Disclaimer: I pg di SD appartengono all'immenso Inoue, io scrivo perché mi diverto un mondo e non preoccupatevi, sono ancora abbastanza in me da non chiedere nulla per quello che scrivo...
Dediche: A tutti i ragazzi che ho incontrato in fiera, a quelli che purtroppo non c'erano ed ai miei compagni di viaggio! Un bacione a tutti quanti! ^^

IMPORTANTE: Oltre alle due coppie principali, questa fic contiene anche altri pair sballati, tirati a caso dalla sottoscritta lanciando una monetina! NON sono coppie ritenute canoniche, se la cosa vi urta, non leggete la fic oppure saltate tranquillamente i pezzi (cmq poco rilevanti ai fini della storia). Io vi ho avvertito! ^^ Baci baci!


Angels' Hearts

di Kieran

Parte 1 di 10
 

Prologo

- Houston abbiamo un problema!
- Houston? Ma dove stai chiamando?
- Ehm...non ho resistito, scusa!
- Smettila con queste corbellerie!
- Non parlare così, che mi viene il mal di testa! Rimedio subito: Tokyo, abbiamo un problema! Rimandate subito indietro il nostro agente!
- Allora?
- Non risponde nessuno! Ci saranno interferenze sulla linea...
- Ancora baggianate, caro Peter! Noi non usiamo linee telefoniche tradizionali!
- Ho capito, ma non mi risponde nessuno! Provaci tu!
- Tokyo, rispondete, per cortesia! Siamo in una situazione d'emergenza!
- ....................Sì??
- Tutto qui quello che avete da dire? Dove vi eravate cacciati? È mezzora che chiamo!
- Calma e pazienza, caro Peter, sono le virtù...
- Sì, sì! Allora, dovete rimandare indietro il nostro agente, subito!
- Agente?
- Ehm...proprio subito subito? Non è che ce lo lasciate un'altra settimana?
- Ma cosa dici? E perché mai? Non avete risolto i vostri problemi?
- A dire la verità sì, ma... da quando c'è lui, tutti gli angeli asessuati hanno deciso di diventare femmine! Ne siamo ormai sommersi!
- .............................no comment! Mandatecelo, che ne abbiamo bisogno urgente!
- E va bene...però lo rimandate quando sarà tutto a posto, vero?
- Uff! Se lo vorrà, d'accordo?
- Oh, grazie! Ci si vede Peter!Salutami anche quel barboso di Emmanuel!
- Io non sono barboso!
- Come no! Ci sentiamo! E mandatelo subito!
- Avrei qualcosa da dire...
- Lo sai che non intendeva offenderti!
- Però mi ha dato del barboso!
- Non piangere! Quanto sei sensibile! E cerca di darti un contegno, che sta per arrivare Michael!
- Va bene...a proposito, perché hai detto "agente"?
- Eh, eh...mi sono calato nella parte!
- Oh, adesso capisco: Houston, agenti...che film hai visto?


-Capitolo 1-


Il grande portone intarsiato che racchiudeva la sala delle udienze, si aprì silenziosamente come sospinto dal vento; l'Angelo Guardiano fece il suo ingresso chinandosi di fronte ai suoi superiori, poi si fermò di lato lasciando che un altro angelo lo oltrepassasse, per poi richiudersi lentamente la porta alle spalle mentre usciva. Peter ed Emmanuel quasi caddero dagli scranni quando videro entrare la figura di un angelo alto, massiccio e con fiammanti capelli rossi; il più anziano dei due balzò in piedi sgranando gli occhi.
- Gabriel! Cos'hai fatto ai tuoi capelli?
- Non ti piacciono, Peter? E' l'ultima moda, ad Osaka! - rispose tranquillo l'altro passandosi una mano sulla testa rasata; si fermò di fronte ai due scranni rialzati da una pedana, osservando sorridente i superiori. Il più giovane aveva una lunga barba bianca che gli arrivava a metà del petto, accompagnata da fluenti capelli bianchi ed un'espressione seriosa sul viso; il più anziano era sbarbato ed i suoi corti capelli spettinati erano castani, anche se avevano delle sfumature grigie sulle tempie.
- Per quale motivo mi avete convocato? - chiese rispettoso; Peter gli fece cenno di attendere.
- Stiamo aspettando un tuo collega, poi spiegheremo la situazione ad entrambi: sai che non mi piace ripetere le cose.
- Lo so, lo so. Ehi, come va, Emmanuel?
L'interpellato scosse il capo con fare contrariato.
- Sai che non dovresti rivolgerti in questo modo ai tuoi superiori.
Gabriel non riuscì a rispondere, perché un tremito dell'aria al suo fianco lo interruppe; e dal nulla apparve un angelo moro e pallido, con profondi occhi scuri che si volsero immediatamente ai due superiori seduti davanti a loro.
- Perdonate questo mio ingresso, ma mi hanno detto che avevate molta urgenza: arrivo direttamente da Tokyo.
- Bene, Michael, non preoccuparti. - lo rassicurò Peter, poi gli indicò l'angelo al suo fianco.
- Lui è Gabriel, e sarà al tuo fianco in questa missione.
Il moro rivolse un'occhiata di sfuggita al rosso, ignorando la mano che gli veniva porta.
- Sapete che non mi servono assistenti, io lavoro da solo.
- Assistenti? Ehi, qui non ci siamo capiti! TU, sei il mio assistente!
- Calmi, calmi! - esclamò Peter con espressione alquanto impaurita - Ehm...Emmanuel, spiega la situazione.
L'angelo al suo fianco lo guardò con sguardo implorante, quasi a chiedergli: "perché proprio io?"
- Ehm...va bene... - disse poi raccogliendo il coraggio - Il motivo per il quale dovrete lavorare insieme, è che è stato commesso un errore molto grave.
- Una svista! Non esagerare! - lo corresse Peter, poi continuò - E questa svista riguarda uno dei protetti di un vostro allievo.
- Abbiamo allievi in comune? - chiese perplesso Gabriel e Peter annuì sempre più rammaricato - Sì...una svista pure questa...eh eh eh...
- Ma chi le compie, tutte queste sviste? - borbottò burbero Michael; Peter ed Emmanuel si scambiarono un'occhiata, ma non risposero alla domanda.
- Ecco...il fatto è questo: c'è stato uno scambio di persona, e, per errore, è stato condannato alla morte un ragazzo che non c'entrava per niente! Una banale...
- Svista! - terminò tetro Michael - Che però costerà la vita ad un ragazzo. Ed io cosa dovrei fare?
Ignorò l'occhiataccia dell'angelo rosso.
- Ecco...voi dovete scendere sulla Terra e salvare la vita di quel ragazzo.
- Mm...
- Possibile che l'Arcangelo della Morte compia errori così grossi? - chiese scettico Gabriel e Peter ridacchiò, con il sudore alla fronte.
- Ecco...l'errore è stato mio...per questo motivo devo rimediare! Vi prego, salvate la vita di quel ragazzo! Se si viene a sapere quello che ho fatto, sarò retrocesso al grado di putto!
- Sarebbe anche giusto. - commentò impietoso Michael; stavolta le occhiatacce furono tre. Gabriel, però annuì.
- D'accordo, tutti possono sbagliare; ma dicci qualcosa di più.
- Ecco...è stato un errore comunissimo: l'uomo che doveva morire, si chiama Ryota Nobutaka...(^^;;;NdK) io invece ho condannato un ragazzo chiamato Nobunaga Kiyota. Un piccolo errore...
- Che ti costerà il posto. - continuò inflessibile Micheal.
- No, se voi rimedierete! Vi prego! - arrivò quasi a supplicarli l'angelo.
- Ma perché noi? Perché non l'hai chiesto al suo angelo custode? - chiese ancora Gabriel; questa volta gli rispose Emmanuel.
- Perché dovrete scendere sulla Terra e sapete che solo gli arcangeli possono farlo.
- Mm...quindi dobbiamo andare noi perché siamo i superiori del suo angelo custode.
- Esatto!
- D'accordo, ma basto solo io. - sentenziò infine Michael; Gabriel si voltò con uno scatto.
- Ehi, Mick, vedi di non romp...ehm, di non essere così irritabile: voglio scendere anch'io sulla Terra!
Peter sorrise ai due.
- Sapevo che avreste litigato, per questo andrete entrambi. Ma ricordate le regole: non potrete aiutarlo voi, potrete solo favorire gli eventi che lo salveranno.
Gabriel annuì con il capo.
- Lo sappiamo, lo sappiamo.
- Bene, ed ora i dettagli: Emmanuel, a te la parola.

- Cavolo, Mick, questa è la Terra! È ancora più bella vista da quaggiù! - esclamò Gabriel girando su se stesso e guardando ogni particolare che lo circondava.
- Non chiamarmi Mick.
- Uff, tutto qui quello che sai dire?
- Io ci sono già stato un paio di volte.
- Davvero? Che fortuna!
- Non è poi così bella come credi.
Gabriel ridacchiò.
- Mi sa che tu sei uno che vede tutto nero! Come fai ad essere un angelo?
Michael lo guardò storto, poi s'incamminò per la strada illuminata da alti lampioni; Gabriel gli corse di fianco, troppo felice di trovarsi sulla Terra per badare al suo comportamento. Gli sembrava ancora incredibile: era sulla Terra, in mezzo ad umani, con un corpo solido, vero, forte. Aveva mantenuto le proprie sembianze angeliche, ad eccezione delle ali, così come aveva fatto Michael...solo era sparito quel fastidioso alone dorato che circondava il suo corpo di arcangelo e quell'aureola che lo faceva apparire ridicolo. Ed ora nessuno avrebbe sospettato che quei due ragazzi che camminavano affiancati, seppur ignorandosi, fossero degli esseri eterei. E non lo sospettarono neppure i sei brutti ceffi che sbucarono da una strada laterale brandendo mazze e catene. I due angeli si trovarono immediatamente circondati. Un tizio basso e tozzo, con lunghi capelli costretti in una coda unta, guardò i due alzando il capo, visto che arrivava appena alle loro spalle.
- Ehi, spilungoni, dove andate tutti soli a quest'ora? La mamma non vi ha detto che è pericoloso? - chiese picchiettandosi la mazza sulla gamba; Michael li guardò senza parlare, mentre Gabriel li osservò attentamente sorridendo.
- No, purtroppo non abbiamo i genitori, ma grazie per l'avvertimento!
I sei teppisti si guardarono straniti, poi il capo strinse la mazza digrignando i denti.
- Stai sfottendo, pel di carota?
- Sfottendo? E perché mai? - chiese Gabriel sinceramente sorpreso; Michael sospirò con fare rassegnato.
- Guarda che dobbiamo avere paura di loro.
- Oh...
- Ma allora sei davvero imbecille! - esclamò il teppista, ma Gabriel si oscurò in viso.
- Non dovresti usare certi termini.
Di nuovo i teppisti si guardarono confusi, ma Michael, stanco di quella situazione, si fece largo tra loro e s'incamminò seguito da un sorridente Gabriel.
- Dove andate? Non abbiamo finito! - urlò il capobanda ma l'angelo rosso lo guardò sorpreso.
- Di fare cosa?
- Eh...basta! Prendeteli!
I cinque teppisti li circondarono minacciandoli con le loro armi e Michael lanciò un'occhiata quasi divertita al suo compagno.
- Guarda e impara, pivello.
Ed in poco meno di un minuto stese i cinque teppisti. Gabriel seguì la scena con occhi spalancati.
- Ma...tu...hai usato la violenza!
- Sulla Terra va così, rosso. - rispose glaciale il moretto; Gabriel si voltò verso il capo, con occhi scintillanti.
- Posso provare anch'io?


-Capitolo 2-


Seguendo le istruzioni di Peter ed Emmanuel, il mattino successivo s'iscrissero all'istituto superiore che il loro protetto frequentava; Gabriel si sentiva a pezzi, tanto che camminava trascinando i piedi. Michael, invece, sembrava riposato, anche se era indifferente a tutto quanto. Dopo essersi iscritti, gironzolarono per il cortile della scuola, nell'attesa che le lezioni terminassero e che iniziassero gli allenamenti di basket. Ma Gabriel pregò il collega di lasciarlo riposare.
- Io non capisco! - borbottò seduto all'ombra di un albero - Perché sono così stanco? Tu sembri riposato!
- Ho dormito bene. - rispose caustico l'altro; Gabriel corrugò la fronte.
- Dormito?
- Non dirmi che hai gironzolato tutta la notte!
- Beh...
- Guarda che ora hai un corpo umano, che necessita di cibo, acqua e riposo! (Scusate, ho tralasciato il bagno perché non mi andava di scendere in certi particolari! ^^;; NdK)
- Perché non me l'hai detto ieri?! - lo accusò il rosso, ma l'occhiata di Michael lo raggelò.
- E tu perché non ti sei informato, prima della missione? Che razza d'arcangelo sei?
Gabriel strinse i pugni per calmarsi, anche se gli prudevano le mani: ora che aveva provato l'ebbrezza di una rissa, aveva voglia di provare a mettere le mani anche sull'irritante Michael...ma doveva ricordarsi chi era! Già aveva peccato una volta per difendersi, ma menare un arcangelo era tutt'altra storia! Ed il moro in questione si sedette dall'altro lato dell'albero, appoggiandosi al tronco con la schiena e distendendo le gambe.
- Già che ho tempo ne approfitto anch'io per fare un pisolino. Svegliami quando iniziano gli allenamenti.
- Ma non dovremmo cercare Kiyota? - chiese Gabriel perplesso, ma quando rispose, Michael aveva già una voce assonnata.
- No, ce ne occuperemo dopo: abbiamo due settimane di tempo.

- Ragazzi siete fortunati! Oggi il grande genio ha deciso d'iscriversi al vostro club! - esclamò un rossino alto un metro e 88 entrando nella palestra della scuola; al suo fianco un ragazzo moro, con espressione incurante, alto quanto lui.
- Ehm...ciao ragazzi, siete nuovi? Non vi ho mai visto a scuola. - disse gentilmente un ragazzo con gli occhiali; Gabriel lo guardò annuendo.
- Sì, ci siamo iscritti oggi ed ora siamo qui! Ma non temete, siamo ragazzi comuni, come voi!
La gomitata che gli arrivò alle costole non fu molto gentile.
- Non ascoltatelo, è un idiota.
- Idiota a chi, baka?
- Ti dai alle parolacce adesso? - esclamò beffardo Michael; Gabriel sgranò gli occhi, ma un lampo di sfida gli accese lo sguardo.
- Certo, se non ne approfitto ora!
- Mm...hai ragione...forse potrei anche provare ad usare le mani su di te...se non ne approfitto ora...
- Ah ah ah! Credi di poter fare qualcosa contro di me?
- Vuoi scommettere?
- Quello che vuoi!
Si guardarono in cagnesco ignorando tutto il resto, ma il ragazzo con gli occhiali interruppe il loro litigio cominciando a sudare copiosamente.
- Ehm...ragazzi...non si può litigare qui...
Un ragazzo moro con il n° 14 sulla maglia, lo affiancò con aria seccata.
- E non ci servono due attaccabrighe in squadra.
Michael spostò il suo sguardo di sfida verso di lui.
- Sicuro? - disse solo, poi strappò di mano il pallone ad uno dei giocatori e corse a canestro: si fermò sulla linea dei tre, fece un balzo indietro e tirò. Rete, senza sbavature; il rosso ridacchiò poi si guardò intorno.
- Beh, adesso tocca a me!
Qualcuno gli lanciò un pallone, che prese in mano correndo verso il canestro; saltò con un'elevazione incredibile, si portò le braccia sopra la testa e fece una splendida schiacciata a due mani, afferrandosi poi al ferro prima di tornare a terra. Quando si voltò, notò che nella palestra era calato il silenzio, mentre tutti osservavano i nuovi arrivati con occhi spalancati. Anche il n° 14 sembrava aver cambiato idea.
- Siete incredibili! - esclamò una ragazza riccia avvicinandosi con la mano tesa - Dovete assolutamente iscrivervi al nostro club! Io sono Ayako, la manager.
Gabriel fu il primo a presentarsi.
- Il mio nome è Hanamichi Sakuragi e sono felice di conoscerti.
L'altro angelo si presentò senza stringerle la mano.
- Io mi chiamo Kaede Rukawa.
A turno si presentarono tutti i giocatori della squadra, stringendo la mano al rosso e limitandosi ad un cenno rivolto verso il moro; finito quel rituale, mentre Hanamichi ancora si guardava confuso la mano destra, Rukawa guardò tutti i giocatori.
- Oggi non c'è Nobunaga Kiyota? - chiese apparentemente senza interesse, ma tutti lo guardarono in modo strano.
- Kiyota? - ripeté Kogure - Qui non gioca nessuno con quel nome.
Hanamichi si riscosse ed alzò la testa di scatto.
- Come sarebbe a dire? - urlò quasi, ma Ayako s'intromise.
- Aspettate, mi sembra di ricordare questo nome...non è la nuova matricola del Kainan?
- Kainan? - ripeté perplesso Rukawa - Non è possibile!
Hanamichi scosse il capo.
- Volete dire che Kiyota non ha mai giocato nello Shohoku?
- No, mai. - ripose la manager; i due angeli si guardarono con rabbia, poi alzarono lo sguardo verso il soffitto della palestra, quasi ringhiando un nome: "Peter!". I giocatori dello Shohoku li guardarono perplessi, chiedendosi se non fossero un po' matti, ma i due non vi badarono.
- A questo punto ce ne possiamo andare. - disse piatto Rukawa dirigendosi all'uscita seguito dal rosso, ma Ayako corse loro davanti bloccando il passaggio con le braccia allargate.
- Aspettate! Non vorrete iscrivervi al Kainan, vero?
Hanamichi le sorrise a mo' di scusa.
- Mi dispiace, ma...
- Domani giocheremo un'amichevole contro di loro! Aspettate fino a domani, prima di decidere!
I due si guardarono stringendosi nelle spalle, poi Hanamichi le sorrise annuendo.
- D'accordo, ci hai convinto.

Terminati gli allenamenti, Hanamichi e Rukawa s'incamminarono verso un posto che il rossino ignorava, ma al momento non sembrava interessarsene. Piuttosto, rifletteva sulla loro scelta.
- Forse avremmo dovuto cambiare scuola subito. - disse pensieroso e Rukawa si strinse nelle spalle.
- L'importante è che domani incontreremo il nostro protetto e decideremo con calma. Forse è un bene non essere sempre con lui: potrebbe insospettirsi, trovando due amici così all'improvviso.
- Mm...va bene, stiamo a vedere. Ma adesso dove andiamo?
- Cerchiamo una casa in cui abitare: non possiamo passare due settimane all'aperto.
- Oh...certo che tu pensi proprio a tutto. - mormorò Hanamichi sentendo uno strano rimescolamento allo stomaco: in un confronto fra loro, lui ne stava uscendo distrutto. Non sapeva praticamente nulla sulla vita della Terra, mentre l'altro sembrava quasi un umano: avrebbe dovuto informarsi di più! I suoi pensieri s'interruppero quando un ragazzo moro, con neri capelli raccolti in una coda spettinata, sbucò correndo da una via laterale e gli franò addosso buttandolo a terra. Hanamichi si trovò disteso con lo sconosciuto tra le braccia, in una posizione che chiunque avrebbe potuto equivocare, tranne un angelo. Il ragazzo balzò in piedi, rosso in viso, ma per nulla dispiaciuto.
- Ehi, tu, guarda dove cammini! - esclamò sgarbato; Hanamichi lo guardò sorpreso, mentre si rialzava a sua volta.
- Cosa?! Sei tu quello che correva senza guardare!
- Sei fortunato che io non mi sia fatto nulla! - continuò il primo senza ascoltarlo.
- Ma tu guarda questo. - mormorò Rukawa che assisteva indifferente alla scena e che non si era preoccupato delle condizioni dell'altro angelo. Il ragazzo, di 10 centimetri più basso di loro, li guardò entrambi senza timore, soffermandosi poi sul moro.
- Ehi, volpe, attento a quello che dici! Per stavolta te la cavi, ma attento a non incontrarmi di nuovo! E anche tu: ve la cavate solo perché sono di fretta!
Detto questo raccolse il borsone e riprese la sua corsa; Hanamichi lo seguì con lo sguardo, poi cominciò a fissare Rukawa che, quando se ne accorse, ricambiò scocciato.
- Allora? Cos'hai da guardare?
- Somigli davvero ad una volpe! - esclamò ridacchiando il rosso; Rukawa riprese a camminare.
- Piantala di dire stronzate, do'aho!


-Capitolo 3-


Dopo una deliziosa cena cucinata da Rukawa, i due angeli erano subito andati a letto, spossati dalla loro nuova vita sulla Terra: avere dei corpi materiali era un'esperienza stancante, anche se il fisico di Hanamichi, più robusto, reggeva un po' di più la fatica. Rukawa, invece, sembrava sempre stanco quando non aveva nulla da fare, e tendeva ad addormentarsi anche in piedi. Avevano trovato una casa in affitto a poca distanza dal liceo Shohoku e la proprietaria, innamoratasi all'istante di Rukawa, aveva prestato loro anche una bicicletta che il moro aveva reclamato per sé. Aveva poi spiegato al rosso che non dovevano rivelare la loro convivenza, perché tutti avrebbero pensato che erano una coppia e gli umani avevano strani pregiudizi riguardanti coppie dello stesso sesso. Il rosso non aveva capito bene quel discorso, perché per un angelo erano argomenti del tutto sconosciuti, ma aveva annuito lo stesso.

Ed ora, di primo mattino, Hanamichi cercava di comportarsi come un ragazzo umano, preparando la colazione per entrambi, poi andò a svegliare il suo compagno d'avventura; bussò alla porta ma, non ottenendo risposta, la fece scorrere trovandosi ad assistere ad una scena alquanto buffa. Rukawa era disteso a pancia in giù sul futon ed il gattino nero era accovacciato sulla sua schiena. Quando lo chiamò, il volpino mugugnò qualcosa prima di aprire gli occhi, poi si voltò facendo cadere il gatto, che però non si arrese e gli saltò sul petto. Il moro sgranò gli occhi per la sorpresa, trovandosi a fissare il muso del micio a pochi centimetri dal suo.
- E questo? - chiese ancora assonnato; Hanamichi si strinse nelle spalle.
- L'ho trovato qui fuori, sembrava affamato. Non ti dà fastidio, vero?
Rukawa guardò il gatto, poi si mise a sedere facendolo ruzzolare.
- No. - disse solo; Hanamichi sorrise guardando il suo amico tutto arruffato.
- Bene! Vieni, la colazione è pronta.
- Mm...che ore sono?
- Le nove.
Rukawa sgranò gli occhi, improvvisamente sveglio.
- Le nove?! Siamo in ritardo! La scuola comincia alle 8.30!
- Davvero? Non lo sapevo.
- Ce l'hanno detto ieri, in presidenza! Ma cosa stavi ascoltando? - esclamò Rukawa alzandosi e cominciando ad infilarsi la divisa della scuola; Hanamichi mise un broncio, offeso.
- Ehi, perché dovrebbe essere colpa mia? Potevi comprarti una sveglia!
- Già, da quando siamo qui, tu non hai ancora fatto niente di utile! Ti limiti a fare il parassita!
- Cosa?! - urlò offeso il rossino, ma Rukawa gli passò accanto correndo nel bagno; Hanamichi rimase fermo dov'era, stringendo i pugni. Si sentiva umiliato, questa volta, ma soprattutto frustrato perché la volpe aveva ragione. Non si era ancora reso utile, aveva fatto tutto Michael! Ma doveva rimediare! Rukawa uscì di fretta dal bagno ed andò in cucina seguito dal rosso, ma entrambi si bloccarono quando si accorsero del fumo che permeava la stanza; Rukawa guardò Hanamichi con sguardo di ghiaccio.
- L'avevo detto che dovevo venire qui da solo. - mormorò prima di svanire nel nulla; l'angelo rosso rimase impietrito per qualche istante, poi strinse i pugni.
- Maledetta volpe! - urlò con rabbia: allungò una mano e con i suoi poteri rimise tutto in ordine, poi si teletrasportò a scuola raggiungendo l'altro odiato angelo.

Trascorsero buona parte della mattinata in corridoio, reggendo due secchi pieni d'acqua ciascuno, ignorandosi con ostinazione; quando fu permesso loro di rientrare in classe, si presentarono tra i sospiri delle ragazze e le occhiatacce dei maschi, poi si sedettero ai due lati opposti dell'aula. Rukawa si addormentò immediatamente e quando se ne accorse, il professore diede in escandescenze, senza però riuscire a svegliarlo; nel frattempo, Hanamichi si era già letto tutto il libro di storia, ridacchiando in più di un'occasione. Finalmente terminate le lezioni, i due angeli si recarono in palestra: Michael ancora assonnato, Gabriel sempre più furioso. Andarono negli spogliatoi e si cambiarono ignorando completamente i saluti che venivano loro rivolti, e quando tornarono sul campo, trovarono una squadra con divise bianche, viola e gialle ad attenderli. Rukawa si fece attento, mentre Hanamichi s'impose di calmarsi: da quel momento iniziava la sua missione, non poteva permettersi distrazioni. Si guardò attentamente intorno, riuscendo solo a farsi tornare la rabbia: nell'altra squadra giocava l'idiota con il quale si era scontrato il giorno precedente! Che bella fortuna! Forse, però, poteva sfogarsi un po' con lui...Il coach Anzai li chiamò intorno a sé e disse qualcosa che il rosso non ascoltò, poi fece sedere in panchina i numeri 10 e 11; ed il n° 10 del Kainan scelse proprio quel momento per importunarli.
- Guarda un po'! Due riserve dello Shohoku! Se lo sapevo non vi avrei lasciato andare, ieri! - esclamò tronfio; Hanamichi lo fissò senza alzarsi, mentre Rukawa sbadigliò.
- Ehi, tappo, sei la mascotte del Kainan?
- Io sono un titolare, imbecille!
- E ci arrivi al canestro?
- Io sì, visto che gioco! E tu, dalla panchina?
- Io sono l'arma segreta!
- Certo scimmione, se lo dici tu!
- Scimmione a chi, babbuino?
- Volete piantarla? Sto cercando di dormire. - disse effettivamente assonnato Rukawa; Hanamichi lo guardò truce.
- Tu non devi dormire! Hai qualcosa da fare, se non sbaglio!
- Che bel circo, lo Shohoku! - esclamò ridendo il n° 10 del Kainan, ma un suo compagno di squadra, dall'altra panchina, lo richiamò.
- Vieni qui, Kiyota, devo dirvi un paio di cose!
- Arrivo capitano! Ciao schiappe, ci vediamo dopo la vostra sconfitta!
Si allontanò un po' perplesso, quando si accorse delle facce scioccate dei due.

- Maledizione, bel modo di cominciare! - borbottò Hanamichi osservando distrattamente la partita; Rukawa se ne stava con le braccia conserte e sguardo truce.
- Dovevi proprio litigarci? E adesso come lo avviciniamo?
- Ehi, non è stata colpa mia!
- Neanche la colazione bruciata?
- Ancora?! Non l'ho fatto apposta! Tu non sbagli mai?
- No!
- Davvero? E com'è che il tuo protetto ti odia?
- Ti sei messo di mezzo tu, ecco perché!
- Baka Kitsune, adesso mi hai stancato!
- Ma davvero? E cosa vorresti farmi? - chiese derisorio il volpino.
- Voglio spaccarti quel bel faccino d'angelo che ti ritrovi! Poi vedremo se farai ancora il superiore!
- Accomodati, vediamo cosa sai fare!
Entrambi si alzarono e si afferrarono per il collo della maglia, fissandosi con occhi che sprigionavano scintille; non si menarono solo perché Ayako afferrò i loro polsi.
- Ragazzi! Calmatevi! Si può sapere perché litigate sempre così?
Hanamichi la guardò furioso, senza badare che l'amichevole si era interrotta proprio a causa loro.
- Perché? Perché questo stronzo si crede superiore in tutto! Perché non fa che rinfacciarmi ogni mio errore! Me la sta ancora menando per una cazzo di colazione bruciata!
La ragazza inarcò un sopracciglio, ma Rukawa intervenne stringendo la presa sul collo del rosso.
- Bravo idiota, non mi stai mai ad ascoltare, vero?
Hanamichi ricordò il discorso della sera precedente, ma era troppo infuriato per rendersi conto che probabilmente i ragazzi in palestra credevano di assistere ad una lite fra innamorati. Ma Rukawa salvò la situazione.
- Bene, ora lo sapete! Io e quest'idiota siamo fratellastri! Stesso padre, madri diverse! La sfiga ha fatto proprio un bel lavoro!
- Io ti...- cominciò Hanamichi, ma il capitano dello Shohoku, un colosso di quasi due metri, affibbiò un pugno in testa ad entrambi, guardandoli poi con compassione.
- Ragazzini! Qui si sta giocando una partita! Se volete fare a botte, siete pregati di lasciare la palestra e non farvi più ritorno!
Hanamichi lo guardò senza lasciare Rukawa.
- Certo gorilla, come vuoi! Ma sarà peggio per te! Tu non c'eri, ieri, non hai visto come gioca il sottoscritto! Stai cacciando il genio del basket!
- Ma fammi il piacere, genio dei miei stivali! - ringhiò Rukawa; Hanamichi se lo tirò contro arrivando quasi a sfiorargli il naso con il suo, mentre Ayako bisbigliava qualcosa all'orecchio di Akagi; il capitano dello Shohoku apparve perplesso, ma infine annuì per porre fine a quella situazione.
- Bene, genio del basket, adesso voi due entrate in campo e mi fate vedere quello che sapete fare! E guai a voi se vi lanciate solo un'occhiata storta!
Hanamichi fissò Rukawa per un altro istante, poi sulla sua faccia, ora poco angelica, si allargò un sogghigno.
- Bene! Ora vedremo chi è il migliore. - bisbigliò, poi lo spinse indietro ed entrò in campo baldanzoso, ignorando le occhiate stranite degli altri; Rukawa si accomodò la divisa, poi lo seguì già con la maschera d'indifferenza sul viso. Akagi sospirò, poi rientrò in campo indicando a Kogure e Yasuda di uscire.

In poco meno di tre minuti, Rukawa aveva già segnato dodici punti, mentre Hanamichi non si era lasciato soffiare un solo rimbalzo: la lite di poco prima li aveva caricati al massimo, ed ora sembravano due furie scatenate. Chiunque si metteva di fronte a loro, sentiva la pelle accapponarsi sotto il loro sguardo di fuoco; solo il capitano del Kainan, Shin'ichi Maki, ed il loro protetto, Nobunaga Kiyota, non si lasciavano intimorire. Ma ugualmente non riuscivano a contenerli. L'unico vantaggio che i due concedevano agli avversari, era il fatto che si ignoravano completamente e che quindi non si passavano mai la palla; solo una volta si videro costretti ad uno scambio. Rukawa lanciò la palla ad Hanamichi ed entrambi passarono ai due lati del n° 6 del Kainan (Tale Soichiro Jin! ^^ NdK); chiese la triangolazione saltando a canestro, ma il rossino non lo degnò della sua attenzione e saltò a sua volta per schiacciare. Risultato: le due matricole si trovarono appese all'anello scalciandosi, mentre il pallone finiva nelle tribune! (Vi ricorda qualcosa questo? Non ho mai riso tanto in vita mia, quando ho visto questa scena! NdK) Fu Akagi che si appese alle loro caviglie riuscendo a tirarli giù.
- Maledizione! Siete dei giocatori così in gamba! Possibile che abbiate un cervello tanto piccolo?
Hanamichi gli rivolse uno sguardo torvo, deciso ad ignorare il volpino.
- Ehi, gori, perché sei sempre così acido? Hai una spina nella zampa?
- Tu, brutto imbecille!
- Pestalo, gorilla, così ce lo leviamo dalle palle. - mormorò Rukawa tornando verso il centro del campo; Hanamichi fece per seguirlo, con manie omicide che gli scuotevano le mani, ma Kiyota si frappose fra i due.
- Adesso basta! - urlò furioso - State trasformando questa partita in uno spettacolo scadente di cabaret! Non ne possiamo più di voi due!
- Ehi, Nobu-scimmia, vedi di farti i benemeriti tuoi!
- Come mi hai chiamato, scimmia rossa?
- Bella fantasia, non c'è che dire. - mormorò una voce glaciale alle sue spalle; Kiyota si voltò agitando un pugno verso il padrone di quella voce.
- Tu stai zitta, volpaccia!
- Ehi, stavi parlando con me, Nobu-scimmia! Non permetterti di ignorarmi per quello là!
- BAAAAAAAAASTAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!! - l'urlo di Akagi scosse le pareti della palestra, riuscendo a sortire l'effetto desiderato: tutti si zittirono, compresi i tre litiganti.
- Adesso mi avete stancato! Voi due, stupidi idioti, andate negli spogliatoi e toglietevi quelle divise! Sarete anche bravi, ma non è possibile giocare con voi in campo!
- E...Kiyota, credo sia meglio se li segui anche tu. - mormorò Maki risoluto; il n° 10 del Kainan sgranò gli occhi.
- Cosa?! Perché mai, capitano? Io non ho fatto niente!
- Ma se ci hai provocato tu, babbuino! - esclamò cocciuto Hanamichi; Kiyota tornò a rivolgersi verso di lui.
- Io ti disfo!
- Basta! Kiyota, ci vediamo lunedì agli allenamenti! - esclamò Maki stavolta a voce alta; il ragazzo strinse i pugni e si diresse agli spogliatoi seguendo Rukawa. Ma Hanamichi si voltò verso il gorilla.
- Bene, ora che quei due se ne sono andati, possiamo giocare tranquillamente!
- Sakuragi, perché non segui l'esempio di Rukawa? - esclamò Miyagi affiancandosi al rossino, ma sbagliò la scelta delle parole.
- Cosa?! Io prendere esempio da quell'angelo scadente? Tu sei pazzo!
- Angelo? - ripeté Miyagi subito malizioso - Ehi, Sakuragi, non è che voi due ci nascondete qualcosa, vero?
Hanamichi si morsicò la lingua per punirla: si muoveva prima ancora che il suo cervello avesse formulato una frase.
- Quale angelo! Ho detto asino, idiota! Lavati le orecchie, la mattina!
- Ehi, io sono pulitissimo!
Akagi sospirò e si avvicinò a Maki con aria afflitta.
- Senti, mi dispiace, ma mi vedo costretto a chiederti di rimandare la partita. Sei d'accordo?
- Sì, per oggi credo sia impossibile continuare; ci sentiamo in settimana.
Si strinsero la mano e la squadra del Kainan tornò negli spogliatoi degli ospiti borbottando per la perdita di tempo, mentre lo Shohoku si radunò intorno al coach Anzai, che aveva assistito a tutta la scena senza aprire bocca; quando i suoi ragazzi furono tutti accanto a lui, l'uomo inaspettatamente cominciò a ridere.
- Oh oh oh! Quei due sono proprio forti! - esclamò divertito, ma tutti lo guardarono sgranando gli occhi.
- Forti? Coach, ci hanno costretto a rimandare la partita! - esclamò Miyagi; Anzai annuì con le lacrime agli occhi.
- Lo so...ma mi hanno fatto morire dal ridere quando si sono appesi al canestro! (Lei si che è un mito, coach! NdK)
Ayako cominciò a ridacchiare.
- Beh, effettivamente...
Anche Kogure cominciò a ridere ripensando alla scena, e, quando uscirono dagli spogliatoi, le due matricole e la squadra del Kainan trovarono lo Shohoku a sbellicarsi dalle risate; fatta eccezione per Akagi, che sembrava solo molto cupo.

- Ehm...Peter, credi che abbiamo fatto bene a mandarli entrambi laggiù?
- Certo...crunch...non ti stai divertendo come un matto? Crunch...crunch...
- Beh, ma hai sentito che linguaggio usano? È sconveniente, per degli angeli...e le mani!
- Metti tutto in...crunch...conto...crunch...
- Vuoi smetterla di mangiare i pop-corn mentre parli con me?
- Eh? Crunch...scusa...ne vuoi?
- Beh...grazie...cronch cronch...
 


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