
- Non l'ho mai detto.
- Mm...d'accordo, vedo che non ti va di parlare con me. Dì a tuo
fratello che sono passato...
- Sei proprio cotto, eh? - lo interruppe Hanamichi; Sendo inarcò un
sopracciglio e gli angoli della sua bocca si sollevarono appena: cotto
di Rukawa? Non era esatto: quel tipo lo affascinava, aveva un certo
magnetismo che lo aveva attratto fin dalla prima volta che lo aveva
visto volare a canestro. Ma non era cotto di lui; semplicemente, lui era
Akira Sendo, non era tipo da lasciarsi sfuggire un'occasione: Kaede
Rukawa gli era piaciuto da subito, perché non chiedergli di uscire?
C'era qualcosa di male in questo?
- Ti sei perso? - chiese a quel punto Hanamichi non ottenendo risposta;
Sendo scosse il capo.
- Voglio uscire con lui. - disse solo sorridendo; il rosso si appoggiò
allo stipite della porta incrociando le braccia con evidente
soddisfazione.
- Mi dispiace porcospino, ma non sarà possibile: stasera stessa, Ru ed
io ce ne andiamo.
- Dove? - chiese incupendosi.
- Lontano.
- Perché?
- E' una storia lunga: sappi solo che ti conviene rinunciare.
Sendo si mordicchiò il labbro inferiore, abbassando lo sguardo sul
selciato: quel ragazzo tanto bello da sembrare un angelo gli stava
sfuggendo dalle dita...se ne dispiaceva, ma...in fondo, il suo era solo
un capriccio momentaneo. Mentre... le parole di Kitcho gli si
presentarono di nuovo nella mente... il suo non pareva un capriccio
momentaneo...
Hanamichi sbadigliò.
- Scusa Sendo, ma devo preparare il pranzo. Ci si vede.
Detto questo gli chiuse la porta in faccia.
-Capitolo 27-
Sonoko era più che splendida, era meravigliosa! Indossava un corto abito
nero di pizzo a maniche lunghe, era appena truccata con toni scuri che
le donavano uno sguardo profondo ed i capelli erano raccolti in una coda
alta, con due ciuffi che scendevano ad incorniciarle il viso. Kiyota la
guardò sgranando gli occhi, incapace di credere che una ragazza tanto
bella fosse interessata a lui; ma quel pensiero fu soppresso
immediatamente dalla consapevolezza che si stava comportando in modo
indegno. Scendendo dal treno, la ragazza si guardò intorno e quando lo
vide gli sorrise raggiante; il moro le si avvicinò cercando di
sorriderle con sincerità.
- Ciao, Sonoko. Sei bellissima.
- Grazie, Nobu-chan! Anche tu non sei niente male! L'azzurro ti dona!
Kiyota annuì e la ragazza lo prese sottobraccio mentre uscivano dalla
stazione dirigendosi verso il centro della città; dietro di loro, due
ragazzi molto alti. Kiyota camminava guardando fisso davanti a sé, ma
Sonoko sembrava non notarlo e chiacchierava allegramente; ma il numero
dieci del Kainan non la sentiva. Si dava del verme, prima per aver
accettato di uscire con lei, poi perché l'aveva fatta arrivare finoa lì
solo per scaricarla. Come poteva aver fatto una cosa del genere? Ma non
poteva farci niente: lui era già innamorato, da molto tempo, e sapeva
bene perché aveva accettato quell'appuntamento. Sperava di riuscire a
trovare una persona che potesse sostituire il suo amore, ma aveva capito
che era impossibile: neppure quella bellissima ragazza, tanto gentile, (Ahahah,
gentile io! NdS; Povero, lui non sa che sei pagata! NdK; Molto bene,
spero! NdS; Ehm... ^^;;;;; NdK) riusciva a prendere posto nel suo cuore.
Perché era già occupato completamente, dal suo Shin'ichi. Sapeva che era
un amore disperato e destinato a finire nel silenzio, ma non riusciva a
farne a meno.
- Nobu-chan, sei strano. C'è qualcosa che non va? - chiese apprensiva
Sonoko; il ragazzo si fermò e prese una decisione.
- Vieni, entriamo qui e beviamo qualcosa; ti devo parlare.
Si sedettero ad un tavolino d'angolo di un grazioso locale di recente
apertura e la cameriera non si fece attendere; ordinarono due cocktail
analcolici e Kiyota lanciò uno sguardo nervoso all'orologio. Erano le
dieci meno venti ed aveva una brutta sensazione.
Mancava un'ora al momento fatidico ed Hanamichi si stava innervosendo:
tutto proseguiva per il verso giusto, eppure non riusciva a rilassarsi.
Rukawa se ne accorse.
- Cosa c'è? - chiese solo; il rosso sbuffò.
- Non lo so...non sono tranquillo.
- Me ne sono accorto! Ma perché?
- Mm...
- Kiyota è ben lontano dal luogo dell'incidente, non corre pericoli.
- Lo so, ma...
- Calmati, d'accordo? - disse gentilmente il moretto; Hanamichi annuì
guardandolo negli occhi.
- Kaede...perché oggi mi hai evitato per tutto il giorno?
Il volpino sembrò sorpreso dalle sue parole, però poi gli sorrise.
- E' questo che ti turba?
- No, no...
- Avevo solo paura di non riuscire a controllarmi standoti accanto; sai
che non possiamo più mostrare i nostri sentimenti, vero?
Il rosso si strinse nelle spalle.
- Sì, ma non capisco perché...
- Siamo angeli e non possiamo donarci ad un'altra persona.
- Lo so, lo so! La storia dell'amore universale. Ma ho una tale voglia
di baciarti!
Rukawa ridacchiò.
- Avremo altro tempo, non preoccuparti. "Bugiardo"
Hanamichi, rassicurato, annuì e guardò verso l'entrata del locale dove
Kiyota e Sonoko erano entrati ormai da dieci minuti.
Sonoko gli restituì il bicchiere, dopo aver assaggiato il suo cocktail e
Kiyota bevve dal lato opposto del bicchiere (Non è stronzo, è solo il
modo in cui l'ha preso in mano...oddio che doppio senso! Scusate. -///-
NdK), senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
- Nobu-chan, vuoi dirmi cosa ti succede? Sei così strano, stasera.
Il ragazzo sospirò ed appoggiò il bicchiere.
- Sonoko, io devo dirti una cosa, ma so che poi mi odierai.
Il sorriso della ragazza non vacillò...cribbio, sembrava finto! (Non vi
ho detto che è sorella di Sendo? NdK; Basta con queste battutacce sul
mio sorriso! C'è chi ammazzerebbe per averne uno così! Sei invidiosa,
vero? Sì, come tutti gli altri che mi offendono e mi danno un mucchio di
soprannomi scemi! NdA; Oh, Aki-chan, ora che ti vedo così incavolato,
quasi ti salto addosso... *///* NdK; Ehm...*smile* ^__________^ NdA;
Ecco, la poesia è finita! -_-;; NdK)
- Perché dovrei odiarti? Mi piaci troppo per poterti odiare!
- Ecco...io mi sto comportando molto male con te...
- ....
- Io...tu sei molto bella e simpatica, ed io sono davvero lusingato di
piacerti. Ma purtroppo io...sono già innamorato di un'altra persona.
Sonoko inarcò le sopracciglia e la sua espressione si fece seria.
- Tu...ami qualcun altro? E allora perché hai accettato di uscire con
me?
- Perché...il mio amore è impossibile da realizzare ed inconsciamente
io...cercavo un ripiego.
Sonoko per poco non cadde dalla sedia.
- Un...ripiego? Mi hai chiamata "ripiego"?
- Ehm...no! Scusa, ho sbagliato le parole! Tu sei stupenda, davvero! Ma
come sai, "al cuor non si comanda".
La ragazza annuì con il capo, bevendo un'altra sorsata di cocktail.
- Bene, d'accordo. Conosco la fortunata? - ora il suo tono era quasi
cinico e Kiyota dubitò di trovarsi ancora seduto con la ragazza con la
quale era uscito.
- Ehm...sì, ma non chiedermi chi è, per favore.
Ma lei non stette ad ascoltarlo.
- Uhm...Ayako?
- No...Sonoko, per favore...
- Che altre ragazze conosciamo in comune?
Kiyota sospirò e riprese a bere il suo drink lanciando occhiate tutte
intorno; erano le dieci e cinque minuti.
-Capitolo 28-
Hanamichi sbadigliò per l'ennesima volta, quando all'improvviso si fece
serio e colpì Kaede con un gomito, per svegliarlo ed indicargli l'uscita
del locale; il volpino si lamentò pronto a colpirlo, ma quando vide
perché era stato disturbato, si fece attento e si spostò dal muro al
quale era appoggiato. Di fronte a loro, dall'altro lato della strada,
Kiyota e Sonoko si stavano salutando; la ragazza si muoveva
meccanicamente e con uno scatto voltò le spalle al ragazzo tornando
verso la stazione. Kiyota, invece, con le spalle curve andò dalla parte
opposta, infilandosi le mani in tasca e camminando lentamente con il
viso rivolto a terra. Hanamichi si grattò la nuca.
- Ma che... - cominciò, ma Rukawa lo interruppe.
- Seguiamolo.
Rimanendo sul ciglio opposto cominciarono a pedinare Kiyota, chiedendosi
cosa fosse successo.
- Nobu-scimmia sembra a terra...spero che Sonoko non l'abbia scaricato!
- esclamò il rossino; Rukawa non rispose, ma Hanamichi non se ne accorse
neppure - Eppure doveva solo trattenerlo fino alle undici! Avrà fatto il
cascamorto, o allungato le mani, e lei se l'è svignata! Lo sapevo,
maledizione! Sentivo che non sarebbe andato tutto bene!
- Non preoccuparti, Kiyota non sta andando nella direzione giusta.
- Cosa?
- Il luogo dell'incidente non è per di qua.
Hanamichi si guardò intorno cercando di orientarsi, ma con poco
successo: tutte quelle luci, le macchine, i clacson e la gente, lo
facevano diventare matto. Ma Rukawa sembrava sicuro di sé, quindi... Il
volpino gli toccò un gomito e gli indicò di guardare davanti a Kiyota e
Hanamichi sorrise: Jin e quell'altro del Kainan, di cui non sapeva o non
ricordava il nome, stavano per incontrare la Nobu-scimmia, in compagnia
di due ragazze.
- Bene, certamente lo inviteranno ad unirsi a loro. - esclamò, ma Kiyota
ebbe lo stesso pensiero quando alzò il capo e scorse i suoi compagni di
squadra; e, veloce, s'infilò in un vicolo laterale. I due angeli si
fermarono increduli.
- Cazzo! - esclamò Rukawa e Hanamichi lo guardò.
- Vuole restare solo! Che c'è di male?
- C'è che adesso sta proprio andando verso il luogo dell'incidente.
- COSA?!
- Seguilo, io cerco Sonoko.
- Perché? - chiese confuso il rossino; Rukawa lo guardò con una certa
urgenza negli occhi.
- Voglio sapere perché si sono separati.
- Ti sembra il momento di fare il curioso?
- Do'aho. Muoviti, altrimenti lo perdiamo.
- Va bene, va bene. - fece Hanamichi voltandosi, ma Kaede lo prese per
un braccio e lo fece girare verso di sé; ed il rossino si stupì della
sua espressione severa.
- Non devi fare nulla per interferire, chiaro?
- Lo so!
- Giuralo!
- Non posso giurare, volpino, lo sai. - mormorò malizioso Hanamichi;
Rukawa sospirò.
- Promettilo allora!
- D'accordo.
- Non così! Promettilo su ciò che hai di più caro!
Hanamichi gli sorrise dolcemente.
- In questo caso dovrei promettere su di te...ma te lo prometto sul mio
onore, va bene lo stesso?
Rukawa lo guardò con la bocca socchiusa, profondamente colpito dalle sue
parole, poi annuì e senza aggiungere altro si nascose in un vicolo
laterale sparendo, senza badare alle facce incredule dei due micetti che
frugavano nell'immondizia.
- Amo qualcun altro! - borbottava infuriata Sonoko: mai nessuno, in
tutta la sua vita, l'aveva scaricata per qualcun altro! Quante coppie
aveva mandato in crisi! Perché nessuno poteva resisterle! Ed ora
arrivava questo qui, per giunta niente di speciale, che la rifiutava e
le diceva che era un ripiego! Un ripiego, merda! Maledetto Sakuragi e la
sua stupida scommessa; beh, a questo punto l'aveva persa, eccome! Kiyota
non poteva che essere gay! Quello stupido rosso aveva scommesso con un
altro che non era vero e l'aveva pagata per dimostrarlo...idiota, aveva
buttato i soldi! Non che le importasse, in fondo ora erano nelle sue
tasche, anche se ne doveva prendere ancora metà; cazzo, però avrebbe
dovuto trattenerlo fino alle undici, mentre ora erano le dieci e venti.
Vabbè, si sarebbe inventata una palla, tanto poteva sedurre il rossino
in qualsiasi momento; lui non era certo un freezer come il suo amico! Ma
cavolo quant'era bello! Proprio in quel momento un'ombra le piombò
davanti facendola urlare di terrore; e, come in un sogno, Kaede Rukawa
si raddrizzò fronteggiandola. Sonoko guardò in alto, per capire da dove
fosse uscito.
- Ma...da dove... - cominciò, ma il paletto di ghiaccio la interruppe.
- Perché tu e Kiyota non siete insieme?
- Mpf, non è colpa mia! Lui mi ha scaricata! - si morsicò la lingua,
rendendosi conto di ciò che aveva ammesso, ma il bel moretto sembrò non
accorgersene.
- Dovevi trattenerlo.
- Che c'è, avevi preso parte anche tu alla scommessa?
Rukawa esitò e sembrò perplesso, ma accantonò l'argomento.
- E perché ti ha scaricata?
- Perché ama qualcun altro! - esclamò seccata; Rukawa sembrò spalancare
gli occhi.
- Ama qualcun altro? E chi?
- Non lo so, non ha voluto dirmelo! Ma io credo di saperlo benissimo!
- Chi? - ripeté di nuovo Rukawa; ora sembrava avere molta fretta e
Sonoko pensò che forse poteva ottenere qualcosa da lui. Gli si avvicinò
guardandolo da sotto le folte ciglia e gli si appoggiò al petto
incurante di essere in mezzo al marciapiede.
- Cosa mi dai se te lo dico? - chiese piano, ma Rukawa le afferrò con
forza un polso fissandola con astio.
- Dimmi di chi è innamorato Kiyota!
- Mi fai male! - protestò lei ed il ragazzo allentò la presa - Va bene,
cazzo! Ha detto che è una persona che conosciamo entrambi, ma noi due,
in comune, conosciamo solo due persone: Ayako e Maki, il suo capitano! E
non è Ayako!
Questa volta la bocca di Rukawa si spalancò e lasciò la presa sul polso
di Sonoko, dimenticandosi completamente di lei.
- Maki...che idioti... - mormorò, poi corse in un vicolo lì accanto;
Sonoko rimase sconcertata da ciò che era successo e lo seguì pronta a
scaricargli un barile d'insulti, ma quando entrò nel vicolo, lui era
sparito.
Hanamichi dovette correre per un pezzo, prima di riuscire a raggiungere
Kiyota, ma alla fine poté riprendere a camminare, anche se velocemente:
sembrava che l'ala del Kainan si fosse agitato e si muoveva rapidamente
tra la folla. Andando incontro al suo destino.
"Cambia strada, maledizione! Merda, stai andando dritto in bocca alla
morte! Possibile che non te ne rendi conto? Mancano...o cazzo, mancano
venti minuti... Ma dove sarà finito Kaede? Perché è andato a cercare
Sonoko? Avanti, Kiyota, cambia strada!"
Questi erano i suoi pensieri continui mentre pedinava il moretto.
-Capitolo 29-
Maki non era con Jin e Takasago, quindi doveva essere a casa sua! Questo
era stato il suo primo pensiero, e sperò vivamente di non essersi
sbagliato: a questo punto lui era l'unico che poteva salvare Kiyota.
Apparve nel vicolo di fronte alla casa del capitano, spaventando a morte
due ragazzini che stavano fumando uno spinello, ma che subito si
complimentarono per la purezza della "roba". Ansimando per lo sforzo
enorme, si attaccò al campanello di casa Maki ed una signora non molto
alta, ma con l'aria altera, si presentò alla porta.
- Che cosa vuoi? - chiese sgarbata; Rukawa si staccò dal campanello
sorreggendosi alla cancellata.
- Signora...Maki...c'è suo figlio?
- Sei ubriaco?
- No...
- Rukawa?! - chiese Maki affacciandosi di fianco alla madre - Che hai
fatto, non stai bene? - esclamò poi aprendo il cancelletto e correndo a
sorreggere l'ala dello Shohoku; Rukawa non protestò mentre il ragazzo
più grande gli infilava un braccio dietro la schiena.
- Non dirmi che hai fatto di nuovo a botte! - esclamò mentre la madre
tornava in casa borbottando contro i teppisti; Kaede scosse il capo.
- No...
- Entriamo...
- No... - lo interruppe di nuovo il volpino: stava per avere un infarto,
ne era certo: non riusciva più a respirare. Maki lo aiutò a sedersi sul
primo gradino all'ingresso.
- Aspetta, vado a prenderti dell'acqua.
Sparì in casa e quando tornò con in mano un bicchiere, trovò Rukawa
sdraiato sul gradino ed i piedi appoggiati al muro di fronte,
all'altezza della sua vita; respirava meglio. Gli porse l'acqua fredda,
che Rukawa sorseggiò appena prima di buttarsela senza riguardi in
faccia.
- Come va?
- Meglio.
- Dov'è tuo fratello? Non dirmi che è di nuovo a fare spogliarelli.
- No. Maki, tu e Kiyota state insieme?
Per poco il capitano del Kainan non scivolò a terra per la sorpresa, poi
decise che era meglio sedersi accanto alla testa scura del volpino.
- Come, scusa?
- Kiyota è innamorato di te, lo sapevi?
- Tu...come... - balbettò incredulo Maki e Rukawa continuò a fissarlo al
contrario: sembrava non sapere nulla.
- L'ho scoperto poco fa, ma tu non lo sapevi.
- No...
- Beh, tu provi qualcosa per lui?
- Io...
- Senti, ora lui è a pezzi e sta pensando a te; perché non lo raggiungi
e ci parli?
Era pericolosamente vicino ad interferire direttamente, anzi forse lo
stava già facendo...ma non voleva pensarci.
- E cosa dovrei dirgli?
- Quello che provi.
Maki lo guardò con strana determinazione.
- E a te che importa?
- .....
- E' uno scherzo, vero? Un crudele scherzo che avete architettato tu e
tuo fratello per vendicarvi di quando vi abbiamo rinchiuso nel
magazzino!
- Non dire idiozie!
- Avete capito che sono innamorato di lui ed ora volete prendervi gioco
di me?! - continuò imperterrito Maki; Rukawa si mise seduto con uno
scatto.
- Devi andare da lui, Maki!
- NO, non ci andrò! Vaffan**** Rukawa! Tu e Hanamichi!
Si alzò per tornare in casa e chiudere fuori lo scocciatore, ma Rukawa
gli afferrò un braccio e lo guardò con freddezza pensando ad Hanamichi...in
fondo, lui non aveva promesso.
Mancava un quarto d'ora e la volpe non si vedeva! Ma dove cavolo era
finito?
"Ru dove sei? Ka-chan, ti prego"
- Adesso siediti e ascolta: devo dirti un paio di cose.
La voce di Rukawa suonava quasi minacciosa e Maki non riuscì a liberarsi
della sua presa, però non si sedette e si limitò a fissarlo. Il volpino
non gli lasciò il braccio.
- Ti racconterò la verità, ma farò un breve riassunto perché non abbiamo
tempo: ma tu devi credermi, anche se ti sembrerà inverosimile.
Stava per farlo, stava per buttare il resto della sua esistenza:
interferendo nella vita del suo protetto, avrebbe infranto una regola
base e non si sarebbero limitati a rispedirlo per qualche anno in
purgatorio, lo avrebbero giudicato di fronte alla Corte Suprema. Ma non
poteva tirarsi indietro: se Kiyota fosse morto, Peter si sarebbe
vendicato sia di lui sia di Hanamichi, per trascinarli con sé nella sua
disfatta. E non poteva permettere che succedesse qualcosa al suo do'aho.
- Kiyota sta per morire. - disse caustico; Maki sgranò gli occhi.
- COSA?! STAI SCHERZANDO!
- No, non scherzo, e solo tu, adesso, puoi salvarlo; ti condurrò da lui
e...
- Rukawa, piantala di dire stronzate! Non sei divertente!
- Hanamichi è con lui, adesso, ma non può fare nulla; e neppure io,
perché se uno di noi gli impedisse di compiere il passo che lo ucciderà,
decreterebbe la sua morte istantanea.
- Cosa...
- Lasciami finire! Hanamichi ed io, siamo delle specie di angeli
custodi, mandati qui per salvare la vita di Kiyota.
Maki strattonò il braccio liberandosi ed afferrò il bavero della camicia
di Rukawa, con sguardo furioso.
- Sei ubriaco, deficiente! Ti rendi conto di quello che dici?
- Vuoi la prova? Eccola.
Con gesti lenti si tolse la camicia restando a dorso nudo, poi si
concentrò e riprese le proprie sembianze: un paio di ali bianche e
lucenti si allargarono dietro la sua schiena, accompagnate da un'aureola
argentata ed un fastidioso bagliore che gli circondava il corpo. E
divenne, se possibile, ancora più bello. Maki indietreggiò con gambe
tremanti ed occhi fuori delle orbite e Rukawa lo guardò indifferente.
- Io mi chiamo Michael, Settimo Arcangelo Superiore della Plaga
dell'Est, e quello che tu conosci come Hanamichi, in realtà si chiama
Gabriel.
- Voi non...siete fratelli... - bisbigliò appena il capitano del Kainan;
Rukawa scosse il capo.
- No.
- Io... - esitò, poi strinse i pugni ritrovando un po' di voce - Che
razza di angeli siete? Vi siete presi a botte per tutto il tempo, per
non parlare degli insulti!
- Beh, non rientriamo esattamente nei canoni...ma ora non è importante!
Adesso devi correre da Kiyota, perché fra... - occhiata all'orologio del
capitano - Cazzo! Dieci minuti! Fra dieci minuti morirà!
- Ma perché?
- E' stato commesso un errore e noi siamo stati mandati per ovviare, ma
il nostro piano è andato in fumo perché non avevamo capito che lui ti
ama! Ma se ti sbrighi, siamo ancora in tempo!
- Io...dove...
- Di fronte al locale degli spogliarelli. Corri, cazzo!
Maki non esitò un secondo di più e corse in strada senza aspettarlo;
Kaede si sforzò per riprendere sembianze umane e quel semplice gesto lo
sfinì. Aveva già operato due teletrasporti e si sentiva a pezzi: avrebbe
voluto portare direttamente Maki sul luogo dell'incidente, ma faticava
persino a rimanere dritto con la schiena. Però non poteva rischiare che
qualcosa andasse storto: doveva seguire il giocatore del Kainan.
Kiyota era arrivato di fronte al locale nel quale aveva trascorso il
sabato precedente insieme con Maki ed i compagni di squadra; Hanamichi
lo guardò mentre si fermava a scrutare l'entrata del night, poi cercò
con lo sguardo l'angelo che temeva d'incontrare. E purtroppo lo vide:
uno degli angeli della morte. Era fermo sul ciglio del marciapiede
opposto, un ragazzo biondo dall'aria allegra, con indosso un completo
firmato e si guardava intorno incurante di chi gli passava accanto. Ma
Hanamichi sapeva che stava solo aspettando il momento di soffiare il suo
alito di morte sul ragazzo prefissato; attraversò la strada come una
furia e si fermò di fianco al biondo, con il fiatone. L'altro lo guardò
indifferente, però poi i suoi occhi brillarono ed il suo sorriso si
allargò.
- Gabriel! Non ti avevo riconosciuto con quei capelli!
- Luc, amico, come va?
- Si lavora, come sempre; e tu che ci fai, qui?
- Non te l'hanno detto? Stai per prendere l'anima sbagliata.
Luc corrugò le sopracciglia ed estrasse un taccuino dalla tasca interna
della giacca, poi gli diede una scorsa.
- Vediamo...Nobunaga Kiyota, nessun errore. È quel ragazzo laggiù.
- Lo so, ma c'è stato uno scambio di nomi.
Luc ripose il taccuino e sorrise mestamente all'amico.
- Capita a volte, sai? Ma io non posso farci niente.
- Perché non vai lassù a parlare con Peter?
Uno sguardo furbo attraversò il viso del biondo.
- Ha commesso lui l'errore, vero?
- Ecco...avanti, Luc, perché non fai un'eccezione, almeno per una volta!
- Non posso Gabriel, lo sai. Verrei rispedito da dove sono arrivato e
credimi...l'inferno non è il massimo.
Hanamichi lo guardò con impotenza: gli angeli della morte erano diavoli
redenti, perché nessun'anima del paradiso avrebbe potuto far morire una
persona. Ma non potevano sbagliare o disobbedire, mai! Perché venivano
immediatamente rimandati dal loro signore oscuro, che ovviamente non
avrebbe tollerato il tradimento. Quindi, non poteva biasimare Luc se non
gli faceva quel favore: ne andava della sua esistenza.
- Non potresti almeno ritardare di qualche minuto? - chiese ancora, ma
il biondo lo guardò sorridendo.
- Conosci già la risposta, Gabriel.
Hanamichi guardò Kiyota, che ora sospirava e s'infilava le mani in tasca
prima di voltarsi ed incamminarsi di nuovo verso di lui; ma teneva il
viso a terra e non lo avrebbe scorto. Luc si staccò dal palo ed il suo
viso diventò così serio da far quasi paura; Hanamichi capì che il
momento era giunto. Ma non poteva permetterlo! Aveva promesso a Kaede di
non interferire, ma si trovava al punto di dover infrangere la promessa:
non avrebbe lasciato morire un ragazzo innocente. Strinse i pugni e
fronteggiò Luc, il cui aspetto stava già mutando: ora era invisibile ad
occhio umano e chi vedeva il rosso, pensava stesse fissando un palo
della luce. Pupille, iridi e bulbi oculari del biondino divennero
completamente neri e piccole rughe di fuoco gli tirarono gli angoli
degli occhi, donandogli un aspetto quasi animale; si portò una mano
aperta alla bocca, con il palmo rivolto verso l'alto, e si preparò a
soffiarvi sopra il suo alito di morte. Hanamichi guardò nervosamente
l'orologio, poi Kiyota ed infine Luc; e si preparò a colpirlo. Ma in
quel momento sentì una voce alle spalle, un urlo che richiamava
l'attenzione di Kiyota; si voltò nel momento in cui l'ala piccola del
Kainan alzava il viso ed entrambi scorsero Maki, trafelato, dall'altro
lato della strada. Sembrava profondamente scosso ed il suo viso era
tirato dal panico; Kiyota si accorse delle condizioni del suo capitano
e, senza riflettere o guardarsi intorno, gli corse incontro
attraversando la strada.
- NOOOO!!!!! - l'urlo di Hanamichi non giunse alle sue orecchie.
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