Disclaimer: I pg di SD appartengono all'immenso Inoue, io scrivo perché mi diverto un mondo e non preoccupatevi, sono ancora abbastanza in me da non chiedere nulla per quello che scrivo...

IMPORTANTE: Oltre alle due coppie principali, questa fic contiene anche altri pair sballati, tirati a caso dalla sottoscritta lanciando una monetina! NON sono coppie ritenute canoniche, se la cosa vi urta, non leggete la fic oppure saltate tranquillamente i pezzi (cmq poco rilevanti ai fini della storia). Io vi ho avvertito! ^^ Baci baci!


Angels' Hearts

di Kieran

Parte 2 di 10
 

-Capitolo 4-


- Svegliaaaaaaa!!!!!!!! Sono le otto, volpe, è ora di alzarsi! - urlò Hanamichi spalancando la porta ed accendendo la luce; Rukawa ed il gatto fecero un balzo, improvvisamente svegli.
- Ma cosa... - borbottò Rukawa guardando il suo fastidioso coinquilino, mentre il gattino passava tra le gambe del rosso dirigendosi alla pappatoria; Hanamichi aveva già indosso la divisa della scuola, coperta da un grembiule verde e bianco allacciato al collo ed in vita. Rukawa lo guardò corrugando la fronte.
- Si può sapere perché mi svegli a quest'ora? - borbottò; Hanamichi agitò il cucchiaio che aveva in mano.
- Come, perché? Così non arriveremo tardi a scuola!
- Do'aho...è sabato.
- E allora?
- Il sabato non c'è scuola...e neppure la domenica! Sei già avvisato per domani! - esclamò il moretto rimettendosi disteso e coprendosi anche il capo con le lenzuola - Chiudi la porta e spegni la luce, quando esci!
Hanamichi rimase a fissarlo sentendosi nuovamente un fallito: perché non ne indovinava una? Quando finalmente credeva di essere riuscito a rendersi utile, per dimostrare all'odiata volpe che anche lui serviva a qualcosa, sbagliava in pieno! Ma cosa aveva fatto di male? Possibile che qualcuno, dall'alto, lo avesse maledetto?
"Idiota, non pensarle neppure, certe cose! E vai al tempio a purificarti, immediatamente!"
Sentendosi in colpa, si cambiò infilando degli abiti che si erano materializzati in camera sua...procurati ovviamente da Michael...ed uscì in strada fermandosi poi a guardare verso l'alto con occhi sgranati ed espressione incredula: stava piovendo! Scendeva acqua dal cielo! Era incredibile! Intendiamoci, sapeva perfettamente cosa fosse la pioggia, ma non l'aveva mai vista standoci sotto! E la sensazione che provava sulla pelle, era incredibile!
- Cosa fai sotto l'acqua? Ti prenderai un accidente! - borbottò un ragazzo affiancandolo e coprendolo con il proprio ombrello rosso; Hanamichi si riscosse e guardò il suo nuovo interlocutore.
- Gor...ehm...Akagi! Cosa ci fai, qui? A quest'ora poi? E di sabato! Oggi non c'è scuola!
- Parli sempre tanto? - rispose il ragazzo con fare afflitto; Hanamichi se ne accorse e si calmò imponendosi un comportamento più tranquillo.
- Scusa...posso chiederti dove stai andando?
- In palestra, a fare qualche tiro per scaricare la tensione...vuoi venire con me? O sei ancora offeso per il modo in cui ti ho trattato ieri?
- Cosa? Non scherzare! Il Tensai non se la prende per certe sciocchezze! Prendo la borsa, ok?
Akagi lo attese sulla porta di casa, mentre il ragazzo s'infilava la tuta di rappresentanza e metteva le scarpe in una borsa; si chiese se avvisare la volpe, ma scacciò l'idea. Primo: se l'avesse svegliato, probabilmente sarebbe stato incenerito da una delle sue espressioni più truci. Secondo: perché dia...cavolo doveva avvisarlo? Certamente lui non sarebbe stato altrettanto cordiale. Terzo: avrebbe certamente dormito fino a mezzogiorno, non sapeva fare altro, quello. Quarto: se si svegliava e non lo trovava era meglio, così penava un po'...forse. Raggiunse il capitano dello Shohoku e s'infilò sotto il suo ombrello; Akagi lo guardò storto, incamminandosi però verso la scuola.
- Tu non ce l'hai un ombrello?
- Ehm...no.
Per i seguenti cinque minuti, il tempo necessario per raggiungere la palestra, parlò solo Hanamichi, raccontando di quanto fosse bravo in qualsiasi cosa si applicasse e vantandosi di aver tenuto testa al capitano del Kainan, il giorno precedente. Akagi ascoltò in silenzio. Una volta davanti alla palestra, il ragazzo più alto diede l'ombrello al rosso, poi gli strizzò l'occhio, con quella che Hanamichi definì "finta allegria".
- Ora ti svelo un segreto, ma tu non dirlo mai a nessuno! - disse sottovoce benché la scuola fosse deserta; fece scorrere le dita dietro una fessura della porta e ne trasse una chiave, con la quale aprì. Hanamichi appoggiò l'ombrello appena dentro, faticando un po' per capire come si richiudeva, poi s'infilò direttamente le scarpe lasciando le sue all'entrata, per far sì che si asciugassero mentre giocavano. Aveva osservato le nuvole, e sapeva con certezza che si trattava di una semplice pioggerella primaverile, che non sarebbe durata; Akagi lo guardò inarcando un sopracciglio, poi si strinse nelle spalle e lo imitò. Presero un paio di palloni e fecero qualche tiro di riscaldamento, che Hanamichi sbagliò clamorosamente, poi, dopo una decina di minuti di silenzio, finalmente Akagi sembrò ricordarsi del rosso e gli si avvicinò.
- Sembra che i tiri liberi non siano il tuo forte. - disse un po' più rilassato; Hanamichi lo guardò di sbieco.
- Ehm...nessuno mi ha mai insegnato la tecnica. - rispose titubante; il capitano inarcò le sopracciglia.
- Davvero? E com'è che sei così in gamba nei rimbalzi e nelle schiacciate?
- Talento naturale! - esclamò il rosso battendosi un pugno sul petto; Akagi ridacchiò.
- Come mai non ti fai aiutare da tuo fratello?
Hanamichi lo guardò perplesso, chiedendosi di cosa stesse parlando, ma il colosso non se ne accorse e continuò.
- L'ho osservato attentamente, ieri: lui è nato per giocare. Ha un talento innato.
Disse quelle parole con molta tristezza e Hanamichi se ne rammaricò.
- Beh, anche tu sei in gamba... - almeno credeva: lui non ci capiva niente di basket, si era solo letto un libricino con le regole. Akagi tagliò la discussione lanciandogli il pallone.
- Facciamo un uno contro uno, ti va? Ti lascio 5 punti di vantaggio.
- Ehi, non ne ho bisogno! - protestò il rosso ed il capitano sorrise mettendosi in posizione.

In poco meno di mezz'ora si ritrovarono seduti uno accanto all'altro contro la parete della palestra, sudati e ansimanti. Akagi sembrava più tranquillo rispetto a quando si erano incontrati e Hanamichi tentò di parlargli.
- Ehi, capitano, posso chiederti cosa ti preoccupa?
Akagi lo guardò sorpreso.
- Perché mi fai una domanda del genere?
- Perché ho notato subito, dalla prima volta in cui ti ho visto, ieri, che qualcosa non va: sembra che tu abbia qualche pensiero che ti offusca la mente.
Akagi distolse lo sguardo oscurandosi; Hanamichi appoggiò la testa alla parete, osservando lo spiraglio di cielo che s'intravedeva dalla porta: stava rasserenando, come previsto.
- A volte aprirsi fa bene, anche se con un estraneo.
- Mm...non è niente di così grave. - disse finalmente il capitano - In questi giorni sto solo pensando al mio futuro.
- Davvero? E cosa c'è di preoccupante in questo?
- Ecco...vorrei continuare a giocare a basket, ma nessuna università mi accetterà mai.
- Perché dici così?
- Tutti mi dicono che sono in gamba e so che non mentono...senza voler dire spacconate, ma sono uno dei migliori centrali della prefettura.
- E allora di cosa ti preoccupi? - chiese Hanamichi sinceramente interessato; Akagi scosse il capo.
- Il fatto è che io non ho mai vinto niente, né a livello personale né con la squadra. Per questo so che nessuno può notarmi; e quest'anno è la mia ultima possibilità per portare almeno la squadra agli interscolastici.
- Temi di non farcela?
- Le altre squadre sono molto più forti di noi! Maki l'hai visto giocare, è di gran lunga superiore a me.
- Boh, non lo so: io sono riuscito a contenerlo.
Akagi gli rivolse un sorriso amaro.
- E' vero: con te e tuo fratello, avremmo molte più possibilità; ma Ayako dice che volete iscrivervi al Kainan.
Hanamichi distolse lo sguardo per un attimo, poi lo rialzò apparendo deciso.
- Sai gorilla? Non so cosa deciderà Rukawa, ma io m'iscriverò allo Shohoku!
Akagi lo guardò in modo strano.
- Non ho mai sentito due fratelli chiamarsi per cognome!
- Ah... - ora capiva a cosa si era riferito poco prima: Rukawa si era inventato la palla dei fratellastri per rimediare ad un suo...ennesimo...errore. - Beh, avrai notato che non ci sopportiamo...
- E chi non l'ha notato! - esclamò ridendo Akagi, che però tornò subito serio - Comunque voglio ringraziarti per quello che hai detto: non so perché tu abbia deciso di aiutarmi, ma ne sono felice.
Hanamichi ridacchiò.
- Oh, beh, perché sono un angelo!
- Ah ah, non si direbbe!
- Beh, ti ho lasciato vincere, no?
Akagi lo guardò divertito e Hanamichi gli sorrise: l'avrebbe aiutato. Ma ora doveva vedersela con il volpino.


-Capitolo 5-


Come ogni sabato mattina, Nobunaga Kiyota si recò alla spiaggia per il suo allenamento supplementare di rinforzo per i muscoli delle gambe: grazie a quella fatica, era riuscito a conquistare una resistenza fisica invidiata anche da un colosso come Maki. Rimasto in calzoncini e maglietta, entrò in mare rabbrividendo ad ogni passo, fino a quando non si ritrovò con l'acqua alle cosce; ed allora cominciò a correre cercando di sforzarsi al massimo. Ma, dopo quasi un anno di quell'allenamento, gli sembrava che l'acqua non opponesse più tanta resistenza ai suoi muscoli. Però continuò, perché finalmente, con il vento mattutino che gli scompigliava i capelli e gli sfiorava i peli delle braccia, la sua mente si stava svuotando da quella collera che lo aveva accompagnato dalla partita contro lo Shohoku. Per colpa di quei due deficienti, era stato cacciato dal campo e Maki gli aveva fatto una bella ramanzina! Non si era mai sentito tanto umiliato! Era meglio per loro che non incrociassero la sua strada, almeno per un paio d'anni. Ma sapeva che se li sarebbe ritrovati davanti: la partita era solo stata rimandata, anche se probabilmente, visto il calendario, ad un tempo remoto. Poco male...anzi, benissimo! Aveva notato la potenza fisica della scimmia rossa: sembrava persino più energico di lui! Faceva salti da capogiro, sembrava un treno in corsa quando ti si parava davanti: una furia! E, dalla sua, aveva dieci centimetri in più ed un fisico massiccio. E poi c'era quella dannata volpe! Anche lui superava il metro e 85, anche se era più magro del rosso...ma infinitamente più agile! Sembrava un gatto, tanto era flessuoso! Ed aveva talento! Un talento incredibile! Forse era anche più bravo di lui, sebbene giocasse da quando era piccolo...forse! Doveva dimostrare a tutti quanti che lui era la matricola d'oro del campionato! Si era guadagnato sudando, la maglia numero dieci! E l'avrebbe onorata...quindi doveva dimostrarsi superiore a quei due! Sì, li avrebbe distrutti!

Picchiettando con le dita sui bicipiti contratti, Rukawa lanciava continue occhiate all'orologio appeso al muro: erano le dieci e venti e quel dannato angelo dai capelli improponibili non si faceva ancora vedere! Chissà che fine aveva fatto! Ricordava appena che lo aveva svegliato per andare a scuola, quindi verso le otto, poi lo aveva lasciato in pace e chissà cosa si era fatto venire in mente! Avevano litigato di brutto, il giorno prima...forse voleva vendicarsi. Forse voleva dimostrare di essere in gamba e di non essergli inferiore...anche se era una partita persa fin dall'inizio. Le sue dita si fermarono quando formulò un nuovo pensiero: e se stava cercando di risolvere da solo la situazione? Se lo stava tagliando fuori? Possibile che fosse andato a cercare il protetto senza dirgli nulla? Era stato un po' duro con lui, d'accordo...ma gli avrebbe fatto una bastardata del genere? Merda, non lo conosceva abbastanza da saperlo! Ma non voleva certo correre il rischio! Uscì da casa chiudendo a chiave, senza ricordarsi che il rosso non aveva la copia, ed inforcò la bicicletta dirigendosi verso il centro della città. Lì avrebbe chiesto a qualcuno dove si trovava il liceo Kainan, sperando che non fosse troppo lontano; probabilmente Kiyota frequentava quella scuola perché era la più vicina a casa sua, e l'area di ricerca si restringeva di molto.

Dovette prendere il treno e salirci con la bicicletta, ma nessuno osò protestare perché assunse la maschera da "chi mi guarda è morto, chi mi tocca perde la mano". Appoggiato alla porta del treno, chiuse gli occhi liberando la mente come solo lui sapeva fare, e per poco non si addormentò in piedi; cavolo, non riusciva a capire perché, ma si sentiva sempre a pezzi. Aveva rischiato di addormentarsi persino in bicicletta! Possibile che faticasse tanto a mantenere quelle sembianze umane? E perché Gabriel sembrava tanto a suo agio, mentre lui era nervoso come chi indossa una maglia di lana infeltrita? Possibile che avesse sbagliato qualcosa durante la trasformazione? Oppure Gabriel era più potente di quanto sembrava guardandolo? Era più potente anche di lui? Forse. Ma certamente non aveva la sua esperienza; e questo era un punto a suo vantaggio. Commetteva errori in continuazione e Peter, che ovviamente li stava guardando dall'alto, certamente si segnava tutto quanto...bastardo com'era! Ops...aveva ingiuriato un arcangelo superiore...tanto non poteva leggergli nella mente. Però...però...se si segnava tutto, forse metteva in conto anche le loro liti, le botte e le parolacce che si rivolgevano...e lui non era stato tenero con Gabriel e neppure con i cinque tizi che aveva pestato la prima sera trascorsa sulla Terra. Forse si stava mettendo nei guai...doveva darsi una calmata, fingere di andare d'accordo con l'angelo rosso. Riaprì gli occhi appena in tempo per scendere prima che il treno ripartisse; uscì dalla stazione ed inforcò la bicicletta dirigendosi verso l'istituto superiore Kainan.

- Non è possibile! - esclamò Hanamichi battendo i pugni sulla porta d'entrata: il volpino se n'era andato senza dirgli nulla e lasciargli le chiavi di casa! Doveva infilarsi in un vicolo e teletrasportarsi all'interno! Erano le undici e trenta e doveva preparare il pranzo...ehi, un attimo! Perché mai doveva farlo? Sarebbe andato a mangiare fuori e la volpe si sarebbe arrangiata da sola! Giusto! Ma...con cosa pagava? Beh, un po' di magia...S'infilò le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni e s'incamminò verso il centro chiedendosi che fine potesse aver fatto Michael: se ne era andato con la bicicletta, ma dove? Dal protetto? Si fermò in mezzo alla strada cercando di fare mente locale: erano sulla Terra da due giorni e tutto ciò che avevano ottenuto era stato farsi odiare dal protetto! La situazione quindi si complicava. Avrebbero avuto bisogno di più tempo per riuscire a conquistarlo, a questo punto. Michael si stava dando da fare? No, non poteva farlo! Non senza di lui! Dovevano lavorare insieme! Ma...cacchio, la volpe non amava il gioco di squadra, l'aveva detto sin dall'inizio. Lo stava fregando! E non poteva permetterlo; si guardò intorno e s'infilò in un vicoletto laterale, poi chiuse gli occhi concentrandosi e cercando l'aura emanata dal volpino. Dovette allargare di molto la sua area di ricerca, tanto che cominciò a dubitare delle proprie capacità, ma alla fine lo trovò: era molto distante da casa e si muoveva con strana velocità. Pedalava con frenesia. Perché aveva tanta fretta? Riaprì gli occhi e si teletrasportò di fronte a lui.

Un momento prima la strada era completamente libera, ed un attimo dopo la bicicletta di Rukawa si schiantò contro il corpo di un ragazzo apparso dal nulla. Entrambi finirono a terra rovinosamente, procurandosi graffi e abrasioni su tutto il corpo; il primo a rialzarsi fu il rosso, che si preoccupò immediatamente delle condizioni dell'altro, fino a quando non si accorse che era Rukawa. Ed allora si alzò in piedi stringendo i pugni. Nel frattempo il moro si era messo a sedere massaggiandosi un gomito e, quando alzò lo sguardo, i suoi occhi diventarono glaciali.
- TU! - esclamò balzando in piedi con un solo movimento; Hanamichi lo fronteggiò senza timore.
- Cosa fai qui, volpe? - sbottò infuriato; Rukawa gli si avvicinò di qualche passo.
- E tu, invece? Volevi tagliarmi fuori, vero?
- IO?! Sei tu quello che è corso qui senza di me!
Il moretto si lanciò contro il suo compagno, afferrandogli la felpa della tuta all'altezza del collo e sbattendolo contro il muro; ma Hanamichi gli strinse con forza i polsi, facendoli sbiancare.
- Non raccontarmi palle, rosso! Conosco le tue intenzioni! So che vuoi portare a termine da solo la missione!
- Davvero? Guarda un po', pensavo la stessa cosa di te!
- Non dire idiozie! Ti sei reso conto che con me accanto, non riuscirai mai a farti notare dai superiori, vero?
- COSA?! Ehi, baka, io non credo proprio che tu mi sia superiore! Semmai il contrario!
Gli sferrò una ginocchiata nello stomaco ed il volpino si piegò in due senza fiato, lasciando la presa sulla sua felpa; ma si riprese quasi subito e gli sferrò un pugno alla bocca. Hanamichi lo guardò provando odio per la prima volta in vita sua, gli afferrò il capo e gli appioppò una testata memorabile che per un attimo lo stordì. Ma il volpino, seppur con sguardo appannato, gli afferrò il collo con una mano, incollandolo al muro.
- Possibile che siate venuti fino a qui, solo per picchiarvi?


-Capitolo 6-

I due litiganti si voltarono in direzione della voce, calma e autoritaria, che li aveva risvegliati da quel loro momento di rabbia; ma non si lasciarono, anche se allentarono la presa.
- Il nonnetto. - disse Hanamichi cupo ed il ragazzo s'infuriò.
- Nonnetto a chi?! - sbraitò, però si calmò immediatamente ricomponendosi - Ehm...si può sapere perché vi state picchiando in mezzo alla strada?
- E a te che importa? - chiese freddo Rukawa; l'altro lo guardò abbozzando un sorriso.
- M'importa perché siete proprio davanti a casa mia e mi avete disturbato mentre studiavo.
Hanamichi lanciò uno sguardo verso il cancelletto aperto di una graziosa villetta bianca su due piani; finalmente Rukawa lasciò la presa e si raddrizzò. Maki sorrise ai due.
- Venite dentro, faremo qualcosa per quei lividi.
- No grazie. - disse solo Rukawa chinandosi a raccogliere la bicicletta, ma barcollò e dovette sorreggersi proprio al capitano del Kainan per non cadere; Hanamichi ridacchiò contento. Gli aveva dato una testata che avrebbe steso un elefante! Maki s'infilò il braccio di Rukawa intorno alle spalle, ignorando le proteste del volpino, poi guardò Hanamichi.
- Smettila di ridere, tu non sei conciato molto meglio: il taglio che hai sul labbro ti sta inzuppando la tuta di sangue.
Hanamichi si portò le dita al labbro, ritraendole per il dolore: era gonfio all'inverosimile e perdeva molto sangue...stupida volpe! Seguì Maki e Rukawa raccogliendo la bicicletta ed appoggiandola al muro della villetta, poi entrò guardandosi intorno con curiosità: era una casa molto bella, arredata in stile occidentale, con divani e poltrone. Maki aiutò Rukawa a sdraiarsi sul divano, mentre indicava ad Hanamichi di aspettare un attimo; andò a prendere una cassetta per il primo soccorso e porse al rosso una garza sterilizzata intrisa di acqua ossigenata. Il rosso si ripulì il labbro fra mille smorfie di dolore, mentre Maki appoggiava una borsa del ghiaccio sul bernoccolo che Rukawa aveva in fronte; il volpino aprì gli occhi fissandoli in quelli neri del capitano del Kainan.
- Perché ci aiuti? - chiese glaciale e Hanamichi gli rivolse uno sguardo furibondo; ma non riuscì ad inveire contro di lui perché Maki lo precedette rispondendo alla domanda.
- Cosa dovevo fare? Lasciare che vi ammazzaste di botte?
- Niente te lo impediva.
- E piantala, volpe! - esclamò Hanamichi tenendosi premuta la garza sul labbro - Maki è stato gentile con noi, e dovremmo ringraziarlo! Anzi, io ti ringrazio!
Il ragazzo gli sorrise divertito.
- Figurati! Posso farvi una domanda?
Rukawa sbuffò, ma Hanamichi annuì.
- Ecco...voi, ieri, avete detto di essere fratellastri. Perché vi odiate tanto?
- E come si fa a non odiarlo? - esclamò Hanamichi sprezzante; Rukawa si mise a sedere con uno scatto, pronto a saltargli al collo, ma dovette distendersi per non crollare a terra.
- Stupido idiota, appena mi riprendo, giuro che ti cancello quel ghigno dalla faccia. - ringhiò ad occhi chiusi; Hanamichi ridacchiò.
- Non dovresti giurare, fratellino!
Maki scosse il capo andando a prendere da bere per tutti e tre.
- Incredibile! Siete così diversi...anche se entrambi molto litigiosi! Vivete da soli?
- Sì. - rispose Hanamichi sfilandosi la felpa della tuta ed osservandosi la maglietta bianca che aveva sotto: macchiata di sangue.
- E come riuscite a non ammazzarvi di botte?
- Semplice, basta che ci evitiamo! - esclamò togliendosi anche la maglia e restando a torso nudo.
- E durante le partite? Vi comportate sempre così?
- Abbiamo giocato ieri per la prima volta! Non so come ci comporteremo in futuro.
Maki tornò con un vassoio reggente tre bicchieri di succo e la bottiglia appena aperta, ed il suo sguardo sembrò accarezzare il torace scolpito e dorato di Hanamichi; che però non se ne accorse e ringraziò prendendo da bere. Rukawa aprì un occhio sbirciando da sotto la borsa del ghiaccio.
- Davvero avete giocato la vostra prima partita, ieri? - chiese Maki riprendendo il discorso - Siete stati molto in gamba...almeno fino a quando vi siete messi a litigare.
- Quell'idiota non ha chiuso il triangolo.
- Vuoi ricominciare, volpe? - esclamò truce Hanamichi, ma stavolta Maki scoppiò a ridere.
- Sapete? Fino a quando non ci avete detto di essere fratelli, abbiamo creduto che foste una coppia!
Hanamichi per poco non sputò il succo che stava ingurgitando, mentre Rukawa cominciò a tossire convulsamente e dovette raddrizzarsi con uno scatto per non morire soffocato; ma chiuse gli occhi quando tutto gli vorticò intorno. Maki gli cinse la schiena con braccia solide, per trasmettergli stabilità.
- Come ti senti? - chiese apprensivo e la volpe voltò lentamente il capo verso di lui incatenando gli occhi di metallo nei suoi; e Maki rimase a fissarlo con espressione appena sorpresa.
- Sto bene. Ma quell'idiota ha la testa più dura di un muro!
- Eh eh eh, volpe, credevi di potermi tenere testa? Mi hai sottovalutato troppo!
Maki lasciò la presa su Rukawa che non si distese, poi si sedette sulla poltrona di fronte a quella dove si era accomodato Hanamichi.
- Cosa fate, da queste parti? - chiese incuriosito; Hanamichi rimase con la bocca aperta ed una scusa pronta, mentre Rukawa lo precedeva.
- E' proibito, forse?
- Cosa...no, certo che no... - rispose confuso Maki, ma Hanamichi si sporse pericolosamente verso il volpino.
- Senti un po', Mick, si può sapere perché sei sempre così scorbutico? Maki è stato gentile, ed ora dovremmo ricambiare!
- Mick? - ripeté Maki e Hanamichi sentì gli occhi taglienti del volpino trapassarlo da parte a parte; cominciò a sudare pur essendo a dorso nudo.
- Ehm...sì, è un soprannome, eh eh...
- Beh, allora non vi odiate così tanto!
Rukawa spostò la borsa del ghiaccio tastandosi il bernoccolo con una mano.
- Io lo odio proprio, ma mi tocca sopportarlo.
- Sono che io che ti sopporto! Anzi, quasi quasi chiamo papà e mamma e chiedo loro di dividerci!
- Già, buona idea!
- Bene!
- Ragazzi, calmatevi! - esclamò Maki divertito - Ora siete arrabbiati, non dovete prendere decisioni!
I due angeli si fissarono ancora per un istante, poi Rukawa si voltò verso il capitano del Kainan.
- Senti, Maki, non è che ti serve un'ala piccola, in squadra?
- Cosa...perché?
- Perché io sto cercando una squadra.
- Cosa?! Ehi, aspetta volpe! Ho promesso ad Akagi che saremmo entrati in squadra!
- Tu...cosa? - ringhiò Rukawa di nuovo prossimo ad infuriarsi; Maki assistette alla scena con molto interesse.
- Beh, ecco...questa mattina mi sono allenato con lui! Ed era molto triste, perché non è mai riuscito ad arrivare agli interscolastici...gli ho detto che noi due gli avremmo dato una mano!
- Hai parlato anche per me? Ma che razza d'idiota sei?
- No so...quante razze ci sono? (Non ho resistito! Scusate! Questa è una mitica frase dell'eroe degli eroi, il mitico, superbo, stupendo...e imbecille...Johnny Bravo! Sì, lui è quello che dice "non lo so, quante razze ci sono?" ehm...d'accordo, ricominciamo seriamente...da questo punto! NdK)
- Hai parlato anche per me? Come cazzo ti sei permesso?
- Non possiamo rifiutarci di aiutarlo!
- Certo che possiamo! Abbiamo altro da fare, noi!
- Non fare il guastafeste! Dobbiamo giocare solo una partita, contro una squadra chiamata...ehm...
- Il Ryonan. - disse Maki tranquillo - Ma non sarà semplice: è una squadra molto forte ed ha un giocatore incredibile.
Hanamichi guardò entrambi i ragazzi.
- Beh, ragione in più per aiutarlo! Se avessi visto la faccia del gorilla, stamattina, non avresti saputo resistere neppure tu!
Rukawa lo guardò sprezzante.
- Vuoi scommettere?
- Grrr...hai ragione, come non detto! Sei un angelo dal cuore di ghiaccio! Non so come hai potuto fare carriera!
- Vuoi tappare quella ciabatta? - urlò Rukawa gettandosi su di lui; gli afferrò le spalle senza però stringere...solo per sorreggersi. Sul momento Hanamichi non capì la situazione ed afferrò le braccia del volpino per scostarlo, però poi Rukawa gli appoggiò il viso sul petto nudo, lasciando che le sue ginocchia si piegassero; Maki balzò in piedi.
- Rukawa! Cosa ti succede? - esclamò cercando di vederlo in viso; Hanamichi si preoccupò e gli cinse la schiena con le braccia.
- Ehi, Mick, che hai? Rispondi, forza!
- Io...sto per...vomitare...

Appoggiati al muro del corridoio di casa Maki, all'esterno del bagno, il padrone di casa ed il gigante rosso si guardavano aspettando che il volpino ne uscisse: non sapevano se stava vomitando oppure no, ma aspettavano con impazienza.
- Non avresti dovuto colpire così forte, Hanamichi! Potresti avergli provocato un trauma cranico!
- Beh, non mi sembrava di avere colpito così forte... "che bugiardo".
- Vediamo se si riprende, poi lo portiamo in ospedale per qualche visita. Rukawa, ci sei ancora?
- Sì... - borbottò dall'interno il volpino; Hanamichi si mordicchiò il labbro inferiore gonfio, sentendosi un po' in colpa. Si era lasciato trascinare dalla rabbia ed aveva colpito per fare male: non era il comportamento di un angelo! Chissà cosa avrebbero detto Peter ed Emmanuel se lo avessero visto. In quel momento qualcuno bussò alla porta e Maki andò ad aprire.
- Ciao Kiyota, cosa fai qui? - chiese gentilmente; l'ala piccola del Kainan sorrise al suo capitano. Era sudato e ansimante, sembrava aver appena terminato un allenamento super intensivo.
- Ho appena terminato il mio allenamento speciale e... - s'interruppe quando lo sguardo gli cadde su Hanamichi, appoggiato al muro dietro le spalle di Maki. Ed era a dorso nudo.
- TU? Cosa ci fai, qui? - urlò entrando di qualche passo; Hanamichi lo guardò inarcando un sopracciglio.
- Nobu-scimmia. Anch'io sono contento di rivederti.
- Non dire stronzate, scimmione! Io non sono contento di rivederti!
Maki mise una mano sulla spalla del suo amico.
- Calmati, Kiyota, cosa ti prende?
Il moro alzò lo sguardo verso il suo capitano, con disprezzo malcelato.
- Sei un traditore, Maki! Perché questo babbeo è qui? Di cosa stavate parlando?
- Ma...
- Ehi, Nobu-scimmia, non sono fatti tuoi! - s'intromise un sorridente Hanamichi: provava una piacevole sensazione, vedendolo così scosso. Anche se non ne comprendeva il motivo. Sapeva che avrebbe dovuto cercare di farselo amico, ma proprio non ci riusciva.
- Tu, brutto scimmione, non...
- Ehi, adesso calmati, Kiyota! - esclamò Maki autoritario, ma il ragazzo lo guardò quasi con odio, poi uscì di corsa da casa sua, scavalcando il cancello all'entrata e sparendo dietro un angolo. Il capitano fece per rincorrerlo, ma si bloccò ricordandosi di avere gente in casa; rientrò con fare mesto e sguardo rivolto a terra e Hanamichi inarcò un sopracciglio.
- Ehi, quello è proprio suonato! - esclamò; Maki alzò uno sguardo irato verso di lui, ma non riuscì a rispondergli perché Rukawa uscì lentamente dal bagno, tenendosi la testa con una mano. Hanamichi si dimenticò completamente del padrone di casa.
- Come stai, Ru? Hai...
- No, sto meglio. - rispose il moro effettivamente più colorito; Maki gli si avvicinò osservandolo.
- Ti accompagnerò all'ospedale, ti faranno qualche analisi.
Rukawa lo guardò, poi voltò lo sguardo verso Hanamichi.
- Mi accompagnerà lui in bicicletta...visto che sto così per colpa sua.
Il rosso lo fissò senza ribattere, visto che non aveva più voglia di litigare.
- D'accordo, ti farò questo favore. Grazie per l'ospitalità, Maki.
- Di niente...ma siete sicuri che non volete una mano?
- No...anzi, faresti bene a cercare Nobu-scimmia. Mi è sembrato proprio scosso...forse teme che io possa fregargli il posto in squadra.
Maki annuì con il capo e li accompagnò alla porta; Hanamichi s'infilò la maglia e la tuta insanguinate, poi inforcò la bicicletta e Rukawa si mise dietro, aggrappandosi al sellino. Il capitano del Kainan chiuse la porta d'entrata e li seguì in strada.
- L'ospedale è da quella parte...
- Sì, sì, lo sappiamo dov'è. - lo interruppe Rukawa; Hanamichi salutò di nuovo e cominciò a pedalare. Quando ebbe svoltato la prima curva, si guardò intorno.
- Ehi, volpe, da che parte si trova l'ospedale?
- Fermati. - disse solo Rukawa; il rosso obbedì guardandolo mentre si alzava in piedi e gli si affiancava.
- Beh? - chiese solo, ma si accorse che il volpino sembrava essere in perfetta forma.
- C'è che adesso mi rendi la mia bicicletta, do'aho! - esclamò il moretto deciso; Hanamichi inarcò le sopracciglia.
- Ma...tu stai benissimo!
- Certo, mi sono curato da solo, in bagno! Volevi che mi tenessi quel trauma cranico? Cazzo, ci sei andato pesante!
- Quindi non hai bisogno di cure?
- No, non ci senti? Ma tu, semmai qualcuno dovesse chiederti qualcosa, dovrai dire che ci siamo andati, in ospedale, che ho fatto tutte le analisi e che sono risultato sano come un pesce! Chiaro? E adesso ridammi la bicicletta!
Hanamichi continuò a fissarlo con faccia sorpresa.
- Tu...sei un bugiardo! Ed io che mi sono preoccupato per te! - lo accusò infine accalorandosi; Rukawa sospirò.
- Come al solito non mi stai ad ascoltare! Stavo male veramente, fino a quando ho deciso di curarmi, in bagno! Secondo te dovevo uscire e saltellare come un grillo? Cosa avrebbe pensato, Maki? Cazzo! Non mi sono iscritto al Kainan!
- Non puoi farlo! - urlò Hanamichi - Dobbiamo restare nello Shohoku!
- No, noi dobbiamo salvare la vita di quell'idiota di Kiyota! L'hai dimenticato?
- Non l'ho dimenticato! Ma se entriamo nella sua squadra, lui ci odierà di più! E sai perché? Perché prenderemmo il suo posto e lui diventerebbe un panchinaro! Prima, quando mi ha visto in casa di Maki, è sclerato ed ha dato del traditore al suo capitano! Probabilmente credeva che fossi là per discutere il mio ingresso in squadra!
- Kiyota è venuto a casa di Maki? Spero che tu sia stato gentile ed abbia cominciato a fartelo amico.
- Ehm...più o meno...
Si fissarono per un istante, poi, incredibilmente, Rukawa abbozzò una risata.
- Sei incredibile...non ne combini mai una giusta...
Hanamichi lo guardò senza sapere cosa rispondergli: lo stava offendendo? Eppure il suo tono non sembrava di rimprovero; Rukawa però, tornò serio e lo spintonò.
- La bicicletta è mia, togliti!
- Ehi! - esclamò Hanamichi, però il moretto si voltò appena salito in sella.
- Siediti dietro, andiamo a mangiare da qualche parte.
Il rossino sorrise e si sedette, aggrappandosi al sellino con una mano, mentre con l'altra si curava il labbro spaccato.

- Ehm...credo sia meglio richiamare uno dei due.
- Perché?
- Come, perché? Si ammazzeranno di botte!
- Ma no! Hanno già fatto pace, non vedi?
- Quanto durerà?
- Non preoccuparti, gli angeli non possono morire.
- Sì, ma...
- Stai tranquillo, Emmanuel! Siamo in buone mani!
- Ma il protetto li odia!
- Non occorre che lui vada d'accordo con loro!
- Se lo dici tu...
 


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