Dediche: Anche questo è per te, Miky, un
grosso bacio! ^^
Disclaimer: I pg di SD appartengono all'immenso Inoue, gli angeli sono
miei... che fortuna, vero? -.-
IMPORTANTE: Oltre alle due coppie principali, questa fic contiene anche
altri pair sballati, tirati a caso dalla sottoscritta lanciando una
monetina! NON sono coppie ritenute canoniche, se la cosa vi urta, non
leggete la fic oppure saltate tranquillamente i pezzi (cmq poco rilevanti
ai fini della storia). Io vi ho avvertito! ^^ Baci baci!
Ru - Basta, sono al limite! Non puoi continuare a farmi questo!
Kieran O_O??? - Di cosa parli?
Ru - Di cosa parlo? Prima mi salta addosso mentre sono legato, poi ci
dormo praticamente sopra e infine mi LECCA LE DITA!!!!!!!!! Ti rendi conto
di quanto soffro?
Kieran -_-;;;;;; - Ah, figurati, pensi solo a quello tu!
Ru - Davvero? E se avesse fatto a te, certe cose?
Kieran ^^ - Ma Ru, sono io che scrivo...di certo non mi sarei limitata a
scappare come hai fatto tu!
Ru - Io non sarei scappato! Sei tu che scrivi di fantascienza! Ehi,
aspetta un attimo! Come sarebbe a dire che non saresti scappata? Tu devi
smetterla di sbavare dietro al mio Hanamichi!
Kieran - Io non sbavo mai per nessuno! Quasi...
Ru - Come "quasi"?
Kieran ^^;;; - Beh, ho sbavato appena appena su una tua fotografia...
Ru O_O - ........
Kieran - ...con Sendo...peccato, rovina il tutto...
Ru - Con Sendo?
Kieran - Niente di sconcio...ma sei così bono! Sbav sbav...
Ru - 'azzo, si sta allagando la stanza! Kie, smettila!
Kieran - Se mi chiami così, come pretendi? Sbav sbav...
Ru - Metti via quella foto!
Kieran - Noooooooo!!!!! Ridammela!!!!!!
Ru è_é - Solo se mi scrivi una lemon!
Kieran ç_ç - Non vale, qui siamo ai ricatti!
Ru - Esatto! E adesso scrivi!
Angels'
Hearts
di Kieran
Parte 8 di 10
-Capitolo 22-
- Ru, ti presento Sonoko!
Rukawa alzò lo sguardo dal quaderno sul quale stavano scritte una serie
di cifre per lui incomprensibili e guardò la ragazza in piedi accanto ad
Hanamichi: non era molto alta, gli arrivava appena sotto le spalle, ma
aveva un sorriso dolcissimo e due grandi occhi nocciola. I lunghi
capelli neri erano raccolti in uno chignon tutto sparato sulla nuca,
tenuto insieme da una matita; era magra ma con curve al punto giusto e
generose. Insomma, un gran bel pezzo di (Ru, se lo pensi sei licenziato
in tronco! Da questa e tutte le altre ff! NdK) ragazza.
- Sono contenta di conoscerti! - esclamò con voce gentile; Rukawa, per
nulla colpito dal suo fascino, si limitò a spostare lo sguardo verso
Hanamichi.
- E allora?
- Baka, sei sempre il solito! - esclamò irritato il rosso - Vieni,
andiamo sul terrazzo e ti spiegherò tutto!
- Perché non possiamo restare qui?
- Secondo te? - esclamò Hanamichi guardandosi intorno; Rukawa lo imitò e
vide che in classe si erano raccolti una ventina di ragazzi sbavanti per
Sonoko. Scosse il capo e si alzò seguendo l'amico e la ragazza, che
sembrava non notare l'effetto che aveva sui compagni di scuola. Si
chiusero alle spalle la porta del terrazzo e Rukawa si appoggiò alla
ringhiera osservando i due ragazzi; Sonoko gli sorrideva ancora con aria
angelica.
- Sonoko ha accettato di uscire con Kiyota, sabato sera.
Rukawa corrugò la fronte senza capire.
- Cioè...Kiyota le ha chiesto di uscire?
- No, glielo chiederà lei!
- E perché? - chiese rivolto alla ragazza; il suo sorriso si allargò.
- Perché mi pagherete molto bene! - esclamò; il volpino spalancò gli
occhi e guardò il suo amico.
- Come sarebbe...pagheremo?
- Ehm...sì...le ho detto che le pagheremo il disturbo...
Rukawa afferrò il polso di Hanamichi e si allontanò dalla ragazza senza
dirle nulla, poi si fermò ad una distanza di sicurezza e parlò
sottovoce.
- Ma sei fuori? Noi non possiamo intervenire direttamente, lo sai!
- Infatti! - rispose tranquillo Hanamichi - Io ho solo favorito
l'evento.
- Favorito? - ripeté a voce un po' più alta il moretto - La paghi per
uscire con Kiyota! Questa è un'interferenza bella e buona!
- No, volpe! Perché lei incontrerà "casualmente" Kiyota e comincerà a
fargli la corte...noi non sappiamo come reagirà lui!
- Bel dubbio, visto che sei andato a prendere la ragazza più bella della
prefettura!
- Davvero? Non me n'ero reso conto... - bofonchiò con aria angelica il
rossino; Rukawa sbuffò.
- Hanamichi, favorire gli eventi non significa...
- Pensaci bene, Ru! Io sto favorendo gli eventi, solo questo.
- Non è vero! Tu stai interferendo direttamente!
Il rosso scosse il capo.
- Dipende dai punti di vista, caro il mio Ru! E scommetto che Peter sarà
più che contento di accettare il mio.
- Non lo so...
- Fidati! E se dovesse andare male, mi prenderò la responsabilità!
Adesso andiamo, che non è carino lasciarla da sola.
Tornò trotterellando verso la ragazza, che aveva perso un po' di quell'aria
angelica e sembrava alquanto scocciata...ma ugualmente bellissima.
Hanamichi le sorrise.
- Bene, è deciso: oggi pomeriggio incontrerai Kiyota e comincerai a
fargli una corte spietata. Dovete uscire insieme, sabato sera,
d'accordo?
- Sì, sì, d'accordo! Ma voglio un anticipo sul pagamento!
Hanamichi s'infilò una mano in tasca e ne trasse alcune banconote che le
porse; Sonoko le contò e gliene diede indietro la metà. Il rosso la
guardò senza capire.
- Perché me li ridai?
- Il pagamento è un po' cambiato...prendo la metà dei soldi.
- Perché?
Sonoko si avvicinò sinuosa a Rukawa e gli appoggiò le mani sul petto,
alzandosi poi in punta di piedi; avvicinò le labbra alle sue e parlò
mormorando.
- Il resto me lo darà questo bel moretto...
Hanamichi strinse i pugni quando le loro labbra si sfiorarono, ma si
sentì enormemente sollevato quando Rukawa afferrò le spalle della
ragazza e l'allontanò da sé con aria di sufficienza.
- Spiacente, non sono contemplati pagamenti in natura. - disse polare;
la ragazza sgranò gli occhi, infuriata, poi si voltò e strappò di mano
ad Hanamichi i soldi che gli aveva restituito, tornando verso le scale
che portavano alla scuola.
- Ma tu guarda! Mi sta dietro mezza scuola, e quando finalmente trovo un
figone, quello non mi si fila neanche di pezza! Bella sfiga, Sonoko! -
sparì per le scale continuando a borbottare tra sé e Hanamichi ridacchiò
divertito, voltandosi poi verso il volpino.
- Beh, Ru, forse avresti dovuto cambiare il tuo aspetto: sembra che tu
sia un po' troppo bello per passare inosservato qui sulla Terra.
Il volpino si strinse nelle spalle dirigendosi verso la porta di ferro.
- Se è per questo, non passavo inosservato neppure in cielo.
- Cosa? Che significa? - chiese il rosso inseguendolo, ma Rukawa non gli
rispose - Dai, volpe, cosa significa? Ru? Rispondi! Rukawa! Aspettami!
MICHAEL!
-Capitolo 23-
I giocatori del Kainan uscirono in gruppetti dalla palestra, dove
avevano appena terminato l'ennesimo, estenuante allenamento; Kiyota,
ultimo come di solito, uscì correndo infilandosi al volo la giacca della
tuta. Sboccò correndo dal cancello della scuola ed immediatamente andò a
sbattere contro qualcuno che buttò a terra; si voltò pronto ad aggredire
il povero malcapitato, ma si bloccò quando scorse l'esile figura di una
ragazza. Non riusciva a scorgere il suo viso, perché rivolto verso
terra; però capì che era molto ben fatta, con lunghi e lisci capelli
neri che le sfioravano la vita ed un corto vestitino nero attillato, che
le lasciava scoperte lunghe gambe appena abbronzate. Si chinò verso di
lei porgendole una mano.
- Ti sei fatta male? - le chiese gentilmente; la ragazza alzò il viso
verso di lui, con espressione alquanto dolorante. Kiyota sorrise
scorgendo due splendidi occhi nocciola contornati da lunghe ciglia nere,
un piccolo e grazioso nasino alla francese ed un'invitante bocca rosata
resa lucida da un velo di rossetto.
- No, non mi sono fatta niente. - mormorò la ragazza aprendosi in un
radioso sorriso; poi prese la mano che il ragazzo le porgeva e lasciò
che la rimettesse in piedi. Si pulì il retro del vestito senza smettere
di sorridergli.
- Scusa, ero di fretta e non ti ho visto. - si giustificò Kiyota e la
ragazza scosse il capo facendo ondeggiare i capelli di seta.
- Non importa, te l'ho detto. Piuttosto...potresti darmi una mano? Sto
cercando il liceo Kainan.
- Beh, l'hai trovato!
- Finalmente! - un grazioso sospiro - Sto girovagando da ormai due ore!
Sai dirmi se la squadra di basket è ancora in palestra?
- No, mi dispiace, gli allenamenti sono appena terminati.
Un'espressione quasi disperata le si dipinse sul viso, riuscendo solo a
renderla più graziosa.
- Oh, no! E adesso chi lo sente Akagi?
- Il capitano dello Shohoku?
- Sì! Mi ha mandato qui per recare un messaggio a...non ricordo il
nome...però è il capitano del Kainan.
- Shin'ichi Maki.
- Sì, esatto! Oh, cavolo, adesso sono proprio nei guai!
Kiyota esitò: doveva tornare immediatamente a casa per aiutare il padre
a scaricare delle casse per il negozio, ma non poteva lasciare quella
ragazza da sola in mezzo alla strada...poteva scortarla a casa di
Maki...
- Senti, io gioco nel Kainan, insieme con Maki. Posso portarti a casa
sua.
Il suo viso s'illuminò ed i suoi occhi sembrarono brillare di gioia.
- Lo faresti davvero? Grazie, grazie!
Lo abbracciò d'impulso e Kiyota si trovò con il viso sprofondato nei
suoi delicati capelli neri che sapevano di camomilla; dopo pochi
secondi, però, la ragazza si ritrasse con le gote appena arrossate e lo
sguardo rivolto a terra.
- Scusa... - mormorò con un filo di voce; Kiyota non poté evitare di
mettersi a ridere.
- E di cosa? Una ragazza bella come te mi abbraccia ed io dovrei essere
arrabbiato?
Lei allora gli sorrise timidamente.
- Mi trovi...bella?
Il n° 10 del Kainan annuì.
- Certo, molto bella! Ma non fare la commedia con me! Di certo avrai
decine di spasimanti!
A quel punto la ragazza si coprì le guance con le mani voltandogli le
spalle.
- Smettila di prendermi in giro! - esclamò provocando una risata ancora
più allegra di Kiyota, però poi si voltò ed allungò una mano verso di
lui - Molto piacere, io mi chiamo Sonoko.
- Nobunaga.
- Ma quella dove l'hai presa? A Broadway?
- Eh, eh, al club di teatro!
S'incamminarono verso la casa di Maki, chiacchierando come due vecchi
amici; Kiyota trovò immediatamente simpatica quella ragazza che aveva la
sua età ma che arrossiva come una dodicenne. E la punzecchiava di
proposito, non perdendo occasione per farle un complimento od un
apprezzamento; e lei, puntualmente, si copriva le guance in fiamme.
Quando giunsero di fronte a casa di Maki, però, qualcosa si agitò nel
suo stomaco: e se, incontrando il capitano, quella ragazzina così
affascinante si fosse sentita attratta da lui? E se pure lui avesse
ricambiato? Stava per combinare un disastro? Ma ormai era troppo tardi
per pensarci, lei aveva già il dito premuto sul campanello. Maki si
affacciò alla finestra del salotto, indicando loro di attendere e Kiyota
cominciò ad innervosirsi.
- A questo punto io...posso anche andare...
- No! - s'affrettò a rispondere Sonoko guardandolo con grandi occhi
quasi imploranti - Resta anche tu! Mi piace stare in tua compagnia!
Kiyota rimase sorpreso da quella "quasi dichiarazione" e riuscì solo ad
annuire con il capo; Maki fece scattare la serratura del cancello e li
raggiunse in giardino sorridendo. Kiyota sbirciò la reazione della
ragazza, che ora sorrideva al suo capitano con una strana luce negli
occhi...
"Ecco fatto, proprio un bel lavoro, Nobu!"
Sonoko s'inchinò di fronte a Maki e si presentò.
- Molto piacere, il mio nome è Sonoko: sono stata mandata qui da Akagi,
il capitano dello Shohoku.
- Piacere Sonoko, io sono Shin'ichi. Sei venuta fin qui da sola?
- Sì, ma per fortuna ho incontrato Nobunaga, altrimenti mi sarei persa
di sicuro.
Maki sorrise alla matricola, che ricambiò nervosamente: che idiota,
aveva aiutato cappuccetto ed il lupo ad incontrarsi! Sì, ma...quale dei
due era il lupo?
- Akagi ha chiesto di poter giocare un'amichevole contro la vostra
squadra, prima che inizino i campionati, così da recuperare la partita
che è stata annullata la settimana scorsa.
Maki inarcò un sopracciglio.
- Come mai non mi ha chiamato direttamente lui? Di solito ci sentiamo al
telefono per queste cose.
- Adesso cosa s'inventa?
- Ehm...non sapevo si sentissero per telefono!
- Bene, studiamoci un altro piano, perché questo è andato in fumo!
- Aspetta, volpe! È un'attrice no? Saprà improvvisare...spero...
Il sorriso di Sonoko si allargò e la ragazza annuì con il capo.
- E' vero, ma il capitano ha pensato che vi foste offesi per come è
stata interrotta la partita, ed ha pensato che mandando un paciere le
cose si sarebbero risolte!
- E scommetto che ha mandato la ragazza più carina della scuola! -
esclamò ridendo il capitano del Kainan; Sonoko arrossì per l'ennesima
volta, mentre Kiyota si rabbuiava in viso.
"Proprio un bel lavoro"
- Comunque, digli pure che parlerò con il coach e lo chiamerò domani
dopo l'allenamento.
- Ehm... - Sonoko esitò, ma il suo sorriso non vacillò - E se invece di
chiamarlo, io tornassi per avere una risposta?
- No, non voglio farti fare ancora tutta questa strada! - esclamò Maki
premuroso, ma la ragazza scosse il grazioso capo.
- Nessun disturbo! E poi... - lanciò una rapida occhiata verso Kiyota,
che non riuscì ad interpretare il gesto; ma Maki sembrò incupirsi.
Sonoko s'inchinò profondamente davanti ai due.
- Allora, senpai, ci vediamo domani pomeriggio! Cercherò di arrivare
prima del termine degli allenamenti!
Maki annuì e Sonoko lo salutò con un gesto della mano avviandosi verso
la strada; Kiyota salutò il suo capitano e seguì la ragazza, visto che
il negozio del padre stava proprio sulla strada per la stazione. Per un
attimo non si parlarono e Kiyota intuì il profondo imbarazzo della
ragazza, così decise d'indagare un pochino.
- In gamba Maki, vero? - chiese con tono casuale; lei annuì senza
guardarlo.
- Sì...per quel poco che ho visto.
- Beh, te lo posso garantire...ed ha molte ammiratrici.
- Non stento a crederci! È molto affascinante, sembra più maturo della
sua età.
- Già...
Di nuovo non si parlarono, ma a quel punto giunsero di fronte al negozio
del padre di Kiyota, che si fermò esitando; Sonoko lo guardò sorpresa e
lui le spiegò la situazione.
- Questo è il negozio di mio padre, avrei dovuto venire qui subito dopo
l'allenamento.
- Oh? Mi dispiace, hai fatto tardi per colpa mia!
- No! Non preoccuparti! Tanto mio padre c'è abituato! Però...aspetta,
gli dico che ti accompagno alla stazione.
Sonoko scosse di nuovo il capo con quel movimento aggraziato che le
faceva oscillare i capelli di raso.
- Non preoccuparti, conosco la strada!
- Ne sei sicura?
- Sì, certo! Spero...spero che ci rivedremo, domani.
Dicendo quelle parole si appoggiò al suo petto e si sollevò sulla punta
dei piedi per baciargli una guancia e poi scappare immediatamente;
Kiyota la guardò sgranando gli occhi, ma con improvviso sollievo.
Dopotutto, si era sbagliato...non c'era nessuna favola...
Dopo un paio d'isolati, Sonoko si fermò di fronte a due ragazzi molto
più alti di lei, dal fisico atletico, ed insieme s'incamminarono verso
la stazione.
- Allora, come sono andata? - chiese con tono molto differente da quello
utilizzato fino a pochi istanti prima; Hanamichi annuì soddisfatto.
- Molto bene, direi! Sei stata grande quando ti sei tolta d'impiccio con
Maki!
- Ehi, sono un'attrice! E tu cosa ne pensi, Rukawa? - gli chiese con
occhi melensi; il volpino si strinse nelle spalle.
- Vedremo domani.
- Ma da dove vieni, la Lapponia?! - esclamò indispettita la ragazza; il
rosso le cinse le spalle con un braccio.
- Non farci caso, lui è sempre così. Piuttosto, cosa ne pensi di Kiyota?
- Mm, non è male, ma il suo capitano è tutt'altra cosa!
- Ehi, non devi provarci con Maki! - esclamò stizzito il rossino; Sonoko
annuì con sufficienza.
- Lo so, lo so! Vedrai che sabato sera mi porterò fuori quel bel
moretto! E tu vincerai la tua scommessa!
Rukawa lanciò uno sguardo confuso verso Hanamichi, che gli fece cenno di
non dire nulla; Sonoko non si accorse di niente, ormai presa dal suo
monologo.
- Comunque, dopo che avrò portato a termine il mio compito, comincerò a
provarci con Maki! Lui sì che è un vero uomo!
- Sembra un nonnetto! - esclamò Hanamichi stuzzicandola, ma Sonoko non
raccolse la provocazione.
- E' maturo, non come voi mocciosetti di prima!
- Ma sentila! Sei una matricola anche tu!
- Le donne sono più mature degli uomini!
- Alcune fanno un'eccezione!
Il battibecco continuò per tutto il tragitto verso la stazione, sul
treno e fino a quando non lasciarono Sonoko davanti al portoncino di
casa sua; poi finalmente salutarono la ragazza e Rukawa sospirò di
sollievo. Hanamichi lo guardò senza capire e gli chiese una spiegazione.
- Non ne potevo più, di voi due! - esclamò il volpino - A volte mi
chiedo se tu non sia veramente umano!
- Che significa?
- Che sei idiota proprio come un umano!
Hanamichi a quel punto avrebbe dovuto offendersi e rispondergli a modo;
ed infatti Rukawa lo guardò non poco sorpreso quando la sua reazione non
arrivò. Ma il rossino dentro di sé si sentiva esplodere di gioia: poteva
essere scambiato per un vero umano! Lui, un arcangelo che fino ad una
settimana prima neppure sapeva che il suo corpo necessitava di sonno e
cibo! Si stava confondendo con loro! Gli umani! E ne era felice! Perché
adorava il loro pianeta, il modo di vivere frenetico, rilassato,
problematico, semplice. Tutto in una volta. Ma...ancora pochi giorni e
sarebbe dovuto tornare in cielo...improvvisamente si sentì svuotato a
quel pensiero. Stava per tornare a casa, ma invece di sentirsi felice,
la sua mente cercava un modo per rimandare quel momento. Ma non c'era:
sabato sera Kiyota sarebbe sopravvissuto o sarebbe morto...ehm, si
augurava la prima possibilità, ovviamente. E loro sarebbero dovuti
tornare a casa, in quel luogo piatto e monotono dove tutto era uguale, e
dove non esisteva il susseguirsi dei giorni con le notti.
- Che ti succede, Hanamichi? Sembri pensieroso.
Il rossino guardò il suo amico sorridendo e parlando con voce molto
bassa, per non essere ascoltato da Peter ed Emmanuel.
- Niente, mi sento un po' nostalgico.
- Ti manca il cielo?
- No, il contrario, mi manca la Terra. Pensare che fra quattro giorni
dovremo tornare a casa, mi mette tristezza.
Rukawa inarcò un sopracciglio e non gli rispose, riprendendo a guardare
davanti; ma ora anche lui sembrava pensieroso.
-Capitolo 24-
- Bene, Sakuragi, sgancia la grana! Ce l'ho fatta! - esclamò una
splendida Sonoko fronteggiando allegra Hanamichi sul terrazzo della
scuola; il rossino le sorrise ancora scettico.
- Cosa significa, che ce l'hai fatta?
- Ho un appuntamento con lui, domani sera!
- Mm...i soldi non te li do fino a quando non vi vedo insieme.
Sonoko incrociò le braccia guardandolo con occhi storti.
- Non ti fidi di me?
- Può sempre avere un ripensamento!
- Nessuno si sognerebbe di avere un ripensamento che riguarda me!
Hanamichi ridacchiò e scosse il capo.
- Non importa, quello è un po' strano! I soldi li avrai domani sera!
Sonoko se ne andò sbuffando, ma sorrise sensuale a Rukawa quando
s'incrociarono sulla porta del terrazzo; il volpino, però si diresse
verso Hanamichi senza degnarla di uno sguardo. E la sentirono imprecare
contro di lui mentre scendeva le scale; il rossino ridacchiò mentre
osservava l'amico, stranamente ben sveglio.
- Ohi volpe, ho notato che oggi non hai ancora chiuso occhio...come mai?
- Che è quello sguardo? Non c'è niente di strano, solo non ho sonno.
- Beh, per uno che non fa altro che dormire da due settimane...
Rukawa sbuffò infastidito e scacciò l'argomento con un gesto della mano.
- Ho sentito che la ragazza ha un appuntamento con Kiyota.
- Sì, domani sera! È andato tutto secondo i nostri piani! Domani il
protetto sarà salvo!
Rukawa annuì con il capo, grattandosi il mento; Hanamichi sorrise
osservandolo.
- Ehi Ru, sai che oggi è il nostro ultimo giorno in questa scuola?
- Non ti farai prendere dalla nostalgia, vero? - chiese il moretto
guardandolo freddamente; Hanamichi si strinse nelle spalle.
- Credo proprio di sì! In fondo, mi sono affezionato a tutti quanti:
Kimi-chioccia, Mitsui il teppista, il tappo, ed il gorilla. Credo che mi
mancherà anche Maki, e forse un pochino Kiyota.
- Nel giro di una settimana avrai dimenticato tutti.
- Cosa?! - esclamò alterato il rossino - Perché dici così?
- Ti ho detto che ci sono già passato, no? Andrà così, fidati.
- Io non sono insensibile come te! Io non mi dimenticherò dei miei
amici!
- Amici? Ma se li conosci da pochi giorni.
- Aaargghhh, con te è impossibile parlare di certe cose! Ci si vede,
volpe!
Lo lasciò sul terrazzo provando sentimenti contrastanti nel petto:
rabbia, perché era sempre pronto a smontare ogni sua parola; delusione,
perché era veramente insensibile e freddo come una lastra di metallo;
tristezza, perché non riusciva mai a comprendere cosa gli passasse per
la mente. E...qualcos'altro...voglia di piangere? Perché?
"Perché è un angelo e come tale non vedrà mai quello che sono
realmente!"
E questa da dove usciva? E cosa significava? Voleva che Kaede si
accorgesse di quello che era in realtà? Ma lui lo sapeva...conosceva la
sua vera natura. Oppure non era questo che intendeva la sua mente?
"E' il cuore, non la mente: è un pensiero del cuore, quel piccolo organo
così vitale, che permette agli esseri umani di vivere"
Scosse il capo cercando di darsi una calmata: che idiozie andava
pensando? Lo sapevano tutti che non era il cuore che manteneva in vita
gli umani, ma il cervello!
"Ma un essere umano che ha cervello ma non un cuore, non è degno di
essere chiamato tale."
- Ed il volpino un cuore ce l'ha? - bisbigliò Hanamichi fissando le
scale vuote dinanzi a sé; abbassò lo sguardo chiedendosi che importanza
poteva avere per lui. Se Ru non aveva un cuore e non sapeva amare, cosa
gli importava? In fondo per lui era quasi la stessa cosa: era un angelo
e non poteva provare "Vero Amore"; poteva solo voler bene a tutti
indistintamente.
"Questa solfa me la sono già ripetuta un migliaio di volte, da quando
l'ho abbracciato quella sera; è una cosa che ho sempre saputo, fin dal
giorno in cui sono stato creato. Ma non vi ho mai dato tanto peso come
in quest'ultima settimana: è come se cercassi di ricordarmelo in ogni
momento, e non ne conosco neppure il motivo! Quello che so...è che me lo
ripeto solo dopo che ho trascorso un momento un po' più intimo con Ru."
Risollevò lo sguardo e sentì il fiato morirgli in gola: un nuovo
pensiero gli si stava insinuando lento nella mente, un dubbio che mai si
era posto prima in tutta la vita. Possibile che...
"No, sono un angelo! Non posso...non posso essere..."
- Sei ancora qui? - chiese la voce di Rukawa sopra di lui; Hanamichi
sobbalzò ed immediatamente sentì le guance in fiamme, conscio che
l'oggetto dei suoi pensieri lo stava fissando con la solita espressione
indifferente che dedicava a chiunque. Ma solitamente con lui non era
così freddo...anche se lo era diventato in quegli ultimi giorni. Senza
dire nulla scese di corsa per le scale.
La mattinata trascorse velocemente e Hanamichi si rese conto solo nel
momento in cui la campanella suonò, che aveva passato tutto il tempo con
il mento appoggiato alla mano, ad osservare uno per uno i suoi compagni
di classe, i vari professori che si erano susseguiti durante le lezioni,
le crepe delle pareti, la polvere di gesso sulla lavagna, gli alberi in
fiore che facevano capolino dalle finestre. Cercava d'imprimersi tutto
quanto nella memoria, per non dimenticarlo mai. Ed ora stava
raggiungendo la palestra e la sua mente ripeteva meccanicamente quell'operazione
che la teneva occupata dal momento in cui aveva messo piede a scuola.
Osservava, esaminava, memorizzava. L'allenamento passò veloce,
anch'esso, e Hanamichi evitò di azzuffarsi con chiunque, anche il
volpino; osservava le pieghe del ventaglio di Ayako, il doppio mento di
Anzai, la cicatrice di Mitsui, l'orecchino di Miyagi. E poi, ancora, la
rete consumata del canestro, i segni neri lasciati dalle scarpe sul
parquet, le gocce di sudore che ricadevano qua e là luccicando ai suoi
piedi. Ed infine anche il suo ultimo allenamento terminò e Hanamichi si
sentì quasi soffocare: non avrebbe più parlato con nessuno di loro,
anche se avrebbe potuto continuare ad osservarli dall'alto. Ma non
sarebbe stato lo stesso, lo sapeva bene. Il bambino allo zoo, ora aveva
compreso il significato della vita terrena e desiderava con ogni fibra
del suo essere, poter rimanere ancora. Ma non poteva. E così abbracciò
d'impulso ogni giocatore dello Shohoku, beccandosi lamentele e spintoni,
insulti e pugni in testa. Ma rise, per nascondere la disperazione. E
rivolse un unico sguardo di disprezzo, per colui che lo guardava
freddamente quasi a compatire il suo comportamento; e se ne andò
voltandogli le spalle, senza aspettarlo.
E non vide che ora spingeva le unghie nel palmo delle mani e si mordeva
il labbro inferiore con forza, per non mettersi a piangere; perché si
stava comportando freddamente con il rossino che adorava, e con cui
avrebbe voluto convivere per l'eternità. Ma sapeva che non era
possibile. Che anche se avesse trovato un modo per restare con lui, i
suoi sentimenti non sarebbero mai stati ricambiati. Perché un angelo non
conosce il "Vero Amore". Ed ora...ora gli rimaneva poco più di un
giorno. E poi non lo avrebbe più rivisto...non gli avrebbe più parlato...non
avrebbe più guardato in quegli occhi nocciola, non avrebbe più
assaporato la lieve carezza delle sue mani. Tirò un pugno al muro con
quanta forza aveva, sentendo l'osso del mignolo cedere e spezzarsi:
doveva ferirsi, doveva impegnare altrove la sua mente. Doveva
dimenticare quella testa rossa.
- Rukawa! - urlò Ayako afferrandogli il polso con sguardo spaventato; il
moretto quasi non la vide, ma sentì il dolore che dalla sua mano saliva
verso il gomito.
- Che hai fatto? Ti sei rotto la mano! - continuò sbiancando la manager;
Miyagi le fu subito di fianco cercando di capire cosa fosse successo, ma
Rukawa si liberò della presa della ragazza e raccolse la borsa con
l'altra mano, uscendo dalla palestra. Le voci gli arrivavano confuse
alle orecchie, soffocate dai propri pensieri.
- Rukawa! Devi andare in ospedale!
"Solo un giorno"
- Ma che gli è preso a quei due?
"E non lo vedrò più"
- Prima il rosso che distribuisce baci...
"E lui ora mi odia"
- ...poi questo pazzo che si fracassa una mano!
"Non posso permetterlo"
- Si vede che sono fratelli!
"Lo farò...e poi andrò in purgatorio"
Sfiorò le dita rotte con l'altra mano e le ossa si ricomposero.
-Capitolo 25-
Rukawa non si era fatto vedere per tutto il resto del pomeriggio, ma a
Hanamichi stava bene così: non aveva voglia di riprendere la discussione
su quanto fosse stupido ad essersi affezionato alla vita sulla Terra. E
poi...gli facevano male quegli occhi freddi ed accusatori. Quando sentì
il portoncino d'ingresso aprirsi, chiuse senza far rumore la porta della
propria camera, fingendosi interessato alla lettura di una rivista
sportiva. Ascoltò i movimenti della volpe che appoggiava il borsone,
apriva cassetti e s'infilava in doccia; chiuse gli occhi e si addormentò
senza volerlo.
Si svegliò di soprassalto, avendo fatto...un sogno...ma quale? Cavolo,
un incubo! Cadeva da...un grattacielo? Boh, sapeva solo che aveva
l'impressione di non toccare mai terra. Si guardò intorno ed
immediatamente vide due occhi blu fissi su di lui: Rukawa era seduto al
suo fianco, con le gambe incrociate e...gli sorrideva?
- Fatto un brutto sogno?
- Hn...cadevo.
- Beh, stai bene, adesso?
- Che ti prende? Fino a qualche ora fa sembravi l'uomo di latta!
Rukawa non si offese e fece una risatina.
- Hai ragione... - mormorò - ma per farmi perdonare ti porto a cena
fuori.
Hanamichi si sollevò sui gomiti ed osservò il suo abbigliamento: jeans
scuri, camicia azzurro pallido, giacca nera.
- Come mai così elegante? Mi porti in un ristorante di lusso?
Rukawa scosse lentamente il capo, senza distogliere mai lo sguardo.
- Non direi. Vestiti, sono quasi le otto.
Si alzò e lo lasciò solo con i suoi mille dubbi.
Altro che ristorante di lusso! Quello era molto, molto, molto e ancora
molto meglio! Erano seduti uno di fianco all'altro, con un bicchiere di
carta in una mano ed un panino caldo nell'altra; ed entrambi avevano il
viso rivolto verso l'alto, illuminato dalla luce della luna piena. Non
si parlavano, per il momento, ma entrambi si sentivano incredibilmente
rilassati: erano sugli scogli, con i piedi penzolanti sull'infinito nero
del mare calmo. Gli unici rumori, l'acqua che si sposava con gli scogli
e la brezza che faceva frusciare i loro abiti; Hanamichi terminò il e
prese la vaschetta delle patatine fritte, togliendone il coperchio ed
annusando l'invitante vapore.
- Hai avuto un'idea magnifica! Non credevo sapessi essere così
romantico. - mormorò scrutando il profilo di Rukawa; l'amico appoggiò il
bicchiere e continuò a guardare il cielo stellato. Il rossino sospirò e
cominciò ad infilarsi una patatina dietro l'altra in bocca; Rukawa
appoggiò i gomiti dietro la schiena, mettendosi quasi disteso.
- La conosci quella costellazione? - chiese senza indicare di quale
stesse parlando; Hanamichi seguì il suo sguardo cercando di capire quale
stesse guardando.
- L'Orsa?
- No, lo Scorpione: la sua stella principale è...
- Antares.
- ...sì...
Hanamichi guardò sorpreso il volpino, che finalmente aveva spostato lo
sguardo verso di lui; e smise di mangiare, perché la tristezza di quegli
occhi gli impedì qualsiasi movimento.
- E' luminosa, bella...ma sola... - continuò con voce calma e profonda;
il rossino finalmente appoggiò la vaschetta di plastica e si voltò
meglio verso di lui.
- Cosa vuoi dirmi?
- E' una stella: non può mostrare l'amore che prova, non ne è in grado.
- Ma una stella non può provare amore.
- Neppure un angelo...
Hanamichi corrucciò le labbra e vide il volpino sorridere mentre
guardava quel semplice gesto; poi tornò a sedere con la schiena eretta e
fissò di nuovo il cielo. Hanamichi piegò la testa di lato, per vederlo
in viso ed il moretto lo guardò sorridendogli con una dolcezza che non
gli aveva mai visto prima.
- Eppure, potrebbe amare, perché i miracoli accadono...noi lo sappiamo.
- disse piano; Hanamichi annuì con il capo e si limitò a guardare mentre
il viso di Kaede si avvicinava piano al suo.
- E questa volta è successo... - mormorò incatenando lo sguardo nel suo;
il rosso si scoprì a fissare le labbra del volpino ed a desiderare che
si posassero...non sulla guancia, ma sulla sua bocca. Ed un calore
improvviso gli inondò il petto, il viso, la mente. Ed una certezza
s'impadronì di lui: prima l'aveva solo sospettato, ma ora...ora SAPEVA
che si era innamorato di Kaede. Nonostante fosse un angelo. Il suo cuore
aveva superato quella barriera invalicabile che distingueva gli angeli
dagli umani; e, deglutendo, scosse appena il capo.
- No...non è successo un miracolo... - mormorò ormai con le labbra che
sfioravano quelle del volpino. Rukawa s'immobilizzò spalancando gli
occhi, con espressione spaventata, ma Hanamichi gli sorrise dolcemente.
- Ne sono accaduti due.
Le loro labbra si sfiorarono ed entrambi avvertirono una scossa partire
da quel punto e scendere lungo la schiena; le dita di Hanamichi
fremettero sulla fredda roccia ed il rosso si sporse un po' di più, per
far combaciare perfettamente le loro bocche. E cominciarono a sfiorarsi
con lievi baci, in un gesto che non conosceva, ma che sapeva essere
quello che aveva bramato in quegli ultimi giorni; e si sentì inondare,
trascinare, vorticare. Sentì le labbra di Kaede schiudersi e la punta
della sua lingua sfiorargli il labbro inferiore e si fermò per
lasciargli fare ciò che voleva. Poi le dita delle loro mani
s'incontrarono sulla nuda roccia, e s'intrecciarono. E Hanamichi
socchiuse le labbra, senza saperne il motivo; ma quando la lingua di
Kaede cominciò ad esplorare le sue labbra un po' più in profondità, capì
di aver fatto la cosa giusta. E non poté evitare di provare la stessa
sensazione...e timidamente, con la punta della lingua, sfiorò quella del
volpino. E lo sentì gemere. E poi la sua lingua s'impossessò, gentile ma
decisa, della sua bocca, del suo palato, della sua anima. Il calore al
petto si trasferì in tutto il suo corpo, in particolare...all'inguine?
Sì, ed ora il suo membro cominciava a pulsare. Uno strano desiderio,
un'urgenza sconosciuta s'impadronirono di lui; con forza, strinse a sé
il corpo rilassato del volpino, imponendo alla danza delle loro lingue
un ritmo più frenetico. E Kaede si aggrappò alla sua schiena, premendosi
contro di lui.
"Questo è inibito ad un angelo? Perché? Questo è ciò che di più
meraviglioso io abbia mai fatto in tutta la mia lunga esistenza. Non il
bacio. Non è quello che mi fa sentire così felice, appagato, completo: è
l'amore. L'amore che provo per Kaede e quello che lui prova per me. È il
donarmi completamente a lui, è prendere tutto ciò che mi offre. È
aggrapparmi con disperazione alla sua schiena, mentre lui fa lo stesso
con la mia giacca. Cosa mi sarebbe successo se non fossi mai sceso sulla
Terra? Non avrei mai conosciuto questo sentimento tanto grande,
imponente, meraviglioso? Come sarebbe stata la mia esistenza? Vuota?
Piatta? Inutile? Sì, esattamente l'esistenza che ho condotto fino a due
settimane fa. Ma ora non lascerò che sia ancora così! Ora voglio
VIVERE."
Uno scoppio improvviso, violento, terrificante; ed i due angeli si
separarono con uno scatto, spaventati. Un tuono. Fragoroso, cupo,
minaccioso. Ma la luna splendeva in cielo, e le stelle ammiccavano
invitanti. Qualcuno, lassù, si era infuriato.
- Non posso crederci! Porca, misera, maledetta, dannata...
- Calmati, Peter! Se continui così ci finirai tu in purgatorio!
- Ma hai visto? Quel dannato redento! Lui mi ha traviato un arcangelo
superiore!
- Calmati, Peter!
- No, non mi calmo! Maledetto il giorno in cui ho deciso di rimetterlo
al suo posto!
- Allora lo ammetti...
- Zitto, Emmanuel! Riportalo qui, immediatamente!
- Calmati, ho detto! Ormai la loro missione è finita! Domani torneranno
per forza. E lo giudicheremo.
- Maledizione!
- E poi, guarda: sembra che siano tornati in loro. Stanno tornando a
casa.
- E magari andranno a letto, dove sono più comodi!
- Peter! Stiamo a vedere, d'accordo? Se ci riprova, lo riporto
immediatamente qui!
- Bene! Maledizione! Stupido Michael, devi sempre mettermi nei guai,
vero?
- Basta, Peter! Calmati! Andrà tutto bene! E poi, perché te la prendi
solo con lui? Erano in due...
- Gabriel è un puro, non sa neppure cosa sta facendo! Ma Michael...
- Forse vivere sulla Terra ha risvegliato sentimenti anche in Gabriel.
- Quali sentimenti avrebbe dovuto risvegliare? Gabriel non può provare
certi sentimenti, non gli appartengono!
- Sì, ma...
- Non cercare di proteggere Michael! Lui è sempre stato una piaga! È
l'angelo per il quale molti asessuati decidono di diventare femmine, per
potergli piacere!
- Ironico, visto che a quanto sembra preferisce i maschi...
- Ti ci metti anche tu, adesso?!
- Calmati, una buona volta! Mi stai costringendo a farti rapporto!
- No, non farai niente! Stiamo a vedere quei due, e se Michael prova
ancora a sfiorare Gabriel, lo riporto immediatamente qui e gli faccio
passare la voglia di...oh, no! Ho capito tutto!
- Cos'hai capito?
- L'ha fatto apposta! Perché noi giudichiamo Gabriel! Vedrai che
s'inventerà una scusa per...
- Smettila, Peter! La tua rabbia verso di lui è assolutamente
ingiustificata!
- Lo vedremo...
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